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Autore: Hikaritokage    26/08/2019    14 recensioni
Lo guardi, seduto sul bordo della fontana, il viso rivolto alle nuvole gonfie di pioggia che si addensano e coprono la luna.
Guardi il vuoto che ha accanto, lì dove dovresti esserci tu.
Lo guardi e vorresti correre fuori, raggiungerlo e sederti al suo fianco e dirgli che non sei cambiata. Che ci sei ancora, anche se il mondo ti è cambiato intorno e ti pesa addosso.
(Poche parole e nessuna pretesa... buon compleanno, André!)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lui c'è sempre, e c'è da sempre.
Dal giorno del suo arrivo l'hai cercato e inseguito e preteso in ogni istante, come fosse aria da respirare.
All'ombra di un vecchio mulino e tra i rami di una grande quercia, nel riflesso di uno specchio d'acqua traditore che vi ha quasi uccisi, è diventato tuo fratello.
E avere un fratello è stata la cosa più bella che ti sia mai capitata.
E non ti sei mai fermata a pensare che un giorno l'avresti perso.
Ruoli e differenze di rango erano solo parole, vuote e inconsistenti, buone per farsi quattro risate quando la nonna vi richiamava all'ordine e agitava minacciosa il mestolo, supplicandoti di ricordare chi sei e imponendo a lui di mantenere le distanze.
Col tempo, le parole vuote hanno preso corpo e forma e peso, sono diventate lame sottili e si sono insinuate nelle vostre vite intrecciate insieme, hanno già reciso tanti fili.
Col tempo, perfino ridere è diventato difficile.
Col tempo, lui ti è scivolato via dalle dita.
Non lo puoi più toccare, stringere, respirare.
Era parte di te, soltanto voi due, al centro di un piccolo mondo perfetto in cui tu eri ancora un maschio e lui era tuo fratello, e vivere era di una semplicità disarmante.
Lo guardi, seduto sul bordo della fontana, il viso rivolto alle nuvole gonfie di pioggia che si addensano e coprono la luna.
Guardi il vuoto che ha accanto, lì dove dovresti esserci tu.
Lo guardi e vorresti correre fuori, raggiungerlo e sederti al suo fianco e dirgli che non sei cambiata. Che ci sei ancora, anche se il mondo ti è cambiato intorno e ti pesa addosso.
Vorresti correre e invece cammini, abbandoni la finestra e esci dalla stanza misurando ogni passo.
Non fai rumore ma lui ti sente arrivare. Ti guarda e i suoi occhi sono trasparenti, vulnerabili, perché non si aspettavano di incrociare i tuoi.
Non stasera, non dopo giorni scanditi solo dal dovere e dal gelido distacco in cui ti sei rinchiusa.
Glielo leggi in faccia, che ormai non si aspetta più niente da te.
E questo ti ferisce.
Stringe la gola e fa male, ti fa pentire di essere venuta qui.
Adesso basterebbe una sua parola, il tuo nome sulle sue labbra, per farti scappare via come un cervo al rumore di un ramo spezzato.
Ma lui non dice nulla, sorride soltanto.
E allora sorridi anche tu. E ti siedi.
Vicina, così vicina da sentire il calore del suo corpo sotto la stoffa, i battiti del suo cuore sotto la pelle.
Vicina, troppo, perché non siete più bambini. Perché sei un giovane ufficiale con un nome altisonante e un glorioso destino già scritto, perché lui è il tuo attendente e dovrà seguirti ovunque restando sempre un passo indietro.
Vicina, come se fossi soltanto Oscar. Come se lui fosse soltanto André.
Soltanto voi e l'illusione del vostro piccolo mondo perfetto, dove tu sei ancora un maschio e lui è ancora tuo fratello.
E vivere è di una semplicità disarmante.

   
 
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