Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Crystal Rose    20/08/2019    0 recensioni
La storia è ambientata dopo 20 anni da quella che tutti conosciamo. Ci saranno personaggi nuovi e personaggi che conosciamo bene e amiamo, con ovviamente 20 anni in più. Tutto si basa su di un semplice "e se": e se esistesse qualcuno che conoscesse l'ubicazione di tutti i frutti del diavolo esistenti?
"Ciao, mi chiamo William, ma voi potete chiamarmi Will, sono un ricercatore ed uno scrittore, uno tra i più brillanti della mia generazione e forse anche della mia intera epoca e volevo raccontarvi la mia storia... in realtà non è neanche la mia storia, è la storia di una ragazza che un giorno è piombata nella mia vita facendomela a pezzi. Ma cominciamo dall’inizio.
Sono nato durante la guerra dei vertici, un pessimo momento storico per venire al mondo! Nascere in un simile contesto non può non avere delle ripercussioni sulla tua vita, credetemi! Era ovvio che avessi dovuto fare della mia vita qualcosa di grandioso, il problema è che non ero proprio tagliato per la pirateria e per quanto riguarda la Marina, bhè non ero tagliato neanche per quello."
Genere: Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Che ne pensi di un frutto mitologico, tipo la Fenice di Marco o l’idra o il cerbero… >> eravamo tutti riuniti per la cena. Lontani dalla marina e dai problemi avevamo riacquistato la nostra tranquillità ed era giunto il momento di capire cosa avesse in mente il capitano.
 
<< O l’unicorno. >> Kora ci stava prendendo in giro.
 
<< No, niente frutti Zoo Zoo. >> mi rispose lui agitando la mano.
 
<< Perché? I frutti Zoo Zoo rendono il possessore molto potente. >>
 
<< Già è uno scimmione di suo, non gli serve peggiorare la situazione. >>
 
<< Davvero simpatica Kora! >> il medico sorrideva sarcastica.
 
<< Autore! Vista la considerazione che Ace ha di sé stesso, credo che non si accontenterà di niente di meno di un Roja. >>
 
<< Nonostante le tue frecciatine so benissimo che anche un paramisha nelle mani giuste fa la sua figura. L’importante non è la potenza ma come lo si usa. >>
 
<< È questo che dici alle donne amico? >> il cuoco si stava sganasciando.
 
<< Molto divertente. Non mi sembra di aver visto donne venirsi a lamentare, o sbaglio? >>
 
<< Dovresti pensare di più agli affari tuoi. >> gli suggerii, mi stava proprio antipatico.
 
<< Senti autore, mio padre era soprannominato gamba nera e ti assicuro che non si riferisse solo alla sua tecnica di combattimento. >> strizzò l’occhio ad una disgustatissima Kendra.
 
<< Hai detto bene cuoco da strapazzo, tuo padre, non tu. >> in realtà vedevo bene la fila di donne che aveva a seguito ogni qualvolta sbarcassimo da qualche parte, ma non volevo dargli la soddisfazione.
 
<< Buon sangue non mente. La tua è solo invidia. >> mi stava provocando, come al solito.
 
<< Perché non provi a ripeterlo? >>
 
<< Sei anche sordo imbrattacarte? >> Ace rise di gusto.
 
<< Voi due mi fate morire! >>
 
<< Non troveremo mai un frutto adatto a te. >> Belle espirò sconfortata. Non avevamo ancora avuto la possibilità di parlare, occupati a seminare la Marina, ma sapevo che mi avesse perdonato. Di sicuro avrei provato a parlarle il prima possibile.
 
<< Non essere così pessimista sorella, sono certo che qualcosa troveremo. >>
 
<< Quello che sta cercando di dire è che non lo sai neanche tu cosa cerchi. >> Kora era sempre la più pragmatica.
 
<< Questo rende tutto ancora più interessante, non credi? >> le rivolse un ghigno divertito avvicinandosi e lei gli poggiò una mano sul viso per spingerlo via.
 
<< Per te è interessante tutto quello che è assolutamente sbagliato. >>
 
<< E non è questo a rendermi affascinante? >> la provocò lui.
 
<< È questo a renderti pericoloso. >>
 
<< Anche meglio, no? >> le strizzò l’occhio e la ragazza alzò gli occhi al cielo. << Sta tranquilla Kora, saprò quello che voglio quando l’avrò trovato. >>
 
<< Quindi che rotta dobbiamo seguire? >> chiesi alla biondina anche se la vera domanda fosse sul tipo di frutto a cui stesse dando la caccia.
 
<< Quella che ho dato a Belle. >> mi guardò truce, non aveva nessuna intenzione di condividerla con me. Era ancora diffidente.
 
Era passata quasi una settimana da quando avevamo incontrato gli uomini che navigavano sotto il vessillo del Pirata Folle e da allora non avevamo più sentito parlare di lui, né qualcuno aveva avuto il coraggio di nominarlo, se per questo. Forse Kora aveva ragione, era un pezzo troppo grosso per occuparsi di una banda di ragazzini. Ciò nonostante la biondina era stata nervosa e sfuggente per tutto il tempo, persino agli allenamenti non me le suonava più con convinzione ed ero certo che non lo facesse per cortesia nei miei riguardi.
 
Quel giorno stesso, poco dopo il nostro ritorno, capitano, navigatrice e medico di bordo si chiusero in cabina. Non mi riuscii di origliare quindi non saprei dire cosa si dissero o per meglio dire si urlarono contro. Rimasero dentro per un bel pezzo e per come la vedo io Belle aveva dato una strigliata a tutti. La cosa strana era che la biondina fosse uscita da lì dentro senza degnarli di uno sguardo e con un umore più tetro della notte.
 
