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Autore: Tenue    19/08/2019    2 recensioni
[Taekook] [AU]
Taehyung si ritrova in cura in una clinica psichiatrica a causa della sua eccessiva empatia, che lo porta ad immedesimarsi fin troppo in ogni persona gli stia accanto, specie nei momenti peggiori. Proprio per questa sua caratteristica che non riesce a controllare, cerca di stare il più solo possibile e soprattutto chiede esplicitamente di non avere compagni di stanza. Tuttavia un giorno si ritrova in camera un ragazzo che non riesce a parlare a causa di qualcosa che lo blocca e i medici vogliono che sia proprio Taehyung, vista la sua bravura nel comprendere le persone, ad aiutarli a capire cosa c'è che non va.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non era raro che Jungkook si distraesse durante le lezioni, soprattutto durante le prime due ore; giocava distrattamente con la penna e si guardava attorno, e solo di tanto in tanto prestava attenzione a quello che aveva sul banco o quello che l’insegnante scriveva alla lavagna. Taehyung lo trovava carino, mentre tenendo la penna all’estremità in alto la faceva scorrere sul foglio creando sottili cerchi blu. La sua espressione si era fatta concentrata, ma Tae aveva smesso di guardare cosa stesse disegnando nell’istante in cui si era accorto che il suo labbro inferiore sporgeva poco di più rispetto a quello sopra e ne era rimasto incantato. Jungkook sbatté le palpebre, ma prima che Tae riuscisse a guardare i suoi occhi, giusto per riuscire a captare almeno un minimo frammento dei suoi pensieri, vennero coperti dalla folta frangia corvina, che Jungkook si era appena tirato davanti con un leggero colpo della testa.
Tae deglutì, sistemandosi meglio sulla sedia non appena notò che l’insegnante di stava avvicinando al suo banco. Riportò lo sguardo all’esercizio di matematica che stava spiegando in quel momento e si sforzò davvero, per un attimo, di capirci qualcosa. Ma la formula che aveva scritto appena dieci minuti fa non gli diceva proprio niente, sembrava solo confonderlo di più; ascoltò per un paio di secondi l’insegnante, giusto per confermare che si fosse perso la parte più importante della spiegazione e che quindi ormai non potesse più capire l’esercizio.
L’insegnante si era allontanata e lui tornò a poggiarsi allo schienale di legno della sedia, togliendosi gli occhiali e portandosi una mano sul viso per la stanchezza. Ormai era la sua concentrazione se ne era decisamente andata e senza che potesse farci nulla la sua mente era già tornata a pensare a la notte scorsa, e a le dita di Jungkook tra i suoi capelli; riusciva ancora a sentire le sue dita fredde sulla sua testa e poi le sue braccia cingerlo esitanti in un abbraccio. Coprendo un sorriso con la mano si permise di lanciare uno sguardo alle mani di Jungkook ma si accorse che l’insegnante era ferma proprio davanti al banco del suo compagno di stanza. Come si aspettava, lei lo aveva ripreso per essersi distratto e gli aveva fatto scrivere la formula che non aveva riportato, esattamente la stessa scena che era accaduta nei tre giorni prima. Jungkook non si scomponeva mai quando lo riprendevano, ma restava rigido, senza fare il minimo cenno di aver capito le parole dell’insegnante. Tae si era accorto del fatto che per farsi capire non aveva problemi a scrivere o a fare gesti, ma solo con alcune persone; comunicava con lui, con gli infermieri Hoseok e Seokjin, perché a detta di Jungkook sorridevano sempre quando parlavano, e questo lo metteva a suo agio, con Namjoon a volte e per qualche strana ragione con Yoongi, in rarissimi casi. Taehyung sapeva che non faceva il minimo sforzo né con il suo medico curante, Jimin Park, né con gli altri infermieri o con gli insegnanti.
Jungkook si chiudeva, e si comportava  come se il contatto con le persone fosse una cosa che non si potesse assolutamente permettere. Tae quasi lo capiva, per lui cercare di essere distaccato con le persone era una cosa che sapeva di dover fare, ma che non sempre gli riusciva in realtà. Si sforzava di evitare alcune persone e cercava di non restare troppo coinvolto in nulla che le riguardasse. Certo non era granché facile per lui; Jungkook al contrario si sentiva molto più sicuro a non comunicare e Tae iniziò a chiedersi sul serio perché questo modo di fare non si applicasse a lui.
