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Autore: simoasr94    26/08/2019    4 recensioni
Merlin deve partire per Ealdor per aiutare sua madre, e Arthur capisce di provare qualcosa per lui solo dopo aver irrimediabilmente rovinato tutto.
Tratto dalla storia "... cosa ti fa credere che io sia arrabbiato? Non sei così fondamentale Merlin, domani ne troverò dieci migliori di te in tutto. Sei solo un servitore, come ce ne sono a centinaia, niente di così importante o difficile da rimpiazzare”. Dopo quelle parole, nella stanza calò un silenzio irreale. Arthur guardò Merlin con gli occhi colmi di panico e iniziò a maledirsi non appena terminata quella frase; non aveva mai pronunciato tante cattive falsità tutte insieme; il moro, invece, si sentì trafitto da quelle parole come fossero una pugnalata al cuore.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hunith, Merlino, Morgana, Principe Artù, Sir Leon | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Con il senno di poi, entrambi si resero conto che salvare la vita ad Arthur, fu la cosa più saggia che Merlin potesse fare. Certo, lì per lì, il fatto che come ricompensa per l’atto compiuto, divenne servitore personale del principe, non rese felice nessuno dei due dato che con molta eleganza, si detestavano. Uno, arrogante, sbruffone, attaccabrighe; l’altro, sfacciato e poco incline a rispettare i ranghi se c’era di mezzo un’ingiustizia; Merlin non poteva negare che pensava che Arthur fosse un vero e proprio idiota e non poteva credere che il suo destino fosse di fare di lui il Re del Passato e del Futuro: “Deve esserci un altro Arthur, perché quello che c’è è un’idiota!” aveva detto con rabbia al Grande Drago, dopo l’ennesimo scontro senza esclusione di colpi avuto con il principe “Credo proprio che il tuo destino sia aiutare quello che c’è” aveva concluso Kilgharra con il sorriso di chi la sapeva lunga. Con il passare del tempo il loro rapporto iniziava inevitabilmente ad evolversi, a cambiare, a migliorare silenziosamente: l’iniziale astio, cominciava a diventare rispetto reciproco, preoccupazione per le sorti dell’altro; Merlin aveva bevuto consapevolmente del veleno per salvare Arthur, quest’ultimo si era fatto rinchiudere dopo essere scappato per andare a trovare l’antidoto per salvarlo, si può definire quella la loro vera svolta, da quel momento in poi il loro legame prese una piega particolare, per molti fin troppo intima, c’era chi addirittura iniziava a vociferare cose strane sul loro rapporto “Stanno sempre insieme, inseparabili, sembrano quasi una coppia” ghignavano le serve di corte bonariamente. Già, una coppia… era proprio quello che sembravano, sempre a battibeccare, a ridere insieme, senza riuscire mai a separarsi, e nonostante i numerosi scontri, entrambi erano letteralmente diventati dipendenti l’uno dall’altro. Quello che nessuno dei due poteva immaginare è che la necessità di avere l’altro vicino non era solo abitudine o rispetto, ma molto di più; i loro sguardi, dicevano più di qualsiasi parola potesse essere pronunciata da un innamorato, si cercavano, si capivano, si parlavano, senza aprire bocca. 

 

Dal canto suo, Arthur poteva ricordare distintamente il momento in cui come un pugno in pieno viso, si rese conto che il suo modo di guardare Merlin, era inevitabilmente cambiato: l’arrivo a Camelot di Lancelot; uomo valoroso, gentile, che per le sue umili origini non poteva diventare cavaliere, una legge che per quanto antica, alle orecchie di tutti coloro che conobbero Lancelot suonò decisamente ingiusta. Quando il moro gli presentò il giovane, Arthur non nascose il suo stupore nel vedere che Merlin potesse avere altri amici, stupore che divenne vero e proprio fastidio una mattina in cui, entrando di soprassalto nell’abitazione del medico di corte, vide i due ragazzi fare colazione e parlare e ridere insieme, con le teste molto vicine, in quel momento il principe poté giurare di aver sentito una morsa all’altezza del petto a cui non seppe dare una spiegazione. Quel giorno trattò Merlin malissimo, riempiendolo di doveri faticosi e parole al veleno e nel momento della prova di Lancelot ne approfittò per tirare fuori tutta la sua rabbia, scagliandosi contro il giovane con una cattiveria che spiazzò tutti al campo di addestramento e fece infuriare Merlin che dopo avergli rivolto uno sguardo deluso se ne andò, facendo sentire il biondo un vero schifo “E’ un trattamento che riservate a tutti, o solo a coloro che si avvicinano troppo a Merlin?” domandò l’aspirante cavaliere ridestando il principe dai suoi pensieri, Arthur si sentì scoperto, ma non si scompose “Se si vuole diventare un cavaliere di Camelot bisogna essere pronti a gestire ogni tipo di furia, soprattutto quando in battaglia si invadono territori altrui” entrambi si fissarono con aria di sfida, intuendo che il riferimento al giovane servo fosse evidente. Non che Lancelot fosse interessato a Merlin, i suoi occhi erano solo per Gwen, la bellissima serva di Lady Morgana. Quando il moro raccontò all’amico lo scontro di battute avute con Arthur a fine allenamento, Merlin non seppe come reagire. Con il tempo aveva iniziato a volere veramente bene al principe, tanto da non poter più immaginare la sua vita senza di lui, tanto da pensare che non potesse esistere niente di più vero delle parole del drago “Due metà di un intero, uno il destino dell’altro”, era inevitabilmente così, ed in più non poteva neanche negare che ogni volta che guardava Arthur, pensava che fosse stato scolpito dagli Dei apposta per farlo diventare pazzo, ogni parte di lui era perfetta e anche la cosa più importante, il suo cuore, iniziava a far trasparire la nobiltà d’animo che aveva fatto sì che Merlin si innamorasse di lui, nonostante pensasse che in alcuni momenti, restasse un incredibile asino. 

 

Per i due, le cose precipitarono vertiginosamente quando al castello giunse Hunit, la mamma di Merlin, con il volto tumefatto si prostrò davanti a Uther per chiedergli aiuto contro dei briganti che avevano preso di mira il loro villaggio, Ealdor, “Per quanto vorrei potervi aiutare, il vostro villaggio si trova al confine, ma sempre nelle terre di Re Cenred – iniziò Uther – un nostro intervento, implicherebbe uno scontro che non ci possiamo permettere” “A Cenred non importa dei villaggi di confine – tentò Hunit come ultimo appiglio – non ci reputa importanti, non ci reputa parte del suo regno, per questo sono giunta fino a qui, voi potete aiutarci”; Uther era irremovibile, nonostante anche Arthur cercò di convincerlo. Per Merlin fu una decisione dura da prendere, ma doveva andare, non poteva abbandonare il villaggio in cui era cresciuto, ma soprattutto, non poteva abbandonare sua madre. “Ti stai licenziando?” chiese Arthur, nonostante conoscesse già la risposta. Merlin notò vero dispiacere negli occhi del principe e doveva ammettere che ne era lusingato: “E’ mia madre, ha bisogno di me” rispose semplicemente. Arthur capiva, lo avrebbe fatto anche lui. La consapevolezza di separarsi, forse per sempre, dilaniò in due i poveri ragazzi, che pensavano di avere ancora tanto tempo da poter passare con l’altro; entrambi erano tristi, entrambi erano consapevoli che stavano per perdere una parte troppo importante di loro stessi. Per il biondo, la consapevolezza di star per perdere Merlin fu devastante e tutto per colpa di suo padre. In quel preciso momento, in quel dialogo con il moro, Arthur fece i conti con i suoi veri sentimenti. Il biondo era confuso, non gli erano mai piaciuti gli uomini, anzi, non gli piacevano, ma Merlin era tutta un’altra cosa, Merlin era la sua certezza, la sua quotidianità, la sua spalla e ora, lo stava per perdere. Ma com’è sempre stato nel loro solito, a ogni incontro, corrispondeva uno scontro: la sera prima della partenza di Hunit e Merlin, Arthur era furioso, aveva litigato tutto il giorno con suo padre per provare a convincerlo a farlo partire con quattro cavalieri, era convinto che in cinque avrebbero risolto in fretta il problema, ma Uther non ne aveva voluto sapere e lo aveva addirittura accusato di tenere un po’ troppo al suo servitore. Dopo suo padre, era stato il turno di Morgana che con l’arroganza tipica dei Pendragon lo aveva rimproverato di far partire Merlin da solo mandandolo a morire solamente per “ubbidire al paparino”, come diceva lei; quindi, quando Merlin entrò per quelle che sarebbero state le ultime faccende, trovò il biondo un fascio di nervi “Che cosa vi è successo?” domandò il moro preoccupato “Niente che ti riguardi Merlin, che cosa vuoi?”, il giovane rimase sorpreso di quella reazione, nonostante avesse imparato a fare i conti con l’irascibilità del principe, quindi optò per guardarlo e sorridere “Sono venuto a portarvi la cena, e mentre voi vi ingozzate come vostro solito io rassetterò un po’ e vi preparerò letto e abiti per la notte” come risposta sentì uno sbuffo sarcastico “In tutto questo tempo non sei mai stato così efficiente, ed ora… - il principe fece una pausa guardando Merlin con sguardo truce, lo stava per perdere e non sapeva cosa fare, si sentiva inerme e inutile e la cosa era frustrante – cosa sarebbe un regalo d’addio?” sputò con rabbia “Beh – iniziò il moro che decise di ignorare la rabbia del principe, non pensando che fosse rivolta a lui – se volete vederla così, diciamo di si” pronunciò con un sorriso incerto. Quel sorriso, ad Arthur fece ancora più male, era come se Merlin fosse contento di andarsene e questo lo fece sbottare “Non ne ho bisogno – disse alzando la voce, tanto che il giovane davanti a lui trasalì – non ho bisogno di un tuo addio, non ho bisogno che tu finga di fare le cose per bene e non ho bisogno di te. Non sono stato io a volere che tu fossi il mio servitore, sei un disastro, non avrei mai scelto te” Merlin era pietrificato da quelle parole, sentiva gli occhi inumidirsi mentre aveva ancora in mano i pantaloni da notte di Arthur e con la voce tremante che faticava ad uscire tentò di rispondere “Arthur… se siete arrabbiato con me perché vado via mi dispiace, ma è mia madre…” “Arrabbiato? – lo interruppe il biondo – cosa ti fa credere che io sia arrabbiato? Non sei così fondamentale Merlin, domani ne troverò dieci migliori di te in tutto. Sei solo un servitore, come ce ne sono a centinaia, niente di così importante o difficile da rimpiazzare”. Dopo quelle parole, nella stanza calò un silenzio irreale. Arthur guardò Merlin con gli occhi colmi di panico e iniziò a maledirsi non appena terminata quella frase; non aveva mai pronunciato tante cattive falsità tutte insieme; il moro, invece, si sentì trafitto da quelle parole come fossero una pugnalata al cuore; conosceva Arthur è vero, ma anche lui aveva dei limiti. Senza degnare il biondo di uno sguardo lasciò cadere in terra gli abiti del principe, si diresse verso la porta e dopo aver poggiato la mano sulla maniglia si bloccò prima di aprirla “Sono solo un servitore è vero – iniziò con le lacrime che ormai solcavano il suo viso, al riparo dagli occhi di Arthur che era alle sue spalle – ma sono anche l’unico che vi sia mai stato a sentire e l’unico che vi abbia sempre risposto come meritavate. Ora siete fortunato, tornerete ad essere circondato dai soliti leccapiedi a cui non importa veramente di voi” e senza attendere una risposta, nonostante avesse sentito la voce del principe chiamarlo, lasciò la stanza. Merlin era un fiume in piena di lacrime, le parole di Arthur lo avevano distrutto, sapeva di essere un servo, ma con il tempo aveva anche iniziato a pensare di essersi guadagnato il rispetto del principe, e in un certo senso, la sua amicizia. Rimase solo, seduto a piangere sui gradini dell’ingresso del castello per un tempo indefinito, non sapendo che a pochi metri da lui, Arthur prendeva a pugni il materasso, mentre, nel letto, si malediva per essere stato così crudele. 