Non sono nato ieri, mi ero reso conto che il capitano durante la notte sgattaiolasse nella cabina del medico di bordo salvo poi sparire prima che sorgesse il sole, con mio grande fastidio aggiungerei. Quella notte tuttavia doveva aver trovato la porta chiusa perché lo sentì bussare. Inutile dire che dato il mio sonno leggero mi svegliai di colpo e socchiusi la porta per ehm… come dire… assicurarmi che fosse tutto a posto, che non corressimo pericoli insomma, non volevo certo spiare.
 
<< Andiamo Kora apri! Non fare così! >> Ace parlava a bassa voce ma non abbastanza affinché io e la bella biondina non potessimo ascoltarlo. << Lo so che sei arrabbiata, non sono un idiota! >> si passò una mano tra i capelli sospirando. << Senti voglio solo parlare, dopo che avrai ascoltato quello che ho da dire potrai buttarmi tranquillamente fuori. >>
 
Dall’interno non ci fu risposta sebbene la luce che filtrava sotto le porte rivelava che la ragazza fosse sveglia.
 
<< Kora se non mi apri tiro giù la porta! >> non dubitavo che lo avrebbe fatto e a quanto pareva neanche lei. Poco dopo la porta infatti si aprii rivelando la figura di una infastidita biondina.
 
<< La smetti di fare l’idiota? Che diavolo vuoi a quest’ora? >>
 
<< Parlare, solo parlare, lo giuro! >> il capitano sollevò le mani facendo tendere la maglietta sulla schiena.
 
<< Bene, ti ascolto. >>
 
<< Non credi che sia meglio che entri? >>
 
<< Credo che sia meglio che tu dica quello che devi e che poi te ne vada. >>
 
<< Ok ok! Volevo sapere come stavi. >>
 
<< Sto bene. Adesso che lo sai puoi andartene. >> la ragazza fece un passo indietro pronta a sbattere la porta sul muso di Ace, detestava perdere tempo.
 
Il capitano allungò la mano e fermò la porta. << Non c’è bisogno che reagisci in questo modo. >> dubitavo che lei se la fosse presa per un’eventuale strigliata della navigatrice, non sembrava quel genere di persona.
 
<< Ci hanno riconosciuti Ace e li abbiamo lasciati lì, in che altro modo dovrei reagire? >>
 
<< Erano solo degli ubriaconi, nessuno darà loro credito. >> sdrammatizzò il moro.
 
<< Lui si! Ascolta tutte le voci e riesce a distinguere chi farnetica da chi ci ha visti sul serio! Ed anche il Pirata Folle se è per questo. >>
 
<< Ti stai preoccupando troppo. Belle ha cambiato la rotta, anche se dovesse capire dove siamo stati non ha modo di indovinare dove siamo diretti. >>
 
<< Non è muovendoci a caso che lo semineremo, non è uno sprovveduto! >>
 
<< Questo lo so… >> sospirò grattandosi la testa. << Kora, io lo so quanto è importante per te portare a compimento la tua missione e non farti trovare da lui, ma non puoi essere invisibile, prima o poi qualcuno ti vedrà e ti riconoscerà e lui lo verrà a sapere. >>
 
<< Forse ho sbagliato a rivolgermi a te, sei troppo appariscente. >> uno sguardo che spezzava il cuore e faceva gelare il sangue.
 
<< Sei una ragazza sveglia, ti conviene giocare con lui piuttosto che provare a sfuggirgli perché se ti limiti solo a scappare è solo questione di tempo prima che riesca a prenderti. >> il capitano era l’unico che poteva parlarle liberamente, a me avrebbe già rotto il naso.
 
<< Buonanotte Ace. >> lei chiuse la porta e stavolta lui non la fermò, si limitò a passarsi una mano tra i capelli corvini e a tornarsene da dove era venuto.
 
Da quel momento Kora era stata distaccata da tutto e tutti, quasi fosse distratta da un pensiero fisso ed il capitano si era mantenuto lontano dalla sua cabina.
 
<< Will mi stai ascoltando? >> Belle mi riportò con l’attenzione alla nostra piccola riunione in cucina.
 
<< Come potrei non ascoltare uno splendore come te? >> la guardai con finta adorazione, neanche tanto finta a dire il vero, Belle mi piaceva, non potevo negarlo.
 
<< Scommetto che non hai sentito neanche una parola! >> lanciai un’immediata occhiataccia a quel cuoco cascamorto che ghignava nella mia direzione con la sua insopportabile faccia da schiaffi.
 
<< Da bravi bambini non litigate! >> ci punzecchiò Kendra che dall’inizio della conversazione se ne era stata in disparte a guardare fuori dalla finestra.
 
<< Stavo dicendo che visto che Kora non vuole condividere la rotta potresti suggerirci di volta in volta quali frutti ci sono in prossimità del posto in cui ci troviamo e se qualcosa interessa ad Ace allora stabiliamo una rotta. >> mi ripetè cortese Belle.
 
<< Per me non ci sono problemi dolcezza, sono a tua completa disposizione lo sai. >> le sorrisi ammaliante.
 
<< Ma non ti da fastidio che parli così a tua sorella? >> quel dannato spadellatore impiccione!
 
<< Belle sa difendersi da sola e poi se mettessi bocca nei suoi affari mi ritroverei a dover mettere la gonna anche io perché me le farebbe saltare. >> scherzò Ace portandosi le mai dietro la testa.
 
<< Quindi qual è la prossima tappa? Così inizio a buttar giù una lista per il capitano. >> ogni giorno mi sentivo più a mio agio su quella nave, se toglievamo le volte in cui Kora mi pestava e Belle mi ignorava.
 
<< L’isola Leaf, l’isola delle erbe. >> rispose Kora lanciando una rapida occhiata al capitano il quale rimase più che calmo sebbene fossi sicuro di aver percepito una sorta di tensione tra loro.
 
