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Autore: sasha98    26/08/2019    1 recensioni
Matthew è al l’apice del successo, è il pugile più forte di tutta New Orleans. Popolare e amato da tutti, dentro il suo cuore un grande vuoto che lo porta ad un fallimento mentale: Non può Boxare!
Nolan, il fratello minore, è solo e senza amici. Preso di mira da tutta la scuola si sente un perdente. Odia essere costantemente difeso dal maggiore.
Krystal, la loro sorellina, vorrebbe che la sua famiglia sorridesse più spesso. È felice fino a che qualcuno la costringerà ad avere paura del mondo che la circonda. Leonardo è il bulletto della situazione, arrogante e spietato, si crede il re del mondo.
I tre fratelli lotteranno con tutte le loro forze per abbattere i loro problemi nonostante sia dura, nonostante tutto e tutti...ma ne vale la pena? Gli sforzi porteranno a un trionfo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nolan

Ero a scuola, e c'era la ricreazione. Stavo seduto al mio banco con le cuffie nelle orecchie e ascoltavo "Ci vorrebbe un amico" di Venditti. Guardavo i miei compagni ridere e scherzare tra di loro. Il mio sguardo si posò su Anita e Leonardo, si erano messi insieme in terza media; lei se ne stava seduta sulle gambe di lui mentre la migliore amica di lei, Lucrezia, era seduta sul banco davanti. Anita portava i capelli biondi lunghi fino alle spalle e aveva gli occhi marrone scuro quasi nero; Leonardo era un ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurro scuro. Tutti i ragazzi della scuola li consideravano la coppia perfetta. Al suono della campanella tutti i miei compagni rientrarono in classe. Il mio compagno di banco si sedette al suo posto senza rivolgermi parola. Si chiamava Renato, aveva i capelli marrone chiaro e li portava lunghi, quasi alle spalle. Spesso gli legava con una coda. I suoi occhi erano di un grigio metallico e a me facevano sempre tanta paura. La professoressa di matematica entrò in classe e tutti si zittirono, tutti hanno sempre avuto paura di lei perché se si arrabbiava non esitava a mettere note o togliere i cellulari e se qualcuno superava il limite veniva mandato in presidenza. La prof. iniziò subito a spiegare le funzioni e io mi misi, come sempre, a prendere appunti. Ho sempre amato la matematica e me la cavavo molto bene tanto che, quando qualcuno faceva un errore nell'espressione mi bastava dare uno sguardo veloce per capire dove fosse. «Ehi sfigato senza una ragazza, puoi chiedere a Martina se ha un foglio da darmi? Ma non lo toccare, dille di passarlo direttamente a me. Toccato da te mi farebbe schifo.» disse Renato in modo antipatico. Feci come mi aveva chiesto. Martina mi guardò schifata, poi passò sorridente il foglio a Renato. Il tempo passò velocemente e arrivarono le tre, mentre ero seduto tranquillo sentii il suono della campanella, quella che segna la fine della giornata scolastica. Tutti i miei compagni si affrettarono a fare la cartella e mi lasciarono, come sempre, ultimo a uscire dall'aula. Una volta fuori mi misi ad aspettare nel cortile l'arrivo di mio fratello. Alcuni ragazzi in motorino si fermarono davanti al cancello della scuola e si misero a ridere mentre mi guardavano; uno di loro venne verso di me e mi scaraventò a terra mentre un altro cominciò a prendermi a calci, menomale che il mio eroe arrivò in tempo a salvarmi. Si avvicinò ai ragazzi con uno sguardo minaccioso.

«Ti vuoi unire a noi?» domandò uno di loro. Matthew fece una risatina e con arroganza rispose:

«Non ci penso nemmeno. Piuttosto, andate via immediatamente e vedete di non toccare più il mio fratellino, altrimenti ve le suono.» Tutti quanti sbiancarono in volto e si dileguarono risalendo sui motorini. Mio fratello mi porse la mano per aiutarmi a rialzarmi, io l'afferrai.

«Stai bene?» Sentii il mio viso inumidirsi dalle lacrime prima di riuscire a rispondere.

«Come al solito!» dissi attaccandomi al suo braccio muscoloso. Lui mi rivolse un sorriso triste e mi trascinò via con se. Andammo a casa di nostra madre. I nostri genitori si erano separati quando eravamo piccoli; lei era ai fornelli e stava cucinando, ma quando ci notò si avvicinò.

«Come è andata la giornata ragazzi?» Ci chiese.

