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Autore: Naoko_chan    26/08/2019    2 recensioni
Carol si stringe le braccia e alza di nuovo lo sguardo sulla finestra. Fuori è caldo – è bollente, da ustione, dentro di sé invece è tanto freddo, di un gelo buio e spoglio come è lei adesso; il calore di Eugene non le arriva come dovrebbe, scivola sulla pelle con gentilezza ma non riesce a creare un varco per entrare.
[SPOILER ep. 108]
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Your eyes


Carol si stringe le braccia e alza di nuovo lo sguardo sulla finestra. Fuori è caldo – è bollente, da ustione, dentro di sé invece è tanto freddo, di un gelo buio e spoglio come è lei adesso; il calore di Eugene non le arriva come dovrebbe, scivola sulla pelle con gentilezza ma non riesce a creare un varco per entrare.
L’unica cosa che ora è in grado di assorbire sono le urla di orrore, le auto che esplodono, gli edifici che crollano, il nero sopra di loro e il rosso vivo per strada. Rosso, è tutto così rosso, è un film che si ripete all’infinito e a lei sembra di soffocare. Sente che non vi è più equilibrio mentre getta lo sguardo di fuori e assorbe il frastuono,
perché la Plaza grida, grida forte di dolore da ogni poro e li richiama all’ordine – tutti loro, gli eroi –, cerca di far scattare in loro qualcosa che in Carol si è spento per sempre. Perché ormai Silver Spark è andata, è morta una manciata di giorni fa.
Non ha più la forza di combattere, Carol, di combattere lui, di combattere loro, i pezzi di ciò che è stata – e quindi anche un po’ se stessa, in fin dei conti. Non è proprio pronta: non riesce ad accettarlo, non riesce ad accettare tutto quello.
Non riesce più neanche a guardarlo in viso. È contaminato, sporco, fatica a credere ci sia lui dietro quegli strati tossici. Fatica a guardarlo negli occhi – gli occhi di KO erano così limpidi, puri, schietti, si tenevano dentro tutta quell’infantile genuinità, quella semplicità che spiazzava gli altri, perché in giro uno sguardo così innocente è raro quanto intenso. KO aveva gli occhi di chi vuole passare la vita a salvare altre vite, di chi vuole fare del bene: le sue intenzioni erano esibite tutte in bella vista e nessuno poteva dubitarne, KO era così trasparente che non aveva bisogno di comunicare per essere compreso, bastava leggerlo, bastava affondare lo sguardo su quegli occhi grandi come il mondo che vuole difendere, vispi e curiosi, attivi – gli occhi di un eroe. Gli occhi di Laserblast.

«Non mi sarei mai aspettato che nelle mie vene scorresse anche il sangue di un super cattivo... ma non mi importa: ho deciso che voglio comunque essere un eroe come te!»

Si può sapere dove sono quegli occhi, ora? Quelle due fornaci di odio, di divertita crudeltà, di accanimento, si sono divorate il suo bambino, il suo KO. Il suo KO non c'è più, non c’è più, maledizione, è sparito, è morto e non tornerà mai più, è blindato in una parte di TKO e non potrà più riemergere.
È una pugnalata ogni volta, a ogni risata feroce un pezzo di Carol si incrina e il rosso si intensifica, è una macchia che si espande e si fa beffe del gelo scuro che la ghiaccia sempre più in profondità.
Serra con forza i pugni e la vista si fa più appannata: il nero e il rosso sono sfocati, ora, e paradossalmente le riesce più facile vedere l’Inferno che è diventata la Plaza; anche le urla degli abitanti sono rosse e nere, bruciano la carne anche loro, bruciano le ossa, corrodono dentro come un veleno senza nome ma pregno di rabbia, tutta quella rabbia e quella frustrazione che hanno fatto fuori Silver Spark e che ora stanno uccidendo pezzo per pezzo Carol.

«Ti voglio bene, KO. Sei tu il mio eroe.»



 

 

  
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