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Autore: fandani03    19/08/2019    0 recensioni
E se Stefan non avesse preso la verbena e Damon avesse potuto soggiogarlo? Cosa sarebbe successo?
Dall'introduzione:
"Caro diario, [..] in questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente. Ed oggi mi trovo qui a tirare le somme. Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia."
Dal testo:
"..la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto."
Elena e Stefan...sopravvissuti, lacerati, ciascuno in cerca della propria strada. Per i nostri protagonisti ogni giorno rappresenta un piccolo passo verso la Rinascita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12 - Certezze, equivoci...

In quelle poche settimane dalla fine di luglio erano successe così tante cose. Il mio compleanno, Josh, il ballo della scuola, Stefan picchiato da quei poco di buono.
Il mio cuore aveva subito tanti scossoni, molti dei quali erano ancora difficili da gestire. Ma in quel breve periodo di tempo mi ero resa conto, per certo, di dover chiudere in fretta la storia con Josh, per il mio bene ma soprattutto per il suo, e di dover guardare oltre. Dovevo smettere di passare le mie giornate cercando di riempire ogni attimo, ogni vuoto, per non sentire i pensieri nella mia testa o il cuore che pulsava. E dovevo prendere ciò che la vita mi stava offrendo. Ed era lì, vicino a me. Era quasi troppo bello e troppo perfetto. Pensare di poter avere la felicità a portata di mano mi faceva paura, mi aveva fatto paura per molto tempo. Forse ero certa di non meritarlo, ero certa che non mi spettasse. Ma mi sbagliavo.
E la paura provata nei giorni appena trascorsi mi aveva aiutato a tornare alla realtà, a desiderare di vivere la mia vita.
Ma non fu un’imposizione razionale, questo scatto dentro di me arrivò spontaneo. E gli eventi fecero gran parte del lavoro.
Avevo lasciato Stefan in ospedale, quella sera, ed ero tornata a casa con in testa solo il pensiero di lui e di volergli stare vicino.
E ancora non sapevo che quella tremenda serata dopo il ballo sarebbe stata ben presto archiviata per avventure ben peggiori di cui, a quanto pare, noi altri non riusciamo proprio a fare a meno.


Stefan dovette rimanere in ospedale molto a lungo. Alla terapia intensiva erano seguiti lungi giorni di degenza, risolutiva quanto lenta e noiosa. Fortunatamente gli amici erano tanti. Quella stanza non era mai stata vuota.
La piccola Kristen, dopo molti tentennamenti, si era rivolta a Caroline, incontrata al Grill, alla quale aveva chiesto di accompagnarla a salutare Stefan in ospedale. Si sentiva molto in colpa, sebbene tutti le ripetessero che lei non aveva alcuna responsabilità. Certamente non per le azioni sconsiderate di quei ragazzi.
I giovani teppisti erano stati espulsi dalla scuola, tutti quanti. Avrebbero ripetuto l’anno. Dovevano rimanere agli arresti domiciliari in attesa di processo, che sarebbe probabilmente stato rapido e avrebbe portato ad una condanna esemplare per servizi socialmente utili. Questo era quanto aveva ipotizzato Matt.
Erano tutti minorenni, fatta eccezione per Kevin. La compulsione li aveva resi meno impulsivi, ma dovevano scontare al loro pena secondo quanto previsto dalla legge.
Poiché nessuno dei ragazzi, neppure Alaric, aveva chiamato la polizia la sera del pestaggio, Caroline fu costretta a soggiogare anche gli agenti, colleghi di Matt, affinché ricordassero di essere intervenuto sul posto e averli condotti in stato di fermo, per poi rilasciarli e condurli agli arresti domiciliari la mattina seguente.
Era faticoso vivere in mezzo alle regole dei vampiri, Matt aveva ragione. Gli eventi venivano alterati e lui detestava che ciò accadesse. Ma non si era opposto unicamente perché in mezzo c’erano i suoi amici.
Kristen aveva avuto da fare con la sua coscienza, per giorni. Nonostante non ricordasse molte cose, ricordava però molto bene di essersi ubriacata in bagno ed essere stata soccorsa da Stefan e dalla sua amica. Provava vergogna e poca stima di se stessa. Aveva avuto una breve e stupida storia con Kevin. Lui le aveva rivolto molte attenzioni e lei era caduta nella sua rete, come lui aveva previsto. E dopo un paio di appuntamenti e un paio di serate bollenti, Kristen si era però resa conto di non essere interessata a quel tipo di ragazzo. Voleva staccarsi da lui ma non aveva capito di avere a che fare con un giovane disturbato, possessivo e con poco autocontrollo. E, dal momento in cui aveva cominciato a rifiutare le sue avances, Kevin era diventato ancora più aggressivo. E la sera del ballo era stato Stefan a farne le spese.
Avrebbe dovuto avvertirlo, avrebbe dovuto spiegare in che situazione si era messa. Ma si vergognava di ammettere e raccontare che aveva accettato di uscire con Kevin solo nella speranza di far ingelosire Joshua. Il quale, invece, era rimasto totalmente ancorato alla sua storia con Elena, ignorando completamente Kristen ogni volta che si presentava al Grill, da sola o accompagnata dal giocatore di Football.
Voleva scusarsi con Stefan, voleva discolparsi. Lo fece e, fortunatamente, dopo essere entrata in quella stanza, la prima volta accompagnata da Caroline, le remore erano completamente scomparse e aveva cominciato ad andare da lui quasi ogni giorno.

