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Autore: DolceZeref    27/08/2019    3 recensioni
Ed eccomi su questo fandom con la mia prima storia ad OC! Chi vi parla è un'amante dei Ranger e ha deciso di scriverci una fiction, che si ambienterà ad Almia.
La strada per realizzare il proprio sogno è dura, soprattutto se ci si mettono in mezzo numerose difficoltà, ma insieme ce la si cava sempre. Fra gli anni in Accademia e l'addestramento pratico, riusciranno i nostri giovani eroi a salvare i Pokémon?
Beh, spero di avervi incuriosito, ci vediamo dentro!
Dal prologo:
-Come fai a rilassarti sapendo che presto metteremo piede all'Accademia dei Ranger?!-
...
L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno: il primo alla scuola tanto sognata e di una grandiosa avventura, più di quanto pensassero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Sotto questo cielo
 
-NO!-
 
Sora vide la scena a rallentatore, come in un film. Solo che quella era la realtà e non poteva prendere il telecomando per stoppare, anche se avrebbe voluto. L’unica cosa che poteva fare al momento era correre più veloce. Però...perché le sue gambe sembravano così pesanti? Di quel passo, non l’avrebbe raggiunto in tempo...!
Vide Phibrizio voltarsi e dirigersi verso la scogliera che dava sul mare, tranquillo. Perché nessuno tentava di fermarlo?!
Lo vide slacciarsi l’adorato mantello e girarsi in direzione dei Ranger, per poi fare un inchino e sorridere.
No...no, no, no. No!
-Addio, Ranger- Lo sentì dire.
No, Phibrizio...Phibrizio...!
 
-MIKIO!-
 
Sora urlò e, nel momento in cui il ragazzo dai capelli multicolore si lasciò cadere nel vuoto, scattò in avanti alla velocità di una freccia appena scoccata, un unico e disperato pensiero in mente, ma era arrivato troppo tardi. La sua mano non riuscì ad afferrare quella del suo migliore amico. Non l’avrebbe mai più potuto fare, non l’avrebbe mai più potuta stringere nella sua. Mai più. Era un periodo fin troppo lungo.
Gridò dal dolore e si inginocchiò dal bordo della scogliera, stringendo convulsamente il mantello impolverato, mentre calde lacrime sgorgavano dai suoi occhi e gli rigavano il volto.
Tyra e Drake, che erano arrivati appena pochi secondi dopo, non poterono fare altro che accucciarsi accanto a lui e avvolgerlo in un abbraccio.
 
Anche i Ranger, da parte loro, erano semplicemente sconvolti. Si sarebbero aspettati che provasse a scappare, che facesse...qualsiasi altra cosa, tutto tranne quello; tutto tranne quel gesto estremo. Era davvero pronto a tanto pur di non farsi catturare? Non sembrava nemmeno più lui, anche se, in realtà, se ci pensavano bene “lui” non sapevano neppure chi fosse: credevano di conoscerlo, ma si sbagliavano. Fino all’ultimo, non erano riusciti a capirlo.
In particolare, i gemelli erano i più sconvolti di tutti: i loro grandi occhi verdi erano sbarrati e si sentivano paralizzati, un miliardo di emozioni che gli si agitavano dentro. Nonostante Phibrizio fosse il loro nemico, nonostante avessero desiderato di vendicarsi, nonostante tutto questo, non volevano che morisse. E lui si era buttato di sua spontanea volontà, con un sorriso tranquillo in viso. Ma, più di ogni altra cosa, quella scena gli ricordava pericolosamente il giorno in cui loro stessi avevano rischiato di precipitare in mare.
 
All’improvviso, però, in cielo si creò un arcobaleno. Fu un attimo, ma quello da solo bastò ai tre generali perché la speranza si riaccendesse nei loro cuori: una piccola, debole fiammella di speranza. Era talmente piccola che sarebbe bastato un respiro un po’ più forte degli altri a spegnerla, però c’era e avrebbe fatto di tutto per non estinguersi. Il fenomeno, infatti, si era verificato senza che avesse piovuto e questo per il trio poteva significare solo una cosa. Doveva significare ciò che credevano, altrimenti...
 