Senza neanche rispondere salii le scale di corsa, posai la mano sulla maniglia della mia camera e mentre le lacrime scendevano sul mio viso, la sentii domandare a Matt:

«Che cosa gli prende a tuo fratello?» «Non lo so, vado a vedere!» Aspettai il suo arrivo, aprii la porta e buttai lo zaino a terra e mi sedetti sul letto. «Va così tanto male a scuola?» Mi chiese sedendosi accanto a me. Deglutii ripensando a quello che Renato mi aveva detto o a Matteo che quello stesso giorno si era pulito sul muro dopo avermi sfiorato.

«Matt, ci sono giorni che non vorrei neanche entrarci! Sembra che abbia la peste, nessuno mi vuole toccare, continuano a dirmi che sono sfigato e che merito solo di soffrire. Fuori cerco di far finta di niente, ma dentro ho delle ferite aperte che non riesco a far guarire.»

Lui guardava il pavimento, lanciò un sospiro e alzando lo sguardo mi disse: «Ricordati sempre che nel momento in cui loro saranno tristi e soli tu sarai felice. I bulli non vanno da nessuna parte, fratello!» Sapevo che lui aveva ragione come sempre, però io stavo soffrendo.

«E se stasera ti faccio tirare qualche pugno al sacco?» Mi disse guardando l'angolo della nostra stanza dove lui di solito si allenava.

«Dici sul serio? Non mi hai mai fatto avvicinare al tuo sacco!» Mio fratello serrò le labbra e prima di rispondere spostò lo sguardo al soffitto,

«Dico sul serio! C'è sempre una prima volta, allora ti piace l'idea?» Annuii. Riusciva sempre a farmi andare l'umore alle stelle.

Quel pomeriggio mi ero addormentato mentre guardavo la tv. A svegliarmi fu Matt che mi venne accanto con una tazza fumante del suo famoso cappuccino, come prepararlo glielo aveva insegnato nostra cugina Samia. Aprii gli occhi sentendo l'aroma di quella bontà, ho sempre detto che l'allievo aveva superato il maestro, perché il cappuccino di Matt ogni volta mi faceva impazzire. Mi misi a sedere, lui mi porse la tazza e iniziai ad assaporarlo.

«Allora? Ti piace?» Mi domandò lui sedendosi accanto a me, annuii, non riuscendo ad aprire la bocca. «Hai superato decisamente Massi, è buonissimo!» Lui si mise a ridere scompigliandomi i capelli.

Alle otto di sera ci eravamo appena seduti a tavola, mia sorella, Krystal, a quel tempo aveva 14 anni ed ogni volta che si mangiava, chiacchierava solo lei perché le piaceva raccontare che cosa aveva fatto durante il giorno. Aveva dei capelli castani, erano lunghi e lisci, ma a lei le piaceva portarli pieni di boccoli. I suoi occhi blu davano l'impressione che fosse una ragazzina tranquilla,invece era davvero una rompi scatole. «Insieme alla mia amica, Azzurra, abbiamo fatto le matte più del solito, volete sapere perché? Vabbè non fa niente, ve lo dico lo stesso! Perché lei dice di voler sposare Winnie the Pooh!» Ci mettemmo tutti a ridere, fino a che la mamma si girò a guardarmi e con dolcezza mi chiese:

«Nolan, vorrei sapere una cosa da te. Come va a scuola?» Abbassai lo sguardo senza riuscire a rispondere, feci un grosso respiro e facendo un sorriso forzato le risposi:

«Si, va tutto alla grande!» Lei annui, ma vedevo dal suo sguardo che non era convinta. «Sei sicuro? Ti vedo molto triste in questo periodo.» Sospirai chiudendo gli occhi, non riuscivo mai a raccontare ai miei quello che mi capitava a scuola, mi bloccavo ogni volta che ne avevo l'occasione. «Mamma, sta tranquilla, va tutto bene, se andasse male te lo direi!»

