Eccoci giunti alla fine. Come vi avevo già preannunciato, questo capitolo conclusivo sarà più lungo dei precedenti. Spero davvero che vi sia piaciuto quello che avete già letto e che vi piaccia anche la conclusione. Io avrei una mezza idea per un seguito ma ancora è molto nella mia testa e devo capire bene come realizzarlo dal momento che lo pubblicherei solo una volta finito di scrivere, esattamente come ho fatto con questi tre capitolo, in modo tale da avere degli aggiornamenti regolari. Purtroppo con gli studi universitari non riesco a stare dietro con costanza a quanto scrivo, molte cose, infatti, sono sepolte nella memoria del mio computer in attesa di vedere la luce...senza contare che sono una persona eternamente insoddisfatta di quanto scrive. In ogni caso, spero di leggere i vostri commenti, fatemi sapere soprattuto se notate errori di battitura in modo tale da correggerli!
3. Come
back, I still need you (missing moment 1x21)
«Speravo
saresti tornata da me.»
Quando
finisce di guardare il video che May ha trovato, Phil Coulson va in
pezzi e
l’unica cosa che riesce a fare è fissare lo
schermo del portatile davanti al
suo volto.
C’era
lui dietro al progetto T.A.H.I.T.I., lui aveva avuto l’idea
dell’impianto dei ricordi,
lui era la causa di tutti i suoi stessi problemi. In quel momento
è come se il
mondo intorno fosse fermo, Phil Coulson non riesce a pensare a niente,
neanche
a quanto gli sia scoppiato il cuore di gioia alla vista di May nella
stanza, è
immobile e si riscuote solo quando la mano della donna si poggia sulla
sua
spalla.
“Io
ci tengo molto a lei, Phil”, gli aveva detto mentre lui,
convinto che lei fosse
dalla parte del Chiaroveggente, le medicava la spalla. La sua mano
raggiunge
quella della donna alle sue spalle, immediatamente seguita dallo
sguardo.
“Sono
con te, comunque vadano le cose. Sarò al tuo
fianco”, sembrano dire questo gli
occhi di May e Phil va definitivamente in pezzi. Prima una poi copiose
le
lacrime escono dai suoi occhi, perché in quel momento ha
capito di non avere
più alcuna certezza, tranne la presenza di quella donna. La
mano di May si
sposta leggere e va a prendere quella di Phil, lo fa alzare e lo
conduce a
sedersi sul letto. Poi si siede accanto a lui e guardandolo capisce che
non era
Ward quello che voleva, o qualcun altro, era Phil. È sempre
stato Phil, sin dal
Bahrein, sin dal loro primo incontro vent’anni prima.
Le
lacrime continuano a scorrere sul viso di Phil ma lui sembra come
paralizzato e
Melinda decide, per una volta, di mettere a tacere la ragione e di dare
retta
al cuore. Azzera la distanza e costringe Phil a guardarla e, di nuovo,
lui si
sente spiazzato da quello sguardo, uno sguardo che è umido
di lacrime
trattenute ma che sembra volergli dare tutta la sua forza. Le labbra di
May
sono delicate e impalpabili quando si appoggiano su quelle
dell’uomo distrutto
sedutole davanti.
È
solo un attimo, un contatto leggero e lei si allontana di nuovo ma Phil
ora la
guarda, confuso.
«Perché?»
si limita a chiedere con un filo di voce.
«Tengo
a te più di quanto io abbia mai ammesso anche a me stessa,
Phil, più di quanto
io mi sia lasciata sfuggire giorni fa sul BUS…»
È
sempre stata una persona molto diretta Melinda May e quella sera lo
è molto di
più. Phil abbassa un attimo lo sguardo, per rialzarlo dopo
alcuni secondi.
Secondi che per Melinda sono interminabili e durante i quali pensa di
aver
commesso un grosso errore. Ma quando quegli occhi tornano a posarsi su
di lei quello
che vi legge dentro è indescrivibile e non è
neanche certa di comprenderlo
pienamente.
«Lo
stesso vale per me, spero di dispiaccia questo…»
confessa Phil mentre si sporge
nuovamente verso di lei per cercare ancora una volta quel contatto.
