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Autore: Una_Ragazza_Qualunque    31/08/2019    0 recensioni
[Sheith; Basato sull'AU di Hanta96 (Merman Shiro; Surfer Keith)]
"Da quel giorno in poi divenne quasi un'abitudine per Shiro controllare se quel giovane surfista si presentasse in spiaggia.
Per una ragione ancora sconosciuta a Shiro, era rimasto affascinato dalla figura dell'altro.
Scoprì, con piacere, che Keith si dirigeva in spiaggia ogni mattina ed ogni mattina Shiro lo osservava da lontano. Con grazia ed eleganza cavalcava l'onda accarezzando l'acqua come se fosse una sua vecchia amica, come se la tavola da surf fosse un'estensione del suo corpo.
Poche volte lo aveva visto cadere in acqua ma anche in quell'occasione Keith tornava subito in sella alla sua tavola da surf pronto, con sguardo deciso, ad affrontare la prossima onda.
Shiro lo ammirava.
Ogni mattina Shiro si perdeva in quello sguardo fiero.
Ogni mattina combatteva contro il desiderio di voler parlare con lui."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James Griffin, Kogane Keith, Krolia, Takashi Shirogane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Questa fan fiction è basata sull'AU di Hanta che mi ha gentilmente dato il permesso di scriverci.
Potete trovare le sue opere riguardanti questo AU qui: PARTE 1PARTE 2 PARTE 3PARTE 4 (NSFW)PARTE 5

Andate a vedere quanto è brava e straordinaria questa artista e io non mi stancherò mai di ripeterlo.
Grazie sweetie, spero ti piaccia!

Ci vediamo alla fine per le note finali!






Tutte le mattine

* * *



Il sole era quasi sparito all'orizzonte ormai, donando al mare sfumature d'arancione.

Il tramonto era uno dei momenti che più Shiro preferiva, non solo per la sua indiscutibile bellezza ma esso era anche il momento della giornata in cui poteva godersi il panorama senza doversi preoccupare di chi potesse vederlo. Aspettando appoggiato su uno scoglio, osservava i surfisti e le famiglie lasciare la spiaggia con l'arrivo della sera, sorridendo un po' divertito ad ogni bambino che faceva i capricci pregando la propria madre di restare ancora per pochi minuti.

Ben presto, Shiro scoprì che anche gli esseri umani amavano la tranquillità dell'abbronzarsi sdraiati sotto il sole e la freschezza del mare, ma se c'era un'attività che aveva attirato la sua attenzione era proprio il concetto del surf.

Trovava buffo ma allo stesso tempo affascinante vedere l'uomo, con uno strano arnese, cercare di cavalcare le onde come se potesse mai domare il mare. Eppure i surfisti, come aveva sentito nominarli, sembravano divertirsi ed essere fieri dei loro tentativi anche quando fallivano prendendosi in giro fra di loro.

Shiro scostò la pinna della coda bagnandola leggermente, pregustandosi il momento in cui si sarebbe immerso in acqua a nuotare tra l'arancione ma sobbalzò quando si accorse che vi era ancora qualcuno in acqua.

Cercando di nascondersi dietro gli scogli come meglio poté, si affacciò ad osservare il ragazzo in tuta da surf e i lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo, seduto a cavalcioni sulla sua tavola da surf.

Senza mai distogliere lo sguardo da quell'essere umano, per accertarsi che non si fosse reso conto della sua presenza, si accorse di essersi allarmato senza un reale pericolo in quanto il ragazzo era troppo assorto ad ammirare l'orizzonte per notarlo tenendo lo sguardo fisso sul tramonto.

Shiro rimase incantato dai suoi occhi. Perso nel riflesso del tramonto in essi, si ritrovò ad arrossire senza volerlo. Non era solo la prima volta che aveva l'occasione di poter osservare un essere umano da così vicino, ma era anche la prima volta che vedeva qualcuno di così bello.

Il ragazzo sbatté le palpebre velocemente, ritornando alla realtà quando si sentì chiamare da una donna dalla spiaggia. Lanciò un ultimo sguardo al tramonto prima di nuotare verso la riva.

Keith.” Shiro provò ad assaporare il nome di quel ragazzo, appena scoperto, una volta allontanatosi abbastanza da non poterlo sentire. Era un bel nome, gli piaceva.

Shiro osservò Keith prendere la tavola da surf sottobraccio e allontanarsi, nella speranza di poter rivederlo presto.




Da quel giorno in poi divenne quasi un'abitudine per Shiro controllare se quel giovane surfista si presentasse in spiaggia.

Per una ragione ancora sconosciuta a Shiro, era rimasto affascinato dalla figura dell'altro.

