Anime & Manga > Diabolik Lovers
Segui la storia  |       
Autore: channy_the_loner    21/08/2019    1 recensioni
Ogni storia d’Amore degna di essere raccontata comincia con il fiabesco C’era una volta.
Ma se vi parlassi di vampiri, spiriti, guerra, salvezza, maledizioni, sacrifici, tentazioni e paura, l’Amore sarebbe ancora così puro?
Loro non sono affatto innocenti fanciulle in attesa del principe azzurro; una giovane giornalista, una sorella protettiva, un’atleta ottimista, una superstiziosa combattente, una tenera fifona e una silenziosa malinconica, nient’altro che sei normali ragazze appartenenti a mondi totalmente diversi, ma accomunate dallo stesso Destino. Saranno costrette ad affrontare un viaggio attraverso l’Inconcepibile, dove tutto è permesso, per scoprire la loro vera identità; oltre il Normale, le certezze crollano e s’innalzano i dubbi, muri e muri di fragilità, ma dietro l’angolo ci sono anche motivi per abbatterli.
Si può davvero vivere per sempre felici e contenti, quando l’esistenza non è altro che un accumulo di dolore e lacrime? Quanto deve essere forte, l’Amore, per far nascere un sorriso nonostante tutto il resto? E infine, la Vita è un libro già scritto, o è il suo protagonista a prendere le redini del gioco?
-IN REVISIONE-
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Spirits and advice.

 

«Bene, uno specchio.»

Laito afferrò Selena per le spalle, iniziando a scuoterla. «Questo non è uno specchio. Questo è lo specchio.»

«Allora riformulo. Bene, lo specchio.»

Reiji roteò gli occhi e sospirando, stanco, disse: «Non è necessario che tu gli dia corda. Così facendo perderemo ulteriore tempo prezioso.»

«Ben detto, Maniaco della Porcellana!» esclamò Harumi dandogli un’allegra pacca sulla spalla; lei era l’unica tra le ragazze ad aver instaurato un rapporto più confidenziale con tutti i fratelli – fatta eccezione per Subaru, poiché il suo modo d’essere, così scostante e diffidente, s’era trasformato in una barriera difensiva invisibile e, in proposito, com’era riuscita Kin a resistere alla tentazione di scappare via ad ogni scatto violento dell’albino? E ancora, per quale motivo Subaru non si stancava della presenza della rossa? Era ciò dovuto al perenne silenzio a cui era costretta lei, il medesimo mutismo che tanto amava lui? Era quello il solo legame che vi era tra il vampiro e l’umana? Da quando si erano conosciuti, non si erano mai allontanati l’uno dall’altra, neanche per un secondo – fatta la dovuta eccezione per le ore in cui il Sole regnava sovrano –, e ne erano tacitamente consapevoli. A loro andava bene; non si facevano del male, neanche quando lui la mordeva ed era costretto ad osservare l’espressione sofferente della rossa. Kin provava dolore quando Subaru beveva il suo sangue, ma sapeva che l’albino eseguiva quelle operazioni facendo in modo di recarle il minor numero di danni possibili. Subaru non era cattivo e la rossa lo sapeva. Proprio in quel momento il vampiro era accostato ad una parete, lontano dai suoi fratelli e dalle ragazze, ad ascoltare distrattamente il battibecco tra Reiji ed Harumi, commentato di tanto in tanto da un Laito divertito – e Kin? Kin era accanto a lui; appena un metro avrebbe separato i loro corpi, se non fosse stato per il braccio freddo del vampiro a cingerle la vita. Non si muovevano, non si scostavano. La notte precedente, dopo averla abbracciata e averla vista tra il suo corpo e il tronco di uno degli alberi del parco, s’era reso conto di quanto quell’umana necessitasse – e meritasse – protezione; lui non era certamente la persona più adatta a proteggerla dai pericoli incombenti del Mondo Oscuro, ma s’era imposto di farlo. “Non sono riuscito a proteggere lei in passato”, pensò nel momento della sua decisione, “ma devo farcela con Kin.”