<< L’isola delle erbe? >> chiese il ragnetto corrucciando il viso. << Sembra un posto noioso. >>
 
<< Lo è. >> rispose il capitano. << Ci sono praticamente solo erbe e qualche capanna di tanto in tanto. >>
 
<< Perché andiamo lì allora? >> chiese lei cercando di far leva sulla voglia di avventura di Ace.
 
<< Perché non abbiamo più neanche un Berry e fino a quando non troviamo un modo per fare un bel gruzzoletto sfrutteremo le erbe gratis dell’isola per rifornire la dispensa e l’armadietto dei medicinali. >> Belle guardò male ognuno di noi come se quella situazione fosse unicamente colpa nostra.
 
<< Io non ho fiatato! >> si giustificò il capitano. In effetti la mancanza di soldi era un problema e non potevo certo far ricorso alla mia fama per ottenere qualcosa, visto che il mio volto era passato dalle copertine dei libri ai manifesti da ricercato.
 
<< Ma voi non siete pirati? Perché non abbordate un vascello e lo depredate di tutti i suoi tesori? >> non immaginavo che i pirati fossero così squattrinati.
 
<< Tu leggi troppe storie autore! >> mi rimbeccò il cuoco.
 
<< Noi avremmo un’idea! >> suggerì Lena appena arrivata con suo fratello.
 
<< Ma non è applicabile su quest’isola. >> confermò Tom.
 
<< E sarebbe? >> la navigatrice si voltò sulla sedia per guardarli.
 
<< Offriamo i nostri talenti. >>
 
<< A pagamento. >>
 
<< Per un giorno. >>
 
<< Non vi seguo. >> scosse la testa Belle, che schianto così di profilo! E quell’incavatura al centro della schiena che finiva con sue fossette proprio sul fondoschiena! Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso! Dovevo assolutamente parlarle e far pace con lei.
 
<< Intendono dire che ci cerchiamo un lavoro. >> precisò Kendra non troppo entusiasta della proposta.
 
<< Cercarci un lavoro? >> anche il capitano sembrava piuttosto perplesso, non ero sicuro sapesse cosa significasse.
 
<< Kora potrebbe lavorare in un ambulatorio. >>
 
<< E Kilian in un ristorante. >>
 
<< Noi siamo aggiusta tutto. >>
 
<< E carpentieri. >> non mi sarei mai abituato al loro modo di parlare.
 
<< State suggerendo di girare per l’isola per cercarci qualcosa da fare? >> chiesi spostando lo sguardo sui presenti.
 
<< Precisamente! >>
 
<< Ma solo per un giorno. >>
 
<< Per ricavare qualche soldo facile. >>
 
<< In effetti potrebbe essere un’idea. >> Belle ci stava riflettendo. << Siamo decisamente al verde e senza un Berry sarà problematico proseguire con il viaggio. >>
 
<< Soprattutto considerando quanto mangia Ace. >> il piccolo ragno diede di gomito al capitano.
 
<< Allora è deciso! Vi cercherete un lavoro mentre io faccio la guardia alla nave. >> Belle batté il pugno sulla mano con un gran sorriso.
 
<< Ehi aspetta un attimo. Perché dovresti essere tu a restare a bordo mentre noi lavoriamo? >> Kendra non era affatto d’accordo.
 
<< Perché dubito che qualcuno abbia bisogno di una navigatrice. >>
 
<< Io penso che qualcosa te lo inventerai anche tu! >> tra quelle due si stava creando tensione, eccitante come situazione!
 
<< Potrebbe essere divertente! >> Ace trovava sempre tutto interessante. << Tu che ne pensi? >> chiese alla biondina.
 
<< Che probabilmente sarà più semplice fare soldi così che assaltando una nave per i tesori. >> mi lanciò una bella frecciata in pieno petto. Ce l’avevo ancora con lei per l’attentato alla mia virilità e non faceva altro che peggiorare la sua situazione. Le restituii un’occhiataccia, nonostante la sua bellezza alle volte ti faceva decisamente dimenticare che fosse una donna.
 
<< Allora è deciso. >> Ace non sembrava ancora soddisfatto però. << Che ne dite se rendessimo la cosa più interessante? >>
 
<< Ecco! Lo sapevo! >> Belle iniziò a preoccuparsi.
 
<< Facciamo una gara tra noi e vediamo chi di noi ha guadagnato di più alla fine della giornata. >> aveva un sorriso spaventoso.
 
<< Ace ti prego! Anzi no ti supplico! Abbiamo già abbastanza problemi. >> ovviamente non avrebbe minimamente preso in considerazione il punto di vista della navigatrice.
 
<< Io ci sto! >> rispose il cuoco. << Vi farò mangiare la polvere! Tra voi sono l’unico che sappia sul serio cosa voglia dire lavorare. >>
 
<< Non esserne così sicuro Kilian! >> erano gasati, io un po’ meno. Insomma ero un grande scrittore ma dubitavo che il mio talento da imbrattacarte potesse essere utile a batterli e di certo non avrei permesso che quel cuoco da quattro soldi mi battesse così! Dovevo farmi venire un’idea, potevo approfittare del resto del viaggio per pensare a qualcosa.
 
Neanche a dirlo attraccammo all’isola ed io non avevo uno straccio di idea! Niente! Zero! Nonostante ci avessi riflettuto per quasi tutto il tempo, non mi veniva in mente altro che potessi fare oltre a scrivere, ma a cosa diavolo poteva servire scrivere su di un’isola piena di erbe e capanne!
 
I ragazzi non stavano nella pelle all’idea di iniziare la sfida e stavano già sul ponte a riscaldarsi. In realtà la nave doveva ancora gettare l’ancora che loro si lanciarono dal ponte lasciando il resto di noi a guardarli perplessi.
 
