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Autore: time_wings    27/08/2019    4 recensioni
Alla 1-A viene data l'opportunità di passare un'estate in un resort di lusso. Sembra forse esserci un modo migliore di combattere il caldo e i duri allenamenti al chiuso?
Purtroppo, però, sogni così inverosimili, si sa, finiscono sempre per schiantarsi al suolo ed i ragazzi scopriranno presto, a loro spese, che non è tutto oro quello che luccica e che, come ogni eroe che si rispetti, anche a loro toccherà guadagnarsi la fortuna che tanto desiderano.
Riusciranno i nostri futuri eroi a trovare il modo di godersi l'estate nonostante imprevisti ed incidenti di percorso?
Piccole avventure e brevi sconfitte riempiranno i capitoli con il fascino travolgente dei personaggi che abbiamo amato.
Una storia di amicizia e di paura, che mostra il percorso di adolescenti in cerca di loro stessi, alle prese con timori da superare e amori da conquistare.
[KiriBaku, KamiJirou, Tododeku]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Mina Ashido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1 - MEGALOPHOBIA
paura delle cose grandi

 



“Everything you want is on the other side of fear.”
Jack Canfield

 
 
Gli occhi brillanti rilucevano di consapevolezza mentre si chinava verso di lui e gli posava un bacio bagnato sulle labbra, disdegnandole un attimo dopo e prendendo ad occuparsi del suo collo. Gli stava facendo uno strano effetto. Sentì il suo stesso respiro aumentare come mai prima d’ora, mentre la pelle sensibilissima rispondeva con un’ondata di brividi nei punti in cui si posavano le mani callose e rinforzate dagli allenamenti. Non aveva idea di cosa fosse quella sensazione nuova, ma sapeva che era esattamente così che avrebbe voluto sentirsi ogni giorno della sua vita. Intanto il ragazzo gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo, quasi preoccupato, ma il desiderio nelle sue pupille non lasciava molto spazio ad altre emozioni. Gli stava chiedendo qualcosa. Non conosceva la risposta a quella domanda silente, ma il suo istinto lo portò ad annuire, intimamente consapevole di quello a cui stava acconsentendo. Fu tutto ciò di cui l’altro ragazzo aveva bisogno. Scese con le labbra sul suo petto, lasciando una scia di baci umidi che contribuirono ad un’altra ondata di pelle d’oca nei punti in cui la saliva era ancora fresca. Sospirò impaziente, davanti alla lentezza del compagno che, arrivato all’elastico dei pantaloncini, proseguì infilando la lingua oltre il bordo e mordendo inaspettatamente una porzione di pelle. Prevedibilmente, gli strappò un gemito. Notò che la voce roca e spezzata dal desiderio non sembrava neanche la sua. Lo sguardo dell’altro, divertito e decisamente stravolto dall’eccitazione, fu abbastanza da fargli perdere la testa ed alzare il bacino, chiedendo un contatto più diretto e soddisfacente. Averlo lì, finalmente davanti a lui, su di lui, sembrava un sogno.
 

La notizia aveva colto tutti di sorpresa. Un silenzio tombale era sceso sulla classe 1-A per alcuni secondi, ma la magia durò poco. Qualche attimo dopo una cascata di chiacchiere, commenti ed esultanze scoppiarono nell’aula come fuochi d’artificio.
“Le vostre famiglie sono già state informate, ma vedete di non farmene pentire.” Esalò il professor Aizawa, che riuscì, solo con la sua aura intimidatoria, a superare gli schiamazzi e a farsi sentire forte e chiaro. Qualcuno potè giurare di averlo sentito borbottare, tra sé e sé, qualcosa che si avvicinava molto ad un rassegnato ‘chi me l’ha fatto fare?’
“Hai sentito cos’ha detto? Ci faranno passare l’estate in un resort di lusso!” Esclamò Ashido, dando un colpetto al gomito di Uraraka, che le regalò un sorriso non molto convinto: “Che c’è? Non sei felice?” Le domandò ancora, inalberandosi alla vista dell’espressione per nulla scoppiettante dell’amica: “Certo che sono felice, ma questa storia non ti puzza un po’?”
“Che vuoi dire?” Le domandò incredula Mina. Possibile che la sua amica fosse sempre così sospettosa?
“Voglio dire che mi sembra assurdo che non ci sia un secondo fine.”
“Guarda che è un campo di allenamento. Sarà sicuramente durissimo, ma almeno potremo rilassarci grazie ai servizi del resort.” Esclamò entusiasta Ashido, che già pregustava il ritmo irregolare e rilassante delle bollicine della jacuzzi, dopo un’intensa giornata di fatiche.
“Non è mai successo che ci premiassero per il duro lavoro.” Considerò Uraraka. Non voleva certo passare per la guastafeste di turno. In cuor suo, infatti, sperava davvero che l’amica avesse ragione e che le sue fossero solo paranoie infondate.
“Nah, proprio per questo abbiamo bisogno del nostro meritato riposo.”
“In effetti quella SPA mi incuriosisce.” Momo si inserì nel discorso, sorridendo alle amiche.
“Professore,” La voce risoluta di Iida fece abbassare di parecchi toni quella dei compagni. Lo sguardo inspiegabilmente ironico di Aizawa si posò sul ragazzo: “quando partiremo?”
“Direi non appena finirete di fare le valigie, operazione che non deve superare l’ora.” Rispose, sorridendo appena e allontanandosi dalla classe, lasciando che i suoi alunni schizzassero fuori dall’aula, in preda al panico e in direzione dei dormitori, come se fossero stati caricati a molla. Un’ora per preparare le valigie? Sembrava già la prima delle torture!
 
