Film > Animali fantastici e dove trovarli
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Autore: Amantide    26/08/2019    1 recensioni
Tra le mura di Hogwarts, Newt è alle prese con un'idea che gli permetterebbe di approfondire le sue conoscenze sulle creature magiche e Leta non perderà l'occasione di farsi coinvolgere nel suo folle piano.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leta Lestrange, Newt Scamander
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice: Ciao a tutti, volevo avvisarvi che questa seconda parte esce con immenso ritardo a causa di una lunghissima riflessione che mi ha portato a capire che non sarebbe stata l'ultima parte. Ebbene sì, ci sarà una terza parte perchè man mano che lo scrivevo trovavo cose carine da inserire nella storia e mi sembrava un peccato non svilupparle. Spero che questa mia decisione di prolungare la storia possa in qualche modo farmi perdonare per l'immenso ritardo con cui l'aggiorno. Intanto grazie a chi si è espresso in merito alla prima parte. Adoro sapere cosa pensate di quello che riesco a mettere nero su bianco e oggi più che mai ho bisogno di sentire la vostra opinione.



 
PARTE II


Newt uscì di soppiatto dalla finestra della serra numero tre cercando di fare meno rumore possibile. Nelle vicinanze non sembrava esserci nessuno; era il crepuscolo e la maggior parte degli studenti erano già rientrati a casa dalle famiglie per trascorrere le vacanze natalizie, ma era meglio essere prudenti. 
Nei suoi pomeriggi trascorsi in biblioteca alla ricerca d’informazioni sull’Ashwinder, Newt si era casualmente imbattuto in un’altra creatura bizzarra che sfortunatamente non aveva trovato posto nel programma scolastico: il Dugbog. Stando a quanto sapeva sul suo conto era molto facile trovarli sotto le foglie delle mandragole e si dava il caso che ce ne fosse una florida coltivazione proprio nella serra numero tre. La tentazione era stata troppo forte; con sua grande sorpresa aveva scoperto che il numero di Dugbog presenti nella serra era sorprendente ed era immensamente soddisfatto di averli potuti studiare da vicino indisturbato per qualche ora. Quando erano immobili era facile scambiarli per dei pezzi di legno marcescenti ma, osservandoli più da vicino, si potevano riconoscere delle piccole zampe e dei denti parecchio aguzzi.
Quello su cui non era riuscito a documentarsi a sufficienza era la loro terribile aggressività; ad un occhio inesperto potevano sembrare innocui ma essere disturbati mentre si nutrivano del loro cibo preferito li rendeva improvvisamente aggressivi e fu così che Newt, sottovalutando la creatura che si accingeva a studiare, rimediò un bel morso sul fianco destro che cominciò a sanguinare copiosamente impedendogli di proseguire i suoi studi sul campo. Tamponandosi la ferita con la sciarpa giallonera rientrò nel castello alla ricerca di un luogo sicuro in cui medicarsi. 
Gratta e netta” sussurrò notando qualche goccia di sangue sul pavimento mentre proseguiva sperando di non incontrare nessuno.
Fortunatamente, fantasmi a parte, la strada sembrava essere sgombra. Riconobbe la porta di uno sgabuzzino delle scope e ci si chiuse dentro sperando di risolvere la situazione rapidamente.
Lumus” sussurrò illuminando a giorno l’angusto stanzino. Newt sollevò la camicia per osservare l’entità del morso e, non appena scostò la sciarpa, la ferita riprese a sanguinare, ci volevano dei punti e anche dell’essenza di dittamo possibilmente.
Ecco, gli sarebbe toccato andare di nuovo a rubare nella dispesa di pozioni… e pensare che aveva giurato di non farlo mai più.
Uscì dallo stanzino tutto trafelato e per poco non travolse Leta che attraversava il corridoio.
“Newt”
“Leta” fece lui strabuzzando gli occhi.
“Cosa ci facevi nello sgabuzzino delle scope?” domandò lei sospettosa.
“Niente” rispose frettolosamente lui.