Quel giorno, come altri precedenti, Kristen si era recata in ospedale per salutare Stefan e, fuori dalla porta, aveva incontrato Caroline, giunta lì per la stessa ragione.
La vampira, tenendo la giovane sotto braccio, aveva spalancato la porta della stanza.
- “Ehi, guarda un po’ chi ti porto oggi per un po’ di piacevole compagnia??... Oh, ciao Elena…” - non si accorse subito che nella stanza c’era anche Elena.
Era certa che la sua amica non provasse alcun tipo di gelosia, era evidente che Stefan non aveva occhi che per lei. O quasi, chi poteva dirlo in fondo. Dopotutto Kristen era davvero molto bella…
Caroline si era resa conto solamente alcuni giorni dopo che quell’ingerenza avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi! Ma non era certamente da lei far scorrere la vita davanti ai suoi occhi. Fece poi tutto il necessario per riportare tutto nella giusta direzione.

- “Ciao Kristen…come stai?” - chiese Elena con cortesia.
- “Scusatemi, non volevo disturbare, io…volevo solo sapere come sta Stefan, ma posso tornare in un altro momento..” -
- “Ti prego entra, sono felice di vederti… sono qui da quasi due settimane e quando la signorina Gilbert mi viene e trovare non mi permette neppure di alzarmi dal letto! Le visite sono sempre gradite…” - strizzò l’occhio alla giovanissima ragazza.
- “Non dire sciocchezze, se ti fossi alzato ogni volta che lo desideravi, avresti ancora le costole in tanti pezzettini. Invece stai guarendo e, per fortuna, stai per tornare a casa!” -
Stefan era seduto su una comoda poltrona che aveva conquistato con fatica, dopo essere rimasto inchiodato al letto a causa di fratture multiple alle costole. Era stato fortunato, dicevano, nessuna costola aveva perforato i polmoni, ma doveva prestare molta attenzione.
E tutti i suoi amici, a turno, si assicuravano che non gli mancasse l’assistenza necessaria.
Elena andava da lui tutti i giorni e il ragazzo aveva dovuto cedere ed accettare ogni tipo di premura.
Era stata una dura prova da superare, per il suo orgoglio e per la sua natura maschile!
Ma Elena non aveva voluto sentire ragioni e lo aveva gestito senza lasciarsi condizionare, senza imbarazzo, senza ascoltare le sue rimostranze.
La giovane Gilbert osservò nuovamente Kristen, bellissima come certamente aveva notato anche Stefan.
Che intenzioni hai, caro Stefan? Vuoi forse farmi ingelosire?
No, non doveva cadere in quella trappola, non ora.
Era rimasta qualche istante senza parole, ma si riscosse e si decise ad alzarsi e ad avviarsi verso la porta.
- “Entra pure, io approfitto per andare a casa… Stefan, ci vediamo domani, finalmente domani è il grande giorno!” - il giorno seguente sarebbe stato finalmente dimesso dall’ospedale.
Elena e Stefan si scambiarono un veloce sguardo di intesa.
Nei giorni appena trascorsi non avevano più affrontato argomenti che potessero creare loro disagio. Non era il momento. Elena, inoltre, non aveva realmente chiuso con Josh. Il ragazzo aveva preso le distanze ma non si era ancora arreso. Si erano visti un paio di volte al Grill e avevano bevuto insieme, lui le aveva proposto di accompagnarla a casa ma lei aveva rifiutato adducendo ogni volta una scusa diversa. E il più delle volte, dopo quella bevuta, era corsa in ospedale da Stefan.
Dentro di sé tutto era chiaro, ma forse Josh aveva bisogno di più tempo per accettarlo, aveva deciso di darglielo. La sua vita rimaneva, al momento, sempre un enorme trambusto di sentimenti e confusione.

