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Autore: idrilcelebrindal    30/08/2019    3 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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63 Scoperte
*** NOTA AUTRICE ALLA FINE ***

63   Scoperte

 
“Non prendermi in giro!” gli occhi grigi mandavano lampi; ma il Nano non si fermò.
“Nessuna presa in giro.”
Si portò le mani di Gwennis alla bocca,e  posò un bacio delicato sui palmi, prima l’uno poi l’altro;  ed abbassò la voce.
“Hai detto che vuoi stare con me?” sussurrò. “Se sei sicura… vuoi che ti mostri quanto ti sbagli?”
Gli occhi di Gwennis furono improvvisamente lucidi di lacrime. Lo guardò per un istante infinito, poi annuì.

Il Nano ravviò il focherello ormai quasi spento  acceso tanto tempo prima da Gwennis, fino a farlo ardere allegramente; quindi   srotolò la coperta che usava per dormire, le prese delicatamente le mani e la fece sedere, sedendosi a sua volta accanto a lei. Il fuoco incendiava i riccioli che sfuggivano alla treccia scomposta, creando un alone luminoso intorno alla testa della giovane Nana; le ciglia ombreggiavano i grandi occhi spalancati e colmi di apprensione, ma anche di aspettativa.
Il Nano si chinò verso la sua compagna e baciò delicatamente le labbra morbide, una volta, due, finchè la bocca di lei gli si aprì; le sfiorò con la lingua l’interno delle labbra, e quando lei rispose il bacio divenne più profondo, così intimo… chiuse gli occhi  ed assaporò il salato delle lacrime. Quando si staccarono, per mancanza d’aria, entrambi avevano il respiro corto ed il volto in fiamme.  Mahal benedetto, mi sta facendo impazzire.
Il Nano si distese su un fianco, sorreggendosi sul gomito, e l’attirò più vicina; con la mano libera iniziò a sciogliere i lacci che tenevano chiusa la sua  propria camicia, sotto lo sguardo affascinato di Gwennis. Quando ebbe finito, sussurrò, sempre guardandola negli occhi:
“Vuoi toccarmi?”
“C-come… io non… non ho mai…” farfugliò, confusa; ma lui le sorrise ancora, un sorriso malizioso come Gwennis non l’aveva mai visto.
“Beh… hai detto che non sai dare piacere a un Nano? La prima cosa da fare è conoscerlo, non ti sembra?”  lui fu felice di sentire una risatina.
“Ottima logica, Mastro Nano…” rispose lei.

Il Nano si era ripromesso di essere tenero, rassicurante, maturo; di condurre la sua compagna per mano senza spaventarla. Come sapeva di essere un guerriero addestrato, così sapeva, oscuramente, di essere un buon amante, esperto quanto bastava. Devo essere controllato e dolce, trasmettere tranquillità ma anche sicurezza, perché si fidi di me.
Le dita di Gwennis cominciarono a muoversi sulla sua pelle, esitanti, delicate… a volte gli lanciava occhiate perplesse, come se chiedesse: va bene così?
Poi qualcosa cambiò. Divennero maliziose, birichine e molto più indiscrete, ed il Nano si trovò improvvisamente con il fiato corto. Lei riusciva ad indugiare esattamente sui punti che lo facevano rabbrividire di piacere. Preso da tutte queste sensazioni, si dimenticò di continuare ad accarezzarle i capelli…

Dèi com’è bella… oh, sì così… devo essere delicato, non spaventarla… ah! Lì, proprio lì! … Mahal che mani calde ha… tranquillo e rassicurante…
I pensieri del Nano vagavano, dispersi e disordinati come foglie portate dal vento. Ogni buona intenzione, ogni progetto, ogni coerenza erano svanite in un mare di piacere intossicante. Si accorse a malapena di essere sdraiato sulla schiena,  con lei che lo sovrastava, baciandolo languidamente, e continuava a muovere quelle dita magiche. Sotto le sue, invece, i capelli di lei sembravano seta, e non riusciva a staccarne le mani. Con uno sforzo aprì gli occhi e la vide: le guance accese, le labbra socchiuse, gli occhi brillanti.  Si sta divertendo un mondo…
Mahal non posso continuare così… sono troppo, troppo eccitato… se non si ferma, io…
Ma vuoi davvero che si fermi?
Le mani scesero sempre di più, scivolando sotto la cintura… poi si avvicinarono pericolosamente ai lacci dei pantaloni… una voce dentro il Nano gli urlava di fare qualcosa, qualsiasi cosa,  ma il suo corpo non rispondeva, crogiolandosi nelle sensazioni. Con il cuore che batteva all’impazzata, chiuse gli occhi. Se solo mi tocca…
I lacci erano ormai sciolti. E, sì: bastarono davvero poche leggere carezze.

