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Autore: piccina    23/08/2019    1 recensioni
"Non era mai stato un padre tradizionale, ma a quel figlio voleva bene e sentiva che in questo momento aveva bisogno di lui"
Brian alle prese con la difficile adolescenza di Gus fa i conti con il suo essere padre. Justin è al suo fianco.
Idealmente circa una decina di anni dopo la 5X13
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Gus Kinney, Justin Taylor, Lindsay 'Linz' Peterson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“E’ domani che Susan deve andare al Centro Psiche?”
“Sì. La faccio uscire un po’ prima dall’asilo così anche se c’è traffico arriviamo in tempo”
Brian aveva annuito e aveva finito di sbucciare un pezzo di mela, era rientrato tardi quella sera. Susan già a letto, Gus al cinema, solo Justin a fargli compagnia nella frugale cena.
“Mi pare vada decisamente meglio, chi l’avrebbe detto”
“Giocare, colorare, disegnare, musicoterapia, motricità ti sembrava una sonora cazzata lo so, invece …”
Aveva appoggiato il coltello sul piatto, si era infilato la frutta in bocca e aveva annuito.
“Invece devo ammettere che sembra funzioni, non si terrorizza più se sente un rumore forte. Dobbiamo molto agli strizzacervelli nell’ultimo anno”
“Parcella salata eh?” aveva scherzato il biondo togliendo piatto e bicchiere dalla tavola, mentre Brian si stiracchiava sulla sedia e ridacchiava a voce bassa “anche quello, Cristo. Se sei povero è meglio che il cervello ti funzioni bene, se no sono cazzi tuoi, ma no, non intendevo questo…”
“Lo so. Com’è che dice Dani? Siete stati bravi a scegliere di farvi aiutare, quindi: Bravo papà! E paga” e aveva riso sommessamente pure lui.  
“Passate in Kinnetic quando avete finito?”
“Se non è troppo stanca, pensavo di sì”
“Bene” si era alzato aveva circondato la vita di Justin che era rimasto appoggiato con il fianco al top della cucina e lo aveva tirato a sé. “Sono stanchissimo, ti va un po’ di tv?”
“Yes, pensi di reggerlo un film?”  si erano incamminati verso il salottino, quando Brian aveva cambiato idea “film ok, ma meglio a letto, non garantisco sulla mia durata”
“Giuro che non lo dirò a nessuno” aveva sghignazzato Justin guadagnandosi un pizzicotto sulla chiappa.  
Susan era uscita dalla seduta ancora piuttosto vispa, era dotata di batterie al plutonio quella bimba e ora aspettavano Brian nella sala riunioni collegata al suo ufficio.
“Susan non saltare sul divano che papà si arrabbia. Cosa vuoi vedere? Pimpa o Tom e Jerry?” Le aveva chiesto armeggiando con il telecomando puntato sullo schermo a parete.
Non gli aveva risposto era scivolata giù dal sofà e stava trotterellando verso la porta.
“Ferma lì, dove vai?”
“Da papà”
“Papà sta lavorando e non gli devi dare fastidio, lo aspettiamo qua”
“Io no do fattidio a papà” e non aveva interrotto la marcia. “Però stai dando parecchio fastidio a me visto che non obbedisci.” L’aveva acchiappata per la collottola e la teneva sollevata da terra con i piedini che si agitavano per aria.
“Lasiami” scalciava “Jutin, lasiami …”
Si era trovata seduta sul divano in un amen con Justin che la fissava deciso.
“Zitta, ferma e muta, prima che mi incavoli sul serio. Cosa vuoi vedere?” le aveva chiesto nuovamente. “Tom e Jerry” aveva risposto come se niente fosse la bimba che evidentemente aveva imparato dal papà a non combattere battaglie perse.
C’era stata una frazione di secondo in cui il frastuono della città era quasi scomparso, i clacson sembravano ammutoliti, il rumore degli uffici silenziato o forse era l’inganno della mente al grandioso boato che ancora faceva vibrare la struttura di mattoni e vetri della Kinnetic.
L’esclamazione di spavento era rimasta strozzata nella gola di Justin mentre cercava di stringere Susan che, isterica, gli era balzata in braccio, tremante e in lacrime, con gli occhi sbarrati dal terrore, come sperava di non vederla più.
“Cristo che botta” aveva esclamato Brian al di là della porta a vetri che separava il suo ufficio. “Chyntia – gli avevano sentito dire all’interfono – ma non doveva essere domani sta fottuta demolizione? Meno male che Jus e Susan non sono ancora arrivati…”
“Capo, in realtà ti stanno aspettando in sala riunioni, eri al telefono quando sono arrivati” aveva riposto con la voce un po’ alterata dalla paura, il fragore aveva colto tutti alla sprovvista.
“Oh porca put …” aveva sentito nell’interfono prima che Brian, evidentemente, chiudesse la comunicazione.   
Li aveva raggiunti e aveva trovato Justin con la bambina in braccio soffocare sul petto quel che rimaneva del pianto di Susan. I loro occhi si erano incrociati.
“Susan ha avuto paura, ma ora sta passando … vero topolina?”
Aveva tirato su con il naso e rialzato la testa giusto in tempo per vedere papà che si avvicinava.
“Hai avuto di nuovo paura? Anche io sai? Era una botta forte”
“Sì, tanta paua. Tutta qua dento, ho pianto tanto. Andiamo bia, non mi piace più qua, butto rumoe” e aveva allungato le braccia verso Brian che l’aveva sfila dalle braccia del marito. Poi si era girata: “Papi, bieni bia anche tu” lo aveva chiamato con la manina. E il vero boato era esploso nel cuore di Justin a sentire quelle due sillabe dalle labbra di Susan. Si era appoggiato con la mano allo stipite della porta dalla quale stavano uscendo Brian e Susi, il respiro mozzato e gli occhi lucidi. Brian era brevemente tornato sui suoi passi “Vai in braccio a papi, che devo parlare un attimo a Chyntia” ed era sparito, lasciando al suo uomo due minuti di intimità per gestire quell’emozione con sua figlia.  
  
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