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Autore: Misatona    19/08/2019    8 recensioni
Dal testo:
Il cuore mi batte forte, talmente forte che sembra uscirmi dal petto.
È più bella di quanto ricordassi.
“Non credevo di trovarti, pensavo...” mi dice.
Io non riesco a parlare e l’unica cosa che vorrei fare in questo momento è gridarle quanto la amo, quanto l’ho sempre amata e quanto io abbia amato solo lei, nella mia vita.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Radish, Vegeta
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qui.
Stessa storia, stesso posto, stesso bardicevano gli 883.
Sorseggio l’ennesima birra della serata seduto al mio solito tavolo. Quel tavolo di legno massiccio del pub, che frequento da quando sono un ragazzino.
Stessa gente che vien dentro, consuma e poi va e poi… poi ci sono io.
Poso il boccale e fisso gli schermi appesi agli angoli delle pareti, che trasmettono un video musicale del 1996.
Da che ho memoria di questo posto, quelle televisioni sono sempre state sintonizzate su MTV e ancora oggi, che di anni ne ho trentacinque, sono ancora lì. Con la stessa rotazione musicale di quando ero ragazzino.
Sono sempre stato un nostalgico e non lo so che faccio qui, ma è come se non riuscissi a togliermi questo posto e i suoi ricordi dalla mia testa. Certo, continuare a frequentarlo non mi aiuta, ma che ci sono posso fare?
Sono un inguaribile ammiratore degli anni 90 e di tutto quello che hanno significato per me.
Sono sempre stato un’idiota, il classico bulletto col giubbino in pelle, i Roy Rogers come jeans e la sigaretta tra le labbra. Un perfetto Kenickie di Grease. Già, un Kenickie.
Sorrido e porto nuovamente il bicchiere alle labbra. Nonostante fossi un fico (e, ovviamente, lo sono tutt’ora!), c’era la mia spalla a capeggiare ogni cazzata. Il mio Denny Zucco. Vegeta.
Mi volto alla mia destra e osservo, fuori dall’ampia vetrina del locale, le macchine sfrecciare sulla strada e illuminarmi con i loro fari.
Ormai è tardi: non c’è quasi più un’anima qui e io mi perdo nei ricordi della mia gioventù, colorati da quelle sfumature particolari, date dai riflessi delle luci delle automobili contro l’asfalto bagnato.
 
“Rad! Hai visto quant’è fica quella nuova?”
Eravamo davanti l’ingresso della scuola, era il penultimo anno per noi. Tutte le ragazze dell’istituto che potevamo farci, beh... ce le eravamo fatte. A dir la verità, anche quelle che non potevamo farci perché fidanzate, ce le siamo fatte ugualmente. Facevamo questo tipo di cazzate, io e Vegeta. Non ci importava di niente e di nessuno. 
 
Che imbecilli! Scuoto la testa e poso una mano sulla fronte ridendo del mio ricordo.
 
Vegeta mi tirò delle gomitate e indicò con il suo solito ghigno da conquista quella fanciulla appena arrivata. Credeva che non l’avessi ancora vista? L’avevo puntata da almeno due giorni.
“Ma chi?” feci il finto tonto. “Quella con il giubbino blu? Ah, non è un granché” gli dissi mentre lei si voltava a sorridermi, stregandomi completamente.
 
Faccio un cenno con la mano al barista, il buon vecchio Roshi, e mi faccio portare un’altra media. 
Questa sera non ho proprio voglia di tornare a casa.
“Non è un po' tardi?” mi chiede sperando di chiudere in fretta il locale.
Sorrido e lo ringrazio.
“Bevo l’ultima e me ne vado, Roshi”
 
Erano i primi anni del 2000.
Tutti pensavano che sarebbe finito il mondo con il nuovo millennio e invece, con il nuovo millennio, mi era successa una cosa che non avrei mai creduto possibile: mi ero follemente innamorato.
Stavamo sempre insieme: la portavo in giro in moto, guardavamo i classici telefilm che avevano caratterizzato quell’epoca, passavamo ore nella mia camera ad ascoltare musica e a baciarci come due liceali quali eravamo.
Venivamo qui da Roshi a bere in compagnia degli amici e poi ci dileguavamo per fare l’amore dove ci capitava.
 
Sorrido e appoggio la testa alla mano per reggerla. Iniziano a pulsarmi le tempie, devo aver bevuto davvero troppo. 
 