Taehyung era affascinato da Jungkook, cominciava a notare sempre più le piccole cose e improvvisamente ognuna di queste era diventata adorabile per lui. Lui in generale gli sembrava adorabile e quella era diventata bene o male l’impressione generale che aveva di lui, tutto gli faceva sentire il bisogno di essere protettivo nei suoi confronti. Jungkook aveva paura di davvero molte cose e Tae sentiva l’impulso di tenerlo lontano da ognuna di esse, da qualche giorno non riusciva a pensare a nient’altro, voleva che stesse bene, e solo quel pensiero bastava a fargli provare uno stano calore a livello della pancia.
Non credeva sul serio che Jungkook gli stesse tanto vicino per lo stesso motivo, ma gli piaceva pensarlo.
 
 
Le lezioni finirono tardi quel giorno e Tae pranzò di fretta per raggiungere al più presto Yoongi.
-Non credo di essere mai stato qui.- mormorò, entrando nella vecchia saletta dell’ala est. Yoongi alzò le spalle e si sedette sul davanzale –Non ci viene quasi mai nessuno, perché è lontana dai dormitori.-
Taehyung si guardò attorno -Siamo sullo stesso piano delle aule…- Mormorò, per poi deglutire e decidersi a parlare –Yoongi, hai voglia di cominciare a…-
-Ero a scuola con lui.- Lo interruppe, sapendo bene cosa volesse sapere –Ma non in classe. Jungkook era di una sezione diversa, ma le nostre aule erano sullo stesso piano. E spesso accoppiavano le nostre classi per le gite. Per questo me lo ricordavo, ad ogni modo… Ti dirò quello che so, ma sappi che non conosco il motivo per cui non parla.-
Tae annuì, attento e Yoongi sospirò –Devi sapere che io sono arrivato in clinica a gennaio di quest’anno e so per certo che qualcosa era già successo a scuola. Tuttavia, sono sicuro che Jungkook parlasse prima che io me ne andassi. Poco… ma parlava.-
-Sì mi… mi ricordo quando sei arrivato…- mormorò pensieroso –Aspetta quindi Jungkook ti ha parlato?-
-Sì. Ho avuto una crisi nel corridoio ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ero instabile prima, ma con quello mi hanno definitivamente spedito qui.- Fece una pausa, e Tae notò che sembrava triste –Jungkook è stato tra le persone che mi ha… soccorso, diciamo. È stato il primo ad avvicinarsi e a chiedermi come stavo. Credo gli sia venuto spontaneo.-
-Capisco- Tae abbassò la testa e comparve un piccolo sorriso sulle sue labbra -quindi non conosci l’esatto momento in cui lui ha smesso di parlare. Perché tu te ne eri già andato…-
-Esatto, però so quando tutto è iniziato.-
-Eh? Quando?-
-A dicembre. È successo qualcosa i primi di quel mese.-
-Sai dirmi che cosa?-
Yoongi lo osservò attentamente, poi assottigliò lo sguardo –Taehyung…-
Mormorò e Tae percepì solo per un stante un sorta di insicurezza nella sua voce –Tu pensi… di potermi procurare altri sonniferi?-
Tae spalancò gli occhi, ma stringendosi nelle spalle ci pensò su -Credo di sì.-
Yoongi fece uno strano sorriso, mostrando i denti, e Tae capì in un istante che era tornato ed essere sicuro di sé. -Mi fido di te perciò ti dirò adesso quello che ti devo dire, ma ho davvero bisogno che me li porti.- Ribadì -Era da mesi che non dormivo così bene.-
-D’accordo Yoongi. Cos’è successo a dicembre?-
-Non conosco i dettagli. Anzi, non so neanche cosa sia successo esattamente. Ma un giorno si era sparsa la voce che la sera prima alcuni ragazzi fossero rimasti dentro la scuola dopo la chiusura, con la scusa delle attività dei club.-
-E cosa successe quella sera?-
-Non lo so, ma Jungkook divenne strano dopo quel giorno, e lo so perché tutti lo evitavano a causa del suo atteggiamento. Parlava a monosillabi e a volte non rispondeva proprio, e diciamo che ai suoi compagni quelli strani non piacevano granché. Inoltre, uno dei suoi compagni di classe non venne più a scuola, credo che fosse uno di quelli che era rimasto di sera. Non ricordo altro.-
-Okay.- sussurrò Tae prima di prendere un bel respiro e cacciare fuori la tensione –Se mai ti venisse in mente altro…-
-Certo.-
Tae si alzò dal divano ringraziandolo, ma si accorse che Yoongi non gli stava già più prestando attenzione. Uscì dalla saletta e percorse l’intero corridoio passando accanto alle aule scolastiche, scese le scale e si diresse verso la biblioteca per incontrare Namjoon, quando l’infermiere Seokjin correndo gli si parò davanti. –Tae! Per fortuna ti ho trovato.-
-Seokjin!- Si sorprese Tae, vedendo l’infermiere piegarsi leggermente e riprendere fiato.
