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Autore: LatersBaby_Mery    19/08/2019    14 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 80

POV ANASTASIA


“Papiiii fai prestoooo!!”
Sento in lontananza la voce squillante di mia figlia al telefono.
“Tranquilla Phoebe, non facciamo tardi, adesso arrivo” risponde pacato Christian, poi rivolge nuovamente l’attenzione a me “Non puoi capire quanto siano eccitati. Da quando hanno aperto gli occhi non mi hanno dato tregua..”
Sorrido, intenerita, emozionata e anche un po’ timorosa all’idea che tra poco Teddy e Phoebe incontreranno per la prima volta la loro sorellina nata ieri.
“È normale, Christian. Stanno aspettando questo momento da quasi nove mesi..” dico, e poi lascio andare un sospiro.
“Sei preoccupata?”
“Un po’. Spero siano felici, spero che le vogliano bene..”
“Ohii, ma certo che le vogliono bene, sono i suoi fratelli! Vorrei farteli vedere in questo momento: corrono a destra e a manca per prepararsi perché non vedono l’ora di uscire e venire da voi”
Sorrido e sento già gli occhi farsi lucidi. Prevedo cascate di lacrime oggi.
“Anche io non vedo l’ora che arriviate. Dio, non li vedo da ieri mattina, ma mi sembra siano passati mesi..”
Christian ridacchia. “La principessina dorme?”
“Sì, anche se ogni tanto la vedo muoversi, quindi penso che a breve si sveglierà e reclamerà il suo cibo. In ogni caso c’è la nonna che la sorveglia”
Mia madre, sentendosi chiamata in causa, solleva lo sguardo dalla sua nipotina e mi sorride. Questa mattina è arrivata all’alba per dare il cambio a mio marito, in modo che lui potesse essere a casa prima che si svegliassero i bambini. Quando l’ho visto arrivare, ieri sera tardi, ero molto sorpresa, e, anche se volevo che restasse con i nostri figli, non posso negare che trascorrere la notte con lui sia stato bellissimo. Abbiamo coccolato la nostra bambina, sfiorandola in continuazione quasi a voler realizzare che fosse davvero tra noi; abbiamo parlato tanto, delle nostre emozioni, delle nostre paure, del nostro futuro. Mi sono addormentata con la sua mano nella mia e mi sono svegliata perdendomi nei suoi occhi.
Non appena metto fine alla telefonata con Christian, mi alzo lentamente dalla poltrona dove mi sono seduta dopo essermi cambiata e rinfrescata e mi avvicino alla culla. La mia piccolina si stiracchia di tanto in tanto, segno che sta per svegliarsi. Ha mangiato poco più di due ore fa, prima che il suo papà andasse via, e si è riaddormentata come un angioletto, senza neanche darmi il tempo di metterle un completino nuovo.
So che dovrei lasciarla in pace, ma non resisto e la prendo in braccio, riempiendole il visino di piccoli e teneri bacini. Ho bisogno di tenerla stretta a me, ho bisogno di coccolarla, baciarla e guardarla all’infinito. Oggi è ancora più bella di ieri, ed è tutta un concentrato di dolcezza e amore. Non riesco a credere che sia davvero mia.
“Amore della mamma” mormoro, non appena la vedo aprire gli occhi “Sai che tra poco arrivano i fratellini? Quindi dobbiamo farci belle!”  
Allie si stiracchia un po’ e poi inizia a mugugnare, con un crescendo costante verso il pianto.
“No, mi sa che non sei d’accordo” affermo, divertita.
“Ha mangiato meno di tre ore fa” osserva mia madre.
“Nelle prime settimane l’allattamento è a richiesta, non bisogna rispettare dei tempi precisi” mi siedo nuovamente sulla poltrona e slaccio i primi bottoni della camicia da notte.
Mia madre mi passa il cuscino a U per l’allattamento e mi aiuta ad adagiarvi Allie nel modo migliore, dopodichè sbottono il reggiseno e attacco la piccola al seno, sperando con tutta me stessa che riesca a mangiare tranquilla.
La osservo mentre ciuccia avida dal mio seno e con la manina stringe il mio dito, e in questo momento sparisce tutto: la stanchezza, il dolore alla schiena, l’indolenzimento all’addome, il sonno perso. Questo momento è solo nostro, come se ci fosse ancora quel cordone che ci ha tenute legate per nove mesi.
“Piccola mia” sussurro, sfiorandole una guancia con un dito.
Dopo una poppata un po’ difficoltosa a causa della montata lattea non ancora arrivata, vedo entrare una giovane infermiera con un grazioso caschetto biondo che le dona un’aria gentile e rassicurante.
“Buongiorno, Mrs Grey, come va questa mattina?”
Le sorrido. “Molto meglio, la principessina ha dormito ben quattro ore filate”
Lei ridacchia. “Come prima notte non possiamo lamentarci, vedrà che pian piano acquisirà il suo ritmo e dormirà un po’ di più. Con l’allattamento come va?”
Sospiro. “Un po’ meglio rispetto a ieri sera, ma ancora non benissimo”
“Beh, lei ha partorito meno di ventiquattro ore fa, la montata lattea arriva tra le ventiquattro e le quarantotto ore. Per cui non c’è da preoccuparsi”
Sorrido. Anche se sono già a conoscenza di queste informazioni, è rassicurante sentirsele ripetere.
“Se la piccola ha finito di mangiare, dovrei portarla al nido per il giro visite dei pediatri”
“Oh, sì, ha finito di mangiare. Volevo solo cambiarla e vestirla”
“Non si preoccupi, se mi dà il cambio nuovo, pensiamo noi a lavarla e vestirla”
Mia madre prende dalla valigia la borsina di plastica con il cambio completo e la porge all’infermiera, mentre io pian piano mi alzo e, dopo averla sbaciucchiata a dovere, metto Allie nella culla.
Non appena l’infermiera esce dalla mia stanza, mia madre mi aiuta a spazzolarmi i capelli e raccoglierli un po’ all’indietro, dopodichè mi trucco leggermente così da coprire al meglio le occhiaie e il pallore. Manca meno di un’ora all’arrivo di Christian, Teddy e Phoebe, e voglio che i miei bambini mi trovino bellissima.
“Secondo te sto bene?” chiedo a mia madre “O dovrei applicare qualcosa per illuminare un po’ lo sguardo?”
Lei inclina il viso e sorride. “Non hai bisogno di applicare nulla. Hai gli occhi pieni di luce pura” si siede sul bracciolo della mia poltrona e mi prende il viso tra le mani “Sei bellissima. Ed io non ti so spiegare quanto mi senta felice e orgogliosa di te” la voce le si incrina progressivamente.
“Mamma” mugugno, accoccolandomi con la testa sul suo petto.
La sento tirare su con il naso mentre mi accarezza i capelli e anche i miei occhi si inumidiscono.
“Sono così felice che tu sia qui” mormoro.  
Lei si stacca da me e mi dà un bacio sulla fronte. “Anche io piccola” mi scosta una ciocca di capelli dietro all’orecchio e poi mi scruta in volto. “Sei preoccupata per l’arrivo di Teddy e Phoebe?”
“Sono soprattutto emozionata. Sono mesi che aspetto e immagino questo momento e non vedo l’ora di viverlo. Però in piccola parte sono anche preoccupata: sai, una cosa è avere a che fare con il mio pancione, tutt’altro è vedere un piccolo esserino in carne ed ossa. Mi chiedo come reagiranno, se saranno felici, perplessi, stupiti, gelosi..”
“Non possiamo saperlo fino a quando non lo vedremo. I bambini sanno sempre sorprenderci per cui è impossibile immaginare con certezza la loro reazione. Qualcosa però mi dice che saranno molto felici, hanno accumulato così tanta euforia, così tanta attesa in questi mesi che credo proprio che impazziranno per la loro sorellina..”
Sorrido. “Lo spero tanto”.
Mezz’ora più tardi, alle 10 in punto, ricevo un sms da Christian che mi avvisa che lui e i bambini stanno varcando l’ingresso del Seattle Hospital. Sento il cuore cominciare a battere forte e lo stomaco attorcigliarsi su se stesso, rendendomi impossibile terminare la mia colazione a base di tè e fette biscottate. Mi alzo dal tavolo e mi dirigo in bagno per specchiarmi e verificare di essere presentabile; dopodichè torno in camera e mi siedo sul letto.
Sento le loro voci nel corridoio, e poi li vedo entrare, ben imbacuccati nei loro cappotti. Teddy ha tra le braccia un grande orsacchiotto beige con la maglietta rosa e due fiocchetti alle orecchie, mentre Phoebe regge il filo di un palloncino ad elio rosa a forma di piede con la scritta It’s a girl. Un metro dietro di loro c’è Christian con un enorme fascio di rose rosa e bianche tra le braccia e alcuni sacchetti in mano.
Nell’istante in cui vedo entrare i miei bambini, il mio cuore si spalanca e tutte le immense emozioni delle ultime ventiquattro ore mi investono come un treno in corsa, facendomi riempire gli occhi di lacrime.
“Mamma!!!” esclamano i miei figli, correndo verso di me, che ho già le braccia spalancate per accoglierli.
