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Autore: Evil_Regal    20/08/2019    2 recensioni
9 mesi nella vita di Raquel e del Professore che si imbarcano in un'avventura totalmente diversa da quella precedente e che alla fine porterà ad un tesoro ben diverso da quello prelevato dalla Zecca dello Stato.
(Ambientato dopo la seconda stagione. I fatti della terza non avverranno mai in questa raccolta)
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il professore, Raquel Murillo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando si era trasferita a Palawan e aveva cominciato la sua nuova vita con Sergio, Raquel si era dimenticata di tutto.
Compresa la vita prima di questa fetta di paradiso.
Si era dimenticata cosa significasse indossare tallier di colori smorti vedendosi costantemente con vestiti da spiaggia e i capelli intrecciati.
Si era dimenticata degli odori del passato, ora che il mare la inebriava a tutte le ore del giorno.

Aveva dimenticato la sua vita precedente, aveva dimenticato chi fosse prima di Palawan.
Prima di Sergio.
E mai, da quando era lì, aveva sentito il bisogno di ripercorrerre la strada della memoria per ricordare momenti ormai appartenenti ad un mondo lontano.
Mai, da quando la sua nuova vita era cominciata  e la nuova Raquel era nata, aveva pensato di voler tornare indietro.

Fino ad ora.
Era seduta sul dondolo della veranda di casa che affacciava sul mare.
Lì tutto affacciava sul mare.
Aveva un album fotografico poggiato sulle gambe e la testa china su di esso, intenta ad osservare ogni fotografia cercando di ricordare ogni dettaglio di quei momenti immortalati su carta.

Ce n’era una in particolare che era stata come un colpo allo stomaco.
L’aveva colpita e non era ancora riuscita a smettere di guardarla.
La stava fissando da alcuni minuti, senza capire cosa fosse successo, perché tutto fosse andato a rotoli dopo quel momento perfetto.
Con le dita marcava la superfice della carta fotografica, con una delicatezza tale da far sembrare che Raquel fosse spaventata.
Spaventata di sporcare quel ricordo.
Spaventata di toccarlo veramente.
Come se toccarlo potesse quasi cambiarlo.
E tutto era già cambiato troppo. Non poteva cambiare anche quello.

Tutto.
Ma quello no.

Era talmente presa dai suoi pensieri e dalla sua malinconia che non aveva sentito Sergio sedersi accanto a lui, con la leggerezza di chi non sapeva cosa stesse accadendo e di chi non fosse a conoscenza della tempesta dentro Raquel in quel momento.

Sentì la barba di Sergio pizzicarle la pelle e le labbra baciarle la spalla. “Tutto okay?” chiese.
Raquel mormorò e non disse nient’altro.
“Che fai?” chiese e poi notò le foto “Oh, fotografie”

“Già…” la voce di Raquel era appena un sospiro. Come se non avesse la forza di dire altro.
Come se la sua mente fosse troppo lontana per potersi concentrare su qualsiasi altra cosa che non fosse il suo pensiero fisso in quel momento.

“Raquel…che succede?” non ci volle molto perché Sergio capisse che qualcosa non andava e che probabilmente era molto più di un semplice momento di malinconia.

Raquel fissava la fotografia.
E la donna in essa.

Sua madre.

Tolse la mano dalla fotografia in modo da mostrarla a Sergio che rimase in silenzio, aspettando che fosse lei a spiegargli il problema ma aveva già un’idea di che cosa potesse essere.
Anzi, lo sapeva.

Così, in silenzio, Sergio guardò la foto.
Sorrise.
Raquel era incinta di Paula.
Sua madre aveva un’espressione sorpresa ed emozionata mentre una mano era appoggiata sul suo pancione.
Raquel rideva.

“L’aveva appena sentita calciare” Raquel cominciò “Non l’aveva ancora sentita quindi mi fece bere del succo d’arancia e siamo rimaste sedute finchè non ha davvero scalciato. Diceva che il succo aiutava, sinceramente non so se abbia scalciato per il succo d’arancia oppure per pena” risero entrambi “Però ricordo il momento come se fosse ieri. Era così felice” e poi il suo sguardo si perse, probabilmente nel tempo e nella memoria.

“E ora non sa neanche chi sono” la sua voce, che aveva avuto tratti di malinconia tutto il tempo, si riempì di una tristezza pesante e dolorosa.

“Non sa chi sono” ripetè, con le lacrime agli occhi “E non sa che sono-“ non riuscì a terminare la frase. Le bruciava la gola e il peso che portava sul petto era troppo da sostenere quindi singhiozzò.

