Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: Ste_exLagu    24/08/2019    1 recensioni
Hanamichi è un campione che gioca nel NBA alle soglie dei 30 anni. Brinda più volte con Haruko in un locale. Lei aspetta un bambino e sembra quindi che tutto sia felice, ma quando cominci a fare i conti con il dover crescere forse il brindare non è solo per una cosa bella. Magari brindano a tutto quello che lui ha perso con lei, forse brindano perché lui è svuotato dai sentimenti che provava per lei. Forse lei si è rivelata per quello che è in realtà. Al bancone l'incontro con qualcuno del passato, e uno svelarsi insieme, mettendo sul piatto quello che i loro cuori riescono ancora a tenere vivo, o forse quello che sono riusciti a lasciare andare.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
あなたに負けた

(Anata ni maketa)
Lost On you

Note pre fic: l’ispirazione è venuta grazie alla canzone Lost on you di LP, e di una traduzione sommaria che ha fatto il mio cervello e che non corrisponde proprio a quella vera.

Let's raise a glass or two

To all the things I've lost on you


“Haruko brindiamo” la mia voce è più profonda rispetto a quella che avevo al liceo, e la giovane donna che ho davanti non è più quella priva di malizia e un tantino ingenua di cui mi ero follemente e perdutamente innamorato. Lei prende il suo bicchiere di vino, mentre io impugno una pinta di birra scura, scura come il mio umore. Lei non sa che io so, e l’ho portata in questo bel locale alla moda. Non sono stato un talento precoce come Rukawa, ma anch’io sono stato ingaggiato in NBA, lui ha saltato la trafila dei campionati universitari, si è trovato catapultato in questo circo, perché non è più solo basket, ma sono gli sponsor, è l’immagine che conta, e lui è sempre così bello e irraggiungibile, ma non siamo qua a parlare di lui e dell’impeccabile impressione che fa ai media americani. Io non sono riuscito a tenermi fuori dalle cronache rosa, ma le uniche cose che sono uscite su di me è che sono un bravo ragazzo fidanzato con la ragazza del liceo ormai da una vita. Sulla nostra relazione ho investito il mio tempo, il mio amore, le mie emozioni, il bene il male, come nelle promesse matrimoniali, ci sono sempre stato per lei, e i primi anni, quando eravamo ancora in Giappone è stato così. Siamo stati per un periodo io e lei contro il mondo, poi siamo arrivati qua, e ho cominciato la mia carriera da professionista a venticinque anni, e lei è cambiata, lei ha cominciato ad uscire per club tutte le sere, per tutta la notte, ha cominciato a vedersi con molte, moltissime “Amiche” se pensa che io sia stupido ha sbagliato, sono solo stato innamorato, ma l’amore è un sentimento su cui investi, su cui lavori ogni giorno. Ci sono state molte giornate no, all’inizio ero quello nuovo, quello che parlava inglese e che alcune espressioni americane proprio non le capiva, e per loro parlavo troppo velocemente. Poi mi sono abituato a loro e loro a me, e abbiamo fatto squadra, e sono diventato un pilastro per la mia squadra, sono alle soglie dei trentanni, e qualcuno potrebbe chiosare che sto diventando vecchio per questo gioco. Ma non sono vecchio per il basket, ma sono solo più vecchio, più noioso, per quanto riguarda il rispetto e l’amore. Io ho perso le mie emozioni inseguendola, dandole possibilità di spiegarsi, dandole tutto il tempo che le serviva “Sai Hanachan stiamo aspettando un bambino” la guardo e sgrano gli occhi nocciola. “Di grazia, amore, io non sono così geniale da mettere incinta qualcuna con la mia sola presenza ed è un anno che non facciamo sesso, in quale universo vivi? Credi di incastrarmi così? Possiamo uscirne bene tutti e due o meno” le dico e alzo nuovamente il boccale, siamo in un pub, la musica soffusa e un sacco di tavoli, e siamo al mio preferito, quello sul fondo, quello da cui posso osservare questa variopinta serie di persone che si diverte, o prova a dimenticare, o entra per curiosità, qua il basket trasuda da ogni muro. Un paio di colleghi hanno rilevato