 

La mattina seguente, Arthur fece comunicare di “essere indisposto” e non scese nemmeno a salutare il moro. Tutti rimasero sorpresi, sapendo il forte legame che c’era tra i due, ma per Merlin era un messaggio chiaro, tra lui e Arthur qualcosa si era inclinato, forse irrimediabilmente. Con grande stupore del mago, anche Morgana e Gwen lo salutarono velocemente e la pupilla del re gli sussurrò “Poco dopo aver superato le mura del castello fermatevi e aspettateci, io e Gwen abbiamo già tutto pronto. Non sono ammesse repliche” e così dicendo scappò all’interno nelle sue stanze. Solo Gaius si prese il tempo necessario per salutarlo come si doveva “Buona fortuna figliolo – iniziò il cerusico commosso – mi mancherai molto”, Merlin lo abbracciò fortemente “Anche voi mi mancherete Gaius, spero di poter tornare presto”. Nascosto dietro le tende della propria camera, Arthur non riusciva a staccare gli occhi dal suo servo che salendo in sella, prima di partire, rivolse un triste sguardo verso la finestra del principe; Arthur era scosso, in quel momento sembrava si fossero fissati, anche se sapeva che Merlin non potesse averlo visto. Non appena il giovane lasciò Camelot, Arthur sentì un magone farsi spazio in lui e delle lacrime silenziose iniziarono a rigare il suo volto, segnato dalla consapevolezza che con molte probabilità non avrebbe mai più visto il suo Merlin. Era stato un idiota totale, suo padre aveva torto, era giusto intervenire perché si trattava di una buona causa, si trattava di Merlin e non solo lo aveva trattato malissimo, ma con molta probabilità lo aveva consapevolmente condannato a morte. In men che non si dica preparò tutto l’occorrente, assicurandosi che Uther non lo venisse a sapere se non una volta che era abbastanza lontano; sarebbe partito al tramonto. 

 

Hunit e Merlin, erano stati raggiunti come promesso da Gwen e Morgana, e tutti e quattro trovarono un posto per accamparsi per la notte, dopo che Merlin, aveva ingegnosamente acceso un fuoco. Le due giovani donne si erano già addormentate, avevano bisogno di forze per il viaggio, Merlin e Hunit rimasero vicino al fuoco “Non dovrebbero essere qui, soprattutto Lady Morgana, è troppo pericoloso” iniziò Hunit “Non la conoscete madre – la bloccò Merlin – quando si mette in testa qualcosa è impossibile fermarla. Ha così un buon cuore” pronunciò con un sorriso malinconico “Ti farò tornare a Camelot figlio mio, è quello il tuo posto, te lo prometto” dando un tenero bacio in fronte a sua madre le augurò la buonanotte, anche lei doveva riposare, lui invece… non avrebbe chiuso occhio. Non era più sicuro che Camelot fosse il suo posto, non dopo lo scontro che c’era stato con Arthur, si era illuso di contare qualcosa ma evidentemente, sbagliava. Un rumore lo ridestò dai suoi pensieri, prese la spada, nonostante sapeva che non ne avrebbe avuto alcun bisogno; mentre si allontanò lentamente dai giacigli delle tre donne arrivò in un punto in cui il fuoco non scaldava e sentì la punta di una spada pungerlo in mezzo alle spalle “Forza Merlin, metti giù quella spada” il moro si girò di scatto “Arthur!” il biondo dovette abbassarsi per evitare che il suo servo lo decapitasse “Mettila via, non è proprio per te un’arma simile” lo schernì il principe. Merlin era incredulo, dopo come lo aveva trattato, lo aveva raggiunto e continuava a trattarlo come uno stupido “Cosa ci fate qui? Pensavo di essere una persona inutile” sputò Merlin ferito “Mi dispiace per quello che ti ho detto – iniziò il biondo imbarazzato – non lo penso davvero” i due si guardarono, negli occhi di Arthur c’era vergogna, in quelli di Merlin dolore “Vi ringrazio per le scuse ma ora potete andarvene, posso farcela benissimo senza di voi” alché, Arthur sorrise con scherno “Smettila Merlin, sai che non è così, ti farai ammazzare” “Mi sottovalutate parecchio come al solito, e poi a voi cosa importa?” “Mi importa! – pronunciò il principe senza pensarci – mi importa… - ripeté imbarazzato – non c’è solo la tua vita in ballo”. E senza dare il tempo al moro di controbattere si avvicinò al focolare, dove, sentendo trambusto, le tre donne si erano svegliate “Tu cosa fai qui?” chiese spazientito rivolto a Morgana, “Quello che ci fai tu. Siamo venute ad aiutare Merlin per riportarlo a Camelot con noi”. Nonostante il dibattito avvenuto poco prima, Arthur non aveva il coraggio di guardare Merlin negli occhi, le parole pronunciate la sera precedente gli martellavano violentemente nella testa. Per permettere a tutti di riposare si offrì di fare il turno davanti al fuoco. Tuttavia, il moro non riusciva a dormire e facendo attenzione a non svegliare sua madre si alzò avvicinandosi ad Arthur “Posso sedermi?” domandò “Da quando chiedi il mio permesso per fare le cose?” rispose il principe senza staccare gli occhi dal fuoco “Lo prendo per un sì” disse Merlin sedendosi. Senza parlare lasciarono che la presenza di uno tranquillizzasse l’altro, lentamente, probabilmente senza accorgersene, si avvicinarono sempre di più fino a trovarsi spalla contro spalla, attaccati. “Grazie per essere qui” pronunciò Merlin rompendo il silenzio “Anche se secondo mio padre non è così, io credo che sia mio dovere, per la mia gente – rispose il biondo che poté giurare di aver visto disegnarsi delusione sul viso del moro e questo lo spinse a continuare – e poi sai che fidarmi non è il mio forte. Non posso prendere un altro servitore. Sarebbe certamente più bravo di te, ma non mi darebbe mai tutto quello che mi dai tu” disse quelle parole tutte d’un fiato. Quando si girò in direzione del moro, lo trovò che lo fissava, i loro visi vicinissimi; Arthur sentì il cuore scoppiargli nel petto, si sentiva incatenato negli occhi color del mare di Merlin, dal canto suo, il mago si inebriava di ogni parte di Arthur: della sua bellezza eterea, della sua bontà d’animo, di tutto il suo essere “Sei un enigma per me, Merlin” pronunciò flebilmente il biondo “Se solo vi sforzaste di conoscermi di più”, il moro sentì le parole morirgli in gola quando Arthur, senza rendersene conto, si leccò le labbra e contemporaneamente iniziò ad avvicinarsi sempre di più. Il biondo ormai aveva gli occhi fissi sulle labbra di Merlin, pensava a quanto potessero essere morbide e delicate, pensava che volesse assaggiarle. In quel momento, quando le loro labbra erano inevitabilmente ad un soffio, sentirono un rumore provenire tra gli alberi, che li fece sobbalzare, istintivamente Arthur sfoderò la sua spada e spinse Merlin dietro di sé. Per fortuna, si accorsero che si trattava solo di un animale che fuggì non appena sentì il calore del fuoco, grati per il pericolo scampato, i due si guardarono sorridendo, non riuscendo a nascondere l’imbarazzo per quello che sarebbe sicuramente successo poco prima se non fossero stati interrotti “Volete che vi dia il cambio?” chiese Merlin mentre il principe si rimetteva seduto “Non preoccuparti, vai pure a dormire”; senza rispondere, il moro si diresse verso il proprio giaciglio e spostò le coperte per avvicinarle a quelle di Arthur, a pochissimi metri da dove il principe stava facendo la guardia. Il biondo non mosse lo sguardo dal fuoco finché non fu certo che Merlin si fosse sdraiato, così si girò e si rese conto di cosa il giovane avesse fatto; si era spostato da vicino a sua madre per sistemarsi al suo fianco, Arthur si sentiva emozionato “Che cosa infantile” pensò tra sé, ma non riuscì a togliersi dal volto quel sorriso felice “Buonanotte Arthur” sentì pronunciare al giovane “Buonanotte a te, Merlin”. Nel frattempo, Hunit, che non si era persa neanche un passaggio del rapporto tra Merlin e Arthur da quando era arrivata a Camelot, e aveva assistito in silenzio a tutta la scena precedente, pensò che il suo amato figlio avesse finalmente trovato il suo posto nel mondo.

 

