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Autore: Sonrisa_    23/08/2019    2 recensioni
[ex "Around the World"]
Ichigo fissò le sue amiche ed aprì la bocca per ribattere, ma dalle sue labbra non uscì che un verso strozzato a metà fra la frustazione e l'incredulità.
Un minuto prima parevano tutte d'accordo nel far cambiare idea a Purin e ora si dimostravano tutte vogliose di partire. Ma cosa era successo?!
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Complicated


 
Si chiese perché tutto dovesse rivelarsi sempre complicato, in primis l'andare d'accordo con i propri fratelli. Prevedendo che il ritorno sulla Terra avrebbe messo a dura prova il delicato equilibrio del loro rapporto, aveva fatto pressioni, a loro insaputa, affinché potesse essere l'unico a partire e, a richiesta respinta, aveva ponderato anche l'idea di escludere i fratelli e reclutare altri per quella missione. Si era presto reso conto dell'insensatezza di un simile pensiero: lui, Kisshu e Taruto erano i più adatti a svolgere il compito affidato, avendo già avuto a che fare con la Terra e i suoi abitanti.
Un fruscio riscosse Pai da quei pensieri che l'avevano accompagnato per tutta la notte e per parte della mattina, rendendo vani i suoi tentativi di relegare in un angolo della propria mente il pensiero dell'assenza dei fratelli per concentrarsi sulle ricerche. Non ebbe bisogno di voltarsi: riconobbe subito la presenza alle proprie spalle.
«Taruto.» lo chiamò, senza particolari inflessioni nella voce.
Il ragazzo rispose con un mugugno non ben definito e gli si affiancò, puntando gli occhi aranciati ancora assonnati sui vari monitor per studiarne i dati.
«Kisshu?» chiese Pai, mantenendo un tono di voce neutro.
«L'ho visto ieri sera, ma non so dove sia ora.» rispose l'altro mentre, continuando ad evitare il contatto visivo, si stiracchiava.
Passarono alcuni secondi nei quali nessuno dei due proferì parola, fino a quando Pai, stupendosi di mal tollerare quella apparente calma, riprese a parlare: «Non ci sono novità per il momento.» iniziò «Ho concentrato le ricerche sulla zona consigliata da Kisshu, ma non ho trovato niente degno di nota per il momento. L'area è abbastanza estesa però, quindi avremo dei dati più attendibili tra qualche giorno.»
«Le nostre apparecchiature potrebbero avere problemi nel rilevare movimenti sospetti?»
«Non mi sento di escludere alcuna ipotesi ora, per quello che sappiamo potrebbe anche non esserci bisogno di noi qui.» mormorò, portandosi una mano tra i capelli «Tu cosa ne pensi?»
Stupito da quella domanda -aveva chiesto il suo parere perché realmente interessato, per falsa gentilezza o per tentare di rabbonirlo? -, il castano puntò finalmente lo sguardo sul fratello e ne notò immediatamente la grande stanchezza. Conoscendolo, Pai era rimasto tutta la notte sveglio; se per continuare a monitorare la situazione o perché in attesa di un ritorno suo e di Kisshu, Taruto non avrebbe saputo dirlo. Forse per entrambi i motivi.
«Al momento non abbiamo abbastanza elementi.» rispose «Quindi non saprei che dirti.»
Pai emise un leggero verso d'assenso, tamburellando le dita sulla coscia quasi in attesa di qualcosa. Rapportarsi con Taruto gli era sempre risultato più semplice rispetto all'avere a che fare con Kisshu, ma negli ultimi giorni anche gestire il rapporto col più piccolo gli era sembrato troppo difficile.
«Hai una faccia orrenda.» sentenziò il fratellino, con un accenno di ghignetto divertito molto simile a quello che metteva su da bambino «Va' a riposare, ti do il cambio.» disse, spintonandolo leggermente verso dietro.
Pai avrebbe voluto dire qualcosa, ma si limitò ad annuire, incapace di pronunciare alcunché: grazie; mi dispiace; avvisami quando Kisshu torna; scusa. Nessuna parola fuoriuscì dalla sua bocca mentre andava via, ma Taruto sembrò non aspettarsi niente di diverso perché la sua attenzione pareva essere già completamente assorbita dai monitor della stanza.
 
