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Autore: NevilleLuna    23/08/2019    1 recensioni
Sandor Clegane aveva prima amato il colore rosso e poi lo aveva odiato.
Il rosso era il colore delle mele, delle melagrane, delle rose e di tante altre cose che aveva sempre apprezzato da bambino, ma poi quel colore si era trasformato nel suo peggiore incubo.
Quando suo fratello Gregor lo aveva spinto tra i carboni ardenti e la sua faccia aveva iniziato a sciogliersi come cera calda, Sandor Clegane giurò a sé stesso che non avrebbe più amato quel colore.
Ma quella tonalità che gli aveva rovinato la vita era presente in ogni cosa che lo circondava: nelle mele, nelle melagrane, nelle rose, nel sangue delle persone che uccideva senza pietà, nello stemma della famiglia Lannister e persino nelle vesti e nei gioielli che la regina indossava.
Era divenuto qualcosa da cui non poteva più fuggire.
Anche i capelli di lei erano rossi come il fuoco.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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One day a hound and a little bird fell in love


                                                                                                                                                                                   A Martina






Sansa Stark quando era piccola pensava che suo padre fosse un bellissimo uomo. In realtà Sansa Stark poteva dirsi abbastanza fortunata di aver visto uomini belli ed era sicura che al mondo non esistessero persone dall’aspetto sgradevole.
Una volta che Sansa Stark era divenuta una ragazzina dall’età idonea per essere promessa sposa a qualcuno, scoprì che non esistevano soltanto uomini dall’aspetto meraviglioso.
Suo padre e suoi zii Benjen ed Edmure, nonostante fossero invecchiati, rimanevano ancora degli uomini affascinanti, i suoi fratelli Robb e Jon erano divenuti due bellissimi giovani ed era sicura che anche Bran e Rickon sarebbero divenuti due bei giovanotti una volta adulti e anche Theon Greyjoy non si era rivelato affatto male fisicamente.
Quando a Winterfell Sansa vide per la prima volta Joffrey Baratheon pensò di non aver visto niente di più bello in tutta la sua vita; il principe era perfetto, era l’uomo ideale che ogni ragazzina sognava di sposare, e doveva certamente aver preso la bellezza da sua madre Cersei Lannister, perché Robert Baratheon era uno degli uomini più rozzi che Sansa Stark avesse mai visto.
Ma non era stato il re in sovrappeso ubriacone o suo cognato Tyrion Lannister, conosciuto meglio come il Folletto, ad aver turbato Sansa Stark.
Con la corte del re era giunto un uomo dal volto bruciato e Sansa Stark pensò di non aver mai visto in vita sua un uomo del genere.
Era così tanto orripilante che difficilmente riusciva a guardarlo in faccia per un minuto consecutivo.




***




Sandor Clegane aveva prima amato il colore rosso e poi lo aveva odiato.
Il rosso era il colore delle mele, delle melagrane, delle rose e di tante altre cose che aveva sempre apprezzato da bambino, ma poi quel colore si era trasformato nel suo peggiore incubo.
Quando suo fratello Gregor lo aveva spinto tra i carboni ardenti e la sua faccia aveva iniziato a sciogliersi come cera calda, Sandor Clegane giurò a sé stesso che non avrebbe più amato quel colore.
Ma quella tonalità che gli aveva rovinato la vita era presente in ogni cosa che lo circondava: nelle mele, nelle melagrane, nelle rose, nel sangue delle persone che uccideva senza pietà, nello stemma della famiglia Lannister e persino nelle vesti e nei gioielli che la regina indossava.
Era divenuto qualcosa da cui non poteva più fuggire.
Anche i capelli di lei erano rossi come il fuoco.
Sansa Stark, la figlia femmina maggiore del Primo Cavaliere, era un uccelletto meraviglioso: si muoveva con una grazia fuori dal comune, la pelle diafana come la porcellana e sarebbe stata la creatura più perfetta dell’universo se non fosse stata per quella chioma fulva che le danzava sulle spalle; gli ricordava troppo le lingue di fuoco che avevano divorato con voracità il suo volto sfigurandolo.
Ma ben presto Sandor Clegane si rese conto di essere inevitabilmente attratto dal quel fuoco. Voleva sfiorarlo, toccarlo, accarezzarlo e sarebbe stato disposto anche a farsi bruciare da quel fuoco.
Ma Sansa Stark, l’uccelletto di Winterfell, non riusciva a guardarlo in faccia; lo temeva, il suo volto la tormentava e non era riuscita a guardarlo in faccia senza trattenere una smorfia di disgusto nemmeno quando lui le aveva salvato la vita impedendole di fare una pazzia spingendo il principe Joffrey nel vuoto quando quest’ultimo l’aveva costretta a guardare le teste decapitate di suo padre e della sua septa, e nemmeno quando l’aveva salvata da uno stupro.
Lui non era nient’altro che un mostro per lei.