Lei anche se non sembrava convinta, ma si chetò. Il mio telefono fece un suonino. Lo presi e vidi che i miei compagni avevano scritto sul gruppo di classe di whatsapp: Leonardo: "Domani chi è interrogato in geometria?" Lucrezia: "July, Martino e quello sfigato del Razzola" Leggendo stavo per mettermi a piangere, non sopportavo i termini che usavano parlando di me, cercai di trattenermi. Anita: "Siamo sicuri che verrà? L'ultima volta con inglese? Ricordate?" Non sono mai stato un irresponsabile a scuola, quella volta avevo la febbre! Renato: "Farà meglio a venire, altrimenti gliele suono io!" Anita: "Ma tanto gliele suoni lo stesso quindi che lo dici a fare? ahahahahahah" Devo dire che quella sera erano davvero di buon umore, erano simpatici, dai! Quanto avrei voluto diventare come mio fratello e avere quella mega forza per rispondere a tono. Matteo: "Razzola disgustoso...perché non rispondi? Ci faresti l'onore di confermare la tua presenza di domani?" Renato: "Ho capito dovrò cancellare la chat per non avere un suo messaggio sul mio cellulare...ahahah" Leonardo: Esatto...hahahaha" Feci un respiro profondo poi scrissi: Io: "Ci sarò! E mi farò interrogare!" Anita: "Amore? Hai sentito lo sfigato ci sarà! Ahahahaha" Leonardo: "Si! Sarà il caso che sia così sennò io non mi limito solo a pestarlo, ma lo ammazzo direttamente!" Non mi sembrava giusto che parlassero così di me sapendo che io stavo leggendo, ma ormai, ci avevo fatto l'abitudine. Francesco: Ci sarei stato anch'io domani all'interrogazione di geometria, però sono fuori città" Francesco non mi aveva mai considerato come suo amico, ma non mi aveva mai preso in giro, anche se non mi ha mai difeso quando lo facevano gli altri. Lucrezia: "Tranquillo Franci...non ti ho nominato perché sapevo che non c'eri."Se si trattava di me avrebbero già iniziato a dire che appena mi facevo vivo mi avrebbero ucciso.«Mamma io e Nolan avremmo una cosa da fare, possiamo andare in camera?» Chiese mio fratello. Lei acconsentì così io e Matt salimmo di sopra. I miei compagni continuavano a scriversi, ma decisi di silenziare il telefono, per non leggere più niente. «Chi è che ti scrive di continuo?» Chiese mio fratello mentre prendeva un paio di guantoni rossi dal suo baule «È il gruppo di classe.» Risposi con lo sguardo basso. Lui si fermò per guardarmi poi mi disse:

«Ti stanno prendendo in giro? Vuoi che ci parli io?» Scossi la testa. Non era il momento. «Ora fammi tirare qualche pugno!» Gli dissi alzandomi in piedi. Lui fece un sorriso, mi passò i guantoni, me li misi e mi avvicinai al sacco, respirai e iniziai a prenderlo a pugni pensando di disintegrare ogni mio problema: i miei compagni che mi prendevano a calci e pugni, tutte le volte che mi dicevano che ero sfigato o che mi insultavano con parolacce e bestemmie o quando non mi toccavano perché dicevano che ero disgustoso. Mio fratello aveva ragione, dare pugni scarica la tensione, ma avevate dubbi che lui avesse torto? Io no! «Che dici, fratellino? Ti senti meglio?» Annuii, smisi di dare pugni perché stavo iniziando ad ansimare. Matt vide il mio telefono vibrare, lo prese e lesse ad alta voce il nome sullo schermo: «È Leonardo.» Mi girai verso di lui e lo guardai stupito, che cosa poteva volere da me Leonardo? Lui aveva il vizio a mettere tutti contro di me, anche quelli che non facevano parte della nostra classe. «È un tuo compagno? Ti prende in giro? Vuoi che risponda io?» Mi domandò avvicinandosi a me con il telefono in mano, scossi la testa e gli presi il cellulare dalle mani, facendo un grosso respiro risposi: «Pronto!»

Dall'altra parte sentii una musica rock e poi la voce di Leonardo che diceva:

«Mongolo, come stiamo? Domani ti devo pestà, lo sai il motivo?» Iniziai a respirare affannosamente e risposi con un sonoro: «No!» «Perché ne ho voglia!» E subito dopo iniziò a ridere insieme ad altri. I

Gli risposi con la voce che tremava:

«Perché dovresti picchiarmi? Io non ho fatto niente...» e iniziai a piangere accasciandomi per terra, soffocando i singhiozzi tra le ginocchia. La chiamata era ancora in corso, quindi loro mi sentirono ed esclamarono pieni di sarcasmo:

«Poverino! Adesso piange! Vai da tuo fratello e fatti consolare, che è meglio!»

E di nuovo risate. Mio fratello si stava arrabbiando. «ADESSO BASTA! NOLAN DAMMI QUA!» Mi disse tra i denti, strappandomi violentemente il telefono dalle mani. «SENTI CRETINO, TU CHE TI CREDI TANTO GANZO QUANDO IN REALTÀ NON VALI NEANCHE LA METÀ DELLA METÀ DI MIO FRATELLO! SE NON VUOI ESSERE PRESO A CALCI IN FACCIA TI CONVIENE STARE ZITTO E FERMO! PERCHÉ TI ASSICURO CHE IO A ROMPERTI IL NASO CI METTO MENO DI UN SECONDO, CHE È LO STESSO TEMPO IN CUI TI DEVI LEVARE DI MEZZO! MI HAI CAPITO BENE!?» Lo disse urlando, e mi sorpresi quando gli vidi una lacrima scendere e solcargli lentamente la guancia. Con un gesto velocissimo se l'asciugò e continuò con la voce al limite del singhiozzo «QUESTA È LA PRIMA E L'ULTIMA VOLTA CHE TE LO DICO, OK!? LASCIA IN PACE MIO FRATELLO O TE LA PASSERAI MALISSIMO!» Detto questo chiuse la chiamata e gettò il telefono sul letto, si diresse spedito verso il sacco e cominciò a prenderlo a pugni senza neanche mettersi i guantoni, diventando sempre più rosso, fino a quando, affannato uscì di camera sbattendo forte la porta...SBAM!

