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Autore: Hikari29    21/08/2019    0 recensioni
[ATTENZIONE : non fatevi ingannare dal titolo... Niente lupi mannari qui]
AU...mi hanno sempre incuriosito questo genere di storie...
E voi? Avete mai pensato a come sarebbero cambiati i personaggi vivendo in un altro mondo?Beh, io si ...e personalmente il contesto di dolce flirt mi ha sempre ispirata parecchio .
Vecchi e nuovi personaggi,ognuno con un ruolo fondamentale in questo mondo fatto di magia ,combattimenti ,amore...e anche un pizzico di follia. Due scuole... Dove ognuno avrà il suo ruolo. Una protagonista dal passato complicato, che ricomincerà a sorridere solo grazie all'affetto per i suoi nuovi amici. Incontri, scontri, lacrime, sorrisi, abbracci e sfide, e comportamenti inaspettati da parte di alcuni studenti, perché diciamocelo... Non si giudica un libro dalla copertina... Ed Eri lo capirà presto.
Questa è la mia prima storia ,o meglio la prima volta che ho il coraggio di presentarvi una mia creazione...e se vi ho incuriositi, preparatevi ad "Alpha Academy "....il dolce amoris non sarà più lo stesso.
! AVVERTENZE: la storia è un adattamento di una versione originale che potete trovare su wattpad!
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Penso sia la prima volta in cui mi trovo a rimpiangere le basse temperature della mia regione.

<< Su, su! Cosa sono quelle espressioni disperate? >>

Cavolo, perché questo caldo? 
Non è più neanche la stagione giusta!

Sarà che avere un insegnante in più in aula non aiuta? 
Potrebbe essere la pressione di affrontare un nuovo tipo di prova? 
Oppure la colpa è di noi tutti che stiamo cercando di utilizzare il nostro Alph, inclusa Iris posizionata proprio accanto a me?

<< Allora, mammolette. Vi muovete o no? >>
Stavolta è la Delenay a parlare. Inconfondibile.

Se ci troviamo qui, tutti insieme, a spremerci tra idee ed esercizi fisici sotto la guardia della professoressa di arti magiche e Boris, è solo perché i due hanno deciso di sottoporci all'ennesimo esame : trovare ognuno una tecnica speciale utilizzando le rispettive armi.

Che sia offensiva o difensiva non importa. 
Ma, secondo l'insegnante dalla chioma corvina, potrà essere tutto tranne che "molle". O così ha detto lei.

Le ho già visto bocciare i "pugni oscuri" di Armin, troppo entusiasta per accorgersi subito del fallimentare tentativo di colpire Kentin. 
Inutile dire che, a quanto pare, un'ombra non può farti del male. 
Eppure l'Alph del moro mi ha sempre inquietata in qualche modo.

Tutti ormai hanno chiaro in mente quale tipo di arma sia meglio adattabile alle loro potenzialità. 
Persino la chioma azzurra nella stanza è intenta a faticare. 
Sta quasi abbattendo un albero con quell'enorme martello che si ritrova.

<< La situazione deve sbloccarsi. >>

Professoressa...

<< È un vero peccato con la forza che si ritrova. >>

Professore... 
Perché sussurrano?

Li vedo fissare un  Alexy affaticato e, subito, capisco. 

Pensandoci, quel ragazzo non ha mai utilizzato il suo Alph in nostra presenza.

<< Stiamo lavorando sul suo autocontrollo. Secondo il fratello, pare che riesca a liberarsi solo sotto pressione, presa da rabbia o forte paura. Ma potrebbe essere un problema. >>

<< Il vuoto...affascinante quanto spaventoso. Che potere singolare! >>

Non penso che qualcun altro abbia potuto origliare la conversazione e, quasi, mi sento in colpa. 
In compenso, adesso, sto cominciando a comprendere la vera natura del mio compagno dagli occhi rosa.

Distolgo lo sguardo e qualche lamento esagerato mi invita a voltarmi verso una famosa, quando irritante, chioma rossa di mia conoscenza. 
Come al solito, sta allenandosi in compagnia del suo amico dagli occhi eterocromatici, che si difende col suo stiletto pur davanti allo svantaggio di lottare contro una spada.

Così pieno di sé.

Così sicuro ed espressivo, quasi troppo.

