Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Barbra    30/08/2019    0 recensioni
Questa fanfiction è un crossover tra l'Universo di Pokémon Adventures (il manga) e l'Universo di "Avatar, the Legend of Aang"/ "Legend of Korra". La storia si svolge, secondo la cronologia Pokémon, dopo gli avvenimenti di Sole e Luna. Secondo la cronologia di Avatar, dopo la morte di Korra e la nascita della sua successiva reincarnazione.
DAL TESTO: Il Maestro dell'Aria Meelo scese dalla tribuna dei giudici e si diresse verso la sedicenne senza una parola.
Era stato chiamato per controllare che la sua allieva non “sporcasse” la Prova dell'Acqua applicando tecniche del Dominio dell'Aria per tenere d'occhio gli avversari. Sapeva bene che la cieca, nel cui mondo non esistevano né forme né ombre, avrebbe usato il Senso del Sangue al posto del super-udito che i montanari le attribuivano. Tuttavia, non si aspettava uno scivolone così clamoroso da parte sua. || NOTA: canon-divergent || PERSONAGGI PRINCIPALI (non in elenco): protagonista OC, Sird (pg esclusivo del manga), Lunala, Giratina (Pokémon); Raava e Vaatu (Avatar). TERMINATA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arceus, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
25. MESPRIT






