Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: LadyDP    30/08/2019    0 recensioni
Dio si lascia andare ad un momento di lutto per il fratello che ha appena provato del suo corpo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dio Brando, Jonathan Joestar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doveva entrare nella bara.

Con un passo rapido che non gli si addiceva si avvicinò lesto al punto in cui avrebbe dovuto esserci la bara che lo avrebbe accolto e protetto dall'affondamento della nave. Seppur non ce ne sarebbe in realtà stato bisogno.
Ormai l'acqua lo avvolgeva. Lui era vivo.
E la bara, pazienza, non c'era più.

Probabilmente se ne era servita quella sgualdrina per salvare le penne.
Poco importava.
Dio cercò l'uscita più vicina ed iniziò a nuotare come meglio poteva, adeguandosi alla sua nuova corporatura.

Quel nuovo corpo era così fuori dal suo personaggio. 
Mentre la sua vecchia e snella figura ormai perduta esprimeva bene la sua elegante quanto letale personalità da freddo e perfido calcolatore, il busto, le braccia, le gambe e persino le mani di Jonathan esprimevano al contrario una forza brutale, piena, un corpo sano e vigoroso che poteva far pensare ad un giovane pieno di vita.

Sì, il suo corpo rendeva proprio l'idea di vita, di rifiuto verso tutto ciò che è debole, decadente, fiacco ed anche solo maturo.
In quel momento stava nuotando più veloce di quanto sarebbe mai stato capace con il suo al massimo dello sforzo, e non si stava nemmeno impegnando al massimo.

Col tempo, lo avrebbe reso di certo un corpo all'altezza della propria personalità.

Sentì i movimenti che stava facendo, pur guidati da lui, non appartenergli, ancora ribelli alla sua mente e fedeli all'atteggiamento di quella testa senza vita che ora giaceva sul fondo di quella nave che ormai aveva abbandonato.

Cercò la luce sopra di lui con lo sguardo.
Ricordava la vera utilità della bara.
Proteggerlo dalla luce del Sole.

Dio si arrestò e guardò dietro di sè.

Non sapeva perchè si fosse fermato.

Non sarebbe stato un problema peregrinare nel mare alla ricerca di un'isola o del continente, per poi uscire solo al sorgere della notte.
Era immortale dopotutto. Niente poteva sfiancarlo.

Eppure sentiva di aver dimenticato qualcosa, in quella nave.


Dio rientrò e decise che l'unico posto in cui poteva capire da cosa fosse causata quella sensazione era proprio il locale in cui aveva finalmente messo fine alla vita di suo fratello.


Ed eccolo. Era ancora lì la sua testa, strappata al suo corpo ormai da diversi minuti, la sua voce tolta all'udito del mondo ora eternamente.

La sua bella voce.

Non sapeva proprio cosa fosse venuto a fare lì di nuovo ma decise che non v'era di meglio che stare ad ammirare il bel viso di suo fratello.
Senza rimpianti e vergogne.
Se ci fosse stato un momento di debolezza nella sua vita, sarebbe stato quello. Per JoJo e per JoJo soltanto. Perché solo JoJo lo meritava. 

Il suo cuore da leone gli era stato strappato ma non il suo sorriso. Giaceva con la bocca incurvata, lieto, sereno, ed emetteva più amore senza cuore di quanto non avesse fatto lui che di cuori ne aveva avuti ben due nella sua vita.

E poco importava che quello di JoJo ora era suo e probabilmente era molto più grande.

Lui ora si sentiva freddo, come e più di prima.
Sporco e colpevole. Per un eterno minuto della sua esistenza, come mai si era sentito e mai più si sarebbe sentito.

Il sangue gli pulsava all'impazzata. Se non fosse stato impossibile avrebbe pensato di stare per avere un infarto.

Gli faceva male ogni parte del corpo ed un senso terribile di colpa, di peccato mortale lo attanagliava.

Non proveniva da fuori, da una regola imposta dalla società. Non uccidere. No.