“Ehilà, Midoriya!” Salutò Kaminari, sbirciando nella stanza dell’amico.
“Sei pronto?” Domandò Kirishima, sbucando alle spalle del biondo, con il suo inconfondibile sorriso solare.
“Direi di sì.” Considerò Deku, una mano sotto il mento e le sopracciglia aggrottate, in segno di riflessione. Aveva impacchettato i suoi quaderni per prendere appunti e aveva portato il suo costume da eroe, nel caso in cui si fosse ritrovato a fare allenamenti specifici e simulazioni molto realistiche. Si era addirittura ricordato di prendere qualche asciugamano, nel caso in cui il resort non ne avesse avuti abbastanza, giusto per precauzione: “Sì, sono pronto!” Trillò infine Midoriya, raccogliendo il borsone rosso che aveva depositato a terra e raggiungendo i suoi amici alla porta della stanza. Nonostante la sua pignoleria era riuscito a far entrare lo stretto necessario (e anche di più) in quell’unico borsone. In fondo era sempre stato abile ad incastrare tutto in valigia, senza sprecare spazio.
I tre si diressero raggianti nella sala comune del dormitorio, raggiungendo il resto dei loro compagni, ancora in attesa dei ritardatari. Si respirava un’eccitazione generale nell’aria. Certo, non era la prima volta che andavano in gita assieme, ma questo era decisamente diverso! Avrebbero passato ciò che restava del mese di luglio in un resort dall’aria lussuosa che i ragazzi avevano da subito cercato sul web. Il Lotus resort affacciava sul mare. Musutafu, infatti, la città che ospitava la U.A., non distava molto da Tokyo. Dopo aver attraversato la capitale si sarebbero diretti a sud, a pochi chilometri da Yokohama. Sembrava un sogno. Anche solo l’idea di un viaggio in pullman con la sua classe emozionava Midoriya oltre l’inverosimile, figuriamoci la gita in sé. Non vedeva l’ora che Aoyama, Momo e Ashido fossero finalmente pronti per partire.
“Scusate!” Gridò piano Momo, scendendo le scale del dormitorio proprio in quel momento e raggiungendo il resto della classe, con Ashido al seguito: “Mi stava dando una mano a far entrare… ecco, tutto in valigia.” Disse Mina vaga, trascinando un grande trolley al centro della sala comune.
“Oh, beh, sembra che manchi solo Aoyama…” Considerò Iida, inforcando gli occhiali da sole con fare teatrale e consultando la lista che aveva tra le mani. I bermuda con le palme azzurre che indossava rendevano difficile prenderlo effettivamente sul serio.
“Eccomi, il meglio arriva alla fine.” Aoyama fece il suo ingresso, strizzando l’occhio a Iida e trascinando una valigia grande su per giù la metà di lui. Kaminari fischiò, visibilmente sorpreso: “Ma cosa ti porti dietro?”
“Tutto ciò che serve per non smettere di brillare.” Rispose serenamente il ragazzo, come se la sua risposta fosse a tutti gli effetti una spiegazione esaustiva. Kaminari scrollò le spalle: non era certo di voler davvero sapere cosa aveva in valigia il compagno di classe.
Uno sbuffo annoiato si levò dalla calca di studenti che affollava la sala comune. Bakugo Katsuki si diresse verso la porta a vetro dell’edificio con passo pesante: “Avete intenzione di passare tutta la mattina qui?” Domandò, un sopracciglio inarcato ad accentuare il solito cipiglio infastidito. A quanto pareva anche lui non stava nella pelle all'idea di partire.
“Assolutamente no!” Trillò Kirishima, raggiungendo il biondo e passandogli un braccio sulle spalle: “Andiamo.” Disse poi, riuscendo a trascinare entusiasta l’amico e il resto della classe verso l’uscita. Ashido li osservò con inaspettata attenzione.
“E tu levati di dosso, capelli di merda.” Brontolò Bakugo, liberandosi dalla stretta dell’amico con uno strattone. Kirishima non si offese.
“A-aspettate!” Balbettò Iida, finito in fondo alla fila. Stava avendo qualche difficoltà a reggere il block notes con l’appello, la penna e la valigia contemporaneamente, ma alla fine riuscì a riscuotersi e a riguadagnare il suo solito contegno: “Aspettate, vi dico, sono il capoclasse, devo guidare la fila!” Gridò, prima di correre avanti e sperare che i suoi compagni non pensassero di lui che fosse un irresponsabile.
 