<< A volte mi sembra di avere a che fare con i bambini! >> Belle si batté la mano sulla fronte.
 
<< Uffa! Anche io voglio scendere! >> la piccola del gruppo non stava più nella pelle, voleva raggiungere gli altri due.
 
<< Pazienta ancora qualche minuto che gettiamo l’ancora. >> diede un’occhiata ai gemelli che prontamente iniziarono le manovre di attracco sotto la supervisione della bella navigatrice.
 
Quando fummo pronti sbarcarono anche i gemelli, Kendra e Keiley.
 
<< Will tu non vieni? >> mi chiese la piccola già a metà passerella ormai.
 
<< Certo, vi raggiungo subito, devo solo mostrare a Belle il riepilogo dei frutti della zona e poi arrivo. >> era la mia occasione per parlare da solo con lei.
 
Kora uscii dal suo studio in tutta calma e scese senza degnarmi di uno sguardo e senza mettere al corrente nessuno dei suoi piani della giornata, mentre Belle, bhè era scomparsa dal ponte in un attimo. Appena il tempo di rispondere a quella ragazzina e l’avevo persa di vista ma non poteva essere scesa senza che me ne accorgessi, doveva essere ancora a bordo da qualche parte.
 
Strinsi tra le dita il foglio con le mie ricerche e mi misi a cercarla. Non era in cabina di comando, né in cucina, né nella sala delle riunioni, sembrava essersi volatilizzata. Forse era scesa davvero e non me ne ero accorto. Accidenti! A quel punto era perfettamente inutile restare a bordo, rischiavo solo di non riuscire a guadagnare niente ed essere deriso da quel borioso cuoco arrogante. Non era da me ma non potevo fare altro che ammettere la sconfitta con un teatrale sospiro.
 
<< Non pensavo ci fosse qualcuno ancora a bordo. >> l’incantevole voce di Belle, allora non era sbarcata.
 
Mi voltai concentrando il mio più affascinante sorriso ma rimasi decisamente a bocca aperta nel vederla. Non riuscii a trattenermi dallo squadrarla da capo a piedi ad occhi spalancati ed intenzioni piuttosto lascive. Era la prima volta da settimane che mi sentivo di nuovo me stesso, almeno per ciò che riguardava le mie intenzioni con le donne.
 
<< Accidenti! >>
 
<< Will ti senti bene? >>
 
<< Non ne sono sicuro… forse dovrei stendermi un po’. >> con magari lei al mio fianco o sopra di me o sotto, non mi sarebbe dispiaciuta in nessun modo.
 
Aveva addosso una gonna davvero corta, a pieghe ed un toppino di quelli legati dietro al collo che poi scendono morbidi sul petto accarezzandone la scollatura e lasciando parte della schiena scoperta. Non so dirvi bene cosa avesse ai piedi perché con tutta quella roba da guardare stavo avendo difficoltà a concentrarmi, ma credo fossero dei sandali.
 
<< Vuoi che chiami Kora? >> mi chiese gentile lei.
 
<< È già sbarcata, non ti preoccupare, sto già molto meglio. >>
 
<< Ah, bene, allora ci si vede. >> mi sorrise per poi passarmi di lato assolutamente non intenzionata ad intrattenersi ulteriormente con me, era ancora arrabbiata.
 
Ma quanto diavolo dura l’incazzatura di una donna? Non siete per niente normali voi! Insomma parliamoci chiaro, ho detto una stupida frase senza neanche pensarci, anzi no, ho detto la stramaledetta parola “sfortuna” e lei ci ha costruito su una storia tutta sua che potrebbe far impallidire quelle che scrivo io e da allora è una settimana che mi evita. No ma dico è normale?! Siete fatte tutte così? Cosa diavolo bisogna fare con voi?!
 
La afferrai per il braccio cercando di riflettere su ciò che avrei detto visto che avrebbe usato le mie stesse parole contro di me.
 
<< Hai bisogno di qualcosa di Will? >>
 
<< Belle dobbiamo parlare. >>
 
<< E di cosa? >> mi chiese lei falsamente stupita e sorridente.
 
<< Del fatto che mi eviti da una settimana. >>
 
<< Non ti sto evitando. >> assurde! Siete assurde! Negate l’evidenza!
 
<< E allora come lo chiami questo? >>
 
<< Non capisco di cosa tu stia parlando. >> è impossibile parlare con voi! È evidente che c’è un problema, perché cavolo non lo dite subito?! Cioè è evidente che siamo in difficoltà, perché fate questi giochetti esasperanti?! Basterebbe venirci incontro e farci una partaccia a muso duro, sarebbe molto più efficace e meno logorante, ma voi no, dovete torturarci.
 
<< Andiamo Belle! Sei arrabbiata per quello che ti ho detto. >>
 
<< Non sono affatto arrabbiata Will. Hai messo in chiaro le cose ed io le ho semplicemente accettate, tutto qui. >>
 
<< Ma di che diavolo stai parlando? >> Lei sospirò e scosse il capo come se non potessi capire ed era così, non la capivo, neanche un po’. << Io stavo parlando della taglia sulla mia testa, sei tu che hai frainteso tutto! >>
 
<< Ah davvero? Sono io che ho frainteso tutto? >> si stava alterando, dove avevo sbagliato adesso?
 
<< Non sto dando la colpa a te. >>
 
<< Ci mancava! Sapevi cosa pensassi ma non ti sei disturbato a farmi cambiare idea, per una settimana, mi sembra che a questo punto non mi sbagliassi poi tanto. >> scese con lo sguardo sulla mia mano stretta sul suo polso.
 
