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Autore: Ghostclimber    30/08/2019    3 recensioni
Il Re dei Rimbalzi ha perso la corona e siede su un trono di rovine.
Ma che importa, quando al suo fianco ci sono gli amici?
Per quattro persone che sono grata di conoscere.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mito entrò in palestra con passo tremante.

Miyagi lo vide immediatamente: stava tenendo d'occhio la porta, in attesa che arrivasse quel demente di Sakuragi, per l'ennesima volta in ritardo.

-Miyagi, oggi Hana non verrà agli allenamenti. Scusami, io... devo andare.- disse Mito, con uno strano tono di voce un po' spiritato, tanto che Miyagi non ebbe la prontezza di riflessi di chiedere cosa fosse successo.

-Miyagi, è tutto a posto?- chiese Ayako con dolcezza, avvicinandoglisi.

-Non... non lo so. Hanamichi non ci sarà, oggi.

-Che gli è successo?- Miyagi sobbalzò.

-Non lo so, non gliel'ho chiesto!- esclamò, ricordandosi finalmente cosa avrebbe dovuto fare per rispondere come un comune mortale a Mito.

-Haruko, tu sai cos'è successo ad Hanamichi? Voi siete amici, gli hai parlato?- chiese Ayako, interpellando la seconda manager che stava passando loro di fianco per raggiungere la panchina, dove un Rukawa del tutto indifferente a lei stava cercando la propria borraccia.

-In che senso, cosa gli è successo?- chiese Haruko, con l'espressione di una che è cascata dal pero.

-Oggi non viene agli allenamenti.- la informò Ayako.

-Oh, lo segno subito sul registro delle presenze. Quel ragazzo se la prende un po' troppo, comunque.

-In che senso?- indagò Miyagi.

-È saltato fuori a chiedermi se voglio essere la sua ragazza. Sono proprio cascata dalle nuvole!- Haruko ridacchiò, -Non me lo sarei mai aspettato, davvero, ma per me è solo un amico. Gliel'ho detto, non so cosa l'ha portato a pensare che potevo volermi mettere con lui... Potrebbe esserci rimasto male per quello.- ipotizzò, portandosi un dito al mento.

Dietro di lei, Rukawa si esibì in una plateale espressione facciale: abbassò la borraccia da cui stava bevendo e sollevò un sopracciglio in segno di stupore.

-Ahhh...- disse Ayako, imbrazzata, -Eeeh, non saprei... può essere! Ottima intuizione! Miyagi, ma dove vai?- chiese, vedendo che Miyagi si dirigeva a passi rapidi verso l'ufficio di Anzai.

-Non sta bene con la pancia? Potrebbe essere un virus, anche Noma e Takamiya sono scappati via così dicendo che avevano mal di pancia.- ipotizzò Haruko. Ayako non la degnò di una risposta, e dietro alle sue spalle Rukawa tornò alla solita espressione neutra, ripetendosi che non era suo compito spiegarle che innanzitutto con il mal di pancia si cerca un bagno e non un ufficio, e inoltre nessuno aveva problemi intestinali tranne, forse, il criceto del suo cervello. Sempre che non fosse già morto di stenti, cosa abbastanza probabile vista la sua capacità intellettiva.

 

-Miyagi... Ryota.- chiamò Ayako, prendendosi il permesso di entrare nell'ufficio di Anzai senza bussare. Miyagi era piegato, con le mani piantate sulla scrivania, le spalle curve e il capo chino, la schiena che si alzava e si abbassava rapida sotto la spinta dei suoi respiri concitati.

-Ayako, tu lo sai che mi piaci, vero?- chiese Miyagi a bruciapelo, con la voce rotta.

-Io... beh... sì, insomma... sì.- rispose lei, imbarazzata.

-Non m'importa se non puoi ricambiare. Davvero, non importa. Non vorrei mai obbligarti a fingere. Ma ti prego, ti prego... se io dovessi mai trovare il coraggio di fare quel che ha fatto Hana...- Miyagi si voltò a guardarla, gli occhi pieni di lacrime rabbiose e le guance arrossate, -Ti supplico, non far finta di non sapere. È sufficiente un “no, grazie”, non c'è bisogno che mi distruggi.

-Ryota...- Ayako si avvicinò e lo cinse tra le braccia. Lui si aggrappò alle sue spalle e si lasciò andare ad incontrollabili tremiti di rabbia: -Cazzo, sto male per lui, ci credi?