Tara sbadigliò, annoiata e assonnata. «Gli specchi servono per specchiarsi, ovviamente» fece, rivolgendosi a Reiji. «Non vedo come questo possa aiutarci a fare qualunque cosa tu abbia in mente.»

Il secondogenito si voltò verso la rosa, facendole cenno di avvicinarsi all’oggetto, il quale si estendeva dal pavimento fino a una notevole altezza, con i lati appena curvi, richiamanti la forma di un sottile ovale; i contorni erano in semplice metallo a cui era stato donato un motivo floreale, seppur le linee che s’intrecciavano tra di loro, sovrastate da uno strato di polvere, donassero alla composizione un aspetto macabro, o forse semplicemente strano, con una nota visiva variante d’individuo a individuo – Aya, ad esempio, non poteva evitare di pensare a quanto fosse affascinante il sottile strato di vecchiaia e trascuratezza che albergava attorno allo specchio. Tara, con uno sguardo particolarmente indagatore ben fisso sul vampiro occhialuto, avanzò di qualche passo nella direzione della sottile superficie riflettente e incrociò le braccia al petto, in attesa di ulteriori ordini – seppur non le piacesse ricevere comandi, da Reiji in particolar modo.

«Pensa intensamente al tuo nome e al tuo cognome. Osserva i tuoi occhi attraverso lo specchio. Non distogliere mai lo sguardo» le disse il corvino. «Non muoverti finché non te lo dirò io e non distrarti per alcuna ragione, altrimenti non succederà nulla.»

Lei, accompagnata dal silenzio degli altri presenti, fece come dettole. Con la schiena ben dritta e il viso inespressivo, squadrò le proprie pupille color pece, impegnandosi a non battere le palpebre in modo da non interrompere il bizzarro processo a cui, insospettita, non sapeva ancora dare un senso. Nella sua mente continuavano a scorrere, incessanti, i caratteri che le donavano l’identità: Shimizu Tara, Tara Shimizu, Tara, Tara, Shimizu Tara, non si fermava mai, Shimizu Tara, Tara Shimizu, sembravano poter continuare per l’eternità. E fu dopo alcuni istanti che accadde: la superficie dello specchio prese a distorcersi in maniera irregolare a causa di piccole onde che iniziarono a solcare l’oggetto delicato, mentre una debole – ma inconfondibilmente magica – luce si sprigionava attorno alla cornice floreale. Il riflesso della ragazza dai setosi capelli rosa mutò, acquisendo colori del tutto innaturali, inquietanti, al punto da sembrare una copia al negativo del soggetto che si stava ancora specchiando, seppur spaventato da ciò che stava succedendo.

«Reiji…»

«Ti ho detto che non devi distrarti. L’operazione è quasi completata.»

Gli occhi del riflesso di Tara brillarono appena di un fioco bagliore rosso e, non molto tempo dopo, l’intera immagine della giovane saltò fuori dallo specchio, ritornando ai suoi originali colori; si guardò attorno, squadrando bene le persone che si trovavano in quella stanza dalle modeste dimensioni. Sorrise. «Certo che il mondo è ben diverso se osservato senza filtri.»

Le ragazze cacciarono un urlo all’unisono, alcune per il terrore causato da quel bizzarro evento e altre per l’entusiasmo dovuto alla novità.

«Tu… Sei me…» disse Tara con voce flebile, sia a causa dello sforzo appena conclusosi sia per la paura di ciò che si ritrovava davanti.

«Non è esattamente così, ma chiudiamo un occhio» rispose la nuova arrivata, per poi porgerle la mano. «È un piacere riuscire finalmente a comunicare con te, Tara. Immagino tu non ci stia capendo niente, perciò mi presento. Io sono la tua anima, colei che possiede la tua vera essenza e conosce la Verità.»

A Tara girava vorticosamente la testa e, nonostante ci stesse provando con tutta se stessa, proprio non riusciva a pensare a niente o a formulare una frase di senso compiuto; indecisa sul da farsi, optò sul restare cordiale e stringere la mano della sua sosia, ma un paio di forti braccia glielo impedirono. Alzò lo sguardo verso colui che l’aveva abbracciata da dietro e fatta allontanare di qualche passo, per poi incontrare repentinamente il paio di occhi colorati di un intenso verde che a lungo, in quei giorni, l’aveva osservata.