Scoprì, con piacere, che Keith si dirigeva in spiaggia ogni mattina ed ogni mattina Shiro lo osservava da lontano. Con grazia ed eleganza cavalcava l'onda accarezzando l'acqua come se fosse una sua vecchia amica, come se la tavola da surf fosse un'estensione del suo corpo.

Poche volte lo aveva visto cadere in acqua ma anche in quell'occasione Keith tornava subito in sella alla sua tavola da surf pronto, con sguardo deciso, ad affrontare la prossima onda.

Shiro lo ammirava.

Ogni mattina Shiro si perdeva in quello sguardo fiero.

Ogni mattina combatteva contro il desiderio di voler parlare con lui.

E fu proprio in una mattina che accadde. Shiro sentiva che c'era qualcosa che non andava. Lo sentiva nell'acqua, sulla pinna, nell'aria.

Il mare era più agitato del solito e le onde raggiungevano altezze vertiginose. Con la spiaggia quasi deserta, per via delle condizioni poco favorevoli, Shiro non si aspettava di vederlo. Eppure Keith si presentò anche quella mattina come suo solito fare.

Shiro era consapevole che ad alcuni surfisti piaceva sfidare il mare, entrando in acqua anche quando era sconsigliabile farlo ma per la prima volta da quando aveva posato gli occhi su di lui, per quanto una parte di lui desiderasse poterlo fare anche quel giorno, sperò che Keith non fosse così testardo da venire in spiaggia.

Non era nemmeno certo del perché anche lui fosse lì. Persino per Shiro non era molto saggio trovarsi vicino alla spiaggia. Nonostante fosse più semplice per lui nuotare per via della sua natura, il mare era indomabile per chiunque e con la minaccia degli scogli era meglio essere prudenti ma questo non aveva fermato Shiro dall'accertarsi se Keith fosse venuto o meno.

Keith continuava a fissare l'acqua sovrappensiero senza prendere mai un'onda. Era rimasto nella stessa posizione per svariati minuti ormai quando Shiro poté giurare di aver visto una lacrima rigargli il viso e la voglia di parlargli divenne quasi insopportabile.

Keith si portò una mano al viso per asciugarsi quella singola lacrima che non era riuscito a trattenere e, per la prima volta quel giorno, si preparò dando le spalle ad un'onda sotto lo sguardo preoccupato e agitato di Shiro.

Sdraiandosi sulla tavola, con un paio di bracciate si allontanò da essa quel tanto che bastava per vederla mentre iniziava ad innalzarsi verso il cielo alle sue spalle ma proprio nell'istante in cui Keith avrebbe dovuto alzarsi decise di lasciarla andare sorpassandola.

Shiro si morse il labbro inferiore sentendo la frustrazione di Keith come se fosse la propria.

Sentì il surfista sospirare e nell'istante dopo riconobbe lo sguardo deciso dell'altro che si apprestava a riprovarci tornando a pagaiare con le braccia. Si sistemò la coda di cavallo per poi girare la testa verso l'onda che stava per nascere.

Shiro lo osservò alzarsi in piedi sulla tavola con agilità, chino mentre planava lungo la parete dell'onda. Iniziò a rilassarsi quando vide Keith allungare una mano per sfiorare l'acqua mentre cavalcava l'onda.

Keith chiuse gli occhi mentre si sentiva avvolgere dal tunnel d'acqua sopra di lui con l'onda che iniziava a morire ricadendo su se stessa, bagnandolo. Il surfista sentì il cuore battergli forte in petto riconoscendo la familiare sensazione di adrenalina invadergli tutto il corpo.

In acqua era libero, in un mondo completamente distaccato e diverso dalla terra ferma, sarebbe potuto stare lì per ore ma non appena Keith aprì gli occhi perse l'equilibrio e cadde in acqua.

Shiro sussultò d'istinto sobbalzando mentre osservava la tavola da surf strattonata dalle onde e dal vento. Quando non vide Keith riemergere lanciò un'occhiata verso la spiaggia nella speranza che qualcuno si fosse accorto di cosa stesse accadendo.

Con sgomento, Shiro si rese conto che la spiaggia era ancora semi deserta e nessuno aveva lo sguardo rivolto verso il mare.

Shiro sentì il suo cuore agitarsi in petto, incerto sul da farsi ma quando spostò lo sguardo nuovamente sulla tavola da surf senza ancora nessuna traccia del surfista, non perse altro tempo e si tuffò in acqua.