-Lo so, ci credo...- rispose Ayako, e si appoggiò la sua testa riccioluta nell'incavo del collo, Miyagi la lasciò fare, troppo arrabbiato per esserne consapevole, e per un istante Ayako si lasciò inebriare dalla fragranza della sua pelle. Non avevano un contatto così stretto da quando erano stati a Hiroshima per i campionati nazionali ed erano usciti a passeggiare insieme una sera, e constatare che le era mancato un po' la stordiva.

Infine, recuperò il controllo di sé e disse: -Il problema è che quella non sta facendo finta.- Miyagi si scostò bruscamente.

-Dai, come non sta facendo finta?! Anche i sassi del cortile se ne erano accorti! Cazzo, i ragazzi della Gundan hanno addirittura detto che avevano messo via il cartello con scritto “51” per farne uno di vittoria! Se l'hanno pensato loro...

-Lo so!- lo interruppe Ayako, facendogli cenno di abbassare la voce, -Ma ti assicuro che Haruko ha qualche rotella che proprio non funziona. Non la sto difendendo...

-...ci mancherebbe anche che la difendi!

-Ma davvero non l'ha fatto apposta. È solo stupida.

-E allora che cazzo è la nostra seconda manager per fare?!- sbottò Miyagi. Qualcuno bussò alla porta e la voce di Haruko chiese: -Va tutto bene? Non so cosa far fare alla squadra, potete uscire a darmi una mano?

-Guarda sul registro cosa abbiamo fatto ieri e fagli fare quello!- urlò Miyagi, e Ayako dovette bloccarlo perché si stava scagliando in avanti, probabilmente sul punto di sfondare la porta e la testa di Haruko in un colpo solo.

-Va bene!- trillò quest'ultima, come sempre del tutto inconsapevole di ciò che la circondava.

-È la seconda manager perché è la sorella di Akagi. Quando lui si è presentato con lei e ha detto che voleva fare anche lei la manager della squadra abbiamo detto di sì perché lei grossomodo sa un po' di cose sul basket e perché faceva brutto dir di no ad Akagi.

-Allora domani porto qui mia sorella e dico che l'anno prossimo sarà lei la manager, lei ha visto almeno due nostre partite!- ribatté acido Miyagi.

-Non è la stessa cosa, e lo sai.

-Perché no? Perché non sono grosso e cattivo come Akagi?

-Esatto. Perché tu eserciti il comando in maniera diversa. Da quando sei capitano non ho ancora dovuto tirare fuori il ventaglio. Tu sei intelligente, e lo dimostri con le tue azioni.- Miyagi inalò aria e la esalò con un soffio tremulo e ancora colmo di ira.

-Adesso andiamo di là,- disse Ayako, -Facciamo un'oretta di allenamento, giusto un po' di riscaldo e una partitella, poi andiamo dritti da Hanamichi e cerchiamo di tirargli su il morale per quanto possibile. Che ne dici?- Miyagi la guardò in cagnesco. La sua intenzione era sbollire appena appena per riuscire a non macchiarsi di un violento pestaggio ai danni di una femmina, mollare tutto e andare da Hanamichi di corsa, ma Ayako sostenne il suo sguardo.

Infine, Miyagi cedette e disse: -Va bene. Andiamo.- e senza aspettarla tornò in palestra e mise in piedi la sessione di allenamento più rapida e raffazzonata di sempre.

 

-Miyagi.- chiamò la calma voce di Rukawa mentre il capitano si dirigeva a passo di marcia verso gli spogliatoi, dopo aver annunciato il termine degli allenamenti.

-Che c'è, Rukawa? Rapido.

-Stai andando da Sakuragi?- chiese Rukawa.

-Sì.

-Bene.- Rukawa abbassò lo sguardo, aprì la bocca come se volesse aggiungere altro, poi rinunciò e cominciò a spogliarsi per fare la doccia.

Miyagi si gettò sotto quella di fianco a lui e si lavò alla velocità della luce; Rukawa non aveva ancora finito di insaponarsi i capelli che già Miyagi era scattato fuori dagli spogliatoi, ancora con i capelli umidi e con la giacca della divisa infilata a metà.

Quello che avrebbe voluto dire Rukawa era: “Vengo con te”.

“Dammi cinque minuti, mi vesto e arrivo anch'io”.

“Sono contento che ci sia qualcuno con lui, perché l'ho guardato in faccia, mi è passato di fianco mentre venivo in palestra e oh, Kami, fa' che mi sbagli, ma ho così tanta paura di non rivederlo domani e che di lui mi resti soltanto una cicatrice sul labbro e una fototessera”.

