Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: IsAry    21/08/2019    0 recensioni
Maxime è una ragazza particolare con una passione per la fotografia. Da quando ha dieci anni ha sulla spalla destra il nome della sua anima gemella come è successo a tanti altri prima di lei, ma la sua particolarità è che il giovane in questione è morto da piu di settant'anni. Ma uno strano incidente legato al suo potere la porterà faccia a faccia con il suo destino...
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao! Sono IsAry e sono anni che non ci sentiamo, vero? Oggi dopo tanto tempo torno con una nuova storia e un fandom completamente diverso dai precedenti. Gli Avengers e in particolare Captain America di cui sono dientata una grande appassionata grazie ai film del MCU.
In questa storia troverete anche dei personaggi tratti dal videogioco "Life is Strange", ma non considero la storia un cross over perchè, a parte i personaggi e i poteri della protagonista, non ho preso nulla dalla storia del gioco.
Bene, ora andiamo alla storia e spero vi piaccia! Lasciatemi un commento per farmi sapere cosa ne pensare!

Prologo

“Max! Max, aspetta!”

Mi voltai e vidi la mia migliore amica Chloe con i suoi capelli blu correre verso di me con la borsa sulla spalla. Si tirava dietro la sua ragazza Rachel, ma la bella ragazza non sembrava turbata dalla cosa.

“Mi sono fermata, Chloe. Non serve che urli.” Dissi con un sospiro quando mi si fermarono accanto.

“E’ convinta che ci pianterai in asso per andare al museo a scattare foto di nuovo.” Mi disse Rachel lanciando alla sua anima gemella uno sguardo e ignorando il broncio che apparve sul suo volto.

“E’ successo solo una volta! Ho promesso che sarei venuta con voi al parco e che avrei scattato le foto per il vostro album quindi non preoccuparti Chloe. Mantengo le mie promesse.”

Cominciai a camminare di nuovo con le mie amiche e insieme attraversammo il parco che si trovava di fronte al nostro liceo fino a raggiungere il parcheggio dove il furgoncino di Chloe era parcheggiato.

Il mio nome è Maxime Stark se ve lo stavate chiedendo e le ragazze che sono con me sono Chloe Price e Rachel Amber. Siamo nella stessa classe a scuola anche se loro sono più grandi di me di un anno, ma sono state bocciate per la poca frequenza a causa di problemi famigliari. Ci conosciamo da quando eravamo bambine e siamo come sorelle.

“Ok, cosa volete esattamente nel vostro album?” Chiesi seduta sulla parte destra del lungo sedile del camioncino.

“Vogliamo qualcosa per celebrare il nostro quinto anniversario e abbiamo pensato che un album fotografico di noi durante gli ultimi cinque anni fosse una magnifica idea.” Mi spiegò Chloe dal posto di guida.

“Abbiamo raccolto molte vecchie foto, alcune che ci hai scattato tu tempo fa e altre le abbiamo stampate dai nostri cellulari, ma ne vogliamo alcune di nuove per le ultime pagine.” Aggiunse Rachel con un sorriso sulle labbra rosse.

“Wow, sono passati già cinque anni? Non posso crederci.” Dissi sorpresa, ma avevo sempre saputo che quelle due erano fatte l’una per l’altra anche prima che venissi a sapere dei loro marchi delle anime gemelle.

In questo pazzo mondo, se sei destinato a stare con qualcuno, il suo nome appare sulla tua spalla destra quando compi dieci anni ed è ciò che è successo a loro. So che le mie migliori amiche erano spaventate quando scoprirono i nomi della loro metà sulle loro spalle e mi ci vollero ben tre anni per convincerle a rivelare il loro segreto alla propria anima gemella.

“Gia e dobbiamo ringraziare te per, ci hai fatto capire quanto fossimo stupide a nasconderci.” Disse Rachel sorridendomi e prendendo la mano della sua ragazza nella sua.

“Eravate spaventate, lo sarei anche io al vostro posto.” Replicai voltando la testa verso il finestrino con uno sguardo triste nei miei occhi azzurri.

“Lo troverai.” Mi disse Chloe sapendo bene quali pensieri stessero attraversando la mia mente in quel momento.

“Lo sai che non accadrà.” Dissi voltandomi nuovamente verso di lei con uno sguardo duro sul volto.

“Come puoi esserne sicura?”

“E’ morto, Chloe. Quando scoprirai come riportare in vita i morti, fammelo sapere, ma fino ad allora non ne voglio parlare.”

“Magari è un altro…” provò a dire Rachel giocando nervosamente con una ciocca dei suoi biondi capelli.

“Sai benissimo che è QUEL ragazzo, quindi smettiamo di discuterne per favore.” supplicai distogliendo lo sguardo con le lacrime negli occhi cercando di nasconderle con i miei corti capelli color cioccolato e loro obbedirono sapendo quanto quel discorso mi facesse star male.