L’indomani, ripreso il viaggio, e avendo fatto meno soste possibili, arrivarono ad Ealdor nel tardo pomeriggio. La situazione che trovarono non fu per niente rosea “Hunit – tuonò un contadino – perché sei andata a riprendere tuo figlio, abbiamo già abbastanza problemi qui” vedendo lo sguardo sprezzante con cui Merlin guardava quell’uomo, Arthur intervenne “Hunit è venuta a chiedere aiuto e non le è stato negato, né da suo figlio, né da me” disse con fierezza “Chi siete voi?” chiese una donna anziana e stanca “Sono Arthur Pendragon, principe ereditario di Camelot”. Gli abitanti del villaggio si dissero grati per l’intervento del principe, tranne un ragazzo che dopo aver visto una piccola folla si fece largo tra la gente e si buttò di peso su Merlin “Scegli sempre i momenti peggiori per farti vedere” “Will!!!” pronunciò Merlin euforico. Arthur si infastidì parecchio per quelle dimostrazioni d’affetto tra i due, cosa che non sfuggì allo sguardo attento di Hunit. Dopo essersi staccato dall’abbraccio, Will si rivolse a Merlin, questa volta con fare serio “Perché lo hai portato qui Merlin – iniziò astioso – vuoi farci condannare?” in quel momento intervenne Arthur, non dando il tempo al moro di rispondere “Condannare? Sono qui per aiutarvi e per evitare che ci siano altre perdite”. Merlin ricordava bene l’odio di Will per i nobili, a causa di uno di loro, il giovane aveva perso il suo amato padre “Will – intervenne, dunque il mago – lui non è come gli altri… lui è… - in quel momento si bloccò, per la paura di poter usare parole, che alle orecchie di chiunque sarebbero potute suonare fin troppo amorevoli – lui è qui per aiutare tutti voi, davvero”, il giovane contadino guardò il suo amico con sorpresa “Lo stai difendendo Merlin? Davvero? E sentiamo, cosa ha intenzione di fare il TUO principe, che si è presentato senza nessun cavaliere al seguito?” “Ci difenderemo da soli?” intervenne Morgana attirando gli sguardi su di sé “Arthur non è uno di quei principi che sta tutto il giorno con le mani in mano – proseguì la ragazza – è un cavaliere. Il più valoroso e forte dell’intero regno, ed è lui stesso ad allenare i nostri soldati. Vi insegnerà a difendervi” i presenti iniziarono a rumoreggiare “Così moriremo tutti – sputò Will – non saremo mai in grado di contrastare quei briganti, era come pensavo. Se volevate aiutarci perché non siete venuto con dei cavalieri?” “Sono qui dopo aver disubbidito agli ordini del re, mio padre. Lui aveva negato a Hunit aiuto, in quanto il vostro villaggio si trova fuori dai nostri confini. Per me invece era giusto aiutarvi” Will rimase molto colpito da quella rivelazione “Mettete a rischio la vostra incolumità per aiutare dei contadini, solo perché è stata la madre del vostro servitore a chiedervelo?” Arthur si limitò a guardarlo con occhi fieri e soddisfatti, senza parlare “Lui non è come gli altri tesoro – gli sussurrò Hunit – il loro rapporto non è come tutti gli altri” e lì Will capì, si rese conto che c’era qualcosa che si era rifiutato di vedere, qualcosa che andava oltre la devozione di un servo al suo padrone e ora che se ne era reso conto, era così evidente come uno orbitasse intorno all’altro, come se più una certa distanza tra loro non fosse consentita, dovevano stare vicini, sempre. Il popolo, seppur con molte remore, si dimostrò entusiasta all’idea di farsi guidare da Arthur per difendere il proprio villaggio. Giunto il tramonto, tutti si ritirarono nelle proprie abitazioni, dandosi appuntamento per il giorno successivo per iniziare l’addestramento; Morgana e Gwen si sistemarono nella dimora di una signora che viveva sola, Merlin e Arthur si sistemarono invece, in quella che era la camera di Merlin “Mi dispiace che non sia ciò a cui siete abituato, Sire” si scusò Hunit “Non preoccuparti, va bene così. Merlin – iniziò rivolgendosi al giovane – tu rimarrai qui con me, se tua madre ha altre coperte ti sistemerai affianco al mio letto” “Il vostro letto – lo canzonò Merlin – fino a prova contraria quel letto è mio” “La prova contraria è che siamo entrambi ospiti di tua madre e io sono il principe ereditario, perciò il letto spetta a me” nel mentre del loro battibecco, Hunit, che pensava che sembravano proprio una vecchia coppia, si era recata a prendere delle altre coperte “Queste sono le uniche che ho, organizzati nel migliore dei modi figlio mio” e augurando la buonanotte a entrambi uscì dalla stanza chiudendo la piccola porta. “Starò scomodissimo sul pavimento” si lamentò Merlin “Hai altre idee?” chiese Arthur. Merlin guardò istintivamente verso il letto e immediatamente arrossì “Lasciate perdere, buonanotte” e senza attendere risposta, si sistemò nel giaciglio improvvisato. In piena notte, mentre si rigirava lamentandosi per il mal di schiena, Merlin sentì una mano afferrargli il braccio e tirarlo su “Che fate?” domandò tra l’insonnolito e l’indolenzito “Non ce la faccio più a sentire i tuoi lamenti, vieni qui!” ancora con gli occhi chiusi, Arthur si spostò schiacciandosi sul muro per fare spazio a Merlin in quel piccolo letto. Il moro, imbarazzato, si accovacciò vicino al principe dandogli le spalle andando così a finire inevitabilmente nella romanticissima posizione a cucchiaio. “Merlin – iniziò Arthur – se fai parola con qualcuno di tutto questo, ti metto al patibolo”, il moro sorrise, un sorriso che fece rumore e che contagiò il principe “Ho la bocca sigillata”. Poco dopo, nel silenzio della notte, Arthur decise di osare e lentamente iniziò a far passare un braccio sul fianco di Merlin; il moro ebbe un piccolo sussulto a quel contatto e sentì il cuore iniziare a battere all’impazzata. Il biondo poggiò il palmo della mano sul suo petto “Posso?” pronunciò imbarazzato, Merlin era incredulo, Arthur gli stava chiedendo il permesso di fare qualcosa “Certo” rispose piano. Il biondo si avvicinò ulteriormente a lui facendo combaciare i loro corpi e affondò il viso nei capelli e nel collo del moro. Merlin era inebriato da tutto quello che stava succedendo, decise di osare anche lui e molto lentamente portò la propria mano su quella di Arthur “Posso?” chiese imitando il biondo “Non devi chiederlo” rispose il principe, così Merlin intrecciò le loro dita; “Il tuo cuore batte fortissimo” “Scusate” sorrise il moro imbarazzato “Non scusarti, è bellissimo” “Tutto questo è bellissimo – iniziò Merlin per poi bloccarsi imbarazzato per quello che stava dicendo – anche il vostro cuore sta battendo forte, lo sento sulla schiena”, Arthur non rispose, troppo intento ad annusare i capelli del giovane servo senza farsene accorgere. “Non potrei sopportare l’idea di perderti – iniziò Arthur di punto in bianco, come se fino a quel momento fosse intento a formulare il discorso nella sua testa – mi dispiace se ti ho fatto partire con il pensiero che non mi importasse di te” per tutta risposta Merlin si portò alle labbra la mano del principe stretta nella sua e la baciò dolcemente, Arthur ebbe un brivido lungo tutto il corpo a quel contatto. “Non dovete dire niente – iniziò Merlin, stringendo maggiormente la mano di Arthur – siete al mio fianco ora, come lo siete sempre stato, conta solo questo” “Possiamo limitare il voi a quando siamo con le altre persone? Ora stona troppo” rise il biondo per smorzare l’imbarazzo; Merlin rise con lui e non disse nulla, per poi sussurrare “Non posso più immaginare la mia vita senza di te”, Arthur osò ulteriormente e diede un delicato bacio sulla parte di collo scoperto di Merlin “E’ un pensiero decisamente comune” così dicendo si accoccolò con la guancia sulla spalla del moro; si addormentarono così, inebriati dei respiri dell’altro, con una nuova e silenziosa consapevolezza nel cuore. 

 

Arthur si svegliò per colpa di un raggio di sole che dispettoso filtrava dalla finestra, con lo sguardo assonnato cercò di mettere a fuoco la scena davanti a sé: Merlin era ancora vicino a lui, non gli dava più le spalle, nel bel mezzo della notte doveva essersi girato verso di lui e continuava a dormire beatamente, come se quel piccolo giaciglio, decisamente non adatto per due persone, fosse il letto più comodo del mondo. Arthur si perse a guardarlo, una piccola parte di lui cercava ancora di negare quello che sentiva, ma non era più possibile, dormire con Merlin era stata l’esperienza più emozionante che avesse mai provato. Il divertimento avuto con qualsiasi fanciulla era nulla in confronto. Nella sua mente quel pensiero si faceva spazio con prepotenza: Merlin era bellissimo; la sua carnagione chiara, in perfetto contrasto con quei capelli neri come il carbone, le sue mani… Arthur avrebbe voluto essere accarezzato per ore e, Dei del Cielo… quelle labbra. Arthur avrebbe voluto affondarci dentro fino a non avere più fiato, avrebbe voluto bearsi di quella morbidezza e quella carnosità per sempre; istintivamente la sua mano si mosse verso le labbra di Merlin e gli tornò in mente il momento in cui, la sera prima, il moro gli baciò dolcemente la mano, voleva riprovare quel contatto “Sono così morbide, perfette” pensò mentre con l’indice le accarezzava dolcemente. Dentro di sé Arthur sapeva che avrebbe dovuto alzarsi da quel letto, sapeva che Merlin avrebbe potuto svegliarsi da un momento all’altro “E se avessi frainteso tutto la scorsa notte” iniziò a pensare timoroso, tuttavia non riusciva a muoversi, era come se ci fosse una forza che lo teneva incollato dov’era; era Merlin quella forza, e la fortissima attrazione che provava per lui.  Il moro iniziò a muoversi, segno che stesse per svegliarsi, Arthur provò ad alzarsi ma in quel momento Merlin, ancora con gli occhi chiusi, stiracchiandosi allungò un braccio avvolgendolo intorno all’addome del principe, stringendolo forte a sé. Il biondo non riuscì a resistere a tutto quell’affetto e portando una mano nei capelli di Merlin, iniziò a parlargli sommessamente accarezzandogli la testa “Merlin, svegliati. Dobbiamo iniziare l’addestramento” Merlin grugnì cose incomprensibili e Arthur sorrise; il moro lentamente aprì gli occhi e resosi conto della posizione in cui si trovavano ritrasse velocemente il braccio “Scusa” sussurrò imbarazzato “Non era una posizione così scomoda” sorrise Arthur. Entrambi si appoggiarono con la schiena al muro per darsi il tempo di svegliarsi per bene “Perché il tuo amico ce l’ha tanto con me?” chiese il principe ad un tratto “Lui odia tutti i nobili. Suo padre morì combattendo per Re Cenred e nessuno fece niente per evitarlo. Da quel momento ha perso ogni tipo di fiducia nella nobiltà”, Arthur rimase in silenzio a riflettere “E se avesse ragione su di me?” “Sai che non è così – intervenne immediatamente Merlin – tu non sei come gli altri, tu… - senza che se ne rendesse conto, sul suo viso spuntò un sorriso, parlava guardando dritto davanti a sé – tu sei speciale. Quando mia madre lo diceva a me non ho mai capito cosa intendesse davvero, ma da quando ti conosco l’ho capito; tu… sei speciale, in ogni senso, insomma… - continuò imbarazzato - sei il principe ereditario ed è la seconda volta che metti a rischio la tua vita per me” Merlin arrossì dopo aver pronunciato quella frase che uscì senza che lui potesse controllarla, e istintivamente si alzò dal letto, come per mettere distanza tra loro, come se con quelle parole avesse pensato di aver esagerato, di essersi esposto troppo, non sapendo come Arthur avrebbe potuto reagire; dal canto suo, Arthur era sorpreso e lusingato, nessuno aveva mai usato parole tanto sincere nei suoi confronti, in nessuno aveva mai visto quello sguardo quando parlava di lui, gli occhi di Merlin brillavano contagiati dal sorriso che aveva colorato il suo viso “Solo la seconda? – rispose per riprendere il controllo dei suoi pensieri – io direi di più” il moro sorrise e gli lanciò la maglia che il biondo doveva indossare “Io per te l’ho fatto sempre una volta in più”. 

 

Dopo essere stati raggiunti da Morgana e Gwen, e aver fatto una veloce colazione iniziarono l’addestramento dei contadini “La prima cosa che dovrete imparare a fare – iniziò Arthur al centro del villaggio, con tutti gli sguardi calamitati su di sé – è imparare a difendervi, a evitare i colpi, solo dopo potrete imparare ad attaccare”. Merlin era rapito, Arthur aveva sempre avuto il potere di conquistare le persone, di attirarle “Se continui a guardarlo così lo consumerai” una voce maschile lo destò dai suoi pensieri, il moro arrossì imbarazzato “Arthur ha carisma da vendere – iniziò – riesce a catturare lo sguardo di chiunque, per me non è diverso” Will rise vedendo la netta difficoltà dell’amico “Smettila Merlin. Ti conosco eccessivamente bene per sapere che c’è dell’altro nei tuoi occhi. Dove pensi che possa portarti tutto questo? Te lo dico io, ad ammazzarti. Come succederà a tutti noi” “Non dire così Will. Io mi fido di Arthur più di chiunque altro al mondo, se lui crede che possiamo farcela, ci credo anche io” il giovane guardò il mago con sguardo indagatore e poi continuò “Davvero ti fidi così tanto di lui, tanto da avergli detto il tuo segreto?” Merlin abbassò lo sguardo colpevole “Non glielo hai detto vero, come immaginavo, lo sai anche tu che ti farebbe ammazzare se lo scoprisse” il moro venne colpito da quelle parole “Non è così semplice Will, non è lui a decidere, non posso metterlo in quella situazione, non ancora – Merlin puntò lo sguardo in quello di William con fare sicuro – devi fidarti di lui. È la persona migliore che conosca” l’amico lo guardò senza parlare, e colpito da quelle parole, se ne andò. 

Merlin trovò Arthur seduto su un ceppo, intento a guardare i contadini allenarsi; si andò a sedere vicino a lui “Non ce la faranno mai – pronunciò Arthur a testa bassa, colpevole – li sto condannando”, Merlin gli diede una spallata amichevole “Arthur devi credere in loro, come loro credono in te, se non lo farai lo capiranno e perderanno quel barlume di speranza che sei riuscito a dargli. Guardali – gli disse indicando i contadini intenti a giostrare con i bastoni – gli hai dato qualcosa per cui lottare, gli hai dato uno scopo. Ma devi crederci tu per primo. Io credo in te, l’ho sempre fatto” Arthur alzò lo sguardo verso di lui, colpito, come al solito. Si fissarono per un tempo indefinito finché il biondo sussurrò “Grazie Merlin”. Poco lontani, William e Hunit assistettero alla scena, “Merlin è innamorato di lui” quella di Will non fu propriamente una domanda “E’ più di quello che io avessi mai potuto sperare per lui – gli disse Hunit commossa – si vede da lontano che sono destinati. Quando stanno insieme, so che andrà tutto bene”. 