***






Sandor Clegane aveva talmente tanta rabbia contro Sansa Stark ed era convinto che se non si fosse trattenuto sarebbe stato capace di prenderla con la forza e di fotterla con violenza in quel dannato letto.
Perché quello stupido uccelletto non voleva andare via da Approdo del Re con lui? Perché non voleva tornare da sua madre e da suo fratello? Perché non voleva salvarsi la vita? Perché era ancora disposta a subire abusi psicologici da quel fottuto bastardo biondo che giocava a fare il re e dalla sua fottutissima madre?
“Non vuoi tornare a casa?” le aveva chiesto e lei con ostinazione aveva rifiutato perché credeva che Stannis Baratheon le avrebbe mostrato misericordia qualora avesse vinto la guerra.
Forse lei non era diversa da Joffrey, Cersei o da Tywin Lannister; forse anche lei smaniava di raggiungere il potere ed era disposta a tutto per ottenerlo.
Ma lui era stanco.
Stanco dei Lannister, stanco di trovare il momento adatto per ottenere la sua vendetta nei confronti del fratello e stanco di quel dannato uccelletto.
Non poteva continuare a combattere quella guerra contro Stannis Baratheon, non poteva combattere per quel bastardello stronzo, non poteva continuare a combattere con tutte quelle fiamme che lo circondavano e non poteva più continuare a combattere per Sansa Stark.






***






Sansa non lo credeva possibile ma da quando Sandor Clegane aveva lasciato la capitale la sua vita era diventata ancor di più insopportabile.
Se non fosse stato per Margaery Tyrell e sua nonna, lady Olenna, era certa che difficilmente avrebbe trovato uno spiraglio di luce nell’oceano di oscurità che la circondava; aveva sperato di uscire da quel turbine di sofferenza sposando Loras Tyrell, ma la vita era stata di nuovo ingiusta con lei ed era stata costretta a diventare la moglie di Tyrion Lannister, e poi il suo cuore aveva dovuto sopportare la crudele fine di suo fratello Robb e sua moglie Talisa e di sua madre e infine era stata costretta a scappare perché era stata accusata di un crimine che non aveva mai commesso, anche se nel profondo del suo cuore desiderava tanto essere stata lei ad aver avuto l’idea di avvelenare Joffrey Bartheon per vendicare la fine dei suoi cari.
Petyr Baelish le aveva promosso che l’avrebbe tenuta al sicuro, al riparo da ogni male, ma quando Sansa aveva varcato le porte di Nido dell’Aquila, per vivere sotto l’ala protettiva di sua zia Lysa Arrin, si era sentita come un uccelletto chiuso in gabbia senza via di fuga.
Forse Sansa Stark prima di allora non si era mai resa conto di quanti pericoli ben più gravi potessero esistere al mondo rispetto un uomo con il volto sfigurato.






