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Autore: Mahlerlucia    24/08/2019    0 recensioni
Vivo perché sono morto dentro tante volte,
amo perché ho provato l’odio e mi ha fatto paura,
do perché so che cosa vuol dire non ricevere niente,
ascolto perché mi piace vedere le parole risplendere quando vengono ascoltate,
apro il mio cuore perché è l’unico modo di farlo respirare.
(Fabrizio Caramagna)
[Natsuya x Nao]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirishima Natsuya, Nao Serizawa
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi principali: Natsuya Kirishima, Nao Serizawa (Ikuya Kirishima)
Pairing: NatsuNao
Tipo di coppia: Shonen-ai
 


 

I'm your sacrifice

 

 


Something's rattled your cage
Stopped me dead in my tracks
Been through hell and high tide, but we never looked back
I thought that we couldn't lose and then I bet all I had
From the top of the world I started seeing the cracks... 

 

 

Buio e silenzio.
Null'altro.
L'assenza della vista rende la funzionalità di ognuno degli altri quattro sensi decisamente più sopraffina. L'odore di linoleum e l'essenza di farmaco impregnano la piccola stanza a te riservata, nonostante la porta lasciata aperta dall'infermiera che ti ha fatto visita poc'anzi. 'Almeno ti sentirai meno solo', aveva detto, prima di prometterti di tornare dopo pranzo per il successivo controllo di routine.
Quanto è passato esattamente da quel momento? Un'ora? Mezz'ora? Dieci minuti?
Chissà...

Senti la mancanza della sua voce. Immaginarlo lontano dal tuo personale inferno ti sta logorando dentro. Non pensavi di arrivare davvero fino a questo punto, di essere stato costretto a toccare il fondo con mano per poter risalire in superficie in un viaggio che sembra non avere una meta, un obiettivo o perlomeno un finale degno di tale nome. Un percorso che senza il suo genuino supporto non avresti mai potuto affrontare, nemmeno procedendo per tentativi ed errori.
Ma in fondo, ritieni giusto che lui stia in disparte da tutto questo, che in qualche modo ti ponga il problema di proteggere la sua fragile indole da un vortice nel quale potrebbe inciampare facendosi del male ancor prima di rendersene pienamente conto. Perché, poi, dovrebbe soffrire di un dolore che non gli appartiene? Per quale ragione dovresti chiedergli di sacrificare le sue giornate e ogni suo singolo impegno per stare al tuo capezzale? A cosa servirebbe se non puoi nemmeno godere appieno della visione di quei suoi occhi così densi d'invincibile rabbia e sincero sgomento? Non sei stato proprio tu ad insistere affinché tornasse a casa per riposarsi, almeno per qualche ora?
Al di là di tutto questo, la sua tenace presenza è diventata una delle poche certezze capaci di rincuorarti al punto tale da divenire imprescindibile. Inutile nascondersi dietro ad un dito o a tediose frasi di circostanza.

Hai perso il conto delle innumerevoli occasioni in cui Natsuya si era rivolto ai medici e agli infermieri per avere notizie circa l'esito dell'operazione. Le loro risposte risultavano essere sempre vaghe, superficiali e persino reticenti. Quasi un accumulo di prese in giro formulate appositamente per acuminare il vostro turbamento interiore. Non per niente i primi sospiri rassegnati hanno presto lasciato il loro posto ad un atteggiamento pregno d'insofferenza e sempre più difficile da tenere sotto controllo. Non che il maggiore tra i fratelli Kirishima sia mai stato particolarmente tollerante e ligio alla remissività, ben inteso.
Esiste una parte di te che desidera sapere se finalmente tu sia riuscito ad uscire da quel calvario che ti trascini dietro da troppo tempo. D'altro canto però, non sai ancora se sei davvero pronto per ricevere notizie di tale portata. Nessuno ti aveva dato la certezza che le cose sarebbero andate per il meglio. Il famoso collega consigliatoti dal medico a cui ti eri rivolto aveva parlato di alte probabilità di riuscita. Ma qui non stiamo facendo degli esercizi di statistica sulla pelle della gente, sia chiaro.
E se...? E se...