“Rad cosa vorresti fare dopo il diploma?” mi chiese un giorno all’improvviso.
Stavo mangiando delle patatine sul letto e quasi mi strozzai per la sua domanda.
Faceva un caldo terribile ed eravamo entrambi in intimo, con il ventilatore puntato nella nostra direzione.
Lei era bellissima, una vera dea. I suoi occhi dolci e le ciglia lunghissime mi guardavano con talmente tanto amore, che mi sembrava di non meritarmi tutte quelle attenzioni. 

Uno come me, come aveva fatto a meritarsi una tale persona? Come? Me lo chiedevo in continuazione.
“Che ne so?!” dissi facendo spallucce.
Si avvicinò gattonando in modo sensuale a me, si mise a sedere sul mio bacino e mi tolse le patatine dalla bocca. Restai a fissarla come uno stoccafisso. Ero completamente assuefatto da lei.
“Dai Rad, che vuoi fare?” disse sorridendo mentre le sue mani scorrevano sul mio petto fino all’elastico delle mie mutande.
Velocemente ribaltai la situazione e mi trovai sopra il suo corpo perfetto e già accaldato per la temperatura.
“Voglio fare sesso tutto il giorno, tutti i giorni” le dissi baciandole poi il collo. Fremeva ad ogni mio tocco, mi voleva quanto io volevo lei. Eravamo nel pieno della nostra relazione e non facevamo altro che amarci. Semplice.
“Dai, ci sarà qualcosa che vuoi fare” mi allontanò leggermente ridacchiando.
“Ah, te l’ho detto zuccherino” donne. Ci mettono un’eternità a capire, pensai.
“Oltre a quello”
“Ho diciotto anni. Che altro posso voler fare?” chiesi ridendo.
La fissai nei suoi occhi così puri e cristallini e mi sentii disarmato. Capii il suo discorso in un lampo.
Lei non sarebbe rimasta con me per sempre e cercava disperatamente un modo per rendermela meno tragica. 
Lo trovai, ma in tutti quegli anni, il ricordo della sua figura e di quello che eravamo non svanì mai dalla mia testa.
Stavamo insieme orami da due anni, tra i nostri alti e bassi tipici per quell’età. Litigavamo per cazzate e per le occhiate furbe che lanciavo ad ogni bella ragazza che passava davanti a noi, mentre tenevo salda la mia mano nella sua. Guardare e non toccare era diventato il mio motto preferito.
Lei si arrabbiava, mi metteva il muso per qualche giorno e poi... poi tornava sempre dal suo Rad disperato. Quel giorno, però, mi disse che non sarebbe tornata. Suo padre era stato nuovamente trasferito per lavoro e, quella volta, si sarebbe fatto accompagnare da moglie e figlia.
Parlammo dei nostri sogni e poi, di nuovo, mi spiazzò lasciandomi senza parole.
“Rad quando avremo realizzato i nostri sogni, in questo giorno, ci troveremo al locale di Roshi. Qualunque cosa accada, noi ci ritroveremo. Promettimelo.”
Restai a fissarla per un tempo interminabile. Era un arrivederci ma suonava come un triste e meschino addio. Non ebbi la forza di risponderle, annuii lievemente con il capo e poi ci baciammo con il bacio più disperato che avessimo potuto darci. La strinsi a me e facemmo l’amore per ore, aggrovigliandoci nelle lenzuola del mio letto ad una piazza, nel quale facevamo fatica a starci.
 
E ora sono qui. 
Come ogni anno, da cinque anni, in quella data.
Da un paio d’anni Vegeta si rifiuta di accompagnarmi. Come biasimarlo! 
Ha una famiglia meravigliosa che lo attende a casa ogni sera e, assecondare il suo migliore amico in queste pazzie, è uno di quegli argomenti che lo fa litigare pesantemente con la sua consorte che, per inciso, non credo mi sopporti molto. I suoi figli invece mi adorano: zio Rad è il numero uno!
Guardo l’ora. Forse è meglio che torni a casa, anche se non c'è più nemmeno il cane ad aspettarmi.
Non è che io sia stato pio da quando lei mi ha lasciato ma, semplicemente, non ho avuto l’onore di trovare il vero amore.
Storie fuggiasche, un quasi matrimonio andato a rotoli, una bambina a cui voglio un bene dell’anima e un cane che è rimasto con lei e la madre. 
Mi alzo per pagare la mia ultima media e lasciare una mancia al buon vecchio Roshi.
Se la merita, mi sopporta quasi ogni week end. 
Saluto e, mentre metto via il resto nel portafogli, sento il campanello della porta che si apre.
Mtv sta passando Gli Anni degli 883 e proprio mentre ogni speranza sta per lasciare il mio cuore per una vacanza fino all’anno successivo, la vedo.
 