Sai Damon, ogni volta che la vedo entrare in questa stanza è come se il soffitto si aprisse e potessi vedere il sole, la luce o le stelle. Sono in vena romantica, lo so. Lo sono sempre stato, giusto?
Eppure è così. E so che raccontartelo non è sbagliato, perché so che puoi comprendere, so che lei faceva provare anche a te le stesse cose.
Non so dirti perché non sono ancora riuscito a dirglielo, devo farlo, lo farò…
La sera in cui mi hanno riempito di botte…beh, è stata davvero una serata orrenda. Ma lei era lì, lei è rimasta con me senza lasciarmi mai. E questo ha reso quel giorno meno orribile. L’ho sentita vicina, per la prima volta dopo anni. Per un attimo ho pensato fosse…pronta. Ma forse mi sbagliavo, non lo è ancora.
Mi dicono che va ancora a trovare quel barista, al Grill. Non capisco cosa provi per lui, non riesco neppure a immaginare come trascorra il suo tempo con lui. Mesi fa non mi importava, ora mi ribolle il sangue se solo mi soffermo a immaginare lui che la sfiora, o la abbraccia, o la bacia. Vorrei prenderlo a pugni ma in questo momento decisamente non sono nella mia forma migliore.
Ma non escludo di farlo, un giorno di questi!
E poi c’è Kristen, continua a venire qui. E’ bellissima ed è sicuramente disponibile. Donovan dice che sono un idiota. Ma credo che anche lei sia presa dal barista.
Lo so, anche tu stai pensando io sia un idiota. Sono un idiota perché non ho ancora parlato con Elena, sono un idiota perché non sto approfittando di una bellissima diciottenne. Dai, Damon, lo sai che non è nel mio stile. E qualcosa invece mi dice che la piccola Kristen abbia bisogno di aiuto per avvicinarsi al bel Josh. In fondo potrei solo averne un tornaconto… Ma che dico? Questo non è da me. Molto alla Damon direi! E poi… nel mio cuore non c’è posto per nessun’altra. Ma questo tu lo sai già.


Sì, forse nel suo cuore c’era solo Elena, eppure l’arrivo di Kristen, ogni giorno, stuzzicava i suoi sensi e il suo istinto di predatore. O forse, semplicemente, sperava di far scattare qualcosa nella sua dolce mora, qualcosa che andasse oltre all’assistenza da brava infermiera.
- “Mi dispiace di aver disturbato, forse era un…momento privato… con Elena intendo…” -
- “Cosa? Beh, non so rispondere, lo sai?” -
- “Sì che lo sai…. Lo sanno tutti!” - sorrise, quasi arrossendo. Dalla sera del ballo Kristen era molto cambiata. L’aria strafottente aveva lasciato spazio ad una ragazza molto più dolce e certamente più insicura.
A Stefan era molto chiaro che le sue visite non miravano a conquistarlo. Sicuramente si sentiva in colpa, forse voleva sdebitarsi.
Dopo l’osservazione di Kristen, Stefan aveva abbassato lo sguardo e si era voltato per guardare fuori dalla finestra. Mille pensieri avevano affollato la sua mente in quella lunga permanenza in quella stanza.
e ciò che Kristen aveva appena detto lo aveva spinto a riflettere seriamente. Per giorni si era ritrovato a rimuginare su Elena e su cosa dire, o cosa fare. E in quel momento si era reso conto che tutto era chiaro a tutti, forse a tutti tranne che ai diretti interessati. Non poteva che sorridere sopra questa curioso periodo di vita in cui si trovava. E forse Elena provava le stesse cose.
- “Sì, sono un idiota, Damon…” - sussurrò.
- “Che hai detto?” -
- “No, nulla di importante. Ehi, Kristen…dovresti farmi un favore…” -
- “Certo, quello che vuoi…” -

Elena e Caroline si ritrovarono nel parcheggio dell’ospedale, stavano per salire in macchina. Elena non aveva proferito parola.
- “Elena, accidenti, cosa devo fare con te?” – affermò di getto Caroline, fermandosi di colpo.
- “Cosa? Che c’è ora?” -
- “Ti stai logorando di gelosia ma rimani lì, immobile!” -
- “Io non mi to logorando di gelosia!” - rispose Elena con tono piccato, continuando a camminare.
- “Sì, invece… oh, accidenti, persino io non riesco più a tollerare quella ragazzina tra i piedi…e io, ecco… io non penso più a lui in quel modo…” -
- “Caroline…. Ti ringrazio, ho capito le tue intenzioni ma ti stai sbagliando.! “ – dovette fermarsi, suo malgrado, e intraprendere questo scambio che si sarebbe volentieri risparmiata.
- “Davvero? Mi sto sbagliando?” -
- “Sì… ma per una ragione molto semplice…” -
- “Sentiamo….” - la bionda si appoggiò alla macchina incrociando le braccia sul petto.
- “Perché non credo di aver motivo di essere gelosa…. Perché, insomma, io credo che lui…” -
- “Che lui sia follemente innamorato di te?” -
- “Ecco, credo sia possibile….” – annuì quasi arrossendo.
- “Ma certo che lo è!! E’ solo che non resterà insensibile alla biondina per tutta la vita… svegliati, Elena, è giovane e bella…” -
- “Ma non credo sia davvero interessata a Stefan…” -
- “E cosa te lo fa credere?” -
- “Non lo so, diciamo che me lo dice l’istinto…” -
- “Sarà come dici, ma ti ricordo che gli uomini sono tutti uguali, ormai dovremmo saperne qualcosa, tu ed io, non credi?” -
- “E’ vero…ma Stefan non è…tutti gli uomini, tu ed io dovremmo saperne qualcosa, non credi?” - strizzò l’occhio all’amica.
- “Aaah, mi arrendo, su questo hai ragione, Stefan non è mai stato come gli altri….” -
- “Caroline, devo andare…” -
- “Dove te ne vai?” -
- “Al Grill…” -
- “Elena!” -
- “Vado a dire a Josh che è finita. Non l’ho ancora fatto veramente e non voglio aspettare oltre!” -
- “Era ora!” -
Sorrisero entrambe e si salutarono. Elena salì nella sua auto e lo stesso fece Caroline.