Sergio immediatamente la prese tra le sue braccia, stringendola forte a sé e accarezzandole i capelli. “Shhhh” ripeteva tra baci e sussurri, cercando di calmarla ma sapendo anche che aveva bisogno di sfogarsi.

Quando non ebbe più lacrime da piangere, alzò il viso dal petto di Sergio e si ricompose nella sua seduta.

“Mi guarda e non hai idea di chi io sia. Non sa –“ si interruppe perché il pianto le chiuse la gola “Non sa chi sia Paula e non saprà chi è questo bambino”

“Ma noi sappiamo chi è lei. Tu sai chi è lei”

“Sergio non-“

“No, ascoltami” le portò le mani al viso, accarezzandole le guance “Tu sai che è tua madre. Lei non sa che sei sua figlia ma ti vuole bene. Si è affezionata a te. Diglielo”

“No. No. Assolutamente no” frettolosamente Raquel chiuse l’album fotografico e si alzò dal dondolo “Raquel ascoltami un attimo” Sergio le afferrò la mano prima che potesse fuggire via e la fermò.

Con le lacrime agli occhi, lei rimase ferma, con la mano stretta in quella di Sergio che delicatamente aveva cominciato ad accarezzarle il palmo con il pollice.
Era ferma, ma non lo guardava.
Come se volesse parlargli ma allo stesso tempo no.

“Raquel” disse dolcemente “Guardami” nonostante la richiesta eplicita, lei continuò ad evitare il suo sguardo mentre cercava di non versare lacrime.
Non le andava di piangere.
Era stanca.
Era tutto così diverso.
Era tutto così stancante.
Così dolcemente la tirò a sé e la fece sedere sulle sue gambe, le diede un bacio sulla spalla e di nuovo, con voce bassa e sempre rassicurante disse “Mi guardi?” chiese. Lei continuava ad evitarlo così lui le fece il solletico sul fianco e lei cedette.
Accennando ad una risata, si girò verso di lui che le spostò i capelli dagli occhi e le asciugò la lacrima che era sfuggita al suo controllo.

“Puoi solo guadagnarci”

“Cosa?” chiese con voce rotta “Non essere riconosciuta da mia madre? Perché non mi sembra un granchè”

“Ma questa è una cosa che vuoi fare. Vuoi dirglielo. Vuoi che lo sappia e vuoi vivere questa gravidanza con lei, in qualche modo. Vivila nel modo che puoi”

“Ma non voglio che sia così” sotto il dolore che provava, c’era così tanta rabbia.
Rabbia per averla persa.
Rabbia per non essersene accorta prima.
“Lo so” la voce di Sergio si rattristò “Però sarebbe comunque coinvolta. Ed è quello che vuoi…che sia coinvolta. Ti vuole bene Raquel. La sua mente potrà non riconoscerti ma il suo cuore ti ama tanto quanto ti amava prima e vedrai che ti farà bene. Non so sinceramnte io quanto posso esserti d’aiuto”

Raquel, tra le lacrime, riuscì a ridere. Prese un respiro profondo e accarezzò i capelli di Sergio, guardandolo con tenerezza. Lui aveva un sorriso dolce mentre lei si perdeva nei suoi occhi. Piano piano, mentre con una mano continuava ad accarezzargli i capelli, con l’altra gli tirò su gli occhiali “Tu sei perfetto” sussurrò.

Sergio sorrise e le fece cenno di avvicinarsi, lei si chinò e gli diede un bacio “Non so però quanto posso capirne di- sai…” gesticolò verso il corpo di Raquel che scoppiò a ridere e gli avvolse le braccia attorno al collo. Lui rispose stringendole la vita.

Con la risata di Raquel che gli rimbombava nel petto, finalmente si rilassò. Le sue labbra sfiorarono la curva del suo collo per darle un bacio e poi lui si fece indietro per guardarla “Allora?”

Raquel sospirò, portò una mano sulla guancia di Sergio e giocò con la sua barba “Mmm” sembrò pensare momentaneamente alla risposta “Chi sa come stai senza barba”

Sergio rise “Non vuoi vedermi così, fidati”

“Tu vedrai me sicuramente in uno stato peggiore…ammesso che non sia già successo”

“Sembro un polletto spennato”

“Io sebrerò un polletto squartato”

Sergio rise ma poi si fece di nuovo serio. I suoi occhi brillavano. Sapeva che Raquel aveva preso nella sua testa la decisione giusta ed era per questo che scherzavano e che rideva e sorrideva.
 “Non mi hai ancora risposto”

Lei gli accarezzò i capelli mentre lui le sfiorava le dita sui fianchi “Hai ragione” si chinò per dargli un bacio “Hai sempre ragione” lui la strinse a sé e le diede un bacio tra i capelli “Ti amo Raquel”

Chiuse per un attimo gli occhi, cercando di catturare per sempre dentro il suo cuore quel momento.
L’amava da morire e sentirglielo ripetere ogni volta le riempiva sempre il cuore di un amore così intenso e così unico che si sorprendeva ogni volta di come fosse possibile che dopo il modo in cui si erano conosciuti erano insieme. A vivere la vita più bella che ci fosse.