«Ti fidi troppo in fretta degli spiriti, Princess-chan» la canzonò Laito. «Se la tocchi, ti trascinerà nello specchio e non ci sarà nessun modo per tirarti fuori.»

«Oh, quindi sei cattiva?» le chiese Harumi mentre dondolava allegramente a destra e a sinistra, aggrappata alle spalle di Shuu come se fosse stata una scimmia sul suo albero.

Lo spirito di Tara ridacchiò. «Non sono né buona né cattiva, bensì neutrale. Essendo a conoscenza della Verità, è ovvio che non mi serva a nulla schierarmi dalla parte di qualcuno. Io osservo, punto, fine della storia.»

La vera Tara si sporse leggermente in avanti, nonostante fosse ancora intrappolata nella gentile morsa di Laito. «Se non hai cattive intenzioni, perché mi trascineresti dall’altra parte se ti toccassi?»

L’altra sorrise, colma di entusiasmo. «Perché lì, nell’Iperuranio, raggiungeremmo il Tutto.» Iniziò ad enfatizzare le proprie parole con l’aiuto delle mani. «Riesci ad immaginarlo? Il corpo e la mente si unirebbero, e insieme rappresenterebbero la forma massima di vita. Niente e nessuno potrebbe mai essere così glorioso all’infuori di te, all’infuori di noi. La Verità diventerebbe tangibile e i dubbi scomparirebbero, lasciando posto ad un’unica immensa certezza: l’esistenza dell’Essere Perfetto.»

Tutti i presenti restarono esterrefatti da quelle parole, che tanto sembravano essere state appena pronunciate da un profeta; unicamente Reiji, colto in fragrante dal suo cinismo, si ritrovò a contestare ciò che era stato detto. «La tua è solo una mera teoria che viene passata di spirito in spirito. Nulla è stato concretamente provato da nessuno di voi, pertanto mi ritrovo costretto a ribattere.» Aggiunse, con un evidente sorriso falso: «Costernato.»

La figura eterea di Tara assunse la medesima espressione del vampiro. «Se sei così scettico, possiamo sempre fare una prova.»

«A pro di che? Non potremmo avere conferma di nulla, dato che entrambe vi ritrovereste nell’Aldilà.»

«Ma se diventassimo la Perfezione, non credi avremmo la possibilità di manifestarci anche nell’Aldiquà?»

Infastidito dallo scambio di battute dei due, Subaru sbuffò e strinse maggiormente Kin a sé, mentre lei iniziò a massaggiargli cautamente il cuoio capelluto nel tentativo di mantenerlo calmo il più possibile; corpo, anima, perfezione, verifica? La rossa non riusciva a credere che la serata avesse assunto quella piega – desiderava solamente che fosse tutto un brutto e lungo sogno. Aya, dal canto suo, si limitava ad osservare con sincera e profonda passione tutti quegli avvenimenti e faceva ben attenzione a non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola pronunciata da qualcuno; che la sua monotona vita avesse finalmente imboccato la via che da sempre stava inconsciamente cercando, ovvero quella del paranormale? Pian piano stava realizzando ciò che le stava accadendo e, nella sua aperta mente, una domanda parve spuntare fuori dal nulla: perché le altre ragazze non riuscivano a vedere quanto fosse bello e interessante tutto ciò che quei sei vampiri stavano loro offrendo col passare delle occasioni? Secondo lei, tutte loro avrebbero fatto bene a godere delle sensazioni che albergavano liberamente nei loro corpi quando si trovavano nei dintorni della ricca Villa Sakamaki, prima che scomparissero insieme al futuro o insieme alla Morte; quando Essa sarebbe sopraggiunta, avrebbe portato con sé una ventata di consapevolezza e un eccessivo rimorso, il dispiacere di non aver saputo apprezzare abbastanza la potenza e il fascino dei vampiri, quegli esseri superiori in grado di seminare la realtà dei fatti tra le domande, tra le incertezze, tra le curiosità, tra il mistero. E loro, così fortunate da poter ottenere tutte le risposte, cosa stavano facendo? Stavano buttando via la Fortuna, la stavano seppellendo sotto le richieste di aiuto, i lamenti, i pianti. Dov’era la castana occhialuta? Da qualche parte, nella residenza, a piangere per aver ricevuto troppe attenzioni da uno dei fratelli, sorretta dalla biondina di Chiesa. E quella coi capelli verdi? Si stava intrattenendo tirando giocosamente le guance del primogenito addormentato, mentre il pesce muto stava scompigliando i capelli di Subaru. E la clonata? Lei stava ancora tra le braccia del pervertito – sicuramente beandosi della loro accoglienza – unicamente a causa dello sforzo e dello shock da poco subiti, quando normalmente avrebbe iniziato ad urlare e a rifiutarlo. Avrebbe voluto escludere almeno Selena dal proprio crudele elenco, ma non riuscì a risparmiarla, incolpando l’eccessiva rigidità che si autoimponeva la blu nella sua stessa mente – con lei sarebbe stato possibile uno scambio di opinioni, ma nulla l’avrebbe convinta sulla bellezza della razza dei vampiri. Inammissibile. Irrispettoso. Rivoltante.