 

Il sollievo per tutti arrivava con il calar del sole, erano giornate dure, ma i contadini davano il meglio di loro per proteggere i loro ideali, la loro terra. Giunti in camera per la notte, Arthur fece mettere Merlin direttamente nel letto “Mi servi in forze e non afflitto da dolori” sorrise il principe in modo rassicurante. Il moro diede di nuovo le spalle al biondo, tra loro c’era sì, attrazione, ma anche evidente imbarazzo; “Grazie per fidarti di me Merlin, tu… - Arthur fece una pausa come se cercasse di trovare le parole giuste – paradossalmente sei tu che hai forza per tutti e due. Mi fai trovare il coraggio per fare tutto” soffiò dolcemente Arthur. Merlin era emozionato nel sentire quelle parole “Io so chi sei Arthur – iniziò il moro con la voce tremante – sei tu che ogni tanto te lo dimentichi” sorrise Merlin che improvvisamente sentì una mano perdersi nei suoi capelli, Arthur gli stava facendo una carezza. Istintivamente Merlin si spinse verso di lui, verso quella carezza, il biondo lo prese per un braccio e lo fece girare, erano faccia a faccia, vicinissimi, talmente tanto che potevano sentire i propri respiri uno sulla bocca dell’altro, Arthur portò la mano che prima era nei capelli, sul viso del moro in una carezza delicata, dolce, bisognosa di contatto “Che stiamo facendo Arthur?” a Merlin tremava la voce, l’eccitazione dell’avere Arthur così vicino era diventata forte, a breve, ne era certo, ne avrebbe perso il controllo “Merlin, io… - iniziò Arthur con la voce roca, calda – ho bisogno di questo, ho bisogno di te. Ti sei preso prepotentemente un posto nella mia vita, ma non un posto al mio fianco, non come mio servitore e non come mio amico, ma un posto dentro di me, come parte di me. Lo so che dicendo questo sto rischiando di perderti perché potresti schifarmi complet…” Arthur non riuscì a finire la frase perché Merlin si gettò come un assetato sulle sue labbra, baciandolo, affondando le mani nei suoi capelli dorati e perdendosi in lui, il biondo portò entrambe le braccia a circondare le sue spalle rispondendo al bacio, incredulo, emozionato, felice. Quando si staccarono per evidente mancanza di aria si guardarono sorridendo “Non hai idea di quanto abbia sognato questo momento, mi sentivo così sbagliato” disse Merlin poggiando la fronte su quella di Arthur e dandogli delicati baci, per paura di perdere il suo sapore “Io mi sentivo sbagliato, mi sentivo stupido, ma l’unica cosa sbagliata è stare lontano da te” Merlin sorrise e baciò nuovamente il suo principe, mentre con il corpo lo sovrastava “Non ti facevo così romantico” lo canzonò “Oh, non lo ero, è tutta colpa tua” rispose Arthur con un sorriso che avrebbe riportato in vita i morti. Iniziarono a baciarsi di nuovo, come se ora che avessero scoperto i loro sentimenti reciproci non volessero più stare separati. Il loro bacio si faceva sempre più passionale, le loro mani iniziavano a cercarsi in modo più insistente e più approfondito, Arthur andò a insinuarsi sotto la maglia del moro affondando le dita nella sua schiena, “Sei bellissimo” ansimò il moro che si sentiva sempre più inebriato del sapore di Arthur “Tu lo sei, Merlin… ti amo così tanto”, Merlin non poteva credere a quelle parole, Arthur lo amava, Arthur lo amava e non era un sogno, con gli occhi che brillavano dall’emozione, il mago baciò il compagno con una dolcezza che fece tremare Arthur, e lentamente portò le mani ai lembi della maglia del principe per toglierla; quando Arthur rimase a torso nudo, Merlin pensò di impazzire “Dei Arthur… sei una scultura” pronunciò accarezzando delicatamente il petto del biondo, che imbarazzato sorrise. Si amarono intensamente per tutta la notte. Sapendo che ormai, più niente sarebbe stato in grado di separarli.

 