 
 
Purin salutò frettolosamente le compagne di squadra ancora intente a cambiarsi in spogliatoio e uscì dalla palestra con l'intenzione di raggiungere subito il Café. Aveva già chiesto a Keiichiro il permesso per rimanere a dormire da lui, e, prima di recarsi agli allenamenti mattutini, aveva preparato uno zainetto con lo stretto indispensabile, inclusi anche alcuni libri sui quali avrebbe studiato in attesa dell'incontro con Taruto e gli altri.
Quando, un po' affannata per la corsa, varcò l'entrata di servizio del Café e si avvicinò alla cucina, il suo olfatto percepì immediatamente un odore particolare.
«Ryou?» chiese stupita, arricciando il naso mentre faceva capolino dalla porta saloon.
«Si sente, eh?» rise divertito Keiichiro, alludendo al forte odore di caffè.
«Abbastanza.» ridacchiò lei, avvicinandoglisi.
«Come è andato l’allenamento oggi?»
«Tutto bene! Mi sono concentrata molto sul corpo libero oggi e non è stato facile.» rispose lei diventando particolarmente pimpante mentre si lanciava in una descrizione minuziosa di ciò che aveva eseguito, con il maggiore che la ascoltava con attenzione nonostante non fosse capace di associare tutti quei nomi ai vari movimenti «...ma se mi sforzo di seguire il tempo della musica divento molto rigida. Minto lo fa sembrare così facile e ha pure le punte ai piedi, io sono davvero pessima!»
«Il corpo libero non sarà il tuo forte, ma non puoi essere così critica nei tuoi confronti. Considera sempre che hai iniziato relativamente da poco, poi con gli esercizi alla trave sei davvero un portento e te la cavi molto bene anche con le parallele asimmetriche.»
«Io ancora mi chiedo come facciate ad atterrare in piedi, senza sentirvi male, dopo tutti quei giri.»
Il commento di Ryou, giunto lì chissà da quanto senza che lei se ne accorgesse, la fece voltare di scatto.
«Bentornato!» trillò lei, correndogli incontro e aggrappandosi a lui con le gambe a circondargli la vita e le braccia a cingergli il collo.
«Un conto era sopportarlo quando avevi dieci anni, ma ora vai per i sedici ed inizi a farti pesante, sai?»
«Tanto lo so che sei contento di vedermi.» lo rimbeccò lei, stringendolo un po' più forte «E anche io sono contenta di vederti!» precisò come se fosse davvero necessario, rimettendo i piedi per terra senza smettere di sorridere «Ma perché non ci hai detto che saresti tornato?!»
«Per farvi una sorpresa. Voi ne avete riservata una a me e io non volevo essere da meno.»
 
 
 