Ma non disse nulla.

Si sentiva a disagio, nel suo affetto inesprimibile verso Sakuragi, quell'affetto che ancora non sapeva se definire amicizia, desiderio o amore (anche se propendeva per la terza ipotesi), temeva che Sakuragi fosse in collera anche con lui per la sola colpa della sua esistenza, lui che era tanto bello e ammirato e che era un'inconsapevole barriera tra il rosso e quella demente completa.

Non si sentiva in grado di cercare di consolarlo, inoltre: l'unica volta che ci aveva provato, dopo la sconfitta contro il Kainan, era persino riuscito a sminuirlo. Da sempre poco abituato a parlare, aveva udito le parole lasciare la sua bocca e non suonare neanche un po' come si supponeva suonassero: voleva parlare di un errore minimo, e invece aveva parlato di un contributo minimo, come se la sua presenza in campo non fosse stata altro che un ridicolo tappabuchi. Come poteva pretendere di poterlo consolare ora, che il dolore era certamente molto più intenso?

Rukawa, rimasto solo in spogliatoio, chinò il capo e si chiese come avrebbe dovuto comportarsi.

 

Il campanello a casa Sakuragi suonò mentre il sole tramontava.

Da dentro veniva una certa caciara, ma Miyagi non udiva la voce di Sakuragi insieme a quelle degli amici di sempre; si scambiò uno sguardo preoccupato con Ayako, che l'aveva accompagnato e che ora stava in piedi al suo fianco con le braccia cariche di cioccolato.

La porta si schiuse sulla figura di Mito, gli occhi rossi e gonfi e un falsissimo sorriso di circostanza in volto: -Oh, siete voi, che bella sorpresa! Entrate...- li invitò, poi fece loro posto.

-Come sta?- chiese Ayako. Mito tacque qualche secondo, poi disse: -Suona melodrammatico, ma ha tentato di suicidarsi.- Ayako si portò le mani alla bocca, sconvolta, e il sacchetto pieno di cioccolato cadde a terra; Miyagi spalancò la bocca.

-Per quella demente?- sibilò, -Adesso vado e lo meno.- Mito lo prese per un polso. Sembrava in preda ad un intenso conflitto interiore. Infine parlò: -Suo padre è morto l'anno scorso. Sua madre non ha retto, entra ed esce da un sacco di cliniche psichiatriche. Hanamichi è solo. Forse...- guardò in basso, imbarazzato. Non gli andava di spiattellare i segreti del suo migliore amico, ma riteneva fosse necessario per giustificare la situazione: -Forse ha cercato in Haruko una figura materna o che so io, e quando lei l'ha mandato via come se nulla fosse, come se non si fosse mai nemmeno accorta di lui, ecco... lui è crollato.

-Come ha provato a farlo?- chiese Ayako a voce bassissima. Dal salotto giunse un urlo indignato di Takamiya, che si lamentava per qualche cosa: probabilmente l'esproprio di qualche cibaria preziosa.

-Si è tagliato le vene. E l'ha fatto con tutti i crismi, un taglio lungo i braccialetti della fortuna e uno perpendicolare lungo tutto l'avambraccio. Siamo arrivati appena in tempo per fermare il sangue.

-Kami sama, Hanamichi...- bisbigliò Miyagi, passandosi una mano tra i capelli. Ayako raccolse il sacchetto di cioccolato e si diresse a passo deciso verso il salotto; Miyagi la sentì annunciare il proprio arrivo urlando: -Chi ha il cuore spezzato e vuole un cioccolatino?

-Io! Io! Io!- rispose Takamiya, e Miyagi e Mito si sorrisero a vicenda. Certe cose non cambiavano mai, ed entrambi erano sicuri che Takamiya non avesse neanche un briciolo di fame, una volta tanto, ma che stesse mettendo in piedi la solita pantomima per far capire a Sakuragi che la vita andava avanti, che sarebbe continuato tutto, che in mancanza d'altro avrebbe potuto contare sul loro intramontabile supporto.

-Levati, coso! Hana, vieni qui, se non mangi almeno metà di questa scatola te la faccio ingoiare a sventagliate, lo giuro!- minacciò Ayako, con il sottofondo dei versi spaventati di Noma e Ohkusu.

Miyagi spalancò le braccia e Mito vi si fiondò. Pianse silenziosamente contro la sua spalla, per il terrore patito, per la propria incapacità ad essere più utile, per il peso e la sofferenza che Sakuragi si portava sulla schiena, come un moderno Atlante.

