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Autore: Stria93    20/08/2019    5 recensioni
Raccolta di One-Shots, più o meno brevi, a tema Aziraphale/Crowley ispirate alle canzoni dei Queen.
[...]
11 - Pain is so close to pleasure..........21 - I'm going slightly mad............31 - Funny how love is
12 - Somebody to love......................22 - Let me live............................32 - '39
13 - Good old fashioned lover boy.......23 - Hammer to fall......................33 - Radio Ga-Ga
14 - Don't try suicide.........................24 - Innuendo (Halloween shot).....34 - Brighton Rock
15 - Delilah......................................25 - Ride the wild wind..................35 - You take my breath away
16 - You're my best friend..................26 - You and I (Halloween shot)
17 - A kind of magic.........................27 - Made in heaven
18 - One vision................................28 - Jealousy
19 - Killer Queen..............................29 - A winter's tale
20 - Back chat.................................30 - You don't fool me
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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magic

It’s a kind of magic

The bell that rings inside your mind

Is challenging the doors of time

 
It’s a kind of magic

It’s a kind of magic

 


A kind of magic, Queen, 1986





Tutto era iniziato nel 1870, quando aveva seguito le lezioni dell'illusionista John Maskelyne.*
Da quel momento, Aziraphale si era appassionato alla nobile e millenaria arte della prestidigitazione e delle magie da palcoscenico. Aveva acquistato innumerevoli testi e manuali che riportavano con dovizia di particolari e illustrazioni dettagliate tutti i trucchi che un vero mago avrebbe dovuto saper eseguire e passava le notti ad esercitarsi nel retro della sua libreria.
Era un modo come un altro per ammazzare il suo tempo infinito, un hobby nel quale l'angelo si impegnava a fondo e che avrebbe desiderato poter perfezionare tanto da arrivare, un giorno, ad esibirsi davanti a un pubblico che rimanesse attonito e ammagliato dalla sua incredibile performance. Chissà, forse il futuro gli avrebbe riservato perfino l'onore di intrattenere nientemeno che Sua Maestà la regina Vittoria, la quale, si diceva in giro, mostrava uno spiccato interesse per le arti magiche.
Nel giro di un paio di mesi, i numeri con le carte da gioco e le monete non avevano più segreti per lui, o almeno così la pensava Aziraphale secondo la sua visione molto ottimistica.
Era giunto il momento di mettersi alla prova con qualcosa di nuovo e più avanzato. E così un giorno l'angelo salì su una carrozza e si fece portare al negozio di animali, dove comprò un coniglietto bianco e un trio di colombe che arruffarono le piume e sembrarono molto contrariate all'idea di lasciare il loro trespolo per essere infilate a forza in un'angusta gabbia di ferro e portate via da quell'uomo.
Una volta tornato alla libreria, Aziraphale si mise a consultare una delle sue preziose guide cartacee e scelse un paio di numeri da sperimentare con i suoi nuovi assistenti che, per dirla tutta, non si rivelarono molto collaborativi.
Alla fine di quel pomeriggio, il poveretto si ritrovò tutto sudato e ansimante al centro di un vero e proprio disastro: c'erano piume bianche ovunque ed escrementi sparsi qua e là. Le colombe avevano tentato più volte la fuga e l'angelo aveva avuto il suo bel daffare per riacchiapparle, tanto più che queste lo beccavano in continuazione e gli rivolgevano occhiate sdegnose. Il coniglietto era quasi soffocato nel doppiofondo sotto il tavolo in attesa di apparire nel cilindro e ora si rifiutava di scendere dalla mensola sopra la quale si era rintanato, al sicuro tra due grossi volumi polverosi.
Aziraphale rimediò a quella devastazione con uno schiocco di dita, dopodiché si sedette in poltrona con un sospiro frustrato.
Come primo tentativo non era stato poi un granché. Ma se tutti i più grandi illusionisti e prestigiatori del mondo si fossero arresi al primo fallimento, non sarebbero mai diventati famosi. No, non poteva arrendersi così. Ci avrebbe riprovato il giorno seguente e quello dopo ancora, fino a padroneggiare pienamente quei trucchi.