 
A Sinnoh





Gong si svegliò a notte inoltrata. Tese l'orecchio prima di muoversi. Sentiva un continuo premere di tasti e di tanto in tanto qualche imprecazione sussurrata.
«Stai ancora sfidando il boss del livello?».
Il giovane accanto a lei sussultò. «Cosa? Macché, quel gioco l'ho finito ieri notte. Questo... beh, la nave madre potrebbe essere considerata il boss...».
Gong si girò su un fianco e cercò le parole per non offenderlo. La notte precedente le aveva dato buca per giocare a un videogame e dormire nella propria stanza.
«Stai affrontando la nave madre?».
«No, non ci sono ancora arrivato. È protetta dal resto della flotta».
«Sarebbe stato più carino se tu mi avessi guardata dormire. Ma visto che sono sveglia... non pensi che potremmo approfittarne?».
«Ne affondo altre quattro, poi salvo e spengo. Promesso».
«Hai mai pensato di avere un problema con quei cosi? Una specie di dipendenza?».
«Dipendenza? Nah. Jupiter e Cyrus mi hanno tolto il vizio. Ora ci gioco solo nel tempo libero».
Gong tacque. Avrebbe dovuto scegliersi meglio i compagni di letto: aveva l'impressione di averne sbagliati due su due. Ma trovare il proprio partner alle prese con una console portatile era infinitamente meglio che beccarlo a farsi accarezzare, baciare e mordere da una vampira un po' sgualdrina. Gong augurò pace all'anima di Lunala mentre ricordava l'attacco di gelosia che saperla amante di Grimsley le aveva scatenato. Grimsley, con i suoi modi raffinati, il suo umorismo sottile e la sua voce suadente, era ancora l'uomo più affascinante che lei avesse incontrato su quel pianeta.
Il ragazzo accanto a lei, per quanto piacevole, non reggeva il confronto.
Gong stava ancora pensando allo Specialista Buio quando Saturno abbandonò il gioco e posò la console sul comodino. Si voltò verso di lei e la baciò sulle labbra.
Poi si accese una spia rossa accanto alla porta e un allarme assordante suonò per una frazione di secondo. Fu disattivato.
Il Comandante Saturno saltò in piedi e si infilò il pigiama con una prontezza e rapidità che normalmente non aveva. Non c'era tempo di indossare la divisa. Gong uscì in camicia da notte e vestaglia dietro di lui.
Nei corridoi, le Reclute Galassia erano ammassate a gruppi di dieci sul pavimento, cadute l'una sull'altra mentre marciavano. Gli occhi aperti suggerivano che qualcuno le avesse disattivate bypassando il protocollo di sicurezza.
Le unità rosse, ex Team Flare, erano ancora funzionanti. Poi il programma Venus fu violato e anche loro caddero a terra tutte insieme come in una brutta coreografia.
Saturno passò accanto alla camera di Mars e batté violentemente sulla porta chiusa. La ragazza si affacciò con gli occhi gonfi di sonno. Il collega era già passato oltre. «Che c'è...?» domandò a Gong.
Jupiter uscì da sola dal suo covo con degli evidenti disordini del movimento. Appena recuperò il controllo, senza chiedere nulla, prese a correre verso la sala comando facendo mangiare la polvere a tutti gli altri. Oberon era uscito appena in tempo per vedere tutte le Reclute del suo vecchio Team cadere rovinosamente a terra.
Jupiter fu la prima ad arrivare alla porta chiusa della sala comando.
Girò una manopola e la aprì manualmente. Nel cuore ormai fermo della Sede Galassia, qualcuno cantava. Non era un ubriaco e non era una principessina, la sua voce perfettamente androgina era intonata e persino gradevole, ma sconosciuta. Gli androidi Galassia non potevano cantare, neppure per ordine esplicito dei loro Comandanti, perché non erano concepiti per scopi artistici.
«“If I only could deceive you/ Forgetting the game/ Every time I try to leave you/ You laugh just the same...”».
L'intruso canterino era seduto di traverso sulla poltrona girevole davanti a un grande schermo di computer, le gambe piegate su un bracciolo e la schiena appoggiata all'altro.
Occupava il posto di Cyrus.
Si interruppe appena vide i cinque Comandanti avvicinarglisi in fila. Giove, Terra, Saturno, Marte, e Oberon per ultimo, perché il suo fisico paffuto e tarchiato, unito all'età relativamente avanzata, non gli consentiva di stare al passo con i più giovani.
«Oh, ragazzi, finalmente! Stavo qui a fare la muffa. Avete una chitarra elettrica o un violi-... ah, lasciamo perdere. Nel mondo di Cyrus, la musica è più illegale dell'eroina. Una perdita di tempo inutile... no?».
La maschera che indossava, e solo quella, lo rendeva riconoscibile.
Fu Saturno a pronunciare il suo nome, perché Jupiter era concentrata sul risparmiare energia e Mars dormiva in piedi. «Mesprit...?!».
Non era come lo ricordava.
Senza pensarci due volte, il Comandante lo indicò e incitò il suo Toxicroak. «Rhea, Velenospina!».
La rana saltò in avanti e sparò contro l'intruso una grossa spina velenosa e violacea.
Il Leggendario scomparve dalla poltrona prima di essere raggiunto.
Riapparve alle spalle dei Comandanti, tenendosi a distanza, coi piedi scalzi e quasi umani posati a terra, le ali rosate raccolte, le lunghe braccia sottili conserte. Le proporzioni del suo corpo grigio non erano sgradevoli, non ricordava una scimmia, ma scambiarlo per umano era impossibile persino al buio. Nonostante la costituzione esile, prometteva di essere molto forte, ed era al momento la creatura più alta nella stanza.
I suoi grandi occhi gialli scrutavano i presenti dall'alto in basso.
«Rhea... te la dovresti sposare, Rhea. Non tutti i mostri mi avrebbero attaccato, sapendo chi sono».
Il suo sguardo passò oltre e si fermò su Gong. «Clair de Lune! Anche se ero sotto copertura, non posso credere che nessuno mi abbia riconosciuto, salvo il demone di cui ho cancellato il nome e la mia Luna. Forse non mi sarei comportato così male se avessi dovuto metterci la faccia, un pizzico di ipocrisia è l'olio della società, però... dovrei forse prendermela? Questo Universo l'ho creato io, eppure sono un perfetto estraneo per chi lo abita!».
La cieca faceva fatica a seguirlo. «Tu... Mesprit... eri... sotto copertura...?» tentennò sorpresa.
Lui la corresse: «Io, Arceus, ero sotto copertura. Il Kalosiano ateo, ricordi? Lo so che è un cliché, ma non mi veniva nulla di meglio...».
Mesprit parlava come se fosse Arceus. Tra i tre Guardiani dei Laghi, lui incarnava la sua essenza più profonda.
Fece una lunga pausa aspettando una qualsiasi reazione della cieca. Ma Gong era immobile e sembrava aver perso la parola. Allora, il Pokémon Emozione si rivolse a tutti i Comandanti insieme: «Sapete perché sono riuscito a disattivare ogni vostra Recluta, vero? Questa tecnologia appartiene a me. Per quanto Cyrus abbia potuto manipolarla, io avrò sempre modo di accedervi».
La sua attenzione non era più focalizzata su Gong. La ragazza batté piano il pugno sulla Toxicroak ferma tra lei e Saturno e la Pokémon, lentamente, impregnò di veleno il suo guanto e i suoi bracciali.
«Volevo assicurarmi che voi capiste... cosa significherebbe lasciare questo posto, o rinunciare al mio aiuto. Marte, Saturno e Terra... voi tre siete molto giovani, adesso, ma tra pochissimi anni il vostro fisico inizierà un lento e inesorabile declino. Le mie... medicine... possono arrestarlo. E possono riportare te ai vent'anni, Oberon, e guarire senza effetti collaterali il tuo diabete. Così arrivereste in perfetta salute ben oltre il limite di sopravvivenza concesso per natura alla vostra specie. Potreste non conoscere la vecchiaia e vivere per sempre... ma francamente, ve lo sconsiglio. Così dice il Signore» scherzò il Pokémon Emozione.
Mars e Saturn avevano già sentito una promessa del genere dalla bocca di Cyrus.
Gong, la novella Comandante Terra, aveva meno motivi di fidarsi.
Si separò dal gruppo per avvicinarsi a Mesprit. Doveva solo stare attenta a non toccarlo direttamente, o avrebbe perso la sua capacità di provare emozioni dopo tre giorni. «Se io mi ricongiungessi a Raava... la sua energia spirituale prosciugherebbe la mia indipendentemente dal mio stato di salute. Quindi, se io tornassi ad essere l'Avatar, dovrei morire comunque... mentre se rimanessi così potrei vivere in eterno. Ho ragione? Stai cercando di corrompermi per convincermi a non cercare Raava?».
«Sì».
«Beh, allora...». Il metallo del guanto e dei bracciali si fuse e divenne una lunga lama affilata. Con quella trafisse l'addome del Pokémon fin quasi a trapassarlo. La gravità della ferita avrebbe aiutato, ma ovunque e comunque l'avesse colpito, il veleno di Toxicroak avrebbe fatto rapidamente effetto.
Lei estrasse la lama coperta di un sangue viscoso e bluastro e lasciò cadere il braccio lungo il fianco mentre la ritrasformava in un guanto. Mesprit cercò istintivamente di tamponare la ferita con la mano mentre si accasciava sul pavimento. Nessuno aveva mai provato ad ucciderlo perché gli autoctoni davano per scontato che fosse immortale. Finalmente, il suo viso normalmente imperturbabile sotto la maschera cominciò a contrarsi dal dolore. Parlò in un sussurro: «Avevo dimenticato quanto fossi aggressiva sotto quell'aria da santarellina, Yueguang. Non affidarti ai vecchi ferri da calza per interrompere la gravidanza: i mezzi odierni sono molto più sicuri».
Saturno catturò qualche parola e si allarmò: «Di che parla?!».
Gong non lo sapeva.
La sua vittima agonizzante volle darle un ultimo avvertimento. «Shan Yueguang, adesso è guerra. Non cercare di tornare indietro. Iuppiter? Livello Alpha. Computer: livello... livello... ah... ».
Non riuscì a completare la frase.
Esalò l'ultimo respiro e si dissolse nell'aria senza lasciare tracce di un corpo. La maschera color magenta, con la pietra rossa incastonata nel suo centro, cadde ai piedi della ragazza.
Jupiter non mosse un muscolo. La sua espressione restò dura e determinata, come se il tentativo di aumentare il livello del suo già sofisticato programma fosse fallito. Per quanto ne sapevano gli altri Comandanti, sarebbe stato necessario almeno sfiorarla con un dito, e il Pokémon non aveva potuto farlo.