Quando Kisshu fece ritorno alla base Taruto era ancora seduto davanti ai vari monitor a cui, però, dava qualche svogliata occhiata dimostrandosi di gran lunga più interessato all'analisi di qualcosa che teneva fra le mani. Rendendosi conto di non essere più solo nella stanza, il minore fece sparire tutto con uno schiocco di dita.
«Tranquillo, non sono Pai. Puoi continuare a giocare con le tue piantine.» brontolò Kisshu, alzando le braccia.
«Alla buon'ora.» disse di rimando Taruto, girandosi verso di lui «Sei rimasto fino ad ora lì, su quell'albero?»
Kisshu negò con la testa, ma non fornì ulteriori dettagli, sebbene il tono del fratello fosse stato decisamente pacato e tranquillo.
«Novità?» gli domandò, avvicinandoglisi fino ad affiancarlo.
«Niente degno di nota per il momento.» rispose Taruto, alternando gli occhi dal fratello ai vari schermi.
«Nemmeno in Europa?»
Taruto scosse la testa: «Pai sostiene che ci vogliano dei giorni per avere dati più sicuri, anche se certe presenze non dovrebbero passate inosservate. Noi sappiamo che loro potrebbero essere qui, ma loro non dovrebbero sospettare di noi.»
«E se provassimo a restringere ancora di più il campo di ricerca? Da quello che ho capito Ichigo viveva da queste parti – mormorò indicando un punto su uno dei monitor – mentre Minto dovrebbe trovarsi qui.» continuò, spostando il dito più in basso «È di certo un’area più contenuta da controllare, potrei andare anche di person-»
«Lo sai che non è possibile, almeno finché non saremo sicuri di riuscire a schermare totalmente la nostra presenza.» gli fece notare il minore «Però cerco di fare come hai detto, forse le ragazze potrebbero essere davvero dei radar più efficaci.» disse, iniziando ad impostare nuovi comandi.
«Non aspetti di chiedere il parere di Pai?» domandò il mezzano.
Le dita del minore si fermarono per pochi istanti.
«La tua osservazione ha perfettamente senso.» mormorò riprendendo a digitare «Pai è stato d’accordo nel concentrarsi sull’Europa, non vedo perché non dovrebbe esserlo nel circoscrivere ancora di più la zona.» aggiunse semplicemente, ottenendo un leggero mormorio d’assenso.
Taruto trattenne il respiro per qualche secondo per poi esalare tutto d’un fiato: «...ti va di monitorare la situazione con me?»
Stranito da una proposta del genere dopo gli attriti della notte, Kisshu aggrottò la fronte, ma dopo qualche secondo gli si sedette accanto e, a quella vicinanza, non gli sfuggì il lieve sospiro di sollievo e un impercettibile sorriso; indizio che gli fece intuire come il fratello fosse riuscito a mettere una pietra sopra la discussione di qualche ora prima.
Fin dalla più tenera età Taruto non era mai stato capace di tenere a lungo il muso a lui e Pai, persino in quelle rare occasioni -Kisshu poteva giurare che non superassero la decina- in cui i fratelli maggiori si erano coalizzati per fargli i dispetti. Non appena Taruto si era fatto abbastanza grande, Kisshu aveva trovato in lui un compagno molto più apprezzabile di Pai che, crescendo, aveva iniziato a ritenere troppo infantili i giochi dei fratelli minori, trasformandosi da alleato del mezzano a bersaglio prediletto.
«Lui dov'è adesso?» chiese Kisshu, lanciando un'occhiata in tralice al minore per osservarne la reazione. Taruto era andato oltre alla loro discussione della notte, ma l’aveva visto particolarmente ostile nei confronti di Pai, quindi voleva capire se, come credeva, fosse cambiato qualcosa in quelle ore.
«L'ho mandato a riposare, è rimasto sveglio per tutta la notte.» spiegò l'altro pacato «Sai com’è fatto…» mormorò stringendosi nelle spalle.
 
 
 