«Tutto ciò è molto interessante, ma vi state dimenticando di una cosa importantissima.»

I due litiganti si voltarono in contemporanea verso Laito, invogliandolo a continuare a parlare. L’unico dei trigemini presente all’appello sorrise maliziosamente e disse: «Princess-chan è la mia ragazza, quindi dovrei essere interpellato nella discussione, come minimo. Troppo tardi, ho già preso la mia decisione. Lei non andrà proprio da nessuna parte» e le scoccò un bacio sulla guancia.

La ragazza arrossì violentemente e gli mollò uno schiaffo, seppur stesse scomoda data la sua posizione. «Dovrei scegliere io cosa fare, non tu. Non sono mica un oggetto.»

La sua anima si tinse appena di rosso, per poi mascherare il suo imbarazzo schiarendosi la voce. «Be’, sì, ho le mani legate. Anche volendo, non potrei trascinarti nell’Iperuranio.»

La giovane terrena si girò verso il proprio spirito. «Perché?»

«Il Destino è già stato scritto e non può essere cambiato. Per te, Tara, non ha riservato nessuna essenza perfetta, e personalmente è un duro colpo. Desideravo tanto dimostrare agli altri di essere forte quanto loro, ma non fa niente» disse, indicando lo specchio col capo. «Il tuo Destino, il nostro Destino, è quello di stare al fianco di questo pervertito e noi, ahimè, non ci possiamo fare niente.»

«Hai sentito, Princess-chan? Siamo destinati a stare insieme per sempre!»

La rosa, con in volto un imbarazzo senza precedenti, deglutì a vuoto. «Crudele, questo Destino…»

Il secondogenito della prole Sakamaki si aggiustò gli occhiali sul volto. «Direi di accorciare i tempi.» Si rivolse alle altre ragazze umane e disse: «Chi vuole essere la prossima?»

Harumi, come se avessero urlato il suo nome, abbandonò le scherzose torture che stava sottoponendo a Shuu e prese a saltellare sul posto. «Io! Voglio essere io! Scegli me, scegli me!»

 


***

 


«Non dirla.»

«Cosa?»

«Quella frase.»

«Quale frase?»

«Quella a cui stai pensando. Porta sfiga. Non dirla.»

Harumi spalancò la porta della camera. «Ragazze, non potrebbe andare peggio di così.»

Tara si portò le mani in testa, tra i capelli, e diede vita ad un’espressione disperata. «Non dovevi dirlo!»

Yui si espresse con un leggero verso di stupore. «Intendevi quella frase.»

«Era ovvio che mi stessi riferendo a quella frase.»

«E sentiamo» fece Selena, interrompendo la lettura di un romanzo storico, «perché non potrebbe andare peggio di così?»

«Quella frase è stata detta di nuovo. Moriremo presto.»

La ragazza dai capelli verdi ignorò il pessimismo di Tara, dirigendosi al proprio letto, per poi buttarcisi sopra e rimbalzare grazie alla morbidezza delle molle e del materasso. «Ho fatto un salto in cucina per lo spuntino di mezzanotte.»