 


A Kanto




Silver si era svegliato più tardi del solito. Aveva dormito nell'appartamento di Sird, dove le persiane non erano rotte, e il sole non filtrava appena sorto. Il posto accanto a lui era vuoto, il cuscino già freddo.
Il ragazzo si rivestì di fretta e si preparò delle scuse: odiava apparire pigro. Andò in salotto e trovò un ospite inaspettato.
Era in piedi in mezzo alla stanza, come se volesse dominare la scena. L'aspetto umanoide e la pelle grigia lo rendevano più simile all'immagine convenzionale di un alieno che ad un animale. Le sue lunghe ali dalle venature rosa erano raccolte sulla schiena. Indossava una grande maschera color magenta. In mano teneva la catenina con il ciondolo a stella che il ragazzo aveva regalato a Sird.
«Sai chi sono?» domandò.
«Sì. Mesprit. Dov'è Sird?».
«Non è qui. Se n'è andata».
«Andata...?! Perché?!».
«Stella è cresciuta molto vicina a Uxie. Uxie ama gli esperimenti. Prima di varcare quella porta, si è strappata di dosso questa collana e mi ha detto: “Sai qual è il modo per assicurarsi che una cavia da laboratorio aggredisca un suo simile con il massimo della ferocia?”».
Il ragazzo scosse la testa, ma con un brivido. Il Pokémon aveva imitato alla perfezione la voce di Sird.
Continuò con la propria: «È molto semplice. Si introduce una femmina nella sua gabbia e la si lascia con il maschio designato per una settimana o due, per aumentare il “valore” del territorio e rafforzare perciò la sua motivazione a difenderlo. Quando la femmina viene tolta e sostituita con un altro maschio, il dominante aggredisce l'intruso senza concedergli la fuga, e le lotte sono molto più violente della norma. Sird ha ritenuto che sostituire se stessa con un estraneo sarebbe stato ridicolo, ma confida che tu voglia indietro la tua femmina. Per parlarle... o per picchiarla, essendo lei entrata nell'esperimento come volontaria».
Silver, ancora una volta, si sentiva profondamente ferito nell'orgoglio. «Mi stai paragonando ad una cavia?!».
«Io riferisco, il mio pensiero è ininfluente».
Con la mano avvolta dalla catenina spezzata indicò una piastrina sul tavolo.
«Quello è il suo microchip, se l'è tolto per non essere rintracciata degli altri Comandanti. Considerando ciò che ha detto, ti considera il candidato ideale per un esperimento del genere. Tu non sei una persona tranquilla, uno di quegli smidollati che si sentono in pace con il mondo intero».
Ci aveva visto giusto: lui, l'unico figlio del Boss Giovanni, era fuori di sé dalla collera. «No che non lo sono!» gridò.
Mesprit era schietto e poco incline alla menzogna. Malgrado gli avesse parlato con la freddezza di un blocco di ghiaccio, le sue parole corrispondevano al suo pensiero, e se era convinto che Sird l'avesse usato come pedina in un suo gioco, Silver non aveva elementi per contraddirlo.
Il ragazzo si prese il microchip dell'ormai ex Comandante Mercurius e se ne andò per primo dall'appartamento.
Mesprit attese in silenzio. Attese che si fosse allontanato. I suoi occhi gialli si rimpicciolirono e la sua maschera cambiò. La parte che gli faceva da copricapo divenne spigolosa, triangolare, il magenta scivolò verso il viola e raggiunse il blu ciano. Scomparve come era arrivato, lasciando cadere a terra il ciondolo con la catenina spezzata.