Era già trascorsa un’oretta da quando avevano messo piede nel pullman che li avrebbe condotti al Lotus resort, ma Midoriya si sentiva già al settimo cielo. In quel momento, infatti, stavano attraversando Tokyo, come se stessero spaccando in due la capitale e Deku non riusciva a staccare la guancia dal finestrino: non voleva perdersi alcun dettaglio della città. Ci era stato solo un paio di volte in vita sua e solo per sbrigare faccende troppo rapide perché potesse visitarla a tutti gli effetti. Per quanto il viaggio non prevedesse una gita turistica nella capitale, quel finestrino gli stava comunque offrendo più visuale di quanta ne avesse mai vista in vita sua: “Non sei mai stato a Tokyo?” Domandò Todoroki, occupando momentaneamente il sediolino accanto al suo, visto che Iida era impegnato a parlare con i professori.
“No!” Replicò entusiasta Deku, girandosi a guardare l’amico solo allora: “È bellissima, non trovi?”
“Troppo caotica.” Si limitò a rispondere il ragazzo a metà, distogliendo lo sguardo. Lui, al contrario, aveva passato molto tempo a Tokyo, trascinato dal padre, di tanto in tanto, convinto che potesse essere ‘un passatempo costruttivo’, così l’aveva definito, per il suo futuro. Lo sguardo di Todoroki si velò improvvisamente di rammarico e di amarezza, mista ad un pizzico di rabbia, che continuava a tormentarlo.
“Ma… Ohhh!” Esclamò Midoriya, spalancando i grandi occhi verdi per la sorpresa: “Quella è la Tokyo Tower!”
Todoroki abbozzò un sorriso: “Quello è un ripetitore bianco e rosso.” Lo corresse poi, vedendo lentamente svanire la meraviglia dagli occhi di Midoriya, poi prontamente sostituita da una fragorosa risata.
“Bene, ragazzi, ascoltate! Ho un importante annuncio per voi.” Iida richiamò l’attenzione dei compagni di classe e le chiacchiere ed i mormorii cessarono all’istante, tutti troppo disperati di avere informazioni in più riguardanti la loro gita.
“Oh, bene.” Borbottò Iida, che non era mai riuscito ad attirare l’attenzione della classe in così poco tempo: “Ho appena parlato con i professori in viaggio con noi. All Might e Aizawa mi hanno detto di dirvi che le stanze del resort saranno tutte doppie. Iniziate ad accordarvi per le coppie.” Un colpo di tosse risuonò nel pullman, non appena Iida ebbe finito di parlare: “Oh, e… All Might ci tiene a precisare che le camere miste sono vietate.” Aggiunse poi, voltandosi in direzione dell’eroe, che ricambiò alzando il pollice.
Un tumulto di schiamazzi si levò dai sediolini.
“Ehi Kirishima!” Gridò Kaminari, dal lato opposto del mezzo: “Vuoi stare in stanza con me?”
“Sto già con Bakugo!” Strillò di rimando il rosso, girandosi verso il ragazzo accanto a sé e sorridendo raggiante, un attimo prima di ricevere uno spintone, che per poco non lo fece cadere dal sediolino.
“Con chi hai detto che stai?”
“Beh, con chi altro vorresti stare tu?” Domandò sorridendo ironico Kirishima, tornando a sedersi compostamente: “Se vuoi ti lascio a Midoriya.”
“In stanza con quel nerd di merda non ci andrò mai. Voglio stare da solo.”
“Non puoi stare da solo. Ormai Kaminari sarà già andato a chiederlo a Sero.” Considerò Kirishima. Bakugo sbuffò e tornò ad osservare il paesaggio scorrere al finestrino. Quello per Kirishima significava solo una cosa: aveva accettato.
“Ehi, Jiro, posso averti tutta per me?” Domandò Ashido, dando un colpetto all’amica, che ricambiò con un sorriso complice ed annuì: “Ma certo.” Nonostante le due ragazze fossero enormemente diverse, c’era da dire che nell’ultimo periodo avevano legato molto.
“Restiamo solo noi quattro.” Osservò Momo, non appena Tsuyu e Uraraka si furono avvicinate a lei, seguite da Hagakure.
“Per me è lo stesso.” Ribattè Uraraka, che sapeva che avrebbero avuto modo di passare tantissimo tempo insieme in ogni caso.
“Anche per me, cra.” Considerò Tsuyu, dopo averci riflettuto per un po’, poggiando una mano sotto il mento.
“Beh, anche per me.” Rispose Hagakure, senza riuscire a sbloccare la situazione.
“Oh, avanti, Momo, evoca una monetina e lanciala.” Si inserì Ashido, poggiando le ginocchia sul sediolino, per vedere ciò che accadeva una fila più avanti.
“Non posso,” replicò Momo, alzando gli occhi al cielo: “non è eticamente corretto.”
“Non ci credo.” Commentò ironica Jiro, che non era sicura che avrebbe mantenuto tutta questa integrità morale, nei panni di Momo: “Ecco.” Disse poi, porgendo una moneta da cinque yen alle ragazze. Qualche secondo dopo la sorte smistò le amiche: Uraraka avrebbe condiviso la stanza con Tsuyu e Hagakure con Momo.
Intanto, dall’altra parte del pullman, Sato e Kota si erano accoppiati, lasciando Ojiro e Shoji a condividere la stanza.
Ormai i posti liberi iniziavano ad esaurirsi e nessuno, per quanto il ragazzo ci avesse provato, sembrava voler stare nella stessa camera di Mineta, che continuava a lamentarsi del fatto che le ragazze, invece, avrebbero accettato senza batter ciglio, se avessero potuto.
“Oh, Midoriya!” Si avvicinò Iida, poco dopo aver dato l’annuncio: “Ti andrebbe di stare in stanza insieme?”
“Ma certo!” Replicò entusiasta il ragazzo, lanciando un veloce sguardo in direzione di Todoroki, accanto a lui, al quale aveva un po’ troppa paura di fare una richiesta. Non sapeva bene perché, ma in qualche modo la cosa gli suonava diversa. Il ragazzo a metà ricambiò lo sguardo, ma Midoriya non riuscì a leggervi né gioia né risentimento.
“Io sono in camera con Tokoyami!” Gridò all'imrpovviso Mineta, dal fondo del pullman, riferendosi al ragazzo addormentato accanto a lui, che, per il baccano, si svegliò, aprendo un occhio, leggermente infastidito: “Ti va bene?” Domandò ancora. Metà della classe si girò a guardarlo, sicura che l’avrebbe elegantemente mandato a quel paese, ma il ragazzo scrollò le spalle e, con somma sorpresa di molti, confermò: “Mi va bene.” I ragazzi non seppero mai se Tokoyami avesse effettivamente capito a cosa aveva appena acconsentito.
“Questo lascia un’ultima coppia.” Dichiarò Iida, consultando il suo taccuino e scribacchiando velocemente qualcosa: “Todoroki, sei in camera con Aoyama.” Lo informò il capoclasse, mentre i presenti non poterono che domandarsi che razza di coppia formassero i due.
Il resto del viaggio passò relativamente in fretta. Coprirono la distanza che rimaneva tra qualche battuta di Kirishima, prontamente distrutta da Bakugo, qualche pezzo accuratamente scelto ed amplificato da Jiro e qualche nozione assolutamente inutile che Iida si premurava spesso di segnalare, ogni qual volta incappassero in una delle ‘meraviglie’ (così le chiamava lui) descritte sulla piccola guida che teneva in mano, dal nome Il meglio del Giappone. Anche solo arrivare al resort era stata una grande prova di nervi, per molti.