Non trovi la forza per poter proseguire quella domanda dai toni ipotetici. Non te la senti di addentrarti nell'abisso di una serie di possibilità pronte a tallonarti la mente fino a fartela scoppiare. Perché oltre al danno, devi fare i conti persino con la più infausta tra le beffe. La burla di non essere più sicuro di quello che sarà; il terrore di non essere più capace di tener fede alle promesse fatte anni prima, quando ancora eri convinto del fatto che niente e nessuno avrebbe potuto impedirti di portare a termine ogni obiettivo perseguito. D'altronde si sa, a quattordici anni si è sempre convinti di avere il mondo in tasca. È stato solo col naturale susseguirsi degli eventi e con la venuta della maturità post-adolescenziale che hai potuto concludere di essere solamente poco più di un granello di sabbia riversato su di un'enorme spiaggia deserta.

Toc toc, si può?”

La sua voce. Non è possibile!

“Natsuya, sei andato a casa... quando? Un'ora fa? Nemmeno! Che ci fai di nuovo in questo triste luogo?”

Cala di nuovo la quiete. Il suo respiro prostrato da un lungo sospiro è tutto quello che riesci a sentire per almeno una buona decina di secondi. Le tue parole devono aver toccato un nervo scoperto, un punto debole tra quelli più facilmente frangibili; una sensibilità fin troppo nascosta considerando la sua estrema bellezza.
Il rumore dei suoi passi ti rallegra e t'incute agitazione allo stesso tempo. Temi la sua reazione, ma saresti disposto a sopportare qualunque lavata di capo da parte sua pur di non rimanere di nuovo solo, totalmente avvolto dal nulla.

“Siamo sicuri che sia solo il luogo ad essere triste?”

Non trattieni un sussulto colmo di sorpresa e sgomento. Nessuno è in grado di comprenderti ed annientarti con poche parole come Natsuya Kirishima. Stringi i pugni trattenendo due lembi di quel lenzuolo che, se non ricordi male, dovrebbe essere dello stesso colore della vestaglia che indossi: un verde acqua decisamente troppo spento.
Ruoti il capo nella sua direzione, cercando di immaginare la possibile espressione mostrata a seguito della tua infelice affermazione. Ti basta anche solo ricordare i dettagli più rilevanti della luce emanata dai suoi occhi per poter tornare quantomeno a sorridere.
Avverti il calore della sua mano poggiato delicatamente sul tuo pungo chiuso, nervoso, refrattario. Un contatto che ha la stessa valenza di un'infusione di energia in piena regola, un balsamo in grado di riportare un vivace colorito sulle tue incolpevoli guance. Vorresti nasconderti sotto le coperte per poter scampare a quella domanda dalle fattezze più che legittime, ma ugualmente taglienti. Senti la sua presa stringere sulle tue nocche cocciute, in attesa di approfondire a dovere quel contatto che mai desidereresti far apparire come molesto. Tutt'altro.

“Non sono triste. Sono solo stanco.”

“Ah, questo mi consola. Sai, lo sono anch'io. Entro stasera ci devono dire qualcosa altrimenti...”

“Altrimenti... cosa? Hai intenzione di buttare giù l'ospedale?”

Sei certo di avere le sue iridi color fuoco concentrate sulle tue bende. Poco gl'importa di non poterti realmente vedere; sa bene che a modo tuo stai ricambiando le sue attenzioni, anche solo con l'ausilio di quella sottile ironia capace di farvi dimenticare – almeno per qualche minuto – il vero motivo per cui siete costretti a darvi appuntamento sul ciglio di uno scomodissimo letto da degenza ospedaliera.
Senti le sue dita scivolare lentamente lungo la tua guancia. I polpastrelli sfiorano più volte la benda come a voler cercare un movente per toglierla di mezzo una volta per tutte. Quell'intralcio di stoffa, oramai, è completamente inutile.
Le sue effusioni diventano man mano più suadenti ed irresistibili. Ti basta poco per lasciarti andare a quell'estrema necessità di affetto e di conforto. Ti abbandoni su quel palmo accogliente, a contatto con quella pelle callosa e virile, reduce di troppe ore passate nel cloro della piscina e di uno scoppio ormonale che non avrebbe potuto portare risultati migliori, almeno per ciò che ti concerne.

