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Autore: Annapis    24/08/2019    2 recensioni
Raccolta di one shot in collaborazione con DevilLight.
Dai capitoli:
•"se poteva avere la sua ragazza tutta per se per qualche ora avrebbe sopportato di tutto."
Erik×Silvia
•"Era davvero bella, forse la più bella ragazza che avesse mai visto, e ne aveva viste, lui, di bellezze nei suoi diciassette anni di vita."
Harley×Victoria
•"Quella divisa, poi, lo rendeva un bambolotto d'esposizione."
Mark×Nathan
•"Però, aveva un culo niente male, la ragazza."
Byron×Hayden
•" -Perché per me ogni tuo lavoro è sensazionale- "
Jordan×Xavier
•" -Voglio di nuovo giocare con loro-
-E con me no?-"
Caleb×Jude
•"-Certo che io non lo avrei mai detto che saremmo finiti così-"
Axel×Shawn
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Axel/Shuuya, Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You call my name
chapter. 1: Summer
Erik×Silvia


-Dai Erik, muoviti! Andiamo a fare il bagno!-
La voce allegra che gli trapanò le orecchie gli ricordò che era tutta colpa del suo amico Mark e della sua perfidia mascherata da innocente idiozia. Con la scusa che a settembre si sarebbe trasferito all’estero per lavoro e che si sarebbero visti di rado a differenza del periodo universitario, aveva proposto quella vacanza al mare tutti insieme.
Erik sulle prime aveva rifiutato, ma l’altro a furia di insistenze che sarebbero potute passare per stalking, e le espressioni più derelitte nemmeno fosse stato un cane digiuno da un mese, alla fine lo avevano fatto cedere, anche se Erik lo aveva fatto più per la propria pace mentale che altro.
Col passare delle settimane aveva cercato di convincersi che qualche giorno assieme a Mark e al suo amico Jude non sarebbe stato così male, in fondo avrebbe potuto trascorrere più tempo anche assieme alla propria ragazza.
Osservó scocciato Jude scendere le scalette e raggiungere l'amico esagitato sulla spiaggia, seguito da tutti gli altri.
Già, gli altri,  perché quella testa vuota di Mark – in quel momento concordava con l’appellativo preferito di Nathan, il che indicava quanto fosse grava la situazione – si era dimenticato di avvertirlo che quando aveva proposto di partire tutti insieme, aveva inteso proprio tutti, non solo loro quattro.
Osservò Byron e Axel scendere assieme e lamentarsi con voce acuta della sabbia bollente,  Shawn li incitava a camminare svelti perché stare fermi a lamentarsi di sicuro non avrebbe risolto niente. Jordan, la sua inquietante ombra – perché chi poteva mai portare quei capelli tanto lunghi senza nemmeno versare una goccia di sudore? – gli dava ragione; seguivano Nelly con il suo scazzatissimo fidanzato Hector che si lamentava con il suo amico Harley. Sì, in quella vacanza si sarebbe dovuto sorbire anche quel surfista, ma il compito sarebbe stato equamente diviso con la fidanzata Victoria che al momento gli stava di fianco sul marciapiede.
-Che seccatura- borbottò quella, sicuramente tra lei ed Erik potevano fare una sfida tra chi era il più pentito di essere lì.
Ma entrambi avevano un buon motivo per non andarsene.
Erik la sua bellissima Silvia, che amava a dismisura il mare, e Victoria il fidanzato surfista.
Insomma, erano proprio una bella accoppiata.
Sbadiglió appena, notando con la coda dell' occhio che Mark e Silvia, in acqua, avevano iniziato a ridere contenti e a schizzarsi.
-Dai, ci divertiremo, vedrete.-
Silvia lo guardò mentre diceva quelle parole ed Erik alzò la testa, per guardarla da sotto le lenti scure. Silvia era affascinante, anche coi capelli lunghi bagnati, un velo di sudore sulla fronte e un bikini colorato. Ancora non si capacitava bene di come fossero finiti insieme, ma non se ne crucciava; anzi, con tutte le sfortune che gli erano capitate, pensava che la sua fidanzata fosse il modo in cui la vita aveva deciso di chiedergli scusa.
E lui le accettava senza problemi le scuse.
