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Autore: Suomi    25/08/2019    1 recensioni
Un torneo di quidditch.
Un'occasione di riscatto.
Un fantasma del passato.
Un'opportunità per il futuro.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Piccola premessa: anni fa ho scritto questa fan fiction che doveva essere una breve one-shot, ma che è venuta fuori di circa 11 pagine, quindi ho deciso di spezzarla in 4 capitoli. È stata scritta di getto ed è rimasta in archivio per lungo tempo, adesso ho deciso di pubblicarla prima di “perderla”.
Mi scuso per gli errori riguardanti HP in generale e il gioco del quiddich in particolare. E per il fatto che sia una storia senza un vero e proprio perché.
Comunque buona lettura.

"Non sei stato abbastanza veloce, Draco" lo canzonò Blaise, sfrecciando sopra la sua scopa di fianco al ragazzo in questione.
"Fottiti, Zabini" fu la pronta risposta dell'altro.
"Ho intenzione di battere i Grifondoro domenica e per farlo mi serve un cercatore più veloce e reattivo" continuò Blaise.
"È solo uno stupido allenamento, Zabini" gli rispose Draco infastidito. Non valeva la pena di dare il massimo, non ne aveva neppure la motivazione necessaria. Il giorno della partita era quello che contava, quando si sarebbe trovato faccia a faccia con lo Sfregiato e gli altri Grifoni.
La domenica persero, Potter aveva afferrato quello stupido boccino prima di lui.
"Non sei stato abbastanza veloce, Draco"
La guerra imperversava tra le mura di Hogwarts. C'era odore di bruciato e di sangue. C'era odore di morte.
Stava correndo come mai nella vita. Sentì un urlo, il sangue gli si gelò nelle vene. Quando arrivò era troppo tardi.
Il suo corpo privo di vita era a terra. Gli occhi sbarrati lo fissavano in un muto rimprovero.
"Non sei stato abbastanza veloce, Draco"

Draco si svegliò di soprassalto. Il respiro ancora irregolare, Pansy seduta di fianco a lui gli lanciò un'occhiata interrogativa, prima di tornare a smaltarsi le unghie. La voce del Professor Rüf continuava a riempire l'aula, blaterando di storia della Magia a un branco di studenti davvero poco interessati.
Draco si passò una mano fra i capelli, non era sua abitudine addormentarsi in classe, per quanto la lezione potesse essere tediosa, ma in quel periodo le sue notti erano costellate da una serie di incubi che gli impedivano di farsi una lunga e sana dormita.
La voce che aveva sentito nel suo sogno continuava a rimbombargli nella testa. Aveva caldo e gli pareva che l'aria si fosse fatta irrespirabile, si sentiva soffocare. Strinse i pugni con forza, mentre chiudeva gli occhi e deglutiva. Cercò di calmarsi e regolarizzare il respiro, non ci riuscì. Un attimo dopo si alzò e uscì velocemente dall'aula, incurante della lezione in corso. Se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle, sotto gli occhi scioccati degli studenti di Grifondoro, con cui condividevano la lezione e quelli altrettanto sorpresi di Pansy Parkinson, Tyler Goyle e Millicent Bullstrode, gli unici Serpeverde, insieme a lui, rimasti del settimo anno. Ci fu qualche momento di assoluto silenzio, prima che il Professore decidesse di riprendere la lezione come se nulla fosse accaduto.
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Uscì dal castello, necessitava di aria e di respirare profondamente. Si sarebbe sicuramente beccato una punizione, sempre che non fossero anche già stati tolti punti alla sua casata. La sua casata in cui gli studenti si erano più che dimezzati dopo la guerra. In parte ciò era dovuto dalla morte di alcuni di questi; altri si erano ritirati, molti perché avevano seguito i genitori Mangiamorte e latitanti per nascondersi chissà dove, molti anche solo sospettati di aver avuto legami con Voldemort avevano preferito sparire prima che venissero fuori possibili prove o testimonianze che li incastrassero, altri ancora avevano preferito cercare di evitare possibili ritorsioni, soprattutto per chi aveva genitori ex Mangiamorte che collaboravano con gli Auror.