Il giorno successivo sarebbe stato il giorno dell’arrivo dei briganti, come durante l’ultima visita, questi ultimi avevano promesso ai contadini; gli abitanti avevano fatto progressi certo, ma Arthur dubitava fortemente che sarebbero riusciti a difendersi, ma non poteva darlo a vedere, come gli aveva detto Merlin, doveva dimostrare a tutti che credeva in loro, o sarebbe stata la fine… già… Merlin… da quando si erano svegliati non erano riusciti a togliersi gli occhi di dosso nemmeno per un momento, avevano sui rispettivi visi, sorrisi che non accennavano ad andarsene, e agli occhi di chi li conosceva, era tutto così ovvio “Finalmente sei riuscito a combinarne una giusta – Arthur venne riportato alla realtà dalla voce di Morgana – era ora che tu e Merlin chiariste i vostri sentimenti”, il biondo arrossì e si sentì scoperto, orribilmente scoperto, ed era una cosa che odiava enormemente “Ma di che diavolo parli, Morgana?” chiese mettendosi sulla difensiva “Non provare a fare il furbo con me Arthur, ti conosco troppo bene, e non ho mai visto quello sguardo sul tuo viso, e quel sorriso, non se ne vuole andare nemmeno adesso che stai provando a fare il duro” lo schernì la sorellastra. Arthur sorrise di un riso nervoso, imbarazzato, per Morgana era sempre stato un libro aperto e amava talmente tanto Merlin che non aveva più voglia di nasconderlo, anche se sapeva che sarebbe stato costretto a farlo, ma magari… non con tutti “Hai mai avuto paura di perdere qualcuno? – iniziò Arthur; la mora, sapendo con quanta difficoltà il fratello avesse intrapreso quel discorso, si sedette vicino a lui per spingerlo a continuare – hai mai provato qualcosa di molto forte per qualcuno con la consapevolezza di doverlo nascondere, con la paura di essere rifiutata e allontanata da quella persona che per te con il tempo è diventata… tutto” sospirò il biondo “Quando Merlin è andato via da Camelot mi sono sentito perso, finito, come se mi avessero amputato una parte del corpo, ho sempre saputo di provare qualcosa per lui, ma, anche se con molta fatica l’ho sempre controllato, ma quando l’ho visto andar via… mi sono sentito morire. Senza di lui nulla ha senso per me” il biondo parlava con lo sguardo basso, sapeva che se avrebbe guardato Morgana negli occhi non avrebbe mai avuto il coraggio di aprirsi così, la donna, dal canto suo, era commossa e felice di sentire quelle parole “Si – iniziò portando una mano sotto il mento del fratellastro per fargli alzare lo sguardo, Arthur la guardò – ho provato tutto questo e ho paura di aver rovinato tutto con l’unica persona che io abbia mai amato e che a sua volta mi ha amata allo stesso modo. Non so se per me sia tardi oppure no, ma sono contenta che tu non abbia fatto il mio stesso errore” in quel momento Morgana aveva abbandonato ogni tipo di sarcasmo, di freddezza, era solo una sorella fiera e orgogliosa dell’uomo che aveva davanti “Con Merlin ho fatto una miriade di errori, eppure non ha smesso un solo secondo di amarmi - gli spiegò Arthur - se il tuo è un amore così forte come mi hai detto, non sarà tardi. Fidati di me” Morgana sorrise di malinconia e cercò di togliere l’attenzione da su di sé “Con Merlin al tuo fianco so che farai sempre le cose giuste, lui tira fuori il lato migliore di te, e poi… era così palese quello che avete sempre provato uno per l’altro, gli unici a non accorgervene siete sempre stati voi - dopo aver fatto una delicata carezza al biondo si alzò  - Hai il mio totale appoggio Arthur, e lo avrai sempre” disse, infine, prima di andarsene. Dal canto suo, Merlin provava a distrarsi girando tra i contadini che non avevano smesso un momento di allenarsi, ma la sua mente era altrove, non faceva altro che pensare ad Arthur e a quello che era successo la notte precedente, avevano fatto l’amore. Non faceva altro che avere flash della notte passata con lui, le loro mani intrecciate, il corpo di Arthur sul suo che si muoveva a ritmo mentre erano uniti in ogni senso, ogni bacio, ogni ansimo, ogni goccia di sudore che si erano a vicenda baciati, il ricordo era così vivo che a Merlin sembrava di viverlo sul momento, si bloccava, con gli occhi persi, la bocca secca e l’eccitazione che sembrava infuocare tutto il suo corpo “Credi che sarai felice vicino a lui?” la voce di Will lo destò dai suoi ricordi e l’imbarazzo di essere scoperto ad avere certi pensieri lo fece arrossire visibilmente “Il mio posto è vicino a lui” rispose Merlin cercando di rimanere vago “Avanti Merlin… sai di cosa parlo. Da quando siete usciti da casa di Hunit non riuscite a togliervi gli occhi di dosso, più del solito, ed entrambi avete sul viso un sorriso davvero da babbei” lo schernì l’amico che si vide arrivare addosso la bisaccia dell’acqua “Non ti posso nascondere davvero niente eh” rispose Merlin abbassando ogni difesa “Non capisco perché vuoi farlo, ci conosciamo da quando siamo nati e sai che non ti giudicherei mai in nessun modo” “Non a me, ma a lui si” Will fece vagare gli occhi lontani da quelli del moro, stizzito “Non voglio che ti faccia del male, è un nobile, e non uno a caso, è il principe ereditario, e tu sei il suo servitore con un segreto piuttosto ingombrante… ti distruggerai Merlin” “Will – iniziò il moro, avrebbe tanto voluto che Will capisse come era Arthur davvero – Arthur è speciale, darebbe la vita per me, come la darebbe per proteggere ognuno di voi, ogni persona, lui ha un cuore nobile, un animo gentile. Sai che non mi sarei mai innamorato di una persona che non fosse stata così” a quelle parole si pietrificò, aveva ammesso ad alta voce, ad un’altra persona di amarlo, era preoccupato della reazione che Will avrebbe avuto, dopotutto è sempre stato una testa calda, ma l’amico lo stupì: si avvicinò abbracciandolo e gli sorrise sinceramente “Non mi resta nient’altro da fare se non fidarmi di te, va bene Merlin, se tu credi in Arthur.. lo farò anch’io”, il mago era commosso, finalmente tutto sembrava andare per il verso giusto, ma si sa… la pace a volte è una cosa davvero effimera, mentre era ancora intento a ringraziare il suo migliore amico sentirono delle grida provenire da poco lontano “Stanno arrivando! Stanno arrivando” gridava un uomo che aveva il compito di vedetta. Immediatamente Merlin e Arthur si cercarono con lo sguardo, dovevano pensare a qualcosa; si raggiunsero in poche falcate e istintivamente il biondo portò la mano dietro il collo del moro avvicinando le loro fronti “Andrà tutto bene Merlin, d’accordo?” chiese Arthur, il mago fece segno di sì con la testa e quando il biondo stava per allontanarsi, Merlin lo bloccò per un braccio “Arthur… promettimi che qualsiasi cosa succederà oggi – fece una pausa, timoroso – promettimi che non cambierai opinione su di me” il biondo si allarmò, di cosa stava parlando “Merlin… non è il momento per essere enigmatico, di cosa parli?” “Promettimelo Arthur” il biondo guardò in direzione della radura, i briganti si stavano avvicinando, senza pensarci, dimenticandosi di Will e di qualsiasi altra cosa portò di nuovo la mano dietro il collo di Merlin e lo attirò a sé per un bacio spaventato, ma fiducioso “Ti basta come risposta?” disse prendendolo per un braccio ed iniziando a scappare “Forza muoviamoci” urlò rivolto anche verso William. Il principe riuscì a radunare tutti nel fienile che era diventato anche un armeria “Abbiamo pochissimo tempo – iniziò il biondo vedendo le facce colme di panico dei contadini – è stato stupido pensare che dei briganti rispettassero la parola data e sarebbero giunti a noi domani. Vi siete allenati con talmente tanta forza e tenacia che non vedevo più da tempo neanche in molti dei miei cavalieri. Voi combattete per qualcosa di molto importante, combattete per le vostre case, per il vostro cibo, per la vostra libertà – il biondo fece una pausa, cercando Merlin, che come al solito, era al suo fianco, vigile - saremo tutti insieme lì fuori, non combatteremo ognuno per sé, combatteremo come fossimo un corpo solo. Ce la faremo. Dobbiamo credere in noi. Per Ealdor” gridò issando la spada. Con sua grande sorpresa, tutti: uomini, donne, bambini, si unirono a lui entusiasti “Per Ealdor” gridarono all’unisono. In pochissimi minuti crearono un piccolo piano d’attacco per cogliere i briganti di sorpresa, il tutto mentre alcuni uomini si infilavano le cotte di maglia e Arthur e Merlin si aiutavano reciprocamente con l’armatura “Andrà tutto bene” ripeté il biondo come un mantra “Non ti lascerò solo, Arthur. Ti proteggerò fino al mio ultimo respiro” Arthur sorrise “E’ proprio quello che temo. Sono io che devo proteggere te Merlin” questa volta fu il turno del moro di sorridere “Dovresti smetterla di sottovalutarmi…” lo schernì. Il biondo gli rivolse uno sguardo dolce e forse un po’ colpevole “Hai ragione, lo faccio spesso, ma solo perché ho paura di perderti. So benissimo che sei la persona più coraggiosa che mi sia mai stata affianco” “Andrà tutto bene, Arthur… te lo prometto” sussurrò il moro. Era il momento, avrebbero attaccato dalla parte esterna del villaggio, mentre i briganti erano intenti a cercarli nelle case. La battaglia fu impervia, purtroppo, come era prevedibile, anche tra gli abitanti del villaggio ci furono delle perdite, ma i briganti erano stati sconfitti. Arthur si diresse verso Merlin, intento ad aiutare alcuni contadini feriti a rimettersi in piedi “Ce l’abbiamo fatta” diceva con occhi che brillavano verso il suo compagno. Merlin amava Arthur nei momenti delle battaglie, aveva una carica e un’adrenalina che lo rendevano ancora più unico, più bello e più splendente. Mentre gli rivolgeva un sorriso sincero, il moro vide arrivare alle spalle del principe il capo dei briganti, ferito a morte, che con l’ultimo barlume di forza scagliò una freccia in direzione del biondo. Merlin gridò “Arthur” e senza pensarci si mise nella traiettoria della freccia che lo trafisse, poco più sotto del cuore, ma comunque molto vicino, il moro cadde a terra. Arthur ebbe appena la lucidità di colpire a morte l’assalitore, che vide Merlin accasciarsi addosso a lui “Merlin” l’urlo di Arthur fu straziante, roco, disperato, tanto che Hunit, appena uscita dal fienile dove era a riparo con le donne più anziane e i bambini, si girò di scatto e corse con tutto il fiato che l’età le consentiva per raggiungere il punto in cui era suo figlio e trovarsi davanti una scena disperata: Merlin era steso su Arthur, che in ginocchio provava a tenerlo sveglio accarezzandolo, parlandogli, mentre le lacrime copiose e disperate bagnavano il suo volto, cadendo su quello del figlio che stava diventano perlato molto velocemente. “Merlin, dei del cielo cosa è capitato a mio figlio? Cosa gli hanno fatto?” gridò Hunit portandosi le mani alla bocca, fu raggiunta immediatamente da Will che la sostenne “Merlin svegliati – sussurrava il principe – amore mio devi svegliarti” il moro aprì flebilmente gli occhi “A-Arthur..” parlava a fatica, l’unica cosa che sentiva era tanto dolore, e paura “Sono qui Merlin, non ti lascio – il biondo gli accarezzò dolcemente il viso, era freddo, il panico si impossessò di lui – ti curerò Merlin, deve esserci un modo” il moro sorrise debolmente, un sorriso di tristezza “A-Arthur… n-non odiarmi…” il biondo non capiva, aveva solo tanta paura “Odiarti… ma che stai dicendo Merlin, io ti amo più di ogni cosa” lo disse non preoccupandosi di tutte le persone che lo stavano ascoltando, non notò il gruppo di persone che si radunò intorno a loro, non notò Morgana e Ginevra che si sostenevano piangendo davanti a quella scena straziante, non notò Hunit e William, disperati a pochi passi da loro “N-non te l’ho tenuto s-segreto perché non mi fidavo di te – aveva iniziato Merlin, faceva molta fatica a parlare, ma doveva dirglielo – non te l’ho d-detto p-perché non potevo metterti nella d-difficoltà di scegliere tra me e t-tuo p-padre” Arthur non capiva, di cosa stava parlando? “Merlin… di qualsiasi cosa parli non mi importa, io ti amo, non mi importa, voglio solo che guarisci” si sentiva un bambino, ma in quel momento lo era, non era altro che un bambino che aveva paura di perdere tutto “Curati Merlin!” la voce di Will arrivò come un suono disperato “Puoi farlo! Smettila di nasconderti, curati! Stai morendo santo cielo, smettila di pensare sempre agli altri” Will era arrabbiato, triste spaventato “Di cosa stai parlando? Come può curarsi da solo?” “W-Will no… t-ti prego” Merlin aveva paura a dirgli la verità, lo avrebbe odiato, e non poteva sopportare che l’ultima cosa che avesse visto sarebbe stato lo sguardo ricolmo di odio di Arthur “Lui può curarsi, lui ha sempre aiutato tutti noi, ha aiutato voi, molteplici volte, lui ha la magia, ma a costo di stare al vostro fianco ha rifiutato tutto quello che era, ha rifiutato la sua natura per voi, e ora sta morendo… per colpa vostra!” Will era un fiume in piena e non riusciva a far altro che inveire contro il principe che come un pugno nello stomaco assimilava quelle parole, il suo Merlin, un mago… questo spiegava tante cose che fino a quel momento non avevano avuto un vero e proprio senso, Merlin aveva sempre tenuto nascosto la sua vera natura, aveva sempre rischiato di morire per mano di suo padre e delle sue leggi, solo per stare al suo fianco, quanto poteva essere sconfinato l’amore di quel giovane ragazzo, inerme e così incredibilmente coraggioso “M-mi d-dispiace A-Arthur, io t-ti amo, l-la mia a-anima s-si è i-innamorata di te dalla p-prima volt-a che t-ti ho v-visto… i-io…” Merlin non riusciva a continuare, la vita lo stava abbandonando, e le lacrime iniziarono a rigare il suo viso “Shh… non mi importa Merlin – il biondo lo accarezzava dolcemente, piangendo – non mi importa se sei un mago, non mi importa di nulla, io ti amo, mi sono innamorato di te con o senza la magia, il fatto di avere dei poteri e che tu li abbia usati per rimanere al mio fianco ti rende ancora più speciale, più unico… curati Merlin, se puoi farlo, curati, ti prego amore mio” Arthur lo stava implorando, voleva solo che vivesse, al diavolo la magia, al diavolo le bugie, al diavolo tutto in quel momento, voleva solo far in modo che Merlin potesse vivere, per poi parlare di quell’immenso disordine che erano le loro vite, faccia a faccia, insieme, per discutere e poi finire a fare l’amore, come la sera precedente. Non voleva nient’altro “P-portami da G-gaius… l-lui s-sa…” Merlin perse i sensi prima di riuscire a finire la frase, Arthur capì che le lacrime erano durate troppo, era il momento di agire, o avrebbe perso l’uomo che amava “Chi è il medico qui?” chiese con voce autoritaria “Il vecchio Centor” rispose un uomo “Portatelo immediatamente qui” in meno di un minuto, un uomo anziano si fece strada tra la piccola folla e si avvicinò a Merlin e Arthur, che si trovavano ancora nella stessa posizione “Pensi che ce la farà ad affrontare un giorno e mezzo di cammino?” il vecchio esaminò la ferita del moro, incerto “Per prima cosa bisogna togliere questa freccia e disinfettare la parte scoperta – l’anziano fece una pausa e guardò Arthur con rammarico e… pena – ma un giorno e mezzo di cammino è comunque troppo mio signore. È molto debole, la vita lo abbandona lentamente, credo che la freccia abbia mancato il cuore, per questo è ancora tra noi, ma dovrete metterci molto meno” Arthur non se lo fece ripetere due volte, con tutta la delicatezza possibile adagiò Merlin al suolo per permettere al medico di medicarlo alla bene e meglio e nel frattempo prendeva la situazione in mano, o almeno, tra il panico e la rabbia, ci provava “Medicalo più in fretta che puoi – disse al medico per poi rivolgersi ai contadini e alle due donne arrivate a Ealdor con lui e Merlin – ho bisogno di un cavallo che sia in forze, una coperta pesante, tre bisacce d’acqua e una sacca di cibo. Io e Merlin partiremo tra pochi minuti verso Camelot”, mentre le donne si apprestavano a fare tutto ciò che Arthur aveva ordinato, Morgana, Hunit e William si avvicinarono a lui “Sire perché così poche cose, il viaggio è lungo” chiese allarmata la mamma del moro “Devo fare di tutto per farlo durare il meno possibile, dovrò viaggiare leggero ed evitare il più possibile soste. Morgana – disse rivolgendosi alla sorellastra – manderò dei cavalieri a prendere te e Ginevra non appena giungeremo a Camelot, e farò in modo che abbiano un messaggio di buona notizie per voi, Hunit” la donna rimase molto colpita, Arthur le si era rivolto con reverenza… a lei, una popolana “Sire… non dovete…” il biondo percepì l’imbarazzo della donna “Non siete una semplice popolana Hunit, siete la madre di Merlin, meritate molto più di questa semplice formalità…” Arthur fece una pausa, guardando Hunit con rispetto e sentendosi addosso lo sguardo materno che non aveva mai avuto e che lo fece sentire in un certo senso protetto. “Il ragazzo è pronto Sire” la voce del medico li ridestò, mentre altri contadini portarono il cavallo con tutto ciò che il principe aveva chiesto; lentamente il biondo si avvicinò a Merlin che giaceva a terra, il suo corpo era freddo ma il respiro c’era, seppur debole; lo prese delicatamente in braccio e lo adagiò sulla sella, salendo poi lui stesso, diede un’ultima occhiata verso Hunit, Will, Morgana e Ginevra, che lo guardavano con fiducia “Lo salverò – disse rivolto a Hunit – Morgana, i cavalieri verranno in un paio di giorni” così dicendo, corse via. Galoppava come un forsennato, non voleva vedere i sentieri, non esistevano pericoli incombenti, solo una poteva essere la catastrofe, poteva perdere Merlin, ma non sarebbe mai successo. Nonostante volesse impiegarci il minor tempo possibile sapeva che era costretto a fermarsi per la notte, non poteva andare avanti al buio e il cavallo, per quanto viaggiasse “leggero” (se così si potevano chiamare due persone, di cui una a peso morto) aveva bisogno di riposare o non avrebbe retto il ritmo fino a Camelot, ma doveva comunque avvicinarsi il più possibile, doveva guadagnare tempo e così decise di sfruttare fino all’ultimo barlume di luce. Quando ormai il sole era del tutto calato fu costretto a fermarsi all’interno di una conca che creava una piccola grotta, aveva adagiato Merlin con la schiena poggiata alla roccia e dopo averlo coperto accese un piccolo fuoco. Prese la bisaccia e molto dolcemente bagnò le labbra del suo uomo; quelle labbra, gli davano il piacere più grande che avesse mai provato e ora erano così fredde, screpolate “Ti salverò amore mio, fosse l’ultima cosa che faccio” sussurrò. Il solo pensiero di perderlo lo dilaniava, se pensava a cosa avesse significato non averlo più intorno, svegliarsi la mattina e non vedere il suo sorriso, non doverlo riprendere per i milioni di disastri che combinava durante la sua giornata di lavoro. E poi… la magia… se ci pensava ancora non poteva crederci, perché era giunto lì se sapeva che era cosi pericoloso? Il destino… quante volte Merlin gliene aveva parlato, chissà quante cose il moro sapesse, che lui ignorava completamente. E tutte le volte che lui lo aveva trattato male, o che aveva visto suo padre compiere una palese ingiustizia, Merlin era rimasto in silenzio, reprimendo tutto il suo dolore e tutto quello che lui fosse, solo per rimanergli vicino, solo per non lasciarlo mai, quanto poteva essere sconfinato quell’amore? Ora gli veniva anche il dubbio di non meritarlo davvero un amore così… “Devi sopravvivere – disse con la voce spezzata, guardando in direzione del moro – mi devi raccontare così tante cose”. Con non poca fatica il principe riuscì a chiudere un po’ gli occhi per riposarsi, doveva essere in forza per affrontare l’ultima parte del viaggio. Il mattino seguente, precisamente poco dopo l’imbrunire Arthur fu svegliato da una voce flebile che lo chiamava, era Merlin, in preda a quelle che sembravano piccole convulsioni. Il principe si alzò di scatto e si avvicinò a lui “Merlin, Merlin che succede…” il moro era assente, ma fu come se percepisse il contatto con la pelle di Arthur, perché i tremori si fermarono “A-Art…” la sua voce era sempre più bassa “T-Ti a-amo…” il biondo sorrise mentre delle lacrime amare rigavano il suo viso in silenzio “Anche io, idiota. Non sforzarti. Tra poco saremo da Gaius”. 