Con gli occhi umidi si lasciò andare.
Aveva davvero ragione, Sergio.
Non poteva rinunciare a quello che ancora poteva avere di bello solo perché aveva paura e solo perché si era attaccata troppo a qualcosa che ormai non c’era più.
Doveva accettare la condizione di sua madre e viverla al meglio perché poteva ancora esserci del buono.

“Ti va un ghiacciolo?” Raquel sembrò confusa. Certo che le andava un ghiacciolo. I ghiaccioli le andavano sempre. Erano buoni. Erano rinfrescanti e soprattutto non le davano la nausea.

“Pensavo stessi per cacciarmi e mandarmi da mia madre a dirle del bambino”

Sergio rise “Prima di tutto, non ti caccerei mai” Raquel scosse la testa pensando che fosse un ruffiano ma comunque aveva un sorriso sul volto “E non ti obbligherei neanche a fare qualcosa-“

“Mi hai appena obbligata-“

“No. No” disse con la sua voce da professore “Ti ho solo aperto gli occhi. Saprai tu quando dirglielo e quando ti sentirai pronta per farlo. Ma sono abbastanza sicuro che per oggi hai avuto il tuo pieno di emozioni forti, no?”

Lei non disse niente, si morse il labbro e fece un piccolo cenno con il capo. Lui le diede un bacio veloce sulla fronte e poi la fece alzare dalle sue gambe, le disse di sedersi e che sarebbe tornato subito con i ghiaccioli.

Lo aspettò, col cuore in mano, e ovviamente emozionata per il ghiacciolo.

                                                                                            ***


Marivi era nella sua camera da letto a cucire.
Adorava cucire e ancora di più da quando era qui.
Aveva una sedia a dondolo comodissima, positizionata di fronte ad una grande porta finestra che affacciava sull’oceano. Era una vera meraviglia proprio come lei con i ferri.
Una meraviglia.
Cuciva di tutto con qualsiasi tecnica.
Era presa e concentrata quando sentì qualcuno bussare alla sua porta.
Si girò e sorrise in automatico quando vide il volto di Raquel sbucare da dietro il pannello di legno. Adorava quella ragazza. Le voleva un bene immenso e si prendeva cura di lei.

“Posso?” il sorriso di Marivi fu immediato e subito posò ferri e filo per accoglierla “Certo! Entra,entra!”
Raquel si addentrò nella camera e si mise a sedere su uno sgabello accanto alla sedia a dondolo di sua madre.

“Cuci?” chiese e Marivi alzò gli occhi al cielo “Oh si! Quella tua ragazzina esce sempre senza coprirsi. Si prenderà un’accidente”

Raquel sorrise commossa.
Non sapeva di essere sua nonna, non la ricordava, ma si comportava come se lo fosse e in quel preciso istante si sentì meglio. Sergio aveva ragione.
Poteva comunque amarli.
Tutti loro.
Così realizzò di non essere più così spaventata e nervosa, piuttosto era emozionata.

“E’ un maglioncino, spero che lo metta”

“Sinceramente lo spero anche io. Glielo dico sempre ma non ascolta mai”

Marivi rise “E’ una bambina. Non ascoltano mai quando sono così piccoli. E’ un diavoletto travestito da angioletto la tua eh?”

Raquel scoppiò a ridere. Era vero. Paula era una bambina decisa e intelligente. Molto vispa e sapeva il fatto suo.

Aveva pensato e ripensato a come glielo avrebbe detto. Aveva cercato almeno millle modi ma mai si sarebbe aspettata che proprio sua madre le avrebbe servito l’opportunità su un piatto d’argento.

“Bè, magari il secondo è più mansueto” l’espressione  sul volto di Marivi cambiò immediatamente e a Raquel ricordò tanto quella della fotografia.