Fredda, essa lo invase irruenta come il suo cuore mentre cercava Keith con lo sguardo. Nuotando sempre di più verso il basso riuscì finalmente a scorgere una figura a lui familiare, ma del sangue in acqua attirò la sua attenzione. Allarmato, si affrettò a raggiungerlo, lottando con la parte più primitiva di sé e contro ogni muscolo del suo corpo che gli urlava di non avventurarsi oltre, riuscendo a trovarlo privo di sensi con una ferita sul lato sinistro del volto probabilmente provocata da qualche scoglio.

Una volta approcciatosi a lui, Shiro lo afferrò dal sottobraccio per riportarlo in superficie e adagiarlo sulla sua tavola da surf. Quando Keith fu sulla tavola, Shiro cercò di esaminare come meglio poté in quel momento le sue condizioni avvicinando il proprio viso a quello dell'altro per assicurarsi che stesse ancora respirando.

Sobbalzò quando vide Keith muoversi, tirando un sospiro di sollievo quando tossì l'acqua che aveva ingoiato fino a quell'istante.

Keith aprì gli occhi ancora chiaramente stordito e Shiro si congelò sul posto quando il suo sguardo si posò su di lui. Lo osservò aprire la bocca nel tentativo di dire qualcosa ma ciò che uscì da essa fu solo un mormorio troppo labile per essere capito per poi perdere i sensi con la testa appoggiata sul proprio braccio.

Shiro ne rimase incantato ed incapace di trattenersi gli scostò i capelli dal viso. Il rumore di un violento impatto con l'acqua attirò la sua attenzione e quando volse lo sguardo verso la spiaggia notò con sollievo che finalmente qualcuno si era accorto che Keith fosse svenuto sulla tavola da surf, osservando la stessa donna che lo aveva chiamato il primo giorno in cui aveva posato i suoi occhi su di lui precipitarsi in acqua.

Sparendo tra gli scogli, si accertò che Keith venisse portato in salvo prima di rituffarsi in acqua.




Keith aprì gli occhi lentamente ritrovandosi in una stanza che non seppe riconoscere.

Si guardò intorno per cercare qualcosa di familiare o che riuscisse a fargli capire dove si trovasse, ma la stanza in cui si era appena svegliato era troppo impersonale e quasi vuota. Le pareti erano chiare così come il pavimento e solo quando abbassò lo sguardo notò la flebo attaccata al braccio rendendosi conto, solo in quell'istante, del leggero suono ripetitivo e costante che riecheggiava nella stanza.

Sbatté le palpebre ripetutamente infastidito dalla luce, lamentandosi per il viso dolorante, quando la porta si aprì.

Mamma?” Provò a chiamare ritrovandosi con la voce rauca e arsa dalla sete.

Keith.” Gli accarezzò i capelli sua madre, una volta raggiunto il letto d'ospedale. “Mi hai fatto preoccupare.” Disse con tono serio nonostante fosse sollevata che suo figlio stesse bene.

Mi dispiace.” Si scusò Keith sentendo di nuovo una fitta di dolore al viso. “Cos'è successo?”

Non ne sono sicura.” Sospirò Krolia. “So solo che ti ho trovato privo di sensi e sanguinante, non posso ancora credere che tu sia stato così irresponsabile.”

Mi dispiace davvero, mamma.” Ripeté Keith toccandosi d'istinto la guancia dolorante. “Come sta papà adesso?” Sussurrò guardandola negli occhi, già alla ricerca della risposta o di un qualunque segno di dissenso.

Krolia incrociò le braccia. “Sta bene, ma vorrebbe comunque parlare con te di ciò che è successo.”

Keith abbassò lo sguardo, colpevole, sapendo di meritarsi qualsiasi ramanzina suo padre avesse in mente per lui.

Sollevato, i suoi pensieri tornarono al suo incidente.

Mamma tu--” Keith si fermò alla ricerca delle parole giuste, ancora incerto su come fosse effettivamente arrivato sulla tavola da surf. Ricordava di essere finito sott'acqua ma non voleva turbare Krolia ulteriormente dicendole cosa aveva visto dopo, volendo prima trovare conferma se qualcun altro avesse visto cosa era successo. “--tu non lo hai visto?”

Krolia aggrottò la fronte, confusa. “Visto chi?”

Non c'era nessun altro?” Chiese sorpreso Keith, evitando di proposito la sua domanda.

Te l'ho già detto.” Confermò con un cenno Krolia. “Aspetta, vuoi dire che c'era qualcun altro con te?”

Sì—No! Cioè, non importa. Devo averlo solo immaginato.” Rispose Keith cercando di tranquillizzare sua madre, ma era certo di ciò che aveva visto.