Sento di sfuggita Christian accennare un “Fate piano”, ma non ci faccio caso. In questo momento voglio solo stringere forte i miei bambini, perdermi nelle loro risate e nel loro profumo. Ho trascorso appena un giorno lontana da loro, ma mi è sembrato infinito, soprattutto nei momenti immediatamente prima del parto, quando dentro di me pregavo che andasse tutto bene e che potessi rivederli presto.
“Amori miei” mormoro, tra un singhiozzo e l’altro, stringendoli a me e baciandoli alternatamente.
“Dov’è la sorellina?” domanda Teddy, non appena gli do modo di respirare.
Sorrido, felice che Allie sia il loro pensiero fisso. “Adesso è in un’altra stanza perché i dottori la stanno visitando. Tra poco arriva”
Loro annuiscono, poco convinti.
“Bimbi, vogliamo togliere i cappotti? Poi mostrate alla mamma cos’avete portato” interviene mia madre.
Mentre Teddy e Phoebe si lasciano aiutare dalla nonna a liberarsi di qualche strato di vestiti, Christian mi si avvicina con un sorriso e mi bacia.
“Come ti senti?” domanda, sedendosi accanto a me.
Rivolgo uno sguardo ai nostri figli. “Adesso benissimo”
Mio marito mi osserva e poi mi passa delicatamente un dito sotto agli occhi. “Queste sono solo le prime della giornata?”
Ridacchio. “Veramente le seconde. Ci ha già pensato mia madre a farmi commuovere oggi”
Lui scuote la testa, divertito, poi mi attira a sé e mi bacia una tempia.
“Mamma!” i miei bambini richiamano subito la mia attenzione “Guarda cos’abbiamo portato!”
“Prima io!” dice ferma Phoebe, porgendomi il palloncino.
“Uaau, ma è bellissimo! Lo attacchiamo al letto??” propongo, e mia figlia annuisce entusiasta.
Christian si alza e lega il filo trasparente del palloncino alla testiera del letto, e devo dire che fa davvero una bella figura.
“Guarda questo mamma” Teddy mi porge il grande orsacchiotto. Lo sfioro e lo scopro davvero morbidissimo “Lo abbiamo scelto noi” mi fa presente il mio ometto.
“Anche questo è meraviglioso, sono sicura che ad Allie piacerà tanto quando crescerà”
“Dove lo mettiamo?”
“Bimbi, adesso che lo abbiamo fatto vedere alla mamma, cosa dite se lo riportiamo a casa e lo mettiamo in cameretta di Allie? Così quando arriverà a casa lo troverà già lì, altrimenti qui potrebbe sporcarsi” propone Christian.
“Va bene!” afferma Teddy, e Phoebe annuisce.
“Quando arriva Allie?” chiede poi la mia principessa.
“Adesso vedrai che arriva” la rassicura Christian, sollevandola e facendola sedere sulle sue gambe, mentre Teddy si siede accanto a me “Perché intanto non raccontate alla mamma cos’avete fatto ieri?”
Mentre loro mi raccontano entusiasti cos’hanno fatto a casa di Elliot e Kate e poi con Christian, io li ascolto e li osservo completamente rapita e innamorata. Non so descrivere quanto mi siano mancati e quanto sia bello averli qui.
Ad un tratto un bussare gentile alla porta interrompe le loro chiacchiere.
“Avanti!” esclamo, con il cuore che batte a mille, perché credo di sapere chi sia.
Infatti, un istante dopo la porta si apre e vedo sbucare l’infermiera di prima e la culla di Allie. “È permesso?”
“Prego!” risponde Christian al mio posto “Questa piccolina è molto ricercata oggi”
L’infermiera entra in camera trascinando la culla. “Ma quanto sono belli questi bimbi! Chi sono?”
“Sono i fratelli maggiori!” rispondo con orgoglio “Com’è andata la visita?”
“Benissimo! Procede tutto perfettamente. Adesso vi lascio soli; come ben sapete, per qualsiasi problema o dubbio vi basta premere il pulsante accanto al letto”
“Grazie” diciamo in coro Christian ed io, poi mio marito si alza e si avvicina alla culla.
“Oh, è sveglia” mormora, e Teddy e Phoebe lo guardano con trepidazione “Siete pronti a conoscere la vostra sorellina?”
I bambini annuiscono vigorosamente, e Christian scosta la copertina rosa e prende in braccio Allie, facendomi innamorare ancora una volta della sua tenerezza e del suo fare protettivo.
“Bimbi, lei è la vostra sorellina” afferma con dolcezza, adagiando Allie tra le mie braccia.
Le mie braccia tremano, così come le mie gambe e il mio cuore, in attesa della reazione dei nostri figli. Teddy e Phoebe, il primo in piedi davanti a me e la seconda accanto a me sulle gambe del suo papà, guardano di sfuggita me e Christian, e poi concentrano tutta la loro attenzione sul piccolo fagottino rosa che ho tra le braccia, e posso giurare che il sorriso che spunta sui loro volti in quel preciso istante non lo dimenticherò mai. È un sorriso genuino, semplice, pieno di amore, di dolcezza e di euforia. I loro occhi sono come non li avevo mai visti, completamente incantati, assorti, stupiti e innamorati; gli occhi di chi ha atteso questo momento per mesi e adesso lo sta vivendo davvero. Sento il cuore farsi più pesante nel petto, ma è un peso bello, il peso dell’amore e della felicità.
“Allora, che ve ne pare?” domanda Christian, che non lo dà a vedere, ma è emozionato esattamente quanto me.
“È bella!” esclama Teddy, con la solita dolcezza e schiettezza che lo contraddistinguono.
“È piccola piccola” gli fa eco Phoebe.
“Anche voi eravate così piccoli” dico, sfiorando con la mano libera i visi di entrambi.
“La potete toccare. L’importante è fare piano piano” si raccomanda mio marito.
I miei figli, dopo un attimo di esitazione, sollevano le mani e accarezzano con estrema delicatezza le braccia e le gambe di Allie, come stessero sfiorando una piuma fatta di cristallo.
Sento già gli occhi farsi lucidi, e so che non passerà molto tempo prima che io scoppi definitivamente, perché ho trascorso ore, giorni, mesi ad immaginare questo momento, ma mai avrei immaginato di provare delle emozioni tanto intense da far scoppiare il cuore.
“Guardate cosa fa..” Christian posa il suo dito nel minuscolo palmo di Allie e lei glielo stringe.
I bambini sorridono sorpresi, dopodichè imitano il gesto del loro papà e avvicinano le loro dita alle manine di Allison, Phoebe a destra e Teddy a sinistra. La piccolina di riflesso stringe i pugnetti, e la bellezza, la semplicità e l’importanza di quel gesto mi investono in pieno, facendomi esplodere l’anima. È come se Allie volesse dire a modo suo che lei adesso c’è. Adesso che si tengono per mano, sono tutti e tre una cosa sola; e in quelle piccole manine unite vedo tutto il mio mondo, tutto ciò che di più bello Christian ed io abbiamo fatto nella nostra vita. Senza neanche rendermene conto mi ritrovo le guance bagnate di lacrime e la vista completamente appannata.
“Ciao!” esclama Teddy non appena vede Allie aprire gli occhioni, e Phoebe la saluta a sua volta.
Rido tra le lacrime, e credo di non essermi mai sentita tanto felice e tanto completa in vita mia.
Il mio bambino si sporge per sfiorare con le labbra la manina di Allie, mentre Phoebe appoggia la testa sul mio seno senza mai lasciare la mano della sorellina.
Le mie lacrime non accennano a fermarsi, e tiro ripetutamente su con il naso per cercare di bloccarle. Christian ridacchia divertito e mi posa un braccio sulle spalle, per poi baciarmi dolcemente una tempia.
“Ti amo” sussurra.
Sorrido. “Anche io” lo bacio a mia volta e appoggio la testa sulla sua spalla.
“Mamma, papà” la vocina di Teddy ci interrompe.
“Cosa c’è, cucciolo?” domando.
“Ci avevate promesso che quando Allie nasceva, potevamo prenderla in braccio”
Christian ed io ci guardiamo negli occhi, divertiti.
“Volete prenderla in braccio?” domando, e loro annuiscono convinti. “E va beene!”
Sorridono entusiasti e per poco non si mettono a saltare. Christian li prende in braccio e li fa sedere entrambi sul letto, poi spiega loro come tenere le braccia, e infine prende delicatamente Allie dalle mie braccia e la adagia tra le loro, con la testa dal lato di Teddy e le gambe da quello di Phoebe.
“No papà, da soli!” Teddy rimprovera Christian, che tiene la sua mano a reggere il collo e la testa di Allie.
Mio marito, per accontentarli, toglie la mano ma posiziona sotto il corpo di nostra figlia il cuscino per l’allattamento, così da essere sicuri che sia ben sostenuta.
I miei figli hanno sul viso un’espressione soddisfatta, innamorata ed incredibilmente concentrata, come se stessero svolgendo il compito più importante della loro vita.