***






Arya Stark era una cosina odiosa e irritante, e Sandor più di una una volta si era ritrovato a maledirsi per aver preso la decisione di averla presa con sé in cambio di una ricompensa.
Era solo una ragazzina che giocava a fare la dura, che desiderava infilzare quell’inutile spada su di lui per vendicare il suo stupido amichetto.
Ma ben presto Sandor Clegane si ritrovò ad essere affascinato da lei: non era la stessa sensazione che provava quando vedeva sua sorella, non avrebbe mai potuto provare dei sentimenti così profondi nei confronti di una donna che era poco più grande di una bambina, ma allo stesso tempo si ritrovò a decretare che non riusciva ad odiarla.
Forse gli Stark esercitavano un fascino troppo grande su di lui.
Non pensava che sarebbe mai riuscito a provare qualcosa di simile all’affetto, o meglio qualcosa che si distaccava dall’odio.
Ma non è la prima volta che senti qualcosa del genere nei confronti di una persona, per Sansa forse hai provato qualcosa di molto simile all’amore.
Ma ancora una volta era stato lui a pagare le conseguenze di aver provato un tale sentimento: aveva amato suo fratello Gregor e lui aveva spinto nel fuoco, aveva amato Sansa e lei lo aveva rifiutato e infine aveva provato un diverso tipo di amore per Arya, ma lei lo aveva lasciato solo a morire.
Non odiava quella Brienne della merdosa Tarth per averlo ucciso, ma odiava sé stesso per essersi permesso di aver cercato qualcosa di diverso dalla vendetta ed ora stava morendo solo come un cane.
Il dolore che provava era accecante e mai nella vita aveva sognato una morte così lenta e dolorosa.
Chiuse gli occhi, pronto per emanare l’ultimo respiro, e l’ultima immagine che vide la sua nebbia annebbiata erano delle fiamme rosse, ma non erano quelle che gli avevano rovinato per sempre la vita.
Erano i capelli di Sansa.






***






Ramsey Bolton era il mostro più pericoloso e pauroso che Sansa aveva mai visto in tutta la sua vita.
Non pensava che Lord Baelish l’avrebbe venduta con tanta facilità a lui, l’essere più spregevole di tutta Westeros.
La prima notte delle sue nozze era stato l’incubo più brutto che avesse mai avuto, e non era stata per niente come l’aveva descritta sua madre: aveva provato soltanto dolore e non felicità. Sansa odiava sua madre perché credeva che le avesse mentito riguardo ciò che le aspettava dopo essersi sposata; Sansa odiava Petyr Baelish perché l’aveva venduta senza pietà a quello stupratore come se fosse carne da macello; Sansa odiava Ramsey Bolton perché aveva distrutto senza pietà quello che rimaneva della sua fanciullezza; Sansa odiava Theon Greyjoy perché aveva tradito la sua famiglia per conquistare la sua casa, aveva cercato di uccidere i suoi fratelli e poi era stato catturato trasformandosi in Reek, che non era altro che uno stupido cane ammaestrato, che si limitava ad assistere al suo stupro senza fare nulla.
Per tanto tempo aveva desiderato con tutto il suo cuore poter tornare a Winterfell, ma ora la sua casa era diventata la più spaventosa delle prigioni e lei non era altro che un uccelletto in gabbia che non riusciva a trovare il modo per fuggire.
Sansa odiava sé stessa più di chiunque altro, perché se avesse avuto il coraggio di seguire Sandor Clegane non avrebbe mai dovuto sopportare tutte quelle atrocità.