Se prima i pensieri del Nano erano stati disordinati e dispersi come foglie al vento, ora erano aggrovigliati come una matassa di lana tra le zampe di un gatto, mentre cercava di riprendere fiato e di fare ordine nella sua mente. Non che fosse una cosa facile.
Si vergognava come un ladro, ed era furioso con se stesso. Bella dimostrazione di maturità. Adulto e responsabile, dolce e rassicurante, proprio: mi sono comportato come uno stupido adolescente alla prima cotta! Dèi, chissà cosa pensa di me.
Un’altra parte di lui sogghignava. Fortuna che non sapeva stare con un uomo! Non perderla di vista,  idiota!
Un’altra parte ancora stava facendo spudoratamente  le fusa.
Il suo cuore era pieno di tenerezza, e gli suggeriva di baciarla, abbracciarla e fare l’amore con lei. Poteva decisamente essere una buona idea;  ma in questo momento, cosa le dico?

Aprì un occhio. Lei aveva ravvivato il fuoco, e per fortuna, perché il Nano rabbrividì sentendo il sudore raffreddarsi sulla sua pelle nuda.  Gwennis trasse qualcosa dalla sua sacca, prese la borraccia e si inginocchiò accanto a lui; inumidì il panno con l’acqua e cominciò delicatamente a ripulirgli la pelle.
Inorridito, il Nano si alzò sui gomiti.
“No!.. cosa stai… non devi….” Farfugliò, gli occhi sbarrati.
Gwennis lo guardò tranquillamente. Gli appoggiò una mano sul petto e lo respinse giù.
“Ssh! Lasciami lavorare.”

A questo punto la mente del Nano era una tabula rasa.  Assolutamente vuota. Lei era riuscita a spiazzarlo completamente; si rese conto di avere la bocca spalancata per lo stupore e si affrettò a chiuderla. La solita vocina della sua parte cinica si era fatta sentire. Ti sei già reso abbastanza ridicolo. Ci manca solo che si volti e ti veda con l’espressione intelligente di un pesce lesso.
Finito il suo lavoro, la Nana  srotolò una pelliccia; lo coprì, vi si infilò sotto al suo fianco e gli appoggiò il capo sulla spalla; infine sussurrò:
“Grazie.”

Era veramente troppo per lui. Ed improvvisamente smise di pensare. Quelle poche sillabe lo avevano colpito fino in fondo al cuore; stringendola a sé, sotto la pelliccia, disse piano:
“Perché mi dici grazie, Gwen? Io dovrei ringraziarti: mi hai dato momenti piacevolissimi …almeno da che mi ricordi,” aggiunse con una buona dose di autoironia.
“Vedi… tu ti sei abbandonato  a me. Hai lasciato che fossi io a darti quello che volevo, come volevo. Per la prima volta non mi sono sentita usata…  anzi. Ti ho sentito così… così mio.”
Il cuore di lui si aprì di colpo; ne uscì un’immensa tenerezza, e le diede voce prima di rendersene conto. La ribaltò sulla schiena, le accarezzò la  guancia e guardandola negli occhi sussurrò:
“Io sono tuo, Gwen… ora e per sempre, finchè mi vorrai.”
Lei alzò un braccio a circondargli il collo e lo attirò a sé.
“Allora baciami.”

E da quel momento il Nano mise il cervello in vacanza: per la prima volta smise di cercare di capire, analizzare, programmare, e fu solo cuore, corpo ed istinto. Usò tutti i suoi sensi per cogliere i messaggi che  la sua amante gli inviava. La spogliò senza fretta, baciandola ed accarezzandola ad ogni passo, fermandosi e indugiando quando la sentiva dubitare, o irrigidirsi, andando avanti quando la sentiva pronta, quando i i sussurri , i sospiri, i fremiti di lei gli dicevano che desiderava di più.  La amò con gli occhi e con le parole, con i baci e con tutto se stesso, tenero ed attento, appassionato tanto da accenderla ma non da spaventarla; la attirò con sé in un incantesimo d’amore e di piacere. E quando gli sembrò che fosse pronta per lui, quando sentì di non poterla desiderare di più, di non poter più aspettare, ancora… si sollevò su un gomito e la contemplò, nuda come lui, bellissima e magica alla luce del focolare, e sussurrò:
“Amore mio… mi vuoi?”
Lei sorrise, gli occhi lucenti e spalancati, ed allungò le braccia.
“Ti voglio,” sussurrò a sua volta con una voce bassa e roca che gli spedì l’ennesimo brivido su per la spina dorsale.  Lui si distese sulla schiena.
“Allora vieni… tocca a te decidere. Quando vuoi, quello che vuoi, finchè vuoi.”
Gwennis lo fissò, sorpresa ancora una volta, e la luce sul suo viso  fu tale da fargli male al cuore. La attirò su di sé e si sollevò per baciarla.