“Gli studenti ci vanno per pomiciare…”
“Decisamente non pomiciavo” chiarì lui tenendo ben stretta la sciarpa sulla ferita sotto alla camicia.
Leta buttò l’occhio dentro lo sgabuzzino. “Anche perché con un manico di scopa saresti decisamente sprecato” aggiunse sorridente dopo aver verificato che non ci fosse nessun’altro nello stanzino. 
“Va tutto bene?” domandò la serpeverde, “sei un po’ pallido.”
Newt guardò Leta e capì che oltre ad essere l’unica a poterlo aiutare era anche una delle pochissime persone di cui si fidava.
“In effetti, avrei bisogno d’aiuto…” ammise Newt controllando che fossero soli, “come te la cavi con gli incantesimi di primo soccorso?”
Leta sgranò gli occhi.
“Newt! Credevo che avremmo gestito l’Ashwinder insieme!” protestò cercando di moderare il tono di voce.
“Shhhh” le intimò lui. “Non si tratta dell’Ashwinder”
“Un altro? Quindi c’è un altro animale, perfetto! E dove sarebbe?” 
“Nelle serre di erbologia”
“Hai sguinzagliato animali pericolosi nelle serre di erbologia? Ma sei impazzito?”
“Non esistono animali pericolosi” sottolineò il ragazzo toccato sul vivo.
“…solo persone miopi” concluse Leta ricordando le parole dell’amico che l’anno precedente si era meritato un mese di punizione per aver sottolineato la cosa ad un professore.
“E poi non ho sguinzagliato proprio niente, vivono lì da chissà quanto tempo” continuò Newt più che mai deciso a difendere se stesso e quelle povere creature, “non sono in grado di stimarne l’età perché non ho avuto modo di contare i loro…”
“Ok, ok, ma mi dici che ti hanno fatto?”
“Niente per cui allarmarsi, è solo un piccolo morso…” minimizzò Newt sollevando leggermente la camicia per mostrare a Leta la ferita.
“Per la barba di Merlino!” esclamò lei, “stai sanguinando!”
“Shhh” fece di nuovo lui, “arriva qualcuno!” e così dicendo entrambi si richiusero dentro lo sgabuzzino delle scope.
“Devi andare in infermeria!” decretò lei piuttosto preoccupata monitorando il corridoio attraverso il buco della serratura.
Newt sollevò gli occhi al cielo.
“Leta, ragiona, non posso andare in infermeria perché vorrebbe dire ammettere quello che ho fatto, far perdere punti alla mia casa e finire in punizione.”
“Sai una cosa?” chiese lei improvvisamente divertita dalla situazione. 
“Cosa?”
“Sembra una barzelletta, una serpeverde che rimprovera un tassorosso!”
Risero insieme. 
La loro era un’amicizia insolita, non solo perché appartenevano a due case diametralmente opposte ma perché i loro spiriti ribelli finivano sempre per farsi da parte quando si trattava di proteggere l’altro. Mai come in quel momento Newt se ne rese conto. Leta era incompresa dalla maggior parte dei suoi compagni, insofferente a qualsiasi tipo di disciplina e tremendamente ostinata, ma allo stesso tempo riusciva ad essere incredibilmente protettiva nei confronti delle persone a cui teneva. Nonostante non sapesse spiegarsi come fosse possibile, Newt sapeva di essere compreso in quest’ultima categoria e ne era lusingato.
“Ho un’idea, andrò in infermeria fingendo di non sentirmi bene e una volta lì prenderò dell’essenza di dittamo, tu aspettami qui e cerca di non perdere troppo sangue.”
“Va bene” si arrese lui non vedendo nessun’altra possibilità.