Il suo cuore aveva subito un'improvvisa accelerazione. Era salita in macchina con un solo desiderio: chiudere la faccenda sospesa con Josh e correre nuovamente da Stefan. Era ciò che voleva, sì, in fondo non aveva dubbi. Voleva riportarlo a casa, stare con lui, prendersi cura di lui. Avrebbero avuto modo di parlare, di capirsi, di ritrovarsi. Dovevano solo provarci.

- “Diamine, Matt… possibile tu sappia pensare solo al lavoro?” -
- “Non ho detto che non ci sarò, solo che forse arriverò tardi…” -
Jeremy lo rimproverava spesso per la sua abnegazione sul lavoro.
- “Volevamo solo organizzare una sorpresa per Stefan, avanti Matt…” -
- “Incredibile, sembra di sentir parlare Caroline!!” -
- “Passo molto con lei, vivo in quella casa, in caso te ne fossi dimenticato. Anche tu saresti coinvolto se per giorni non sentissi parlare d’altro! Fortunatamente ogni tanto mi allontano per qualche missione…” -
- “Già… le tu missioni segrete da cacciatore di vampiri per conto della Scuola Salvatore, come dimenticarlo…” -
- “Lo so che non approvi…” -
- “Non è che non approvo, è solo che…..” -
- “Cosa?” -
- “Mi dispiace tu non riesca a costruirti una vita tutta tua…” -
- “Senti chi parla…” -
- “Jeremy, la mia perdita è stata troppo grande perché io possa guardare la vita con gli occhi di un normale ragazzo della mia età…guarda Elena…” -
- “Lo so, ti capisco… non volevo essere insensibile..” -
- “Non lo sei stato, anche tu hai perso molto. Bonnie… è molto lontana al momento…” -
- “Già… Bonnie..” -
- “Ti manca?” -
- “Certo che mi manca… in fondo per me non c’è mai stata nessun’altra dopo di lei..” -
- “Incredibile, tu ed Elena siete davvero fratelli, o cugini? Insomma, siete uguali, e siete troppo complicati!” -
- “Davvero? Dici che sono complicato come mia sorella che non riesce a riconoscere di essere nuovamente innamorata di Stefan?” -
- “No, credo che lei ci stia arrivando. Sono testardi quei due, ma sono certo che si stiano davvero riavvicinando. Hanno perso entrambi Damon. Ci vuole tempo… Ma tu….” -
- “Lei ha perso Enzo… non tornerà..” -
- “Non ancora, ma non si può dire, col tempo…” -
- “Cosa dovrei fare? Aspettare in eterno? Non sono un vampiro…” -
- “Allora è migliore la prospettiva di dare la caccia ai vampiri? Forse potresti fare un viaggetto a Parigi… potrebbe portare risultati migliori per la tua vita…” -
- “Parigi… beh, non sarebbe male in effetti….” -
- “Ehi, voi due…” - la signora Forbes stava giungendo verso di loro “trotterellando” con passo allegro. Organizzare feste era il suo ambiente naturale.
- “Ciao Caroline…” - i due si guardarono preoccupati. Erano seduti sui gradini del grande ingresso Salvatore da un bel po’ ormai. Era inevitabile che la lunga pausa venisse interrotta. Ma sapevano che stava per piombare su di loro l’ennesimo ciclone.
- “Mi servono quattro braccia forti, venite con me…” - tirò dritto senza voltarsi, facendo loro segno di seguirli verso la sua macchina.
Il loro compito era portare casse di acqua e molto altro verso la casa di Stefan.
Pausa terminata. I due si ritrovarono di colpo agli ordini della Signora Forbes!