«E?»

«E il succo d’arancia è finito!» Affondò il viso tra i cuscini. «Siamo sì o no in una gigantesca villa abitata da super ricconi? Sì? Ecco, sì. C’è tutto tranne il mio adoratissimo succo d’arancia!»

Tara scattò in piedi, furibonda. «Tu hai osato pronunciare quella frase per del semplice succo d’arancia?!»

Harumi le mostrò un broncio infantile. «Ma senza il succo d’arancia vado a dormire triste e faccio brutti sogni.»

«Grazie a quella frase che tu hai detto, quei brutti sogni li vivremo anche noi. Come minimo mi aspetto Subaru che fa una strage nel salone.»

«Oppure Kanato che si mette ad urlare. Quello sì che sarebbe tragico» rispose Selena, abbandonando definitivamente il libro sul comodino che affiancava il letto sul quale giaceva.

Harumi negò con la testa. «Ayato che inizia a fare scherzi a destra e a manca sarebbe molto peggio.»

Miki abbracciò le proprie gambe. «Laito che ci propone di vedere un film. Volete mettere?»

Yui si mise a ridere nell’immaginare la scena, per poi afferrare il bigliettino che le aveva porto Kin; rise un po’ più forte e lesse ciò che vi era scritto: «Reiji che ci sveglia per un’esercitazione antincendio.»

La ragazza dai capelli verdi esplose in un riso sguaiato, coinvolgendo le sue amiche. Tuttavia, ben presto nell’ampia camera da letto tornò a regnare il silenzio, legato al malumore di Aya; ci fecero caso tutte, alla mora che era stesa sul fianco destro, rivolta a una parete e sepolta fino al naso da una coperta col rispettivo lenzuolo. Qualche ora prima aveva provato a tirare fuori dallo specchio magico il proprio spirito, ma di questo non c’era la minima traccia; aveva scavato in se stessa, aveva cercato nei propri occhi, nel suo riflesso, nell’Iperuranio, ma non era riuscita a trovare nulla. Alcuni fratelli la accusarono di non essersi concentrata abbastanza, di essersi distratta, mentre le ragazze la incitavano a non arrendersi, a provare ancora; ma Aya, nonostante avesse desiderato con tutte le proprie forze di incontrare il suo vero Essere, aveva sempre fallito. Da allora si era ammutolita, mentre Reiji ed Azusa si erano limitati ad osservarla in silenzio, entrambi con l’aria di chi la sapeva lunga – ma precisamente, cosa sapevano quei due?

Cautamente Yui si alzò dal proprio giaciglio e andò a sedersi sul letto della finta dormiente, per poi metterle una mano sulla spalla; come sospettava, la corvina era ancora sveglia, esattamente come tutte le altre presenti nella stanza. Si azzardò a dirle: «Potrai sempre riprovarci dopo una bella dormita. È stata una giornata pesante, hai bisogno di riposo. Andrà meglio domani.»

Aya negò col capo. «Non potrò più riprovarci. Ricordi cosa ha detto Sakamaki Reiji-san? Dobbiamo partire all’alba alla volta di Vamutsuchiin.» La bionda provò a parlare ancora per rassicurarla, per accogliere il suo dispiacere, per fare qualunque cosa che avrebbe potuto farla sentire meglio, ma la figlia del defunto sindaco l’ammutolì con un semplice: «Non fa niente. Abbiamo cose ben più importanti a cui pensare. Il mio è solo un capriccio.»

Harumi arricciò le labbra, creando una smorfia dispiaciuta. «E come farai con tua madre?»

«Non mi importa se mi darà per dispersa.»

Selena, sentendosi chiamata implicitamente in causa, si raddrizzò e disse con tono severo: «Non credi che quella povera donna abbia già sofferto abbastanza per la morte del marito? Se te ne andassi anche tu…»

«Ma io non morirò!» sbraitò Aya, con le lacrime agli occhi. «Non morirò e un giorno, quando tutto questo sarà finito, tornerò a casa, come sempre. Mia madre tirerà un sospiro di sollievo e il suo sarà solo un brutto ricordo.» Soffocò qualche singhiozzo, per poi sussurrare: «Un giorno tornerà tutto alla normalità.»