***






Sansa non pensava che avrebbe mai più rivisto Arya, Jon e Bran, ma era successo e si era ritrovata a pensare che mai più nella vita avrebbe provato una gioia così grande.
Theon l’aveva aiutata a fuggire dalla sua gabbia e grazie a Brienne di Tarth e a Podrick Payne era riuscita a ricongiungersi con Jon e a riprendersi Winterfell.
La lotta per riavere la sua casa aveva avuto il suo prezzo e suo fratello Rickon era stato costretto a pagarlo con la sua vita, ma anche Ramsey Bolton aveva pagato il prezzo per la sua malvagità ed era divenuto un pasto per quei mastini che amava tanto.
Winterfell era di nuovo degli Stark e nessuno avrebbe più osato toglierla a loro; non ci era riuscito Theon, non ce l’aveva fatta Petyr Baelish e non ci sarebbe di certo riuscita Daenerys Targaryen, la legittima sovrana del Trono di Spade.
Sansa non pensava che avrebbe mai più rivisto Sandor Clegane, ma il destino le aveva riservato una sorpresa portandolo a Winterfell per combattere la guerra contro gli Estranei.
“Avevo sentito dire che eri morto”.
Clegane si era voltato a guardarla stupito, come se non credesse possibile che lei potesse essere di nuovo accanto a lui.
“Sono un sopravvissuto, uccelletto. Lo sono sempre stato” le disse prima di riprendere a bere vino. “Credevo che fossi con quel coglione a passare la tua ultima notte sulla Terra”.
“Theon è solo un mio amico” ribatté Sansa, senza riuscire a capire il perché ci tenesse tanto a precisarlo; si accomodò con grazia di fronte a lui e rimasero per alcuni minuti in silenzio.
“Mi dispiace per quello che ti è accaduto” disse Sandor bruscamente. “Se fossi venuta con me non avresti subito niente di tutto ciò”.
“Essere protetta e tenuta sotto una campana di vetro da un uomo non sarebbe stata la risposta a tutti i miei problemi, sarei rimasta un uccelletto” sospirò Sansa. “Forse ora sono una sopravvissuta, esattamente come te”.
Si maledì per aver detto qualcosa di molto stupido, ma la verità era che non riusciva a trovare le parole adatte; una parte di lei desiderava dirgli ciò che effettivamente aveva detto, ovvero ciò che aveva vissuto l’aveva aiutata a crescere, ma l’altra parte di sé stessa avrebbe voluto dirgli che molte notte si era ritrovata a rimpiangere di non aver avuto il coraggio di seguirlo.
Non aggiunsero altro, rimasero solamente a fissarsi in quella notte che molto probabilmente sarebbe stata l’ultima della loro vita.






***






Sandor Clegane si riteneva un fottuto sopravvissuto. Era riuscito a sopravvivere alle fiamme quando era solo un bambino, era riuscito a sopravvivere a molti duelli e battaglie, era riuscito a sopravvivere a Brienne della merdosa Tarth e infine era riuscito a sopravvivere alla Lunga Notte contro gli Estranei.
Forse il destino voleva che sopravvivesse perché era destinato ad ottenere la sua preziosa vendetta. Non aveva più pensato a Gregor negli ultimi tempi perché lungo il suo cammino aveva trovato persone che gli avevano fatto credere che per lui c’era un’altra strada, ma il destino era stato beffardo e coloro che avevano cercato di renderlo una persona migliore avevano finito per essere uccisi.
Ray è morto. Thoros è morto. Beric è morto. Ma Gregor è vivo e il mio destino è ucciderlo.
Non sarebbe rimasto ancora rimasto ancora Winterfell; soltanto una notte, il tempo di smaltire la sbornia dei festeggiamenti, e poi sarebbe partito per andare incontro alla sua sorte.
“Lei ti avrebbe reso felice, almeno per una notte” Sansa Stark lo aveva raggiunto, ed evidentemente non le era passato inosservato il dialogo che aveva avuto con una giovane, la quale gli aveva proposto di passare una notte tutt’altro che tranquilla.
"C'è solo una cosa che mi renderebbe felice" ribatté bruscamente.
"E cosa sarebbe?" chiese Sansa.
"Sono dei fottutissimi affari miei" rispose seccamente.
Non aveva voglia di parlare con lei, non aveva voglia di dirle che la cosa che il suo cuore desiderava più al mondo era vedere morto suo fratello. Non voleva darle l’impressione, per l’ennesima volta, di essere soltanto un mostro.
"Vieni con me" sussurrò lei porgendogli la mano; lui non capiva cosa avesse intenzione di fare, ma prese la sua mano, piccola e delicata, e la seguì senza proferire parola, raggiunsero una camera e chiusero fuori il mondo esterno con i suoi chiassosi festeggiamenti.
Non sapeva cosa avesse intenzione di fare il suo uccelletto, non capiva perché avesse deciso di portarlo lontano da tutti e da tutto e non comprendeva perché all'improvviso si era ritrovato con le labbra di Sansa posate dolcemente sulle sue.
Forse per lei era solamente un gioco e forse prima di lui in quella stanza c'era anche stato il coglioncello delle Isole di Ferro, prima che venisse ucciso barbaramente dagli Estranei; o forse lei in qualche modo era riuscita a scoprire i suoi tormenti interiori, aveva provato pietà per lui e aveva deciso di regalargli un bel ricordo da portare con sé quando avrebbe affrontato Gregor.
Forse avrebbe dovuto fermarla, ma il desiderio di averla aveva offuscato la sua mente e ben presto le sue dita si erano ritrovate a percorrere la pelle diafana di Sansa.
Cerco di imprimere nella sua mente ogni parte del corpo della ragazza, e avrebbe tanto voluto fermare il tempo per rimanere per sempre in quella stanza dove gli unici suoni che si sentivano erano i loro sospiri, ma purtroppo non era più possibile.
Ray è morto. Thoros è morto. Beric è morto. Se rimango qui finirò per uccidere anche lei.
Quando apparvero le prime luci del giorno si rivestì e uscì silenziosamente, cercando di non fare rumore per non svegliarla.
Sono solo un cane, uccelletto. Il mondo non ci accetterebbe mai insieme, ti meriti di meglio.
Mentre chiudeva la porta non si girò a guardarla per un’ultima volta. Se lo avesse fatto era sicuro che non avrebbe più avuto il coraggio di proseguire.