Silvia era gentile e pacata, non parlava molto ma sapeva dire sempre la cosa giusta al momento giusto, anche se a volte poteva essere un po’ enigmatica, era disponibile e pronta ad aiutare tutti sebbene a volte ci rimettesse lei stessa, tanto che a volte Erik nella propria mente l'appellava come una martire. E poi era bella, maledettamente bella, con quegli occhi magnetici e il sorriso obliquo.
Certo, non era perfetta, Erik lo aveva scoperto col tempo. Per esempio la sua testardaggine era leggendaria: se pensava di essere nel giusto, niente l'avrebbe convinta del contrario. Come quella volta in cui sempre Mark li aveva invitati ad una festa, Silvia si era vestita elegante con tanto di vestito e tacchi anche se Erik aveva cercato ripetutamente di metterla in guardia, tanto che alla fine si era ritrovata abbigliata come una bambola in mezzo a quello che sembrava un raduno di punk e nostalgici grunge. La sua faccia tosta non si era minimamente scomposta, anzi il suo stile completamente diverso aveva fatto tendenza e, a fine serata, Erik aveva desiderato mozzicarle a sangue le labbra su cui aleggiava un sorriso di superiorità e strafottenza.
A parte qualche difetto che la rendeva solamente più umana, Erik non poteva recriminarle nulla, a parte...
-Silvia! Che stai aspettando? Vieni qui!- la chiamò Nathan da sotto l’ombrellone.
-Certo!- la verdigna - altra cose che il castano amava di lei: i capelli verdi e lucidi come l'erba, morbidissimo ciuffo in cui affondare la mano e ritornare al periodo in cui si rotolava sereno per il giardino -, non esitò un secondo ad arrivare, uscendo dall' acqua e saltando d' ombra in ombra.
Erik la guardò da dietro, ammirando i muscoli della schiena contrarsi e rilassarsi ad ogni passo, e quelli delle spalle alzarsi a scatti mentre rideva leggermente per qualcosa che le stava dicendo Kevin, di fianco a Nath.
E, ovviamente, guardandolo con un che di malizioso.
La squadra aveva sempre saputo che sarebbero finiti insieme, anche se c'era un periodo in cui Erik galleggiava - non per suo completo volere -, tra le braccia di Susette, adesso fidanzata con Edgar.
Anzi, probabilmente i suoi amici l'avevano visto prima di lui, il dolce sorriso che gli rivolgeva la ragazza, e la sua abitudine a tentare sempre di farla ridere.
Nathan lasciò tra le mani della sua ragazza una fotocamera, mentre Mark usciva dall'acqua e gli correva incontro in modo alquanto goffo.
-Vieni a fare una foto!-
-Dai, poi aspettiamo te per giocare a beach-volley- rincarò Nathan.
Ecco, non poteva recriminarle nulla, tranne il fatto che nessuno sapeva della loro relazione, a parte ovviamente Axel e Mark e Harley, oltre a Victoria che però non aveva avuto bisogno che nessuno le raccontasse alcunché, ci era arrivata da sola.
Silvia non se la sentiva di rendere pubblica la storia, gli aveva chiesto tempo e lui non poteva di certo costringerla, peccato che tutte le attenzioni dell’intero universo maschile, prima divise tra lei e Suzette, ora fossero rivolte esclusivamente a lei, dato che l'amica non faceva mistero della sua storia con Edgar. Ci sarebbe voluto un esercito di Silvia e Suzette per soddisfare almeno una minima parte di uomini che morivano per il loro fascino.
-Ci divertiremo moltissimo, sicuro- disse acido Erik, iniziando a scendere dalle scalette, occhieggiando le ragazze che ridacchiavano nei loro costumi striminziti, e ignorando invece il velo di dispiacere negli occhi di Silvia.
Con gli occhi scuri come il gelato al cioccolato, Erik divorava la schiena della sua ragazza, il pezzo di sopra del costume bianco crema che indossava era a fascia e il grande calciattore americano già si vedeva a spostarlo quel tanto che bastava per intrufolarci la mano.
Solo ed unicamente per metterle la crema solare, ovviamente.
-Smettila di mangiarla con gli occhi, playboy- lo struzzicó, divertito, Bobby, caro amico d'infanzia dei due.
Il quale, povera Santa anima, oltre ad aver dovuto subire anni - e non tanto per dire, erano davvero anni - di filtr, ora non sapeva neanche che stessero insieme.