*

Il giorno seguente Leonardo non mi guardò neanche in faccia, ed io, come dai patti, mi feci interrogare in geometria. A ricreazione vidi mio fratello che baciava la sua ragazza, lei aveva dei capelli biondissimi e lunghissimi fino al sedere, e degli occhi di un marrone chiaro quasi dorato. Si chiamava Virginia. Di nuovo cominciai a fantasticare pensando a come sarei stato felice se fossi stato come Matthew Razzola: a scuola erano molte le ragazze che avrebbero voluto che lasciasse Virginia per mettersi con loro; ogni volta che si muoveva tra i corridoi le ragazze lo guardavano e i loro occhi diventavano due cuoricini, come nei cartoni animati, ma nessuna di loro gli rivolgeva la parola. «Nolan?» Fu la voce di Virginia a distrarmi dai miei pensieri, mi girai cercando mio fratello, ma di lui non c'era traccia. «Se stai cercando Matt è andato in bagno!» Mi disse lei facendo un sorriso e io mi limitai ad annuire. Poco dopo la sorella di Renato si avvicinò a Virginia e le disse: «Ehi, Virgi, che fai insieme a sto tipo?» Era troppo bello riuscire ad avere una giornata senza che mi prendessero in giro. Lei sorrise all'amica, mi squadrò e si allontanò con lei...ero stato umiliato anche dalla ragazza di mio fratello, una vittoria direi! Poco dopo sentii delle mani appoggiarsi sulle mie spalle, mi girai e trovai Matt:

«Come va, bello?» Mi chiese Non sapevo se riferirgli lo strano comportamento che aveva avuto Virginia nei miei confronti oppure starmene in silenzio e limitarmi a rispondere con il mio solito "BENE". «Tutto ok!» Gli rispsi con un alzata di spalle e la testa bassa. Lui con due dita mi alzò la testa per cercare di leggermi dentro, come faceva quando pensava che gli stessi mentendo, mi guardò fisso nelle pupille degli occhi. «Ti hanno fatto qualcosa? Devi dirmelo perché li vado a uccidere.» Scossi la testa senza rispondere. Virginia si avvicinò a lui, che l'afferrò e la baciò mettendoci tutta la sua passione. "Ehi, la tua ragazza si è comportata a cavolo con me" cercai di immaginare delle frasi nella mia testa per riferirgli il comportamento di Virginia, ma decisamente non ne avevo il coraggio. La sorella di Renato mi passò accanto tirandomi una spallata che mi sbilanciò e mi fece cadere a terra, lei se ne fregò e si avvicinò all'amica. Mio fratello mi aiutò ad alzarmi senza aprire bocca. Quando fui di nuovo in piedi si girò a guardare quella ragazza con degli occhi di fuoco e disse:

«Iris, mi faresti il favore di non buttare più a terra mio fratello?» Lei si girò a guardarmi poi spostò lo sguardo su Matt e si leccò le labbra seducente, anche lei era innamorata di lui e la cosa non mi sorprese affatto. «Matt caro, dovresti capire quanto è insignificante quello che chiami fratello.» Lui ebbe uno sguardo ancora più cattivo, la mise al muro e molto arrabbiato le disse:

«NON TI PERMETTO DI DIRE ALTRE CATTIVERIE SU DI LUI, NON MI IMPORTA SE SEI UNA RAGAZZA MA PESTO A SANGUE ANCHE TE, È CHIARO?» Lei annui spaventata. Virginia si avvicinò a Matt e provò a girarlo dalla spalla senza riuscirci:

«Non ti devi azzardare a pestare la mia migliore amica!» Gli disse con cattiveria. Lui si girò verso di lei, incrociando le braccia e guardandola male. «E lei non deve far soffrire Nolan in quel modo!» Tutte le ragazze guardavano la scena sperando che iniziasse una rissa, ma io non volevo che litigassero per colpa mia. «Sai come la penso e se faccio la dolce con lui è solo per poter stare con te.» In quel momento sentii gli occhi inumidirsi, corsi fino al bagno dove mi chiusi a chiave, scivolai lungo il muro rimandando seduto a terra. Iniziai a tremare e a singhiozzare e mi nascosi il viso tra le ginocchia avvilito: anche la fidanzata di Matt che sembrava tanto dolce con me in realtà era d'accordo con tutti gli altri e mi detestava.