Il suo viso a pochi centimetri dal proprio era ancora chiaro e vivido nella sua mente. Quelle lunghe orecchie appunta, violastre in contrasto con il viso quasi umano. Armonico, segnato solo da una cicatrice che iniziava da uno zigomo e finiva all'altro ma niente in quell'essere sembrava un difetto. Nemmeno quel buffo ciuffo di capelli che gli ricadeva leggermente sul viso, bianco totalmente opposto ai capelli scuri. Keith poté giurare di aver visto anche un paio di branchie ai lati del collo.

Ma ciò che lo aveva colpito più di tutto era stato il modo in cui lo aveva guardato. Con sguardo dolce e premuroso, come se lo conoscesse da tempo, come se fosse davvero allarmato per la sua incolumità e, in qualche modo, anche Keith si era sentito allo stesso modo nei suoi confronti. Come se sapesse che se fosse rimasto cosciente gli avrebbe urlato di andare via perché troppo pericoloso eppure Keith, prima di quel giorno, non era nemmeno a conoscenza che le sirene esistessero.

Keith ne era certo, sapeva cosa aveva visto e non si sarebbe arreso così facilmente.




Il giorno dopo l'incidente, Keith non si presentò in spiaggia.

Shiro si consolò nel vedere che si stava prendendo cura di sé anche se una parte di lui era ancora preoccupata, chiedendosi se avesse potuto fare di più per aiutarlo.

Quello che accadde nei giorni successivi stupì Shiro.

Il surfista continuava a guardarsi intorno, in acqua, come se fosse alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Shiro non poté fare a meno di notare la cicatrice sul volto del ragazzo e gli si strinse il cuore. Si sentiva in colpa, convinto che se si fosse tuffato in acqua senza esitare, quel giorno, forse adesso non avrebbe quel segno permanente sulla guancia.

Shiro si chiese se Keith ricordasse cosa fosse successo e scioccamente una parte di sé sperava che stesse cercando proprio lui in quei giorni. Non che Shiro lo avesse aiutato per secondi fini, ma sarebbe stato bello cogliere quella occasione per poter parlargli. Un po' egoista, forse, Shiro ne era consapevole.

E poi si fece strada, in lui, la parte razionale a colpirgli il cuore. A cosa stava pensando? Keith era un umano, parlare con lui era strettamente vietato.

Shiro decise che era meglio per entrambi lasciare le cose come stavano, vivendo in mondi troppo diversi osservando l'altro fallire nel trovare qualsiasi cosa stesse cercando per poi riprovare la volta successiva finché un giorno Keith si stancò di aspettare.

Keith volse il suo sguardo verso gli scogli così intensamente che per un attimo Shiro temette di essere stato scoperto e che lo avesse visto davvero.

So che sei lì.” Affermò con tono fermo nonostante fosse visibilmente teso, eppure cercava di assumere un'aria sicura tenendo lo sguardo fisso sullo scoglio senza cambiare posizione.

Shiro perse un battito, paralizzato rimase nascosto nonostante riuscisse a sentire gli occhi di Keith verso di sé.

Era ancora convinto che farsi vedere non fosse una buona idea, in fondo non lo conosceva così bene e non aveva la minima idea di come l'altro avrebbe reagito o se addirittura lo avrebbe raccontato a qualcuno, ma era a conoscenza che Keith fosse una persona testarda e di conseguenza sapeva che non sarebbe andato via tanto presto.

Shiro chiuse gli occhi respirando profondamente nel tentativo di calmarsi e, per un'istante, gli venne in mente il ricordo della prima volta in cui lo vide rendendosi conto che questa sarebbe potuta essere l'ultima.

Shiro era consapevole che avrebbe potuto far finta che si fosse sbagliato e lasciarlo nella convinzione che non vi era nessuno dietro gli scogli, ma sapeva che il giorno dopo sarebbe tornato per provarci ancora. Si mosse lentamente con cautela sporgendo solo la testa, senza essere certo se lo stesse facendo per non spaventare Keith o se stesso, per lasciare poi che il resto del corpo la seguisse. La preoccupazione di Shiro aumentò quando vide l'altro irrigidirsi ed impallidire all'improvviso.

Keith aprì e chiuse la bocca svariate volte nel tentativo di dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma nessun suono uscì da essa.

Non riusciva a credere ai suoi occhi, lui era davvero lì ed era esattamente come ricordava. Lasciò che i suoi occhi vagassero sulle caratteriste che lo distinguevano da sé e ora che lo guardava meglio riuscì a notare che persino le braccia – anche esse violastre – erano ricoperte da cicatrici ma quando il suo sguardo cadde sulle mani, ancora appoggiate allo scoglio, la bocca gli si seccò.

Shiro lo sentì schiarirsi la gola cercando di riprendere il controllo della voce.

Per favore, non urlare.” Chiese d'istinto Shiro. L'ultima cosa che voleva era attirare l'attenzione di tutta la spiaggia su di loro.