Lui era tornato, deciso come non mai a non nascondersi. Era riusciuto ad evitare Azkaban, nonostante il marchio nero, probabilmente solo grazie alla sua giovane età e al fatto che non si fosse macchiato di alcun omicidio. Non altrettanto bene era andata ai suoi genitori.
Decise di passeggiare un po' fin quando non sarebbe stato assolutamente certo di aver ripreso pienamente il controllo di sè, sicuramente a quel punto la lezione del professor Rüf era terminata e Pansy sarebbe andata a cercarlo nel loro dormitoio per chiedergli cosa diavolo gli fosse preso.
Sicuramente lui aveva dato modo alla McGrinitt di inventarsi qualche scusa per torturarlo un po', era certo che gli avrebbe chiesto ancora di partecipare a quelle stupide riunioni che tenevano ogni settimana per dare modo agli studenti di sfogarsi, in piccoli gruppi, sulla guerra e le loro perdite. Si sarebbe rifiutato per l'ennesima volta. Trovava già di per sè altamente patetico ritrovarsi per piagnucolare in cerca di sostegno, in più non capiva se si aspettava davvero che lui potesse parlare della sua famiglia in rovina, come se la cosa non avrebbe fatto piacere a buona parte della scuola. E di certo non avrebbe mai parlato di Blaise neanche sotto tortura.
Camminò e quasi senza rendersene conto arrivò al campo di Quiddich, sentì delle voci al suo interno e decise di dare un'occhiata. Davanti si suoi occhi si palesò uno spettacolo indecoroso. Un gruppetto di ragazzi, perlopiù del primo o secondo anno, Serpeverde erano sul campo in quello che avrebbe dovuto essere un allenamento di Quiddich. Molti faticavano anche a stare sopra le proprie scope, quelli che sapevano - almeno un po' - volare, non sapevano fare neanche un tiro decente. L'unico volto per lui davvero noto era quello di Terence Higgs del quinto anno, che aveva fatto parte della squadra già in passato.
Si era talmente perso in quel triste siparietto, che faceva comprendere quando fosse caduta in basso la gloriosa casata di Salazar Serpeverde, da non accorgersi neppure dell'arrivo della McGrinitt a un paio di passi da lui. Questa guardò i ragazzi in campo, poi con voce solenne affermò "Necessitano di un capo squadra" Draco la guardò, notando finalmente la donna, non capiva se parlasse con lui o fosse un pensiero ad alta voce, ma francamente la cosa non gli interessava granché, non aveva di certo intenzione di fare le selezioni, non si sarebbe neppure abbassato a fare lo sforzo di informare quei ragazzini della cosa. Lo facesse la vecchia megera se riteneva quel compito rilevante.
Anche se doveva ammettere che quella semplice frase della preside lo aveva infastidito. Il pensiero era andato inevitabilmente a chi quel posto se l'era preso precedentemente - e meritatamente, anche se a Zabini non lo avrebbe detto, neanche sotto minaccia di morte. Quell'idiota si sarebbe montato la testa ancora di più - se possibile - e lui non era di certo uno che si lasciava andare in smielosi complimenti. Però sapeva già che avrebbe provato un'antipatia a pelle - in modo stupido, infantile e irrazionale - per chiunque avrebbe avuto quel ruolo, probabilmente sarebbe toccato a Higgs, l'unico in quel campo che aveva almeno una vaga idea di cosa fosse il Quiddich, per quanto fosse stato la riserva di una riserva fino ad allora.
Draco scrollò le spalle, sperando bastasse come risposta alla preside e fece per andarsene, il discorso non lo interessava e non avrebbe finto il contrario. Se era lì per dargli una punizione per aver mollato la lezione di Storia della Magia, glielo dicesse chiaramente.
Ma non fece neppure in tempo a dare le spalle alla donna, che la McGrinitt lo gelò con una sola frase "Toccherà a lei, signor Malfoy. Le affido la squadra"
Ebbe un attimo di pura confusione, mentre le parole "affidare" "squadra" "Malfoy" cercavano di prendere un senso nella sua mente nel loro insieme. Non successe, così aprì bocca per protestare - protestare molto animatamente - ma la donna si era già allontana a passo svelto per rientrare al castello.
Il ragazzo la seguì, arrivando fino al cortile della scuola, quando fu abbastanza vicino, affermò ad alta voce.