- “Ma sei sicuro di voler andare? A me sembra una pessima idea…” -
- “Perché? Sono abbastanza certo che Elena sia al Grill e voglio provare a raggiungerla e a parlarle, una volta per tutte, prima che per l’ennesima volta si rintani là dentro insieme a Josh…” -
- “Già, ma Elena e Caroline mi uccideranno per averti permesso di firmare le dimissioni e uscire dall’ospedale!” -
- “Tranquilla, prima uccideranno me! E poi domattina tornerò per farmi fare i necessari prelievi, sono a posto accidenti, non ti sembro a posto?!” - sfoggiò un sorriso smagliante.
- “Stefan Salvatore, tu sei sempre a posto, in splendida forma anche con venti fratture. Nessuna ragazza del nostro liceo riesce a non voltarsi quando appari tu….” -
- “Wow, potrei montarmi la testa!” -
- “E’ la verità, lo sai” - erano seduti in macchina, Kristen alungò una mano e gli sfiorò una guancia. Stefan provò una stranissima sensazione. Non l’aveva più provata da molto, moltissimo tempo.
Da quando era tornato umano non aveva più avuto relazioni o contatti con alcuna donna. Tanto meno con una ragazza così attraente. Sentì il suo fisico risvegliarsi. Per un attimo si rese conto che la sensazione che provava era simile ad una rinascita. Il suo corpo provava sensazioni umane, quelle vere, quelle di qaundo era un adolscente. Ma non era solo quello. La vita gli aveva dato un'altra possibilità. La possibilità di vivere daccapo tutto ciò di cui, moltissimo tempo prima, era stato privato.
Quindi no, non si sarebbe lasciato risucchiare da una storia superficiale con una donna che non desiderava davvero, non avrebbe più commesso quell'errore. In cuor suo sapeva per certo che non era questo ciò che voleva. Socchiuse gli occhi e le afferrò la mano con delicatezza.
- “Kristen…!” -
- “Sei sicuro di volermi respingere ancora?” -
- “Sì, lo sono… ma solo perché…” -
- “Lo so che sei innamorato di Elena, siamo qui per questo, no?” -
- “Non solo per questo… ma anche perché tu non sei innamorata di me..” -
- “Può darsi, ma che importa?” -
- “Non devi cercare attenzioni solo perché non riesci ad averle da chi desideri davvero…” -
- “Ma se la persona che desidero…desidera un’altra…inutile perdere tempo…e poi tu non sei Kevin, non mi faresti del male…” -
- “Oh no, certo che no. Ma non sarebbe giusto comunque. E’ per questo che siamo qui, oppure no? Kristen…ascoltami, sei bellissima, e molto attraente. Devi solo aspettare il momento giusto. E se non sarà Josh, arriverà qualcun altro…” -
- “Cavolo, Stefan, tu riesci sempre a spiazzarmi. D’accordo, ho ricevuto il messaggio, farò la brava…” -
- “Devi solo pensare a te stessa…a farti del bene…” -
- “Hai ragione…” -
Scesero dalla macchina e si diressero verso l’entrata del Grill.