“Finirai per farmi espellere lo sai?” domandò lei posandogli un bacio a fior di labbra che gli intorpidì i sensi. Non era certo la prima volta che Leta gli riservava un bacio di quella tipologia, il fatto era che a Newt non era ancora ben chiaro il significato di quel gesto. Leta uscì e Newt si sedette per terra con la schiena appoggiata al muro. La ferita gli faceva male, pulsava e bruciava terribilmente e, non avendo di meglio da fare, decise di appuntarsi i sintomi del morso di un Dugbog sul taccuino. Un giorno, se mai fosse riuscito a raccogliere abbastanza informazioni, gli sarebbe piaciuto scrivere un libro su tutto quello che i maghi ignoravano delle creature magiche.
L’attesa sembrò interminabile ma Leta riuscì nel suo intento e portò a Newt l’essenza di dittamo che finalmente sanò la ferita e bloccò l’emorragia.
“Tornerai a casa per le vacanze?” domandò lui cercando d’ignorare il dolore che l’incantesimo di sutura gli stava provocando.
“Non ho ancora deciso, i miei mi hanno già mandato due strillettere a riguardo…”
Newt ridacchiò. “A me non hanno mandato neanche quelle.”
“Finito!” decretò lei riponendo la bacchetta un attimo prima di riaprire la porta per uscire dallo stanzino.
“Non so come ringraziati” mormorò Newt una volta in corridoio.
“Non devi ringraziarmi” rispose lei con una lieve alzata di spalle incamminandosi verso i sotterranei.
Newt la seguì con lo sguardo fin quando una voce non lo fece trasalire. “Scamander, è tardi, faresti bene a rientrare nel tuo dormitorio.” Era il caposcuola, un corvonero del settimo anno nonché migliore del suo corso.
“Ma certo” balbettò Newt ancora stordito dall’effetto di Leta, prima di voltarsi e dirigersi verso la sala comune dei tassorosso.
 
L’indomani Hogwarts si svegliò sotto una fitta coltre di neve che diede definitivamente inizio all’atmosfera natalizia; la sala grande era addobbata in piena regola e molti degli studenti rimasti sfoggiavano i tipici maglioni con renne e fiocchi di neve.
Newt sedeva sotto il portico appoggiato ad una colonna fissando la neve scendere fitta e silenziosa stretto nel suo maglione che, a differenza di quello dei compagni, era anonimo e privo di disegni. Il cortile interno era completamente imbiancato e trasmetteva una preziosa sensazione di quiete.
Proprio mentre era assorto nei suoi pensieri, una palla di neve lo colpì sulla nuca accompagnata da una risata familiare che gli scaldò il cuore.
Colto di sorpresa il ragazzo prese a scompigliarsi i capelli nel tentativo di rimuovere la neve che ormai si era infilata nella sciarpa e nel collo mentre Leta gli si affiancava sorridendo.
“Credevo che alla fine fossi tornata a casa per le vacanze” disse Newt un po’ imbarazzato ma ben felice di costatare il contrario.
“Anch’io pensavo di non trovarti qui” ammise lei.
“Nessuno sente la mancanza della pecora nera della famiglia a quanto pare” fece sapere Newt mentre scioglieva il nodo della sciarpa per rimuovere gli ultimi fiocchi di neve.
“Vale lo stesso per me, e poi sai che ci tengo a farti compagnia quando si tratta di finire in punizione…”
“Non finiremo in punizione” la rassicurò Newt certo che non ci fossero falle nel suo piano, “in primo luogo perché ho pensato a tutto nei minimi particolari…”
“Come con il Dugbog?” lo schernì lei.
Lui ignorò la provocazione e continuò come se lei non avesse aperto bocca: “e poi perché non voglio farti prendere parte a questa cosa.”
Leta sbuffò sonoramente.
“Sei proprio come Theseus, sempre pronto a dirmi cosa posso e non posso fare… si può sapere perché entrambi siete così ossessionati all’idea di proteggermi?”
Newt si rabbuiò improvvisamente, quel paragone con Theseus fatto proprio da Leta gli stava parecchio scomodo.
“Theseus era un prefetto, era uno dei suoi compiti quello di assicurarsi che gli studenti non si cacciassero nei guai…” mormorò passandosi la sciarpa dietro la nuca con l’intenzione di annodarsela nuovamente al collo.