“È un'ipotesi da non escludere, in casi estremi. Dai, vado a cercare il grande luminare che si è divertito a giocare con la tua vista. Dato che ci teneva parecchio, tanto vale che ora ci dica cosa ha ottenuto, no? Ci potrà concedere cotanta grazia almeno a questo giro?”

“Probabilmente non dipenderà da lui...”

“Non ne sarei così sicuro. Lui e i suoi colleghi stanno facendo di tutto per tenerci all'oscuro di... non sappiamo ancora bene cosa. Ma il gioco è durato abbastanza ed è giunto il momento di farci togliere questa 'curiosità'.”

“Chiamiamola 'curiosità'.”

“Sei ben più teso di quanto immaginassi.”

Per l'ennesima volta stringi i pugni e digrigni i denti. Ti auguri che lui non se ne accorga, che possa a sua volta provare la tremenda esperienza d'indossare quella stessa garza che ti sta impedendo di vedere qualsiasi cosa ti circondi da oltre quarantotto ore. Una tortura che non fa altro che triplicare la propria valenza ogni volta che lui apre bocca, ogni dannatissima volta in cui sai di averlo al tuo fianco senza poterlo guardare, senza poterti perdere nelle sue buffe espressioni pronte a strapparti una sonora risata anche quando il mondo sembra solo remarti contro; persino nel momento in cui la tua stessa salute sembra essere trasformata nel mistero più grande a cui dover sottostare.

“Lo so... non dovrei... ma questa attesa mi sta... mi sta sfinendo. Se non fosse per te e per la mia famiglia...”

“I tuoi genitori ed io non eravamo con te quando ti hanno portato in quella sala operatoria. Eravamo seduti in quel buco di sala d'aspetto sommersi sotto un mare di apprensioni, distruttive come non mai. Nonostante questo, sei riuscito a cavartela egregiamente, e con le tue sole forze.”

“Il punto è che io non ho ancora la certezza di aver superato il mio problema alla retina. Nessuno mi dice nulla! Ma perché?”

“L'avevo capito. Per questo vorrei andare a cercare il dottore, ancora una volta.”

“Scusatemi, non vorrei interrompervi...”

La voce dell'infermiera, oramai ben distinguibile tra quelle di tutti coloro che transitano nelle vicinanze. Probabilmente avrà udito almeno una parte della vostra discussione, restando in attesa del momento propizio per poter dire la sua.
Puoi immaginare il repentino imbarazzo di Natsuya, la sua mano allungata dietro la nuca e il suo leggero inchino in segno di rispetto nei confronti di quella donna alla quale, in fondo, non spetta il compito di farvi sapere come procede l'intero iter post-operatorio. I suoi controlli sono abituali, ponderati, oseresti quasi dire 'meccanici'. Un compito che le frutterà il necessario per poter vivere e far girare a dovere l'economia sanitaria.
Ma l'incrinatura percepita nel tono da lei usato non ti è affatto sfuggita. Così come le insolite modalità cortesi che il personale medico tende a mettere in mostra in presenza di familiari e conoscenti dei degenti.
Lei sa qualcosa. Questo è poco, ma sicuro.

“Volevo informarvi che il dottore passerà nel tardo pomeriggio per comunicarvi l'esito dell'intervento. Prima non è stato possibile perché abbiamo dovuto aspettare i risultati di tutte le analisi e dei valori presi in considerazione. Mi rendo conto che l'attesa possa essere stata estenuante... e proprio per questo volevo rassicurarvi.”

“Dice sul serio?”

“Non potrei mai mentire su una cosa del genere.”

“Non intendevo dire questo, mi scusi. Ehm... per caso lei può dirci qualcosa al riguardo?”

“Natsuya!”

“Se ne occuperà il dottor Hito. Ora scusatemi, ma devo proseguire con i miei controlli. A più tardi.”