Nessuna di loro aggiunse altro e, una dopo l’altra e in silenzio, andarono a dormire. Nessuna di loro poteva di certo immaginare che il pianto di Aya non fosse dovuto alla separazione forzata con la sua genitrice, bensì al dispiacere che le portava il pensiero che, un giorno, quell’incredibile avventura che aveva iniziato a vivere avrebbe trovato la sua conclusione. Perché lei odiava la normalità.

 


***

 


Con immenso stupore da parte di tutte le giovani, la notte passò indisturbata; contrariamente a tutti i presagi che si erano azzardate a formulare, nulla di troppo grave era accaduto. Avrebbero classificato come scocciatura il russare di Harumi e il suo parlare nel sonno, ma ben presto la stanchezza aveva preso il sopravvento su tutte loro e le aveva condotte in un profondo e meritato riposo. Sarebbe stato superfluo dire che, al loro risveglio, rendendosi conto di trovarsi ancora tutte lì, nella stessa stanza e senza neanche un capello fuori posto, con addirittura dei rivoli di bava secca alla bocca, quasi si commossero per non essere state importunate – o sfruttate – durante tutto il loro dolce dormire. Nonostante la siesta notturna fosse durata meno ore rispetto al loro solito ronfare abitudinario, tutte si sentivano abbastanza riposate per affrontare quello che si prospettava essere un lungo viaggio – nel peggiore dei casi, se proprio non avessero riuscito a tenere gli occhi aperti, nulla avrebbe vietato loro di fare un pisolino, col tacito accordo di sorvegliarsi a vicenda in modo da evitare qualche tiro mancino da parte dei fratelli. Dopotutto, sotto la direzione di un vampiro severo e dedito alla puntualità come Reiji, quanti guai avrebbero potuto combinare gli altri Sakamaki? Shuu sarebbe stato da escludere a priori grazie alla sua natura tranquilla, mentre Subaru se non stimolato non avrebbe creato alcun problema. Particolare attenzione sarebbe dovuta essere prestata ai trigemini i quali, dati i loro caratteri – ancor peggio se messi tutti e tre insieme in un unico piccolo spazio come un qualsiasi veicolo –, si sarebbero potuti presto stancare della durata del viaggio pertanto, se istigandosi l’un con l’altro come era il loro solito modo di fare, avrebbero potuto tranquillamente scatenare un’apocalisse vera e propria.

Con la precisione di un orologio svizzero, qualcuno bussò al portone della magione e nessuno aveva alcun dubbio su chi si trattasse; una moltitudine veloci e leggeri passi si diresse verso i piani superiori, nei quali si trovavano le varie zone notte, per poi entrare in quella allestita per le giovani invitate a Corte.

«Buongiorno a tutte!» esclamò uno spirito dalle fattezze umane e dagli sbarazzini capelli verdi. «Il sole sorge, gli uccellini cantano e nuove occasioni sono dietro l’angolo!»

«Normalmente ti avrei detto che detesto anche la te ultraterrena, Harumi» disse Tara. «Per fortuna che eravamo già sveglie.»

L’anima di Harumi s’imbronciò giocosamente. «Ed io che volevo aprire le tende tutte d’un colpo e buttarvi fuori dalle coperte.»

Selena fece per parlare, ma il proprio spirito la precedette. «Bando alle ciance. Se non vi sbrigate Reiji inizierà a rompere.» Detto ciò, lasciò ai piedi del letto del suo corpo uno zaino di montagna color muschio, imitata dalle altre cinque anime.

«Abbiamo cercato di raggruppare l’essenziale» fece la Yui immateriale. «Ci sono tre cambi di vestiti e qualche oggetto personale.»

«Miki» la richiamò il suo spirito, «ho messo nel tuo zaino anche qualche spuntino. Ti servirà per il viaggio, se capisci cosa intendo.»

La castana annuì, sorridendo. «Penserò io a lui.»