Fu lei a guidarlo dentro di sé; fu ancora lei a stabilire il ritmo godendosi ogni momento. Il Nano si limitò ad abbandonarsi alla magia. Si riempì gli occhi della sua bellezza, della meraviglia e della pura gioia che lesse nel suo sguardo; la accarezzò e seguì i suoi movimenti, attento a non forzarla mai. Emozionato ed eccitato, lesse sul viso e sul corpo di lei i segni della marea del piacere che avanzava; raccolse dalle sue labbra ogni ansito, e lesse nei suoi occhi l’abbandono quando raggiunse il culmine. Un attimo, ed il corpo di lei che si chiudeva catturandolo in sé gli fece esplodere mille stelle davanti agli occhi.
Per un momento, l’universo del Nano si era inclinato.

Il Nano emerse lentamente alla coscienza… o quasi. Il suo orizzonte rimase limitato al bozzolo in cui era racchiuso, e colse solo le sensazioni immediate. Dèi, come stava bene.
Il pavimento della grotta sotto la sua schiena era sabbioso, senza sassi fastidiosi; le pellicce e le coperte che lo avvolgevano erano morbide sulla sua pelle. E contro il suo fianco, caldo e liscio, un dolce peso sulla sua spalla, respiro leggero e oh Mahal questa è beatitudine…  la strinse meglio contro di sé e scivolò di nuovo nel sonno.

La volta successiva, si svegliò all’erta. I suoi sensi gli stavano comunicando che qualcosa non andava, qualcosa di insolito, e  gli bastò qualche istante per rendersi conto che la fonte del disturbo stava proprio tra le sue braccia.
Lei stava piangendo. Gli intoppi nel respiro, i piccoli brividi, le aspirazioni silenziose ma non abbastanza… non c’erano dubbi. Il cuore del Nano finì istantaneamente a livello dello stomaco.
Oh, per tutti i Valar. Cosa ho fatto?  Un turbine di pensieri attraversò la sua mente,  tu idiota, hai avuto troppa fretta, le hai fatto pressione, lo sapevi che non era pronta…  Fu un particolare che fece risalire un po’ il livello del suo cuore.
Gwennis stava piangendo, sì, ma nelle sue braccia. Non lo stava respingendo, anzi, stava attorcigliando le dita nei capelli biondi ed arruffati  accanto alla sua guancia, aggrappandovisi come se la sua vita dipendesse da questo, ed il Nano pensò che era una bella sensazione. La tentazione di girare il viso e baciare quelle dita era forte, ma si costrinse a stare fermo.
Meno piacevoli erano le unghie dell’altra mano nel suo bicipite, ma le ignorò.
Per un momento pensò di fingere di continuare a dormire, ma non gli sembrava … adeguato. Così sussurrò:
“Gwen..? E’ colpa mia? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
AL suono della sua voce, Gwen si era irrigidita, trattenendo il respiro; ma alle sue domande si rizzò di scatto su un gomito, facendo scivolare la pelliccia che li copriva.
Lo guardò con espressione stupefatta.
“Mahal, no! Come puoi pensare una cosa simile? Mi hai dato la notte più bella della mia vita!”
Il cuore del Nano volò; rimase a guardarla, consapevole di avere stampato sul viso un sorriso infatuato.
La vocina cinica si fece sentire di nuovo.
 Sei un pozzo di espressioni intelligenti.
La ignorò completamente, anche perché sul viso di lei era comparso un analogo sorrisetto. Se avesse potuto, il Nano avrebbe fatto le fusa come un gatto  coccolato, mentre la vocina sghignazzava.

“Però credo che tu abbia diritto ad una spiegazione.”
“Nessun diritto, Gwen, ma se vuoi parlare sono un bravo ascoltatore.”
Lei lo fissò un attimo, quindi fece un sorrisetto.
“Mahal, sei proprio unico,” gli rispose; si accoccolò di nuovo contro il suo fianco e gli appoggiò la testa alla spalla. Rimase in silenzio per un po’, mentre lui aspettava pazientemente: l’ultima cosa che intendeva provare era farle fretta.  Finalmente ne saprò un po’ di più di questa Nana.