Keith ingoiò rumorosamente reggendosi in avanti con la mano sulla tavola da surf. “N- non lo farò.” Riuscì a dire, sollevato nell'aver un'ulteriore conferma delle intenzioni pacifiche dell'altro mentre si passava l'altra mano tra i capelli.

Sapevo di non averlo immaginato.”

Shiro rimase sorpreso da quella confessione lasciata andare in un sussurro, trattenendo un sorriso. Si ricordava di lui.

Forse sto sognando o forse sto solo impazzendo.” Continuò Keith in una risata amara, iniziando a contraddirsi da solo nella confusione del momento e non poteva certo biasimarlo. Era consapevole che gli esseri umani non vedevano una sirena da secoli.

Nonostante Shiro non fosse sicuro se il surfista stesse parlando con lui o semplicemente con se stesso, decise di rispondere. “Non stai sognando e non sei pazzo.” Cercò di consolarlo, incerto di quanto le sue parole potessero dargli conforto.

Keith si ammutolì mentre il sorriso gli morì sulle labbra.

Shiro sentì una spiacevole sensazione di disagio mentre il silenzio veniva interrotto solo dal rumore delle onde. Essendo la prima volta che parlava con un umano, che parlava con Keith, non sapeva cosa dire o fare quando per tutta la sua vita gli avevano raccomandato di stare alla larga da loro e tutto d'un tratto gli fu più chiaro quanto fossero distanti. Per quanto avesse immaginato più volte quel momento adesso che lo stava vivendo Shiro si ritrovò con la mente svuotata.

Grazie.” Mise fine al silenzio Keith, guardandolo negli occhi riportandolo alla realtà.

Shiro spalancò gli occhi sorpreso, incapace di distogliere lo sguardo.

Grazie per avermi salvato.” Ripeté dopo un attimo di incertezza. “Non eri obbligato a farlo.”

Shiro rimase stupito nel sentire quelle parole. “Non potevo lasciarti lì, sott'acqua.” Rispose semplicemente. Non gli sembrava di aver fatto qualcosa di così strano.

Perché?” Insistette Keith.

Perché era la cosa giusta da fare, non volevo che morissi.” Cercò di spiegarsi meglio Shiro ma quando vide dall'espressione di Keith che la sua risposta non lo aveva soddisfatto, capì cosa realmente volesse sapere. “Non sono pericoloso, nessuno di noi lo è, vogliamo solo vivere in pace.”

Noi?” Domandò in una risatina nervosa. “Ovviamente.”

Credimi, abbiamo più paura noi di voi che voi di noi.” Confessò con un sorriso.

Sarebbe strano se adesso ti dicessi che sento di potermi fidare?” Keith abbassò lo sguardo, senza dare il tempo all'altro di rispondere. “Non lo dirò a nessuno.”

Grazie.” Disse sinceramente Shiro sentendo di potersi fidare a sua volta.

Non credo che qualcuno mi crederebbe comunque.” Aggiunse Keith accennando finalmente un sorriso vero.

Shiro ricambiò il sorriso contagiato da quello dell'altro sentendo tutta la tensione sulle spalle dissolversi. Nonostante cadde di nuovo il silenzio, sentì che era diverso da quello precedente mentre entrambi si studiavano con lo sguardo.

Sarà meglio che io vada adesso.” Disse Keith girandosi verso la riva, chiaramente ancora a disagio.

Shiro annuì per poi osservarlo arrivare in spiaggia. Prima di andarsene Keith rivolse lo sguardo dietro di sé ma quel giorno invece di osservare l'orizzonte il suo sguardo era rivolto a Shiro.




Da quel giorno in poi farsi vedere da Keith divenne molto più semplice per Shiro.

Tutto ebbe inizio col sbucare semplicemente fuori dagli scogli per fargli sapere di essere lì e con Keith che continuava a cercarlo con lo sguardo. Nessuno dei due diceva niente, non era necessario, come se bastasse la compagnia l'uno dell'altro, il sapere che fossero lì.

Fu Keith ad iniziare a salutare Shiro quando lo vedeva e quando andava via. A volte con solo un sorriso per evitare che gli altri si chiedessero cosa stesse facendo.

Con il passare dei giorni da un semplice saluto si passò alle parole. Iniziarono a conoscersi meglio, entrambi sempre più curiosi di scoprire di più l'uno dell'altro, divertendosi persino nel scoprire le differenze tra le proprie culture fino a diventare un vero e proprio appuntamento il loro incontrarsi lì, un'abitudine della quale nessuno dei due poteva fare a meno.