Ed io mi perdo ad ammirare lo spettacolo più bello a cui abbia mai assistito. In questo preciso istante tutte le paure e i timori per il primo incontro di Allie con i suoi fratellini spariscono, perché quella luce che brilla negli occhi dei miei figli non può che essere amore, amore puro, amore incondizionato, amore innocente, l’amore dei bambini. E sì, ci saranno probabilmente momenti di gelosia, momenti in cui non si capiranno, momenti in cui rivaleggeranno l’uno sugli altri, momenti in cui avranno qualcosa da rinfacciarsi. Ma sono sicura che saranno l’uno la forza degli altri, che sapranno essere complici, che litigheranno tra loro ma faranno scudo contro il mondo, che si ameranno, esattamente come si amano adesso. Adesso che Allie se ne sta tranquilla tra le piccole braccia dei suoi fratellini come se si sentisse al sicuro, e che Teddy e Phoebe la guardano come se fosse la cosa più bella e speciale di questo mondo.
Su questi pensieri i miei argini crollano e le semplici lacrime di poco fa diventano un pianto a dirotto.
“Ohii, piccola” mormora Christian, prendendomi il viso tra le mani “Basta piangere, su..”
“Non.. riesco a.. f-fermar-mi..” farfuglio, singhiozzando e tirando su con il naso “Sono troppo belli. È tutto troppo bello. Non.. non riesco a crederci..”
“Amore mio” dice ancora mio marito, attirandomi a sé e abbracciandomi forte.
Affondo il viso nel suo petto, respirando il suo profumo misto a quello dell’ammorbidente e stringendomi a lui.
“Ti amo tanto” sussurro ad un tratto.
Christian mi stringe più forte. “Anche io, luce dei miei occhi”. Mi scosta via i capelli dal viso e mi guarda negli occhi, baciandomi poi la punta del naso. “Vuoi sederti un po’?”
Scuoto la testa e gli poso le mani sui bicipiti. “No, sto benissimo”
Mi volto tra le sue braccia e appoggio la schiena al suo petto. Mio marito mi cinge la vita delicatamente e posa il mento sulla mia spalla; mi bacia di tanto in tanto la guancia mentre insieme osserviamo i nostri tre capolavori.
Ad un tratto Allie si stiracchia e poi sbadiglia.
“Perché apre la bocca?” domanda Teddy allarmato.
Christian ed io scoppiamo a ridere.
“Sta solo sbadigliando” lo rassicura il suo papà.
“Nanna?” chiede perplessa Phoebe.
“Sì, forse vuole fare la nanna” rispondo “Voi siete stanchi di tenerla in braccio?”
“No!” tuonano in coro con le loro vocine squillanti.
Mia madre propone di fare qualche foto prima che Allie si addormenti del tutto, così Christian ed io ci sediamo sul letto accanto ai nostri figli e ci mettiamo tutti in posa, mentre mia madre scatta con il suo I-Phone, giusto in tempo prima che questo squilli e lei esca in corridoio per rispondere, lasciandoci soli.
“La nostra prima foto in cinque” dico, accarezzando i capelli di Phoebe e baciandole la testa.
Christian fa altrettanto con Teddy e mi sorride, rivolgendomi uno sguardo innamorato e dolcissimo.
“Mamma, Allie dorme” mi fa notare mio figlio, sussurrando.
“Ma questi fratelli sono bravissimi! Siete riusciti a farla addormentare prestissimo” osservo, fiera.
“Avete visto? Ad Allie piace già stare con voi” aggiunge mio marito.
Teddy e Phoebe sorridono orgogliosi.
“Adesso la mettiamo nella sua culletta, okei?” propone Christian, alzandosi e sollevando piano la piccolina dalle braccia dei suoi fratellini.
La dondola per qualche istante, se la sbaciucchia e poi la adagia nella culla, coprendola con la sua copertina rosa.
“Papi, ci sono quelli!!” Teddy indica a Christian un paio di sacchetti appoggiati sul tavolo.
“Oh, hai ragione piccolo. Li avevo dimenticati”. Mio marito li prende e me li porge.
“Cosa sono?” domando, stupita.
“Regali di papi” mi informa mia figlia, infondendomi una grande curiosità.
Apro prima il sacchetto più piccolo, di un color avorio con eleganti rifiniture dorate. Al suo interno c’è una piccola scatolina, la apro e scopro un ciondolo d’oro a forma di bimba con su inciso il nome Allison, che andrà ad aggiungersi al braccialetto con i nostri quattro ciondoli che Christian mi regalò quando nacque Phoebe.
“È bellissimo! Ma.. come hai fatto a farlo fare in meno di un giorno?”
“Tu sottovaluti i miei poteri” si abbassa per baciarmi e poi mi invita ad aprire anche l’altro regalo.
Il secondo sacchetto è un po’ più grande del primo e al suo interno c’è qualcosa di meno prezioso dal punto di vista economico ma dal valore inestimabile dal punto di vista affettivo: la prima foto di Allie con mamma e papà.
Io ho un aspetto stravolto dopo il travaglio e il parto, il viso sudato e i capelli sparati ovunque. Eppure, la prima cosa che mi colpisce, osservando quest’immagine, è lo sguardo innamorato e immensamente felice che alberga negli occhi miei e di mio marito mentre ci stringiamo e ammiriamo la nostra bambina, che giace beata sul mio petto.
La cornice che circonda la foto è rosa, decorata con fini brillantini argentati lungo tutto il perimetro e con una scritta bianca in corsivo sull’angolo in alto a sinistra: Benvenuta Allison - 01/12/2017.
“Amore è.. è stupenda..” bisbiglio, con la voce carica di emozione “Grazie!”
“È stato un lavoro di squadra: io ho scelto la foto e Teddy e Phoebe la cornice, vero?”
I nostri figli annuiscono, sorridenti, ed io allargo le braccia per stringerli a me. Il nostro abbraccio di famiglia viene interrotto da un deciso bussare alla porta. Dopo aver esclamato un “Avanti!” vedo entrare la dottoressa Greene insieme ad un’ostetrica e una specializzanda.
“Buongiorno, Mrs Grey, come si sente oggi??”
“Buongiorno dottoressa! Molto meglio, poi ho qui i miei bambini, quindi, non potrei desiderare nulla di più”
La dottoressa sorride. “Lo vedo, immagino siano molto felici dell’arrivo della sorellina”
Teddy e Phoebe annuiscono.
“Mr Grey, devo chiederle di uscire per qualche minuto insieme ai bimbi, dovremmo visitare sua moglie”
“Certo, dottoressa” risponde Christian, poi prende i nostri figli per mano ed esce in corridoio, chiudendosi la porta alle spalle.
Dopo una visita un po’ fastidiosa ma tutto sommato tranquilla, la dottoressa Greene mi rassicura sul fatto che il decorso post-partum sta procedendo nel modo giusto e il mio corpo sta reagendo bene. Mi aiuta a stendermi a letto, con la schiena un po’ sollevata, e poi esce dalla stanza, facendo rientrare Christian, Teddy e Phoebe.
Mio marito si siede sul letto accanto a me, mentre i miei figli si siedono sul bordo del letto accanto alle mie gambe, con la culla di Allie davanti a loro, e se ne stanno lì a guardarla.
“Sono completamente incantati” mi sussurra Christian all’orecchio, approfittando del fatto che i nostri figli siano troppo rapiti dalla sorellina per sentirci.
Ridacchio. “Non sai quanto mi senta leggera; avevo paura che potessero reagire male, e invece..”
“E invece sono felicissimi. Quando eravamo in corridoio mi hanno chiesto se anche loro erano così piccoli e così cucciolosi. Proprio quel termine hanno usato: cucciolosi”
Sorrido, scuotendo la testa, e mi accoccolo al petto di mio marito.
“Com’è andata la visita?”
“Bene, la dottoressa Greene ha detto che tutto procede al meglio”
“E tu come ti senti?”
“Stanca, ogni tanto un po’ dolorante, ma felicissima” gli sorrido e lui mi bacia con dolcezza.
“Mamma” Phoebe gattona sul letto fino a sedersi accanto a me.
Le cingo il corpo con un braccio e la faccio accoccolare al mio fianco. “Amore mio”
“Quando vieni a casa?” domanda, con quella vocina tenera che mi fa venire i brividi.
“Cucciola, dobbiamo aspettare qualche giorno”
“Perché?”
“Perché Allie è piccola piccola e i dottori vogliono essere sicuri che vada tutto bene”
Spero si accontenti di questa spiegazione, perché davvero non saprei in che altro modo farle accettare il fatto che per qualche giorno sarò lontana da casa.
“Ma torni presto??”
Le sfioro il visino con la punta delle dita. “Ma certo che torno presto, anzi, torniamo presto, Allie ed io”
“E vediamo i cartoni di Natale tutti insieme?” interviene Teddy, con un’espressione euforica.
È meraviglioso vedere quanto i miei bambini siano entusiasti per qualcosa di così semplice come un cartone animato da vedere tutti insieme. È in questi momenti che mi rendo conto che forse Christian ed io stiamo facendo qualcosa di buono, qualcosa di giusto, perché stiamo trasmettendo ai nostri figli l’importanza dei valori, dei gesti e degli affetti.
“Ma certo!” lo rassicura il suo papà “E poi dovremo comprare i nuovi addobbi per la casa, fare l’albero di Natale...”
Gli sguardi dei nostri figli si illuminano, ed io già immagino quanto sarà bello il nostro primo Natale in cinque. Questo è uno dei momenti dell’anno che amo di più, e sapere che lo vivremo con il regalo più prezioso che potessimo ricevere mi dà una gioia infinita.
 
