Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: badgirl92    27/08/2019    8 recensioni
Ambientato tra la seconda e terza stagione dell'anime.
La squadra operazioni speciali Levi si trova nascosta in una piccola dimora tra le campagne del Wall Rose, con il compito di proteggere Eren Jaeger e Historia Reiss e di allenare il ragazzo titano ad indurire la pelle come il gigante femmina.
Durante questo piccolo momento di pace sembra che alcuni protagonisti si avvicinino, tra cui Eren con Historia. Mikasa si ritrova a dover sopportare in silenzio questa intimità. Ritroverà la sicurezza di sé tra le braccia del capitano Levi o anche lui non è in grado di darle l'affetto che desidera?
Per comodità ed abitudine chiamerò i personaggi in versione Italiana.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo Autrice

Pensare che è dalle vacanze di Natale che non posto! Sono passati otto mesi D: Mi dispiace enormemente, i blocchi dello scrittore sono difficilissimi da superare. La storia l'ho tutta in testa, ma non è esattamente semplice trascrivere quello che frulla nel cervello, dandogli un tono, una scrittura decente e abbellendo il tutto. Spero che chi seguiva la storia e chi ha commentato tempo fa ci sia ancora, mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto. A chi ha commentato recentemente sebbene gli aggiornamenti fossero di mesi fa un grandissimo GRAZIE.
Poche chiacchiere, vi lascio alla storia, già vi ho fatto attendere un sacco... non avrete visto l'ora, o almeno spero :P 

 

Capitolo Settimo

Le ci vollero parecchi minuti per calmare il suo cuore in tumulto. Passò ore ed ore a girarsi e voltarsi, devastando il letto e le coperte, incapace di dormire. Ripensava costantemente al bacio avvenuto con il capitano Levi. Diamine! Con il suo capitano?! Come poteva essere stata così stupida? Ma provava davvero qualcosa per lui? O era solo per ripicca verso Eren? Si sentiva tremendamente in colpa per i motivi più svariati, e non sapeva come comportarsi con lui quando si sarebbero rivisti. Certo che il capitano non sarebbe stato ben disposto a quella richiesta se non provasse attrazione verso di lei, e lei non sarebbe certamente andata da lui se non provasse un minimo d'interesse.... ma era giusto? Per Eren provava un profondo affetto, che migrava in certe occasioni ad amore non solo fraterno. Era gelosa se lui dava attenzioni ad Historia, non c'era niente da fare. Però si doveva rialzare dalla batosta della sera prima. Ora aveva anche Levi in testa, e quel bacio... per Sina, Maria, Rose ! Era stato qualcosa di pazzesco! Non aveva idea che il capitano potesse essere così passionale! Si sentiva formicolare sul fianco, nei punti dove lui l'aveva accarezzata. Le labbra ancora pizzicavano. Come primo bacio non si aspettava davvero nulla del genere. Era l'opposto di quello che aveva visto, casto, fra Carla e il marito, o quello timido ed impacciato di Eren e Historia. Con Levi era stato fuoco e fiamme! La prima volta che lo aveva visto durante il processo contro Eren, oltre ad aver provato per lui un odio profondo nell'aver picchiato Eren fino a spaccargli tutti i denti, le era sembrato anche un piccolo e gracile ometto. Con il senno di poi dovette ammettere che si sbagliava, l'apparenza l'aveva ingannata. Non lo sapeva, Mikasa, però percepiva il suo fascino. “Che sciocchezze vai pensando? Eren è molto più affascinante, assolutamente” pensò tra sé e sé, in bilico tra la sua coscienza e il suo istinto. Che stupidaggini stava dicendo? Perché negava di fronte all'evidenza? Eren aveva un decimo del fascino misterioso e glaciale di Levi. Bastava un suo sguardo per mettere a tacere tutti. Con la sua voce calda e profonda...