 

Quando entrò nelle stanze del cerusico, Arthur dimenticò completamente quali fossero le buone maniere; spalancò la porta con un calcio, facendo sobbalzare Gaius che non appena vide Merlin svenuto tra le braccia del biondo dimenticò ogni cosa che stesse facendo: “Buon Dio, Sire, cosa è successo a Merlin?” Arthur rispose senza guardarlo, adagiando dolcemente Merlin sul letto del medico “Una freccia, molto vicina al cuore. E’ accaduto ieri ma eravamo lontani, non sono riuscito ad arrivare prima. Dimmi che non è tardi Gaius” poteva somigliare ad un ordine, ma in realtà era una preghiera disperata. Il medico senza più degnare il principe di uno sguardo si concentrò unicamente sul giovane ragazzo disteso inerme davanti a lui; non poteva perderlo. Non poteva perdere colui che rappresentava una salvezza per tutti, a prescindere dalla magia, Merlin era il figlio che non era mai riuscito ad avere, era l’equilibrio perfetto di cui quello zuccone di un principino avesse bisogno. Tutti avevano bisogno della presenza di Merlin al castello, e lui lo avrebbe salvato, avesse anche dovuto infrangere tutte le leggi. Lentamente spogliò il giovane della giacca e della maglia, era freddo e debole, la ferita era profonda, ma medicata “Chi ha fatto questa medicazione?” Arthur era intento a guardare il suo amore, ricordava perfettamente ogni parte del suo corpo che solo due notti prima aveva amato, accarezzato, baciato in ogni parte “Il medico di Ealdor” rispose ridestandosi. A quelle parole Gaius si girò di scatto “Non lo avrei mai mandato da solo, Gaius. Ho disubbidito a mio padre, lo so, ma non mi importa. Lui può guarire, ne sono certo - fece una pausa non sapendo bene che parole usare - dovrai solo rimetterlo in forze e lui può curarsi, con la magia” Gaius rimase a fissare immobile il giovane principe davanti a sé, come faceva a sapere della magia? “Gaius… - iniziò il biondo notando la faccia interdetta del cerusico - so che lo sai. Ma non mi importa niente dei poteri di Merlin, non mi importa se può distruggermi con un soffio perchè nonostante avesse avuto migliaia di occasioni o di motivi per farlo non lo ha mai fatto. Non dirò nulla a mio padre. Lui ha sacrificato la sua vita per me dal primo giorno che ha messo piede a Camelot, e io non l’ho mai nemmeno immaginato. Io ho bisogno che lo salvi Gaius. Ho bisogno di Merlin… vicino a me” le ultime parole erano un sussurro, un miscuglio perfetto di imbarazzo e paura. Ma non gli importava, ne era in gioco la vita di Merlin, non c’erano più regole. In tutto quel tempo Gaius non aveva proferito parola, guardando quel giovane che nonostante il suo rango sociale lo stava supplicando, si stava mettendo a nudo, ammettendo che per Merlin avrebbe fatto qualsiasi cosa e disubbidito a qualsiasi legge “Lo salveremo Sire. Merlin è molto più forte di quanto immaginiate. La ferita è profonda e la freccia che lo ha colpito si è molto avvicinata al cuore, tuttavia non lo ha toccato. La medicazione è stata fatta molto bene e voi siete stato un lampo a portarlo qui - fece una pausa, guardando il principe con un sorriso accennato - non vorrei essere nei panni del povero cavallo che avete spronato”. 

 

Il medico era intento a preparare un unguento con alcune erbe che avrebbe applicato sulla ferita per disinfettarla e scacciar via qualsiasi possibilità di infezioni, era al suo tavolo, di spalle al letto dove Merlin era adagiato con Arthur seduto al suo fianco. Si era messo di spalle appositamente per lasciare al biondo la possibilità di stare vicino all’amico senza sentirsi i suoi occhi addosso. Arthur, dal canto suo, se ne infischiava della presenza di Gaius, non si vergognava, sapeva che lui non lo avrebbe mai giudicato; con delicatezza, quasi con la paura di fargli male, fece una leggera carezza a Merlin, gli mise una mano sui capelli facendola poi scendere sulla guancia, era pallido, ma meno freddo. Gaius gli aveva spiegato che la ripresa sarebbe stata lenta, ma Merlin era forte. Già, Merlin era una roccia, il suo Merlin, non si sarebbe fatto mettere fuori gioco da una stupidissima freccia “Sei un mago - aveva iniziato a sussurrargli sorridendo, sperando che Merlin potesse sentirlo e magari aprire gli occhi - a detta di chi ne sa qualcosa, il più potente che abbia mai camminato su questa terra. Non puoi morire per una freccia come una mezza calzetta. Ti devi svegliare - la voce iniziava ad incrinarsi e gli occhi a diventare lucidi - mi devi raccontare le centinaia di volte in cui mi hai salvato la vita o mi hai permesso di compiere le mie missioni. Mi devi raccontare delle volte in cui mio padre ha rischiato di scoprirti e tu sicuramente avrai inventato scuse assurde” cedendo alla disperazione Arthur aveva appoggiato la fronte su quella del compagno “Devi svegliarti amore mio, io non ce la faccio ad affrontare le mie responsabilità senza di te al mio fianco, senza il tuo sorriso, senza le tue sciocchezze che riescono sempre a farmi ridere anche se non è opportuno. Ci siamo appena trovati… non ti posso perdere. Ti prego!” Arthur stava piangendo e Gaius continuava a far finta di lavorare, rimanendo di spalle a quella scena straziante mentre delle lacrime silenziose rigavano il suo viso segnato dal tempo, commosso per le dolci parole d’amore che aveva appena sentito pronunciare al principe ereditario di Camelot. Improvvisamente qualcuno bussò alla porta, Arthur si ricompose velocemente, allontanandosi da Merlin e andando verso il tavolo da lavoro del cerusico che nel frattempo, lanciandogli un veloce sguardo d’intesa, andò ad aprire. Era Sir Leon. “Scusate Gaius, il principe Arthur mi ha mandato a chiamare” il medico fece cenno a Leon di entrare “Cosa è successo a Merlin?” chiese subito il cavaliere preoccupato “Siamo andati a Ealdor e Merlin è stato ferito da una freccia - iniziò a raccontare Arthur - Gaius lo sta curando ma ho dovuto fare in fretta per farlo arrivare qui prima che fosse tardi. Morgana e Ginevra sono ancora lì. Ho bisogno che tu le vada a prendere” Leon sentì il panico impossessarsi di lui nell’udire che le due donne erano rimaste lì giù da sole, cosa era saltato in testa ad Arthur? “Certo Sire”, Arthur diede disposizione che non sarebbe andato da solo ma avrebbe portato con sé tre cavalieri, la strada era lunga e poteva essere pericoloso. “Sono circa due giorni di cammino, ora lì al villaggio sono al sicuro, ma cercate di fare in fretta, mio padre non deve sapere che ho lasciato Morgana da sola nel regno di Cenred”. Congedato l’amico, Arthur tornò a concentrarsi su Merlin, Gaius gli stava medicando la ferita e lui non risparmiava espressioni di dolore ad ogni contatto “E’ un buon segno - disse il medico - vuol dire che risponde agli stimoli. Continuate a parlarci. Lo aiuterà”.

Morgana con più discrezione possibile andò a sedersi affianco a Hunit, intenta a bere una bevanda calda fuori dalla porta della sua abitazione “Merlin riuscirà a salvarsi - iniziò la mora cercando di infondere coraggio sia a se stessa, sia alla donna di fronte a lei - è una forza della natura, e ora capisco quanto è speciale. Nessuno di noi tradirà Merlin a Camelot. Te lo prometto” Hunit rivolse a Morgana un sorriso stanco “Grazie. Mi dispiace che siate relegata qui. So che non è quello a cui siete abituata. Merlin è fortunato ad avere amici come voi. Mi ha sempre detto tiene molto a tutti voi, mia signora”. La mora sorrise, pensierosa “E’ quasi impossibile non volere bene a Merlin. Lui si è sempre prodigato per aiutare tutti, anche a discapito della sua incolumità. Tutte le volte che è andato in missione con Arthur… proteggerlo dai pericoli è sempre stato il suo unico scopo. Un legame come il loro è raro da trovare, sono fortunati” “Lo troverete anche voi - intervenne Hunit - era destino che loro si incontrassero, e sono certa che la persona destinata a voi, è già sul vostro cammino” Morgana non poté far a meno di pensare a un giovane cavaliere con i capelli rossi e ricci che, sperava, stesse cavalcando verso di lei. Le due donne entrarono in casa per andare a riposarsi, altri due giorni e i cavalieri inviati da Arthur sarebbero arrivati con delle notizie su Merlin. 

Il mago si svegliò nel bel mezzo della notte, sentiva caldo, e un dolore insopportabile all’altezza del petto, cercando di alzarsi per guardarsi intorno guaì di dolore e vide Arthur svegliarsi e avvicinarsi velocemente a lui, probabilmente si era addormentato vicino al tuo letto “Amore mio sei sveglio” senza pensarci gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Ad Arthur sembrava di essere finalmente tornato a respirare, le labbra di Merlin erano screpolate, secche, ma non gli importava, era tutto quello di cui aveva bisogno “Ciao - pronunciò Merlin sorridendo - deve essere stato il bacio più orrendo della tua vita” Arthur sorrise senza smettere di accarezzare l’amico “Sei un idiota”. Nonostante la vicinanza dell’uomo che amava lo facesse sentire bene, Merlin non riusciva a muoversi, era indolenzito e incredibilmente debole. Chiese ad Arthur cosa fosse successo e il biondo iniziò a raccontare. Merlin non ricordava di aver rivelato di avere la magia e si trovò in difficoltà, in imbarazzo “A-arthur io… non avrei voluto che lo scoprissi così, non so cosa dire” il biondo si sedette al suo fianco, sul letto “Non devi dirmi niente, o almeno… niente per giustificarti. Quando Will lo ha detto sono rimasto sorpreso. Ma non potevo pensare ad altro se non a salvarti in quel momento. E adesso…” Arthur fece una pausa, stava cercando le parole giuste da usare “Merlin, sono sempre stato cresciuto con mio padre che mi diceva che la magia era il male, e io sono sempre stato molto confuso in merito. Ma quando ho scoperto che tu hai la magia, non me n’è importato nulla. Tu sei Merlin, tu sei il mio Merlin sia con i poteri che senza. Tu non puoi essere pericoloso, o tanto meno cattivo”. Il moro sorrise debolmente sentendo le dolci parole del compagno “La magia non è né cattiva né buona, Arthur. Dipende dall’uso che se ne fa. Sono le persone il problema, non la magia” il principe poggiò la sua fronte su quella del compagno “Non mi importa se mio padre non capirà, io ti amo e farò in modo che non ti succeda niente” i due si scambiarono un dolce bacio, molto lentamente Merlin si spostò da un lato del giaciglio e fece segno ad Arthur di sdraiarsi vicino a lui, il biondo lo accontentò e nel giro di pochi minuti il moro cadde nel sonno profondo; era debole e aveva bisogno di riposo. Non appena fu certo che l’amico dormisse profondamente Arthur si alzò e tornò a sistemarsi sulla panca su cui era prima, non poteva rischiare che qualcuno li vedesse, anche se fosse stato Gaius. 