Poco prima dell’ora di pranzo, come un angelo mandato dalla Provvidenza, arriva Gail con una borsa termica ricca di pietanze leggere ma gustose.
“Gail ma oggi è sabato...” osservo, dispiaciuta che si sia messa a lavorare anche oggi.
Lei agita la mano come a scacciare un insetto.
“Non dire sciocchezze..” si siede sulla sedia accanto al letto “Piuttosto, devo farti i complimenti! È davvero uno spettacolo” dice, indicando con un cenno del capo Allie che ciuccia dal mio seno.
Christian e mia madre, nel frattempo, hanno portato Teddy e Phoebe al bar a prendere acqua e succhi di frutta.
Sorrido. “Grazie! È stata dura, come mi aspettavo, ma ne è valsa la pena”
“E Teddy e Phoebe cos’hanno detto??”
“Sono stati felici, hanno detto che è bella, hanno voluto tenerla in braccio..”
“Sono dolcissimi! Non sai ieri sera quanto fossero euforici, non facevano altro che progettare quello che avrebbero portato alla sorellina, quello che avrebbero detto e fatto..”
“Amori miei” mormoro “Spero che saranno sempre così, che non diventino gelosi dopo il nostro ritorno a casa”
“Ma no, sono così impazienti che torniate a casa. E poi ci impegneremo tutti per far capire loro che Allie ha arricchito la loro vita, non gli ha sottratto qualcosa”
Sospiro, accarezzando con un dito il visino dolce della mia cucciola. Poi sollevo lo sguardo verso quella che ormai non è più solo la nostra domestica, ma una persona di famiglia.
“Gail, grazie. Grazie.. di tutto. Se non ci fossi tu, non so come faremmo..”
Lei si sporge leggermente e mi prende la mano. “Ohi, non dirlo neanche per scherzo. Lo sai che voglio bene a tutti voi, siete la nostra famiglia ormai, e i tuoi figli è come se fossero un po’ anche miei”
Le stringo la mano, guardandola con affetto e riconoscenza. Un attimo dopo, Allie si stacca dal mio seno e inizia a mugugnare.
“Amore della mamma” mormoro, sollevandola e appoggiandola sulla mia spalla, picchiettando leggermente sulla schiena per farle fare il ruttino.
Nel frattempo chiacchiero con Gail riguardo il parto e l’allattamento, fino a quando non rientrano Christian, mia madre e i bambini.
Phoebe si siede sulla poltrona a bere il suo succo al lampone, mentre Teddy si arrampica sul mio letto per sedersi accanto a me.
“Mamma, Allie sta facendo la pappa?”
“Ha appena finito”
Mia figlia suggella la mia affermazione con un delicato quanto sonoro ruttino, che fa ridere Teddy.
“Tesoro che dici di mangiare qualcosa?” propone mia madre “Penso io a far addormentare Allie”
In effetti ho una gran fame e la borsa che Gail ha appoggiato sul tavolo diffonde un profumo davvero invitante. Mia madre prende in braccio Allie, che praticamente già dorme, e Christian aiuta me ad alzarmi dal letto e a sedermi al tavolo.
Dopo un pranzo semplice ma squisito, arriva il momento più difficile della giornata: Teddy e Phoebe devono tornare a casa con Gail e mia madre. Mi fa male il cuore nel vedere i loro visini mogi mentre indossano i cappotti e le sciarpe.
“Papi, tu non vieni con noi?” domanda Teddy.
“Più tardi, vi prometto che tornerò prima di cena, come ieri”
Il mio ometto sospira, dispiaciuto.
Christian si inginocchia per essere alla sua altezza. “Hey, campione, ascolta: se io torno adesso, poi la mamma resta da sola. E noi non vogliamo che la mamma resti da sola, vero??”
Lui scuote la testa.
“Bravo! Sapevo di poter contare su di te. Noi adesso siamo gli unici uomini di casa, giusto?”
Teddy annuisce, con un sorriso orgoglioso.
“Qui la mano!” Christian alza la mano e Teddy vi batte contro la sua, in un gesto apparentemente banale ma ricco di complicità.
Quando i bambini si avvicinano a me per salutarmi, devo combattere con tutte le mie forze contro me stessa per non scoppiare in lacrime. Si dice che in gravidanza le donne siano iper-emotive a causa degli ormoni, ma anche il post-partum non scherza, ragazzi.
“Piccolina mia” dico, stringendo Phoebe tra le braccia “Ci vediamo di nuovo domani” le prendo il viso tra le mani “Me lo fai un sorriso?”
Lei mi accontenta e poi si accoccola al mio petto. Pochi istanti dopo anche Teddy si aggiunge all’abbraccio.
“Mi raccomando, fate i bravi a casa con Gail e la nonna. Vedrete che vi faranno fare tanti bei giochi”
“Io avevo pensato di preparare una bella torta tutti insieme” interviene Gail, e con le sue parole fa subito spuntare un sorriso sui volti dei miei bambini.
“E domani possiamo portarla alla mamma?” chiede Teddy.
“Certo!”
“E questa sera, quando papà torna a casa, facciamo una videochiamata tutti insieme, vi va??”
Loro annuiscono e mi abbracciano ancora. Poi insistono per salutare anche la loro sorellina; Christian, a turno, li prende in braccio e li fa sporgere nella culla per dare un bacino sulla fronte di Allie. Non so descrivere quanto quel piccolo gesto mi faccia esplodere il cuore.
Resto sull’uscio della porta e li osservo percorrere il corridoio verso gli ascensori; ad un tratto Phoebe si ferma, si volta e corre verso di me, e tutti i miei tentativi per non piangere crollano in un secondo. Notando la mia difficoltà nel chinarmi, Christian prende in braccio nostra figlia, consentendomi di abbracciarla; e pochi secondi dopo sento anche le braccia di Teddy circondarmi le gambe.
Come faccio a convincerli a non essere tristi se io per prima non riesco a smettere di piangere?
“Mamma” mugugna mia figlia, con il viso sepolto tra i miei capelli.
“Cucciola” le prendo le guance tra le mani “Domani ci vediamo”
Lei si strofina gli occhi. “Quando arriva domani?”
Sorrido. “Prestissimo! Adesso però volete fare un regalo alla mamma?”
“Sì” dicono entrambi.
“Vi voglio vedere sorridere, altrimenti se voi piangete, piango anche io”
Loro si asciugano gli occhi, mi regalano un sorriso enorme e poi mi riempiono di baci, prima di andare via con mia madre e Gail.
“Piccola, dai su, non voglio vederti così” dice Christian abbracciandomi, non appena rientriamo in camera e ci chiudiamo la porta alle spalle.
“Ti piace fare figli? E allora devi sopportare anche i miei ormoni!”
Mio marito scoppia a ridere e mi bacia. “Dio, quanto ti amo”
Con il suo aiuto mi rimetto a letto per riposare un po’, visto che quasi sicuramente tra un paio d’ore arriveranno i nostri familiari a farci visita, e in più ho il seno pesante e dolente. Christian avvicina la culla al mio letto e poi si stende accanto a me, intrufolando il viso nell’incavo del mio collo.
“Il mio posto preferito” mugugna, inspirando il mio profumo. Profumo che, in questo momento, credo sia un misto di bagnoschiuma e latte.
Tengo lo sguardo fisso su Allie, e poco dopo la vedo muoversi. Mio marito non se lo fa dire due volte e si alza per prenderla in braccio.
“Non vedevo l’ora di coccolarla un po’, solo che volevo essere cauto in presenza di Teddy e Phoebe” afferma, stringendo a sé la nostra bambina e baciandole la punta del naso. “È possibile che abbia di nuovo fame?”
Sbuffo. “Sì, perché il mio latte è poco e non si sazia, povera piccola”
“Hey, non ti innervosire, vedrai che..”
Il suo discorso viene interrotto, neanche a farlo apposta, dall’arrivo di un’infermiera esperta in allattamento. 
“Come sta andando l’allattamento, Mrs Grey?”
“La bimba si attacca abbastanza bene, però si spazientisce facilmente perché il latte non è ancora abbondante. E tra l’altro da un’ora circa mi fa male tutto il seno..”
“Lo sente gonfio?”
Annuisco. Lei si avvicina e con delicatezza inizia a palparlo. “Direi che sta arrivando la montata, Mrs Grey”
Il mio sguardo si illumina. “Davvero?”
“Sicuro. Le consiglio di alternare degli impacchi caldi e freddi per favorire la circolazione del sangue, stimolare la produzione di latte e quindi alleviare il dolore, e tra un’oretta provi ad attaccare la piccola, vedrà che mangerà molto meglio e il seno non le farà male”
Le sue parole mi rendono felice e mi rassicurano: l’allattamento è qualcosa di troppo importante per me, e il pensiero di non riuscire a soddisfare pienamente mia figlia mi stava innervosendo tantissimo.
Congedata l’infermiera, Christian mette nuovamente Allie nella culla e va in bagno a prepararmi gli impacchi; ne esce poco dopo con due panni di lino bagnati uno con acqua calda e l’altro con acqua fredda, io scopro il seno e li appoggio alternatamente per diversi minuti.
Nel frattempo vedo Christian sfilarsi il maglione e poi sbottonarsi la camicia.
“È una proposta indecente?” domando, ridacchiando.
“Non sai quanto mi piacerebbe, ma oggi il mio petto è per un’altra donna”
Detto questo, solleva Allie dalla culla, si accomoda sul letto accanto a me e la fa distendere a pancia in giù sul suo torace nudo. Mia figlia se ne sta rilassata e tranquilla addosso al suo papà.
“E guarda come le piace” osservo, divertita.
Christian sorride e lascia un tenero bacio sulla testolina della nostra piccola.
“Siete bellissimi” mormoro, guardandoli incantata e innamorata.
Mio marito si volta e si sporge per baciarmi una tempia. “Ti amo” mi sussurra poi.
Appoggio la guancia sulla sua spalla. “Anche io”
Non appena il dolore al seno inizia ad alleviarsi, seguendo le indicazioni dell’infermiera, provo ad attaccare Allie, ed è meraviglioso vederla finalmente ciucciare con energia e senza alcuno sforzo.
“Aveva ragione l’infermiera: è arrivata la montata” affermo, soddisfatta “La sento ciucciare davvero bene adesso”
Christian mi sorride contento e mi bacia una spalla, poi sfiora con tenerezza il corpo di nostra figlia. “Chi è la stellina di papà?” dice con la sua voce dolce, poi si rivolge a me “E chi è la mamma più bella del mondo?”
Lascio andare uno sbuffo divertito. “Sei un ruffiano”
“No” mi bacia una guancia “Dico solo la verità”
Dopo una lunga e soddisfacente poppata, Allie è così sazia che sembra avere il faccino più cicciottello, e ha un’espressione di appagamento paragonabile ad un’estasi. Christian cammina un po’ per la camera con lei in braccio per farle fare il ruttino, il tutto sempre a torso nudo, regalandomi uno spettacolo di tutto rispetto, e poi viene a stendersi nuovamente accanto a me, con Allie addormentata sul suo petto.
“So che dovrei farla dormire in santa pace nella sua culletta, ma non riesco a separarmene. Devo fare il pieno di coccole”
Sorrido e mi stringo al suo braccio, ignorando il leggero dolore al basso ventre. “Puoi tenerla tutto il tempo che vuoi. Sono sicura che a lei piaccia stare così, e vedervi insieme è una delle visioni più belle a cui abbia mai assistito”
Accarezzo la schiena di nostra figlia, mentre mio marito bacia di tanto in tanto sia me che lei.
“Dio, non vedo l’ora che torniate a casa” lo sento sospirare.
“Anche io. Sto contando i minuti. E poi non ce la faccio più a stare lontana da Teddy e Phoebe..”
“Lo so che ti fa male vederli tristi quando vanno via, ma devi stare tranquilla. A casa facciamo di tutto per farli stare bene, e poi loro sono intelligenti, sanno che si tratta solo di qualche giorno”
Sorrido. “Ma hai visto quanto sono stati dolci con Allie?”
“La adorano. Quando siamo scesi al bar mi hanno detto che è bellissima e che le vogliono già tanto bene”
Il mio cuore fa una capriola. “Vite mie” sussurro.
Christian mi prende la mano, mentre con l’altra mantiene nostra figlia. “Amore, va tutto bene. E vedrai che pian piano andrà sempre meglio. Certo, una volta tornati a casa dovremo coordinare i ritmi di tutti, trovare un equilibrio, ma ti prometto che staremo bene”
Le sue parole mi riempiono il cuore di ottimismo e serenità, e mi fanno rendere conto ancora una volta di che uomo meraviglioso sia.
Sollevo una mano e gli accarezzo il viso. “Non c’è bisogno che me lo prometta. Mi basta averti accanto, e so che andrà tutto bene”
 