-Devi… Devi venire nell’ala dell’ospedale, Jungkook non sta bene.-
-Cosa?- Tae scattò verso il corridoio, ma Seokjin lo afferrò per un braccio e lo bloccò –Non puoi andare da solo. Devo accompagnarti.- Poi vedendo Tae visibilmente scosso il suo sguardo si addolcì –Non è nulla di grave. Non è ferito fisicamente, ma è svenuto e adesso è… turbato.- spiegò mentre si incamminavano verso l’uscita dell’edificio –Abbiamo pensato che tu potresti calmarlo almeno un po’. Abbiamo fatto i principali accertamenti, giusto per costatare che non fosse nulla di grave, ma non riusciamo a visitarlo bene per capire la causa esatta. In più il dottor Park ha ordinato di non fargli niente contro la sua volontà a meno che non sia strettamente necessario.-
Tae sfilò il braccio dalla stretta di Seokjin e si fermò. Per un attimo non disse nulla e guardò a terra, come se quelle parole gli avessero riportato alla mente un ricordo spiacevole.
–Davvero?- mormorò dopo un po’ -Eppure con Namjoon non avete fatto la stessa cosa.-
Seokjin lo guardò e sospirò –Tae…-
-Namjoon aveva paura, okay? E io mi ricordo benissimo come lo avete  bloccato quella volta, facendogli…- Tae si arrestò di colpo e il respiro gli si bloccò. Con difficoltà ingoiò la saliva che gli si era bloccata in gola e sentì gli occhi bruciargli–Gli avete iniettato quella roba e voi sapevate che lui ha il terrore degli aghi.-
-Taehyung… Namjoon era un caso particolare. Forse non ti ricordi in che condizioni era quando lo abbiamo trovato, quel giorno.-
-Certo che me lo ricordo!- Sbottò e uno dei medici fermi nell’atrio si avvicinò a loro. Seokjin alzò la mano e gli fece cenno che non serviva aiuto. Afferrò di nuovo il braccio di Tae, più delicatamente, e lo fece riprendere a camminare.
Uscirono nel cortile, diretti all’edificio dalla parte opposta, abbastanza lontano da essere quasi del tutto coperto dagli alberi.
-Taehyung, tu non avresti mai dovuto assistere ad una scena del genere.-
-Non avrebbe fatto differenza, che io fossi lì o meno. Namjoon ha sofferto comunque.-
-Namjoon nemmeno lo ricorda…- Disse l’infermiere, accorgendosi di dover praticamente trascinare Taehyung per farlo camminare.
-Ti senti bene Taehyung?-
Ma Tae non rispose. Sebbene prima avesse cercato di precipitarsi da Jungkook senza nemmeno prestare attenzione alle regole della clinica, secondo cui in certi luoghi non potessero accedere senza uno del personale ad accompagnarli, in quel momento esitava anche solo ad avvicinarsi a quel posto.
Seokjin sospirò –Namjoon era un caso diverso.- ribadì –Il dottor Park ha espressamente richiesto che nessuno facesse nulla a Jungkook contro la sua volontà.-
-A meno che non si tratti di un’emergenza.- Mormorò Tae.
-Esatto.-
Tae abbassò lo sguardo, seguendo i suoi piedi calpestare piano il sentiero di ghiaia, prima di accorgersi che erano già di fronte al padiglione ricoperto di edera dell’ospedale. Salirono i gradini e Seokjin aprì la porta, poi spinse Taehyung nel piccolo atrio. L’infermiere si avvicinò allo sportello della segreteria e  chiese informazioni su Jungkook.
-Si trova al secondo piano. Stanza 202.- Rispose velocemente una donna  facendogli un breve cenno col capo prima di tornare al telefono.
-Grazie. Taehyung, andiamo.-
Si diressero su per le scale fino al secondo piano, poi percorsero quasi tutto il corridoio fino all’ambulatorio. Taehyung rimase rigido tutto il tempo , respirando a fatica. Si guardava attorno attento e ogni volta che sentiva le voci attorno a sé farsi troppo forti chiudeva gli occhi e si lasciava portare da Seokjin che lo stava ancora tenendo per un braccio.