Elena era lì da un po’, ma non era ancora riuscita nel suo intento, quello per cui si era recata lì tanto in fretta.
Josh l’aveva attirata, con una scusa, nel retro, e lì aveva tentato le sue ultime carte. Elena, per ragioni che a volte non riusciva a comprendere, cedeva alle suo lusinghe e si lasciava coinvolgere.
L’aveva abbracciata e baciata, lei aveva provato a tirarsi indietro ma senza successo.
Lui aveva insistito ancora, lei si era tirata indietro ancora.
Dopo ulteriori pressioni aveva ceduto alle sue carezze, a quelle mani accoglienti che la avvolgevano e la facevano sentire desiderata.
Certo che nel locale non ci fosse nessuno, e che non sarebbe arrivato nessuno per molto tempo, il ragazzo si era lanciato in un ultimo disperato tentativo.
Aveva dato libero sfogo alla sua passione per la bella Elena, cercando di farle sentire tutto il suo desiderio. L’aveva premuta su di sé, stringendola sempre di più, accarezzandole la schiena con molta intensità, scendendo ancora fino a sollevarle il corto vestito che la ragazza indossava quel giorno.
Ma a quel punto per Elena la ragione aveva preso il sopravvento e, di scatto, si era allontanata dal ragazzo, spingendolo via con le mani.
- “Josh, non posso…”  -
- “Cosa? Dici sul serio?” -
- “Non posso….” - scese il silenzio. Elena, a testa bassa, indietreggiò lentamente - “Josh, perdonami…” -
- “No, scusami tu, sono uno stupido…” - emise un leggero sorriso amaro.
- “Io oggi sono venuta qui con un intento ben preciso, ma poi...ti prego di scusarmi. Io non posso più. Ho capito molte cose in questi ultimi giorni..." -
- “Lo so, Elena.. lo so, per questo sono un idiota. Ho cercato di prendere tempo, non so cosa volevo fare…ti chiedo scusa. E’ tutto chiaro da tempo, da quella sera in ospedale, forse anche da prima.” -
- “Mi dispiace…tu sei un ragazzo adorabile, sei stato così paziente con me. E io sono stata così scontrosa, a volte..” -
- “No, questo non è vero, è stato un privilegio per me essere il ragazzo di Elena Gilbert…per un po’ mi sono sentito importante…” - rise con una leggerezza ritrovata - “…e poi però… mi sono innamorato di te…” -
- “Josh, io… non so cosa dire..” -
- “Tu non sei mai stata innamorata di me. Neppure mesi fa, neppure prima che Stefan tornasse nella tua vita…tu lo ami ancora..” -
- “Io..io non lo so, so solo che non posso continuare a prendere in giro un bravo ragazzo come te. C’è una lunga fila, là fuori, di giovani ragazze, libere, che non aspettano altro che essere corteggiate da te, o invitate ad un ballo…” -
- “Vedrò cosa si può fare…” -
- “Ti prego di perdonarmi. Ora devo proprio andare..” -
- “Aspetta, non andare via così, fatti almeno offrire qualcosa da bere…!” -
- “D’accordo, vada per un drink…” -
Josh aprì la porta del retro e si ritrovarono dietro al bancone.
- “Ecco, questo per il nostro ultimo appuntamento…” - aggiunse con tono amaro.
- “Avanti, Josh…” -
- “Scusami, brindiamo e buona vita, Elena…ti auguro il meglio…” - si sporse su di lei e le poggiò un leggero bacio sulle labbra. La giovane non si tirò indietro, ricambiò la tenerezza di quello che sembrava essere davvero un bacio d’addio.
Qualcuno si schiarì la voce.
- “Ehmm.. scusate, non volevamo disturbare…” -
Elena, al suono di quella voce, si staccò immediatamente e, voltandosi, incontrò quegli occhi. Degli occhi verdi e cupi che la scrutavano e le stavano trasmettendo un messaggio molto chiaro.
Delusione.
- “Ehi, che diavolo ci fai qui? Dovresti essere in ospedale…” -
- “Lo so, ho affrettato le dimissioni perché… non importa. Kristen, vorresti accompagnarmi alla macchina?” - il ragazzo si stava avviando già verso l’uscita, camminava ancora a fatica.
- “Aspetta, Stefan…?” - aggiunse Elena, molto scossa. Gli stava già correndo dietro, ma la piccola Kristen le si piantò di fronte.
- “Ehi, Stefan, non hai proprio un buon tempismo, mi dispiace!” - le parole di Josh giunsero inaspettate, a tutti, Elena compresa.
Stefan si fermò di colpo. Era di spalle, la testa bassa.il linguaggio del corpo stava trasmettendo qualcosa.
Per un secondo a Elena sembrò di rivedere qualcosa di familiare, le sembrò chiaramente di rivedere un vampiro un attimo prima di sferrare un attacco.
- "Non ho capito bene..." - Stefan sentiva la rabbia salire, ma stava provando a controllarsi.
Josh aveva girato intorno al bancone ed era seduto su uno sgabello.
- “Volevo solo dire che non è la prima volta che appari in momenti poco opportuni…” - a questo punto ad entrambe le ragazze fu chiaro che la situazione non poteva che degenerare.
Pur non possedendo più la dote di velocità da vampiro, in modo inspiegabile Stefan aveva percorso quella breve distanza tra la porta e il bancone ad una velocità tale che nessuno dei presenti avrebbe potuto prevedere e impedire il pugno che sferrò in faccia all’indomito Josh.
Quest’utimo, attonito ma consapevole di aver cercato questo inevitabile scontro, si asciugò un rivolo di sangue sotto al naso e passo all’attacco senza esitazione, restituendo un potente destro che colpì Stefan in pieno viso, facendolo barcollare.
- “Ora fatela finita” - gridò Elena.
- “Avete avuto quello che volevate, no? Ora basta…” - aggiunse Kristen avvicinandosi ad uno Stefan che faticava a tenersi in piedi.
Ma mentre Josh si ritirava, soddisfatto, dietro al bancone, prendendo in mano un bicchiere e versandosi da bere, Stefan si alzò per dirigersi nuovamente verso l’uscita.
Elena si voltò verso il giovane studente e chiese: - “Josh, tutto bene?” -
- “Sto bene, sto bene…vai pure…dal tuo Stefan” - immediatamente si lanciò verso l’uscita.
- “Stefan, aspetta…!” -
Il ragazzo si voltò lanciandole un’occhiata fulminante che difficilmente si poteva dimenticare.
Aveva visto quello sguardo già una volta in passato, quando gli aveva confidato di aver baciato Damon.
Ora non poteva sopportare di ferirlo nuovamente, non era quello che desiderava accidenti. Era arrivata al Grill con altre intenzioni e ora era successo un disastro.
Kristen si era avvicinata a Stefan vedendo che arrancava nella sua faticosa camminata, ma lui rifiutò ogni aiuto, le scansò la mano e uscì senza voltarsi.