Stessa storia, stesso posto, stesso bar
stan quasi chiudendo, poi me ne andrò a casa mia
solo lei davanti a me, cosa vuoi?
il tempo passa per tutti lo sai
nessuno indietro lo riporterà

neppure noi
 
Sgrano gli occhi incredulo e faccio cadere il portafogli mentre quegli occhi da cerbiatta alzano lo sguardo su di me. Mi sorride e timidamente si avvicina. Io sono ancora esterrefatto e incredulo.
Il cuore mi batte forte, talmente forte che sembra uscirmi dal petto. 
È più bella di quanto ricordassi.
“Non credevo di trovarti, pensavo...” mi dice.
Io non riesco a parlare e l’unica cosa che vorrei fare in questo momento è gridarle quanto la amo, quanto l’ho sempre amata e quanto io abbia amato solo lei, nella mia vita.
Mi fiondo su di lei e la bacio prendendole il volto tra le mani. Facciamo danzare le nostre lingue, come se non fossero passati tutti quegli anni. Come se avessimo ricominciato l’ennesimo round, quel giorno, sul mio letto.
Ci stacchiamo dopo un tempo che mi sembra infinito e ci guardiamo negli occhi, commossi. Entrambi.
“Rad..”
“Non dire niente. Ho aspettato questo momento, Dio solo sa quanto” dico alzando gli occhi al cielo per poi sorriderle. Si mette a ridere e una lacrima furtiva le riga il volto, che le asciugo con il pollice.
“Emh, è tutto bellissimo ragazzi... ma... io vorrei chiudere”
L’anziano Roshi ci richiama e noi, come due liceali, corriamo fuori dal locale tenendoci per mano mentre la pioggia inizia a scrosciare sull’asfalto bollente che rilascia nuvole di vapore per il caldo accumulato.
Le faccio fare una giravolta sotto l’acqua e poi faccio scontrare i nostri corpi, mentre entrambi ridiamo felici in balia di scariche elettriche che ci percorrono dalla testa ai piedi.
I nostri respiri caldi e corti, l’uno sulla bocca dell’altra, sembrano fatati e l’atmosfera che si è creata intorno a noi è surreale. Ci baciamo nuovamente e senza pudore, come se la strada fosse solo nostra. Qualche automobilista simpatico ci suona il clacson, ma noi non ce ne rendiamo nemmeno conto, immersi nella nostra bolla di sapone.
Ripenso alle parole di Max Pezzali mentre sistemo un ciuffo di capelli dietro l’orecchio di quella che sarà la mia futura moglie. Si, perché il tempo non lo porterà indietro nessuno e nessuno dovrebbe rinunciare ai propri sogni, proprio come abbiamo fatto noi due. Siamo stati forzati a farlo, ma non ho rimpianti del mio passato. Rifarei esattamente tutto quello che ho fatto.
Dividerci e ritrovarci era il nostro destino, forse.
Mi ha reso chiaro, per tutta la mia esistenza, chi volessi al mio fianco e vederla entrare nel pub, stasera, ne è stata la conferma.
Ci sediamo sul marciapiede, bagnati fradici, a raccontarci di tutti questi anni e di tutto quello che abbiamo realizzato per noi.   
“Hai realizzato tutti i tuoi sogni?”
Le sorrido dolcemente mentre con il braccio destro le avvolgo le spalle e la immaginano, vestita da sposa, solcare le navate della Chiesa e dirigersi verso me.
“Ne ho ancora uno in lista” allargo il mio sorriso e incrocio le nostre dita mano nella mano, in un’unione che, sono sicuro, questa volta, sarà indissolubile.
 
 
 
 
 
 
Note Autore:
Come Rad, mantengo una promessa e sono qui a pubblicare.
Mi avete chiesto in tanti di tornare a pubblicare, ma continuo a scrivere e non riesco mai a terminare ciò che scrivo.
Quindi sarò sporadica, qui sopra XD
Si, lo so. A te che ho promesso di pubblicare, ti aspettavi un’altra storia ma… ti spiegherò XD
Spero vi sia piaciuta questa AU.
È stata scritta ascoltando “Gli anni” degli 883, una delle loro canzoni che più mi piace. 
A voi piacciono? Qual è la vostra preferita?
Chi è la lei di Rad? Quella che più vi piace e che più vi fa battere il cuore insieme a lui <3
Spero che questa dose di Rad vi sia piaciuta.
 
Un abbraccio
Misatona

 
  
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