“…ma tu non lo sei” sottolineò Leta prendendo posto accanto al compagno per allacciargli la sciarpa al collo, “ed è per questo che ti preferisco”. Nonostante la temperatura fosse nettamente sotto zero il giovane tassorosso sentì un’improvvisa vampata di calore avvolgerlo e per un attimo si aspettò un altro di quegli ambigui baci che Leta era solita regalargli nei momenti più inaspettati.
“Tu non sei come lui…” proseguì lei prendendo nuovamente le distanze, “nei suoi anni qui a scuola Theseus è sempre stato molto ligio alle regole e orientato al futuro, pensi avesse già in mente che carriera intraprendere?”
“Possiamo smetterla di parlare di mio fratello?” domandò educatamente Newt senza però nascondere il suo disappunto.
“Preferisci parlarmi del luogo misterioso in cui intendi mettere in pratica il tuo piano?”
“In effetti no…”
“Vorrà dire che lo farai domani davanti ad una burrobirra durante l’uscita a Hogsmeade” concluse Leta con il sorriso di chi la sapeva lunga. “Ci verrai non è vero?” domandò con il vago timore che lui potesse rispondere di no.
Colto alla sprovvista Newt balbettò qualcosa d’indefinito che poi diventò un “sai che non amo stare in mezzo alla gente”.
“Sì, ma io apprezzo la tua compagnia e poi nessuno ci obbliga a stare con gli altri.”
Leta lo fissava con gli occhi carichi di aspettativa.
Newt deglutì vistosamente, in un attimo tutte le sue convinzioni crollarono.
“Ci penserò” mormorò con il vago timore che quella proposta potesse essere una sorta di appuntamento.
Leta gli posò un bacio sulla guancia e lui si sentì immediatamente arrossire, poi corse su per le scale e Newt tornò ad osservare la neve che vorticava nel cielo e che non dava il minimo segnale di volersi arrestare. Leta non era una da appuntamenti e a ben rifletterci nemmeno lui.
 
Dopo l’ennesimo pomeriggio trascorso in biblioteca, Newt rientrò in sala comune e subito dedicò una rapida occhiata alla comunicazione riguardo la gita a Hogsmeade affissa in bacheca. Nel corso dei suoi anni a scuola aveva visitato il villaggio di Hogsmeade più volte e l’idea di passare un intero pomeriggio a stretto contatto con i suoi compagni non lo entusiasmava particolarmente, preferiva nettamente godersi la tranquillità del castello semideserto, o per lo meno questo era quello che pensava prima che Leta manifestasse la sua voglia di andarci.
Senza pensarci troppo su decise di apporre una X in concomitanza del suo nome poco prima che il foglio fosse ritarato dal prefetto per essere consegnato in segreteria sotto lo sguardo attonito dei compagni che per giorni avevano tentato di convincerlo con scarsi risultati. Poi si chiuse in dormitorio dando modo a questi ultimi di aprire un’accesa discussione circa il motivo che lo avesse spinto a cambiare idea.
“Avrà finito le sue scorte di liquerizia” suggerì un ragazzo del secondo anno che, a giudicare dalla dimensione della sua pancia, doveva saperla lunga in fatto di dolciumi.
“Ma quale liquerizia! Secondo me c’è di mezzo un altro dei suoi animali” ipotizzò uno del sesto anno, “quando gli sono scappate le acromantule nel dormitorio ci abbiamo messo tre giorni a ritrovarle e una mi si era infilata nei calzini!” rivelò rabbrividendo.
“Ragazzi, siete fuori strada” intervenne una studentessa dal fondo della sala. “Scamander non prende parte ad una gita ad Hogsmeade dal quarto anno, è evidente che me c’è di mezzo una ragazza…” 
“Una ragazza?” ridacchiò un’altra dal divano, “ma se Elodie gli ha chiesto di uscire almeno tre volte lo scorso anno e non ha fatto altro che accampare scuse, non è vero?” chiese all’amica che sedeva al suo fianco.