 

***

 

Due settimane dopo

Cammini per i corridoi dell'Università tenendo tra le mani una copia della relazione che avevi inviato al relatore poco prima del ricovero in ospedale. Tralasciando qualche errore di battitura dovuto sicuramente alla stanchezza e allo stress accumulato nell'ultimo periodo, il lavoro svolto è stato ritenuto più che buono. Il ché ti permetterà d'iniziare il tuo tirocinio formativo al termine dell'estate. Uno degli ultimi passi necessari per poter finalmente entrare a far parte dell'equipe ufficiale che seguirà gli atleti professionisti alle prossime olimpiadi.
Tra un appunto mentale e l'altro, pensi che forse sia meglio andare a recuperare quanto prima la documentazione necessaria per l'avvio della parte pratica del tuo corso di studi. Peccato solo che l'ufficio adibito a tale compito si trovi al quarto piano.
Prendi l'ascensore, conscio del fatto di provare ancora dei leggeri fastidi legati all'equilibrio quando ti tocca salire troppi gradini in un volta sola. Nel momento in cui le porte si riaprono, ti ritrovi davanti a due kōhai a te piuttosto noti; specialmente il più minuto tra i due. I vostri sguardi collidono in espressioni dense di mero stupore. Non ti era mai capitato d'incontrarlo nei corridoi della tua facoltà. Sapevi che si occupava d'altro, oltre che di nuoto.

“Ikuya! Come stai? Oh, buongiorno anche a te Tono-kun.”

“Serizawa-senpai! Come stai tu... piuttosto! Non abbiamo più avuto modo d'incontrarci da quando ti hanno dimesso dall'ospedale!”

I suoi enormi occhi rossi si accendono in un turbine di emozioni contraddittorie. Il suo disagio è palpabile quanto la gioia di vederti sano, all'erta e completamente autonomo. Ma c'è un piccolo dettaglio che ti fa sospettare fin da subito che ti stia nascondendo qualcosa. E non c'è nemmeno da chiedersi se la questione c'entri o meno col vostro punto di riferimento più importante: Natsuya.

“Oh, hai ragione! A dire il vero, sono subito tornato ad occuparmi degli impegni accademici che mi ero lasciato alle spalle. Comunque sto bene, non ti preoccupare.”

“Mi fa piacere. Hai tempo per un caffè?”

Non ti sei sbagliato. Due chiacchiere al bar sono un ottimo pretesto per parlare di quello che sta succedendo dal giorno in cui siete venuti a conoscenza del reale esito dell'intervento di chirurgia oculistica a cui ti sei sottoposto. La tua vista è salva, ma non funzionerà mai più come un tempo. Ragion per cui ti è stato fortemente sconsigliato di praticare sport acquatici.

“Scusatemi, sapete che io adoro il caffè e mi tratterrei volentieri con entrambi, ma purtroppo devo tornare alla Shimogami per un colloquio con un insegnante.”

“Il solito secchione che alla fine del primo anno pensa già alla tesi!”

“Sei un po' contraddittorio caro il mio Ikuya. E pensare che rimproveri tuo fratello esattamente del contrario.”

Il giovane Kirishima lancia uno sguardo truce all'amico, reo di aver parlato troppo di fronte a chi – con ogni probabilità – avrebbe voluto sentire tutt'altra tipologia di opinioni su quella determinata persona.
Sorridi per cercare di smorzare i toni. L'essere venuto a sapere in quel modo che Natsuya non aveva tenuto fede alla promessa fatta ti ha lasciato l'amaro in bocca, oltre che una spiacevole sensazione di scarsa fiducia nei tuoi stessi confronti. Natsuya dev'essere nuovamente entrato in uno di quei periodi tormentati in cui non riesce a fare altro che chiudersi in sé stesso, portando al minimo sindacabile ogni tipo di contatto con altri essere umani, compresi i suoi cari. Ma forse con Ikuya si era concesso un'eccezione.

“Va bene, ho capito. Mi taccio. Ci vediamo domani mattina alla solita aula. Buon pomeriggio Serizawa-senpai!”

“Buon pomeriggio anche a te, Tono-kun.”

Attendete entrambi l'arrivo dell'ascensore per poter salutare di nuovo Hiyori. Avrete poi tempo per parlare in privato.
Difatti Ikuya sembra non avere fretta, come se l'unico scopo della sua presenza in quel luogo sia il vostro incontro, avvenuto in maniera nemmeno troppo fortuita. Ti accompagna all'ufficio dedicato ai tirocini e attende pazientemente insieme a te i turni di altri due studenti arrivati in anticipo. Quello che ha da dirti deve avere una certa rilevanza, non hai più dubbi.
Per ingannare l'attesa ti spiega che in realtà sta partecipando ad un progetto di ricerca che gli servirà come parte pratica per uno dei suoi prossimi esami. Geologia marina, disciplina di cui è sempre stato un grande appassionato.