Non appena entrarono nella stanza Tae sentì un peso togliersi dal suo stomaco: Jungkook non era steso in un lettino mentre si dimenava come era apparso nei suoi pensieri, ma stava ricurvo su sé stesso, mentre si teneva la testa, immobile. Era una situazione che poteva gestire. Solo dopo notò le altre persone nella stanza. Due infermieri erano distratti a frugare tra gli armadietti in fondo, mentre nell’angolo opposto della stanza c’era Namjoon poggiato al muro a braccia conserte. Il suo viso si illuminò non appena si accorse che Taehyung era entrato nella stanza. –Tae, grazie a Dio.- Disse avvicinandosi, mentre Jungkook non accennava a muoversi. Taehyung si accostò al lettino al centro della stanza e si abbassò un po’ per riuscire ad incrociare lo sguardo di Jungkook.-
-Cos’è successo?-
-Io ero in biblioteca, ma sono tornato in camera un attimo a prendere delle cose.- raccontò Namjoon -L’ho trovato appena fuori da camera vostra che fissava fuori dalla finestra. Gli ho chiesto se stesse bene ma non mi ha fatto alcun cenno, e dopo un paio di secondi è svenuto. L’ho preso in tempo quindi non ha sbattuto la testa però mi sono spaventato a morte.-
-Perché è svenuto? In genere è… una cosa grave, no?- mormorò piano, sperando di non farsi sentire da Jungkook. Quasi non si accorse che alle sue spalle era entrato Jimin Park nella stanza –Non è detto, Taehyung. Uno svenimento può essere causato anche dal caldo o da un dolore molto forte. Anche la paura o una forte emozione possono provocarlo, ma ovviamente non possiamo esserne sicuri in questo caso.- Disse tranquillamente, facendo bene attenzione a non avvicinarsi troppo a Jungkook.-Ci manca un’analisi.-
-È proprio necessario?-
-Si Taehyung. È la prassi.-
Taehyung si avvicinò a Jungkook e gli toccò piano la schiena e si sorprese quando lui si allungò verso di lui in cerca del suo calore. Tae alzò lo sguardo incrociando la figura in piedi e ben dritta Namjoon e lo vide totalmente calmo.
Poi tornò a guardare il ragazzo sotto di lui e si accorse che lo stava fissando intensamente con la bocca serrata. Gli occhi neri di Jungkook avevano qualcosa di particolare, per Tae erano belli da far paura, ma erano assolutamente diversi da quelli di qualsiasi altra persona. Il suo sguardo era unico nel suo genere, a Tae sembrava quasi di poterci entrare dentro e di poter capire esattamente cosa pensasse e cosa provasse. Anche quelle sensazioni impossibili da spiegare a parole.
Jungkook si era calmato, Tae lo aveva capito nell’istante in cui lui lo aveva cercato con il corpo, ma sapeva anche che interrompere il contatto in quel momento avrebbe significato farlo ricadere in uno stato di ansia, perciò lo strinse di più a sé.
-È okay.- Disse Tae e il medico si girò verso di lui sorpreso –Ne sei sicuro?-
-Sì, se volesse opporsi lo farebbe capire, si fidi.-
-Bene allora. Manca solo da misurargli la pressione.-
Taehyung si accigliò leggermente –La pressione? Credevo doveste tipo fargli le analisi di del sangue.-
Il medico gli sorrise –A meno che non sia necessario, è meglio non eseguire le analisi del sangue su una persona appena svenuta. Abbiamo già controllato i riflessi e sembra tutto apposto ma dato che non si faceva toccare non riuscivamo a prendergli la pressione.-
Tae sospirò, improvvisamente più leggero. –Capisco.-
Jungkook vide i medici prendere il macchinario della pressione e diede un colpetto sul fianco di Tae per attirare la sua attenzione. Lui lo guardò negli occhi e poi si rivolse al medico –A Jungkook non piace farsi misurare la pressione.-
Park rise –Non so perché ma me lo aspettavo.- Poi chiese a Tae di fargli tenere sollevato il braccio e in modo che gli infilassero il bracciale e Jungkook storse il naso quando lo sentì gonfiarsi attorno al suo braccio e stringerlo.
Park disse che andava tutto bene a livello fisico, ma aveva anticipato la sua ora di seduta di terapia al giorno dopo. –Ho bisogno di scoprire il perché del tuo svenimento.- Disse, poi si rivolse a Tae –E avrei bisogno che ci sia anche tu.-
Tae annuì.