Ad un tratto qualcuno bussò alla porta e sentii la voce del mio fratellone dire: «Nolan aprimi...mi dispiace!» Non gli aprii, per la prima volta in vita mia non volevo vedere neanche lui.

Matthew

Dopo aver baciato la mia ragazza andai in bagno. Molte tipe mi seguirono ma io non ci feci più di tanto caso, ormai c'ero abituato. Quando tornai nel corridoio vidi mio fratello Nolan in piedi a fissare il vuoto, gli posai le mani sulle spalle facendolo girare verso di me e gli chiesi come stava, speravo che non lo avessero preso in giro, perché la sera prima mi ero arrabbiato molto con uno che lo aveva fatto piangere e gliene avevo urlate di tutti i colori. Mi dispiaceva così tanto per quello che gli facevano che certe volte avrei voluto farli sparire con uno schiocco di dita. «Tutto ok!» Disse lui con lo sguardo basso. Volevo sapere se era successo qualcosa, io lo potevo aiutare, avrei fatto di tutto per lui. «Ti hanno fatto qualcosa? Devi dirmelo perché li vado a uccidere.» Ma evidentemente anche se era capitato qualcosa mio fratello non me lo volle dire. Iris, la migliore amica di Virginia, si avvicinò a noi dando una spallata a Nolan e lo fece cadere a terra. Lo aiutai a rialzarsi poi dissi rivolto alla ragazza in questione:

«Iris, mi faresti il favore di non buttare più a terra mio fratello?» Lei, però, come già immaginavo fece una faccia disgustata e mi rispose:

«Matt caro, dovresti capire quanto è insignificante quello che chiami fratello.» Non si doveva permettere assolutamente a dire che mio fratello è insignificante, una rabbia mega mi pervase ogni parte del corpo, la sbattei al muro, nero di collera e le gridai:

«NON TI PERMETTO DI DIRE ALTRE CATTIVERIE SU DI LUI, NON MI IMPORTA SE SEI UNA RAGAZZA MA PESTO A SANGUE ANCHE TE. È CHIARO!?» Lei, terrorizzata dal mio sguardo e dalle mie parole annui titubante. Virginia però si avvicinò a me e provò a girarmi per parlare:

«Non ti devi azzardare a pestare la mia migliore amica!» Mi girai verso di lei e in tono aggressivo le risposi:

«E lei non deve far soffrire Nolan in quel modo!» «Sai come la penso e se faccio la dolce con lui è solo per poter stare con te.» Mi gridò lei. Vidi gli occhi di Nolan diventare lucidi e poi lui scappò via correndo verso i bagni.

«Siete due sceme...scordati di poter stare con me, chi fa piangere mio fratello diventa automaticamente mio nemico.» Corsi verso il bagno per parlare con Nolan. Sentii singhiozzare dalla porta al centro, provai a bussare mentre gli dicevo che mi dispiaceva per l'accaduto, ma lui non mi aprii continuando a piangere. «Prima o poi dovrai uscire, fratello! Ti aspetterò qui.» Subito dopo suonò la campanella che dava fine alla ricreazione. Mi sedetti in terra accanto alla porta ad aspettare che Nolan uscisse. Dopo un po' smise di piangere, ma continuavo a sentire i suoi singhiozzi. Mio fratello spalancò la porta, mi alzai di scatto avvicinandomi. Lui, però si allontanò ancora singhiozzante e si avvicinò al lavandino dove si sciacquò la faccia. «Nolan!» Lo chiamai «Potresti dirmi qualcosa?» Lui, ricominciò a piangere, si buttò tra le mie braccia e mi strinse forte. Gli accarezzai la schiena cercando di tranquillizzarlo. Dopo un pochino ci staccammo e tornammo in classe. Sabato pomeriggio entrai in camera e vidi mio fratello che se ne stava seduto silenziosamente sul letto a fissare lo schermo del cellulare. «Nolan?» Lo chiamai sedendomi accanto a lui. Guardai lo schermo del suo telefono per vedere che cosa stesse facendo, era fermo a fissare un messaggio di un numero che non aveva salvato in rubrica dove c'era scritto: "Ucciditi, tanto nessuno sentirà la tua mancanza...neanche la tua famiglia che sicuramente ti detesta quanto tutti noi!" Non ci potevo credere, nonostante le mie minacce continuavano a disprezzarlo in questo modo. Gli strappai il telefono dalle mani, ero intenzionato a rispondere a quell'orribile messaggio, ma lui urlò alzandosi in piedi:

«Ridammelo!»