Rimanemmo in silenzio per il resto del viaggio e per tutta la camminata fino al parco, la mia mente persa nel ricordo della prima volta che avevo visto il mio marchio dell’anima gemella…

 

…Era il 21 Settembre 2004, compivo dieci anni quel giorno e stavo facendo una doccia nella mia casa di Malibù dopo aver trascorso un fantastico pomeriggio insieme alle mie migliori amiche. Era un venerdì sera e mio padre sarebbe tornato a casa da New York dove aveva lavorato nel ultimo mese. Saremmo andati a cena in un’elegante ristorante dove la sua assistente Pepper Potts aveva prenotato un tavolo riservato per noi e poi saremmo tornati a casa per guardare un film nel nostro cinema personale mangiando dolci.

Mi stavo asciugando quando una strana linea nera attirò il mio sguardo e mi fece congelare sul posto. Attraverso lo specchio, potevo vedere tre parole scritte sulla mia pelle ed erano chiaramente tre nomi. Cominciai a far scorrere le mie dita su ogni lettere incantata, ma troppo scioccata per leggerle.

“Tesoro? Sono a casa!” Gridò mio padre dal salotto al piano inferiore, ma ero talmente presa dal mio riflesso che non lo sentii.

“Zucchero, stai bene?” Mi chiese Tony Stark bussando sulla porta del bagno. Gia, mio padre è IL Tony Stark, ricco, egocentrico filantropo conosciuto anche come Iron Man dal 2008, anche se ancora non aveva il suo alter ego a quel tempo, che mi aveva concepito quasi undici anni prima durante una notte da ubriaco e che mi aveva cresciuta dopo che mia madre mi aveva abbandonata sulla soglia di casa sua con solo una lettera.

“Papà!” Esclamai sorpresa voltandomi e cercando di coprire il mio marchio, ma l’accappatoio sembrava avere intenzioni diverse perché continuava a scivolare dalla mia spalla ogni volta che io cercavo di rimetterlo al suo posto.

“Wow! Calmati! Non volevo spaventarti! Ti ho chiamata per cinque minuti e quando ho visto che non mi rispondevi mi sono preoccupato.”

“Io…” cominciai a balbettare presa dal panico.

Mio padre posò una mano sulla mia spalla marchiata e io sussultai al contatto. Lo notò subito e tolse la mano velocemente guardandomi preoccupato: “Stai bene? Ti sei fatta male?”

“No, sto bene papà. Mi puoi dare un minuto? Dammi il tempo di vestirmi e possiamo andare al ristorante.” Dissi cercando di distrarlo tornando a guardare lo specchio, ma mio padre non sembrava essere d’accordo perché mi afferrò per la spalla facendomi voltare nuovamente verso di lui.

“Cosa stai nascondendo, Maxime?” Chiese serio.

“Papà…”

“Non ci provare! Fammi vedere o lo farò da solo.” Disse severamente guardandomi dritta negli occhi con i suoi castani.

Dopo alcuni minuti passati a fissarci senza muoverci, sospirai e senza dire niente spostai l’accappatoio per mostrare la mia spalla destra.

“Quello è…” mormorò Tony studiando il mio marchio.”

“Gia…”

“E c’è scritto…”

“Non lo so, io…   non l’ho ancora letto.”

“Cosa?” Mi chiese sorpreso guardandomi nuovamente in volto riprendendosi dallo stupore: “Ti ho chiamata per cinque minuti e tu te ne sei stata qui a fissare il tuo marchio senza leggerlo?”

“Ero sorpresa.” Confessai arrossendo: “Non ho mai pensato che avrei ottenuto un marchio dell’anima gemella.”

“Maxime…” cominciò a dire mio padre faticando a trovare le parole, qualcosa che capitava raramente: “Dovresti guardare e… essere preparata.”

“Cosa intendi dire?” Chiesi confusa tornando a guardarmi nello specchio.

“Tu… Guarda solamente.” Fu la sua unica risposta e io obbedii.

Sulla mia spalla, il nome Steven Grant Rogers era scritta in un elegante calligrafia nera…

 

…”Avanti Max! Prendi la tua macchina fotografica così possiamo cominciare!” Mi gridò Chloe dal albero su cui si era appena arrampicata mentre aiutava Rachel a fare lo stesso.

“Vuoi che le tue foto siano su un ramo?” Chiesi scettica.

“Be, è un inizio.” Replicò la ragazza con i capelli blu come gli occhi che erano pieni di divertimento mentre scrollava le spalle. Così cominciai a scattare foto seguendo le loro richieste.

Dopo quasi un ora di lavoro, la coppia si spostò su un tavolo da picnic sedendosi su una delle panchine e io cominciai a fare foto muovendomi intorno a loro.

“Ehi! Mi è venuta un’idea!” Dissi all’improvviso correndo verso l’albero di prima e cominciando ad arrampicarmi.

“Max, fai attenzione!” Gridò Rachel che si comportava sempre come una mamma chioccia con noi.

“Tranquilla!” Risposi, ma il mio piede perse la presa sul tronco e scivolai riuscendo a fermare la mia caduta con le mani giusto in tempo. La mia macchina fotografica non fu così fortunata e si frantumò al suolo in tanti pezzi.

“Merda.” Imprecai scendendo dal albero e prendendo la mia fotocamera rotta dall’erba.