Keith, inizialmente, era sembrato restio a parlare di sé, ma più i giorni passavano più parlare con Shiro diventava facile, piacevole, naturale. Shiro lo faceva sentire compreso. Era intelligente e divertente, saggio con la parola sempre pronta ma allo stesso tempo spensierato non perdendo mai l'occasione di tentare di farlo ridere, riuscendo nel tuo intento la maggior parte delle volte.

Aveva l'aria di uno che ne aveva passate tante, i segni sul suo corpo ne erano la prova, ma aveva sempre cercato di non lasciare che questo lo cambiasse come persona e, per quanto difficile, di imparare sempre qualcosa di nuovo anche da esse.

Keith rimaneva sempre incantato quando lo sentiva parlare e, per la prima volta, non desiderava rimanere da solo tanto che – per rimanere a parlare con Shiro – restava fino a sera in spiaggia, ignorando il coprifuoco, mentre entrambi si perdevano nelle stelle. Una loro passione in comune.

Posso toccarla?” Chiese un giorno Keith.

Shiro sobbalzò arrossendo preso alla sprovvista da quella richiesta, entrambi sdraiati in una spiaggia ormai deserta.

Uhm, certo.”

Keith sorrise, grato di aver ottenuto il permesso. Alzò la schiena avvicinandosi a Shiro, restando seduto ancora titubante.

Il sorriso di Keith si allargò non appena passò la mano sulla coda di Shiro. Cercando di memorizzare come meglio gli era possibile ogni minimo dettaglio di essa, accarezzandola più volte nello stesso punto su e giù, sentendo le squame sotto le dita.

Keith alzò lo sguardo quando spostò la mano verso la pinna laterale, fermandosi se avesse trovato un qualsiasi segno di disapprovazione sul viso di Shiro, trovando lo sguardo dell'altro fisso sulla coda seguendo la mano del surfista, con le guance più rosse di prima.

È bellissima.”

Shiro sorrise timidamente lasciando che Keith continuasse ad esplorare la sua pinna fino a risalire a sfiorargli il braccio. Intuendo le intenzioni dell'altro, Shiro gli facilitò il compito avvicinando le proprie mani a Keith che le prese tra le sue esaminandole con lo sguardo, passando un dito sopra le unghia lunghe e affilate.

È più facile pescare con quelle.” Spiegò Shiro spostando gli occhi sullo sguardo incuriosito di Keith.

Continuando a sostenere lo sguardo di Shiro, Keith si chinò in avanti lasciando che le sue mani continuassero il loro percorso verso i bicipiti di Shiro fino ad arrivare al viso. Il suo sguardo si spostò sulle orecchie appuntite raggiunte velocemente anche dalle sue mani.

Keith.” Si sentì chiamare in un sussurro.

Keith tornò a guardare Shiro rendendosi conto solo in quell'istante di essere a pochi centimetri dal viso dell'altro.

Immediatamente Keith ritrasse le mani allontanandosi di scatto. “Scusami.”

Va tutto bene.” Lo tranquillizzò Shiro, notando un leggero porporino sulle guance del surfista.

Nessuno dei due ebbe più il coraggio di proferir parola quel giorno.




Una mattina Keith si presentò particolarmente teso in spiaggia, così nervoso che non era riuscito a tenere una sana conversazione. Biascicando brevi risposte, per lo più monosillabe, senza neanche pensarci troppo.

La cosa non passò inosservata a Shiro che decise comunque di lasciargli spazio e di lasciare che fosse lui ad iniziare il discorso se mai avesse voluto parlarne.

Maledizione!” Sbottò a denti stretti Keith dopo l'ennesima caduta in acqua, dando un pugno su di essa per sfogarsi prima di risalire sulla tavola da surf.

Shiro si avvicinò piano, nuotando verso di lui fermandosi non appena raggiunse la tavola da surf appoggiando le mani su di essa.

Hey.” Cercò di attirare la sua attenzione.

Hey.” Lo imitò Keith sospirando. “È tutta colpa di questa stupida tavola. Continuo a scivolare, non l'ho pulita abbastanza.”

Okay.” Lo guardò comprensivo Shiro, entrambi consapevoli che la tavola da surf non aveva nulla a che fare con le sue cadute e che qualcos'altro occupava la mente di Keith impedendogli di concentrarsi. Essa era solo una scusa dettata dalla frustrazione ma se questo riusciva a consolare Keith, Shiro avrebbe finto di crederci.

È solo che – ” Si fermò Keith, distogliendo lo sguardo da Shiro per tenerlo sull'orizzonte. “Sono un po' nervoso.”

È un inizio.

Perché?” Azzardò a chiedere Shiro.

Keith trattene il respiro alla ricerca delle parole giuste, leccandosi le labbra ansiosamente. “Voglio competere ma non sono abbastanza.”