 

I cavalieri galoppavano in fretta in direzione di Ealdor, avevano viaggiato molto e ormai mancava poco. Leon aveva solo un desiderio, rivedere Morgana. Quando Arthur gli aveva confessato che l’aveva lasciata al villaggio, seppur con Ginevra, avrebbe voluto urlargli contro che era stato un pazzo, che non doveva permettersi di lasciare Morgana da sola in un villaggio sperduto nelle terre di Cenred; Arthur era stato un irresponsabile e avrebbe tanto voluto poterglielo urlare contro. Fosse per lui non si sarebbe fermato neanche per la notte, ma cavalcare con il buio sarebbe stato troppo pericoloso e i cavalli avevano bisogno di riposare. Se pensava a Morgana lo stomaco gli andava sottosopra, era innamorato di lei praticamente da sempre, e a parte un bacio quando erano ragazzini non ci fu mai nulla tra loro. Al mattino, non appena uscì il primo spiraglio di luce, i cavalieri partirono di nuovo in direzione di Ealdor, sarebbero arrivati entro mezzogiorno. Appena varcato il confine tra i due regni l’area cambiò nettamente; erano nelle terre di un sovrano nemico di Camelot e ogni cosa che indossavano: le armature, i mantelli, gli scudi, tutto aveva addosso il simbolo della casata Pendragon. Quando giunse al castello, Hunit disse che a Cenred non importava dei villaggi di confine, quindi la paura non era trovare dei cavalieri, bensì dei briganti, che si sentivano liberi sapendo che nessuno li avrebbe controllati. “Sto arrivando Morgana” Leon non fece in tempo a formulare quel pensiero e a spronare il suo cavallo, che una freccia gli passò davanti gli occhi infilandosi nel suo braccio destro. L’urlo di dolore sembrò un richiamo per tutti e quattro i briganti appostati che iniziarono ad uscire dai loro nascondigli avventandosi sui cavalieri. Leon combatteva con ancora la freccia conficcata nel braccio, con il sangue che gocciolava e nell’impeto della battaglia schizzava qui e là. Per i cavalieri fu una battaglia semplice, sconfissero in poco tempo tutti i briganti che non avevano certo le capacità di un cavaliere. Chi ne uscì tuttavia malconcio fu proprio Leon, il sangue che aveva perso lo aveva indebolito e aveva permesso al guascone di attaccarlo e ferirlo al fianco con una spada, non era grave, ma era pur sempre una ferita. Sir Surray, su ordine dello stesso Leon, entrasse con fermezza la freccia dal braccio del commilitone e prontamente tamponò la ferita e vi strinse intorno una fasciatura; senza esitare i cavalieri rimontarono a cavallo e proseguirono verso la loro meta, mancava poco. 

 

Morgana, vivendo in quel villaggio, iniziava a pensare a quanto senza rendersene conto, la vita di agi e comodità l’avesse allontanata dalla realtà. Come poteva stare con le mani in mano mentre vedeva donne di ogni età spaccarsi la schiena senza chiedere niente a nessuno. Al castello avevano la servitù, e nonostante Ginevra fosse una sua cara amica, non aveva mai veramente pensato alla fatica che comportasse essere una serva, nonché la sua dama di compagnia. Non voleva più stare con le mani in mano e mentre vedeva Hunit che prendeva da terra pesanti balle di fieno per spostarle dal campo al fienile, decise di unirsi a lei “Aspetta, ti aiuto” la donna fu colta di sorpresa “No, non posso chiedervelo. Non serve che mi aiutiate, veramente. Sono abituata a questi lavori” Morgana non si fece intimorire dal rifiuto e prese la balla di fieno in modo che potessero portarla in due “Non me lo stai chiedendo, sono io che mi sono offerta” Hunit capì che sarebbe stato inutile controbattere e avrebbe silenziosamente accettato l’aiuto della mora. Una volta terminato il lavoro le tre donne si ritrovarono riunite intorno al tavolo della piccola casa di Hunit, mentre mangiavano quello che aveva donato loro la terra. Morgana, terminato il suo pasto, si alzò per mettere via le sue stoviglie e fu prontamente fermata da Ginevra “Mia signora, voi non dovete fare questo” la mora lasciò che l’amica togliesse i loro piatti e si sedette di nuovo di fronte la mamma di Merlin. “Sembra che nessuno voglia che io tocchi niente” sorrise con sarcasmo “Non vi arrabbiate mia signora” “Morgana!” la interruppe bruscamente la giovane “Chiamami Morgana, per favore” “Morgana… vi fa onore tutte quello che state facendo e che volete fare; ma per noi non è facile permettervi di farlo - e cosi dicendo volse lo sguardo verso Ginevra, intenta a lavare e sistemare le stoviglie - i popolani crescono così, con la convinzione e la consapevolezza che davanti ad un nobile non possono far altro che servire” Morgana abbassò la testa capendo ciò che Hunit cercava di dirle “Qui voglio essere solo Morgana. Voglio poter aiutare le donne nei lavori nei campi, voglio poter aiutare te che ci hai aperto le porte della tua casa; voglio far vedere che non sono solo brava ad ordinare e delegare” ad un tratto Morgana sorrise, accendendo la curiosità di Hunit “Cosa vi è venuto in mente per ridere così?” la mora raccontò del primo incontro tra Arthur e Merlin, quest’ultimo non sapeva che Arthur fosse un nobile e tentò addirittura di picchiarlo perché il biondo era veramente arrogante e insolente “Mentre nel loro secondo incontro - continuò a raccontare la ragazza - Merlin sapeva che Arthur era un nobile e non voleva averne niente a che fare, perchè sapeva che sia se avesse avuto torto o se avesse avuto ragione, con Arthur avrebbe perso. Eppure Arthur era così arrogante, non voleva lasciarlo stare, solo pochi giorni fa mi ha confessato che quel tormentare Merlin i primi tempi era solo perchè ne era affascinato, voleva averlo intorno, conoscerlo, anche se all’inizio l’unico modo era dandogli fastidio” entrambe le donne sorrisero dolcemente “E nonostante tuo figlio conoscesse la condizione sociale di quel babbeo di mio fratello, lo affrontò comunque. Questo è per dirti che Merlin è sempre stato lineare con Arthur, dal loro primo incontro fino ad oggi. Battibeccano di continuo e quelle volte che Arthur lo tratta troppo male fa subito qualcosa per farsi perdonare. Io vorrei qualcuno che mi trattasse alla pari, e non che mi dia ragione a prescindere perchè sono nobile” Hunit sorrise dolcemente alle parole della giovane “Non è compito mio trattarvi così Morgana, e neanche di Ginevra - fece una piccola pausa poggiando la propria mano su quella della mora - il principe Arthur è molto di più di quello che io avrei mai potuto sperare per mio figlio, e non perchè è un nobile, ma per gli occhi che ha Merlin quando lo guarda. Quello è qualcosa che non può essere dato da nessun titolo nobiliare” istintivamente Morgana portò la mano ad accarezzare il ciondolo che aveva al collo, era semplice, per nulla sfarzoso “E’ un ciondolo molto bello, cos’è?” chiese curiosa Hunit “E’ un pezzo di ambra, Leon lo ha lavorato e gli ha dato la forma di un cuore, lo ha incastonato in questo pezzo di cuoio e me lo ha donato quando eravamo poco più che bambini” “Sir Leon non è il cavaliere con i capelli ricci?” chiese Hunit incerta. Morgana fece un sorriso sincero “Si è lui, noi... ci vogliamo bene” le uscì naturale pronunciare quelle parole per poi scoprirsi molto in imbarazzo “Non preoccupatevi Morgana, non lo dirò a nessuno. Da quel poco che ho visto sembra un ragazzo molto buono, e se è un cavaliere, deve essere anche molto valoroso” le due donne si sorrisero. Morgana adorava Hunit, sentiva che poteva confidarsi con lei come se fosse sua madre, ciò che le era sempre mancato. Sicuramente, come Arthur aveva promesso, i cavalieri sarebbero arrivati a breve, le sarebbe dispiaciuto molto lasciarla.

 

Merlin iniziava a ristabilirsi. Non riusciva a muoversi molto, ma era sveglio e si alzava per mangiare. Arthur era dovuto tornare a farsi vedere da suo padre e accampava scuse su scuse del perché Morgana mancasse dal castello da giorni. “E che fine ha fatto il tuo servo?” chiese Uther “Merlin è malato. Gli ho lasciato qualche giorno per ristabilirsi altrimenti invece di essere utile sarebbe solo d’intralcio”. Da quando erano tornati, Arthur non aveva lasciato Merlin per un solo attimo. Passava anche le notti nelle stanze di Gaius per paura che Merlin avesse bisogno di qualcosa. Poche ore prima, vedendo come il viso del suo amore stesse riprendendo colore, gli chiese timidamente di fare un incantesimo per lui, di fargli vedere la sua magia. Merlin sorrise e senza esitare protese le mani in avanti, verso la candela che era vicino ad Arthur e pronunciò un incantesimo in una lingua antica, i suoi occhi diventarono d’oro e Arthur pensava che era l’essere più bello che avesse mai visto, ad un tratto dalla fiammella al suo fianco si alzò un piccolo drago di fuoco, lo stesso che era sullo stemma della sua casata, e battè le ali tre volte prima di dissolversi nell’aria “E’ fantastico” fu l’unica cosa che Arthur riuscì a pronunciare “Arthur - iniziò Merlin con voce preoccupata - non pensare mai che sono un mostro”, il biondo si sedette vicino a lui sul letto e lo baciò dolcemente “Non potrei mai pensare una cosa del genere di te - rispose carezzandogli i capelli - ma ora l’unica cosa a cui riesco a pensare è che devo proteggerti ad ogni costo. Devo proteggerti da tutti gli abitanti di Camelot che potrebbero vederti e riferirlo a mio padre, e devo proteggerti da lui. Non posso permettere che ti accada qualcosa di male” Merlin lentamente si alzò mettendosi seduto sul letto, ora i due si trovavano faccia a faccia, vicinissimi “Arthur, ti amo” così dicendo gli portò le braccia intorno al collo e lo abbracciò con tutta la forza che aveva “Io ti amo - rispose il biondo parlando nell’incavo del collo di Merlin - mi hai fatto completamente rammollire, è questa la verità” il moro si staccò sorridendo “Eri già babbeo prima, non posso averti fatto peggiorare”. 

 

Leon si sentiva stremato, aveva perso molto sangue e la ferita sul fianco, che non si era fatto medicare perchè a suo dire “non c’era tempo”, gli faceva molto male. Erano arrivati a Ealdor, vedevano i tetti delle piccole costruzioni, pochi minuti e sarebbero arrivati.