Eppure, quel sorriso sembra non voler mai sparire dal suo volto. 
Se c'è una cosa di positiva in quel tonto, devo dargliene merito, è quella temperanza che si porta dietro, e quegli occhi grigio cenere, tanto misteriosi, che mi portano ad avere la sicurezza che quel ragazzo non cambierà mai, certo, ma né si arrenderá.

<< Pensavo volessi allenarti seriamente. >>
E la mia amica dalla pelle abbronzata mi raggiunge con tanto di pacca sulla spalla.

Mi sorride, come suo solito, ma senza frullarmi la testa stavolta. 
Piuttosto, segue il mio sguardo e comincia anche lei a fissare il ragazzo dalla capigliatura scarlatta.

<< Ahhh. Ora ho capito : si tratta di Maekawa. >>

<< Mi sorprendi, piccoletta! Ogni volta che ti distrai, il tuo sguardo è impegnato a guardare nella sua direzione. >>
Incrocia le braccia.

<< C-come hai detto? >>

E, come un flash nella mia mente, ripercorro il momento in cui Nathaniel utilizzò le sue stesse parole...

*Se ho rinunciato a te, è anche perché ho capito che il tuo sguardo era già impegnato a guardare verso un'altra direzione.*
 

<< Eri, guarda che arriva! >>
Ed ecco che Iris mi riporta alla realtà.

Volevo un colpo deciso. 
Qualcosa che risvegliasse in me  una certa aggressività. 
Che potesse decidermi a mostrare i miei miglioramenti. 
Che agitasse il mio spirito. 
Fino a far ribollire il sangue nelle mie vene. 
Smuovendo tanta di quell' adrenalina da portare i miei poteri a un livello superiore.

Ed è così che, mentre la mia amica dall'alter ego focoso carica una delle sue frecce infuocate, uno strano calore mi pervade.

Chiudo gli occhi.

Mi concentro.

E, all'improvviso senso solo i miei sospiri accompagnati dal battito del mio cuore.

Pulsazione dopo pulsazione.

Il dardo che si avvicina, inesorabilmente lento.

Una scossa che parte dai piedi serrati con forza sul terriccio.

L'energia che si propaga da ogni parte del mio corpo sotto forma di un'aura blu e, finalmente, mi muovo.

Fendo la freccia con precisione assoluta, dividendola in due parti perfettamente uguali con le fiamme già estinte.

I miei occhi sono aperti e fissano la mia di arma, che adesso splende di una luce azzurra, cristallina e limpida come l'acqua stessa, talmente tanto da permettere di vederci attraverso.

Poi, torna al suo colore ferroso ed io, un po' stordita, devo ammetterlo, torno alla mia naturale espressione neutra.

<< È stato davvero fantastico, Eri! >>
Ed eccola più entusiasta che mai.

<< Waaah. Adesso però dovrò pensare a qualcosa di meglio! Voglio dire, ti sei vista? Hai spento il mio attacco quasi fosse un fiammifero. >>
Continua la ragazza dagli occhi acqua marina mentre mi imita fingendo di brandire una spada.

É incredibile come riesca a sembrare così spensierata.

<< Allora? >>

<< Allora cosa? >>
Ripeto, senza più essere stranita dai miei momenti sovrappensiero.

<< Parlo del tuo attacco. Come pensi di chiamarlo? >>

<< Spada... d'acqua? >>

<< Daii, non essere così banale. Ci vuole qualcosa di più! >>

<< Ma è una spada. >>
Dico impassibile.

<< Beh, si, ma- >>

<< E il mio Alph è l'acqua. >>

<< Si, certo. Però... >>

Adesso anche lei è confusa e la vedo sorreggersi il mento mentre il suo piede sinistro picchia sull'erba di questa foresta improvvisata.

<< Che ne dici di 'lama blu'? >>

Oh... Ci ha pensato davvero?

<< Lama blu, eh? >>

<< Ahah, solo a due imbranate come voi poteva venire in mente un nome così! >>
Ed ecco la ritrovata presenza di quell'ochetta dalle ciglia finte .

<< Ciao a te, Ambra. >>
La riprende la mia amica. 
Ancora non capisce quanto i suoi tentativi di bullismo spiccio ci scivolino addosso. 

<< Quasi mi mancavano i tuoi starnazzi. >>
Le confesso io in quello che avrebbe dovuto essere un pensiero a voce alta.