Cosa?” Chiese Shiro confuso, aggrottando la fronte.

Keith si passò le mani sulle cosce facendole scivolare sulla tuta da surf mentre si agitava nel spiegarsi meglio. “Tra poche settimane ci sarà un'esibizione per giovani talenti organizzata proprio in questa spiaggia. Se riuscissi ad impressionare i giudici potrei ottenere abbastanza punti per attirare l'attenzione di qualche sponsor e poi, sai--” Tornò a guardare Shiro. “Ma non sono abbastanza bravo.”

Di cosa stai parlando?” Chiese sinceramente sorpreso l'altro. “Keith, ce l'hai nel sangue. Puoi farcela.”

Keith sbuffò. “Dovrei riuscire a fare almeno un Aerial e invece non riesco nemmeno ad affrontare un Backdoor rimanendo in piedi.”

Mi piace come tu creda che io sappia di cosa stai parlando.” Disse sorridendo Shiro sperando di sciogliere un po' la tensione.

Keith sorrise a sua volta, con la sua semplicità riusciva sempre a farlo sentire meglio. “Sai, quando salgo sulla cresta dell'onda fino a sollevarmi in aria.”

Lo fai in continuazione.”

Sì, ma non quando sono nervoso. Non riesco oggi e non ci sono riuscito quel giorno quando --”

Keith.” Lo interruppe con dolcezza Shiro. “Quel giorno le onde erano indomabili e oggi sei troppo nervoso, lo hai detto tu stesso.”

Perché insisti tanto?” Non c'era astio nel suo tono ma sincera curiosità.

Perché credo in te.” Confessò. “Potrò non sapere come si chiama ciò che fai ma riesco a vedere quanto talento tu abbia e quanto tu sia a tuo agio in acqua. Sei nato per questo e non mi arrenderò con te perciò, per favore, non farlo neanche tu.”

Keith non riuscì a controbattere sentendo le proprie guance scaldarsi sotto lo sguardo deciso dell'altro.

Non mi avevi mai detto che volessi gareggiare.”

Già, ammetto che il surf mi fa sentire libero ma sono un tipo piuttosto competitivo.”

Non l'avrei mai detto.” Disse sarcastico Shiro facendo ridere il surfista. “Avresti dovuto dirmelo subito, perché non facciamo una gara per vedere chi nuota più veloce senza questa?” Continuò dando una pacca leggere alla tavola da surf.

Sei così stupido.” Keith non riuscì a trattenere una risata mentre lo diceva.

Mmh, forse ma lo adori.” Controbatté Shiro facendogli l'occhiolino.

Oh, aveva ragione.

Keith allargò il sorriso nato spontaneo sulle sue labbra mentre gli buttava dell'acqua sul viso con la mano, godendosi il dolce suono della risata di Shiro. “Ho detto competitivo non masochista.”




Sai molte cose riguardo le stelle.”

Keith sorrise mentre abbassava il braccio dall'indicare il cielo stellato, poggiando la schiena alla coda di Shiro. “Bhé, tutto ciò che so me l'ha insegnato mio padre.”

Oh, è stato lui ha trasmetterti questa passione?” Chiese incuriosito l'altro. Keith non parlava spesso della sua famiglia e Shiro aveva ipotizzato che fosse un argomento che lo faceva sentire vulnerabile.

Keith annuì. “Mare mio, cielo suo.”

Affondò i piedi nella sabbia fredda dalla brezza della sera, tornando improvvisamente serio in viso.

Vorrei che potesse vedermi surfare un giorno.”

Potresti chiedergli di venire una mattina e io vi lascerò soli.” Propose Shiro.

No.” Rispose secco Keith. “Cioè, intendo una regionale o l'olimpiade, sarebbe un sogno, sai una gara vera.”

Lo farà.”

Credi che io sia una cattiva persona?” Chiese Keith di getto cambiando discorso, mentre gli mostrava un'espressione ferita sul volto e Shiro sentì l'impulso di abbracciarlo ma non si mosse. “Credi che io sia una cattiva persona per avere il desiderio che mio padre fosse più prudente durante i suoi interventi?”

No, non credo che tu sia una brutta persona, Keith.” Rispose appoggiandogli una mano sulla spalla. “Credo che tu gli voglia bene e che ci tenga molto.”

Lui è un bravo vigile del fuoco e un ottimo padre, davvero solo che a volte io – io ho paura.”

È perfettamente normale che sia così. Glielo hai mai detto?”

Keith abbassò lo sguardo. “Non sono molto bravo in questo genere di cose.” Si portò le ginocchia al petto. “Ma immagino che tu abbia ragione, non è la prima volta che ci provo. Anche quel giorno-- Io non volevo venire in spiaggia.”