“Ammetto di aver pensato che fosse gay” rivelò quest’ultima sbucando dall’ultimo numero della sua rivista preferita.
“Ma fatemi il piacere!” s’intromise un’altra, “è ovvio che non lo è!”
“E tu che ne sai?”
“Oh ma per favore, non ditemi che non vi siete mai accorte di come guarda la Lestrange!”
“Chi?” borbottò un’altra improvvisamente interessata alla conversazione.
“È una serpeverde, tra le più perfide a dire il vero, una di quelle che è in punizione un giorno si e l’altro pure.”
“In effetti anche Newt è spesso in punizione…” rifletté un’altra.
“Tutto questo gossip mi sta facendo venire il mal di testa” ammise il ragazzo del secondo anno a quello che si era ritrovato l’acromantula nei calzini.
“Concordo” convenne il più grande mentre entrambi di accingevano a lasciare la sala comune lasciando le ragazze al loro chiacchiericcio.
 
L’indomani, a colazione, Newt si rese conto che la maggior parte dei suoi compagni era stata decisamente più mattiniera di lui e che probabilmente si erano incamminati di buonora in direzione del villaggio di Hogsmeade con l’intenzione di trascorrerci tutta la giornata, cosa che lui non avrebbe fatto neanche sotto tortura.
Solo dopo un pranzo trascorso in compagnia del frate grasso, il fantasma della sua casa di appartenenza, si decise a uscire dal castello con l’intenzione di raggiungere Hogsmeade. Leta non aveva specificato se avrebbe passato l’intera giornata al villaggio o se si fosse limitata ad una capatina, e lui si era guardato bene dal chiederglielo. Conversare con Leta non era mai una cosa facile, soprattutto quando si trattava di farle domande troppo dirette. Era una ragazza enigmatica e forse era proprio questo l’aspetto che lo stregava più di tutti.
Riflettendo sulle sue scarse possibilità di incontrare Leta, Newt raggiunse la via principale di Hogsmeade dove riconobbe qualche compagno impegnato in una battaglia di palle di neve che finì per coinvolgere inevitabilmente degli sfortunati passanti. Mentre la battaglia imperversava lui deviò in un vicolo laterale, ben deciso ad evitare il casino del centro e a rifugiarsi in un posto tranquillo. Fu così che nel giro di qualche minuto si ritrovò davanti all’ingresso della Testa di porco e ne varcò la soglia desideroso di trovare riparo dalla morsa del freddo che da qualche giorno attanagliava tutto il nord dell’Inghilterra.
“E così il signor Scamander si è deciso a mettere il naso fuori dal castello” disse una voce familiare non appena Newt mosse i primi passi dentro al pub.
In un angolo della sala, Newt vide il professor Silente seduto ad un tavolo alle prese con una copia della gazzetta del profeta e un bicchiere di whiskey incendiario.
“Così pare” mormorò facendo qualche passo verso il professore che aveva saggiamente scelto un tavolo vicino al camino.
“Questo inverno è uno dei più freddi che io riesca a ricordare” fece sapere Silente guardando fuori dalla finestra, “ti offrirei del whiskey incendiario se solo avessi l’età giusta per berlo, quindi… forse è meglio una burrobirra?”
“Qualcuno potrebbe pensare che ha un occhio di riguardo nei miei confronti…” osservò il tassorosso con un lieve sorriso.
“E tu lascia che lo pensino” gli suggerì il professore ordinando per lui una burrobirra e scostando una sedia facendogli cenno di accomodarsi.
“La ringrazio professore, è gentile da parte sua.”
“Come mai la Testa di porco e non Il manico di scopa? Ho sempre pensato che fosse quello il pub preferito dagli studenti.”
“In effetti lo è ma… io non sono a mio agio in mezzo alla gente” ammise Newt nonostante avesse la netta sensazione che Silente conoscesse già la risposta a quella domanda.