Le vedo storcere lo sguardo, infastidita, mentre la mia amica dai capelli ramati cerca di contenere una risata.

<< Si, ridete pure. Tanto non sarete mai al mio livello. >>

<< Già. >>
<< Hai ragione. >>
Ci alterniamo io e la mia amica più annoiate che mai.

<< Quindi, suppongo che tu abbia già trovato la tua tecnica speciale. Giusto, Suzuki-san? >>
È Castiel.

La barbie sembra sorpresa di trovarselo alle spalle e, subito, comincia a fare ciò che le riesce meglio.

<< Castiel caro! Tranquillo, non serve preoccuparsi per me. Anche gli insegnanti sanno che la mia arte non ha alcun bisogno di miglioramenti. >>

Ma ecco che Boris la contraddice :
<< Mi dispiace deluderla, signorina. Ma non credo possa esonerarsi autonomamente dalla lezione. >>
Urla da lontano.

Lei, ancora più umiliata, comincia a ridere nervosamente.

<< Faresti meglio a prendere una spada anche tu e darti una mossa. >>
Le consiglio nonostante la cosa non mi riguardi.

<< Tsk. Figurati se impugnerei mai un'arma tanto rude. Non sono mica un maschiaccio come te! >>
Afferma, quasi schifata.

<< Mmh. E, sentiamo un po', che tipo di arma utilizzi? >>
La sorprende ancora Maekawa.

<< Indendi la mia splendida lancia, Castiel caro? È perfetta per me, non trovi? Per caso, stavi per chiedermi di allenarci insieme? >>

È incredibile come il suo tono possa cambiare quasi drasticamente.

<< No. >>
La spegne il rosso.

<< Ma penso che la tua amichetta ti stia aspettando. >>
E, con nonchalance, le indica la ragazza dai tratti orientali qualche metro oltre le sue spalle.

Finalmente lei si dilegua, sventolando come sempre i suoi capelli biondi. 
Il rosso, invece, rimane lì a fissarmi come a pretendere dei ringraziamenti, col suo solito sorrisetto.

<< Non mi aspetto nessun ringraziamento, tranquilla. Ma, che ne dici di allenarti con me? >>

<< No. >>
Cerco di dileguarmi.

<< Ma, ehi! >>

<< Maekawa, hai trovato anche tu un attacco speciale? >>
Si intromette Iris capendo che uno come lui difficilmente mollerá la presa.

<< Puoi dirlo forte! Bene, vuol dire che mi tocca farti rosicare da lontano. >>
Sospira. E, finalmente, si allontana.

<< Chissà quanta potenza ci metterà. >> Mi dice Iris, quasi punsecchiandomi.

<< Pff. Sai che me ne importa. >>

Ma, come al solito, a contraddire le mie parole sono i miei gesti. Ed i miei occhi sono già su Castiel.

Lo vedo caricarsi, utilizzando una tecnica sorprendentemente simile alla mia, ma poco più grezza. 
E, come nel mio caso, ecco una strana aura trapelare dal suo corpo.

Lo osservo, carico più che mai, mentre impugna la sua spada ormai satura di energia elettrica. 
Un ghigno stampato in volto ed ecco che, con un solo colpo, riduce una fila di alberi alle stesse condizioni in cui io ho ridotto la freccia di Iris. 
Perfettamente a metà. 
Potente e preciso.

Qualche goccia di sudore gli imperla la fronte, ma soddisfatto da il cinque al suo amico mentre assume una posa trionfante. 
E, ancora, sorride.

<< Niente male! È stato davvero bravo. Vero, Eri? >>

Certo, lo è stato. 
<< Niente di speciale. Ma, se lo dici tu. >>

Il solito esibizionista... 




 

E, finalmente, anche oggi lezioni finite.

<< Ti giuro, quel cane è un mostro! Un piccolo mostriciattolo dalla lingua viscida. >>

Chissà cosa starà facendo quella sconsiderata di zia Agata...

<< Ma prima o poi lo farò fuori! E dovrà sembrare un incidente. Ihih >>

Ma dico! 
Già odio quella stramaledetta segreteria, in più è mai possibile che non la trovi mai in casa?