Keiichiro spolverò lo zucchero a velo su una serie di tortini al cioccolato prima di consegnarli ad una cameriera di nome Ayame affinché li servisse ai tavoli, poi lanciò un’occhiata all’orologio per capire quanto tempo ci fosse a disposizione prima della chiusura. Non avendo altri dolci da preparare nell’immediato iniziò a lavare i vari utensili utilizzati, così da portarsi avanti nel lavoro.
«Vuoi una mano?» si offrì Purin, alzando la testa dal libro sul quale stava svolgendo degli esercizi di matematica.
Il castano scosse la testa: «Non preoccuparti, tu pensa a studiare. Se dovessi aver bisogno di aiuto chiamerò una delle ragazze.»
«Sono gentili e mi stanno molto simpatiche, ma non credo che riuscirò mai ad abituarmi al fatto che ci siano nuove persone qui.» ammise Purin riferendosi al nuovo gruppo di dipendenti. Akasaka aveva iniziato a prendere in considerazione l’idea di assumere nuovo personale dopo la partenza per la Francia di Minto e la decisione di Zakuro di trascorrere anche dei mesi interi a Los Angeles per concentrarsi sulla propria carriera. All’inizio Retasu, Ichigo e Purin avevano retto abbastanza bene il colpo, ma dopo qualche settimana Keiichiro aveva deciso di trovare anche altre cameriere così da alleggerire la mole di lavoro e rendere anche più flessibili i vari turni senza sovraccaricare nessuno. Ichigo e Retasu avevano smesso di essere delle dipendenti del Café poco dopo la fine del liceo e l’unica a lavorare, seppur con turni notevolmente ridotti a qualche fine settimana, ancora lì era Purin che si barcamenava prevalentemente tra studio e sport.
«Voi ragazze sarete sempre su un altro livello, ma è giusto che le cose cambino e che voi vi dedichiate a ciò che vi appassiona, soprattutto dopo esservi messe totalmente in gioco anni fa assecondando me e Ryou in una folle impresa.»
«Io non ricordo molto, sai?» mormorò la ragazzina, iniziando a giocherellare con la matita che teneva fra le dita «Più che altro immagini confuse a cui spesso non riesco a dare un ordine cronologico.»
«Eri abbastanza piccola…»
«…ma forte!» aggiunse lei ridacchiando «Mai sottovalutare una scimmietta.»
Keiichiro non rispose, sentendo quel groppo in gola che avvertiva ogni volta che ripensava a ciò che avevano fatto a delle ragazzine, investendole di una responsabilità e di un peso troppo gravoso per la loro età, violando deliberatamente il loro corredo genetico e pretendendo da loro che si occupassero di salvare il mondo. L’unica consolazione sarebbe stata sapere di apportare modifiche temporanee, una volta sparita la minaccia sarebbero spariti tutti gli effetti delle decisioni sue e di Ryou, ma i segni che quelle ragazze continuavano a portare sui loro corpi gli ricordavano di aver fallito. Ad ogni modo non ci fu possibilità di proseguire la conversazione perché Ayame entrò nuovamente nella cucina per riferire le nuove ordinazioni a Keiichiro.
 
 
 
Ichigo non era capace di quantificare il tempo passato supina a fissare il soffitto della propria camera, sapeva solo che con ogni probabilità sarebbe rimasta in quella posizione ancora per molto se la suoneria di una chiamata in arrivo non l'avesse ridestata da quello stato di trance. Alzò il busto facendo leva sui gomiti e cercò di individuare velocemente la fonte di quel suono disturbatore. Rispose senza nemmeno controllare il mittente e si stupì nel sentire la voce del fidanzato.
«Tutto bene?» chiese confusa lei, allontanando di poco il cellulare dal volto per poter controllare l’ora «Non hai lezione?»
«Quelle di stamattina sono state annullate, così ho pensato di chiamarti. Disturbo?»
«Non disturbi mai, tu.» mormorò la rossa, accennando un lieve sorriso «Quando ci vedremo?» chiese, rendendosi conto troppo tardi del tremolio della propria voce.
«...È successo qualcosa? Cos'hai?»
«Niente.» mentì lei, rannicchiandosi su se stessa «Non hai risposto alla mia domanda.» obiettò poi cercando di ridacchiare, ma fallendo miseramente.
«Presto.» rispose lui «Ora però tocca a te rispondere: Ichigo, cos'è successo?» chiese preoccupato.
Masaya udì un profondo respiro dall’altra parte, poi il nulla per parecchi secondi. Fu portato a credere che non ci fosse più linea, ma proprio in quel momento Ichigo parlò:
«Ho litigato con Minto.» rivelò sedendosi a gambe incrociate sul materasso «Le ho detto cose che non pensavo, ma che sapevo l'avrebbero ferita.» ammise, vergognandosi al pensiero di quella conversazione.
Il silenzio che ne seguì fu terribilmente duro da sostenere, ma la ragazza resistette senza aggiungere altro, in attesa di un qualunque segnale da parte del fidanzato.
«Posso sapere il perché? Non è da te.»
«Lo so.» piagnucolò lei «Ma stavamo discutendo e io... non lo so... mi sono alterata e ho agito senza pensare. Avrei voluto rimangiarmi tutto subito.»
«Hai provato a richiamarla?»
«Ha le prove ora, ma so che non mi risponderebbe comunque.» sospirò «E avrebbe ragione, nei suoi panni non risponderei nemmeno io.» biascicò.
«Non so cosa tu le abbia detto, ma presumo siano state parole pesanti.» iniziò lui dopo qualche attimo di silenzio «Ma so che te ne sei pentita.»
«Immediatamente.» confermò lei, stringendosi il cuscino al petto e sentendo gli occhi farsi lucidi.
«E allora faglielo capire, piangerti addosso non aiuterà: prova a chiamarla ugualmente e, se non dovesse risponderti, non arrenderti. Dimostra che sei davvero pentita per quello che hai detto e che vuoi rimediare, perché sai che l'hai ferita e non volevi davvero farlo. So quanto tieni a lei e anche Minto sa che le vuoi bene.» le disse, utilizzando un tono incredibilmente dolce, ma al contempo deciso «Sono certo che riuscirete a chiarirvi
Ichigo si sentì rinfrancata e finalmente sorrise.
«Lo farò, grazie. Meno male che ci sei tu.»
 