-Silvia, hai proprio una pelle chiarissima!- trillò Kevin -Hai assolutamente bisogno della crema, mica vogliamo scoprire se ti scotti al sole, vero? Te la metto io sulla schiena.-
Senza attendere risposta, le sfilò il tubetto dalle mani e iniziò a spalmarla, beccandosi un’occhiata fulminante da Erik per ovvie ragioni, e un’altra da David perché lo aveva preceduto e gli aveva soffiato un’occasione d’oro. La competizione tra i due era accesissima e non si risparmiavano alcun colpo basso, in fondo il premio in palio valeva bene il gioco duro.
-Nathan certo che tu non hai problemi di scottature, sei fortunato e poi hai una pelle bellissima, piacerebbe anche a me averla così- osservò Steve ben felice di rimanere al di fuori della lotta degli amici, mentre William scuoteva la testa, disapprovando evidentemente l’idea di un amico color cioccolato.
-Beh sì- asserí abbastanza imbarazzato l'azzurro, che poi cercò di liberarsene le mani -Ma c'è anche chi è più scuro di me di carnagione, come Jordan o Erik!-
Sentendosi chiamare, l'americano scese dalle nuvole puntando gli occhi sul compagni di squadra che lo indicava col palmo della mano distesa.
-Cosa?- chiese, confuso, ricevendo in risposta uno sbuffo dall'amico turchese e una risatina da quello moro.
-Qualcosa mi dice che il ragazzo è invidioso, eh!- disse Steve, ammiccando neanche tanto leggermente verso Kevin e David che si litigavano la possibilità di mettere la crema ad una Silvia che, imbarazzata, anche se non avrebbe saputo dire se da quelle attenzioni inaspettate o se dal proprio sguardo che non si schiodava dalla pelle chiara, assisteva incolume e cercava di calmarli.
-Geloso, vorrai dire- lo corresse Bobby, spingendo la testa da oltre la spalla dell'amico d'infanzia.
Erik li fulminó con un' occhiataccia e mentalmente si maledí per aver accettato di mantenere la relazione con la verdigna segreta.
Se non lo avesse fatto, ora non avrebbe dovuto sopportare tutto questo.
-Sono sicuro che ti abbronzerai in fretta e diventerai di un bel colore dorato senza arrossarti- diceva intanto Shawn, amche lui intento a mettere la crema, a Silvia.
-Anche Hayden ha la pelle chiara come quella di Silvia, quindi oggi risolveremo una volta per tutte questo mistero: scopriremo chi si scotta prima- ridacchiò Mark che invece tra tutti era quello più abbronzato, a parte Axel ed il fidanzato di Victoria, ovviamente.
Silvia sospiró sconsolata, mentre Celia e Nelly l'affiancavano.
-Allora?- s'aggiunse Jude, che per l'occasione si era tolto gli occhialini e faceva sfoggio dei suoi occhi cremisi -Giochiamo sì o no?-
Tutti furono d'accordo con lui, e ad Erik venne da ridere quando Mark, nella fretta, inciampó e cadde a faccia in giù nella sabbia.
Fu Nathan che con una risata si avvicino al fidanzato per tirarlo su.
-Per fortuna che voi vi prendete cura l'uno dell'altro- disse dolcemente Nelly.
-Lui che si prende cura di me?- sbottò Nathan -Se fosse per lui mangeremmo solo roba fritta o panini, mi troverei obeso e con la cirrosi epatica, per non parlare delle pulizie di casa. E dammi qua, batto io per primo!-
L'azzurro tolse di forza il pallone dalle mani del castano, ignorando le sue mezze lamentele sul fatto che non era vero che avrebbe mangiato solo cose fritte, bensì gli spaghetti del signor Hillman, e che chiedeva a gran voce cosa fosse la cirrosi epatica.
Avrebbe tanto voluto saperlo anche Erik, ma lui rimase fermo a guardare Nathan indietreggiare e prepararsi alla battuta, mentre Austin correva a giocare trascinandosi dietro Axel.
Lo vide alzare la palla che aveva portato Victoria, se non fosse stato per lei avrebbero impiegato il tempo unicamente facendo surf - con grande gioia di Harley - o, peggio, giocando a calcio.
Nathan colpì con forza la palla, ma prima buttò un occhio alla squadra davanti a lui: Jude si trovava in primo piano, le ginocchia lievemente piegate e i palmi delle mani stesi, dietro di lui si erano schierati Jack e Tod, pronti per il buker, mentre al suo fianco si trovava David, forse per schiacciare.