 

Il campanello suonò di nuovo.

Mito cercò di ricomporsi e aprì la porta sull'alta figura di Mitsui, che portava una scatola enorme.

-Ciao!- disse, -Mi è sembrato il giorno giusto per portare ad Hana un pacco di fumetti che gli avevo promesso!- dichiarò, con voce un po' rotta per la fatica.

-Ehi, Mitsui, entra pure.- lo invitò Mito, e Miyagi disse: -Dammi quella scatola prima che ti venga un'ernia al disco.

-Un'altra? Me ne sono già venute due dalla stazione della metro a qui!- tentò di scherzare Mitsui, ma fu felice di smazzare la scatola a Miyagi.

-Ci arrivi, Tappo?- chiese, -O le tue braccine corte non arrivano in fondo?

-Ah-ha, molto divertente, Baciapiselli.

-Ehi, un po' di rispetto, sono pur sempre un tuo senpai!- si lamentò Mitsui togliendosi le scarpe, -E poi sappi che ho rinunciato a baciar piselli apposta per venir qui, ergo...

-Ergo rinuncio ad ulteriori dettagli.- lo interruppe Miyagi, poi seguì Mito fino in soggiorno.

-Ehilà, Hana!- salutò Mitsui con finta allegria, -Lo sherpa, qui, ha un pacco di fumetti per te! C'è Golden Boy, tutto Dragon Ball, Arale, Akira, Video Girl Ai e un paio di hentai che ho sgraffignato in fumetteria prima di tornare sulla retta via.

-O sulla via del retto, a giudicare dalla gentaglia che frequenti.- commentò Miyagi, reggendogli il gioco e mollando lo scatolone per terra. Ayako approfittò della momentanea distrazione di Sakuragi per cacciarsi i pugni negli occhi nel tentativo di frenare le lacrime.

-Gli hentai sono miei, li controllo prima di farli vedere ad Hana!- ululò Noma, fiondandosi sulla scatola, -Ehhh, che meraviglioso amico sono.

-Mh, non so quanto ti convenga.- bisbigliò Mito, ma non aggiunse altro. Noma trovò un volumetto dalla copertina promettente e si mise a sfogliarlo mentre Mitsui ghignava.

-Hana, apri la bocca...- disse Ayako, -Cioccolatino!- lui eseguì meccanicamente e la ragazza gli posò un maltese sulla lingua.

-Ehi, Ayakuccia, non sono stato bravissimo a portare di qui lo scatolone?- pigolò Miyagi, -Non merito anch'io un cioccolatino?

-E va bene...- cedette lei, -Fai “aaa”.- Miyagi spalancò la bocca e prese al volo il Bacio che Ayako gli aveva lanciato, scatenando un meritato round di applausi.

-Ehi, io l'ho portato dalla stazione della metropolitana all'ingresso, per me niente?- chiese Mitsui.

-Fai “aaa”.- disse Ayako, ma stavolta il cioccolatino non fu preso al volo. Mitsui si schiaffeggiò il petto convulsamente nel tentativo di non farlo cadere a terra, fallì e lo raccolse poi e se lo gettò in bocca urlando: -Regola dei cinque secondi!- tutti risero, persino Sakuragi sembrava un po' più vivace di quanto era solo pochi minuti prima.

-Mitsui, ma questo è un porno gay!- sbottò Noma, allontanandosi il volumetto dalla faccia.

-Sì, ed è uno dei miei preferiti! Ah, quella sulla penultima pagina non è crema pasticcera.- rispose lui con molta nonchalance.

-Mi porti i giornaletti yaoi?!- sbottò Sakuragi, e tutti trattennero il fiato. Erano le prime parole che gli sentivano dire, dopo una deprimente sbrodolata di brutti sentimenti bofonchiata mentre gli amici della Gundan gli medicavano le braccia.

-Oh, Hana, passa al lato oscuro, non te ne pentirai.- rispose Mitsui.

-Ma neanche morto, razza di invertito Baciapiselli perverso!- ribatté Sakuragi.

-Se sapessi quanti ragazzi ti farebbero da uke...- sospirò Mitsui, con le braccia incrociate, sospirando con l'aria di chi la sa lunga.

