Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: mikimac    18/08/2019    1 recensioni
L'adolescenza è un periodo difficile. Soprattutto quando si devono rispettare antiche usanze di cui non si capisce la necessità.
Omegaverse. Omega John. Alfa Sherlock.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Fotografie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Casa delle Anime Gemelle
Le fotografie, che seguivano quelle delle famiglie Holmes e Watson, raffiguravano John e Sherlock in diversi momenti della loro infanzia e adolescenza. L’Omega le superò con un sorriso e si soffermò a osservare due immagini che aveva incollato nella medesima pagina e che lo ritraevano a 16 anni. John strinse le labbra in una linea sottile, mentre il suo sguardo si fissava su una delle due. Il giovane adolescente Omega era in posa, avvolto in un abito troppo stretto, con pantaloni e giacca di un celeste pastello che John odiava. La camicia bianca era arricciata intorno ai bottoni e i polsini spuntavano fuori dalla giacca, in uno svolazzo di seta. I primi due bottoni erano aperti, per mostrare il collo, privo del Marchio del Reclamo. Il volto di John era stato truccato, per sottolineare gli occhi e mettere in risalto le gote e le labbra. John detestava quella fotografia, perché dava un’immagine di lui in cui non si riconosceva. Era stata inserita nel catalogo di una Casa delle Anime Gemelle, con il fine di mettere in mostra il giovane Omega, per fargli trovare un compagno Alfa che lo reclamasse. Malgrado fossero trascorsi anni, John provava ancora rabbia, verso quella foto e l’usanza che rappresentava, ma il dottore la aveva messa ugualmente nell’album, come promemoria per ciò che sarebbe potuto essere e non era stato. John, invece, amava molto la seconda fotografia, che aveva posto proprio accanto alla prima. Anche il secondo scatto ritraeva lui, ma mostrava tutto fuorché un Omega debole e piegato ai voleri di un qualsiasi Alfa, che intendesse reclamarlo e sottometterlo.

La Casa delle Anime Gemelle

“John! Smetti immediatamente di sfregarti gli occhi! Rovini il trucco!” Sibilò l’Alfa, in tono irritato e impaziente. Era la quarta volta che Sebastian Wilkins III era costretto a ripetere la stessa cosa al giovane John Hamish Watson. Il ragazzo era un Omega dall’aspetto e dal profumo deliziosi, di corporatura minuta, ma ben proporzionato e con muscoli allenati, ma non gonfi. I capelli erano di un biondo che ricordava il colore del miele, ma erano gli occhi, di un azzurro intenso increspato da venature dorate, che avrebbero sicuramente attratto e conquistato tanti Alfa. L’unico enorme difetto di questo giovane Omega, altrimenti perfetto, era il suo pestifero carattere. John Hamish Watson era completamente indisciplinato e assolutamente disobbediente. Così non poteva andare. Nessun Alfa, degno del proprio genere, voleva un Omega che usasse il proprio cervello per pensare e che contestasse ogni ordine che gli veniva impartito. Serrando le labbra e stringendo gli occhi, Sebastian Wilkins III promise a se stesso di piegare quel piccolo irrispettoso ragazzo. Erano anni che lui preparava e presentava i giovani Omega in società, in modo che gli Alfa potessero scegliere quello più confacente alle loro esigenze. Non era mai accaduto che un Omega gli avesse fatto fare una brutta figura. O gli avesse tenuto testa. John Hamish Watson non sarebbe certo stato il primo. Non gli avrebbe permesso di macchiare l’immacolata reputazione della sua “Casa delle Anime Gemelle”, come venivano ancora chiamate le associazioni che si prodigavano per fare incontrare agli Alfa il loro giusto Omega. Il nome derivava dall’antichissima usanza di consegnare gli Omega adolescenti a una casa, gestita ovviamente da un Alfa, affinché fossero adeguatamente educati e preparati a servire il padrone che li avrebbe acquistati, tramite una vera e propria asta. Wilkins pensava che, sfortunatamente, quella bella usanza era stata abolita, tacciata di essere degradante per gli Omega. Nel corso dei secoli, gli Omega avevano ottenuto pari diritti e opportunità con gli Alfa. Potevano lavorare, uscire di casa senza essere accompagnati e scegliere il compagno con cui trascorrere la loro vita. Potevano persino rifiutarsi di avere rapporti sessuali con un Alfa, anche durante il periodo del Calore. Dovevano essere state stupende le ere in cui gli Omega non potevano che sottostare al volere di un Alfa e soddisfare ogni suo desiderio. Anche il più perverso. Era stato in quei secoli meravigliosi che erano nate le Case delle Anime Gemelle, ora rimaste più che altro come una tradizione edulcorata e svuotata del suo reale significato. L’asta era stata trasformata in una specie di ballo per debuttanti, che permetteva ai ragazzi Alfa e Omega di valutarsi fra di loro, anche al di fuori delle mura di una scuola. Wilkins era costretto ad interagire con ragazzini male educati da genitori, che credevano che gli Omega potessero veramente pensare e decidere con la propria testa. Lui, invece, sapeva che gli Omega non erano altro che uteri con due gambe, creati per dare piacere agli Alfa, lasciandosi fottere e ingravidare senza protestare o accampare stupidi diritti. John Hamish Watson era sfrontato, ma Sebastian lo avrebbe piegato, come aveva sempre fatto con tutti i piccoli ribelli Omega, che pensavano di poter agire senza la supervisione di un Alfa.