Era qualcosa di interno, una morale interna.

Doveva essere il sudicio animo pietoso di Jonathan. Doveva avergli lasciato qualche rimasuglio della sua pietà.

Eppure lui si sentiva più affamato di sangue che mai. Non aveva mai desiderato così tanto uccidere come in quel momento.

Un desiderio come la fame, la sete o il sonno.

Ma Jonathan rimaneva un rimpianto.

Un dubbio di fede nella propria divinità che per sempre lo avrebbe attanagliato.
Jonathan non se lo meritava.

Tutti ma lui no. Odiava e disprezzava tutti, ma lui no.

In tutto questo tempo era rimasto con lo sguardo impassibile davanti a quello spettacolo, quando, proprio sul punto di sputarci sopra metaforicamente e di andarsene, ripetendosi di star delirando e che nulla importava dinanzi al suo sogno,

Impazzì.

Impazzì come mai aveva creduto di poter fare e guardando quegli occhi chiusi e spenti della loro luce beati nel loro merito, estranei al suo dolore ed alla sua colpa, menefreghisti di quello che ora sarebbe comportato per lui, che rimaneva da solo, sulla Terra, a pentirsi, al buio, nello squallore eterno. Dimentichi dei suoi.

Lacrime grosse come noci uscivano dagli occhi di Dio e seppur lui non potesse vederle, le sentiva benissimo.

L'urlo silenzioso risuonava nell'acqua sedato nella sua potenza e sembrava la voce di una persona che parla con tono normale.

Il volto bianco di Dio divenne rosso ed ora il dolore aveva veramente toccato ogni punto del corpo, interno ed esterno.

"Jonathan..perdonami fratello...ti prego.."

La supplica di Dio lo stese nelle sue ultime forze. Lo uccideva da dentro quel dolore.

Non voleva niente. Niente di materiale. Nessun oggetto.

Qualcosa che non poteva avere.
Una carezza di suo fratello.

Quella che non aveva mai neanche pensato di desiderare.

Guardò le proprie mani, le mani di JoJo.

In un atto di apparente follia, decise di toccarsi le guance, ed immaginò JoJo mentre gli sussurrava parole di conforto.

La sua voce. Temeva di dimenticarla, ora.

"No, no..JoJo, perdonami..per.."

Un luccichio rapì il suo sguardo. Proveniva dai capelli di JoJo.

Dio afferrò con delicatezza sacrale quel cranio e al di sotto vi trovò un biglietto di un materiale a lui sconosciuto.

Sopra vi era un numero, che sembrava il numero di una cabina. 20.

Non sapeva cosa fosse ma nel suo intimo sentiva che fosse opera dell'anima di JoJo.

Avrebbe cercato quella stanza ma prima avrebbe concesso l'ultimo e forse unico bacio d'amore della sua vita a quella fronte.

Scostò i capelli di JoJo da davanti e poggiò le sue tremanti labbra pallide su quel viso.

Lo sguardo di JoJo sembrava cambiato.

Più beffardo, più soddisfatto.

Come se avesse ottenuto qualcosa. Un riconoscimento, Dio aveva ammesso qualcosa.

Dio sorrise.

"Te lo concedo, fratello. Te lo concedo e ti ringrazio"

Deciso a mettere da parte velocemente quella disgustosa piccola parentesi melensa, Dio afferrò i capelli di JoJo e lanciò il suo cranio al muro, spappolandolo.

La pace regnò di nuovo nel suo cuore.

"Ma nessuno può guardare Dio con quello sguardo di sfida e passarla liscia" ghignò.

°°°

La bara che aveva trovato nella camera numero 20 navigava nell'oceano come il più macabro dei sottomarini.

Finalmente poteva udire al ritmo delle onde il suo cuore battere di nuovo al suo normale ritmo.

Zero battiti al minuto. 

E nessuno sa com'è avere un cuore 
che non batte.

Ma senza il cuore dicono che il cervello lavora meglio.
   
 
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