questo posto che stava fallendo, ma che è sempre stato il locale del Basket di questa bellissima città, è a poca distanza dal Dome. Lei mi guarda stranita “brindiamo a tutto quello che ho investito sulla nostra relazione e che ho perso” lei mi guarda con astio adesso “Tu vuoi fare uno scandalo e mettere in pericolo la mia carriera, e io voglio impedirtelo, quindi cara e dolce Harukina cosa vuoi per sparire dalla mia vita, anzi cosa volete tu e il tuo adorato fidanzatino, non fare quella faccia, te l’ho detto non sono stupido, so che te la fai con lui da molto tempo, e che non è un tuo amico gay, e non è nemmeno più un mio amico.” “Bene, vai subito al sodo” dice lei “Non siamo più dei ragazzini, io non voglio più stare con te, mi hai svuotato di ogni emozione, e tu non vuoi stare con me da quando siamo arrivati qua, e non so se la tua storia con lui sia iniziata prima del nostro trasferimento qua” scrollo le spalle “Non mi interessa in realtà” aggiungo e lei sorride, un sorriso tirato, di circostanza “Bene, vogliamo un assegno di mantenimento, tu guadagni bene e ci accontentiamo del 10% del tuo stipendio mensile.” la guardo e faccio qualche calcolo, e non sono mai stato così ingenuo da dirle anche le mie entrate attraverso gli sponsor, adesso sono ricco, sono riuscito a comprare una bella casa a mia mamma e a darle la stabilità economica che si merita. “Bene, metteremo per scritto tutto, ho fatto preparare i fogli al mio avvocato, e ho pensato al 15%, però tu dovrai firmare e seguire tutte le clausole , e mi sono permesso di invitare una persona “Noma” saluto il nuovo arrivato e gli faccio segno di sedere, gli riempo un bicchiere di vino “Brindiamo” ripeto “A tutte le cose che ho perso grazie a voi, alla vostra felicità e a vostro figlio. Voi firmerete l’accordo, e lo seguirete alla lettera, tiene conto della legislatura americana e giapponese, quindi vedete di non fare i furbi” li avverto sorridendo e finendo la mia pinta. Loro due sembrano basiti, da una cartelletta che avevo poggiato a fianco a me, sulla quarta sedia di questo tavolo quadrato. “Bene servono le firme dove ci sono i post it a forma di freccia, di entrambi.” dico e il mio amico Noma cerca di ribattere “E se non firmiamo?” sorrido “Io le chiederò di sposarmi al Dome e lei a quel punto avrà due possibilità da cui uscirà male entrambe le volte, sposarmi e firmare un accordo prematrimoniale oppure rifiutarmi in diretta tv in 135 stati.” sorrido e lui sembra accogliere questa mia minaccia come tale. “Perfetto” firma in tutti gli spazi dopo aver letto e così fa anche Haruko, ci sono cinque copie che provvedo a firmare anch’io “una per uno, queste sono vostre, nel caso aveste dei dubbi”. Loro due fanno segno di diniego con la testa. Loro non sanno che questi soldi andranno in un fondo fiduciario a nome del bambino gestito dal mio avvocato, non hanno letto, così allettati dai miei soldi. A loro andrà solo una piccola parte della somma per poter vivere dignitosamente. Mi alzo e faccio un piccolo inchino, un refuso della mia vita in Giappone “Ora se volete scusarmi, vado a godermi la mia prima sera da scapolo dopo quasi quindici anni” mi lecco le labbra lentamente e mi allontano da loro due. Non voglio più avere a che fare con loro, ma prima di congedarmi completamente “Vi conviene tornare in Giappone, sapete ho qualche prova del vostro tradimento, prove che risalgono fin dal secondo mese della nostra permanenza qua. Ho provato a darti una seconda possibilità ad ogni litigata, ho provato a farti confessare, ma tu nulla, e io ho pensato che fosse solo una questione fisica, ma poi ho visto foto, che una fotografa di un giornale, che prima di pubblicare le foto mi ha contattato, e mi sono reso conto che voi facevate, o eravate fidanzati, e io ero solo il tuo bancomat Haruko. Ora tutto quello che ho perso con te è andato, ma non hai più nessun potere su di me. Non sono più uno stupido innamorato. Solo ingenuo”. Stavolta mi allontano e non rivolgo più nemmeno lo sguardo a quei due.