Sora si alzò in piedi, imitato dagli altri due, sempre stringendo in una mano il mantello e voltandosi verso i Ranger. I suoi occhi erano rossi dal pianto, però aveva uno strano sguardo in volto. Arrabbiato, forse?
 
-Su, non fate quelle facce. Avete vinto, no? Dovreste essere contenti- La voce di Tyra era tremula, anche se lei aveva tentato di non farlo notare.
-Come puoi dire una cosa del genere!- esclamò il minore degli Hato, venendo avanti. Aveva cercato di trattenere le lacrime, fallendo -Lui è...lui è...-
-Mi rifiuto di credere che sia morto, Yuuri- replicò Sora -Mi rifiuto-
-Cosa?-
-Esattamente quello che ho detto-
-È caduto da una scogliera. Da una scogliera. Non può essere sopravvissuto- affermò Leo, le sopracciglia inarcate.
Sora spostò il suo sguardo determinato su di lui. -Finché ci sarà la minima possibilità che lo sia, lo cercherò-
Davanti a quella decisione, il ragazzo dagli occhi verdi non poté che rivedere dolorosamente se stesso nell’altro giovane.
A quel punto, però, intervenne Settimo. -Voi non andate da nessuna parte. Siete in arresto-
La temperatura parve abbassarsi di molti gradi, come se il sole non fosse più capace di scaldare con i suoi raggi, ma i generali non fecero una piega: se l’aspettavano, ovviamente, era solo questione di minuti.
Sora ghignò stancamente. -Giusto. Che nessuno si muova e tutto il resto: mi stavo giusto chiedendo quando ce l’avreste detto. Verremmo con voi, davvero, però sfortunatamente questo ci porterebbe via troppo tempo e noi non ne abbiamo. Comunque non dovete preoccuparvi: i Cavalieri della Notte non vi daranno più fastidio- A quelle parole, sbatacchiò un po’ il mantello che teneva in mano per togliere la polvere e con un fluido movimento lo indossò, per poi guardare serio i Ranger. -Dichiaro sciolto il team!- esclamò, facendosi sentire anche dagli individui più lontani.
-Cosa...?-
Confusione e sconcerto danzavano sui volti dei presenti.
-Mai sentito parlare di “secondo in comando”?- domandò Sora, un sopracciglio alzato -Il team è sciolto-
-È stato un piacere, ma ora dobbiamo proprio salutarvi. Addio- disse Tyra, che aveva recuperato la calma.
-Non cercateci con troppo impegno, tanto non ci troverete- aggiunse Drake. D’altronde, se per anni nessuno aveva scovato il loro nascondiglio doveva pur esserci un motivo.
-A mai più rivederci, Ranger-
Questi ultimi non fecero in tempo ad aprire bocca o a fare qualsivoglia altra cosa che i tre lanciarono a terra delle bombe fumogene, le quali crearono oltre ad una cortina di fumo viola anche l’occasione perfetta per loro di scappare. Quando i Ranger furono in grado di vedere di nuovo, gli ex-generali erano scomparsi nel nulla, come se non fossero mai stati lì.
 
Come gli avevano detto, non li avrebbero più trovati.
 
***
 
Quando i membri delle squadre che si erano recate al Tempio Hippowdon tornarono alla Federazione, trovarono ad attenderli la Preside Edvige e il Professor Frenesio, come se non si fossero mai mossi da lì. Quando all’improvviso la terra aveva smesso di tremare e i Ranger della regione avevano comunicato agli Assistenti della Federazione che i Pokémon avevano cominciato a tranquillizzarsi, i due vecchi amici avevano avuto la stessa idea ed erano usciti fuori.
 