***






Sansa da bambina sognava spesso di diventare regina; quando Joffrey Baratheon era giunto a Winterfell credeva che il suo più grande sogno si stesse per realizzare, ma la vita le aveva riservato numerosissime sfide prima che riuscisse effettivamente a realizzarlo.
Alla fine eraa diventata la Regina del Nord, dunque il suo sogno e quello di suo fratello Robb era divenuto finalmente realtà.
Sansa avrebbe desiderato condividere la sua gioia con altre persone a lei care, ma i suoi fratelli erano lontani, Brienne faceva ormai parte della Guardia Reale e le altre persone che aveva amato erano ormai morte.
Sansa Stark per molto tempo aveva odiato Sandor Clegane per averla abbandonata dopo quella notte senza nemmeno dirle addio; Arya le aveva rivelato che lei e il Mastino avevano viaggiato insieme fino ad Approdo del Re, poi le aveva rivelato di come lui le avesse salvato nuovamente la vita impedendole di uccidere Cersei Lannister, per poi andare a compiere il suo destino cercando di uccidere il fratello.
Sansa si era chiesta più volte e fosse morto durante lo scontro, o se non era riuscito a fuggire alla furia distruttrice di Daenerys Targaryen.
L'idea che non avrebbe mai avuto una risposta la tormentava, ma nel profondo del suo cuore sperava che fosse riuscito a trovare quella pace che non aveva avuto quando era in vita.
Ma non avrebbe mai dimenticato quell’unica notte passata insieme, perché grazie a lui aveva finalmente compreso cosa significasse essere amata.
"Vostra Maestà? È giunto questo dono per voi da parte del principe di Dorne, per il vostro compleanno".
Un servitore le aveva lasciato una gabbia dorata con all'interno un minuscolo uccellino dal piumaggio giallo. Sansa provò pietà per quella piccola bestiola, perché era come se rivedesse sé stessa quando era ancora una ragazzina ingenua tenuta in trappola da malvagi predatori.
Aprì la gabbia e l'uccellino balzò sul palmo della sua mano; forse era troppo presto per farlo volare, ma se non ci avesse provato probabilmente non sarebbe mai riuscito a farlo.
L'uccellino spiccò il volo proprio come aveva fatto lei.
Erano liberi e non ci sarebbero più state gabbie dorate ad intrappolarli.







Angolo autrice: Buonasera a tutti, come potete notare la mia storia è incentrata sui dei brevi momenti riguardanti Sansa e il Mastino e vengono scritti attraverso una chiave più romantica, dunque alcuni dialoghi sono stati modificati e sono presenti scene non inserite nella serie.
Spero che vi piaccia, buona lettura.
  
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