In realtà, trascorse un mese intero prima che l'angelo riuscisse a collezionare qualche successo. C'erano stati anche un paio di trascurabiliincidenti” ai quali Aziraphale aveva posto rimedio ricorrendo a qualche piccolo miracolo di resurrezione. Le colombe e il coniglio sembravano ormai essersi rassegnati al loro destino e si sforzavano di assecondare quel buffo uomo che li costringeva a fare cose assurde e, dal loro punto di vista, assolutamente degradanti. Tutto sommato, era anche molto premuroso quando si trattava di prendersi cura di loro e non gli faceva mai mancare cibo e attenzioni amorevoli.
Un giorno, Aziraphale decise che i tempi erano maturi per inserire un nuovo elemento di difficoltà nei suoi spettacoli solitari, ovvero la presenza di un pubblico.
Ci pensò su e stabilì che, forse, avrebbe fatto meglio a cominciare con un unico spettatore, qualcuno che potesse esprimere un giudizio imparziale sulla sua performance e magari dargli dei consigli per migliorarla. Un amico, insomma, o almeno qualcuno che si avvicinasse il più possibile a quella definizione.
I suoi pensieri corsero immediatamente a Crowley e il sorriso sicuro s'incrinò sulle sue labbra. Erano trascorsi otto anni da quando avevano litigato a St. James Park a causa della folle richiesta del demone. Non si parlavano da allora ma forse quella era proprio l'occasione giusta per riallacciare i rapporti e passare oltre.
Inviò una lettera a Mayfair nella quale chiedeva al demone di recarsi da lui per una “questione urgente” non meglio specificata e attese qualche giorno con le dita incrociate, sperando che Crowley raccogliesse il suo invito nonostante le loro passate divergenze.
Le sue aspettative non vennero deluse perché il demone bussò alla sua porta la settimana seguente, picchiettando sul legno con un bastone da passeggio dall'impugnatura d'argento a forma di testa di serpente.
Quando Aziraphale aprì, ci fu un istante di imbarazzo durante il quale nessuno dei due riuscì a trovare qualcosa di adeguato da dire ed entrambi decidettero di tacere nella speranza che fosse l'altro a dare avvio alla conversazione.
L'impasse venne superata quando l'angelo si rese conto della sua scortesia nel lasciare l'ospite in piedi sulla soglia, per di più durante l'imperversare di un temporale, e lo invitò con calore ad entrare.
- Allora, di che si tratta, angelo? Nella lettera hai menzionato una questione urgente. - disse Crowley, il tono di voce appositamente modulato da apparire sufficientemente noncurante ma non privo di una punta di insofferenza che facesse capire ad Aziraphale che egli non aveva affatto dimenticato la loro discussione di otto anni prima.
- Ehm, in realtà... forse “urgente” è una parola un po' forte. -
- Non dirmi che mi hai fatto venire fin qui per una delle tue sciocchezze! -
Aziraphale alzò le mani. - Calma, calma, Crowley. Vorrei solo che mi facessi un piccolo favore. Si tratta di una cosa molto importante per me e che non ti costerà nulla. -
I lineamenti del demone si contrassero in una smorfia di disappunto. - E perché io dovrei accontentarti facendoti questo favore quando tu invece, otto anni fa, ti sei categoricamente rifiutato di farne uno a me? -
Aziraphale sospirò. - Si tratta di una cosa completamente diversa. Tu mi stavi chiedendo di procurarti dell'acqua santa, contravvenendo a tutte le regole della mia fazione e mettendo a rischio la tua stessa vita, io invece ti chiedo solamente di farmi da spettatore e poi dirmi sinceramente cosa ne pensi. -
L'espressione stizzita di Crowley si trasformò in sorpresa mista a curiosità. - Farti da spettatore? Ma di che stai parlando? -
L'angelo non poté evitare di arrossire un poco. - Ecco, è da un po' di tempo che mi sto dedicando alla prestidigitazione e all'illusionismo e credo di essere diventato piuttosto bravino, ma non mi sono mai esibito davanti a qualcuno, prima d'ora. Mi piacerebbe che tu fossi il mio primo spettatore. -
- Prestidigitazione? Illusionismo? -
- Sì, hai presente quegli spettacoli in cui gli umani fingono di compiere magie davanti ad altri umani? -