Ed
entrambi sentono il cuore scoppiare di gioia e d’amore, e il
cervello
spegnersi, quando si rendono conto che l’altro ricambia con
più passione di
pochi minuti prima. La necessità di aria li porta ad
interrompere quel momento
ma non si allontanano poi molto e dopo poco sono di nuovo
lì, a baciarsi come
due adolescenti alla prima cotta. Tra un sorriso e un bacio si rendono
conto di
essere finiti semi sdraiati sul letto, con Phil che si è
trascinato Melinda
contro e Melinda che gli ha inconsciamente allentato la cravatta.
«Melinda…»
«No…non
ora. Non parlare, Phil.»
Sono
parole che hanno il potere di ammutolire davvero Phil Coulson ed
entrambi hanno
il coraggio di ammettere i sentimenti reciproci, lasciandosi andare.
Consapevoli della tempesta fuori dalla porta ma incuranti di essa.
E
i vestiti vengono tolti, i respiri si confondono e
quell’amore taciuto troppo a
lungo viene reso reale. Pelle contro pelle, bocca su bocca, corpo
contro corpo
e per entrambi, finalmente, una notte di pace dopo tanto tempo.
«Credo
che dovresti smetterla di chiamarmi “signore”, non
pensi?» asserisce Phil
quando il respiro di entrambi si è calmato e mentre
accarezza la schiena di
quella splendida donna accoccolata contro il suo petto.
«Tu
promettimi che non dubiterai mai più della mia
lealtà. Non hai idea di quanto
io abbia sofferto, non hai idea di quanto io ti…»
«Io
ti amo, Melinda May, e spero solo di non averlo capito troppo
tardi.»
Il
sorriso che Melinda rivolge a Phil dopo quella confessione è
quanto di più
bello lui abbia mai visto e una mano, l’altra continua a
sfiorare la pelle
della donna, corre ad asciugarle una lacrima dispettosa, testimonianza
che
Melinda May sa amare con la stessa forza con cui si batte.
«Ti
amo anch’io Phil e non sai da quanto tempo io volessi tutto
questo.»
La
tira ancora più contro di sé, Phil Coulson, e con
una mano si allunga a
spegnere la luce chiedendosi se i ragazzi, da fuori, si siano resi
conto di
quanto appena accaduto dentro la stanza, e rispondendosi che, tutto
sommato,
non gli importa, perché Skye probabilmente l’aveva
già capito.
«Buongiorno,
dormito bene?» Le chiede appena la sente muoversi.
«Mai
dormito meglio.» Risponde lei.
Melinda
alza la testa dal petto di Phil, e un po’ gli dispiace,
perché il battito del
suo cuore l’ha cullata tutta la notte ed è stato
capace di cancellare tutto il
dolore, anche quello del Bahrein, anche quello che si porta dentro dal
bastone
del Berserkr.
«Ti
amo, Phil.»
E
lui sorride, felice per quelle parole che pensava non avrebbe mai
sentito, in
pace con quella meravigliosa donna stretta a sé, innamorato
come non mai.
«Anch’io,
dovrò abituarmi a questo lato di te.»
E
la risata che gli vibra nel petto contagia anche Melinda che, per tutta
risposta, si allunga un po’ di più su di lui e gli
regala un altro bacio.
Skye
li guarda compiaciuta, “lo sapeva, come pensavo” si
dice Phil, e ben poco
preoccupata di nascondere la propria gioia nel vederli arrivare insieme
e con
le mani intrecciate.
Fitz
si becca una gomitata da Simmons, “quando vi darete una
svegliata voi due?” si
domanda Melinda, che era certa che tra i due ci fosse qualcosa.
Triplett
li osserva in disparte, consapevole di essere l’ultimo
arrivato e di dover
ancora capire tutte le dinamiche di quella squadra che si intende con
uno
sguardo.
Nessuno
dice nulla, in fondo tutti sapevano che prima o poi sarebbe successo, e
mentre
espongono il piano per entrare alla Cybertech Phil non può
fare a meno di
cercare Melinda con lo sguardo e la trova bella con mai e lei gli
rivolge un
sorriso pieno d’amore.