La vedetta corse al centro del villaggio urlando come un forsennato “Dei cavalieri, stanno arrivando dei cavalieri” tutti si riunirono al centro del villaggio per vedere chi stesse arrivando. Morgana era certa che si trattava dei cavalieri che Arthur aveva fatto tornare per lei e Ginevra. Riconobbe Leon e istintivamente spuntò un sorriso sul suo volto angelico “Sono i cavalieri di Camelot - pronunciò solennemente - non avete nulla da temere, mio fratello li ha condotti qui”. I cavalieri smontarono dai loro destrieri, Leon camminò a passo svelto verso Morgana; era sudato, sentiva le sue forze venire meno, segno che il sangue perso, era più di quello che pensava “Leon” Morgana sorrideva, sembrava un angelo, si fermarono a pochi passi l’una dall’altro, il cavaliere prese dolcemente la sua mano e fece per baciarla “Mia signora…” in quel momento tutto intorno a lui si fece opaco e sentì in lontananza la voce di Morgana cambiare tono e gridare il suo nome spaventata.

I cavalieri raccontarono dell’attacco dei quattro briganti e di come Leon avesse fatto di tutto per non fare soste ed arrivare in fretta al villaggio. Era disteso privo di sensi sul letto di Merlin, in casa di Hunit, il medico aveva detto che non era nulla di grave e che nonostante avesse perso molto sangue si sarebbe ristabilito, ma aveva bisogno di riposo. Morgana non si muoveva da vicino a lui, gli cambiava le fasciature e gli tamponava le labbra con un panno per non farle seccare, ormai erano ore che non faceva altro. Era arrivata la sera e tutti si erano ritirati, intorno a loro c’era una pace armonica “Per attirare la mia attenzione non serve fare le stesse bravate che facevi da ragazzino - sorrise Morgana parlando al cavaliere addormentato - tu hai sempre avuto tutte le mie attenzioni, anche non facendo nulla. Quello che provo per te non è mai cambiato in tutti questi anni Leon, anche se so che non conta più nulla e che ho rovinato tutto”. Leon mosse leggermente la testa girandosi in direzione di Morgana e aprì lentamente gli occhi “Se sapevo che per farvi confessare i vostri sentimenti, sarei dovuto svenire, lo avrei fatto prima” entrambi sorrisero, la mora era molto sollevata di vederlo sveglio e gli fece una delicata carezza “Mi hai fatto spaventare tantissimo” Leon prese delicatamente tra le mani il ciondolo che pendeva dal collo della giovane fanciulla “Non sapevo che lo portassi, al castello non te l’ho mai visto” Morgana portò la mano su quella del cavaliere e la strinse, incorporando nella stretta anche il pezzo di ambra a forma di cuore “Non me ne sono mai separata dal giorno in cui me lo hai donato, e quando mi allontano da Camelot, soprattutto se tu non ci sei, mi sento libera di indossarlo anche per pensare che sei con me” l’uomo si alzò lentamente, per avere il viso di Morgana più vicino; portò la sua mano sulla guancia di quell’angelo che lo osservava con profondi occhi verdi “Perchè non mi hai mai detto queste cose prima? - chiese Leon, non capendo tutto questo esporsi da parte di Morgana - perchè adesso?” Morgana abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole, sapendo che nel tempo trascorso aveva volutamente allontanato Leon nonostante sapesse i sentimenti che lui provava per lei “Non lo so - iniziò la giovane - sono successe tante cose che mi hanno fatto pensare in questi ultimi tempi. Ho capito che ignorare quello che provo per te è sbagliato e che tu, e il rapporto di complicità e affetto che abbiamo, è esattamente quello che ho sempre cercato e di cui ho bisogno - Morgana fece una pausa, non riusciva a guardare negli occhi il cavaliere. Su questo era spaventosamente identica ad Arthur; entrambi troppo orgogliosi per mettersi a nudo davanti a qualcuno - Leon, lo so che ho fatto male ad allontanarti, a fingere che per te non provassi niente, e ti sembrerà assurdo ma è stato Arthur a farmi capire che stavo sbagliando tutto e che quando trovi una persona speciale non devi permettere a niente e nessuno di portartela via. Però sono consapevole di aver sbagliato con te e se tu non vorrai più niente da me io lo capirò” Leon fece un sorriso dolce che spiazzò completamente Morgana, lo trovava così bello e quando gli sorrideva così la faceva sentire la donna più bella e fortunata del mondo “Mi stai dicendo che devo ringraziare Arthur per averti fatto capire che mi ami?” entrambi risero di cuore e si scambiarono un passionale quanto agognato bacio.   

 

Il mattino seguente Leon era in piedi e pronto per partire. Aveva prontamente ringraziato Hunit per averlo accolto nella sua dimora e le aveva riferito che Merlin non era in pericolo e si sarebbe rimesso in pochi giorni “Il principe Arthur si sta assicurando che abbia le migliori cure e si impegna in prima persona a medicarlo se necessario” Hunit e Morgana si scambiarono uno sguardo d’intesa che non sfuggì al cavaliere “Sento di essermi perso qualcosa” la giovane donna gli passò la mano sotto il braccio aggrappandosi a lui “Merlin e Arthur si sono trovati, come ci siamo trovati noi due” e senza aggiungere altro diede un delicato bacio sulla guancia di Leon che sorrise divertito “Ce l’hanno fatta a capirlo quei due zucconi. Sono contento”. Per tutti era arrivato il momento dei saluti, era giunta l’ora di tornare al castello. Morgana e Hunit si abbracciarono come una madre e una figlia “Grazie per tutto Morgana. Meritate tutte le gioie che avrete da ora in avanti. Non allontanate le cose belle che la vita vi mette di fronte” accarezzò dolcemente il viso angelico della giovane donna che aveva dinanzi a sé “Grazie a te Hunit. Mi hai fatto sentire amata e protetta come una figlia. Chiederò a Merlin e Arthur di tornare qui qualche volta, possibilmente con molti meno drammi”. Le due donne si sorrisero e si salutarono, non sapendo quando sarebbero riuscite a rivedersi. Hunit sentì che si sarebbe sentita un po’ più sola dopo la partenza di Morgana “Devo davvero credere che i Pendragon sono dei nobili di nome e di fatto?” William la destò dai suoi pensieri “Ne hanno dato prova in più occasioni, direi che possiamo fidarci” “Si, non sono male” sorrise Will mentre, insieme alla madre del suo migliore amico guardava i nuovi amici di Ealdor andar via. 

 

“Uther, io e Sir Leon siamo innamorati, e vorremmo avere la tua benedizione per poterci sposare, un giorno” per togliere tutti dai guai Morgana si era inventata che era scappata perché aveva paura che Uther non avrebbe accettato l’unione tra lei e il cavaliere. Merlin si era totalmente ristabilito e ora era con Arthur ad origliare dietro la porta dato che Morgana aveva richiesto un colloquio privato con il Re. “Leon ama mia sorella, sul serio?” “Che c’è di male scusa?” le voci erano poco più che un sussurro per la paura di essere scoperti “Niente, ma poteva dirmelo”. Ignorando le lagne del compagno, Merlin tornò molto educatamente ad origliare. “Era necessario scappare dal palazzo per assicurarti che io approvassi la tua unione con un cavaliere? Hai convinto Arthur a mentire per proteggerti, mentre Sir Leon veniva a cercarti per tutta Camelot. E’ stata una bambinata senza alcun senso” Uther parlava con un tono di voce alto, intento ad intimorire Morgana, ma il tutto era solo dovuto alla paura che aveva di perderla. La giovane donna aveva il capo chino, fingendo remissione “Sir Leon è uno dei nostri cavalieri più fidati - proseguì Uther - E’ una della persone di cui Arthur si fida di più sia in battaglia che fuori. Se pensi che con lui sarai felice, non mi opporrò alla vostra unione” Morgana alzò il viso con il sorriso più bello e ammaliante che Uther avesse mai visto, la giovane corse verso di lui e l’abbracciò ringraziandolo “Ma datevi del tempo prima di sposarvi, siete giovani e nessuno vi corre dietro”. Morgana si congedò per correre dal suo cavaliere e dirgli che potevano amarsi alla luce del sole perchè il Re aveva approvato la loro unione, nell’aprire la porta trovò Arthur e Merlin che rischiarono di cadere “Stavate origliando?” chiese conoscendo già la risposta “No - rispose Arthur piccato - ma certo potevi dirmelo che eri innamorata di Sir Leon, avrei cercato di convincerlo a cambiare idea” Morgana si avventò su di lui dandogli pizzichi e facendogli il solletico “Arthur sei il solito idiota” gli gridò la sorella, il biondo riuscì a divincolarsi trovando riparo dietro Merlin “Tu sai che io non mi metterò mai contro Morgana per difenderti vero?!” Arthur guardò il moro con sguardo piccato “Mi stai dicendo che TU, di cui tutti i presenti conoscono le doti, hai paura di Morgana” “Non è questione di paura - iniziò Merlin, mentre la giovane rideva di quel battibecco - va bene forse è anche un po’ di paura, ma principalmente è perché le voglio bene, e tu la tormenti” Arthur era intento a rispondere ma fu bloccato da Morgana “Mentre voi litigate come una vecchia coppia di sposi io vado a prendermi il mio cavaliere” così dicendo corse via. 

 

Leon era in mezzo alla piazza, davanti alla scalinata di ingresso del castello, intento a strigliare un po’ il suo cavallo prima di farlo portare a riposare nelle stalle e vide Morgana correre verso di lui “Morgana, mia signora… - si riprese immediatamente - cosa succede?” la giovane donna gli sorrise e lo accarezzò dolcemente “Succede che ti amo. E non c’è più alcun motivo di nasconderlo” così dicendo lo baciò sotto gli occhi colpiti di cavalieri e popolani che avevano assistito alla scena. 

 

Merlin e Arthur avevano visto tutto dalla finestra della camera del biondo ed erano estremamente felici per entrambi i loro amici “Sembrerebbe il finale perfetto - disse Merlin staccandosi dalla finestra - Tu e io, Morgana e Leon, sembra che i Pendragon abbiano capito che provare dei sentimenti non è così terribile” Arthur si avvicinò a lui e velocemente gli artigliò i fianchi con le mani possenti “Io non parlerei assolutamente di fine - disse iniziando a baciarlo - io parlerei solamente di inizio, finalmente” così dicendo prese di peso il compagno e lo adagiò sul suo enorme letto a baldacchino. “Non voglio costringerti a mentire a tuo padre” pronunciò Merlin pensieroso “Un giorno anche noi ci ameremo alla luce del sole Merlin. Mio padre non approverebbe niente di tutto questo, ma puoi star pur certo che io non rinuncerò a te, e non farò finta che mi piaccia qualche svampita fanciulla. Quando sarò Re, non dovrai più nascondere quello che sei, e nemmeno ciò che sei per me. Riuscirai ad aspettarmi?” Merlin guardò l’uomo che aveva davanti e sentiva il cuore esplodergli, era l’uomo più fortunato del mondo ad amare ed essere amato in modo così intenso “Con te al mio fianco riuscirò sempre a fare tutto” “Ti amo” “Ti amo anch’io, Arthur”.

Note autrice:
Ciao a tutti ragazzi e ragazze. Eccomi di nuovo nel mio fandom preferito. Arthur e Merlin mi mancano tantissimo e purtroppo il tempo che posso dedicare alle fanfic è poco al momento. Ora sono le 00:05 e la sveglia suonerà alle 06:00 per andare al lavoro (che bello è 26 agosto -.-). Spero che la storia vi sia piaciuta, non è betata quindi chiedo scusa per eventuali errori nonostante l'ho riletta più volte. Mi farebbe piacere avere un vostro parere sulla storia, se vi è piaciuta, se non vi è piaciuta, tutto quanto. Il vostro parere è fondamentale per me. Vi voglio bene e Merthur forever. Baci, alla prossima.

 

   
 
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