 

***

 

“Allora, di cosa si tratta?”

Pensi sia ancora troppo presto per porgli la domanda diretta. O forse, tuo malgrado, non vuoi ammettere di temere fortemente la sua risposta. O che ti fornisca una sua visione dei fatti che non corrisponda in toto alla realtà. Sia chiaro, ti fidi di Ikuya; ma conosci bene tutti gli avvenimenti intercorsi tra lui e Natsuya in passato. E non sei ancora riuscito a non sentirtene responsabile, indipendentemente dal fatto che oramai siano trascorsi diversi anni e che le cose tra i due sembrano essere rientrate nei giusti ranghi.

“Volevo solo chiacchierare un po', se ti va.”

“D'accordo. Sono tutt'orecchi.”

Impugna il bicchiere contenente quella strana bibita al sapore di pistacchio, il suo preferito. Ne beve un sorso prima d'iniziare a parlare. Non deve essere facile per lui provare a spiegare il motivo per cui il suo aniki risulti praticamente irreperibile da oltre una settimana.

“Davvero il medico che ti ha operato sostiene che non dovresti più dedicarti al nuoto? Intendo... in maniera pratica.”

“Me lo ha caldamente consigliato. Le mia capacità visive, seppure 'salve', non saranno più le stesse. Guarda... Ho già dovuto cambiare gradazione alle lenti.”

Ti togli gli occhiali per mostrargli lo spessore delle lenti che hai fissato giusto qualche giorno prima. Lui le guarda con un certo distacco, sfiorando appena la montatura trasparente. Il suo viso s'incupisce, reazione naturale alla conferma di quella notizia che – sicuramente – gli era stata riferita con rammarico da chi sapete voi.

“Ma... magari migliorerà col tempo. No?!”

La sua voce risulta essere incerta, i suoi occhi ancori fissi sui tuoi occhiali. Non ha la forza necessaria per poterti guardare in maniera diretta, per poter scrutare dentro la tua anima attraverso quei tuoi splendidi occhi verdi irrimediabilmente offesi. Si solleva sui gomiti e sospira. Ciò che ti deve dire è proprio lì, sulla famosa punta della lingua.

“Pensavo che mio fratello fosse impazzito, che si fosse arreso davanti a qualcosa che credevo risolvibile. Quando mi ha riportato ciò che è stato detto dal medico ho immaginato che stesse enfatizzando il tutto... che, in fondo, la situazione non poteva essere davvero così catastrofica. Abbiamo anche avuto una mezza discussione per questo. Lui ha liquidato il tutto dicendo che dovrei farmi gli affari miei. Capisci? Ha passato anni a cercare di rincorrermi e ora non dovrei intromettermi nella sua vita?! Dopo quello che vi è successo?”

Le sue parole si susseguono come un piccolo fiume in piena. Ogni incrinatura, ogni gesto, ogni singola espressione sembra capace di manifestare quel cocktail micidiale di sentimenti ed umori che non ne vogliono più sapere di restare silenziosamente intrappolati nelle piccole stanze del suo cuore ferito.
Il rapporto tra i fratelli Kirishima è qualcosa su cui la scienza deve ancora apporre le sue basi per poterci cavar fuori un minimo di chiarezza, e non è per nulla una novità. Ma il fatto che il più giovane fra i due sia lì, di fronte a te, con la voce rotta dall'emozione e la faccia di chi sente di non aver capito nulla dalla vita, ti ricorda quale sia il tuo ruolo in tutto questo, quanto la tua presenza e la tua salute contino per entrambi.

“Ikuya, avere pensieri positivi non è mai sbagliato. Vi siete scontrati soprattutto perché Natsuya è fuori di sé dal nervosismo dovuto alla mia situazione. Sai bene com'è fatto, vorrebbe tanto poter far qualcosa per cambiare le sorti, ma non può.”

“Non ho più avuto occasione di parlare con lui da quella volta. È sempre più sfuggente e poi... io sono dovuto tornare qui a Tokyo per via degli esami...”