Scossi la testa, volevo che tutti sapessero cosa intendevo fare se solo lo avessero sfiorato. «Matt, per favore...non rispondere, dimostrami che lui a torto e che tieni a me.» Sospirai, guardai per la seconda volta il messaggio poi gli porsi il cellulare. Lui mi fece un sorriso e si allontanò. Non capivo perché lo trattavano sempre come uno straccio per i piedi, lui era un ragazzo dolce che se voleva bene a qualcuno gli avrebbe potuto dare il mondo intero. La domenica mattina, io e Nolan, venimmo svegliati dallo squillo del mio telefono. Lo presi e senza vedere di chi si trattava risposi assonnato: «Pronto!» Dall'altra parte sentii la voce di mio zio Jake:

«Ehi Matt, ti ho svegliato?» «Si, ma fa niente. Dimmi.» Lui prima di concentrarsi su di me gridò qualcosa a qualcuno: «Allora...mi piacerebbe che tu mi aiutassi con la palestra, visto che a breve finirà la scuola. Ti darei anche uno stipendio. So che non vuoi più saperne di fare incontri però se non vuoi smettere di combattere potresti insegnarlo ad altri, che ne dici? Ne hai voglia?»

Guardai il soffitto mentre ero sdraiato a letto; è stato mio zio ad insegnarmi tutto quello che so sul pugilato e aiutarlo mi avrebbe reso davvero felice, però Nolan aveva bisogno di me e il lavoro non mi avrebbe permesso di stargli accanto e poi se iniziavo ad insegnare agli altri mi sarebbe ritornata la voglia di salire sul ring e avevo promesso alla mamma di starne lontano. «Si mi piacerebbe. Ma per ora preferisco evitarlo, mi tornerebbe la voglia di ricominciare con gli incontri e sai che la mamma non vuole.» Mio zio fece un sospiro, poi con tono dolce e comprensivo mi disse:

«Va bene. Come vuoi tu. Vieni a trovarmi quando vuoi!» La chiamata si chiuse e rimisi il telefono sul comodino. «Ma chi è che ti chiama di domenica mattina?» Mi chiese mio fratello dal suo letto.                                                                                                                  «Zio Jake.» risposi chiudendo gli occhi. «Ah! Che voleva?»

Non volevo dirgli quello che lo zio mi aveva chiesto, ne tantomeno il motivo principale per il quale non ero intenzionato a farlo. «Se lo vado a trovare in palestra!» A quelle parole mio fratello si chetò. Non so se feci bene a non dirglielo, ma va bene così!

*

Mi svegliai verso le 11 e notai Nolan seduto sulla sedia girevole. Forse lo avevano minacciato di nuovo e stava pensando a cosa fare, oppure si stava solo rilassando senza pensare a nulla. «Buongiorno Matt!» Mi disse ad un tratto Mi alzai, mi detti una stiracchiata poi mi avvicinai a lui. Glii scompigliai i capelli: «Giorno Nolan!» Fece un sorriso triste e abbassò lo sguardo. Vidi il suo cellulare appoggiato sulla scrivania, lo presi con una super velocità e mi allontanai. Pigiai il tondino dell'iPhone per aprirlo, ma era bloccato; sapevo la sua password di sbocco così la digitai velocemente ma non funzionò, lo stupido l'aveva cambiata. Alzò lo sguardo e appena vide che avevo il suo telefono in mano si alzò dalla sedia e si avvicinò, mi guardò negli occhi implorandomi con lo sguardo di ridarglielo, ma non era questa la mia intenzione. «Matt, per favore!» Disse porgendomi la mano. «Perché hai cambiato la password?» Gli chiesi ignorando la sua richiesta. Lui sospirò, poi con tono calmo mi disse:

«Perché non voglio che rispondi ai miei compagni. Adesso me lo ridai per favore?»

Sinceramente dopo questa risposta rimasi un po' deluso. «Ah... capisco...» Dissi con voce cupa, per poi mi girai senza restituirgli il cellulare, giusto per fargli capire che, se lo rivoleva me lo doveva dire. «Uff... e va bene! 0320, contento? Basta che non gli rispondi, promettimelo!» disse lui scocciato. Sbloccai il telefono con un sottile ghigno. «No fratellino non te lo prometto, I'm sorry!» Lui sbarrò gli occhi e si avvicinò per provare a togliermelo di mano, ma io ero veloce e muscoloso. Trovai un messaggio di una certa "Carolina" che scriveva: " 'Cara Carolina...so che penserai che siamo troppo piccoli per stare insieme ma tu sei bellissima e vorrei tanto baciarti, tu vorresti ricambiare?' Hué sfigato, ho trovato questo tuo bigliettino...non ricordo se me lo hai dato quando eravamo all'asilo o alle elementari ma eri davvero patetico...insomma non toccherei mai uno schifo come te e tanto meno per baciarlo ahaha"