"No! Non lo farò"
Diversi sguardi curiosi degli studenti iniziarono a prestare attenzione a quello che stava accadendo.
"Non era una domanda, signor Malfoy. Si occuperà della squadra" rispose la McGrinitt, voltandosi verso il ragazzo, senza fare una piega. Nel frattempo anche la così detta squadra in questione si era palesata nel cortile, avendo terminato quella parodia di allenamento, ancora sudati e con le divise, probabilmente pronti a farsi una doccia nei propri dormitori, piuttosto che negli spogliatoi. Il gruppetto si immobilizzò quando udirono una frase in cui il soggetto erano palesemente loro.
"La squadra?! Quella non è una squadra! Vuole sapere dov'è la squadra?! Il primo battitore è morto! Così come il portiere e a un'altra metà dei componenti! Il resto si è ritirato. Ecco dov'è la squadra! Sottoterra o in qualche sperduto angolo, sperando di non fare la stessa fine!"
Adesso gli sguardi che avevano addosso erano quelli di tutti i presenti nel cortile. D'altra parte Draco Malfoy non era uno che passava inosservato già di per sè. Uno studente che alzava la voce con la preside era un evento più unico che raro. E il fatto che qualcuno avesse fatto saltare quella specie di tacito accordo di evitare di parlare della guerra e, soprattutto, dei morti in maniera tanto plateale e diretta, non poteva che destare l'attenzione. Il fatto che ci fosse stata una sorta di mix degli eventi, aveva creato un evento in grado di calamitizzare tutta Hogwarts. Draco lanciò un'occhiata intorno, fulminando gli altri studenti con lo sguardo. In realtà ce l'aveva principalmente con sè stesso. Lui non perdeva mai il controllo e non faceva scenate, mantenere una maschera fredda e distaccata era sempre stata una priorità, un insegnamento paterno che si portava dietro da quando era un bambino. Il mondo poteva anche crollargli addosso, ma un Malfoy non piangeva o urlava, soprattutto se c'era anche solo il rischio che qualcuno - chiunque - potesse vederti. E le volte che era venuto meno a tale principio si potevano contare sulla dita della mano.
Per cui riprese il suo solito contegno, schiarendosi la voce, sistemandosi il nodo della cravatta e ignorando le persone che lo circondavano.
Si avvicinò alla McGranitt per poterle parlare senza che tutta la scuola udisse quello che diceva. Questa lo fissava con un sopracciglio alzato, unica conseguenza nell'atteggiamento della donna alle sue parola.
"Sono dei ragazzini" disse pratico, se c'era un modo per convincere la preside era sottolineare chiaramente la situazione, farle capire che avrebbe dovuto mettere il bene di innocenti studenti davanti a tutto "le sembro la miglior persona a cui... affidarli?" usò appositamente la parola che aveva usato la preside, calcandola per sottolinearne l'assurdità, mentre istintivamente si sfiorò con la mano destra il braccio sinistro all'altezza del marchio, prima di rendersi conto del gesto e ficcarsi le mani nelle tasche "Almeno i tre quarti sono terrorizzati dalla mia sola presenza" aggiunse. Era vero e talmente evidente che la McGrinitt non avrebbe non potuto considerare quel fattore.
Un lungo attimo di silenzio.
"Domani alle 9 ci sarà il prossimo allenamento" rispose la McGrinitt con voce alta e chiara "Mi aspetto che sia puntuale e che prenda seriamente il suo ruolo, signor Malfoy"
Draco assottigliò lo sguardo, la vecchia si comportava come se non avesse udito una singola parola, come se non avesse portato delle ragioni maledettamente valide.
"Ragazzi" continuò rivolgendosi al gruppetto di Serpeverdi che aveva tentato di cimentarsi nel Quiddich fino a qualche minuto prima, ancora pietrificati sul posto "Sono certa che il signor Malfoy sarà un ottimo allenatore. Se avete qualche problema o richiesta non esitate a rivolgervi a lui"
La preside rivolse un'occhiata ammonitoria al soggetto in questione, poi le sue labbra si curvarono in quello che doveva essere una sorta di sorriso. Si voltò le spalle e sparì all'interno del castello.

  
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