Il Lotus resort, in effetti, si avvicinava molto di più ad un campeggio modernizzato. Originariamente, infatti, era stato un luogo di ritrovo di campeggiatori, gestito dal signor Lotus. Il figlio, però, dopo aver ereditato il terreno, l’aveva reso un resort, aprendo una SPA e creando incantevoli strutture per le stanze. Nonostante ciò, aveva lasciato intatto il boschetto dei campeggiatori che conduceva al mare, rendendo la struttura nel complesso selvaggiamente lussuosa.
“Non…” Iniziò Ashido, non appena ebbe messo piede sul selciato che conduceva all’ingresso della struttura.
“Posso crederci.” Continuò per lei Uraraka, osservando il cancello in ferro battuto decorato da spire di rampicanti, che convergevano in un punto in cima, dove una L ed una R si intrecciavano, imitando l’andatura delle foglie. Superato il cancello, un viale alberato li condusse ad una struttura futuristica ed elegante. In lontananza il rumore della risacca del mare donava al luogo un’atmosfera pacifica, ideale per chiunque bramasse un po’ di sano relax.
La hall del resort era lontanissima da qualunque fantasia dei ragazzi. “Kirishima?” Chiamò Kaminari, muovendo qualche passo incerto e lasciandosi scappare un ‘oh’ sorpreso, non appena ebbe notato la cascata d’acqua alla parete che aveva di fronte.
“Mh?” Rispose distratto il rosso, guardandosi attorno con l’aria spaventata ed insicura di chi sa che basterebbe poco più di un pizzicotto per essere ridestato dal suo sogno.
“Che ci fanno due come noi qui dentro?” Domandò il biondo, che, come in trance, non riusciva a staccare gli occhi dalla vista che aveva davanti.
“Ottima domanda.” La voce annoiata di Aizawa risuonò in qualche modo inadatta alla situazione. I professori, infatti, avevano lasciato i ragazzi nella hall a guardarsi intorno e avevano recuperato le chiavi delle loro stanze: “Questo posto era l’unico disposto ad ospitare degli allenamenti estivi.” Spiegò il professore con un ghigno, ancora una volta inadatto alla situazione, dipinto in volto.
“Ha delle strutture perfette per non essere distrutte dalle vostre Unicità e, per di più, insonorizzate.” Continuò All Might, che invece guardava i ragazzi con gli occhi ironici e paterni di chi ha appena fatto uno scherzo geniale ma infantile ad un amico. Midoriya, per quanto lo idolatrasse, lo trovò inadatto alla situazione.
“Purtroppo, però…” Iniziò Aizawa, ghignando ancora e guardando alcuni ragazzi negli occhi, in una pausa che gustò a fondo, ancora una volta dannatamente inadatta alla situazione: “non ce lo possiamo permettere.”
Dei mormorii iniziarono a farsi strada tra le bocche degli studenti. E questo cosa diavolo significava?
“Per questo motivo, parte del vostro allenamento includerà un lavoro qui.” Concluse All Might, sorridendo raggiante. Un silenzio perplesso calò sulla classe.
“Eh?” Commentò poi Kirishima, con un sopracciglio alzato, dando finalmente voce ai pensieri di tutti.