Ma Erik non seppe mai dove andò a finire la palla, perché quando Silvia lo affiancó, la sua grande concentrazione da calciatore di fama mondiale, si restrinse solo ed unicamente attorno alla ragazza, senza che potesse vietarlo o impedirlo in alcun modo.
Si distrasse solo quando sentì i ragazzi litigare dall'altra parte del campo.
-Dovevo essere ubriaco quando ho accettato... o drogato, non so come faremo quando ci trasferiremo all'estero- sbuffò Nath che era testardo quasi quanto Jude e si sarebbe mozzato un braccio e lo avrebbe attaccato a un bastone per usarlo come prolunga, piuttosto che chiedergli aiuto.
-Puoi sempre non venire, eh!- borbottò Mark.
Eppure Erik sapeva benissimo che se l'azzurro si fosse davvero tirato indietro, Mark sarebbe tornato a casa di corsa, perché senza di lui non poteva resistere, e la cosa valeva anche all'inverso, lo sapevano tutto lì in mezzo.
-Sono sempre gli stessi, eh?- commentò con tono calmo Silvia, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio e tenendo gli occhi nocciola fissi sulle due squadre che si contendevano entusiasticamente un punto, passandosi la palla in una serie di passaggi infiniti.
Se un esterno li avesse visti, non avrebbe mai detto che il loro punto forte fosse il calcio e non la pallavolo.
Erik guardò Austin mancare di poco il pallone e abbassare, deluso, lo sgaurdo, poi Mark dargli una pacca sulla spalla per risollevarlo e Axel sorridergli. Allo stesso tempo, la squadra di Jude esultava, Caleb, seduto alla destra di Silvia vicino ad Archer commentava qualcosa come: "patetici" anche se con l'ombra di un sorriso in viso e il rasta si girava a guardarlo, con un espressione indecifrabile.
-Sì- disse poi, un sorriso a sollevargli gli angoli delle labbra senza che se ne accorgesse -Sono sempre gli stessi-.
Mark lo senti e gli saltò addosso -Erik! Tu sì che ci vuoi bene e ci tieni a noi... Non so come faremo senza di te-
-Sì, sì... Ma adesso staccati, eh? Mark, fa caldo... Mark mi stai strozzando!-
Alla fine il castano si staccò, richiamato da Jack e Austin che lo rivolevano in campo, ed Erik tornò a guardare, un po' imbarazzato, Silvia che invece gli sorrideva contenta.
-Allora...- non si era neanche accorto dell'arrivo di Victoria, che sbucó alla sinistra della sua ragazza -Cosa avete intenzione di fare?-
-Siamo qui per divertirci come matti!- esclamò sviando il discorso -Questo pomeriggio andiamo a giocare, a fare il bagno e tutto quello che vogliamo e stasera vi voglio carichi per andare a ballare!-
-Sì, cazzo!- gli andò dietro Axel, anche se Scott non pareva altrettanto convinto.
Silvia lo guardò non molto convinta, mentre Victoria ci mancò poco che si sbattesse una mano in faccia.
-É così che si parla, fratello!- s'intromise Harley, che nella foga del momento prese anche in braccio la rossa -Cosa sono i nostri problemi in confronto all'immensità dell'oceano?!- e da lì parti un coro di voci le cui esclamazioni non erano ben definire.
-Oh ma falla finita, sembri un figlio dei fiori!-
-Mettimi immediatamente giù, o giuro sul calcio che ti mollo!-
-Vics, non é che passi troppo tempo con Mark?-
-Harley ha ragione, dobbiamo solo divertirci!-
-Mark! Non urlare!-
-Tu non sai proprio divertirti, fratello!-
-Vieni?- domandò invece Silvia a Erik. Ancora non si era mossa e lo osservava con attenzione, con una domanda inespressa negli occhi scuri.
Lui, infastidito da quell’analisi, fece un gesto con la mano, rispondendo:
-No, tu vai pure.-
Salvo pentirsi immediatamente dopo quando lei lo guardò con un bagliume di delusione che si spense appena Susette le si paró avanti, affiancata da Celia che sorrideva ampliamente e una Nelly più contenuta.
-Allora, girls, noi andiamo a prendere il sole!- che poi, ad Erik non sembrava neanche una domanda.
Silvia si girò un'ultima volta, finchè Erik non le disse: -Vai a prendere il sole, a te piace, a me no. Io farò altro, non ho bisogno della balia.-
-Mi sarebbe piaciuto stare con te, non mi sono mai vista in veste di balia- replicò Silvia lievemente piccata -ricordati di mettere la crema- aggiunse però prima di andarsene.