Lui le aveva anche risposto: "Ricordo il bigliettino, eravamo alle elementari." Lei allora gli aveva domandato se lui è ancora innamorato ma lui, a quel punto, le chiedeva di lasciarlo in pace così lei aveva iniziato a prenderlo in giro. Una ragazza avrebbe dovuto solo ammirarlo per tutta la sua serietà e la sua dolcezza invece lo trattava malissimo. Nolan provò ancora a togliermi il cellulare ma io salii in piedi sul mio letto per evitare che lui mi raggiungesse, e continuai a leggere le offese di Carolina fino a che arrivò un messaggio da un gruppo chiamato "Gli Sfrattati di 2 A.S" che diceva: Leonardo: "Ragazzi, io e Anita domani saremo fuori classe per organizzare l'assemblea di istituto, ma ditelo che non saremo assenti..." Anita: "Mi raccomando scriveteci se il cretino non verrà a scuola...deve venire sennò Leo e Renato lo pestano ahahah" L'indomani io e mio fratello dovevamo fare alcune visite mediche di controllo che avevamo rimandato ormai da troppo tempo. Cosa volevano da Nolan questi qui? Lui non poteva stare al loro servizio, doveva avere anche una vita sua. Francesco: "Vi ho detto che vado io al suo posto! Per una volta lasciate perdere!" Renato: "Mai...c'era lui e deve rispettare il programma!" Non ci potevo credere, continuavano sempre a tormentarlo, non gli importava nulla che avessero trovato il sostituto, così scrissi: "Siete davvero insopportabili! Mio fratello non è uno schifo come lo soprannominate voi ma è un ragazzo formidabile e non permetterò che voi stupidi lo trattiate male. Quindi se leggo un'altro messaggio dove lo offendete o lo minacciate dicendo di dargliele il giorno dopo, giuro che vi trovo tutti, uno per uno e ve ne do talmente tante che vi sembrerà di bruciare al rogo per il dolore che proverete. Sono stato abbastanza chiaro? VOGLIO UNA RISPOSTA!" Feci un sorrisetto e guardai mio fratello. «Cosa hai fatto? A chi hai scritto?» Mi chiese.                                                «Ho detto due parole al gruppo di classe, ti stavano prendendo in giro!» Risposi scendendo dal letto. «Cosa gli hai detto? Fammi vedere!» Chiese lui cercando ancora di riprenderselo. Il telefono fece di nuovo un trillo, lo sbloccai e lessi il messaggio: Leonardo: "Ok, ok non arrabbiarti...noi si scherza" No vabbè, uno scherzo? Loro stavano offendendo un ragazzino di 16 anni, lo stavano minacciando e qualche volta lo picchiavano e poi avevano il coraggio di dire che si trattava di uno scherzo? Non c'erano veramente parole per il loro comportamento. Io:"Ma davvero? Uno scherzo? Sul serio vuoi farmi credere che ogni volta che lo minacciate o lo picchiate state scherzando? Non sono così ingenuo e so che gli scherzi sono ben altri, quindi vi ripeto che se continuerete a disprezzarlo vi darò tante botte e lo farò con tutte le mie forze e fidatevi ne ho davvero molta...non ci metto nemmeno un secondo a rompervi un braccio a testa, SIETE ABBASTANZA CONVINTI?"

Nolan cercò di leggere qualcosa guardando lo schermo ma io bloccai il telefono e lo strinsi forte in mano. «Ti prego, Matt! Smettila che poi se la rifanno con me.» Ah beh...se se la fossero rifatta con lui, li disintegravo con uno sguardo. Mi infilai i pantaloni della tuta e lasciai scivolare il telefono di mio fratello nella tasca. Misi una canottiera nera e scarpe da ginnastica. Presi l'MP3, gli auricolari ed uscii dalla camera, poi da casa per andare a correre. Il mio fratellino prima che mi allontanassi troppo, uscì dalla porta e gridò: «Non puoi andare a correre con il mio telefono in tasca.» Feci una risatina. «E chi me lo può impedire?» Gli domandai correndo via. Il telefono vibrò nella mia tasca nel momento in cui partì "Strike". Mi fermai, lo presi in mano e lessi la risposta di una ragazza sta volta: Lucrezia: "Siamo una classe molto unita..." Anita: "Si infatti, ci vogliamo tutti un gran bene!" Giuro che non sapevo più che cosa pensare di questi tipi. Loro si volevano un gran bene? Bah, dovevano proprio avere qualche neurone fuori posto, così risposi:Io: "Scusatemi ma non riesco a capirvi...prima mi dite che sono scherzi dopo dite che siete uniti quando so benissimo che mio fratello soffre da tempo perché lo trattate come se fosse un conato di vomito. Siete assurdi. Ora vi conviene tacere perché se scopro che lo toccate ancora con un solo dito vi picchio talmente forte che quando tornate a casa nemmeno i vostri genitori vi riconosceranno" Mi rimisi a correre e dopo circa un ora tornai a casa. Restituii il cellulare a mio fratello e poi andammo a pranzo.