-Ragazzi miei, sono così felice che siate tornati tutti sani e salvi- li accolse Edvige con un sorriso sul volto.
Frenesio annuì, concorde. -Complimenti. Complimenti davvero: ce l’avete fatta- All’esterno si mostrava calmo, però bastava spostare lo sguardo sulle sue nocche bianche per capire con quanta forza aveva stretto il suo bastone per la preoccupazione: quando aveva visto in lontananza il numeroso gruppo avvicinarsi, un peso enorme gli era stato tolto dal petto; se qualcuno non avesse fatto ritorno, se ne sarebbe dato la colpa a vita.
I Ranger annuirono in segno di gratitudine, ma c’era anche una certa tristezza nei loro occhi.
-Tuttavia, non siamo riusciti a catturare i membri del team nemico...- disse Settimo, stringendo i pugni.
A quelle parole, l’espressione di Edvige si addolcì. -A questo penseremo più tardi. La cosa importante è che abbiate portato a termine il piano e che siate di nuovo tutti qui-
-Ora seguiteci- continuò Frenesio.
I due rientrarono e i membri delle varie squadre fecero come detto, non senza un po’ di esitazione, dopo essersi scambiati delle occhiate confuse fra di loro.
Non appena varcarono la soglia, furono accolti da un coro di esclamazioni da parte dei presenti, coloro che erano rimasti alla Federazione e che erano arrivati prima di loro.
-Siete tornati! Avete vinto!- disse Christopher, un sorriso dipinto sul volto e gli occhi che brillavano per la contentezza.
Intorno a lui, tantissimi altri ripeterono le sue parole, esultando, e i membri del gruppo che era appena giunto lì reagirono con un po’ di spaesamento: non si aspettavano quell’accoglienza.
-Vi rinnoviamo i nostri complimenti per la riuscita- si congratulò di nuovo Frenesio.
-Però la maggior parte del merito va alla Squadra Tre- Questa volta fu Viola a replicare, portandosi le mani sui fianchi.
-E in particolare a questi dieci ragazzi- aggiunse Midori, facendo un passo avanti e indicando con un gesto i giovani in questione -Senza di loro non saremmo mai riusciti a sconfiggere i nostri nemici-
-Concordo- disse Settimo.
Espressioni di pura sorpresa si dipinsero sui volti dei dieci che erano ora indiscutibilmente al centro dell’attenzione generale e che guardarono con occhi sgranati i tre Ranger.
Candice prese la parola, parlando a nome di tutti. -Viola, Midori, Settimo...grazie-
Questi ultimi annuirono con un sorriso e la Preside Edvige batté una volta le mani per richiamare l’attenzione.
-Il piano è stato terminato con successo e la missione è riuscita. Come esclamerebbe un amico, “obiettivo completato”!-
-Per tutto questo...- continuò Frenesio -Zero Blackvoid, Lidia Cilona, Rita Crystal, Koito Fuyuma, Tsukiko Hoshino, Leo e Luna Inverse, Amber Jantar, Candice Shelley e Nara Tsukamoto, sono felice di annunciarvi che siete promossi di grado!-
 
Un applauso esplose nella sala e per un attimo i problemi vennero dimenticati, offuscati dalla felicità del momento.
Avevano vinto. Si meritavano di festeggiare.
 
