Mi chiamo Frank Iero, e da quando ho deciso che era arrivato il momento di prenderne in mano le redini della mia vita, ho sempre fatto scelte che poi mi si sarebbero ritorte contro.

Non che mi reputi proprio un perfetto idiota incosciente e irresponsabile, ma quasi.

Tuttavia non sono sempre stato così, anzi. 

Ma ad un certo punto del mio percorso, ho dovuto fare i conti con degli avvenimenti che sono successi, come qualcosa che pur volendo non avrei potuto controllare, e che mi fece diventare chi avrei dovuto essere.

Come se fino ad allora fossi stato immobile, sospeso nel tempo in una stanza piena di porte, senza avere abbastanza coraggio di afferrare una di quelle maniglie e di provare ad uscire da lì per vivermi il mondo che mi aspettava al di là. Perché? Perché ero incerto, e spaventato.

Ma poi tutto cambiò, e io insieme al resto.

Per esempio, se per arrivare a destinazione mi si presentava davanti un bivio, e io ero costretto a scegliere da solo quale fosse la strada giusta, state pur certi che la mia sarebbe stata quella più lunga e ricca di ostacoli, un susseguirsi di curve, e tutto tranne che piana, piuttosto ripida come delle montagne russe.

Ma d’altronde, se così non fosse, che scopo avrebbe avuto imbattersi in un viaggio facile e breve? Non è forse vivere il più a lungo possibile, nonostante le difficoltà, l’augurio che ogni essere vivente sulla terra si fa non appena diventa abbastanza cosciente da capire che ha a disposizione un’unica e grossa opportunità, che è quella di essere nato e di stare al mondo? Il famoso spirito di sopravvivenza! Perché infondo faremmo sì che ci capitasse qualsiasi cosa, permetteremmo che ci torturassero nei più fantasiosi e crudeli dei modi, che ci succedessero le peggio disgrazie, purché non ci uccidano definitivamente, purché quell’ipotetico viaggio di cui parlavo prima non giunga mai a termine, o almeno non troppo presto.

Ed è di questa pasta che io sono fatto, della stessa di cui il pericolo e i guai sono fatti, e nient’altro.

Mi piaceva pensare che nella mia insignificante e qualunque esistenza non ci fosse posto per le giornate noiose, o per le persone noiose. Quindi si, difronte a quel bivio, decisamente io avrei scelto sempre la strada più difficile.

E Gerard Way, piombato un bel giorno nella mia vita come se il destino avesse già pianificato fin dall’inizio di essere coerente con la mia filosofia di vita, e per questo di non intralciarla riservandomi una persona ordinaria come ce n’erano tante, lui senza dubbio era la mia strada.