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Autore: fearlesslouis    27/08/2019    0 recensioni
Di Harry, Louis, mancanze e funghi allucinogeni.
Dal testo: «Vorrebbe dirgli che non possono tornare indietro ma possono andare avanti, o almeno possono provarci, e che magari non è necessario dimenticare il dolore che li ha portati ad essere due persone che sanno amarsi da sole per tornare ad amarsi a vicenda.»
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 "The stars didn't align for them to be a forever thing."




Harry non è sicuro che Louis sia reale. Il fatto è che l'ha desiderato vicino per così tanto tempo che è difficile credere che ora sia davvero lì con lui.

Allunga una mano per toccarlo, quindi, e quando l'indice e il pollice si adagiano delicatamente sulla spalla dell'altro, Harry sospira. Sorride, chiude gli occhi e poggia la tempia sulla parete al suo fianco.

Forse è davvero reale.

-Certo che sono reale, Harold- borbotta il liscio a quel punto. Oops, pensa Harry, devo averlo detto ad alta voce. -Mi hai chiamato tu, ricordi?-

-Non ti ho chiamato io- si difende subito, il tono di voce basso e lento e le palpebre pesanti. -Ti ha chiamato Mitch.-

Louis scuote la testa e sembra avvicinarsi, ma potrebbe trattarsi di un'allucinazione. A pensarci bene, tutto ciò che sta accadendo potrebbe esserlo, ma Harry non vuole saperlo. Vuole solo godersi Louis un altro po'.

-No, mi hai chiamato tu fingendo di essere Mitch- lo corregge. -Perché a quanto pare anche quando sei sotto effetto di allucinogeni sei troppo orgoglioso per dirmi che mi vuoi con te.-

Harry ridacchia, sente il cappello cadergli sulla fronte ma non se ne cura.

-Il problema è che poi dovrei dirti che non ho mai smesso di volerti con me- mormora, e si rincuora pensando che domani, quando Louis se ne sarà andato e lui sarà di nuovo lucido, potrà dare la colpa a quei maledetti funghi. -Però se te lo dicessi tutto ciò che ho costruito in questi anni andrebbe in fumo, capisci?-

Il liscio aggrotta le sopracciglia e sospira. -Perché?- chiede infine in un sussurro.

-Perché mi ci vorrebbe poco Louis, davvero poco, per dimenticare tutto il dolore e cadere di nuovo tra le tue braccia- spiega, la nuca che va a poggiarsi sullo schienale della sedia e gli occhi puntati sul soffitto. Non si ricordava di averci attaccato delle stelle luminose, ma forse se le sta solo immaginando.

-E non sarebbe bello?- domanda Louis. -Non sarebbe bello poter dimenticare il dolore?-

Harry lo guarda, a quel punto. Si tira su e con non poca fatica raddrizza la schiena, cercando di ignorare la pesantezza che avverte in ogni angolo del corpo.

-Ma è il dolore che mi ha portato fino a qui- afferma, e intanto gli occhi di Louis si fanno sempre più blu ma tenta di ignorarli. -Avevo sedici anni quando ho deciso di condividere la mia vita con te, perché mi fidavo. Perché ti amavo.- Il più grande sembra trattenere il respiro per qualche secondo, e nel frattempo Harry si perde a scrutarlo — le clavicole sporgenti e leggermente scoperte, il collo robusto, la curva pronunciata delle labbra e la barba troppo lunga in cui era solito affondare il naso al mattino, appena svegli, e poi la sera prima di andare a dormire. Impiega un po' a riprendere il filo del discorso, ma alla fine ci riesce. -C'è voluto del tempo perché mi abituassi ad affidarmi solo a me stesso, per arrivare ad accettare che esistesse un me senza te. Per imparare ad amarmi da solo e non attraverso il tuo amore. E non posso dire di esserci riuscito completamente, perché ancora ti voglio con me. Ma sto meglio. Non posso — non voglio — dimenticare tutto il dolore che mi ha portato a questo punto.-

Louis si limita ad annuire, ed Harry torna a chiudere gli occhi. Gli sembra di aver corso una maratona, per quanto si sente affaticato.

Avverte il rumore sordo della sedia che struscia contro il pavimento, ed è quasi come se si trovasse sott'acqua. Ogni suono è ovattato, ogni tocco leggero come una piuma.

Louis però si è avvicinato, e quello lo sente. Quell'odore lo riconosce.

-Anch'io ti amo ancora, Harold- soffia vicino al suo orecchio.