Il frinire delle rondini fuori dalla finestra interruppe il suo monologo interiore. Riuscì a capire che l'alba ormai era spuntata all'orizzonte, perciò si alzò lesta e silenziosa, cercando di non far svegliare le sue due compagne. Si diresse in bagno per darsi una rinfrescata veloce, poi andò in cucina.
Mattiniero come sempre, Levi era già lì quando la ragazza entrò in cucina. Si fermò ad osservarlo per un attimo. Probabilmente avrebbe fatto dietrofront per non sentire il peso del disagio nel restare da sola con lui, ma era certa che lui si fosse accorto della sua presenza. Lo evitò con lo sguardo, finché lei non fu costretta a sedersi a tavola, proprio di fronte al suo capitano. Mikasa fissava fintamente interessata l'acqua sporcata dalle erbe. Osservava incantata i piccoli cerchi d'acqua formarsi ad ogni impercettibile movimento. Non aveva il coraggio di incontrare il suo sguardo, ma era allo stesso tempo curiosa di vedere se anche lui fingeva disinteresse nei suoi confronti. Ne dubitava fortemente,  sentendo gli occhi penetranti di lui inchiodati addosso. Con un guizzo di coraggio alzò lo sguardo ed incontrò, proprio come immaginava, lo sguardo di lui fisso sul suo viso, mentre beveva lentamente il suo the mattutino. Si sentì morire quando vide quei due pozzi blu che sembravano gridare, così silenziosamente espressivi. Restò ipnotizzata da quello sguardo ammaliante, percependo lo stesso brivido della sera prima, quando lui l'aveva baciata con così tanto ardore. Nelle iridi del capitano poté vedere come un flashback quel bacio ardente che l'aveva fatta sentire viva, come mai prima d'ora. Le sembrò di sentire ancora le sue mani calde e ruvide sul suo fianco e sfiorarle il gonfiore del suo seno. Deglutì rumorosamente, mentre una sensazione nuova le attraversava il corpo, Se non fosse arrivato alle sue orecchie il brusio degli altri compagni che fecero capolino, non sarebbe mai riuscita a distogliere lo sguardo dagli occhi di Levi. Si era sentita persa, intrappolata da quelle iridi blu cobalto.