- Lo so benissimo, angelo. Quello che non capisco è perché perdere tempo in queste cose quando, se volessi, potresti esercitare i tuoi poteri sovrannaturali e lasciare a bocca asciutta qualsiasi mago umano da strapazzo. -
Aziraphale fece spallucce. - Non sarebbe divertente. -
Crowley scosse la testa davanti a quell'incomprensibile atteggiamento.
- Allora? Vuoi farmi da pubblico o no? - incalzò l'angelo.
- Ma sì, perché no? Quantomeno mi farò quattro risate. - rispose Crowley, caustico.
Aziraphale gli fece cenno di seguirlo nel retro, dove aveva allestito una sorta di palcoscenico amatoriale con tanto di sipario e una comoda poltroncina di velluto per il demone proprio di fronte.
Crowley prese posto, tolse il cappotto, il cappello e i guanti, appoggiò il bastone da un lato e si mise comodo, in attesa dell'inizio dello spettacolo.
Aziraphale si recò dietro una tenda e qualche secondo più tardi ne uscì con addosso una strana giacca di satin blu notte con qualche applicazione luccicante qua e là e un cappello a cilindro nero sottobraccio.
Si mise davanti a un tavolo sul quale erano sparsi diversi oggetti: mazzi di carte, grandi anelli di metallo, una bacchetta di legno verniciata di nero lucido e una gabbia vuota.
Nella stanza regnava una studiata penombra, rischiarata solo da qualche candela e, occasionalmente, dal chiarore dei lampi.
Aziraphale si schiarì la voce con fare solenne. Aveva letto che la presentazione iniziale era il trampolino di lancio per conquistarsi l'attenzione del pubblico e creare la suspense necessaria.
- Benvenuti, mesdames et monsieurs. Oggi è il giorno in cui tutte le vostre certezze vacilleranno e il confine tra sogno e realtà vi parrà null'altro che un sottile filo di fumo. Tutto ciò che, fino ad ora, avete ritenuto impossibile si realizzerà magicamente davanti ai vostri occhi pieni di meraviglia e stupore. -
Fece una pausa teatrale, gli occhi spalancati come a voler sottolineare le ultime due parole. Crowley dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà e a una discreta dose di autocontrollo per non scoppiare a ridere.
- Oggi, - riprese l'angelo con la stessa voce ieratica. - sarete testimoni di avvenimenti che andranno al di là della vostra comprensione e che non avreste osato immaginare neanche nelle vostre fantasie più bizzarre. Oggi, conoscerete... la Magia! -
Aziraphale allargò le braccia come a voler salutare una platea immaginaria e Crowley dovette riconoscergli un'ammirevole convinzione, anche se il suo primo impulso fu di portarsi la mano al volto e nascondersi per l'imbarazzo. Lo stava facendo sul serio?!
L'angelo lo fissò con una certa insistenza e, a un tratto, il demone capì che si aspettava che lui applaudisse in onore della fine del discorso. Abbozzò un tiepido battito di mani decisamente privo di entusiasmo ma ciò sembrò bastare ad Aziraphale, il quale s'inchinò profondamente prima di afferrare il mazzo di carte.
- Come potete vedere, signore e signori, questo altro non è che un comunissimo mazzo di carte. -
A testimonianza di quanto aveva appena detto, Aziraphale lo sfogliò rapidamente, mettendone in mostra l'assoluta mancanza di particolarità.
- Ora sceglierò uno di voi e gli domanderò di estrarre una carta qualunque e poi di rimetterla nel mazzo, avendo cura di non farmela vedere. Volete farmi questo onore, signore? -
Crowley alzò gli occhi al cielo mentre l'angelo gli si avvicinava con il mazzo di carte tra le mani. Ne scelse una a caso, le diede una rapida occhiata per poi reinserirla tra le sue sorelle.
Aziraphale fece roteare le carte con movimenti che, teoricamente, avrebbero dovuto risultare fluidi e ipnotici ma che in realtà parevano piuttosto impacciati.
- La vostra carta è... questa! - disse trionfante, mostrando al demone un due di cuori.
Crowley scosse la testa in segno di diniego e Aziraphale assunse un'espressione perplessa. - No? Be', allora potrebbe essere... questa! -
Di nuovo, il demone fece cenno di no e un lieve sconforto iniziò a segnare il viso di Aziraphale.
- Ok, allora la terza volta è quella buona. La vostra carta è... -
Ma, mentre tentava di mischiare il mazzo, questo gli sfuggì dalle dita e una pioggia di carte si riversò sul pavimento.
- Oh, accidenti! -