 
Nel Mondo Distorto




Giratina, raggomitolato sulla piattaforma che aveva eletto suo giaciglio, sollevò appena la testa e i suoi occhi rosso rubino non poterono nascondere la sua sorpresa. Gong si era presentata senza parlare, con una particolare maschera color magenta tra le mani. La portava come se fosse un'offerta. A livello della fronte aveva incastonata una grande pietra rossa.
«Come l'hai avuta?».




 
A Kanto





«Puoi attivare questo per me? È un chip, ha bisogno di energia psichica per l'avvio. Molta energia psichica».
Mewtwo lo guardò storto. Non gli piaceva che non gli si dessero spiegazioni. Silver era arrivato nel suo covo, nella Grotta Celeste poco distante da Celestopoli, senza prestare attenzione a non farsi seguire.
Mewtwo aveva qualcosa di molto importante da nascondere al mondo. Qualcosa da cui dipendeva la sua esistenza e, dando credito alle ultime ipotesi scientifiche, quella di ogni specie di Pokémon fino ad allora scoperta. Nato da un essere a cui si attribuiva la creazione dell'Universo e da una madre spettrale figlia di sé stessa, l'esemplare di Mew ancora addormentato nella bolla protettiva poteva essere esattamente il Mew da cui tutto era partito. Questione di paradossi temporali.
Perciò Mewtwo non aveva voluto coinvolgere gli scienziati: per una questione così delicata, non si fidava di nessuno. Neppure di Silver.
«Stare con quella donna ti fa male» lo avvertì.
Era quello che gli dicevano tutti.
«Non ci sto più. Mi ha lasciato oggi»
«Che splendida notizia! Lei ha lasciato te?! Non l'avrei mai previsto...».
Anche se era uno dei Pokémon più potenti e temibili in circolazione, si guadagnò un'occhiataccia.
Provò a giustificarsi: «L'ultima volta che è venuta qui, mi ha portato in regalo un cucchiaino d'argento».
Mewtwo, più giovane e inesperto di quanto volesse dare a vedere, per praticità usava visualizzare e quindi materializzare la sua energia psichica nella forma di un enorme cucchiaio, del tutto simile a quelli degli Alakazam, ma all'occorrenza tanto grande da sollevare un umano adulto. I Dexholders, senza malizia, spesso ci scherzavano su.
«Sarebbe stata una presa in giro innocua, se non fosse che...». Mostrò le tre dita della mano destra e il braccio sinistro. «Toccare l'argento mi fa venire queste».
Erano eruzioni cutanee blu sulla sua pelle spessa e violacea. «E lei lo sapeva. Io ancora no, ma lei in qualche modo lo sapeva. Se quella piovra ha ritirato i tentacoli da sola, una volta tanto ti ha fatto un gran favore».
Silver sospirò, si rimise in tasca il chip e cercò di cambiare discorso. «Come sta Mew?».
«Mew!» gridò il piccolo felino volando a posarsi sulla testa del suo clone modificato. Si era sentito chiamato in causa. Sembrava vispo e felice, come era suo solito. Aveva, sparse su tutto il corpo rosato, delle eruzioni cutanee rosse con la forma delle varie parti del cucchiaino. Ogni tanto si grattava, altrimenti non sembrava farci caso.
«Lui è quello vecchio» precisò Mewtwo. «È venuto qui per fare gruppo. Il feto dorme ancora e non si è mai svegliato. Sembra in coma, ma cresce bene. Sogna».




 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Barbra