Quella mattina Eren, Historia, Armin e Jean, furono impegnati con la caposquadra a mettere in pratica uno dei piani che si erano prefissati nel caso in cui venissero scoperte le identità di Eren e Historia dal corpo di guarnigione e quindi rapiti.
Sasha, Connie e Mikasa dovevano restare nella cascina tra le campagne del Wall Rose. Il comandante Levi aveva in programma un allenamento specifico per loro tre. Mikasa avrebbe desiderato andarsene con Eren e gli altri, pur di non restare con il capitano. Ma non poteva nemmeno mostrarsi così vigliacca di fronte a lui. Era stata lei a volere quel bacio, a provocarlo. Se ora gli dimostrava di essersi pentita avrebbe fatto la figura della bambina, come spesso lui la definiva, sbeffeggiandola. Dopo aver salutato i suoi due amici, si diresse verso il luogo dell'allenamento con il petto appesantito da una forte sensazione d’ansia che non riuscì a scacciare malgrado tutti i suoi sforzi. Lo vide da lontano, già con gli altri due compagni, ad attenderla. Respirando profondamente, si costrinse a rallentare il proprio battito cardiaco e a concentrarsi, in modo da affrontare la prova che l’attendeva nel migliore dei modi, scacciando ogni altro pensiero. Ogni sua cellula si sentiva soffocare dalla minaccia quasi palpabile di quel guerriero che non aveva alcun bisogno di parlare o agire per dimostrare la propria incredibile forza. Non per niente era stato nominato da molti "il soldato più forte dell'umanità". Ricordò lo sguardo gelido e noncurante con cui l’aveva fissata durante i loro primi incontri. In quelle iridi non era riuscita a scorgere nulla, solo il vuoto. Ricordava che non riusciva a sostenerlo per più di un battito di ciglia. Poi aveva imparato a conoscere la sua generosità, il suo lato più compassionevole e, a modo suo, affettuoso. Per i ragazzi era diventato un punto di riferimento, un insegnante, un padre. Era sempre con loro, per loro, sebbene severo e implacabile.
"Te la sei presa comoda." La rimproverò con la sua voce atona e priva di emozioni. Mikasa corrugò per un secondo la fronte, ma non diede a vedere di essersi offesa.
"Blouse e Springer insieme, Ackermann con me." Ordinò il capitano. " procederemo con la presa di sottomissione..."
Le coppie formate presero le loro distanze, in modo da non essere di intralcio all'altra. I due contendenti si scrutarono per secondi infiniti, girandosi intorno con movimenti felini e attenti. D'un tratto Levi si fermò e si mise in posizione di guardia, i pugni alzati e le gambe divaricate.
"Coraggio ragazzina, fammi vedere che sai fare!"
Ancora quel fastidioso nomignolo uscì dalle labbra del suo capitano, così maledettamente strafottenti. Si diede un piccolo, ma potente slancio e si scagliò contro il suo avversario. Riuscì a superare la difesa che l'uomo si era precedentemente creato. Sfruttando la sua altezza lo saltò agilmente e lo afferrò con le braccia stringendogli le spalle e il petto. Levi si trovò in pochi attimi immobilizzato.
"Forse è meglio che conservi la sua dignità allenandosi con Connie, almeno siete alti uguali..." lo provocò la ragazza.
Levi sorrise di rimando, senza dare peso alla impertinenza della giovane. Con una semplice, ma agile mossa, Levi si incurvò in avanti, facendo alzare da terra l'avversaria che pensava erroneamente di non avergli dato via di fuga. Con una forza di cui Mikasa si meravigliò la buttò a terra, per poi bloccarle le gambe saldamente con le ginocchia e i polsi con le mani. Ora era lei a non avere vie di fuga.
"Dicevi?" La derise Levi, "non è l'altezza che determina la forza e l'abilità di una persona. Ti facevo più intelligente. Forse era meglio Connie sul serio!"
Mikasa, visibilmente irritata ed in difficoltà, cercò di dimenarsi per sciogliere la presa di sottomissione che il suo esperto insegnante le aveva appena fatto.
"È anche l'esperienza di una persona che la rende più brava... meglio un ragazzino spilungone alle prime armi, o un uomo maturo, anche se basso? se capisci cosa intendo..." continuò a sfidarla velatamente. Poi si abbassò pericolosamente, avvicinando il suo viso all'orecchio di Mikasa, che restò pietrificata dal gesto.
"Eppure ieri sera pensavo di avertene dato dimostrazione..." le sussurrò, provocandole un brivido che le fece venire la pelle d'oca. 
Con la coda dell'occhio, Mikasa cercò i due compagni che si stavano allenando poco distanti. Sperò con tutta se stessa che non si fossero accorti della situazione curiosa in cui si era andata a cacciare.
"Mi lasci andare!" Cercò disperatamente di divincolarsi nuovamente, come un pesce appena pescato che, fuor d'acqua, cerca di ritrovare la sua libertà muovendosi con tutta la sua forza per saltare verso il suo habitat.
Levi si ricompose, alzandosi e scarcerandola dall'oppressione fisica e mentale che il suo corpo le aveva suscitato.
Mikasa Si rimise in piedi, togliendosi il terriccio dai vestiti con movimenti agitati. Poi posò le sue iridi in fiamme su di lui. Poi caricò un calcio che, se Levi non avesse parato in tempo, lo avrebbe sicuramente fatto volare via, incrinandogli qualche costola. Sorrise soddisfatto. Quando quella piccola guerriera si arrabbiava, dava il meglio di sé. Glaciale e al contempo feroce, si accaniva su di lui con tutte le mosse che aveva imparato durante il suo periodo da recluta. Non badava alle conseguenze, non pensava, voleva soltanto colpire per sconfiggere, facendo emergere tutta la sua forza latente. Questa poteva essere un'ottima qualità per un soldato. Anche Levi era così un tempo. Utilizzava tutta la sua forza innata e la utilizzava spietato contro gli avversari, agendo in totale libertà, non facendosi scrupoli. Ma imparò a sue spese che poteva essere un'arma a doppio taglio. Una volta entrato nell'armata ricognitiva Levi imparò a controllarsi, studiare le mosse degli avversari, e ad agire non d'impulso come era sempre abituato sin da bambino, ma in maniera più riflessiva, osservando ed analizzando attentamente la situazione e calcolando con precisione il contrattacco da effettuare, per poi colpire con letale precisione grazie alla sua incredibile forza.
Fu così che dimostrò alla sua giovane cadetta la furia distruttiva del capitano Levi. Dopo aver parato senza grosse difficoltà i pesanti e incessanti colpi di Mikasa, gli bastò un attimo della sua disattenzione, per fermarle le braccia e con un calcio sulle gambe scaraventarla nuovamente al tappeto. Cadendo pesantemente al suolo con la schiena, Mikasa le si smorzò il fiato.
Con un gesto stizzito, Levi, si sistemò la giacca di pelle marrone che era scivolata da una spalla. Piegò le ginocchia per essere all'altezza e più vicino all'avversaria abbattuta. 
"Attacchi senza pensare, in preda alla rabbia. I tuoi colpi devono essere calcolati, altrimenti perdi il controllo. Sei forte Mikasa, ma ti manca questo!" Disse e picchiettò l'indice sulla tempia di Mikasa. Non ricevendo risposta da parte della recluta, si alzò e si allontanò senza darle ulteriori attenzioni. La lasciò cuocere nel suo brodo, mentre si avvicinò agli altri per sgridarli con il suo solito tono intimidatorio. Come al solito, si allenavano con poca serietà, facendo gli stupidi e prendendosi in giro. 
La ragazza restò sdraiata a terra. Bruciava il suo animo dall'interno, distesa su quel letto di terriccio, fili d'erba foglie secche, a fissare le nuvole in cielo come fossero una delle cose più interessanti del mondo. 
Per lei il tempo si era fermato in quell'istante, quando vedendo Eren innamorarsi di un altra, per l'ennesima volta le sue certezze si erano sgretolate l'una dopo l'altra. Con la forza di una leonessa aveva lottato per tirarsi su, in cerca di un nuovo punto di ancoraggio, quel nuovo appiglio grazie al quale avrebbe potuto risalire la china, Levi. Invece si era sentita sprofondare ancora più giù, si dava delle colpe che non sapeva se meritare, allora per egoismo e orgoglio incolpava Levi. Quel capitano scontroso e impassibile, che ora era tornato indietro per tenderle la mano e aiutarla ad alzarsi. Doveva riprovarci a cogliere quell'occasione?
  
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