Il giorno seguente...

“Quindi la visita di ieri è andata bene?” domanda mio fratello, scorrendo con lo sguardo la mia cartella clinica.
“Sì, Thomas”
“Questa mattina ti hanno già fatto i prelievi ematici?”
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. “Sì, sono venuti a svegliarmi alle sei” rivolgo un’occhiata a Roxy, che ha sul viso la mia stessa espressione esasperata “Thomas, ti prego, vuoi smetterla di fare il ginecologo e fai un po’ lo zio?”
Mio fratello chiude la cartella e viene a sedersi sul bracciolo della poltrona su cui sono seduta io. “Hai ragione, deformazione professionale”
“Abbiamo notato” ironizza sua moglie, facendomi ridere.
“E comunque, io vorrei tanto fare lo zio, peccato che mia nipote non ci sia. Dov’è?”
“È al nido per la visita mattutina dei pediatri. Tra una mezz’ora dovrebbero portarmela”
“Noi tra venti minuti abbiamo la visita” mi informa Roxy “Ma passeremo dopo per coccolarla un po’”  
“Tu come stai?” chiedo a mia cognata.
“Meglio rispetto al primo trimestre, le nausee sono abbastanza rare e sono un po’ più energica. Però inizio a sentirmi anche più appesantita”
“Lo senti muovere?”
I suoi occhi si illuminano. “Sìì, soprattutto di sera e quando sono distesa”
“Ha già tanta energia!” esclama orgoglioso Thomas.
“Chissà da chi avrà preso” commento.
Mio fratello ridacchia e mi dà un bacio sulla testa.
Passo i minuti successivi a raccontare loro del primo giorno con Allie e della reazione di Teddy e Phoebe al primo incontro con la sorellina. Alle 10 in punto mio fratello e mia cognata escono dalla stanza per dirigersi al piano inferiore per un’ecografia prenotata in extremis grazie al ruolo che Thomas ricopre, visto che oggi è domenica. Resto sola appena qualche minuto prima che arrivi mio marito con uno splendido fascio di rose rosse tra le mani. È da solo perché Teddy e Phoebe sono andati al parco divertimenti con Elliot, Kate, Mia, Ethan e i cuginetti; li vedrò nel pomeriggio.
“Buongiorno piccola” dice con dolcezza, baciandomi.
“Sono bellissime, grazie”
“Mai belle come te” si sfila il cappotto e si guarda intorno “La principessa?”
“Visita al nido. Tra poco arriverà”
“Non vedo l’ora. Non sai quanto mi siate mancate questa notte” si china davanti a me e mi prende le mani.
“Anche tu ci sei mancato tanto, ma avevi bisogno di riposare, e soprattutto di stare con i nostri figli” gli accarezzo il viso e gli scompiglio i capelli.
Lui mi racconta ciò che hanno fatto ieri sera, i cartoni che hanno visto, quello che hanno mangiato, e nel frattempo la lancetta dell’orologio va avanti, e Allie non è ancora arrivata.
“Ieri a quest’ora l’avevano già portata” faccio notare.
“Forse oggi ci sono meno pediatri, oppure più bambini, e quindi hanno bisogno di più tempo”
Sollevo le spalle, poco convinta. “Sarà...”
“Se vuoi vado a bussare al nido e chiedo”
“Sì, mi farebbe stare più tranquilla”
Christian, però, non fa neanche in tempo a raggiungere la porta, che quest’ultima si apre, rivelando il pediatra e una delle infermiere del nido.
“Buongiorno, signori Grey” ci saluta cordialmente il pediatra, che dal badge leggo chiamarsi Dottor S. Watson.
“Buongiorno, dottore. Stavo per andare al nido a chiedere qualche informazione, perché abbiamo notato un po’ di ritardo nel portarci nostra figlia”
“Sono qui proprio per questo”
Alle parole del medico sento le gambe cedere, anche se sono seduta, e il cuore sprofondare.
“Cosa vuol dire, dottore? È successo qualcosa alla bambina? C’è qualcosa che non va?” chiedo, allarmata.
“No no, Mrs Grey. Stia tranquilla. Non è successo nulla. Posso?” indica la sedia accanto al tavolo.
“Certo!” risponde Christian, sedendosi invece sul bracciolo della mia poltrona e cingendomi le spalle con un braccio.
“Vostra figlia sta bene” afferma sicuro il dottor Watson “Questa mattina, però, durante la visita, abbiamo notato che era un po’ itterica, cioè aveva un colorito un po’ giallino. Non so se avete mai sentito questo termine..”
“Vagamente..” bisbiglio, sentendomi avvolgere dall’ansia.
“Allora, adesso vi spiego tutto. Dunque, l’ittero, cioè appunto la colorazione un po’ giallina della cute, è un fenomeno fisiologico che si verifica in oltre il 60% dei neonati, quindi la maggioranza, ed è dovuto ad un eccesso di bilirubina nel sangue. La bilirubina è una sostanza che si libera dalla distruzione dei globuli rossi, e nei neonati è normale che alla nascita vi sia una grande distruzione di globuli rossi, quindi un grande quantitativo di bilirubina nel sangue..”
“Ed è una cosa negativa?” domanda Christian.
“Nella stragrande maggioranza dei casi no, come dicevo è un fenomeno fisiologico. Però, anche se è un fenomeno fisiologico, la quantità di bilirubina dev’essere comunque tenuta sotto controllo. Esistono delle tabelle che ci aiutano a capire, in relazione alle ore di vita del neonato, se il valore di bilirubina nel sangue può essere considerato normale o alto. Nel caso della vostra bambina, il valore è di poco sopra quelli normali..”
Dio, sento di sudare fredda. Non sto capendo nulla, voglio solo la mia piccolina.
Christian stringe più forte la mia spalla. “E quindi, cosa vuol dire?”
“Vuol dire che abbiamo deciso di sottoporre la piccola Allison ad un ciclo di fototerapia, che non è altro che un’esposizione ad una sorta di lampada, la cui luce accelera il transito della bilirubina e fa sì che venga espulsa rapidamente, così i valori nel sangue scendono”
“È una cosa pericolosa?” chiedo, con la voce che trema.
“No, Mrs Grey, assolutamente. Come le ho detto, succede a moltissimi bambini. È un fenomeno parafisiologico. E poi, nel caso di vostra figlia, i valori sono di poco superiori al normale, per cui sono certo che basterà un unico ciclo di 24 ore e tutto rientrerà nella norma”
Chiudo gli occhi per evitare di cominciare a piangere, ma senza successo. Perché la mia bambina deve avere dei problemi? Perché deve stare lontana da me per un giorno intero? Non è giusto.
“No, Mrs Grey, non faccia così” il dottore, con fare paterno, mi prende le mani “Sua figlia sta bene. Faccia conto che stia facendo una lampada abbronzante” ironizza, facendomi sorridere tra le lacrime “È una fase che attraversano molti bambini, ma è un evento normale quando compare dopo le 24 ore di vita, e com’è apparso così poi va via. La fototerapia ci serve solo per accelerare l’espulsione della bilirubina attraverso le feci. Si fida di me??”
Annuisco, strofinandomi gli occhi.
“Adesso Jusy, una delle nostre migliori infermiere, vi spiegherà tutte le dinamiche per quanto riguarda l’allattamento, le visite e tutte queste cose. Io continuo il mio giro. E mi raccomando, voglio vederla sorridere”
Quest’uomo è così bravo nel suo lavoro e così dolce nei suoi modi che non posso fare a meno di accontentarlo, anche se dentro mi sento incazzata con il mondo. Non appena il dottor Watson esce, Jusy si accomoda al suo posto e mi spiega che posso vedere Allie tutte le volte che voglio, e posso, anzi devo continuare ad allattarla normalmente. Per le poppate può interrompere la fototerapia, ed è fondamentale che mangi bene perché più mangia, più produce feci e più la bilirubina viene eliminata in fretta.
“Posso vederla adesso?”
“Ma certo! Voglio solo dirle che la troverà nuda, eccezion fatta per il pannolino, e con una piccola mascherina di stoffa sugli occhi, che è indispensabile per proteggere gli occhi dai raggi..”
Christian mi cinge la vita e mi tiene la mano mentre lentamente percorriamo il corridoio per arrivare al nido; una volta entrati, le infermiere ci chiedono di lavarci le mani e poi ci accompagnano in fondo alla sala principale, dove ci sono ben quattro culle sovrastate da lampade che emanano una luce calda. Nell’ultima a destra c’è Allie e, anche se Jusy mi aveva spiegato accuratamente come si svolge la fototerapia, sento il cuore stringersi in una morsa alla vista della mia bambina con solo il pannolino addosso e una mascherina sugli occhi. Mi sembra così piccola, così indifesa. Vorrei solo tenerla in braccio e non lasciarla andare più.
“Amore” sussurra mio marito, attirandomi tra le sue braccia “Dai, non fare così”
Inizio a singhiozzare e lui mi stringe più forte, poi sento una terza mano posarsi sulla mia schiena. Mi volto e vedo il sorriso dolce dell’infermiera di ieri mattina, quella con il caschetto biondo.
“S-scusate” farfuglio, asciugandomi gli occhi “Non v-volevo fare questa pessima figura..”
“Ma cosa dice, Mrs Grey? Quale pessima figura? Noi vediamo tante mamme ogni giorno, e capiamo perfettamente il vostro stato d’animo. Io non voglio che lei nasconda le sue emozioni, vorrei solo farle capire che, anche se lei la vede così, sua figlia non avverte nulla di diverso rispetto agli altri bambini che sono nelle loro cullette. Lei sta bene. E sono sicura che, se sentisse la sua voce, starebbe ancora meglio”
Le sorrido, ringraziandola con lo sguardo, e metto una mano nella culla, stringendo quella di mia figlia.
“Amore mio, mamma e papà sono qui” mormoro, e lei come sempre stringe il mio dito.
Christian le accarezza la testa, e lei sembra rilassarsi, poi pian piano si addormenta.
“Dovrebbe mangiare tra poco più di un’ora, però se.. se dovesse svegliarsi prima, venite a chiamarmi?”
L’infermiera mi accarezza il braccio. “Ma certo, Mrs Grey, non si preoccupi” mi rassicura, con il suo fare dolce e al contempo preciso e professionale.
Tornata in stanza, telefono a Grace, spiegandole la situazione, e lei mi rassicura esattamente come ha fatto il dottor Watson. Mia madre fa lo stesso, e addirittura scopro che anche io appena nata ho avuto l’ittero. Mi sento sicuramente più tranquilla, ma allo stesso tempo arrabbiata perché non riesco a tollerare il fatto che mia figlia non sia qui con me.
Chi subisce le conseguenze del mio nervosismo è Christian, che tenta in tutti i modi di tirarmi su ed è costretto a sopportare le mie risposte acide e il mio sbuffare continuo.
“Amore” dico ad un tratto, mentre lui sta rispondendo ad un messaggio di auguri da parte di non so chi.
“Cosa c’è?” chiede distrattamente, senza distogliere lo sguardo dal cellulare.
“Scusa” mormoro, attirando completamente la sua attenzione “Sto facendo la stronza solo perché sono nervosa. Mi perdoni?”
Lui sorride e avvicina di più la sedia al mio letto, mi passa dolcemente una mano prima tra i capelli e poi sulla guancia. “Non devo perdonarti nulla. Hai tutte le ragioni del mondo per essere nervosa, ma vedrai che domani mattina ritornerà tutto alla normalità e avremo di nuovo la nostra piccola tutto il tempo con noi”
Gli sorrido e lui si china per baciarmi.
Le ore successive scorrono tra telefonate, messaggi, visite dei nostri genitori e lunghe soste al nido per allattare la mia cucciola. Approfitto del momento della poppata per sbaciucchiarmela tutta e fare il pieno di coccole, perché le infermiere mi hanno spiegato che non possono interrompere la fototerapia per troppo tempo, altrimenti non risulta efficace.
Ritrovo in parte il buonumore nel pomeriggio, quando finalmente arrivano i miei bambini. Non è semplice spiegare loro l’assenza della sorellina, ma ci siamo inventati la scusa che fa molto freddo e i dottori vogliono tenere tutti i bimbi piccoli al calduccio in una stanza speciale.
“Noi abbiamo fatto un disegno!” dice Phoebe, porgendomi un foglio.
“Io ho disegnato e Phe ha colorato” puntualizza Teddy.
Apro il foglio piegato in quattro e vedo un grande cuore rosso con all’interno un uomo altissimo, che suppongo essere Christian, una donna alta con i capelli lunghi, che dovrei essere io, e tre bambini in scala di altezza.
“Questi siamo io, Phe e Allie” mi spiega mio figlio “Ad Allie non abbiamo disegnato i capelli perché ne ha pochi pochi. Ma resterà così per sempre?”
Christian ed io ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere. “No, tesoro, pian piano cresceranno i capelli”
“Ti piace mamma?” domanda poi Phoebe, indicando il disegno.
“Ma certo che mi piace. È meraviglioso!” li abbraccio entrambi, tenendoli stretti per un po’ e respirando il loro profumo.
Adesso sì che mi sento bene, e mi sento ancora meglio quando, recandomi al nido per la poppata delle 18, una delle infermiere mi informa del fatto che hanno ripetuto i prelievi e i valori della bilirubina stanno già scendendo, e quasi sicuramente domattina presto potranno interrompere la fototerapia.
Poco prima di cena Christian, Elliot ed Ethan portano tutti i bambini a casa, e, come ieri, il momento del distacco dai miei figli è un po’ complesso. Ma sono contenta, perché oggi ancor più di ieri mi sono goduta le loro attenzioni, e perché manca un giorno in meno al mio rientro a casa.
Kate e Mia, nonostante la mia insistenza nel farle rientrare insieme ai loro mariti e ai loro figli, restano in ospedale con me e ceniamo tutte insieme con le pietanze preparate da Gail. La loro presenza è davvero importante per me, mi aiuta ad essere più serena, e poi adoro chiacchierare tra donne come piace a noi.
Le mie cognate vanno via in tarda serata, dopo avermi aiutata a rinfrescarmi e indossare una camicia da notte nuova. Rimasta sola, invio la buonanotte ai miei bimbi e poi mi dirigo al nido per allattare Allie. In sottofondo c’è il pianto sincronizzato di alcuni neonati; è un suono per alcuni versi fastidioso ma per altri bellissimo, è il suono della vita.
La mia piccolina per ora non fa parte di quel coro, perché è troppo impegnata a divorare il mio seno, ed io sono impegnata a divorare lei. Approfitto di ogni pausa per riempirla di baci, accarezzarla, parlarle, e noto che anche le altre mamme sedute nella stanza allattamento fanno lo stesso.
Dopo la poppata le canto una ninna nanna e lei si addormenta con le manine incrociate e le labbra a cuoricino; le scatto una foto e la invio a Christian con un breve messaggio.