<< Invece ti sbagliavi e ti sbagli ancora. >> strinsi la presa, non ero intenzionato a lasciarla andare fino a che non ci fossimo chiariti. << Belle non mi dispiace affatto di averti incontrata. Quello che mi crea problemi è avere una taglia sulla testa e gente alle calcagna che vuole vedermi morto! >>
 
Non sembrava per niente convinta.
 
<< Andiamo! Sono solo uno scrittore. Non ho mai maneggiato altro se non la penna. Non ne so niente di pirati e scazzottate nelle locande. Questo non è il mio mondo. Non puoi avercela con me perché mi sento fuori posto. Ma questo non ha niente a che fare con te. >> mi voltai verso di lei.
 
<< È vero Will. Questo non è il tuo mondo, sei qui solo di passaggio e presto andrai via. Sarà piacevole fare parte del viaggio insieme ma sarebbe da sciocchi considerarlo più di questo. >> era fredda e distaccata, così diversa da come era di solito.
 
<< No. Sarebbe da sciocchi pensare di sapere cosa ci aspetta. Di certo non pensavo che sarei finito su una nave pirata con una taglia sulla testa e se è successo questo allora non mi illudo di sapere cosa ne sarà di me. >>
 
<< Di certo non sei un pirata. >>
 
<< Ha importanza? >>
 
<< Si, ce l’ha. >> mentiva, lo stava nascondendo ma non abbastanza bene, riuscivo a leggerglielo e mi stava innervosendo. Reagii d’impeto e la misi al muro facendola sussultare.
 
<< Quindi da oggi limiteremo i nostri rapporti al minimo perché non sono un pirata come Ace? >> ero straordinariamente serio. Accettavo tutto da una donna, che mi urlasse contro, che mi schiaffeggiasse, che mi insultasse o anche che mi riempisse di botte, ma non che mi mentisse, questo proprio non lo sopportavo.
 
<< Lasciami. >>
 
<< Allora dimmi che mi sono sbagliato e che non provi nessun interesse per me, che sono solo un tipo di passaggio di cui non ti importa niente. >>
 
<< Dopodiché mi lascerai? >>
 
<< Solo se sarà la verità. >> assottigliò lo sguardo.
 
<< E quale verità credi di conoscere? Cosa vuoi sentirti dire? >>
 
<< Che ci sei stata male perché non sono venuto a cercarti prima per dirti che per te vale la pena avere una taglia sulla testa. >> ero più sincero di quanto lo fossi di solito, forse davvero il mare mi stava facendo un brutto effetto, stavo impazzendo.
 
Lei strinse le labbra. << Sei uno scrittore, sei bravo con le parole. >> Non l’avrei convinta a chiacchiere quindi feci la sola cosa che mi passò per la testa e che desideravo fare da tanto, la baciai.
 
Non fu un bacio di quelli struggenti da femminuccia in cui lei crolla tra le mie braccia, affatto. Rimase spiazzata in un primo istante, non se l’aspettava, ma rinvenne abbastanza in fretta da spintonarmi e mollarmi un bel ceffone che lasciò me piuttosto spiazzato. Non che fosse il primo, ne avevo presi parecchi nella mia vita, di solito perché promettevo una cosa e poi ne facevo un’altra, tipo quando dicevo ad una che per me lei era la sola e poi lei mi vedeva con qualcun’altra.
 
Si insomma in quelle occasioni me lo meritavo, infatti incassavo e poi tentavo di spiegare la situazione e giustificarmi. Solo che stavolta ero stato sincero. Le avevo detto la verità eppure mi aveva colpito. Ma era il suo sguardo a fare davvero male, un misto di rabbia e delusione e non capivo, non capivo perché. Ero sicuro che lei provasse dell’interesse per me ed ero stato onesto nel dirle che ricambiavo, allora perché mi aveva trattato in quel modo e continuava a guardarmi così?
 
Rimasi impietrito. Anche Kora mi aveva rifiutato, non era questo, eppure non avevo mai provato prima quella sensazione di smarrimento, di confusione, come quando non vedi un gradino e all’improvviso il terreno sparisce sotto i tuoi piedi. Che cosa dovevo fare adesso? Non potevo restare lì a fissarla come un idiota.
 
<< Mi dispiace… adesso ho capito. >> annuii come un cretino mentre mi staccavo da lei con lo sguardo ancora perso. << Scusami. >>
 
Non avevo notato che il suo respiro avesse accelerato o che stesse serrando i pugni, non avevo notato neanche lo smarrimento che stava provando lei troppo concentrato sul mio. Mi allontanai diretto alla mia cabina e nel tragitto appallottolai e buttai via il foglio che avevo portato con me. Avevo sbagliato tutto e non capivo perché mi sentissi così, non mi era mai successo. Tornai in camera e mi massaggiai la fronte con una mano cercando di tornare in me. Era solo una ragazza. Non avevo idea di cosa fosse successo poco prima ma lei era solo una ragazza. Ce n’erano tante altre. Fissarsi così per un rifiuto era inutile, non era da me. Quello che dovevo fare era calmarmi, lavarmi la faccia e scendere sull’isola a cercare di guadagnare più degli altri e al contempo rimorchiare una bella ragazza con cui spassarmela. Si era questo che mi serviva, solo questo.
 
Mi vuotai quello che restava nella giara d’acqua in testa e mi passai le dita tra i capelli per ravvivarli. Non mi scomodai neanche a cambiarmi la maglia, si sarebbe asciugata all’aria aperta.  Sbuffai dal naso ancora piuttosto nervoso e caricai verso la porta, le distrazioni femminili dell’isola me l’avrebbero fatta dimenticare, non avevo bisogno di lei. Poi lei aprii la porta della mia camera e ancora una volta capii quanto mi stessi sbagliando.
 