<< Oh. E poi, ovviamente, diventerò malvagia e distruggerò la scuola! Ma dico, Eri. Mi ascolti o no? >>

<< Oh. Ehmm... Perdonami Watanabe, ero solo sovrapensiero. Ma un po' ti ho ascoltata, eh! >>

<< Quindi, sei d'accordo con me quando dico che bisogna metterci una pietra sopra? >>

Annuisco, anche se leggermente confusa.

<< Al cane, intendo. >>

Ma che?!

<< Scherzo, scherzo. Ahahah. La tua faccia è esilarante. >>

La vedo asciugarsi una lacrimuccia come conseguenza alle sue risate. 
Mi dispiace essermi distratta, ma almeno una delle due si sta divertendo. 
Vederla così è quasi confortante e un lieve sorriso sfugge alle mie labbra.

<< Ma tranquilla, piccoletta. Capita a tutti di avere qualche pensiero di troppo. >>
Mi scompiglia i capelli, ormai come  suo tratto distintivo.

<< Ci vediamo! >>

E, mentre anche Kim, come gli altri, lascia definitivamente l'edificio scolastico, decido che forse è meglio lasciare davvero da parte i pensieri per oggi.

Inaspettamente però, giusto sulla soglia dell'entrata principale, ecco che mi ritrovo davanti alla presenza del suddetto "cane da compagnia della barbie" : Lee Seitaro.

<< Ehi, Kitamura-san. >>
Mi saluta cordialmente.

Adesso sono ancora più sicura del suo carattere fin troppo pure e ingenuo per stare accanto a quella là. 
Non che sia cattiva, eh.
Non penso che lo sia, non l'ho mai pensato. 
È solo infantile. 
Un'odiosa e spocchiosa bambina cresciuta troppo in fretta, viziata così tanto da eguagliare soltanto la quantità di trucco sulla sua faccia.

<< Lee, giusto? Sei l'amica di -

<< Ambra, si. È esatto. >>
Mi interrompe.

Potrei giurare di aver colto una nota di tristezza nel suo sguardo.

<< S-senti, vado dritta al dunque. Mi dispiace! >> 
E, di colpo, si inchina.

Dichiararmi confusa sarebbe poco.

<< L-lei non sa nulla di questa nostra conversazione. E-ecco, mi aveva chiesto di seguirti, ma non con cattive intenzioni. I-io però...>>
Confessa agitata.

<< Calmati e siediti. >>

Ed eccoci raggiungere una delle mie adorate panchine.

Stringe la cartella posta sulle ginocchia e sospira. 
<< Lei non ti odia. È solo curiosa. >>

Non mi odia? Davvero? 
<< Curiosa? Di cosa? >>

<< Beh, di te e...>>
Si interrompe. Sembra imbarazzata.

<< Si, insomma, del tuo r-rapporto con Maekawa! >>
E le suo guance si infiammano.

Eh?!

<< Io e quello là non abbiamo alcun tipo di rapporto! >>
Chiarisco, alzandomi dal mio posto.

<< Si può sapere cosa avete tutti? >>
E, con una maleducazione che non mi appartiene, finisco la frase mentre mi allontano, senza neanche aver concluso il discorso con Seitaro-san.

Ma, insomma. 
Perché finisco sempre per essere associata a quel rosso del miei stivali?

<< Perdona l'irruenza, signorina Kitamura. >>
Quasi sobbalzo alla presenza di Pierrik.

<< La direttrice vuole parlarti. >>

Fantastico! Aggiungiamola alla lista.

Come un déjà vu, ritorno alle sensazioni di questa mattina e un brutto presentimento si impossessa di me.

In men che non si dica, ritorno tra i corridoi scolastici e, davanti a me, il professore di difesa apre una porta che mai avevo valcato, rivelandomi il volto della direttrice Aryma, che mi osserva da dietro la sua scrivania intenta ad accarezzare un cagnolino posto proprio sulle sue ginocchia.

Cerca di mettermi a suo agio, mi carica di complimenti inerenti gli ultimi allenamenti. Ma, senza troppi giri di parole, decide di arrivare al dunque.

<< Sarò chiara e coincisa. Qualsiasi maniera io utilizzi, la sua reazione non cambierà. >>

E, come un fulmine a ciel sereno, cinque sole parole riescono per la prima volta a congeralmi :
<< Sua zia è stata rapita. >>

 

   
 
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