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Autore: sofismi    22/08/2019    0 recensioni
Crudele e famelico, come il tuo amore, il tuo bisogno di distruggerti, la tua ferocia quando si tratta di me.
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La luce della sera 

 

Il vento mi slega, mi annoda, mi tira i capelli, e io come un ombrello mi sento rovesciata, rotta. L’aria salmastra della spiaggia riempie le mie narici ad ogni sospiro e mi ci aggrappo con la forza di chi sta annegando, seppur sulla terra ferma. 

Con lo sguardo ti cerco in mare, e lontano ti vedo, sospeso. La luce del tramonto ti colora d’oro rendendoti ai miei occhi irreale, e potrei dire di star sognando, ma subito il fumo della sigaretta che tengo tra le dita mi finisce negli occhi, e dal fastidio comincio a lacrimare. Asciugandomi con un angolo dell’asciugamano non mi accorgo che stai tornando verso di me, e quando infine ti siedi al mio fianco quasi mi spavento. «Piangi?» mi chiedi appoggiando una mano bagnata e fredda sulla mia schiena calda. La differenza di temperatura mi fa scorrere un brivido in tutto il corpo, e ha su di me lo stesso effetto di una scarica di adrenalina, una scarica d’amore. «No, tranquillo,» ti dico toccandoti a mia volta, come per rassicurarti ulteriormente. Dopo aver spento la sigaretta nella sabbia butto il mozzicone in un posacenere di fortuna e mi tolgo il reggiseno, mostrando all luce della sera la pelle bianca che durante il giorno rimane nascosta dal costume. Mi guardi con quello sguardo che ripete incessantemente la stessa cosa, per poi baciarmi come se non mi baciassi da secoli, nonostante siano passati solo pochi minuti. Quando le tue labbra toccano le mie mi sembra di tornare a respirare dopo aver trattenuto a lungo il fiato, e con le tue mani che subito mi cercano mi lascio sopraffare da quella bramosia innominabile che ci rende quello che siamo: umani. 

«Arriva qualcuno,» ti sussurro ferita più dalle mie parole che dalla presenza di quegli estranei in procinto di avvicinarsi, presa come sono dalla voglia di continuare. 

«C’è gente,» ripeto non appena mi accorgo che non hai intenzione di smettere. Al che ti allontani da me e distogli lo sguardo indirizzandolo verso quelle due figure ormai a pochi passi da noi. «Ian, ce l’avete fatta!» dici alzandoti e andandogli incontro. Subito, lontana da te, ricomincio a sentirmi sbagliata, al rovescio. Nascondo il viso tra le braccia appoggiate alle ginocchia, trattenendo il respiro e deglutendo come se incastrato in gola avessi un sasso. «Ciao,» sussurro mentre Ian e Valeria si siedono di fronte a noi su un asciugamano vecchio e sporco di non oso immaginare cosa. 

«Che stavate combinando?» ride Ian. Sembra contento di averci interrotti, io non sono della stessa idea, tu invece sembri essertene già dimenticato. «Cosa ci hai portato?» chiedo sviando il discorso per vergogna o noncuranza. Valeria sposta la maglietta e tira fuori, probabilmente da una coppa del reggiseno, una bustina di pillole rettangolari. «Le tue preferite,» dice Ian prendendo famelico la bustina dalle mani della ragazza per passartelo. «Non mi deludi mai,» ridi tu scuotendo la testa. 

Aspetto il mio turno in silenzio, ferita. Ora che non siamo più soli devo condividerti, nonostante all’improvviso mi sembri di non esistere più per te. Faccio per rivestirmi ma mi blocchi con una mano e capisco subito che cosa vuoi che faccia. Già stordita dalla droga mi alzo e mi avvicina a Valeria, provo a baciarla cercando di convincermi di avere le tue labbra sotto le mie, e non le sue, e quando capisco di non riuscirci passo oltre.

  
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