Fissò con i suoi occhi nocciola la schiena della ragazza avviarsi con le altre in una zona più riparata, chiedendosi come facesse ad essere il grande idiota che era.
-Tu sei proprio stupido- borbottó Caleb, al suo fianco.
Erik, che si era illuso che tra il fracasso di quella sottospecie di partita di beach volley che aveva come minimo cinque arbitri incapaci di stabilire quando fosse punto e quando fosse fallo, nessuno lo avesse sentito.
Evidentemente, si era sbagliato.

Finita la partita Steve si avvicinò a Silvia, che era intenta a modellare una scultura di sabbia. 
-Dovresti partecipare a delle Olimpiadi-, le disse.
-Ma no, che olimpiadi- minimizzò Silvia continuando a modellare una torretta di guardia, ma sorridendo -piuttosto avete finito di giocare?-
-Sì, non si vede?- rise l’altro che era completamente sudato e impanato come una cotoletta -Andiamo a fare il bagno, vieni?-
-Non so- borbottó lei, guardando di striscio il suo ragazzo ridere per chissà cosa con Mark.
Silvia ripensó brevemente a come si era comportato con lei, a come l'aveva trattata, per poi decidere che doveva, almeno un po', fargliela pagare.
-Sì- si decise -Vengo-
-Ero certo che saresti stata qui con la sabbia, perdendo la cognizione del tempo.-
Silvia arrossì per l'arrivo improvviso di Erik, ringraziando che ci fosse la tesa del cappello a nasconderle il viso e accettò la bottiglietta, bevendo per dissimulare l’imbarazzo. A volte si dimenticava che Erik la conosceva più di quanto credesse, a lui non era sfuggita la sua passione per la sabbia.
-Già... Com’è andata la partita?-
Il castano lanciò di sfuggita un'occhiata ai suoi amici che per metà si rincorrevano e per metà si rotolavano a riva, ridendo spensierati come se fossero tornati dei ragazzini con l'unica priorità del giocare a calcio.
-Pareggio- rispose -almeno, credo- aggiunse, facendo ridere la ragazza. 
-Diciamo che ad un certo punto abbiamo smesso di contare- abbozzó un lieve sorriso, perché amava sentirla ridere, e forse avrebbe dovuto dirglielo più spesso.
-Quindi Shawn sarà incazzato nero- osservò dato che, quando giocavano, i due erano sempre in squadre opposte e il risultato non cambiava mai. Lo vide in effetti poco lontano che si spintonava con Axel; proprio una coppia atipica quei due.
Silvia, vedendoli, rise:
-Già, ma per fortuna c’è chi lo sopporta anche così- fece un cenno con la mano alle ragazze che la chiamavano per poi rivolgersi di nuovo a lui -dai, vieni a fare il bagno.-
Guardandola, con la pelle che luccicava e le labbra gonfie, leggermente umide, Erik ebbe voglia di buttarsi, di andare con lei ovunque ella volesse andare. Fu tentato di prenderla per mano e andare al mare, al ristorante, a casa...
Ma non poteva.
-No io...- iniziò, balbettante, -Vorrei ma...-
Ma cosa? Non lo sapeva neanche lui.
Silvia chinò il viso verso il suo per sussurrargli all’orecchio:
-Un motivo in più per starmi vicino, no?-
Colpito e affondato.

Anche l’acqua era calda ma comunque piacevole sulla pelle surriscaldata e poi, anche se fosse stata gelida, nessuno avrebbe rinunciato alla possibilità di fare tuffi, nuotare o fare scherzi agli amici; Erik stava giusto osservando un tentativo di Tod di affogare Caleb che sarebbe pure riuscito, se non fosse stato per Axel.
Lui invece era nell’acqua più bassa assieme a Silvia, in realtà a malapena toccava ma lei continuava a camminare verso l’interno così che Erik fu costretto ad afferrarla per le spalle. Trovò elettrizzante la frizione dei loro corpi, aiutati dall’acqua che li circondava; senza nemmeno accorgersene si trovò a stringerle le braccia attorno al collo e a guardarla negli occhi. La pelle di Silvia era sempre chiara e perfetta, come se ci fosse uno scudo più forte della crema protettiva a respingere i raggi solari; a macchiarla c’era solo un lieve rossore su naso e guance e non era certo che dipendesse unicamente dal sole.