 
 
Arrivata all'ingresso del giardino imbiancato del Café, Retasu si bloccò nel vedere Ryou davanti al portone principale; un po' per lo stupore di trovarselo davanti quando credeva fosse ancora all'estero e un po' perché capì che il suo ritorno anticipato doveva essere legato al famoso viaggio.
«Bentornato!» esclamò quando lui si voltò nella sua direzione.
Il ragazzo le sorrise e le andò incontro per prenderle dalle mani una serie di libri.
«Oh, non preoccuparti Ryou, ce la faccio tranquillamente e poi bilanciano il peso di quelli che ho nello zaino.» fece lei, indietreggiando e saldando la presa dei volumi contro il petto.
Il ragazzo la seguì e, senza sentire ragioni, le sfilò lo zaino «Almeno così facciamo metà per uno.» disse caricandoselo sulle spalle «Hai svaligiato una biblioteca?» ridacchiò iniziando a camminare seguito dalla ragazza.
«In realtà più di una: volevo assicurarmi di avere quanto più materiale possibile per... beh, tu sai cosa.»
Gli occhi di Ryou si adombrarono e il ragazzo si ritrovò a sospirare: «Mi sarei aspettato un po' più di buon senso da te, Minto o Zakuro.»
«Sei arrabbiato?» volle sincerarsi lei con voce sommessa mentre abbassava lo sguardo, facendosi piccola piccola mentre si fermava nel mezzo del vialetto.
«Anche.» mormorò lui, fermandosi a sua volta.
Retasu aggrottò le sopracciglia, riportando la propria attenzione sul ragazzo che non aveva smesso di guardarla.
«Sono arrabbiato, sì. Ma anche stupito e sinceramente preoccupato.» rivelò senza vergogna, incrociando le braccia al petto
La ragazza si intenerì davanti a quella ammissione, ma si sentì anche in colpa.
«Noi vorremmo solo dar loro una mano, essere utili.» mormorò stringendosi nelle spalle.
«E avete pensato che girare per il mondo con loro fosse una buona idea.»
«Forse siamo state un po’ avventate.» riconobbe lei, trattenendo l’accenno di un risolino dinnanzi l’espressione eloquente che ebbe in risposta da Ryou «Ma non riesco a prendere in considerazione l’idea di lasciar perdere.» ammise sincera, dando voce ad una verità taciuta troppo a lungo.
«Perché?» domandò il biondo, celando dietro ad un sospiro quel brutto presentimento che la conversazione con Zakuro aveva instillato in lui. Perché aveva l’impressione di conoscere già la risposta?
«Non è facile da spiegare e so che non lo sarà nemmeno da capire.» mormorò Retasu dopo aver cercato di riordinare i pensieri «Ma è un qualcosa che ha origine nel profondo.» iniziò a fatica «Lo sai, non sono una persona intraprendente, ma è come se qualcosa dentro di me mi abbia spinto ad assecondare quella che molti potrebbero reputare una pazzia. Sento che è giusto.» continuò, in tono più sommesso «So che sembra un discorso insensato, ma… è anche per una buona causa, no?»
Ryou non rispose subito e si prese del tempo per assorbire pienamente le parole di Retasu, troppo fastidiosamente affini a quelle pronunciate da qualcun altro ore prima.
Preoccupata per quel silenzio, la ragazza schiuse le labbra per dire qualcosa, ma lui la anticipò: «A me interessa solo che voi siate prudenti.»
«Lo saremo.» assicurò lei, sorridendogli incoraggiante sperando di rassicurarlo «Abbiamo affrontato di peggio quando eravamo delle ragazzine, non devi preoccuparti.»
Quelle parole non ottennero completamente l’effetto desiderato, perché spinsero Ryou a ragionare: aveva senso arrabbiarsi per una decisione presa dalle ragazze in perfetta autonomia quando lui, non molti anni prima, le aveva rivestite di un peso enorme senza nemmeno interpellarle? Una decisione che continuava ad avere delle conseguenze su di loro anche a distanzi di anni.
«Entriamo, dai.»
 