Buonanotte dalla tua stellina al papà migliore del mondo
Lui mi risponde un minuto più tardi.

Mi manca già da morire. Riempila di bacini anche da parte mia. Buonanotte principessa
 

Il giorno seguente...

Inspiro profondamente, riempiendomi i polmoni del profumo dolcissimo della mia bambina, e con le labbra le sfioro la fronte. Lei mi guarda con i suoi occhioni (o almeno mi piace pensare che mi riconosca) e stringe il mio dito nella sua manina.
“Mrs Grey” l’infermiera del turno di notte richiama la mia attenzione “Siete così belle che non sa quanto mi dispiaccia doverglielo dire, ma dovremmo spogliare la piccola e rimetterla in culla. Mancano ancora quasi tre ore al termine del ciclo di fototerapia”
Sospiro, chiaramente contrariata, e do qualche altro bacio alla mia bimba prima di affidarla all’infermiera.
“Quando saprò se può sospendere la fototerapia?”
“Alle nove inizia il giro visite dei pediatri e faremo anche i prelievi; se i valori saranno rientrati nei range di normalità, gliela porteremo in stanza” mi spiega. “Io sono ottimista” aggiunge poi, con un sorriso che fa sorridere anche me.
Non appena Allie si addormenta, ringrazio le infermiere e faccio ritorno nella mia stanza. Lungo il corridoio mi soffermo ad osservare fuori dalle finestre: il cielo è ancora scuro, nonostante siano le sei del mattino passate, ma non sembrano esserci nuvoloni che annunciano pioggia.
A pochi metri dalla mia camera, noto Christian che mi attende fuori alla porta, bellissimo nel suo abbigliamento sportivo con jeans e maglioncino e fresco di rasatura.
“Buongiorno!” dice, con un sorriso smagliante.
“Ma cosa ci fai qui? È l’alba!”
Si rabbuia. “Anche io sono felice di vederti, amore mio” si finge offeso.
Sorrido e gli cingo il collo con le braccia. “Ma è ovvio che sono felice che tu sia qui. Solo.. è prestissimo e fa freddo”
“Sono sveglio da due ore, non ce la facevo più a stare lontano da te” china leggermente il viso e mi bacia.
“E i bambini?”
“Ho avvisato tua madre, lei ha detto che all’orario giusto li sveglierà e li accompagnerà a scuola, poi verrà qui. La principessina, invece, come sta?”
“Benissimo! Ha mangiato abbondantemente ed ora dormiva di nuovo. L’infermiera mi ha detto che più tardi verranno ripetuti di nuovo i prelievi per il dosaggio della bilirubina e se i valori si saranno abbassati, potranno portarcela”
Lo vedo sospirare di sollievo. “Speriamo. Io non la vedo da ieri pomeriggio e sento di impazzire”
“Allora devo approfittare di questo tempo da sola con te, visto che a quanto pare più tardi non ti accorgerai neanche di me” ironizzo.
Lui scuote la testa, ridendo, poi mi invita ad entrare in camera, dove mi aspetta una sorpresa dolcissima: sul tavolo c’è un piccolo vassoio con qualche brioche e qualche cornetto, due bicchieri di cappuccino, altrettanti di succo di frutta, una splendida rosa rossa e un piccolo peluche a forma di panda con un cuoricino rosso che reca la scritta TI AMO. Mi avvicino per prendere il pupazzetto, e sento le braccia di Christian avvolgermi la vita.
“È tutto bellissimo. Grazie” mormoro.
“Ssshh, non c’è nulla per cui tu debba ringraziarmi” mi bacia una guancia e poi ci sediamo per fare colazione.
Mentre mangiamo, racconto a Christian del mio andirivieni notturno al nido per allattare Allie e lui mi racconta cos’hanno fatto ieri sera lui e i bambini. Resterei ad ascoltarlo per ore, e a guardare per ore la sua espressione euforica e rilassata. Dopo sei anni e mezzo da quando ci siamo conosciuti, quest’uomo riesce sempre a sorprendermi, a farmi scoprire nuove, meravigliose sfaccettature del suo carattere, e a farmi innamorare di lui sempre di più. Non pensavo potesse essere così bravo, così organizzato, così sicuro di sé nell’occuparsi da solo dei nostri figli. Certo, a casa ci sono anche Gail e mia madre, e spesso anche Grace, ma è Christian che è sempre con loro, quando non è qui con me. Ha completamente messo da parte il lavoro, affidando temporaneamente la direzione dell’azienda a Ros, e si sta dedicando esclusivamente a noi.
“Ana? Ma mi stai ascoltando?”
Mi ridesto dalla mia momentanea trance. “Eh? Cosa?”
“Sei stanca, amore? Vuoi riposare un po’?”
Sorrido. “No, scusa, non sono stanca. È che stavo pensando a quanto tu sia fantastico”
Mio marito mi fissa, stupito.
“Sei un marito e un padre eccezionale, Christian. Lo sei sempre, ma in questi giorni ho avuto ancora una volta una conferma. Quando non sei qui con me ed Allie, sei con Teddy e Phoebe, ceni con loro, li lavi, li fai addormentare. Sono cose che fai sempre, ma è la prima volta che possono contare solo ed esclusivamente su di te; sei il loro punto di riferimento, e sei la mia metà perfetta”
Lui mi ascolta assorto, e mi rivolge uno sguardo intenso, colmo di amore, tenerezza e forse.. gratitudine. Poi mi prende la mano, se la porta alle labbra e bacia ogni nocca. Si alza e si china davanti a me, senza lasciare le mie mani.
“Tu non sai quanto siano importanti, quanto siano preziose queste parole per me. Tu e i nostri figli siete la mia ragione di vita, siete il senso delle mie giornate, ed il mio unico obiettivo è rendervi felici, ed essere migliore per voi”
La sua voce carica di emozione fa emozionare anche me. Sfilo le mani dalle sue e le poso sul suo viso.
“Sei un uomo eccezionale, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, e noi non vorremmo mai che tu fossi diverso da quello che sei” lo bacio, prima sfiorandogli le labbra e poi invitandolo a schiuderle.
“Sei la mia salvezza tu” sussurra mio marito tra un bacio e l’altro.
Terminata la colazione, mi dirigo in bagno e con movimenti lenti e cauti mi do una rinfrescata e mi cambio. Christian se ne sta come una sentinella accanto alla porta del bagno, per poter entrare subito in caso avessi bisogno di aiuto. Uscita dal bagno, mio marito mi aiuta a distendermi a letto e mi legge alcuni messaggi di auguri che ci sono stati inviati, nonché gli articoli di diverse testate di gossip che hanno riportato la notizia della nascita del terzo erede di casa Grey. Cullata dalla sua voce, senza rendermene conto mi addormento.
Quando apro gli occhi, la prima cosa che noto sono i raggi di sole che filtrano dalle tendine bianche, e la mano di Christian posata nella mia. Sollevo lo sguardo e vedo mio marito con le sopracciglia aggrottate e gli occhi concentrati sul cellulare.
“Hey” mormoro.
Lui si volta e mi sorride. “Amore”
“Ho dormito molto?”
“Poco più di un’ora; sono le otto e mezza”
Annuisco e sbadiglio.
“Vuoi dormire ancora un po’? Sei stanca”
Scuoto la testa. “No, tra poco iniziano le visite al nido, e sono impaziente di sapere..”
Ogni minuto che passa mi sembra dilatato, fino a quando, alle nove e venti, vedo entrare in camera Jusy, la stessa infermiera che era di turno ieri mattina.
“Buongiorno signori Grey!”
“Buongiorno!” rispondiamo in coro.
“Sono qui per darvi una bella notizia: dai prelievi di questa mattina risulta che i valori della bilirubina sono rientrati perfettamente nella norma, la piccolina non ha più il colorito giallo e quindi abbiamo potuto interrompere la fototerapia”
Sul mio viso prende vita un sorriso enorme, e il cuore si alleggerisce di un peso. “Grazie, davvero, grazie! Quindi adesso potete portarcela?”
“Certo, solo che dobbiamo vestirla e sono venuta a chiederle un cambio nuovo”
“Oh, ha ragione” Christian si alza e apre il piccolo armadio dove ho riposto la mia valigia ed estrae una delle buste di plastica in cui ho organizzato i cambi di Allie “Tesoro, va bene questo?”
Annuisco, poi mi rivolgo all’infermiera. “Posso venire a vestirla io?”
“Ma certo, e anche il papà, se vuole”
Con l’aiuto di Christian mi alzo dal letto, indosso la vestaglia e insieme ci dirigiamo al nido. Appena entrati ci laviamo le mani e poi Jusy ci accompagna accanto ad un fasciatoio dove un’altra infermiera sta cambiando il pannolino a nostra figlia.
“Ecco la vostra piccolina” dice, porgendocela.
“Amore mio!” esclamo, chinandomi un pochino per lasciarle un bacio sul pancino “Finalmente la bua cattiva è andata via e tu puoi stare di nuovo con mamma e papà”
Christian le sfiora con un dito le tempie, poi le guance e infine il mento, e lei si rilassa completamente.
“Ti piacciono le coccole di papà, vero?” mio marito le bacia una manina e continua a parlarle mentre io la vesto. Oggi ho scelto una tutina in ciniglia bianca con su disegnato Winnie The Pooh e un barattolo di miele all’altezza del pancino; il colletto, i polsini e i piedini sono in rosso, a richiamare la maglietta dell’orsetto. La cosa più bella di questa tutina è il cappuccio rosso con le orecchie tonde proprio come Winnie The Pooh.
“Ma quanto sei bella, eh? Quanto sei bella!” esclamo, sollevandola e avvicinando il suo viso al mio.
Prima di uscire, scambiamo due parole con il pediatra che ci comunica che il calo fisiologico di peso è perfetto e che, salvo imprevisti, domani potremo essere dimesse. Questa notizia mi riempie il cuore di gioia; non vedo l’ora di tornare a casa dai miei bambini, e sono anche in qualche modo eccitata all’idea di vedere come si comporteranno Teddy e Phoebe tutto il giorno a contatto con la sorellina.
Tornati in camera, Christian mi concede giusto il tempo indispensabile per la poppata, dopodichè praticamente monopolizza tutta l’attenzione di nostra figlia. La culla, la coccola, la bacia, le parla, canticchia persino sottovoce.
Io mi metto comoda sulla poltrona e li guardo, perdutamente innamorata, scattando ogni tanto qualche foto a tradimento. La più bella li ritrae davanti alla finestra, con Christian che sorregge nostra figlia in modo che i loro visi siano l’uno di fronte all’altro, e riesco a captare il momento esatto in cui un raggio di sole li illumina entrambi. E sono bellissimi. La mia Grande Bellezza.
 