Il giovane Omega avrebbe voluto rispondere per le rime al vecchio e bavoso Alfa. Si sentiva ridicolo, con quel trucco pesante e quel vestito celeste pastello. Lui era un maschio, anche se era un Omega. Se lo avessero visto i suoi compagni della squadra di rugby, lo avrebbero preso in giro in eterno. Conciato in quel modo, John si sentiva sminuito e degradato. Lui voleva fare il dottore, non il casalingo, chiuso in casa tutto il giorno in attesa del rientro dell’Alfa. Non erano più nel Medioevo! Quel ballo era un’usanza stupida. Se solo il suo papà non ci avesse tenuto così tanto… John non lo capiva proprio. Come Omega, Paul Watson avrebbe dovuto aborrire l’esposizione pubblica del suo unico figlio, messo in mostra come un articolo da acquistare. I suoi genitori non erano passati da nessuna Casa. Si erano conosciuti all’università, innamorati, messi insieme e sposati. Che cosa c’era di male in tutto questo? Perché non poteva farlo anche lui? John aveva tentato di convincere il papà a soprassedere, ma Paul era stato irremovibile. Anche se lui e Richard non avevano rispettato la tradizione, non avrebbe mai permesso al suo unico figlio di sottrarsi a quell’antica usanza. John aveva parlato con il padre, Richard, spiegandogli quanto quel rituale lo mettesse a disagio e cercando di convincerlo ad appoggiare la sua richiesta di ritirarsi dal ballo. Richard aveva sospirato: “So che pensi che questa tradizione sia stupida e antiquata. Non ti posso nemmeno dare torto. Il fatto è che papà ci tiene moltissimo e non credo che sia così terribile se partecipi a un ballo, per farlo contento. Ti prometto che non prenderemo accordi con nessun Alfa, senza la tua approvazione. Mal che vada, avrai partecipato a un ballo pomposo. Potrebbe persino essere divertente.”
John aveva alzato le sopracciglia, in modo scettico. Richard aveva riso: “Non ho detto che sicuramente ti divertirai, ma solo che è una possibilità. Non porre limiti al caso,” rimbrottò scherzosamente il figlio, scompigliandogli i capelli.
“Ma perché è così importante? In quella Casa, a nessuno importa chi sia io e a che cosa io aspiri per il mio futuro. Vogliono solo mettere in mostra il mio corpo, per rendermi appetibile al miglior offerente, neanche io fossi un’opera d’arte mettere all’asta!” Aveva sbottato John, esasperato, sottraendosi al padre.
“Sai che papà era l’unico Omega della sua famiglia. La nonna ci teneva moltissimo al fatto che lui andasse al ballo della Casa delle Anime Gemelle, come avevano fatto lei e tutti gli altri Omega della sua famiglia, prima di lei. A causa di una malattia, papà non ha potuto partecipare al ballo previsto per i 16 anni, quindi avrebbe dovuto partecipare a quello dei 21 anni, ma noi ci siamo conosciuti e messi insieme prima. La nonna non ha detto nulla, quando io e Paul ci siamo fidanzati, senza passare da una Casa, ma papà sapeva di averla delusa e ha giurato a se stesso che, se avesse avuto un figlio Omega, avrebbe rispettato la tradizione, in memoria di sua madre.”
John aveva abbassato gli occhi. Non aveva conosciuto sua nonna. Quasi nessuno conosceva o aveva ricordi dei propri nonni Omega. La Natura era stata crudele, con loro. Dopo venti anni dall’ultimo parto, gli Omega morivano. Per quanti studi fossero stati fatti, per quanti esperimenti fossero stati compiuti, nulla aveva cambiato il tragico destino degli Omega. I Watson avevano avuto un unico figlio. John aveva compiuto da poco sedici anni. A Paul erano rimasti solo quattro anni da vivere. Il giovane Omega aveva sospirato, rassegnato. Se il papà desiderava tanto che John partecipasse a quello stupido ballo, al figlio non sarebbe costato troppo accontentarlo. Comunque, sarebbe stato tutto molto più semplice, se quel pallone gonfiato di Wilkins non lo avesse costretto a vestirsi e truccarsi in modo osceno, trasformandolo in una delicata femminuccia!