“Non so bene come cominciare… sono così confusa, da una parte mi sento meglio di come mi accadeva da anni… dall’altra sono arrabbiata, e non capisco… perché? Perché dirmi tutte quelle cose, se non erano vere? Cosa gli avevo mai fatto?...”
Le lacrime tornavano, e il Nano la strinse solo un po’ di più, accarezzandole i capelli. Non parlò, perché non ce n’era bisogno.
Alla fine Gwennis sospirò.
“Meglio partire dall’inizio.”

“Il mio fu un matrimonio combinato, come quasi tutti quelli delle ragazze di buona famiglia di Gabilgathol. I motivi per cui i miei gentori lo scesero sarebbero troppo lunghi da spiegare, e non c’entrano; comunque, lui era il  mercante più ricco della città; vedovo, con due figli grandi, sembrava molto gentile.”
“Ma le cose si sono rivelate diverse.” Avevo immaginato qualcosa del genere.
Gwennis annuì; fece una pausa, scegliendo le parole.
“La prima notte di nozze, lui… mi fece male. Molto… e così tutte le volte dopo. Lui non era come te, prendeva quel che voleva e basta. “
Il Nano digrignò i denti.
“Che imbecille. Non saprà mai cosa si è perso.”
A queste parole la sentì ridacchiare.
“Mahal, non sai cosa significhi per me sentirtelo dire.” Quindi riprese: “Protestai, non mi sembrava che le cose dovessero andare così. Non avevo alcuna esperienza, ma le donne chiacchierano, e.. beh, poi c’era stata la Festa della Sposa, quindi…”
Un attimo di silenzio.
“Lui si infuriò. Mi disse che era suo diritto, che alle altre Nane piaceva, che ero solo una ragazzina viziata e una moglie ribelle… e così via… e che le mogli ribelli andavano punite dall’inizio...”
Un’altra pausa. Il Nano tratteneva a stento l’indignazione.
“E lo fece.”
“Mahal, ti ha… ti  ha …”
“Mi ha picchiata… e mi ha presa con la forza. Quella volta e molte dopo.”
L’indignazione stava diventando rabbia cieca..
“Non hai parlato con nessuno?”
“E con chi? Mi vergognavo tanto.. e poi mi venivano un sacco di dubbi:  e se avesse avuto ragione lui? E: mi avrebbero creduto? Lui aveva una reputazione magnifica, sempre cortese e generoso con la  buona società di Gabilgathol, anche se ormai sapevo come conduceva i suoi affari. Era come se ci fossero due persone in lui. … se avessi detto ai miei fratelli che mi  picchiava avrebbero scatenato un putiferio, e lui li avrebbe distrutti, come accadeva a tutti quelli che attraversavano la sua strada.”
“Nessuno si è mai accorto di niente? Dovevi pure aver qualche segno, qualche livido..”
“Stava molto attento a non toccarmi in punti visibili. Diceva che si sarebbe vergognato per me perché tutti avrebbero saputo che ero una pessima moglie e che era costretto a ‘disciplinarmi’.”
Dopo un attimo di pausa continuò. Nel frattempo il Nano faceva di tutto per controllare il dolore e la rabbia.
“Allora decisi che se fossi stata assolutamente docile forse le cose sarebbero andate meglio… ma mi sbagliavo. Fu peggio! Mi diceva cose orribili, che gli sembrava di .. beh.. stare con un cadavere. Che qualsiasi lavandaia era capace di … oddio, come posso ripetere quelle cose!..  di compiacere un Nano,  e io no. Che con tutto il mio studio non valevo niente e non servivo a niente. Che l’unico uso delle donne è scaldare il letto ed io non ero capace nemmeno di quello… che avrei fatto passare qualsiasi voglia a chiunque… infatti allora spesso non riusciva a … oddio … e si arrabbiava anche di più…”
Gwennis stava singhiozzando apertamente, e il Nano la teneva stretta. Pensava che gli si sarebbe spezzato il cuore.
“Forza, buttalo fuori… tutto… piangere fa bene, cara. Mahal, ti sei tenuta dentro questa roba per quanto? Due anni, tre?”
“N-non so, sembra un’eternità…”
“E’ finito, adesso. Lo sai che è finito,vero?
La Nana annuiva.
“Avrei voluto un figlio… oh, non importava che fosse suo, almeno avrei avuto qualcuno per me, anche perché sapevo che non lo avrebbe considerato affatto finchè non fosse cresciuto abbastanza. Aveva fatto lo stesso con i suoi due figli… ti avevo detto che aveva due figli, che lavoravano per lui in altre città? E poi, beh, se fossi stata incinta forse per un po’ mi avrebbe lasciato in pace… ma non successe mai.”
Sospiro.
“Quello fu un altro motivo di litigio. Disse che qualsiasi scrofa valeva più di me, perché non ero  nemmeno in grado di dargli un figlio; e venne fuori che mi aveva sposato solo per avere un altro erede, in modo da estromettere i suoi figli…”
“Come è finita?”
“E’ finita che un giorno lo riportarono a casa. Aveva avuto un colpo mentre era nel suo ufficio; rimase in coma un paio di giorni e morì senza riprendere conoscenza.”