*

Il giorno dopo io e Nolan andammo all'ospedale per fare le visite di controllo e alle 10,30 avevamo già finito. «Mamma, tu vai a casa. Io e Nolan andiamo a fare un giro, va bene?» Le proposi cingendo con un braccio le spalle di mio fratello. Nostra madre acconsentì e noi ci incamminammo stando zitti per un po'. «Ti hanno scritto i tuoi compagni?» Chiesi rompendo il silenzio. Lui scosse la testa. Non lo capivo, se non lo prendevano più in giro era un bene o forse non avevano smesso e non voleva dirmelo? «Ti hanno preso in giro ancora?» Insistei io per incitarlo a parlare. Lui si fermò iniziando a singhiozzare, cominciai a pensare che fosse colpa mia, insomma io avevo cercato di dargli una mano per mettere fine agli atti di bullismo a cui era sottoposto. «Nolan. Perché stai piangendo?» Chiesi piazzandomi davanti a lui Alzò gli occhi lucidi verso di me e urlò:

«Non sono serviti a niente i tuoi messaggi...domani mi uccideranno e quando sarò morto, ti prego uccidili per me!» Cosa? Io non lo avrei fatto toccare da nessuno! Lui era e sarà sempre il mio protetto e nessuno può ammazzarlo, nessuno! «Non si devono neanche avvicinare a te o li strangolo!» Dissi prendendo per le mani, poi gli asciugai le lacrime e continuai: «Fratellino, insieme siamo forti e non permetterò che ti facciano del male...sei il mio protetto, chiaro?» Sorrise. «Non piangere per quelli lì, non si meritano le tue lacrime!» Gli dissi accarezzandoli una guancia «Come faccio a non piangere? Ogni giorno mi tormentano dicendomi che non valgo nulla. Se per sbaglio mi toccano si puliscano e bestemmiano ogni volta che devono fare qualcosa con me. Spiegamelo tu, Matt, come faccio a non piangere?» Non capivo come potessero dei ragazzini prendere di mira qualcuno, trattarlo come se non esistesse o soprannominarlo con termini violenti e provocatori. «Lo so, capisco quanto può essere difficile, ma più ci stai male più loro si divertono. Devi cercare di essere forte e quando ci riuscirai avrai vinto davvero. Sei il ragazzo più dolce di questo mondo e se loro non lo hanno capito, non hanno capito niente della vita. Ti vedono diverso da loro e chiunque sia differente dalla massa viene trattato ingiustamente, la colpa non è affatto tua, ma è soltanto loro perché non vedono le tue straordinarie qualità come la pazienza che hai quando Krystal fa i capricci, o le battute che fai quando siamo seduti sul pavimento di camera nostra. Nolan, loro non ti conoscono e non devono neanche farlo perché tu non hai bisogno di loro. L'unica cosa che devi capire è che le loro minacce non saranno mai la realtà, hai capito bene?» Continuando a singhiozzare mi rispose:

«Lo so che dovrei essere forte e che dovrei essere diverso ma io... ogni volta che...che mi insultano mi blocco e mi tramano le gambe e mi mancano le parole...non sono forte e non lo sarò mai.» Quando eravamo piccoli lui era un bambino spensierato e felice, aveva una autostima altissima e faceva sentire meglio chiunque gli stesse accanto. Iniziò tutto quando cominciò a frequentare la prima elementare, si chiuse sempre di più in se stesso perdendo ogni giorno la sua forza e la sua autostima. «Non sono d'accordo! Quando eravamo piccoli avevi un'autostima da vendere e aiutavi tutti quelli che avevano bisogno. Per colpa loro l'hai persa, ma sono certo che ce la puoi fare a riconquistarla in un battito di ciglia.» Gli avevo detto la verità, non potrei desiderare fratello migliore. Quelli che lo prendevano in giro erano dei perdenti e alcuni di loro sarebbero rimasti così tutta la vita. Nolan non si meritava di soffrire in questo modo, doveva essere un ragazzo felice e non la vittima da una mandria di matti. Mio fratello mi abbracciò forte ed io lo strinsi a me. «Tu sei il mio eroe!» Disse a voce bassa, quasi sussurrata. Lo so, non voleva farmelo sentire, ma l'avevo capito da tanto che per lui ero un idolo ed ero onorato che aveva scelto me.

  
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