«Ma Miki» la richiamò Tara, «ti sei dimenticata di come ti ha trattata l’altra sera? Per non parlare di ieri, che ti ha quasi uccisa.»

L’occhialuta fece spallucce, con un lieve rossore sulle goti. «No, non me ne sono affatto dimenticata. Però sono sicura che dev’esserci stato un motivo. Kanato-kun non è cattivo.»

Lo specchio della sua anima, colta da un’improvvisa consapevolezza, fu tentata dall’abbracciare la ragazza terrena, tuttavia si trattenne per evitare di essere trascinate nell’Iperuranio; ci aveva provato, una volta, uno spirito a toccare il proprio corpo, e cosa gli era successo? Nessuno lo sapeva. Quel giorno, carne ed essenza furono avvolte da un accecante fascio di luce bianca e di loro non si seppe più nulla; si era vociferato che insieme avessero raggiunto la Perfezione dell’Essere e che Essa fosse stata così immensa da non essere stata potuta contenere in un singolo individuo. Non vi era rimasto alcun resto di quella persona, era semplicemente tornato tutto buio, nonostante la presenza della luce del sole. Non credeva sarebbe stato giusto rivelare qualcosa a dei semplici umani riguardo il loro futuro, ma si sentiva tremendamente in dovere di parlare. Notò l’assenza di Aya – la quale si trovava in bagno per prepararsi per la partenza – e decise di approfittare dell’occasione.

«Miki.» La castana si voltò nuovamente verso la propria anima. Quest’ultima sorrise e le disse, con gli occhi lucidi: «Dipenderà tutto da te, ma non avere paura. Saprai cavartela.»

Lo spirito di Selena si piazzò davanti a quello della minore, puntellando le mani sui fianchi. «Si può sapere cosa stai facendo? Non possiamo rivelare niente, dovresti saperlo.»

«Sì che lo so. Ma guardale, stanno per affrontare qualcosa molto più grande di loro. Hanno bisogno di queste parole.»

«No! Potremmo alterare il loro Futuro.»

«Quale dei due hai paura di alterare? E soprattutto, qual è quello che vuoi che si realizzi?»

Ne seguirono attimi silenziosi, i quali furono interrotti da un sospiro. «Selena» la chiamò la blu, ricevendo l’attenzione del propria versione terrena. «Il fine giustifica i mezzi. Io sono te pertanto so che è una frase che proprio non ti va giù, ma credimi, dovresti chiudere un occhio. Per il tuo bene e per quello di chi ti è caro.»

«Hey, Tara» le disse il suo spirito. «Osserva le cose da un’altra prospettiva. Non tutto è come sembra.»

L’anima bionda strinse il proprio rosario, rivolgendo uno sguardo serio e gelido al proprio corpo. «Non farti imbrogliare, Yui. Non ascoltare niente e nessuno, se non il tuo cuore.»

«È tempo delle confessioni, eh?» fece l’Harumi eterea, portandosi le mani dietro la nuca a mo’ di cuscino. «Allora, me-in-carne-ed-ossa, ti dirò qualcosa anch’io.» Il suo volto si deformò in una smorfia sofferente. «Non lasciarti andare. Tu sei forte, vero? Devi dimostrarlo a te stessa, non agli altri.»

Prima che la ragazza potesse anche solo pensare qualcosa, un’altra voce si fece largo nella camera, catturando l’attenzione di tutte le presenti; era una voce a loro conosciuta, ma allo stesso tempo così rara – ormai impossibile – da ascoltare. «Non tutti i mali vengono per nuocere, Kin.» La rossa si voltò verso la propria anima, la quale stava in piedi a pochi passi da lei. «Anche se ti sentirai morire dentro, anche se penserai che la tua vita abbia perso significato, ricordati che le tue debolezze possono essere trasformate in forza.»