Note di El: Il titolo è cacofonico, lo so io, lo sapete voi, facciamocene una ragione. Ooooh, sì, un'altra fanfic su My Hero Academia. Questa volta abbiamo una long che dovrebbe, in teoria, avere 20 capitoli. 11 di questi sono già pronti, quindi dovrei (non dirlo) riuscire a (sei ancora in tempo per fermarti) non rimanere indietro (ti stai rovinando) e pubblicare regolarmente (ecco, l'hai detto. Bella mossa).
Beeeene, avrete notato un paio di citazioni che mi diverto sempre ad inserire, come il ripetitore scambiato per la Tokyo Tower di Haikyuu e i cinque yen di Yato. Se li avete scovati entrambi bravi, ma non ho premi per voi :(
La parte iniziale è uno spoilerone dei capitoli successivi (o forse no) ehehe
Nonostante non possa dire molto su questo capitolo, senza spoilerare i prossimi, vi dirò che sarà una storia nel complesso leggera, in cui i problemi di maggiore rilevanza saranno in ogni caso realtivi alle emozioni e ai dilemmi interiori dei protagonisti. Spero di avervi convinti!
ULTIMA COSA (mi ero ripromessa di non dilungarmi troppo con le note (come al solito), ma questa volta ho una buona scusa), arriviamo alla parte più importante di queste note!
Questa storia è cresciuta, è nata, è esistita, è stata scritta, QUESTA STORIA È grazie alle idee, al consiglio, al supporto, a quello che vi pare, del mio caro Bakugo
ran_senpaiuccio, che ascolta scleri (ma ne fa anche) da mesi e che mi ha intimato (non molto gentilmente) di pubblicare presto.
Bien, è tutto.
Ci vediamo la settimana prossima
 (devo smetterla di fare la gradassa ora che ho i capitoli) e, mi raccomando, commentate che fa sempre piacere.
Adieu, 

El.

P.S. Il titolo, comunque, anche se è brutto, signfiica "paura della paura" (Come? Devo smetterla di spiegare i titoli nei post scriptum? Lo so)

 
   
 
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