Non andò molto meglio quando passò ai trucchi con le monete. Crowley non credette neanche per un momento che l'angelo gli avesse estratto un penny dall'orecchio.
- Ce l'avevi in tasca. - affermò, deciso.
- No, no! Era vicino al tuo orecchio. - protestò il “mago”.
- Non è mai stato vicino al mio orecchio. -
Aziraphale sospirò e tornò al tavolo, da cui prese la coppia di anelli di metallo che, secondo il suo manuale, avrebbe dovuto dapprima unire e poi separare, ovviamente senza aprirli.
Ci mise tutto l'impegno e la concentrazione che poté, ma, dopo essere riuscito chissà come ad incatenarli l'uno all'altro, non ci fu più verso di scioglierli.
Ormai al limite della pazienza e dello scoramento, Aziraphale cercò di non perdersi d'animo e si giocò il tutto per tutto puntando sui numeri con gli animali, nei quali si era esercitato a lungo nell'ultimo mese.
Crowley, dal canto suo, non si divertiva più ad osservare l'amico fallire in ogni impresa magica. Anzi, iniziava a sentirsi a disagio e dispiaciuto per quella serie di umiliazioni alle quali l'angelo si stava sottoponendo. Avrebbe voluto dire ad Aziraphale di lasciar perdere, di smettere con quel siparietto, che non valeva la pena di continuare a ricoprirsi di ridicolo, ma temeva, in quel modo, di abbatterlo ancora di più.
Fu una disfatta su tutta la linea: le colombe, evidentemente rese nervose dal temporale (o magari dalla presenza di un demone nella stanza), non ne volevano sapere di stare ferme e di lasciarsi infilare nella manica di Aziraphale, così finirono per riempirlo di beccate. Il coniglietto, terrorizzato dal fragore di un tuono, si divincolò dalle sue mani e, con un salto formidabile e degno di una molla, atterrò in grembo a Crowley, che lo prese al volo.
- Oh! Basta! Ci rinuncio! - fece Aziraphale, crollando su una sedia, esausto. - Non sono tagliato per fare il mago. -
Crowley diede una rassicurante grattatina dietro alle orecchie al povero coniglio che tremava ancora tra le sue mani. Come poteva dirsi perfettamente d'accordo con quell'affermazione senza ferire i suoi sentimenti? Ogni traccia di livore nei suoi confronti per quanto accaduto nel 1862 era svanita, sostituita da una reale pena per quella batosta alla sua autostima.
- Ehm, magari ti serve solo un po' più di pratica. - azzardò, per niente convinto.
Aziraphale gli scoccò un'occhiata torva. - Non ci credi neanche tu. -
La piccola palla di pelo candido gli si acciambellò sulle gambe e, all'improvviso, Crowley ebbe un'idea per risollevare il morale dell'amico.
- Senti, perché non vai a prendere un paio di bicchieri di vino e poi magari potresti ritentare l'ultimo numero. Che ne dici? -
L'angelo alzò le spalle, scoraggiato, ma seguì comunque il suggerimento di Crowley.
Il demone approfittò del fatto che Aziraphale fosse di spalle per sussurrare rapidamente qualcosa alle lunghe orecchie del coniglietto, per poi rimetterselo sulle ginocchia.
In effetti, dopo qualche sorso di Château Lafitte, l'angelo parve più incline all'idea di un secondo tentativo, e sperò che la sorte fosse dalla sua parte.
Crowley gli passò lo sventurato coniglio che ebbe un fremito quando finì nuovamente tra le dita grassocce di Aziraphale ma rimase insolitamente calmo.
L'angelo costrinse Crowley a voltarsi mentre disponeva ogni cosa per la riuscita del numero, dopodiché gli diede il permesso di tornare al suo posto e si preparò allo show, la fronte aggrottata per la concentrazione.
Mostrò a Crowley l'interno del cilindro rovesciato e il demone poté constatare che, in effetti, esso era completamente vuoto, poi afferrò la bacchetta di legno e gli diede un colpetto mormorando un'assurda formula magica inventata di sana pianta.
Due orecchie pelose fecero immediatamente capolino dal cilindro, seguite da un paio di zampine, due occhietti neri e intelligenti e lunghi baffi sottili che incorniciavano un nasino rosa.
Aziraphale fissava l'animaletto a bocca aperta e stentava a credere che il numero fosse effettivamente riuscito senza il minimo intoppo.
- Ehm, angelo? - fece Crowley. - Non sono un esperto, ma non dovresti dire qualcosa a questo punto? -
- Oh, sì! Ma... ma certo! -
Aziraphale sollevò il coniglietto con delicatezza e fece come per offrirlo orgogliosamente agli sguardi della platea. - Ed ecco a voi Harry, il leprotto! -
Crowley non poté trattenersi dal sorridere, felice che l'amico avesse ritrovato la fiducia in se stesso. Poco importava se non sarebbe mai diventato un grande prestigiatore.