Vado al bancone e mi siedo in modo sgraziato “Qualcosa di forte”. “Ramirez fa un the verde al signore” una voce familiare chiama il barman, alzo lo sguardo e i miei occhi si specchiano in dei pozzi blu, profondi, le Fosse delle Marianne della sua anima tormentata. “Kitsune” lui mi sorride alzando solo  i lati della bocca “Do’hao” sono quasi affezionato a quel soprannome “Perché Do’hao” gli chiedo dopo tutti questi anni e lui mi risponde con una domanda “perché volpe?” parliamo in inglese per abitudine ormai, ma come al solito lui non è molto loquace, almeno non ci stiamo menando. “Un the verde signore?” e lui annuisce “Si, domani qualcuno ha gli allenamenti prepartita” un ispanico sulla ventina ci guarda “Ok capo, andate al solito tavolo” e Rukawa annuisce “Dai andiamo nel mio ufficio” mi sprona a seguirlo, il suo ufficio è nella zona dei divanetti, quello più appartato “La tua tana?” e lui annuisce, sul tavolo un pc e un po’ di scartoffie. “Non amo i luoghi troppo chiusi” aggiunge e io ridacchio “solo le distese artiche?” e lui sbuffa “me la devi spiegare questa” ripete e io mi butto sul divanetto con poca grazia, e lui si siede poco lontano “Vorrei sbronzarmi” gli dico e lui scuote la testa “Non sarebbe divertente stracciarti se ti facessi ubriacare stasera” inclino la testa da un lato, adesso siamo uomini non siamo più ragazzi, o ragazzini, siamo cresciuti, e con lui il tempo sembra si sia fermato a quel giorno del terzo anno, dopo la fine del campionato nazionale estivo che abbiamo vinto insieme, lui come capitano della squadra e io come vice, avevamo fatto una tregua. Lui aveva fatto un camp negli Stati Uniti “Sono stato la quattordicesima draft e andrò a giocare in NBA” era entusiasta lo avevo imparato a conoscere in quei tre anni come compagni di squadra, sono rimasto folgorato da quella notizia. “Diventerai capitano, e mi raccomando vinci il campionato nazionale” lo guardo adesso come allora estasiato da quei lineamenti così perfetti da sembrare scolpiti nell’alabastro più puro e privo di imperfezioni. “Va bene, vada per il the verde” e lui sorride, sul serio stavolta e ne rimango incantato, negli anni a scuola gliel’ho visto fare giusto qualche volta “Genmaicha, il tuo preferito, direttamente da casa, me lo manda mio zio” strabuzzo gli occhi “ancora te lo ricordi?” e lui sospira e distoglie lo sguardo, peccato, mi son sempre piaciuti i suoi occhi, così esotici. “Sei una volpe, ma non una volpe rossa, sei una volpe artica, sei sempre stato gelido, non hai mai considerato nessuno alla tua altezza, e sei così irraggiungibile, non lo so, sei furbo, e risolvi sempre i tuoi guai da solo.” scrollo le spalle. “Lo sai che le volpi sono monogame?” mi chiede e io scuoto la testa, ormai tengo i capelli rossi di media lunghezza e si muovono con i movimenti della mia testa, senza però infastidirmi quando gioco, lui ha un taglio migliore rispetto al liceo, e fa ancora più conquiste, ma nessuno è mai riuscito a trovare foto compromettenti su di lui in compagnia di chicchessia. “Sei misterioso come quelle volpi” aggiungo. Lui sospira e sembra voler dire qualcosa ma poi si blocca “Tutto ok con l’Akagi?” mi chiede e io crollo, non riesco ad essere lo stesso, sono dilaniato, non mi rendo nemmeno conto dell’arrivo del barman con due tazze di the e tutto il necessario per prepararlo. Percepisco i movimenti di Rukawa ma non metto a fuoco, scoppio a piangere “L’ho lasciata e le ho fatto firmare un contratto” sento una mano calda che mi carezza la testa “giravano le voci nell’ambiente lo sai?” annuisco “Ho investito tutti i miei sentimenti su di lei, volevo una storia bella come quella dei miei genitori, le ho perdonato le scappatelle, i club, e le scenate di gelosia una volta a casa.” comincio ad aprirmi con la mia nemesi, lui continua la carezza lenta sulla mia testa e mi sembra una cosa tanto giusta. “Sai, ero innamorato, ora penso di essermi innamorato dell’idea che mi son fatto di lei, ma non mi hai detto perché continui a chiamarmi Do’hao” alzo lo sguardo per vedere lui che abbassa il proprio sulle tazza di the in cui sta versando il contenuto della teiera, mi porge una tazza e si nasconde dietro la sua. “Sono uno che osserva molto e agisce poco” mi spiega e questo l’ho