Il riccio si impegna davvero tanto per scacciare quella sensazione fin troppo familiare che gli attorciglia lo stomaco, e quei brividi che gli percorrono la schiena e gli solleticano la nuca, e l'impressione che tutti i suoi sensi siano amplificati e concentrati su Louis.

Solo Louis, sempre Louis.

-Io non ho detto niente di simile- afferma dopo qualche secondo di silenzio. -Sarò pure fatto ma so ancora riconoscere i tempi verbali e ho usato il passato, Louis.-

Gli sembra che il liscio alzi gli occhi al cielo ed è quasi sicuro di sentirlo sbuffare, ma lo ignora. La testa sta cominciando a pulsare e non ha la forza di contraddirlo.

-Sei sempre stato bravo a dirmelo pur non dicendolo davvero- continua però Louis.

Harry ribatte senza guardarlo. -Che cosa?-

-Che mi amavi- dice con tono di voce ovvio. -Lo dicevi poche volte, ma lo sentivo lo stesso.-

E non ha bisogno di approfondire la questione per capire cosa Louis stia cercando di dire.

Parla di quei giorni in cui erano liberi dal lavoro ed Harry gli portava la colazione a letto, e tagliava con cura i bordi del toast prima di darglielo e grattava la superficie col coltello per eliminare eventuali bruciature.

Parla di quelle sere in cui litigavano e andavano a dormire arrabbiati, ma la mattina in bagno Harry trovava dei cuori disegnati sul vetro appannato dello specchio.

Parla delle notti che trascorrevano separati, e del modo cauto con cui il giorno seguente Louis parcheggiava l'auto nel garage per poi sdraiarsi al suo fianco, attento a non svegliarlo, consapevole di quanto Harry odiasse aprire gli occhi in un letto vuoto.

Del fatto che 'ti amo' non se lo dicessero spesso, perché ad entrambi piaceva che fossero i loro corpi a parlare.

-Anche tu lo dicevi poche volte- ribatte quindi debolmente.

Louis annuisce, gli toglie il cappello blu dalla testa e sposta con un dito i ricci che gli ricadono davanti alla fronte. -Ce lo siamo scritto addosso, però- gli ricorda. -E questa è una cosa che nessuno potrà mai cancellare. Neanche il dolore. Neanche tu ed io.-

Harry ci ha provato, a cancellarla. Non si vergogna ad ammetterlo. È sicuro che ci abbia provato anche Louis, e non è nella posizione di biasimarlo. Quando l'amore è troppo ma non basta comunque, il dolore che ne deriva è talmente tanto che ad un certo punto si cerca semplicemente di sopravvivere.

-Sei arrivato da più di un'ora e non sei ancora fatto- gli fa notare il riccio con l'intento di smorzare la tensione. -Forse è vero che non sei Louis.-

L'altro sbuffa una risata contro la sua guancia - o magari è solo Harry che lo sente più vicino di quanto non sia in realtà - e gli poggia una mano sul ginocchio. -Non sono ancora fatto perché tu domani non vorrai trovarmi qui, quindi è meglio che me ne vada.-

Vorrebbe dirgli che non è vero, che quando apre gli occhi al mattino è ancora il blu dei suoi che cerca disperatamente, e di cui sente la mancanza.

Ma rimane zitto, lo guarda alzarsi e infilarsi la giaccia, e per tutto il tempo si chiede se forse non sia giusto fermarlo, chiedergli di restare.

Dirgli che non possono tornare indietro ma possono andare avanti, o almeno possono provarci, e che magari non è necessario dimenticare il dolore che li ha portati ad essere due persone che sanno amarsi da sole per tornare ad amarsi a vicenda.

Louis lo ridesta dai suoi pensieri nostalgici chinandosi leggermente su di lui, una mano poggiata sulla sedia e l'altra che va ad accarezzargli la guancia.

-Ho poche certezze in questa vita ma una cosa la so, Harold- soffia sulle sue labbra. -Che ci ritroveremo, un giorno. E sarà come non essersi mai persi.-

Preme la bocca sulla sua, poi, e se ne va veloce come è arrivato. Nello stesso modo in cui è entrato nella sua vita, come un uragano, quando erano ancora due ragazzini che si amavano troppo per preoccuparsi del resto, ed erano sicuri che quell'amore sarebbe bastato per sempre.

Harry sospira e porta le dita a sfiorarsi le labbra.

Sorride. 
Magari è stata solo un'allucinazione.

 

   
 
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