Era ormai tardo pomeriggio, e, dopo aver fatto onore a un altro paio di bicchieri di vino, Crowley s'incamminò verso la porta, accompagnato da Aziraphale, ora decisamente più allegro.
- La prossima volta potrei esibirmi in un numero di escapologia appeso a testa in giù in una gabbia di vetro piena d'acqua e con le manette ai polsi, che ne dici? -
Il demone lo guardò, allarmato.
- Rilassati, caro, stavo scherzando. - ridacchiò Aziraphale. - Ma non smetterò di esercitarmi con le carte e le monete. -
- Come vuoi, ma per il prossimo spettacolo vedi di trovarti qualcun altro come spettatore. Io ho chiuso con questi trucchetti umani da due soldi. È stato imbarazzante, se proprio vuoi saperlo. Anche se devo ammettere che quell'ultimo numero con il coniglio e il cilindro ti è riuscito proprio bene. -
L'altro sollevò un sopracciglio, severo. - Crowley, lo so che sei stato tu. -
- A fare cosa? -
Aziraphale gli lanciò uno sguardo da: “Non fare il finto tonto. Lo sai benissimo.”
- Non eri tenuto a farlo, ma grazie. È stato molto gentile da parte tua. -
- Ancora quella parola! Lo sai che non la sopporto! Quante volte devo dirtelo?! - sbottò il demone.
- Va bene, va bene. Scusa. -
Crowley gli scoccò un'occhiata d'avvertimento, dopodiché s'infilò il cappotto, i guanti e il cappello, afferrò il bastone da passeggio e uscì dalla libreria. Il temporale era ormai passato anche se il cielo sopra la gloriosa Londra Vittoriana era plumbeo come il fumo prodotto dalle fabbriche disseminate per la città.
- Ci vediamo in giro, angelo. - disse Crowley sollevando mollemente una mano in segno di saluto mentre si allontanava.
Aziraphale sorrise richiudendo la porta e pensando che, dopotutto, la vera magia della giornata era consistita nel risanamento della loro amicizia.



*Questa informazione è presente nel libro ma non è stata inserita nella serie TV.

  
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