capito anch’io negli anni, all’inizio pensavo fosse sempre addormentato, invece spesso lo sembrava e basta, le orecchie volpine ad ascoltare le persone. “Non mi sono mai fidato delle persone, e quindi le ho sempre studiate prima di approcciare qualcuno” ridacchio, “ti rendi conto che fai il solitario anche qua” e lui annuisce “bene tu hai dichiarato il tuo amore per una che io ho etichettato come arrivista, arrampicatrice sociale, e in cerca di attenzioni la terza volta che l’ho vista, come non chiamarti Do’hao?” lo guardo assottigliando gli occhi “tu, avevi previsto?” gli chiedo e lui scuote la testa “No, con te sembrava sincera, almeno al secondo e terzo anno, speravo di essermi sbagliato.” si lecca le labbra lentamente. “Speravi di esserti sbagliato?” sto scoprendo un uomo diverso da quel ragazzino impaurito dalla vita che è partito da Kanagawa con una sola valigia e tanti sogni. “Sei una delle poche persone che ho fatto entrare nella mia vita” si mordicchia il labbro e poi sorseggia la bevanda calda e io faccio altrettanto “Ho sempre sperato che almeno a te le cose andassero bene su quel frangente” sospira e io lo osservo “Sono una volpe, sono monogamo, mi sono innamorato e l’uomo che amo non fa altrettanto” lo dice come si potrebbe leggere l’orario di un treno e sento qualcosa dentro di me incrinarsi “Per questo non sei stato visto con nessuno?” chiedo e lui annuisce “ho fatto entrare qualche persona nella mia vita, ma non riesco a volere nessun altro.” Mi spiega e io sono più confuso di prima, e più addolorato. “Scusa, non parliamo di me, ne ho abbastanza” dice ma ora ha acceso la mia curiosità “Perché non gli dici niente?” l’ho sempre saputo che fosse gay dopo una sfuriata che un mio amico definirebbe la sfrantiata, la sfuriata sfranta ha detto davanti a tutta la scuola e soprattutto a quelle invasate del suo fan club testuali parole “Lo volete capire che mi piace il cazzo, e voi non lo avrete mai?” sono dovute venire delle ambulanze per gli svenimenti di massa, e poi ha continuato a ricevere lettere adesso dalla popolazione maschile e a tutti ha comunque rifiutato con maggior delicatezza rispetto a come faceva con le ragazze, ma non ha mai accettato nessuno. “Non sono il suo tipo, ho qualcosa di troppo tra le gambe, e non sono abbastanza per poterci solo provare” lo guardo stranito, è un campione nel NBA da più di dieci anni è bellissimo, così bello da sembrare scolpito nella pietra da mani abili, e non si sente abbastanza, e se lui non è abbastanza io cosa sono? Sospiro e lo guardo “Magari riusciresti ad andare avanti” gli dico con un filo di voce e lui mi guarda, la sua espressione adesso è impregnata del suo dolore, ed io mi nascondo nel mio the finendo di berlo. “sfogati, non pensare a me” dice e stavolta si avvicina di più a me e mi fa poggiare la testa sulla sua spalla solida. “Sei tu quello che sta soffrendo” dice e io non capisco come faccia. Riuscire ad entrare nella sua cerchia di conoscenze è difficile, ma è di una lealtà estrema, e poi ha queste braccia forti che sembrano fatte per gli abbracci e il suo dopo barba mi sta inebriando, sento una carezza sulla schiena mentre piango sulla sua spalla. “Avrei voluto che quel figlio fosse mio, vorrei un figlio” lui mi stringe a se e poggia le sue labbra sulla mia testa. Sento il calore del suo corpo solido, forte e così virile, che mi culla e mi sembra quasi un balsamo sulle mie ferite. Siamo sempre i soliti due animali selvatici, che agiscono per istinto, per un momento quando ho scoperto della gravidanza di Haruko mi son chiesto CFR cosa farebbe Rukawa, il freddo e calcolatore, e sono andato dall’avvocato in modo da poter concludere la mia relazione con lei, e poi scopro che invece lui non è così calcolatore, o almeno non lo è adesso, in questo momento è solo un amico che consola un amico. “Quello che mi fa più male è che Noma si professasse gay e che fosse mio amico” mi carezza i capelli nuovamente “non tutti quelli che dicono di essere tuoi amici lo sono, così come quelli che dicono di essere tuoi nemici lo sono.” Mi dondolo nel suo abbraccio e riesco a versare tutte le mie lacrime, quelle di frustrazione, quelle di dolore per il tradimento, quelle della perdita del figlio che non è nemmeno mio.