La donna portò le mani alla bocca dalla sorpresa “Oh mio dio!” Raquel  rise dall’emozione e gli occhi le si riempirono di lacrima “Sei-sei?-“

L’ex ispettrice annuì con entusiasmo e Marivi gridò dalla gioia correndo ad abbracciarla “Oh tesoro! E’ grandioso! E’ una splendida notizia!” Raquel si prese tutto l’amore e tutto l’affetto di quell’abbraccio. Si fece coccolare dalla sua mamma che in quel momento era così contenta per lei che le sembrò che fosse tornata indietro nel tempo a quando le aveva detto di Paula. Le emozioni la mangiarono in un sol boccone, era indescrivibile il tepore di quell’abbraccio, la sicurezza che le stava trasmettendo e la gioia che stava provando nel sentire sua madre così contenta per una figlia che non riconosceva ma a cui voleva comunque un bene viscerale.

Avvolse le braccia attorno a sua madre e inalò il suo odore. Per tutta la sua vita non aveva sentito nessun altro odore addosso a sua madre se non rosa. Profumava di rosa. Ogni prodotto che usava era alla rosa.
Era un odore rassicurante e rilassante per Raquel e in quel momento, con quell’odore e quel calore, sapeva che tutto sarebbe andato bene e che era stata sciocca nel credere di non poter condividere questo momento con sua madre solo perché lei non ricordava chi fosse.

Sergio aveva ragione.
Il suo cuore la riconosceva e Raquel lo sentiva.
L’amore era qualcosa che andava oltre la memoria.

Aveva visto gli occhi di sua madre brillare di gioia, proprio come se nulla fosse cambiato e lei fosse consapevole che sarebbe stata la nonna di quel bambino.
Forse in cuor suo lei non sapeva di esserlo ma se lo sentiva.
Si sentiva la nonna di Paula.
E forse si sarebbe sentita la nonna di quella vita che Raquel aveva in grembo.

“Da quanto?” chiese l’anziana interrompendo l’abbraccio e prendendole il viso tra le mani “Quindici settimane” rispose Raquel sentendosi quasi svenire quando sua madre le asciugò le lacrime.
Il sorriso di Marivi era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato e che avrebbe conservato nel suo cuore per sempre.

Fu così semplice cominciare a parlare con sua madre. Marivi la teneva stretta sotto un braccio e a Raquel bastava quello. Sarebbero potute rimanere lì in silenzio ma abbracciate e per Raquel sarebbe stato un momento perfetto. Ma poter parlare con lei, ascoltarla, farsi raccontare tutti quei ricordi che Marivi ancora aveva e che Raquel conosceva già ma che risentire era davvero un dono fu indescrivibile.
Si commosse quando la sentì parlare di lei.
La ternura con cui la nominava.
La luce che le brillava negli occhi mentre ne parlava.
Raquel l’ascoltò col sorriso e conversò con lei proprio come fanno una madre e una figlia.
Parlarono della gravidanza e Marivi le disse “Tutto ciò che ho detto anche a mia figlia”.
Raquel ascoltò con attenzione ogni parola, pendeva dalle sue labbra mentre ascoltava tutto ciò che le aveva già detto ma che avrebbe ascoltato altre mille volte, purchè dette con quell’amore e con quella tenerezza.
In quel momento Raquel sentì di aver finalmente trovato una luce nel buoio più totale.

E così Sergio le trovò.
A parlare di pappe e  pannolini e di altre cose che probabilmente non avrebbe dovuto sentire. Ma lo fece sorridere.
La risata di Raquel.
La gioia nel tono della sua voce.
L’entusiasmo di Marivi.

Era un momento perfetto e prezioso per la cui semplice esistenza era emozionato e felice perché significava così tanto per la loro famiglia, che ora stava crescendo e che necessitava di Marivi e di Raquel forte del supporto e la presenza della madre.
Così rimase ad ascoltarle per un po’ perché era un momento importante anche per lui.
Per tutti.
Ma non entrò mai.
Rimase fuori.
Le lasciò parlare e lasciò alla sua amata tutto lo spazio di cui aveva bisogno e lasciò che Raquel avesse sua madre tutta per sé per un po’ di tempo, dandole finalmente la possibilità di dirle tutto.
Qualsiasi cosa le passasse per la mente.
Ogni paura e preoccupazione, che venne gettata via al vento da sua madre con una carezza e un sorriso.

E qualche sera dopo, quando Raquel si commosse nel vedere un cardigan giallo da neonato cucito all’uncinetto ai piedi del letto, non si sorprese.
La vide versare lacrime  di gioia e abbracciare il piccolo capo d’abbigliamento al petto. Si avvicinò a lei e l’avvolse in un abbraccio di conforto e amore incondizionato.

Raquel lo guardò, con gli occhi che brillavano, lo baciò e gli sussurrò un “Grazie” commosso sulle labbra.

Sergio semplicemente la baciò di nuovo.
Non c’era altro da aggiungere.
  
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