 
 
L’aria fredda di dicembre la investì di colpo facendola rabbrividire e Minto si affrettò ad avvolgersi meglio la sciarpa attorno al collo –l’idea di ammalarsi non era nemmeno lontanamente contemplabile- cercando al contempo di non costringere i capelli sotto il tessuto per non ritrovarseli poi troppo spettinati.
«Questi sono per l’étoile più brava e bella di tutta Parigi.»
La corvina riconobbe all’istante la voce che aveva pronunciato quella frase nella sua lingua natia e sgranò gli occhioni scuri felicemente stupita di trovarsi davanti Seiji che le tendeva un bel bouquet di fiori.
«Perché non mi hai detto che saresti venuto a Parigi?» chiese cercando di fingersi indispettita, ma fallendo: la gioia di averlo vicino, dal vivo, era troppo grande e la sua espressione raggiante lo dimostrava.
«Per vederti fare quel bel sorriso.» rispose Seiji, distendendo a sua volta le labbra «E anche perché non sapevo quando sarei riuscito a liberarmi per venire: ho preso il primo volo disponibile da Francoforte e sono atterrato meno di due ore fa.»
«E… quando riparti?» domandò la ragazza in un sussurro, abbassando lo sguardo sui fiori e carezzandone i petali, preparandosi anche a “domattina” come possibile risposta.
«Fra tre giorni.» disse lui stupendola «So che sei impegnata per le prove dello spettacolo, quindi ho preferito allungare la mia permanenza qui dato che credo che potremo stare insieme solo nella tua pausa pranzo e in serata.»
Davanti all’unica persona con cui non si vergognava di mostrarsi affettuosa, Minto non ebbe tentennamenti ad azzerare la distanza fra loro e poggiare il capo sul petto del fratello.
«Mi fa piacere che tu sia qui.» ammise e, stando attenta a non schiacciare il bouquet, si strinse a lui.

 
 
 
 
 
 
 
Sto iniziando a shippare Ryou e Retasu suscitando una profonda indignazione della me seienne più di quanto io non shippi lei e Pai, sapete? E questo mi porta ad immaginare scenari non contemplabili in questa long x.x

So che per il momento non capite granché dalle mezze frasi di Taruto (ho scoperto di nutrire uno sconfinato amore per lui), Pai e Kisshu, ma ora questo alone di mistero è necessario. Sopportatemi e pazientate ♥ e qualora vi andasse di formulare supposizioni, prego, sono curiosa. ^^
Potreste anche non credermi, ma tranquilli, entreremo presto nel clou della vicenda (forse non nel capitolo successivo, ma sicuramente in quello dopo ancora)! Per il momento mi premeva riuscire a delineare un po' i rapporti più che la vicenda, ma confesso di non aver fatto un rewatch della serie negli ultimi tempi quindi la mia percezione dei personaggi è filtrata dalle fanfic che leggo e temo che la caratterizzazione di qualcuno possa non rispecchiare in pieno quella originale; ma ehi! sono passati cinque anni dagli avvenimenti dell'anime, quindi qualche cambiamento ci può stare, dai. Poi magari sono solo mie fissazioni prive di fondamento, quindi mi rimando alle vostre impressioni.
Ringrazio tantissimo Sissi1978, 19g ed Hypnotic Poison per aver recensito lo scorso capitolo!
Grazie davvero! ♥♥♥
Vi abbraccio,
Marty
  
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