Mi fermai ad osservarla senza dire niente. Quello sguardo era scomparso, adesso era basso e colpevole.
 
<< Credo… credo di dovermi scusare con te. Non avrei dovuto colpirti. >>
 
La osservai per qualche attimo, sembrava a disagio e non volevo che si sentisse così.
 
<< Non importa. >>
 
<< E invece si. Quello che è successo per me ha importanza. >>
 
<< Non capiterà più. >> l’ultima cosa che avrei tollerato era una ramanzina. Andai verso la porta cercando di superarla ma stavolta fu lei ad afferrarmi il braccio con entrambe le mani.
 
<< Non rendere le cose ancora più difficili. >> mi puntò a fatica gli occhi addosso.
 
Sospirai e mi voltai verso di lei. << Senti siamo ad un’impasse. Non so perché sei venuta qui, se vuoi sentirti dire qualcosa che ti scarichi la coscienza o che ti convinca che stai facendo bene. Non sono la persona giusta a cui chiedere questa conferma, temo che dovrai cercare da sola le tue rassicurazioni. >> lei abbassò di nuovo lo sguardo. << Sono stato onesto, ma se vuoi posso dirti che ti ho presa in giro e che di te non mi importi, scegli tu quale versione ti fa più comodo per farti sentire meglio. >> ritirai il braccio, era assurdo fossi così alterato.
 
<< Will io… >>
 
<< Va tutto bene. Non mi serve che mi consoli. Sono un adulto, me ne farò una ragione. Scusami ancora se ho frainteso tutto. >> mi voltai verso la porta pronto ad uscire.
 
<< Non hai frainteso niente! >> mi disse lei alle spalle tutto d’un fiato. << Non hai frainteso niente… >> ripetè a voce più bassa senza guardarmi.
 
Mi fermai per poi voltarmi a fissare i miei occhi su di lei. Se ne stava a capo leggermente chino, davanti a me forse aspettandosi che le dicessi qualcosa ma io restai in silenzio, adesso era il suo turno di parlare.
 
<< Non volevo che ti legassi a me sapendo che dovrai andare via. Credevo di riuscire a mantenere il punto ma prima sul ponte… bhè mi hai spiazzata. >> continuava a fissare il pavimento. << Non volevo colpirti, stavo solo cercando di dirti che tra noi non può funzionare perché apparteniamo a due mondi diversi e nessuno di noi può smettere di essere ciò che è. >> Fece una pausa aspettandosi forse una mia replica che non arrivò. << Non ti sbagliavi, ma non posso assecondarti o non finirà bene per nessuno, spero che tu lo capisca. >>
 
La sua bocca si stava muovendo, stavano venendo fuori delle parole ma io non ne stavo ascoltando neanche una, mi era bastato sapere che non avevo frainteso per andare di nuovo in confusione. Ma perché voi donne siete così complicate? Perché vi fate tutte queste dannate paranoie? Insomma, se volete una cosa perché diavolo vi arrovellate il cervello alla ricerca di motivi e scuse per cui non dovreste volerla? Più ho a che fare con voi e meno vi capisco, ve lo assicuro.
 
Osservai le sue labbra muoversi per tutto il tempo e prima che me ne rendessi conto mi ero già avvicinato a lei, le avevo portano una mano al viso per sollevarglielo e l’avevo baciata ancora. Era inutile che continuasse a parlare e spiegare tanto avevo smesso di ascoltare da un pezzo e ad essere onesto ero stufo di tutte quelle chiacchiere e scuse preferivo capire con i fatti cosa stesse pensando davvero. Se c’è una cosa che ho capito di voi donne è che neanche voi lo sapete quello che volete, quindi darvi ascolto e prendervi alla lettera è il modo migliore per fare un disastro.
 
Lei si spostò un po’ cercando di parlare ancora e propinarmi roba del tipo “no Will non si può”, “no Will la nostra amicizia…”, “no Will, dovrai partire…” e altre sciocchezze simili di cui non mi interessava un fico secco. La baciai ancora e lei ancora mi interruppe ed io la baciai ancora cominciando a spingerla all’indietro e così per ogni obiezione che sollevò fino a quando non sollevai lei sul tavolo. Le infilai una mano tra i capelli e feci risalire l’altra lungo la coscia, fino alla schiena premendola contro di me. Le sue obiezioni erano sempre meno convinte ed a quel punto credo non ne avesse più perché iniziò a ricambiare i miei baci e a sfiorarmi petto e spalle.
 
<< Ma che diavolo hai combinato? Sei tutto bagnato! >> sorrisi sulle sue labbra.
 
<< Una doccia fredda ma non mi sembra sia stata d’aiuto. >> mi sfilai la maglietta gettandola a terra e come sempre lei trattenne il fiato osservandomi.
 
Presi la sua mano e la appoggiai sui miei pettorali mentre tornavo sulle sue labbra. La desideravo, la desideravo terribilmente. Volevo sentire la sua pelle a contatto con la mia, volevo osservare l’incavo della sua schiena nuda e quelle due fossette sulle natiche e baciarle, volevo perdermi in lei e farla perdere. Non riuscivo a pensare ad altro se non ai nostri corpi fusi insieme… e a quello sguardo, al modo in cui mi aveva guardato sul ponte. Non mi era mai successo prima, ve lo giuro, mai e poi mai! Quello sguardo mi fermò. Allontanai appena le labbra dalle sue chiedendomi che stessi combinando.
 
<< Va tutto bene? >> mi chiese infatti lei confusa.
 
<< Va tutto bene. >> confermai. << Solo che non voglio rovinare tutto. >> le sfiorai il viso con il dorso della mano e lei in risposta sorrise e scosse la testa, attirandomi a sé e baciandomi, trascinandomi giù con lei su quel tavolo.
 