“Puoi fare qualcosa per ripararla?” Chiese Rachel studiando l’oggetto con i suoi occhi color nocciola. Le due ragazze mi erano corse incontro dopo l’incidente sperando che il danno non fosse tanto grave.

“No.” Risposi arrabbiata con me stessa. Quella fotocamera era un vecchio modello, avevo sempre preferito i modelli più vecchi a quelli moderni, ed era un regalo per i miei sedici anni da parte di mio padre. Era molto prezioso per me e sarei dovuta stare molto più attenta, ma oramai era troppo tardi.

“Certo che puoi!” Esclamò Chloe guardandomi come se fossi pazza: “Puoi usare il tuo potere!”

“Chloe, non posso usarlo per una cosa tanto stupida.”

“Non è stupida, tu adori quella macchina fotografica.”

“Chloe ha ragione, Max. La tratti come se fosse un essere vivente e con il tuo potere potresti ripararla.” Provò a convincermi Rachel dandomi un colpetto sulla spalla.

Sospirai e guardai la mia fotocamera rotta. Meritava un tentativo così mi concentrai e le cose intorno a me cominciarono a muoversi. Vidi le mie due amiche camminare all’indietro verso il tavolo da picnic proprio come stava facendo tutto il resto nel parco e la mia macchina fotografica ripararsi da sola, ma non c’era alcuna traccia della sottoscritta. Ogni volta, tutto tornava a una posizione precedente tranne me.

Avevo scoperto di avere il potere di controllare il tempo due anni prima. Io e le mie amiche stavamo facendo le sceme in riva al mare e Chloe era caduta da una roccia rompendosi una gamba. Io cominciai ad andare nel panico e a muovere le mie mani in aria senza sapere cosa fare. Tutto si congelò in un momento davanti ai miei occhi per poi cominciare a riavvolgersi con Chloe di nuovo in piedi che ripercorreva la strada appena fatta con Rachel. Dopo alcuni minuti, cominciò a girarmi la testa e il mondo intorno a me ritornò a muoversi normalmente. Chloe e Rachel notarono che ero molto più avanti rispetto a loro e furono confuse dalla cosa così spiegai loro cosa era successo decidendo di non dire niente a nessuno altro. Nemmeno a mio padre.

Accaddero altri incidenti dopo quel primo così decisi di imparare a controllare il mio potere e le mie amiche accettarono di aiutarmi in ogni maniera possibile.

“Cosa è successo?” Chiese Rachel dal suo posto sulla panchina notando il mio improvviso cambio di posizione. Nessuno ricordava mai la precedente linea temporale, ma le mie amiche sapevano come leggere i segnali.
“La mia fotocamera si era rotta e l’ho riparata.” Risposi controllando l’oggetto e notando che c’era qualcosa di strano nel obiettivo.

“E’ tutto a posto?” Gridò Chloe.

“Non ne sono sicura.” Mormorai portando l’obiettivo davanti al mio occhio destro per poterci guardare attraverso.

Improvvisamente vidi una luce acciecante e mi senti cadere nel vuoto mentre un urlo scappava dalle mie labbra fino a che non colpii il terreno con la schiena violentemente.

“Ah…” gemetti per il dolore inarcando la schiena.

“Signorina, sta bene?” Mi chiese qualcuno sopra di me ed io aprii gli occhi per fissarli in un baio blu che mi osservavano con preoccupazione.

“Sto bene, grazie.” Dissi accettando la mano che il piccolo ragazzo mi stava offrendo.

Una volta in piedi, studiai il ragazzo notando che non era molto alto proprio come me, era magro con capelli biondi e un viso dolce. Indossava una camicia bianca con una giacca grigia e un paio di pantaloni marroni.

“Ne è sicura? Sei caduta dal cielo e non è normale, giusto?” Mi chiese incerto. Probabilmente si stava chiedendo se per me potesse essere una cosa normale e non voleva offendermi.

Arrossii alle sue parole, ma non seppi come rispondere così incominciai a guardarmi intorno a disagio mettendo le mani nelle tasche dei jeans e fu in quel che mi resi conto che la mia fotocamera era scomparsa.

“Hai visto la mia macchina fotografica?” Chiesi guardando agitata il vicolo in cui mi trovavo.

“No, non l’aveva con lei quando hai colpito il terreno.” Mi disse lui osservando i miei movimenti confuso.

“No, non può essere. L’avevo con me.”

“Signorina, ne è sicura?” Ripetè lui posando una mano sulla mia spalla per fermarmi.

“Si.” Risposi con rabbia sentendomi subito in colpa: “Scusa, ma quella macchina è un regalo di mio padre e non posso perderla.”

“Capisco. Perché non me la descrive così possiamo cominciare a cercarla insieme?” Si offrì con un sorriso.

“Grazie.” Dissi sincera guardandolo nei suoi splendidi occhi: “Ma solo se la smetti di chiamarmi signorina. Io sono Maxime, ma i miei amici mi chiamano Max.”

“Steve.” Disse lui afferrando la mano che gli avevo offerto: “Steve Rogers.”

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: IsAry