-Che diavolo sarebbe un uke?- chiese Takamiya. Mitsui si sedette a piombo di fianco a Sakuragi, sfilò il giornaletto dalle dita schifate di Noma, lo sfogliò e lo aprì su un'immagine molto esplicita, per di più a colori, in cui un bel ragazzo muscoloso dai capelli rossi ne penetrava uno, un po' più efebico e dai capelli neri, che sembrava spassarsela un mondo. Mitsui lo indicò e spiegò: -L'uke è quello che sta sotto, il sottomesso. Il seme è quello che sta sopra, il dominante.- la testa di Ayako sbucò tra le loro. Sakuragi, che aveva preso in mano il volumetto e sembrava esaminarlo con attenzione, sobbalzò al suono della sua voce: -Oh, ma è l'ultimo di Come With The Wind? Mitsui, dimmi che me lo presti! Ti preeego!

-Ayako! Leggi quelle cose?- chiese Miyagi, attonito, accomodandosi per terra al fianco di Mito.

-Certo che sì, ma li hai visti i disegni?- rispose lei, e sfilò il volume dalla mano di Sakuragi, che glielo stava porgendo con un mezzo sorriso un po' imbarazzato. Il movimento gli scoprì le fasciature che gli coprivano i polsi, e di colpo Mitsui sembrò perdere la voglia di scherzare: -Hanamichi, che cosa hai fatto?- chiese, attonito.

-Ah... ecco, io...- Sakuragi tornò nel suo mutismo e si abbassò le maniche della felpa. Mitsui non si diede per vinto: gli prese le mani, e con gesti rapidi e precisi gli scoprì gli avambracci fasciati.

-Kami sama... Hanamichi...- Sakuragi chinò il capo. Mitsui rimase in silenzio, come anche gli altri presenti. I ragazzi della Gundan e Miyagi erano sul pavimento, intorno al tavolino su cui era stata depositata la scatola di fumetti; Ayako, dalla poltrona su cui si era semisdraiata, abbassò il giornalino con lentezza e rimase a guardare Mitsui, ancora immobile con le mani a cingere delicatamente i polsi di Sakuragi, a tenere le sue mani con i palmi rivolti all'insù.

Poi, Mitsui trasse a sé le mani di Sakuragi e depositò un bacio su entrambe, e poi sulle bende appena appena macchiate da qualche gocciolina di sangue. Sakuragi lo lasciò fare, troppo commosso e stupito per reagire. Mitsui bisbigliò: -Nessuno vale tanto, ricordatelo sempre. Tu sei più importante. Ti prego, non farlo mai più. E se ti venisse voglia di riprovarci, chiamami.- Sakuragi tacque, con un groppo in gola, incapace di rispondere ad una tale dimostrazione di affetto. Mitsui, solitamente scostante quando non minchioneggiava, aveva parlato con una sincerità indubitabile nella voce, e per un attimo Sakuragi gli credette.

Il campanello suonò di nuovo.

 

-Vado io!- esclamò Sakuragi, ormai imbarazzato all'inverosimile, e prima che chiunque avesse il tempo di fermarlo si fiondò nell'ingresso.

Giunto lì, si concesse un attimo per respirare.

Amava la premura che i suoi amici gli stavano dedicando, l'amava e l'apprezzava in una misura tale che neanche con un miliardo di anni a disposizione sarebbe mai riuscito a rendere l'idea, ma una voce in fondo alla sua testa continuava a ripetere: “Perché io? Chi sono? Perché sono qui e non a farsi i cavoli loro? Non posso certo essere tanto speciale!”. Prese un profondo respiro.

Il campanello suonò di nuovo.

-Arrivo, arrivo, un attimo di pazienza...- borbottò, poi aprì la porta.

Per un attimo, credette di avere le allucinazioni per la massiccia perdita di sangue, poi il miraggio parlò con voce calda e pacata: -Ciao.

-Rukawa?- l'altro alzò un sacchetto.

-Gelato.- disse, poi alzò una busta di carta rettangolare, -E un film cretino.- abbassò entrambe le braccia, e ancora Sakuragi non si decideva ad aggiungere una postilla chiarificatrice alla constatazione che l'ospite inatteso fosse stato riconosciuto.

-Mia sorella dice che funziona.- aggiunse Rukawa.

-Cosa ci fai qui?

-Ecco...- Rukawa cercò di spiegarsi, poi rinunciò. In casi molto meno gravi aveva dato il peggio di se stesso, e anche se si era preparato un discorso strada facendo non era ben sicuro di ricordarselo. -Così.- disse, tanto per dire qualcosa, -Che hai fatto alle braccia?- Sakuragi arrossì, e fu il suo turno di non trovare le parole.