“Non rammaricarti per quello che sei, giovane Scamander” lo rassicurò Silente percependo il suo disagio nell’ammettere la verità. “Fingere di essere qualcosa di diverso da quello che in realtà siamo può darci l’illusione di sentirci accettati, ma finisce per distruggerci” osservò fissando intensamente il suo bicchiere di whiskey un attimo prima di berne l’ultimo sorso.
Newt notò lo sguardo del professore rabbuiarsi ed ebbe come l’impressione che quello che stava ripetendo fosse più che altro un monito per sé stesso piuttosto che uno dei suoi insegnamenti, ciononostante non mancò di farne tesoro.
“Se sei più tipo da Testa di porco, è giusto che tu sia qui e non altrove” concluse Silente con ritrovato entusiasmo mentre Newt beveva la sua burrobirra.
Il ragazzo si limitò ad annuire, un po’ imbarazzato dalla situazione.
“Non tornerai a casa per Natale neanche quest’anno?” domandò Silente in tono amichevole.
Newt scosse la testa e si strinse nelle spalle, non aveva troppa voglia di raccontare anche a Silente il perché della sua scelta.
“A quanto pare la presenza di mio fratello basta e avanza” si lasciò scappare con un velo di delusione nella voce.
“Capisco” mormorò il professore, “le relazioni familiari possono essere difficili ma, se mi permetti uno spassionato consiglio, non privarti di nulla che un giorno tu possa rimpiangere.”
Per la seconda volta nel corso di quella conversazione Newt ebbe la sensazione che Silente non stesse parlando solo ed esclusivamente a lui e, imbarazzato dalla cosa, si trovò ad annuire ancora una volta.
“È giunto il momento che io vada” annunciò il professore dopo aver consultato il suo orologio da taschino, “mi resta giusto il tempo di passare da Mielandia… le mie scorte di api frizzole sono quasi esaurite.” Aggiunse indossando il cappotto.
“Lo sapeva che pare che il loro gusto caratteristico sia ottenuto dai pungiglioni secchi di Billywig?” esordì Newt felice di poter snocciolare qualcuna delle nozioni apprese nelle ultime settimane sulle creature magiche.
“Ne avevo sentito parlare e non mi stupisco che tu lo sappia, mi è stato detto che passi molto tempo tra gli scaffali della biblioteca.” Spiegò il professore facendogli un occhiolino.
Newt sorrise, fin dal primo anno aveva sempre avuto la sensazione che Silente fosse uno dei pochi a capirlo fino in fondo.
“È ben informato” confermò Newt.
“Beh, sono sicuro che il tuo interesse non si limita ai tomi della biblioteca, esattamente come sono sicuro che non sei venuto qui per chiacchierare con un professore impiccione, quindi ora ti lascio ai tuoi coetanei” disse Silente accennando all’ingresso del pub in cui stava entrando un gruppetto di ragazzi tra cui Newt identificò subito Leta.
“Penso che la signorina Lestrange prenderà il mio posto molto volentieri” aggiunse Silente salutando la studentessa con un gesto della mano, rivelando a al giovane Scamander di avere decisamente parecchio fiuto per le faccende sentimentali.
Newt osservò Silente raggiungere l’uscita e togliersi il cappello davanti a Leta in segno di saluto. Lei, al contrario dei compagni, contraccambiò educatamente e poi si avvicinò al bancone.
Deciso a passare il resto del pomeriggio con lei, Newt si alzò per raggiungerla ma qualcuno fu più veloce di lui e occupò lo sgabello libero proprio accanto a Leta. Colto alla sprovvista da quell’imprevisto Newt finse di sistemare il cappotto sullo schienale della sedia e osservò meglio il ragazzo che ora stava passando un braccio intorno alle spalle di Leta. Se la memoria non lo ingannava quello era uno dei due battitori di Serpeverde, come confermavano la sua corporatura massiccia e i suoi modi grezzi. Newt osservò i due ridere insieme e dopo un paio di minuti vide Leta appoggiare il capo sulla spalla del compagno, cosa che lo convinse a lasciare immediatamente il pub dopo aver ingurgitato quello che restava della sua burrobirra.
  
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