Si guardavano negli occhi, dimentichi di ciò che li circondava e a Erik pareva che lei stesse per inclinare il viso per baciarlo. Emozionato, abbassò le palpebre con il cuore che gli stava per scoppiare di felicità: la fidanzata sembrava aver trovato il momento giusto per farlo, decisa a non nascondersi più, e lui già pregustava il bacio salato che si sarebbero scambiati, sarebbe stato perfetto.
Qualcosa andò però storto. Lo sceneggiatore che scriveva le pagine della sua vita doveva essere un fottuto sadico, non c’erano altre spiegazioni perché all’improvviso sentì la voce di Axel che urlava e una botta che scosse il corpo di Silvia.
Istintivamente aprì gli occhi e lasciò la presa dal suo collo, vedendo il ragazzo praticamente spalmato contro la schiena della sua fidanzata, quella che stava per baciarlo prima che Axel decidesse che aveva respirato fin troppa aria senza di lui. Erik, sprovvisto del suo punto di appoggio, non riuscì a rimanere a galla e iniziò a bere pur sbattendo freneticamente i piedi, almeno finché Silvia non lo afferrò per un braccio.
-Erik... Ma per caso non sai nuotare?-
In quel momento, gli sembrò di avere tutti gli occhi dei suoi amici addosso, anche se probabilmente solo Silvia - perfino Axel, dopo delle veloci scuse, si era ritirato da Shawn - lo stava davvero considerando.
Il punto è che Erik sapeva nuotare, assolutamente, ma la vicinanza con la ragazza lo aveva mandato momentaneamente in black out.
-Che dici- ironizzó, la voce leggermente roca, -Certo che so nuotare-
-Io esco- aggiunse il ragazzo dai capelli castani dato che il bagno aveva perso ogni attrattiva per lui.
-Ti accompagno- aggiunse immediatamente Silvia, ma da lontano si sentivano le voci di Nathan e Jordan che la chiamavano.
-No- Erik si costrinse a stringere i denti pur di non ringhiare -Tu resti- 
Silvia all'inizio rimase interdetta, poi abbassó leggermente le palpebre ed il ragazzo sentì il rimpianto salire lungo l'esofago e fermarsi in gola: perché doveva sempre deluderla così tanto?
Alla fine, lei decise di andare, e  mentre si girava borbottó un "come siamo finiti a questo" che il castano sentì benissimo.
Rimase imbambolato a guardare la sua schiena, tanto che non si accorse di Bobby che gli arrivava alle spalle.
-Sei proprio stupido, amico-
-Erik...- sospirò Silvia girandosi un'ultima volta, ma lo lasciò andare osservando i suoi capelli incollati al cranio e le spalle candide con un accenno di rossore lievemente ingobbite, se avesse avuto una coda gliel’avrebbe vista nascosta tra le gambe, ne era certa. Le dispiaceva vederlo così, soprattutto perché la colpa era sua e della sua codardia, perché ancora non aveva trovato il coraggio di dire al mondo che lo amava. -Mettiti sotto l’ombrellone, sei stato troppo al sole- gli urlò dietro, ma lui non fece cenno di averla udita.

Era sera e Erik era steso a faccia in giù sul letto, con l’espressione corrucciata e sofferente. Gli amici a quell’ora lo stavano sicuramente aspettando nella hall dell’albergo per andare a cena, ma lui all’idea di mettersi una maglia avrebbe preferito ingoiare un riccio di mare vivo o passare una giornata intera con Mark – giusto per rendere l’idea.
Odiava l’estate, odiava l’afa, gli schiamazzi della gente sotto la finestra, la musica di qualche locale che risuonava persino nella stanza, il mare, l’anguria e qualsiasi altra cosa.
Sentì la porta della stanza aprirsi e vide Silvia entrare con qualcosa in mano.
-Ho preso una crema che dovrebbe aiutarti con quella scottatura- disse sedendosi al suo fianco e armeggiando col tubetto, evidentemente contrariata -ti avevo detto che eri stato troppo al sole. Guarda qua che ti sei combinato, hai tutte le spalle bruciate.-
Eppure, nonostante la pelle bruciasse terribilmente e al minimo spostamento gli sembrava di aprire un taglio gigantesco, se poteva avere la sua ragazza tutta per se per qualche ora, per Erik era come il paradiso, e avrebbe sopportato di tutto.
   
 
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