Il giorno seguente: martedì 5 dicembre

Questa mattina il pediatra mi ha dato il buongiorno con le sei parole più belle che potessi udire: la piccola può andare a casa. La dottoressa Greene aveva firmato le dimissioni per me già ieri mattina, complimentandosi per il modo in cui il mio corpo si sta riprendendo dopo il parto.
E così adesso, dopo aver allattato Allison e aver fatto una specie di doccia, le sto infilando il completino che avevo scelto per il ritorno a casa: una minuscola gonna plissettata rosa, con sopra una maglietta a maniche lunghe bianca e uno scaldacuore rosa; sotto le ho messo un paio di spesse calzamaglie bianche e delle scarpine rosa così piccole che andrebbero bene tranquillamente per una delle bambole di Phoebe. A completare il look, un cappellino rosa che a casa sarà sostituito da una microscopica fascia per capelli, anche se lei di capelli ne ha davvero pochi.
Christian, nel frattempo, sta sistemando la valigia e i vari regali che abbiamo ricevuto in questi giorni da parenti e amici.
“Papi, cosa ne pensi?” domando, sollevando Allie per mostrargliela.
Mio marito sorride e si avvicina, prendendole una manina. “Adesso sei una principessina a tutti gli effetti” solleva lo sguardo su di me “E la tua mamma è meravigliosa”
Alzo gli occhi al cielo. “Per carità. Questo vestitino mi fa sembrare più incinta di prima”
Christian sbuffa. “Sorvolando sul tuo gesto, vorrei attirare la tua attenzione sul fatto che hai partorito quattro giorni fa. Penso sia normale avere ancora i chili presi in gravidanza, no?”
Sospiro. “Sì, hai ragione. È solo che.. non so come spiegarlo.. vorrei riavere il mio corpo..”
Lui mi posa le mani sui fianchi. “Hai ragione piccola. Ma datti tempo. Pian piano, facendo un po’ di attenzione all’alimentazione e con un po’ di movimento, acquisirai nuovamente la tua forma..”
Faccio un sorrisetto. “E in questo movimento pensi di volermi aiutare?”
Vedo accendersi nei suoi occhi una luce che conosco molto bene.
“Non vedo l’ora” dice, lascivo, prima di baciarmi.
Una volta sistemate le nostre cose, ci rechiamo nello studio del dottor Watson per il colloquio pre-dimissione di routine. Dopo aver ascoltato tutto e firmato un paio di documenti, siamo pronti per lasciare l’ospedale. Christian fa un primo viaggio per riporre in auto tutte le nostre cose, poi sale di nuovo a prendere me e Allie, che, per ora, dorme beata nel suo ovetto.
Non posso fare a meno di notare quanto sia sexy il mio uomo mentre regge il seggiolino di nostra figlia con una presa sicura e vigorosa. Vedo i muscoli flettersi e tendersi sotto il tessuto sottile della camicia, per non parlare del sedere tonico ben scolpito dai pantaloni blu aderenti.
Il Bronzo di Riace in questione ad un tratto si ferma e si volta verso di me, che sto camminando ad un paio di metri da lui.
“Ana, va tutto bene?” allunga la mano nella mia direzione ed io la afferro.
“Sì, tutto benissimo”
Raggiungiamo l’auto e Christian estrae dalla tasca il telecomando per aprirla.
“Sicura?” domanda, mentre sistema l’ovetto di Allie sul sedile posteriore e aggancia le cinture “Sembravi imbambolata”
“Vuoi proprio saperlo?”
“Ecco fatto, amore” dice, più a se stesso che a nostra figlia, visto che quest’ultima dorme profondamente, poi tira fuori la testa dall’abitacolo della macchina e si rivolge a me “Certo che voglio saperlo!”
Incrocio le braccia sotto al seno. “Beeeh.. pensavo a quanto fossi sexy con le tue braccia forti e toniche mentre trasportavi l’ovetto di Allie” affermo, non senza una punta di imbarazzo, nonostante i sei anni e mezzo trascorsi insieme.
Le iridi di mio marito diventano di un grigio più scuro, più profondo, e la sua espressione si fa più intensa mentre mi cinge i fianchi con le mani.
“Non sai quanto le tue parole mi rendano felice, ma per la mia salute fisica e mentale ti consiglio di stare attenta, perché, da direttive della dottoressa Greene, per almeno cinque settimane non potrò.. ehm.. esprimere la mia felicità, e rischio di impazzire”
Sospiro e mi stringo a lui, posando la testa sul suo petto. “Hai ragione. Uffa” bisbiglio.
Christian mi abbraccia e mi lascia un tenero bacio sulla fronte, dopodiché saliamo in auto per tornare finalmente a casa.
Non appena oltrepassiamo il cancello della nostra casa e imbocchiamo il vialetto di ghiaia, mi sento pervasa dalla stessa sensazione che ho provato anche con Teddy e Phoebe al rientro dall’ospedale: un misto di meraviglia, euforia e felicità al pensiero che solo quattro giorni fa sono uscita di casa con un pancione enorme, con il cuore pieno di emozione e al contempo di ansia, con la consapevolezza che di lì a poco avrei messo al mondo la mia bambina, e adesso eccola qui, accanto a me che si stiracchia e mi stringe il dito.
Non è meravigliosa la vita?
“La principessina dorme ancora?” domanda Christian, guardandomi attraverso lo specchietto retrovisore.
“Credo si sveglierà a breve. Si sta stiracchiando” rispondo, con un sorriso.
“Guarda un po’ lì” mio marito mi indica le scale del portico man mano che ci avviciniamo, ed io intravedo subito Teddy e Phoebe che saltellano impazienti, accanto a Gail e Taylor.
Fermata la macchina, Christian scende per primo e viene ad aprirmi la portiera, mi aiuta a scendere e poi si occupa di Allie.
“Mamma!!” esclamano i miei bambini, correndomi incontro.
Mi abbracciano i fianchi e sollevano lo sguardo verso di me.
Mi dispiace così tanto non poterli abbracciare come vorrei, ma sono ancora un po’ dolorante e ho difficoltà nel chinarmi. Così mi limito ad accarezzare i loro visi stupendi.
“Amori miei” mormoro “Aspettate solo un attimo perché la mamma non si può abbassare. Appena entriamo in casa mi siedo e vi abbraccio fortissimo”
Loro ridono e si staccano da me per fiondarsi su Christian che ha appena estratto il seggiolino dall’auto.
“Bimbi, facciamo piano perché Allie dorme” li avvisa.
“Possiamo darle solo un bacino?” domanda Teddy.
Christian annuisce con un sorriso e tiene il seggiolino alla loro altezza, così che possano sporgersi e salutare la loro sorellina.
Nel frattempo, Gail mi viene incontro e mi abbraccia a lungo, mentre Taylor, dopo un abbraccio un po’ più timido, apre il bagagliaio e si occupa della mia valigia e dei vari regali e palloncini che abbiamo portato dall’ospedale.
“Che bello avervi a casa” afferma Gail “Non vedevamo l’ora, soprattutto Teddy e Phoebe”
“Ho dato loro il permesso di non andare a scuola” aggiunge Christian “Erano così impazienti”
“Non avrei desiderato nulla di meglio che trovarli qui” prendo i miei bambini per mano e insieme saliamo le scalette del portico.
La ringhiera esterna è interamente adornata di palloncini rosa, alla porta c’è una coccarda bianca e rosa a forma di orsetto con la scritta BENVENUTA ALLISON.
“Guarda mamma” Phoebe mi indica tutti i palloncini “Li abbiamo messi noi”
“Sono bellissimi!”
“Anche in cameretta di Allie ci sono dei palloncini” mi informa Teddy.
“Sono sicura che saranno bellissimi anche quelli”
Gail ci precede, aprendo la porta d’ingresso, e ci conduce lungo l’atrio fino al salone, dove tutta la nostra famiglia al completo ci accoglie con un grande applauso. Da una parete all’altra è appeso un enorme striscione con il fondo bianco e le lettere fucsia che riporta la stessa scritta della coccarda. Il tavolo del salone è imbandito con la tovaglia delle grandi occasioni e apparecchiato con stuzzichini e vivande di ogni tipo. In un angolo del salone c’è un tavolino più piccolo con una tovaglia di carta rosa, un’elegante organizzazione di vassoi, ciotoline e alzatine con confetti e dolciumi di vario tipo, tutti decorati o glassati con il rosa. Davanti a tutto c’è una scritta rosa in polistirolo con il nome ALLISON e dietro un paio di foto scattate in questi giorni, una con me e Christian e un’altra con Teddy e Phoebe.
È tutto perfetto e inevitabilmente io comincio a piangere. Mi sento felice, emozionata, coccolata e soprattutto fortunata.
I primi a venirmi incontro sono i miei genitori, che mi accolgono in un bellissimo abbraccio, di quelli che ti fanno sentire ancora figlia, ancora piccola.
“Come ti senti, tesoro?” domanda mio padre, accarezzandomi i capelli.
“Un po’ stanca, ma molto felice”
Dopo di loro tocca ai genitori di Christian e poi mio fratello, i miei cognati e i miei nipotini meravigliosi. Tutti abbracciano me e poi concentrano la loro attenzione su Allie, che si sta svegliando. Non appena apre gli occhi, la slego dal seggiolino e la prendo in braccio.
“Amore, siamo a casetta, finalmente” mormoro, baciandole la fronte.
Mi siedo sul divano, così che anche i bambini possano vederla, e i miei figli subito abbracciano me e accarezzano la sorellina.
“Mamma, facciamo vedere ad Allie la sua cameretta?” propone Teddy.
“Va bene, andiamo”
Porgo la bambina a Christian prima di alzarmi, e tutti e cinque ci dirigiamo al piano di sopra. Teddy e Phoebe mi tengono per mano, ed è dolcissimo il modo in cui mi osservano ad ogni gradino per capire se sto al loro passo.
Sulla porta della cameretta di Allie c’è già la targhetta con il suo nome, e oltre la porta c’è un piccolo mondo tutto rosa. Oltre ai mobili e agli altri complementi e accessori che ho sistemato io, noto in un angolo l’enorme orso che i miei figli hanno portato in ospedale, un palloncino rosa a forma di nuvola agganciato al pomello dell’armadio, una cornice appesa alla parete con all’interno la nostra prima foto in cinque e sul davanzale della finestra una bambola che conosco molto bene.
“Ma è..?”
“Sì” mi anticipa Christian “È la tua bambola, quella di quando eri bambina e che hai regalato a Phoebe, lei ha detto che vuole regalarla ad Allie. Vero piccola?”
Mia figlia annuisce, con un sorriso orgoglioso, ed io mi siedo sul divanetto per poterla stringere forte tra le mie braccia.
“Piccola mia, hai fatto ad Allie un regalo bellissimo”
Christian si siede accanto a me con nostra figlia in braccio, e Teddy e Phoebe ancora una volta le si avvicinano per lasciarle un bacino sulla mano o sulla fronte.
“Mamma, ma è vero che i bimbi piccoli di notte piangono tanto?” chiede ad un tratto Teddy, un po’ preoccupato.
“Chi te lo ha detto??”
“Lo zio Elliot”
Dovrò ricordarmi di strangolarlo.
“Beeh, a volte può succedere, ma non sempre. O almeno spero..”
Dopo un pranzo eccezionale preparato da Gail, suggellato da una torta fantastica e qualche scatto di famiglia, i nostri familiari nel tardo pomeriggio vanno via. È stato stupendo trovarli tutti qui e festeggiare l’arrivo a casa della nostra principessa, ma non posso negare di aver bisogno adesso di un po’ di tranquillità. Mi sento davvero stanca e l’unica cosa che desidero è stare un po’ con mio marito e i nostri bambini.
Christian è seduto sul divano, con lo sguardo ipnotizzato dal cellulare, sicuramente impegnato a leggere qualche mail di lavoro, Teddy e Phoebe sono seduti sul tappeto a guardare il loro cartone preferito in tv (non capirò mai perché i bambini trovino più comodo il pavimento piuttosto che il divano, il letto o la poltrona), e la piccolina di casa è nella sua carrozzina a dormire; dopo essere stata tutto il giorno al centro dell’attenzione, è stanca anche lei.
Avvertendo i miei passi, Christian solleva lo sguardo dal cellulare e lo mette subito da parte, invitandomi a sedermi accanto a lui. Mi attira tra le sue braccia, facendomi adagiare sul suo petto, e mi accarezza i capelli.
“Sei stanca, eh?”
“Sì, non posso negarlo. Vorrei fare una doccia, ma non so se faccio in tempo: Allie dovrebbe mangiare tra appena mezz’ora”
“Vai, tanto qui ci siamo noi. Rilassati un po’ così avrai anche più energie dopo”
Ascolto il suo consiglio e, con la mia consueta lentezza di questi giorni, salgo in camera a prendere la biancheria pulita e una comoda tuta, e poi mi dirigo in bagno. Posso finalmente godermi una doccia a casa mia, tra i miei spazi, e quando ne esco mi sento davvero rigenerata. Mi asciugo rapidamente e indosso la mia tuta preferita, spazzolo i capelli, sciacquo il viso e faccio ritorno in salone.
Christian è ancora sul divano, questa volta con Allie in braccio, e Teddy e Phoebe sono seduti accanto a lui.
“Papi perché non vuole il ciuccio?” domanda il mio ometto, perplesso.
“Perché ha fame, vuole il latte, e nel ciuccio di certo non c’è”
“È in cucina?” chiede Phoebe, e non riesco a trattenere una risata.
Si voltano tutti e tre verso di me.
“No, amore mio. Allie vuole il mio latte, non quello che abbiamo in cucina” le spiego, sedendomi sul divano e abbassando la zip della tuta. Slaccio il reggiseno e prendo la piccolina dalle braccia di Christian, la adagio per bene sul cuscino per l’allattamento e poi la attacco al seno. Lei mangia contenta, sotto lo sguardo attento e curioso dei suoi fratelli, che se ne stanno zitti zitti sulle gambe del loro papà.
Dopo la poppata e il consueto ruttino, Teddy e Phoebe tornano ai loro cartoni animati ed io mi distendo un po’ sulla penisola del divano, con Allie adagiata sul mio petto, nonostante l’insistenza di mio marito nel volermi spedire a letto.
“Non voglio stare da sola a letto, mi sentirei malata. Sto così bene qui. Ho i bambini a due metri da me, ho te accanto e dalla vetrata vedo anche le luci del giardino”
Christian sospira. “E va bene! Tanto fai sempre come vuoi tu..” si distende accanto a me e coccola sia me che nostra figlia, la quale, però, sembra non avere intenzione di addormentarsi, nonostante i ripetuti sbadigli.
“Se avesse ancora fame?”
“Mi sembra improbabile, ha ciucciato quindici minuti da un seno e quindici dall’altro. Non posso esagerare altrimenti vomita”
Mio marito riflette per qualche istante e poi lo vedo alzarsi di scatto.
“Ho un’idea!” esclama, avvicinandosi al pianoforte.
Si siede sulla panca, scrocchia le dita e poi le posa delicate sui tasti. “Quando era nel pancione le piaceva, speriamo le piaccia ancora”. Inizia a far scorrere le dita e in pochi secondi riconosco la melodia di Perfect di Ed Sheeran.
Sorrido, emozionata, soprattutto quando lui inizia a cantare sottovoce. Persino Teddy e Phoebe hanno abbandonato il televisore e sono completamente ammaliati dalla voce e dalla bravura del loro papà. Accarezzo delicatamente la testolina e la schiena di Allie e pian piano la sento rilassarsi. Nel frattempo ammiro il mio uomo e assecondo le lacrime che premono per uscire, perché mai nella vita ho ascoltato nulla di più bello. È tangibile, si sente nell’aria tutto l’amore che Christian mette in questa esecuzione, l’intensità del brano, la dolcezza delle parole.
Al termine della canzone Allie si è addormentata, Teddy e Phoebe applaudono, ed io ho le guance bagnate di lacrime.
Christian si alza e viene a sedersi nuovamente accanto a me, sorridendo fiero nel notare che la ninna nanna ha avuto l’effetto sperato.
“Ohi, cosa succede?” sussurra poi, sfiorandomi il viso umido.
Tiro su con il naso e non faccio in tempo a rispondergli, perché sopraggiungono i nostri figli, che mi guardano perplessi.
“Mamma, pecchè piangi?” chiede Phoebe, con la sua inconfondibile dolcezza.
Allungo una mano per scostarle una ciocca di capelli dietro all’orecchio, e poi le sfioro il viso. “Perché sono felice, amore mio. Sono tanto felice”
 