La porta del Grill si richiuse. I tre giovani rimasero lì, circondati dal chiassoso silenzio del loro imbarazzo. Immersi nell’ascolto degli stupidi errori appena commessi.
E anche Kristen scelse consciamente di fare la sua parte in quella piccola farsa. Non riuscì più a trattenersi.
- “Non ti capisco, Elena…cosa vuoi, esattamente? Vuoi Stefan? Vuoi Josh? Forse dovresti deciderti e lasciare spazio anche a qualcun’altro, prima o poi!” - le parlò con tono deciso e astioso. Per la prima volta aveva affrontato a testa alta le sue paure senza tirarsi indietro. Vedeva Elena come una rivale e non riuscì a nasconderlo. Sembrava che ogni ragazzo fosse interessato esclusivamente ad Elena Gilbert, non riusciva a capacitarsene. Sebbene l’incidente accaduto a Stefan avesse sgretolato, almeno in parte, quel distacco fatto di astio e contesa, aver visto quel bacio aveva fatto riemergere rancore e gelosia. Era più forte di lei. Indubbiamente, sebbene si fosse sforzata di dimenticarlo, continuava a pensare a lui e a desiderare quel ragazzo.
Dopo aver ascoltato quella parole taglienti, senza però distogliere lo sguardo dalla porta di uscita del Grill,  Elena aveva cercato di trovare risposte adeguate per dare una spiegazione, ma sapeva che non sarebbero servite. In quel momento Kristen vedeva solamente ciò che voleva vedere. E probabilmente la stessa cosa era accaduta a Stefan. Per questa ragione, in quel momento, non poteva perdere tempo a dare spiegazioni a quella ragazzina, c’era qualcosa di molto più importante da risolvere.
- “Scusami, Kristen, hai ragione su molte cose, ma ora non ho tempo, devo andare…” -
la ragazza uscì in fretta dal locale per raggiungere il suo amico in fuga.
- “Certo, vai pure, vediamo se ti ascolterà…” - borbottò tra sé Kristen.
Rivolse un improvviso sguardo a Josh. Questa volta era diretto e senza esitazione.
- "E tu? Dovevi proprio provocarlo? Pensi che così avrai Elena tutta per te?" -
- "Oh no, decisamente. Non so perché l’ho fatto. Elena mi ha appena lasciato, diciamo che non avevo più niente da perdere..." -
- "Come...lasciato? E quel bacio?" -
- "Mah, direi un bacio d'addio..." -
- "Ah, sul serio?" - gli occhi di Kristen si illuminarono, suo malgrado. la posizione del corpo cambiò repentina, assunse una postura più suadente, senza neppure rendersene conto. Si ricompose aggiustando qualche ciocca qua e là e si diresse verso il bancone.
- “Credi che non riusciranno a chiarirsi?” - aggiunse Josh tentando malamente di sembrare disinteressato. Intanto aveva afferrato una bottiglia da sotto il bancone.
- “Cosa ti importa? In fondo così potrai assicurarti la disponibilità di Elena Gilbert ancora per un po’, giusto?” -
- “Però… la lingua non ti manca, vedo…” - prese un bicchiere.
- “Comunque sì, si chiariranno. E’ solo questione di tempo. Lo sanno tutti, ormai, che quei due sono fatti l’uno per l’altra…” -
- “Ho capito…cioè…insomma, non avevo capito…” -
- “Non avresti potuto, ci siamo decisi solo oggi a fare questo passo, diciamo definitivo…” -
- “Io credevo, cioè Stefan credeva…che questa cosa fosse finita da un po’…” -
- “Lo è, finita da un po’. Ma non ce lo eravamo ancora detti esplicitamente. Sono stato un idiota a non capire subito. In fondo quei due si conoscono da molti anni…” -
- “Ma lei ha avuto una storia col fratello di Stefan…” -
- “Sì, lo so. Che però ora è morto… insomma, sono problemi loro. Non so perché ho perso tutto questo tempo dietro a lei…” -
- “Mmmmm….credo che ti serva un bel bicchiere, in compagnia però..." – si mise comoda e si sporse leggermente sul bancone. 
Josh alzò lo sguardo e intravide questa figura, delicata e minuta, quanto maliziosa e audace. Forse era la prima volta che la osservava davvero. Era davvero attraente e bella. E, per la prima volta, aveva notato anche una certa nota di simpatia pungete che non gli dispiaceva affatto.
- "Cosa ti offro biondina? E' ora di voltare pagina..." -
- "Ehi...non ti azzardare più a chiamarmi biondina!" -
Josh sorrise e, senza quasi rendersene conto, aveva già afferrato un altro bicchiere e l’aveva poggiato con un sonoro tonfo sul bancone.
- “Barbourn…ma solo per oggi, sei ancora minorenne!” -
- “Brindiamo al passato…” -
- “E al futuro….” - aggiunse la ragazza sfoggiando il suo migliore sorriso.