John strinse i denti e si rimise in posa. Il fotografo scattò alcune fotografie e le osservò, con sguardo critico. Con un sorriso soddisfatto, mise lo schermo della macchina fotografica davanti agli occhi di Wilkins: “Queste sono perfette. Possiamo metterle nel catalogo cartaceo e in quello che pubblicheremo in rete, come pubblicità per il ballo. Il ragazzo sarà molto conteso.”
Wilkins studiò accuratamente le fotografie. Il ghigno che gli stirò le labbra fece rabbrividire John, facendolo sentire come se fosse stato nudo, malgrado fosse completamente vestito. “Hai ragione. – mormorò Wilkins a voce bassa, in modo da non farsi sentire dal giovane Omega – Saranno in tanti a desiderare questo bel bocconcino. Prevedo che ci porterà tanti soldi.”
“Abbiamo finito? Posso andare? Dovrei studiare per un compito in classe,” si informò John, in tono teso.
“Certo, caro. Puoi andare, se hai compilato il modulo che ti ho dato l’ultima volta che sei venuto,” rispose Wilkins, mellifluo.
John allungò un foglio all’Alfa e si diresse verso lo spogliatoio, ma fu fermato dalla voce scandalizzata di Wilkins: “Stiamo scherzando? Non puoi scrivere che giochi a rugby e che vuoi diventare dottore! Ed entrare nell’esercito! Non sono attività confacenti a un buon Omega!”
“Però sono le risposte alle domande presenti nel questionario!” Sbottò John, la cui pazienza era oramai giunta al limite.
“Sistemerò tutto io. Vai a studiare per il tuo inutile compito in classe. Ci vediamo la sera del ballo,” Wilkins congedò il giovane Omega, con un gesto della mano.
John era furioso, ma non poteva fare molto per fermare Sebastian e se ne andò, a passo di marcia, stringendo i pugni. Non poteva ribellarsi o fare una scenata, per non deludere il papà.

Mentre usciva dalla stanza, John incrociò una donna dai capelli biondi, che lui non degnò di uno sguardo, mentre lei lo osservò, incuriosita.
“Elisabeth! Che piacere vederti. A che cosa debbo questo onore?” La salutò Wilkins in tono affettato.
“Volevo confermare la presenza di mio figlio Sherlock al tuo prossimo ballo,” rispose la donna, senza sorridere.
“Oh, ma è meraviglioso! Sarà un piacere e un onore trovare il compagno ideale al tuo figlio minore. Mi è molto dispiaciuto avere fallito con Mycroft, ma vedrai che con Sherlock saremo più fortunati. Ci sono diversi Omega che saranno sicuramente desiderosi di diventare l’anima gemella di tuo figlio,” disse Wilkins, in tono garrulo.
“Sì, certo. Chi è il ragazzo appena uscito? Sembrava piuttosto seccato,” lo interruppe Elisabeth Holmes.
“John? È uno degli Omega che saranno presenti al ballo. Sai come sono questi giovani in cerca dell’Alfa perfetto,” ribatté Sebastian, sorridendo untuoso.
Elisabeth Holmes strinse gli occhi e le labbra diventarono una linea sottile: “No, dimmi, Sebastian, come sono questi giovani Omega in cerca dell’Alfa perfetto?” Domandò in tono tagliente.
Il sorriso di Wilkins si spense lentamente. L’Alfa iniziò a sudare. Non poteva inimicarsi una donna potente e influente come Elisabeth Holmes. Una sua parola contraria lo avrebbe rovinato: “Io… io… niente. Non stavo pensando nulla di male. Solo che… sai… il giovane John non è abituato a certi ambienti… è nervoso… teme di fare una brutta figura…” balbettò.
Elisabeth alzò un sopracciglio e fece un sorriso sornione: “Ci vediamo la sera del ballo,” salutò e se andò. Sebastian non le era mai stato simpatico e non avrebbe voluto andare al ballo organizzato da lui, ma voleva che Sherlock incontrasse la persona giusta per lui e questa poteva essere una buona occasione.




Angolo dell’autrice

Secondo racconto della serie “Fotografie”, dove si iniziano a conoscere alcune caratteristiche di questo inusuale Omegaverse e si può intuire il motivo della malinconia di John, presente nel primo racconto “Famiglie”.
Questo racconto è composto da due capitoli. Il rating è dovuto alla presenza di un linguaggio non proprio appropriato. Forse mi preoccupo per nulla, ma preferisco fare così.

Ovviamente i personaggi non mi appartengono e spero che il racconto non ne ricordi altri.

Grazie per avere letto fino a qui. Grazie a emerenziano per il commento a "Famiglie". Grazie a chi abbia segnato il primo racconto della serie in qualche categoria.

Spero di trovarvi domenica prossima per la seconda e ultima parte.

Alla prossima.

Ciao.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: mikimac