“Capisco. Non devi giustificarti per queste cose. Soprattutto con me.”

“Lo so. Non è mio intento quello di giustificarmi. Vorrei solo dirti quello che ho scoperto perché... perché vorrei capire, visto che tu lo conosci bene... anche meglio di quanto lo conosca io.”

Sbatti un paio di volte le palpebre a causa dell'incredulità, in attesa di capire dove Ikuya voglia andare a parare.
Natsuya, si può sapere cos'hai combinato questa volta?

“Mia madre mi ha detto che un paio di giorni fa è stato contattato dalla Federazione Nazionale di Nuoto. Non è riuscita a comprendere il motivo di quella telefonata e quindi ho deciso d'informarmi tramite il web. E guarda un po' cosa ho scoperto...”

Il giovane Kirishima estrae un foglio di carta riciclata dall'ultima pagina di uno dei suoi quaderni d'appunti. Lo dispiega davanti ai tuoi occhi, per poi consegnartelo. Tutto quello che riesci a vedere – prima di poter mettere a fuoco i numerosi kanji – è una piccola fototessera che ritrae Natsuya con un'espressione seria e determinata, densa di collera e dolore. La maschera perfetta indossata da chi cerca nuovi obiettivi per poter sopravvivere agli smacchi che la vita continua a distribuire lungo il suo cammino.
Natsuya Kirishima aveva avuto la malaugurata idea d'iscriversi ufficialmente al corso utile al conseguimento della qualifica di allenatore professionista. Stava rinunciando alla sua carriera per mettersi al servizio di qualcun altro arrivato dopo di lui. Quasi certamente avrà pensato proprio ad Ikuya.

“Tuo fratello aveva bisogno di qualcosa che gli donasse nuovamente la volontà di far parte di questo mondo. Chissà, forse non si sta davvero ritirando. Far parte del team preparatorio non è certo cosa semplice.”

“Certo, ma io non contesto questo. Io mi riferisco a tutto quello che c'è stato prima. Al suo amore per il nuoto, al suo desiderio di arrivare a livelli sempre più alti... di entrare a far parte dell'All Japan da nuotatore. Non può essere andato tutto in fumo nel giro di pochi giorni.”

“È proprio questo il punto, Ikuya. Non devi leggere questa sua sofferta decisione in tale modo. Comunque sia, ora come ora mi cogli piuttosto impreparato su eventuali opinioni da proporti sui vantaggi o gli svantaggi della sua scelta. Ti prometto solo che cercherò di parlargli non appena mi sarà possibile. E tu cerca di fare altrettanto, anche se mi rendo conto che non è così semplice. Fate uno sforzo, entrambi.”

Gli mostri un cordiale occhiolino e gli sorridi. Riesci persino nell'intento di ricevere come risposta lo stesso tipo di reazione spontanea. Poco prima di congedarvi vi stringete la mano e vi abbracciate.
Non ti preoccupare Ikuya. Da allenatore o da medico sportivo... a modo nostro saremo sempre con voi.

 

***

 

Entri nella tua casella di posta elettronica per scoprire che la tua richiesta di collaborazione per l'avvio del tirocinio è stata valutata con esito positivo. Di lì a qualche giorno ti saresti potuto presentare al primo colloquio conoscitivo.
Mentre inizi a pensare agli ulteriori documenti che dovrai procurarti prima dell'avvio dell'attività, qualcuno suona il citofono. Finalmente.

“Ho parlato con Ikuya.”

“Natsuya, non dire mai più in mia presenza che al tuo otouto non importa nulla di quello che combini alle sue spalle. Anzi, alle nostre spalle.”

“Te l'avrei comunque detto.”

“Perché lo hai fatto?”

“Per trovare un diversivo. Per non dover pensare al peggio.”

“O per poter continuare a vivere nel mondo del nuoto agonistico ma... stando al mio fianco e concedendo spazio e opportunità ad Ikuya?”

“Non lo so, può anche darsi.”

“Ti rendi conto di cosa stai sacrificando? Per cosa poi? Per una promessa che non sono stato in grado di mantenere? Perché devi essere tu ad assumertene la responsabilità?”