La sua intraprendenza era alquanto inaspettata e altrettanto piacevole. Già non ero uno molto portato per l’autocontrollo quando si parlava di queste cose, se poi venivo anche provocato allora ciao. Percorsi con la mano la sua gamba, dall'incavo del ginocchio ai fianchi spostandole leggermente la gonna e poi continuai a risalire spostandole un po’ la maglietta. Le baciai la mandibola e poi il collo sentendo il suo respiro accelerare ed il suo corpo reagire alle mie dita e alle mie labbra. Le baciai il petto mentre la spingevo contro di me.
 
Passò le dita tra i miei capelli e poi scese alle spalle cercando di riattirarmi a sé, alla ricerca delle mie labbra. Gliele diedi senza lasciarmi pregare troppo mentre le stringevo i fianchi tra le dita. Si tirò su baciandomi i pettorali e accarezzandomi l’addome alla ricerca della chiusura dei miei pantaloni che slacciò con decisione. Non ci stavo capendo un bel niente già da un pezzo ormai ma credo di aver perso anche quel minimo di lucidità che ancora stavo preservando nel momento in cui si sciolse il nodo dietro al collo che le teneva su il top per poi sfilarselo e lasciarlo cadere a terra.
 
In quel momento seppi cosa si prova a guardare una dea. Restai imbambolato per qualche attimo fino a che lei non mi ritirò a sé. Il contatto con la sua pelle liscia, morbida e profumata mi diede i brividi. Cercai le sue labbra con voracità, la mia fame di lei stava aumentando rapidamente, e poi scesi subito sul suo seno perfetto per baciarlo e mordicchiarlo facendola piegare all'indietro. Accompagnai il suo movimento afferrandole le natiche mentre continuavo a dedicarmi al suo seno e al suo piacere. Volevo fosse un’esperienza indimenticabile, mi sembrava che stessi lì a dimostrarle qualcosa, che ne valevo la pena.
 
Scesi con le mani fino al bordo della gonna per poi seguire la coscia fino alla sua parte più intima ed accarezzarla. Volevo prendermi cura di lei fino a che non mi avesse desiderato come io la stavo desiderando. La toccai continuando ad alternare i baci tra le sue labbra, il suo collo ed il suo seno, sentendola sussultare ed ansimare per le mie attenzioni, ma non avevo ancora finito con lei, non ero ancora pronto a darle ciò che desiderava.
 
Le sfilai la biancheria e le tirai su la gonna quanto bastava. Iniziai un percorso di baci ardenti che partiva dalla metà della sua coscia e terminava con lei che mi afferrava i capelli inarcandosi. Solo quando fui ebbro dei suoi gemiti tornai su di lei per liberarla della gonna e per liberare me di pantaloni e biancheria. La baciai, un bacio profondo, uno di quei baci che ti tolgono il fiato e non lasciai le sue labbra nemmeno mentre le entravo dentro soffocando tra esse un gemito di piacere.
 
Si aggrappò a me artigliandomi la schiena mentre iniziavo a muovermi in lei, senza fretta, prendendomi tutto il tempo per sentirla fremere tra le mie braccia e cercare le mie labbra ed il mio collo ormai completamente stordita da quell’amplesso e dal ritmo che le stavo imponendo. Non ero affatto bravo come pirata ed ero un incapace nella lotta ma in quello che stavamo facendo ero il migliore e questa consapevolezza non faceva altro che migliorare la mia performance.
 
Avevo deciso che l’avrei portata all'apice per gradi godendomi tutta quella lunghissima unione. Lei era di una bellezza stordente ed inebriante, arrossata dallo sforzo e dal piacere. Quelle piccole smorfie di godimento che proprio non riusciva ad evitare erano di quanto più meraviglioso avessi mai visto e ne desideravo ancora, volevo vedere ancora il suo viso sconvolto dal piacere, le labbra appena dischiuse, gli occhi appannati, la fronte appena aggrottata. Meravigliosa.
 
La spinsi all’indietro facendola distendere sul tavolo mentre io me ne restavo in piedi. Le strinsi il seno tra le mani e la accarezzai fino ai fianchi prima di afferrarla ed aumentare il ritmo e l’intensità. Si inarcò dischiudendo le labbra. Che splendore! Insistetti fino a farle sfiorare l’apice e proprio in quel momento uscii da lei facendola gridare per la sensazione. Mi guardò con quegli occhi appannati dal piacere senza capire perché lo avessi fatto.
 
Mi chinai su di lei a baciarla afferrandola per le natiche e tirandola su. Mi scostai di poco dal tavolo per farla scendere e quando lo ebbi fatto ripresi a baciarla e stuzzicarla facendola voltare lentamente, volevo ammirare l’incavo della sua schiena e quelle meravigliose fossette. La loro visione rinvigorii all’istante il mio desiderio di lei, rendendolo ancora maggiore. Le sfiorai con le dita risalendo la schiena e facendola rabbrividire mentre al contempo la spingevo in avanti chinandomi insieme a lei.
 
Le spostai i capelli e le baciai il collo cercando di riaccendere il suo desiderio mentre ancora una volta entravo in lei con forza. Gridò di nuovo puntando le mani sul tavolo e sollevando il sedere verso il mio bacino. Puntai una mano sul tavolo, poco distante dalle sue mentre con l’altra le stringevo il seno. Iniziai a muovermi senza smettere di torturarle il collo. Ormai tremava sotto di me, ansimando e gemendo, non avrebbe resistito ancora a lungo e neanche io a dire il vero. Avvicinai le labbra al suo orecchio in modo che potesse sentire quanto piacere mi stesse dando l’averla. Ansimavo catturando di tanto in tanto il suo lobo tra le mie labbra mentre continuavo a muovermi e le stuzzicavo il seno.
 