 
Tae e Namjoon rimasero fuori dall’ambulatorio aspettando che Park e gli infermieri finissero di compilare la cartella di Jungkook e lui era rimasto dentro con loro.
Tae si poggiò contro al muro accanto all’altro –Senti Namjoon, tu non dovevi  farmi vedere qualcosa?- chiese.
-Mmh.- Namjoon alzò un sopracciglio –Ah! Giusto.- S’illumino e si mise a cercare qualcosa nella tasca della sua felpa.
Facendo attenzione che non ci fosse nessuno in giro, fece spuntare dalla tasca una vecchia e sottile chiave in ferro. Tae aggrottò le sopracciglia confuso e Namjoon la rimise velocemente via.
-Perché hai una chiave?-
Namjoon gli sorrise in modo strano e Tae, per un istante, sentì un brivido gelargli la colonna vertebrale.
–Oh non ne hai idea.- Namjoon sembrava diverso dal giorno prima e Tae aveva impressione che fosse turbato da qualcosa.
-Se ci beccano con questa ti garantisco una settimana di isolamento sicura.-
-Eh?- Tae impallidì –Che stai dicendo? Mi dici di cos’è quella chiave? E perché cazzo ce l’hai tu?- Chiese, cominciando ad alterarsi.
-Tu non capisci! Questa chiave è la soluzione al mio problema. E al tuo, in parte, se vuoi venire con me.-
-Namjoon, come fa una chiave ad essere la soluzione al tuo…- Tae si incupì e desiderando di non doverlo davvero dire ad alta voce si avvicinò di più e parlò a voce ancora più bassa –disturbo… borderline?- mormorò, come se fosse un segreto che Namjoon forse non sapesse.
-Perché mi distrarrebbe da quello Tae! E starei meglio se non dovessi parlare tutto il tempo di quello che ho.-
-Te lo ricordi il discorso sull’impulsività che ti ha fatto Park, sì? Le tempeste emotive… e il fare le cose senza pensare…-
-Quello non c’entra.- rispose sicuro Namjoon.
-Senti- inspirò forte Tae –Dimmi solo di cos’è quella chiave.-
-Ce l’hai presente l’ala vecchia?-
Tae ci pensò su –Sì, ci facciamo terapia occupazionale. O almeno… hanno chiuso tipo la maggior parte dell’edificio e hanno spostato quasi tutti i laboratori nella parte ovest, ma alcune stanze sono ancora lì, no?-
-Esatto.-
-Tra l’altro… Hoseok non ha detto che lunedì prossimo abbiamo l’ora di disegno nell’ala vecchia?
-Già. Tra qualche giorno saremo proprio in quell’edificio e lo vuoi sapere cosa apre questa chiave?-
Tae strabuzzò gli occhi all’improvviso –Namjoon porca puttana, hai rubato la chiave di un ala praticamente abbandonata!-  esclamò cercando in tutti i modi di mantenere un tonno abbastanza basso.
-Più facile che rubare un quaderno a Yoongi.- Namjoon si passò una mano tra i capelli –La mia cleptomania mi ha reso piuttosto abile.-
-Ma fosse quello il tuo problema peggiore!- fece esasperato Tae –Come ti è venuto in mente? Un ala in disuso? Se fortunato se non ti ci richiudono un mese in isolamento!-
-Tae ma dai! È solo una stanza nella parte abbandonata. Vuoi almeno sapere, di che stanza stiamo parlando?-
-Io non…- Inspirò frustrato, sentendo il suo nervosismo farsi insopportabile -Namjoon- cercò di farlo ragionare Tae –Tu stai per uscire, perché dovresti metterti nei casini adesso?-
-Vieni con me o no?-
Taehyung si zittì e alle sue spalle comparve Jungkook, insieme a Seokjin che doveva riportarli ai dormitori.
Taehyung cercò di respirare piano. Jungkook era svenuto e non sapeva perché e Namjoon aveva avuto un violento cambiamento di umore come non gli capitava da tempo;Yoongi aveva fatto un minimo di chiarezza su qualcosa, ma il buio che circondava il mutismo di Jungkook sembrava essersi fatto più fitto.
Jungkook lo guardava senza muoversi mentre Namjoon incrociò le mani dietro la nuca aspettando una risposta e Tae, per la prima volta dopo molto tempo, non sapeva che fare.
  
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