Era già arrivato a metà strada ma non riusciva a proseguire con agilità. I dolori al costato non gli consentivano movimenti rapidi, accidenti. Si sentiva un vecchio, solo e incapace di provvedere a se stesso.
Si era fatto accompagnare da Kristen, fino al Grill, e la sua macchina era chissà dove. Dalla sera del ballo non aveva più chiesto niente. Forse qualcuno gliel’aveva riportata a casa.
- “Stefan…” - la voce di Elena gli giunse alle spalle. Sapeva che lo avrebbe seguito. Ed era certo che, al momento, chiunque avrebbe potuto raggiungerlo in fretta.
- “Cosa vuoi?” - rispose Stefan senza neppure voltarsi.
- “Accidenti, dovevi per forza scappare così? Non dovresti camminare così tanto…” -
- “E cosa dovevo fare?” - si voltò di scatto, negli occhi una luce che ad Elena era quasi sconosciuta. L’aveva vista, ma di rado. Era arrabbiato.
- “Non mi hai neppure dato il tempo..” -
- “Di fare cosa? Di imbastire una scusa? Di ricordarmi che …non sei pronta? Scusami Elena, la colpa è mia, la mia mente, evidentemente, ha corso troppo…” - parole che uscirono cariche di disillusione.
- “Non è vero, devi ascoltarmi, non hai sbagliato niente, sono io ad aver sbagliato, dovevo spiegarmi meglio, Stefan ascoltami…” - gli prese un braccio ma il ragazzo lo tirò via con una certa irruenza.
- “Mi sono sbagliato…dovevo dare ascolto alla mia parte razionale. Sai, quella che per anni mi ha impedito di impazzire…” - alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Elena.
- “Ma che dici? Io sono qui…” -
- “Non è vero, non ci sei…non ancora almeno. Ora, però, devo davvero andare. Non sono più un vampiro, ricordi? Devo riposare. L’ha detto il medico...” -
- “D’accordo, ora vai a casa…ne riparleremo..” - Elena abbassò lo sguardo in segno di resa. Era chiaro che in quell’istante non l’avrebbe ascoltata.
- “Chi può dirlo, forse…” - si incamminò e si allontanò da lei, senza neppure voltarsi, lasciandola attonita, in piedi al centro del parcheggio del Grill.
Aveva sbagliato tutto, non riusciva a capacitarsi di essere stata tanto stupida, ora lui aveva frainteso e non era riuscita a spiegarsi. Era un bacio d’addio, dannazione. Ma forse questo a Stefan non sarebbe importato comunque.
Prese in mano il cellulare e cercò Caroline tra le ultime chiamate.
- “Caroline…ehi, sei a casa Salvatore?” -
- “Sì, come sempre, perché?” -
- “Abbiamo un problema…” -
Caroline aveva organizzato la festa di bentornato per il giorno seguente, ma Stefan aveva spiazzato tutti uscendo dall’ospedale in anticipo.
A questo punto non solo era arrabbiato, ma stava andando a casa sua, dove non avrebbe trovato nessuno.
Elena raccontò in fretta all’amica quanto era appena accaduto.
Per fortuna la straordinaria organizzatrice non si faceva mai cogliere di sorpresa ed aveva affidato dei compiti ben precisi a tutti gli amici con molto anticipo.
Sapeva che Matt e Jeremy, in quel momento, probabilmente si trovavano esattamente a casa di Stefan.
- “E’ tutto chiaro, ci penso io…” -
- “Grazie Caroline!” -
Elena fissò il cellulare. Era stanca, attonita e paralizzata da eventi che non sapeva gestire. Alla fine si lasciò andare su una panchina, nel parco dove aveva rintracciato Stefan.
- “Matt, ho bisogno di te, dimmi che sei ancora a casa di Stefan…” -
- “Sì, siamo ancora qui.. che succede?” -
- “Bene, Stefan sta arrivando..” -
- “Cosa?? Adesso?” -
- “Ascoltami bene, uscite da quella casa, intercettatelo e fate in modo di rimanere a distanza per un bel po’, io penserò al resto. Non deve assolutamente entrare in una casa vuota, sono stata chiara?” -
- “Sei stata chiarissima, come sempre…” - chiuse la chiamata e si risolse verso Jeremy - “Hai sentito?” -
- “Certo che ho sentito, urlava come un’aquila…” - risero insieme.
- “Andiamo! -

Non capisco cosa mi è preso. Sono folle di gelosia. Avrei voluto spaccare tutto, riempire di botte quel ragazzino.
Eppure forse avrei dovuto ascoltarla. Una parte di me mi sta dicendo che le cose non stanno come ho visto. Ma non riesco a sopportare l’idea che l’abbia baciato.
Dannazione, lei non può essere di qualcun altro, non voglio che accada.

La volante dello sceriffo gli si piazzò davanti, un vero posto di blocco.
- “Ehi…che diavolo succede? Giuro che ho la patente…ma in effetti non credo di averla con me…” -
- “Bene, allora devi spiegarmi per quale ragione sei fuori dall’ospedale con un giorno di anticipo, forse dovrei condurti in centrale per ascoltarti con calma…” -
il paradosso di quella conversazione indusse Stefan a rispondere al suo interlocutore tenendogli testa.
- “D’accordo, sceriffo, mi chiamo Stefan Salvatore e ho un problema con una ragazza…siete interessati a sentire la mia storia?” -
- “Scommetto che si chiama Elena…” - commentò ridendo il giovane Gilbert.
- “Incredibile, il giovanotto dovrebbe fare l’investigatore!” - strizzando l’occhio al giovane fratello di Elena.
- “No, grazie! Io mi dedico alla caccia dei vampiri cattivi!” - replicò con sarcasmo.
- "Buona idea, forse dovrei seguire le tue orme a questo punto. Non sono molto fortunato sul resto..." -
- "Fossi in te lascerei perdere, non mi sembri in gran forma..." - aggiunse lo sceriffo. Il viso un po' malconcio di Stefan non era sfuggito ai due amici.
Ma quella breve conversazione, intrisa di voglia di sdrammatizzare, aiutò Stefan a rilassarsi.
La risata di tre giovani amici percorse le strade della periferia di Mystic Falls e l’aria sembrò improvvisamente più leggera.

 

  
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