Restarono a lungo in silenzio, stretti sotto le coperte.
“Sai?” disse il Nano alla fine, “mi dispiace che tuo marito sia morto.”
Lei rizzò il capo, interrogandolo con lo sguardo.
“Perché penso che mi sarei compiaciuto di spellarlo vivo con un coltello poco affilato…  ma in ogni caso spero che, ovunque sia, veda cosa si è perso, il bastardo.”
La mano del Nano risalì la schiena di Gwennis, e la voce si fece bassa e roca.
“Perché vedi, se ti compiacerai di dare un’occhiata a sud, vedrai che questo  Nano è molto compiaciuto semplicemente standoti vicino… e se ti compiacesse, potrei forse dimostrarti meglio quanto il bastardo si sbagliava…”
“Direi che mi compiace.”

ANGOLO AUTRICE ( è importante non glissate pls)

Questa volta ho qualcosa di importante da dire.
Nello stesso capitolo ho fatto alcune scelte di cui non sono molto sicura.
Uno. Sono consapevole  di aver interpretato il primo incontro tra loro in modo decisamente inusuale, non credo di aver mai letto niente del genere. Un po’ più terra-terra dei soliti fuochi d’artificio. Però mi sembrava adeguato.
Due. Mi sento molto presuntuosa nell’aver affrontato un argomento delicato, quello delle donne maltrattate, che conosco molto poco perché non sono né una psicologa né una sociologa,  e grazie al cielo  non ho avuto esperienze dirette. E allora, perché diavolo ne hai parlato? Domanda legittima.
In questa fic compaiono  due personaggi femminili principali, e due storie d’amore ( Neala è una storyline minore, sebbene anche lei avrà il suo esito): volevo che fossero profondamente diverse, sia le Nane sia le storie, ognuna adatta al partner che ho voluto assegnare.
Liatris è una ragazza al primo amore, con un passato tranquillo, sereno, e vive la sua storia un po’ come una favola ( che ovviamente poi scende sulla terra come accade in questi casi). E’ perfetta per il mio Kìli, giovane e impulsivo, con il  suo percorso di maturazione ma fondamentalmente puro ( non so se riesco a spiegarmi). E’ una storia d’amore di stelle e arcobaleni, la cui unica difficoltà è riuscire a reggere l’impatto con la realtà: entrambi però sono maturati abbastanza da riuscirci.
Questi due sono diversi. Lui è fondamentalmente un cinico ( la vocetta che ogni tanto compare è la sua coscienza): ha profonde convinzioni in materia di dovere e di onore,  al punto da mettere questi davanti a tutto il resto compreso se stesso, ma ha anche ben poche illusioni sulla realtà. Il suo punto è di mantenersi all’altezza dei  suoi personali, elevatissimi standard. A un personaggio simile non potevo abbinare una Biancaneve. Gwennis ha un passato difficile, ferite profonde mai rimarginate e comunque una personalità complessa.
A questo punto farò una cosa che in 63 capitoli e sei anni non ho mai fatto: chiedo per favore un feedback. La storia potrebbe avere esiti diversi, e mi piacerebbe sentire il parere dei pochi lettori ancora attivi ( lo so, è colpa mia, avrei dovuto essere più costante nell’aggiornare).

ANGOLO DEL  *GRAZIE*
Stepaniee, Laurelindorean, Jodie_always , per aver lasciato  un segno del passaggio.
EmmaWayne, Little Giant, dayafterday: per l’attenzione.
E tutte quelle che mi onorano di contarmi  ( ancora) tra gli autori preferiti.
Un abbraccio forte.
Idril
  
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