Le anime, una dopo l’altra, uscirono dalla stanza; prima di chiudersi la porta alle spalle, lo spirito di Selena – la più ragionevole di tutte anche in quella forma – si voltò un’ultima volta verso le terrestri per lanciar loro un ultimo avvertimento: «Queste cose che vi abbiamo detto dovranno restare in questa stanza. Né i Sakamaki, né Aya, né nessun altro deve venirle a sapere. Le vostre vite sono state semplici fino ad ora, nonostante ognuna di voi abbia ricevuto i propri dispiaceri nel corso di questi anni. Ma, ragazze, le vite che avete vissuto sono state belle. La Vita in sé è bella.» Scosse la testa, afflitta. «Ci sono cose che nessuno può controllare. Accadono e basta. Il dolore arriva senza preavviso e si deve essere pronti ad affrontarlo. Ad essere sincera, non so se tutto procederà come io e le altre speriamo, ma tutte noi confidiamo nelle vostre capacità. Da questo momento in poi, occhi aperti. Fidatevi solo di voi stesse e dei vostri sensi. Vi auguro l’appoggio della Dea Bendata. Vi servirà.»

Si chiuse la porta alle spalle, rivolgendo loro un tacito addio. Lei e gli altri spiriti avrebbero sostituito le giovani viaggiatrici durante tutta la loro permanenza nel mondo vampiresco, per poi scomparire per sempre dalla Terra una volta che avrebbero rimesso piede nell’universo abitato dall’Uomo. Non sapevano con precisione quanto tempo ci sarebbe voluto; sarebbe dipeso tutto dal susseguirsi degli eventi, i Futuri si sarebbero mescolati tra loro e allora anche coloro in possesso della Verità avrebbero tentennato se avessero dovuto fare una previsione. Il loro intervento aveva già modificato uno dei due avvenire, le carte si erano già mescolate; perciò, quale sarebbe stata la giocata vincente?

Harumi scoppiò in una risata colma di ansia e isteria. «Porca puttana.»

 

 

 

 

Angoletto dell'Autrice!! sperando che qualcuno si ricordi ancora della mia esistenza

Ebbene sì, signore e signori, sono ancora viva. Pensavaaaate che avessi abbandonato il fandom, eh? E invece no! Come ho detto un anno fa (anche se sembra essere successo ieri), non potrei mai abbandonare questo fandom. Diabolik Lovers in sé non è un'opera di chissà quale visibilità, dato il videogioco non è vendutissimo e l'anime fa abbastanza schifo, ma c'è qualcosa che mi lega a quei vampiri che non so spiegare; sarà che li ho conosciuti in un momento molto particolare della mia vita e così sono diventati una famiglia per me, ma davvero, è qualcosa di inspiegabile e bellissimo. Non potrei mai lasciare quest'opera incompiuta. Dovessi metterci un secolo, io la completerò!

Questa lunga pausa mi è servita parecchio per riflettere sugli avvenimenti di questa longfic e, per la gioia di tutti, sono giunta a rielaborare completamente ciò che mi ero prefissata per i capitoli successivi a questo. Nulla di ciò che leggerete rispecchierà ciò che avevo in mente mentre scrivevo il primo capitolo, ed è meglio così (fortuna che sono maturata). Spero sia all'altezza delle vostre aspettative, e che le superi.

Vi ringrazio infinitamente per aver letto e mi scuso per questo lungo periodo di assenza. Me la lasciate una recensioncina piccina picciò? :'3

Ancora grazie a tutti,

-Channy

 

Post Scriptum: per quanto riguarda l'Iperuranio e tutta la faccenda delle anime, della Verità eccetera eccetera, vorrei precisare che si tratta della teoria filosofica di Platone: l'Iperuranio è un luogo ultraterreno in cui risiedono tutte le anime e queste sono a conoscenza delle risposte ai grandi quesiti della vita che noi tutti ci siamo ritrovati a chiedere almeno una volta (per esempio, com'è nato l'Universo?). Tuttavia, quando all'anima viene assegnato un corpo, essa dimentica tutto ed è costretta a riapprendere le conoscenze man mano nel corso della vita, nell'attesa di morire. Mi sono permessa di modificare qualche aspetto di questa filosofia per adattarla meglio alla storia e agli avvenimenti successivi a quelli di questo capitolo (non sia mai che quello spiritello vecchietto di Platone mi denunci per plagio).

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Diabolik Lovers / Vai alla pagina dell'autore: channy_the_loner