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Autore: Anyway_    23/08/2019    0 recensioni
"I wonder, do you see them, too?"
Preparare il tavolo con due piatti in più, sperando che tornino per mangiare.
Tenere le luci del cortile accese anche di notte così che possano vedere dove vanno quando saranno tornati.
Durante la giornata stare in un ospedale psichiatrico perché la madre non parla da quattro anni.
E inevitabilmente sentirsi in colpa.
Si riassumono così gli ultimi quattro anni nella vita di Kirsten Thornton.
"Cosa c'entra con le stelle?"
"C'entra che ogni istante della nostra vita ha il respiro dell'eternità."
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una routine. Questo era. Null'altro.
La sveglia suonava, si alzava e andava a scuola, dopo scuola dalla mamma, fino a tarda sera, poi a casa, cena e letto, e dalla mattina di nuovo, la stessa cosa.
Da sola quando suonava la sveglia, da sola a scuola e dalla mamma, da sola a letto.
Sorge spontanea la domanda: perché?
Kirsten viveva tra quelle quattro mura da sempre, diciassette anni. Ma solo da tre anni era sola.
L'anno prima di quei trecento sessantacinque giorni tre volte passati, Tyler, il fratello maggiore, era rimasto vittima di un'improvvisa sparatoria in banca.
Erano rimasti lei, Mairead, la sorella di mezzo, mamma Meghan e papà Russel.
Sua madre si chiuse in se stessa dal giorno in cui andarono a riconoscere il cadavere in obitorio.
Rimase indelebile, come incisa sulla retina, l'espressione di terrore sul volto di Ty, fermo, immobile, ma così chiaramente riconoscibile.
Aveva certamente spezzato la routine dei tredici anni. Ma aveva anche spezzato sua madre.
Non parlò più da quel giorno.
Restò in casa diverso tempo prima che Russel si decidesse a farla ricoverare: del resto cosa potevano fare loro?
Mairead, May, si indignò con il padre pretendendo di tenerla a casa.
Kirsten faceva fatica a comprendere appieno la situazione, la condizione della madre.
Persino ora, che erano passati quattro anni.
Stava tornando a casa dopo essere stata da lei che, come al solito, non parlava.
Provava nostalgia ogni volta che andava a trovarla, in portoghese è "saudade", in un certo senso...malinconia.
Come sempre accese le luci del cortile, e appena entrata mangiò ad una tavola preparata per tre, ma da sola.
Che senso ha?
Andò a letto e come ogni notte si svegliò ripetutamente con la flebile sensazione di aver udito bussare alla porta d'ingresso, ma attendendo la ripetizione del suono, eccolo invece: il silenzio.
Al suono della sveglia si alzò, colazione e scuola.
Come ogni mattina.
Durante l'ora di letteratura affrontarono diversi temi piuttosto interessanti e, quasi come fosse uno scherzo del destino, parlarono della scomparsa.
Kirsten non pianse, non l'aveva mai fatto, non sarebbe certo accaduto adesso, ma percepì inevitabilmente le occhiate ricevute dai compagni.
I due piatti, come potreste aver intuito, e le luci accese erano per il padre e May.
Un anno dopo la morte di Tyler, e qualche mese dopo il ricovero di Meghan, Russel aveva deciso di portare Mairead in Sud America: non tornarono.
Erano vividi nella memoria di Kirsten, i ricordi del giorno in cui decisero di partire, ed il video che la sorella le inviò dall'automobile ancora salvato nella memoria del cellulare. Per cosa?
Una sera uscì con qualche amico, tra cui Aaron, che le chiese ingenuamente per quale motivo durante la lezione tutti l'avessero guardata così improvvisamente.
Per la prima volta raccontò gli ultimi quattro anni della sua vita, dell'attesa di ogni giorno, del silenzio della madre in risposta alle sue domande, alle sue esortazioni, alla sua tristezza.
Aaron le disse, ogni sera quando sarebbe stata sola, di uscire nel cortile con le luci spente e guardare in cielo, guardare le stelle, che così li avrebbe rivisti, persino suo fratello, nonostante sapessero per certo che fosse...morto.
Gli porse una domanda, con estrema spontaneità:
"Cosa c'entra con le stelle?"
La sorprese la sua risposta:
"C'entra che ogni istante della nostra vita ha il respiro dell'eternità. Ogni istante, anche nella più estrema solitudine, sappi che la tua vita è eterna perché anela all'eternità, così come la loro. Torneranno."
Trascorsero pochissimi giorni, ma che Kirsten viveva con una routine meno forzata, la definiscono la calma prima della tempesta.
Bussarono alla porta di casa quando lei era appena rientrata, si precipitò giù dalle scale consapevole di ciò che avrebbe visto: i suoi occhi videro null'altro che due poliziotti, con May li chiamava sbirri.
Non fu difficile fare due più due, non fece affatto fatica ad intuire ciò che le avrebbero detto: avevano trovato i loro corpi quasi totalmente decomposti, in fondo ad una scarpata.
Kirsten era andata da sola in caserma a denunciare la loro scomparsa.
E ora da sola a ricevere la notizia della loro morte.
Cosa c'entra con le stelle?
C'entra che alzando lo sguardo, una piccola nuvola si scostò, scoprendo come un lenzuolo le stelle sottostanti, come fossero nate in quell'esatto istante: tre, in fila, quasi accecanti.
Ecco cosa c'entra.
Ricordò che quando erano andati a fare un viaggio all'osservatorio astronomico, sua sorella osservando dal grande "binocolo" scherzò:
"Vedo le stelle di tutto il mondo, riesco a vedere le stelle dall'America."
Mi chiedo, le vedi anche tu?
Adesso le vedeva, tre, in fila, quasi accecanti.
Non appena fu mattina si precipitò dalla madre di corsa.
Entrando ripeté tra sé il discorso che le avrebbe fatto, attese tutta la giornata, rimase anche dopo cena, in attesa del buio, delle stelle.
Poi la portò fuori, sulla terrazza dell'ospedale.
Le disse esattamente ciò che udì dai poliziotti poi la intimò di alzare lo sguardo.
Fu la prima volta che, ascoltandola, eseguì ciò che la figlia le aveva detto.
"Vedi mamma, le stelle?" Gliele indicò: tre, in fila.
"Le tre stelle più luminose, quasi accecanti.
Le vedi anche tu? Sono loro mamma, dall'altro lato del cielo, migliaia di miglia di distanza. Ma sono loro. Ci guidano nella notte, me e te. I nostri cuori devono crederci, apri gli occhi e guarda. Ci guidano a casa.
So che fa male, che farà male, sarà peggio di chissà quale altra ferita, ma sono loro, vedi?
Sono May, Tyler e papà. Tre, in fila. Quasi accecanti."
Sorrise come mai aveva fatto prima, come se potesse accecare la madre con la luce del suo sorriso, della sua gioia, erano li.
"È così mamma, è così vero. Ogni istante della nostra vita ha il respiro dell'eternità. Siamo eterni mamma."
Percepì un lampo nei suoi occhi, un risveglio.
Accadde qualcosa per cui Kirsten dovette aspettare quattro anni, avrebbe voluto che tutti lo vedessero: Meghan si voltò verso la figlia e sorrise:
"Riesco a vedere le stelle dall'America."
Era la vita. Questo era. Null'altro.
   
 
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