***
 
Yuuri si trovava all’ultimo piano della Federazione ed era appoggiato alla ringhiera del tetto, dando le spalle alle scale mobili che portavano lì.
Ad un certo punto sentì qualcuno avvicinarsi, ma era abbastanza sicuro di sapere chi fosse e non si allarmò. Quel qualcuno lo affiancò, imitando la sua posa, per poi pronunciare poche semplici parole.
-L’ho saputo- Il minore degli Hato annuì in silenzio, che l’altro prese come una risposta sufficiente per andare avanti. -Tu come stai, Yu?- chiese, voltandosi in direzione del vecchio compagno di scuola. Anche dopo tutti quegli anni, continuava a portare gli stessi occhiali tondi dalla montatura sottile.
L’amico ricambiò il suo sguardo. -Come vuoi che stia, Jiro? Credevo che fossero morti quel giorno, invece erano diventati membri di un team malvagio. Poi, lui è morto sul serio e...e...- Interruppe il contatto visivo, guardando in basso. All’ultima frase, la voce gli si era spezzata.
-Nonostante tutto, erano nostri amici- disse un terzo individuo. Al collo portava un cordoncino a cui era legata una zanna di animale, che si vedeva bene sull’uniforme da Ranger.
Yuuri e Jiro si girarono verso di lui, le espressioni stupite perché non l’avevano sentito arrivare. -Lewis?- dissero in coro. Non se l’aspettavano.
-Non era proprio così che volevo fare una rimpatriata, ma comunque... Beh, ciao ragazzi- Benché stesse cercando di comportarsi come suo solito, era palese che non avesse l’energia di sempre.
-Come sapevi che ci avresti trovati qui?- domandò Jiro.
Lewis diede un’alzata di spalle. -Facile, vi ho seguiti. O almeno, ho seguito te che hai seguito lui. Ma questa non è la cosa più importante al momento, sbaglio?-
-No...- rispose l’altro.
Entrambi lanciarono un’occhiata alla terza persona che era lì, che ovviamente era tornata con la mente al discorso principale, che pesava su di loro e rendeva l’aria oppressiva.
-Avevi ragione tu, Lewis. Nonostante siano diventati nostri nemici, nonostante io ci abbia combattuto contro, nonostante tutto, io...io...- Yuuri si prese la testa con una mano e lacrime silenziose gli scesero sulle guance. -Nonostante tutto, non riesco a non essere triste. È una cosa così sbagliata?-
-Yu...-
-Non riesco a non pensare che forse avrei potuto fare qualcosa...-
-Forse- gli concesse Jiro -O forse no. Però...purtroppo non si può portare indietro il tempo. Il passato è passato...-
-I nostri vecchi amici non torneranno da noi. L’unica cosa che possiamo fare, è andare avanti...e continuare a vivere- disse Lewis, alzando lo sguardo al cielo.
 
Quell’azzurro e bellissimo cielo.
 
***
 
Tre individui sostavano in prossimità di una villetta unifamiliare, non troppo vicino ma neanche troppo lontano, e sembravano indecisi se avvicinarsi o meno, come se quello per loro fosse un luogo tabù.
 
-Allora, signor nuovo capo, cosa abbiamo intenzione di fare? Restiamo qui a fissare in modo molto sospetto l’abitazione di qualcun altro?- chiese uno ad un certo punto.
Il destinatario di quella domanda sbuffò, sistemandosi il berretto che portava sulla testa per non far vedere le ciocche blu. -Non sono più il capo- disse, come se stesse ripetendo il copione di una scenetta che sapeva a memoria. Il che in effetti era vero, dato che lo continuavano a prendere in giro in questa maniera da quando aveva preso il comando per la prima e ultima volta.
-Certo, capo-
-Io non...ah, ci rinuncio-
-Quindi, cosa facciamo?- chiese l’unica ragazza del trio, riportando il discorso sull’argomento importante. Aveva tagliato i capelli fino alle orecchie e ora riusciva a nasconderli benissimo sotto il cappello -Già siamo criminali ricercati, se poi oltre a questo ci comportiamo in modo sospetto è finita-
Un punto a suo favore.
-Ha ragione lei- il primo ad aver parlato puntò i suoi occhi blu, adombrati dalla visiera del suo berretto, sull’altro, guardandolo serio -O ce ne andiamo o ci avviciniamo, ma non possiamo restare qui ancora a lungo-
Trascorse qualche minuto di silenzio.
-Allora, Sora?-
Quest’ultimo chiuse le palpebre e prese un respiro profondo, per poi riaprirle. -Va bene. Devono saperlo e noi siamo gli unici che possono dirglielo-
-Ottima decisione- disse Drake, facendo un piccolo cenno di approvazione con la testa.
-Non che si possano contestare le scelte del capo-
-Tyra, non ti ci mettere pure tu, per favore!- Sora alzò gli occhi al cielo, non volendo ammettere nemmeno a se stesso di stare sorridendo.
Quel momento di distrazione, però, fu breve. I tre tornarono seri in un attimo.
-Forza, andiamo-
Si mossero in direzione della villetta, avvicinandosi.
Accanto alla cassetta delle lettere, il cognome della famiglia che ci abitava era inciso a caratteri eleganti.
 