È un attimo. Ti afferra per i polsi e ti spinge con una certa veemenza contro la parete. Punta le sue iridi lucide nelle tue e con un rapido gesto ti priva di quegli ingombranti occhiali. Inizia ad accarezzare le tue labbra umide con l'apice del suo pollice. Ti solletica per qualche istante, fino al momento in cui decide di non poterne più di cercare di resisterti. La sua bocca si unisce alla tua, mentre avverti il calore delle sue lacrime colare anche sulle tue guance. Afferri le sue spalle e decidi di approfondire il candore di quel bacio impacciato ed inaspettato, ma da sempre bramato.

“A me non interessa se mi vedi. Voglio che tu mi senta!”

“E io ti sento Natsuya, ti ho sempre sentito.”

“Il nuoto è il mio sacrificio per te. Perché io non potrò partecipare più a nessuna gara se non ti avrò al mio fianco.”

“Quindi tu, Natsuya Kirishima, sei il mio sacrificio? Puoi arrivare davvero a tanto?”

“Sono mai stato normale io?”

“No, decisamente no! Ed è per questo che mi sono innamorato di te dal primo istante in cui ti ho visto.”

Un nuovo bacio vi conduce sino alla camera da letto, luogo in cui ogni singolo ripensamento è severamente vietato.

Non importa se in futuro condividerete solamente il bordo della piscina.
Ciò che conta è restare sempre insieme, nel bene e nel male.

 

 

 

Is this how you play, the game
When I'm all in and still you roll the dice
Giving your hand, away
When I'm all in and still you roll the dice
And I'm your sacrifice...

 

['I'm your sacrifice' – Ozark Henry (2013)]










 


 

Angolo dell'autrice

 

Come sempre, ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia raccolata di one-shots! :)

E fu così che la one-shot scritta in un momento d'esigenza creativa ed emotiva divenne magicamente una raccolta.
Questa sarà interamente dedicata a Natsuya Kirishima e Nao Serizawa (i senpai di 'Starting Days'), con sprazzi di narrazione legati ad Ikuya e ad altri personaggi che ruotano intorno a loro.
Il punto di vista sarà alternato e in questo caso toccherà di nuovo a Nao. Il tempo della narrazione sarà sempre il presente con la presenza di vari flashback narrativi.

Questa sesta one-shot segue cronologicamente la precedente e vorrebbe porsi come conclusione di questa storia.
Nella prima parte ci troviamo nel famoso ospedale universitario in cui è stato operato Nao. Sono passati oramai due giorni ma nessun medico si è ancora posto il problema di restituire gli esiti dell'intervento al diretto interessato. Il ché lascia presagire sin da subito che qualcosa sia andato storto. E difatti così sarà, nonostante sia stato salvato il salvabile.
Se Nao è costretto ad accettare a malincuore la sua nuova condizione e la sua rinuncia definitiva (?) alle competizioni agonistiche in ambito natatorio, Natsuya sarà tutt'altro paio di maniche. Inizialmente verrà travolto dallo sconforto al quale seguirà la sua inevitabile e sofferta decisione. In un primo momento Ikuya – colui che per primo parlerà a Nao della questione – sembrerà non condividere appieno la scelta del suo adorato aniki, ma Nao è sicuro che col tempo comprenderà.
L'immagine di Natsuya che si occupa degli allenamenti del fratello è frutto dell'ispirazione dovuta ad una fantastica fanart che ho visto tempo addietro. Ringrazio l'artista per avermi portato a scriverci su.
L'ultima sequenza è volutamente priva di eccessivi dettagli erotici. Il rating è pur sempre giallo e non era mia intenzione alzarlo. Quello che mi premeva raccontare con queste shots non è legato all'erotismo e credo che chi è arrivato fin qui lo abbia intuito in autonomia.
Ebbene sì, confermo che al momento (perché vige sempre la regola 'non si sa mai nella vita') questo sarà l'ultimo capitolo facente parte di questa raccolta.


Grazie ancora a chiunque abbia letto, lasciato un commento, inserito nelle liste e dato una mano con prompt e fan art. ^^
Siete il mio sostegno quotidiano e non potrei scrivere nulla senza di voi!


A presto,

Mahlerlucia
 

   
 
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