“Puoi sempre adottare” mi dice ancora con le labbra tra i miei capelli “faresti felice un bambino o una bambina” mi da un bacio, o almeno sembra che mi abbia baciato sulla testa, non capisco più niente devo guardarlo in viso, lo stacco da me con delicatezza infondo ci comportiamo spesso come se fossimo selvatici, e forse lui un po’ lo è “Guardami” gli dico e noto che anche lui ha pianto, ma il suo volto sembra tranquillo. “Perché” scuote la testa “ho sentito come se il tuo dolore fosse mio” sono sempre rimasto stupito dall’empatia di questo ragazzo, sembra sempre senza emozioni, invece riesce a sentire quelle degli altri come se fossero sue, e non vuole essere letto, e non ne mostra in modo da non attirare l’attenzione, ma come si fa a non dare attenzione a un tipo così talentuoso e particolare? “Il tuo amore deve essere stupido per non rendersi conto di te” lui mi sorride amaro “Spero che vada meglio” e annuisco “Sai non avevo pensato, in questo stato anche i single possono adottare” vedo che si rilassa “ora devo andare a fare un po’ di presenza al banco o il mio socio mi distrugge, visto che sono così poco in città” inclino la testa da un lato, il suo socio è il capitano della mia squadra, è più grande di noi ed uno straniero anche lui, viene dal Canada, e bo i canadesi sono così polite, che non sai mai come fare con loro. Ha giocato con Kaede mentre io ero ancora a cercare di farmi strada in Giappone, e poi quando lui è andato a giocare altrove son arrivato io in squadra e il capitano ha preso anche me sotto la sua ala protettrice. Il mio ex compagno di squadra e prossimo avversario mi lascia solo a questo tavolo a rimuginare ancora sul mio cuore che avevo affidato a quella che si è rivelata la peggiore scelta della mia vita. Le sarò sempre grato per avermi fatto innamorare del Basket.

 

Parole Sparse

Ok ed eccomi ad iniziare una nuova fic, prometto che finirò anche le altre!
Niente è un momento in cui devono uscire parole, sono in fase logorroico/grafomane
SYS
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Ste_exLagu