“Shirota”
 
***
 
Le Assistenti al piano terra della Federazione stavano facendo il loro lavoro, quando entrò una coppia di persone, formata da un uomo e una donna: lei aveva una mano appoggiata sul braccio piegato di lui e la loro vicinanza faceva presumere che fossero sposati, il che era vero. Si avvicinarono ad una delle operatrici, che li accolse con un sorriso cordiale.
 
-Buongiorno e benvenuti alla Federazione Ranger! Per caso posso fare qualcosa per voi?-
Fu la moglie a rispondere. Era una bella donna sulla quarantina, dal portamento elegante, ma le rughe di stanchezza attorno agli occhi azzurri la facevano sembrare dieci anni più vecchia. -Salve a lei. Volevo chiederle se fosse possibile parlare con la Preside Edvige, oppure con il Professor Frenesio-
L’Assistente fece un’espressione desolata. -Mi dispiace, signora, al momento sono impegnati. Tuttavia, se lo desiderate, posso organizzarvi un appuntamento con loro più tardi-
-No, non si preoccupi- rispose dopo aver considerato l’opzione, portandosi una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio -Posso lasciare un messaggio?-
-Certamente, signora. Mi dica pure-
-Volevamo ringraziare loro e i Ranger per tutto ciò che hanno fatto al Tempio Hippowdon-
L’operatrice non si pose troppe domande sul perché sapessero cosa era successo, pensando che fossero parenti di qualcuno che lavorava per la Federazione. -Solo questo?-
-Sì-
-A nome di chi?-
La donna impiegò qualche istante a rispondere, ma l’altra sembrò non notare la sua esitazione. -...Kazue e Naoki Shirota-
-Perfetto, signora, grazie-
-Grazie a lei. Arrivederci-
 
La donna fece un cenno di saluto in direzione dell’Assistente, imitata dal marito, e poi i due coniugi si incamminarono verso l’uscita, senza aspettare una risposta. Non avrebbero saputo trattenere oltre le lacrime dovute alla scomparsa definitiva del loro unico figlio.
 
***
 
-Ehi, ecco dov’eravate-
 
I gemelli, seduti sui gradini che portavano alla Federazione, a quella frase si voltarono di scatto e si alzarono in piedi. Avevano riconosciuto la voce, ma questo non cambiava il fatto che erano talmente tanto immersi nei loro pensieri che non avevano nemmeno sentito i passi di chi si stava avvicinando. Ed era pure un bel gruppetto.
 