-Do'aho.- commentò Rukawa, poi fece un passo in avanti e gettò le braccia al collo di Sakuragi. Il dvd e il gelato rimbalzarono sulla sua schiena, ma il rosso non vi fece alcun caso, si limitò a rispondere spontaneamente all'abbraccio.

-Non mi vede, non mi vede e non mi ha mai visto.- sbottò Sakuragi, e finalmente ruppe gli argini scoppiando in un pianto dirotto sulla spalla di Rukawa.

-Ti vede.- rispose questi, incoraggiato da un cenno di Mito che era apparso nell'ingresso e che ora gli stava prendendo di mano il gelato. “Freezer”, articolò senza emettere un suono, poi disse a Sakuragi: -Ti vede ma non capisce. È scema col botto.

-Non è così stupida come sembra...- protestò Sakuragi.

-No, immagino che se lo fosse non riuscirebbe a camminare e respirare allo stesso momento.- Sakuragi sbuffò contro la sua spalla, poi disse: -Quella è una battuta di Harry Potter.

-Beccato.- ammise Rukawa. Sakuragi alzò il viso verso il suo e chiese: -Cos'ho che non va?

-Niente. Tu, niente. Non hai niente che non va. Altrimenti non saresti tu ad essere tra le braccia del ragazzo più idolatrato della scuola.- Rukawa azzardò una carezza sulla guancia di Sakuragi, che con la coda dell'occhio seguì il movimento della sua mano, poi tornò a guardarlo in faccia. Aveva le labbra contratte in una strana smorfia e una luce di aspettativa negli occhi.

-Possibilità che tu sia un uke?- chiese Sakuragi. Rukawa sbatté le palpebre più volte, stupito dal fatto che Sakuragi conoscesse il termine.

-Neanche mezza! Al limite posso concedere un reverse ogni tanto!- ribatté, in parte indignato in parte combattuto. Era stato sul punto di urlare “se decidi che vuoi stare con me, ti do il culo tutte le volte che vuoi!”, pur non essendo mai stato attratto dal ruolo.

-Mitchi!- sbraitò Sakuragi.

-Eh?- ribatté l'altro dal salotto.

-Cosa vuol dire “reverse”?

-Che ci si scambia i ruoli!

-Ok, grazie!

-Non c'è di che!- dal salotto venne la risatina di Ayako,, e Sakuragi si rivolse di nuovo a Rukawa.

-Se dovessi provarci con te?

-Non ti servirebbe a nulla.- rispose Rukawa.

-Beh, almeno stavolta non ho perso tem...- Sakuragi fu interrotto.

-Ci sei già riuscito.- Rukawa depositò un lievissimo bacio sulle labbra di Sakuragi, poi si alzò e gli tese una mano.

-Andiamo di là?- chiese Sakuragi.

-Nh.- rispose Rukawa, e il rosso rise di cuore.

 

Forse era vero, si disse, mentre si sedeva per terra tra i suoi amici.

Mito aprì il dvd, uno dei film migliori di Sacha Baron Cohen, e Sakuragi rifletté che forse era vero quello che tutti gli ripetevano di continuo.

Che Haruko non era che una piccola, breve parentesi.

Che quelli che davvero gli volevano bene erano quelli che si facevano vivi nei momenti di difficoltà, pur sapendo che in cambio avrebbero avuto solo una conversazione deprimente, una maglietta bagnata di lacrime e macchie di sangue qui e là.

Che una persona adatta a lui l'avrebbe trovato.

Rukawa si accoccolò tra le gambe piegate di Sakuragi, timidamente, e vi prese posto come se fosse sempre appartenuto a quel rosso turbolento e tanto, tanto sensibile.

Si appoggiò al suo petto come se la sua dimostrazione di debolezza non gli pesasse affatto, come se asciugare le sue lacrime non avesse compromesso quello strano affetto che Sakuragi non aveva mai neanche sospettato di avere.

Annusò l'odore fresco e secco dei suoi capelli e fu costretto suo malgrado a concludere che sì, forse era proprio vero.

Forse lui, Sakuragi Hanamichi, Genio di questo e Re di quell'altro, valeva davvero qualcosa.

 

 

 

 

 

 

Dedicata a (in ordine alfabetico)
AliDoro
DoctorLily
Jonghyun88
Ste_exLagu

Ero nel buio, e c'eravate anche voi. E poi mi avete trovata.

Vi voglio bene e vi sono grata ben più di quanto le parole potrebbero mai rendere l'idea.

Siete la mia Gundan. E io sarò sempre la vostra.

   
 
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