 

Angolo me.
Buongiorno/pomeriggio mie meravigliose lettrici.
Come state? Spero stiate trascorrendo o abbiate trascorso delle belle vacanze.
Da dove inizio con le scuse?? Come al solito sono imperdonabile, vi ho fatto attendere oltre due mesi e non so davvero come chiedervi scusa. Spero che con questo capitolo, almeno in piccola parte, mi sia fatta perdonare. Vi avevo già avvisate che prima di (almeno) metà luglio non avrei potuto pubblicare niente, causa sessione estiva. Gli esami sono andati molto bene e tecnicamente a metà luglio avevo terminato e avevo un bel po’ di tempo libero, ma è subentrato un enorme problema: il famigerato, temutissimo, blocco dello scrittore (che poi scrittore, nel mio caso, è un parolone). Anche se avevo ben in mente la successione delle vicende, non riuscivo ad aprire word e iniziare a scrivere. Come ben sapete, non mi piace scrivere in maniera forzata, e ancora meno pubblicare un capitolo di cui non sono convinta. Così ho aspettato che passasse, e questo capitolo è venuto giù in meno di una settimana, dopo il mio rientro da una breve vacanza con gli amici.
Come avrete visto, l’ho concentrato quasi tutto in ospedale, perché è lì che si vivono i primi momenti e le prime emozioni con il proprio bambino; ci ho anche inserito qualche nozione infermieristica, per aggiungere, in qualche modo, un pizzico di me. Il momento, per me, più importante e più delicato da scrivere è stato l’incontro di Teddy e Phoebe con la loro sorellina. Ho provato a mettermi nei panni di Anastasia e a vivere le sue emozioni, e spero tanto di essere riuscita a descriverle e a trasmetterle nel modo giusto.
Spero tanto che vi sia piaciuto, e sono impaziente di leggere le vostre opinioni. Sappiate che, anche se spesso impiego diversi giorni per rispondere alle recensioni, le leggo subito, e mi rendono immensamente felice.
Nel prossimo capitolo assisteremo ai primi giorni della nuova vita in 5 dei nostri protagonisti, e anche ai preparativi per il Natale, che è il periodo dell’anno che amo di più in assoluto. Come capita spesso in questi ultimi mesi, non posso garantire alcuna tempistica per il prossimo aggiornamento, perché nelle prossime settimane sarò impegnata con la tesi e l’ultimo esame che avrò a settembre, spero mi capiate.
Vi ringrazio immensamente per il vostro affetto e la vostra enorme pazienza. Ricordate sempre che senza di voi la mia storia non avrebbe ragione di esistere.
Vi abbraccio forte.
A presto (spero).
Mery.
 
 
 
   
 
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