-Ragazzi- disse Leo, riprendendo il fiato che non si era accorto di aver trattenuto. Tutti i loro amici erano lì.
-Non dovreste apparirci così all’improvviso da dietro- commentò Luna.
-Cos’è, vi siete spaventati?- chiese Nara con un tono divertito.
-Non dovreste mai abbassare la guardia in servizio, Ranger- li ammonì scherzosamente Lidia, un sorriso dipinto sul volto.
Il ragazzo dagli occhi verdi simulò dei lievi colpi di tosse, mentre la sorella fu veloce a cambiare argomento. -Come avete fatto a trovarci?-
Zero scoppiò a ridere. -Dai, non potete chiedercelo sul serio. Lo sapete che non ci sono poi così tanti posti in cui andare, vero?-
-Senza contare che...beh, anche noi avevamo bisogno di prendere una boccata d’aria- aggiunse Koito.
-Questa situazione...dà da riflettere, non trovate?- disse Rita, lo sguardo perso nei suoi pensieri -Lo scontro è finito e l’abbiamo vinto, però...cosa faremo da oggi in avanti?-
-Beh, di fronte a noi ci sono infinite possibilità fra cui scegliere- replicò Candice, portandosi le mani sui fianchi.
-Candy ha ragione- concordò Tsukiko.
-Potremmo continuare l’addestramento come Ranger. Anche se, adesso che ci penso, dovremmo proprio cominciarlo, dato che con tutto quello che è successo non abbiamo mai avuto l’occasione di iniziarlo davvero- disse Amber.
-Non che siamo stati esattamente a girarci i pollici e a rilassarci, eh- commentò Nara con uno sbuffo, cosa che scatenò una risata generale. Da quant’era che non ridevano in maniera così liberatoria?
-In effetti, non siamo andati fino al Villaggio Haruba per prendere il sole- disse Tsukiko.
-Decisamente no- concordò Candice.
-Comunque, io per l’addestramento saprei anche già dove andare-
-Sul serio, Koito?- chiese Zero all’amico, stupito.
-Sì-
-Anch’io, in effetti, avevo in mente qualcosa...- ammise Amber.
-Però...- Rita sembrava improvvisamente triste. -Questo significa...che ci divideremo?-
Il sorriso svanì dal volto di Lidia. -Immagino di sì...-
L’amarezza calò sul gruppo di giovani come un velo invisibile. Invisibile, ma comunque ben percepibile.
-Ehi, gente, cosa sono quelle facce?- disse ad un certo punto Leo, attirando l’attenzione.
-Come sarebbe a...-
Luna troncò la protesta a metà, incrociando le braccia al petto. -Ci separeremo, sì. E allora? Significa forse che il nostro legame verrà spezzato?-
-No, perché la nostra amicizia è più forte della lontananza- rispose il fratello.
-Esatto- continuò la sorella con un sorriso sicuro -Ci rivedremo e saremo di nuovo insieme!-
-Suona come una promessa- disse Koito.
I gemelli, a quella frase, si scambiarono uno sguardo e sorrisero.
-Non c’è bisogno di promettere una cosa del genere-
-È la semplice verità-
-Giusto!- esclamò Lidia, che era tornata a sorridere in un attimo.
-Ci addestreremo, miglioreremo e poi ci rivedremo- disse Amber, convinta.
-Sì!-
Leo tese il braccio con la mano aperta in avanti e Luna ci posò subito il palmo sopra. Uno a uno i loro compagni e amici li imitarono, formando ben presto un cerchio.
Le loro strade si sarebbero divise.
Ognuno avrebbe preso un cammino diverso.
Però, alla fine, si sarebbero sempre incrociati.
 
Perché il legame di amicizia che li univa era più forte di ogni altra cosa.
 
 
Spazio dell’autrice
Ed ecco a voi l’ultimo capitolo di questa storia! Sì, ultimo, avete letto bene. Il prossimo, infatti, sarà l’epilogo. Mi dispiace per aver aggiornato così tardi - più di un mese dopo l’ultima pubblicazione, ugh - , però perlomeno non l’ho fatto in un giorno qualsiasi! Perché? Beh, perché...esattamente tre anni - tre anni. Dei, non ci credo nemmeno io - e un giorno fa ho pubblicato il prologo di questa storia (Avrei voluto pubblicare questo capitolo ieri per fare tre anni precisi ma non sono brava a finire le cose prima di mezzanotte)! Si apre e si chiude un cerchio.
Passando al capitolo, cosa ne pensate? Io non riesco a farmelo piacere del tutto. A voi invece è piaciuto? Spero comunque di sì!
In ogni caso, grazie un miliardo a tutte le persone che seguono questa storia! Grazie, grazie e ancora grazie! Non smetterò mai di ripeterlo!
Alla prossima, per un’ultima volta!
   
 
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