Era mia in quel momento, mia e di nessun altro ed era giusto così, era così che doveva essere e nessun altro doveva averla, non avrei sopportato che provasse le stesse cose con qualcun altro. Era la prima volta che un pensiero simile mi attraversava la testa, non avevo mai provato niente del genere con una donna. Questo la rendeva ancora più straordinaria.
 
Nel sentirmi ansimare al suo orecchio fremette tra le mie braccia piegandosi fino a stendersi sul tavolo ed io ne approfittai per raddrizzarmi ed avviarmi alla fine. Attirai a me il suo bacino e la trascinai in un ritmo forsennato che la fece urlare molto. Ad un passo dalla fine la riattirai verso di me chinandomi leggermente su di lei in modo che i nostri corpi si toccassero e la tenni stretta mentre raggiungeva l’apice seguita a breve distanza da me.
 
Ero stremato e senza fiato e lei si reggeva a stento al tavolo, tremava a tal punto che sembrava stesse per franarci sopra. Le voltai il viso verso di me, era bellissima, non lo era mai stata così tanto. Non riuscii a reprimere l’istinto di baciarla, un bacio dolce, delicato, affettuoso. Ancora con il respiro affannato strofinai il viso al suo felice, sereno, in pace.
 
<< Non penso di riuscire a sbarcare dalla nave in questo momento. >> mi sussurrò lei.
 
<< Tranquilla, non ho nessuna intenzione di lasciarti andare così presto. >> avevo bisogno di una dormita e volevo che lei fosse al mio fianco.
 
La presi per mano e la portai verso il mio letto dove ci stendemmo completamente nudi. La attirai a me facendole poggiare la testa sul mio petto per accarezzarle i capelli e baciarle la fronte. Ero felice. Di solito ero semplicemente soddisfatto, invece stavolta c’era qualcosa di più, ero davvero, sinceramente felice. La strinsi sospirando, eravamo troppo esausti per parlare e dopo poco crollammo.
 
Ci risvegliammo alcune ore dopo, in realtà io mi svegliai, con la mente più lucida e con lei tra le braccia. A questo punto ero solito defilarmi quanto più rapidamente possibile, le donne che mi portavo a letto il mattino dopo non erano altro che un fastidio di cui desideravo liberarmi quanto più velocemente possibile. Lei era diversa. Così addormentata sul mio petto, stretta a me, con le labbra leggermente dischiuse ed i capelli corvini scomposti era semplicemente meravigliosa, avrei potuto osservarla per ore.
 
Le scostai una ciocca dal viso per godermi meglio lo spettacolo ma lei se ne accorse e aprii un paio di volte gli occhi assonnati cercando di mettermi a fuoco.
 
<< Buongiorno. >> le dissi sorridendo anche se doveva essere già passata l’ora di pranzo da un pezzo.
 
<< Quanto abbiamo dormito? >>
 
<< Quanto serviva. >> continuai ad accarezzarle i capelli completamente stregato dalla navigatrice.
 
<< È stato… >> non trovava le parole.
 
<< Già! >> neanche io a dire il vero, mi sembrava che fantastico e meraviglioso non rendessero bene l’idea.
 
<< E adesso? >> mi chiese sei ricalcando con un dito il mio tatuaggio, senza guardarmi.
 
<< Adesso? >>
 
<< Cosa facciamo adesso? Come ci comportiamo? >>
 
<< Come due che hanno una relazione suppongo. >> ma che cazzo stavo dicendo? Ma ero impazzito? Che diavolo mi aveva fatto quella donna?!
 
Sollevò lo sguardo su di me. << Quindi ora abbiamo una relazione? >>
 
<< Ce l’avevamo anche prima, solo che non ce ne rendevamo conto. >> sospirai incredulo delle mie stesse parole.
 
<< Almeno così non proverai a portarti a letto un’altra. >> sorrise tornando a rilassarsi.
 
<< Come no? >> chiesi fintamente stupito sghignazzando e ricevendo in risposta un pugno che mi fece ridere. << Guarda che vale anche per te bambolina. >> sarebbe stata davvero difficile restare monogamo, non era una cosa che mi riusciva tanto bene, ma passando gran parte del tempo su quella nave non doveva essere un gran problema.
 
<< Non avevo nessuna intenzione di andare a letto con altri. >> missione compiuta! << Ma credo che dovremmo alzarci se non vuoi mangiare la polvere di Kilian ed Ace. >> ed era la prima a non spostarsi di un centimetro.
 
<< Mi basta un terzo del loro tempo per farli neri. >>
 
<< Non fare il gradasso, sono in vantaggio su di te e lo sai. >>
 
<< Mi inventerò qualcosa, adesso non ho nessuna intenzione di muovermi di qui. >> la strinsi a me affondando il viso tra i suoi capelli corvini.
 
Rimanemmo a letto qualche altra ora e poi finalmente ci decidemmo ad alzarci, lavarci e vestirci per sbarcare, ovviamente con la promessa che avrebbe passato la notte con me. Eravamo vicini alla passerella quando vidi Ace correre come un forsennato verso di noi con qualcosa sulle spalle e Keiley alle calcagna.
 
<< Non possono aver già finito. >> commentai io un po’ sconfortato visto che non ero neanche sbarcato ancora.
 
<< Infatti… c’è qualcosa di strano… >> Belle cercò di aguzzare la vista e ad un certo punto la vidi sbarrare gli occhi. << Oh santo cielo! >> corse incontro al fratello ed io la seguii rendendomi man mano conto delle espressioni preoccupare di capitano e cecchino e di una lunga chioma bionda poggiata scompostamente sulla spalla di Ace. Kora era priva di sensi ed aveva una gran brutta cera, doveva essere successo qualcosa lì su quell’isola.
   
 
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