Shiro non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno, non solo per via dell'incidente ma era anche l'unica volta in cui lo aveva visto piangere.

So di essere testardo ed impulsivo, ma la mia intenzione era quella di rimanere a casa. Poi, però mi chiama mia madre sul cellulare per dirmi che papà è all'ospedale.”

Keith – ”

Sta bene adesso, va tutto bene.” Si affrettò a dire. “Solo che quando l'ho visto lì – Io volevo solo dirgli che ero preoccupato ed invece ho finito solo per urlargli contro. Sono fiero di ciò che fa, non so perché l'ho fatto.”

Sono sicuro che tuo padre lo sappia già. Quando si vuole bene a qualcuno è facile farsi prendere dall'emozione finendo poi per ferire entrambi, ma questo non significa che le cose non si possano aggiustare.”

Mi ha già perdonato, lo fa sempre, anche prima che io potessi dirgli che mi dispiace ma ci proverò. Grazie Shiro.” Gli disse con dolcezza.

Shiro perse un battito, sentendo improvvisamente caldo alla vista di quell'espressione che non aveva mai visto prima d'ora sul volto del surfista.

Per cosa?”

Non lo so, per ascoltarmi? Per non giudicarmi? È facile parlare con te.”

Mi fa piacere che ti fidi di me. Sono sempre qui per te.”

Keith posò una mano su quella dell'altro delicatamente. “Grazie di essere mio amico.”

Shiro fece scendere lo sguardo verso le loro mani solo per un secondo, per poi trovare Keith ancora intento a guardarlo ma proprio mentre Shiro stava per porre fine a quel silenzio piacevole, Keith ritrasse la mano allontanandosi.

Urgh.” Si stiracchiò Keith trattenendo uno sbadiglio. “Devo proprio lavorare su questa cosa delle emozioni, non vedo l'ora di tornare in sella alla tavola da surf.”

Patience yields focus.”

Quello cos'era?” Chiese Keith accennando un sorriso mentre si girava verso Shiro.

Quello cosa?”

Quello che hai appena detto. Una specie di motto o qualcosa del genere?”

Non lo so, non ricordo. Mi è appena venuto in mente.”

Keith si lasciò andare in una fragorosa risata, portandosi le mani al viso per cercare di calmarsi.

Stai ridendo di me?” Chiese Shiro mettendo il broncio, fingendosi offeso.

Keith scosse il capo continuando, tuttavia, a ridacchiare dietro le proprie mani.

Non capisco, cosa c'è di così divertente?” Continuò iniziando a ridacchiare insieme a lui.




Keith tenne lo sguardo fisso sulle onde cercando di regolare il respiro seguendo il loro ritmo.

La spiaggia era piena di gente – tra i partecipanti e spettatori – e Keith ne rimase sorpreso, non che si illudesse di essere uno tra pochi ma era come se la sua passione per il surf lo avesse fatto concentrare tanto su se stesso e sull'acqua a tal punto da non accorgersi di quanti altri giovani condividessero il suo stesso sogno.

Il suo sguardo si spostò sul gazebo dove i giurati avevano preso posto. Seduti dietro ad un tavolo, si stavano accertando delle condizioni del tempo con i paramedici e un bagnino mentre il suo collega si avviava alla moto d'acqua parcheggiata a riva che avrebbe soccorso i surfisti in caso di caduta.

Keith si morse il labbro inferiore sentendo l'ansia da prestazione crescere dalla bocca dello stomaco fino ad arrivare alla gola e per cercare di distrarsi provò a concentrarsi sul rumore del microfono che emetteva il continuo picchiettare su di esso del presentatore per accertarsi che funzionasse, con scarsi risultati. L'idea che tra la folla ci fossero degli sponsor pronti a giudicare se valesse la pena o no lavorare con loro non aiutava.

Lo sguardo tornò in acqua. Non vi era ombra di Shiro. Bene. Troppa gente, troppo pericoloso.

Keith sobbalzò quando si sentì toccare la spalla e per un'istante, scioccamente, credette che a Shiro fossero cresciute le gambe.

Mamma!” Esclamò sorpreso Keith quando si girò verso colei che aveva attirato la sua attenzione. “Sei qui.”

Certo, non potevamo perderci l'esibizione di nostro figlio.”

Noi?”

Oh, giusto. Ho portato qualcuno con me.” Spiegò Krolia, scostandosi con un ampio sorriso sul volto per mostrare chi fosse la persona dietro di lei.

... Papà.” Sussurrò Keith avvicinandosi. “Credevo che fossi di turno oggi.”

Non potevo mancare, so già che mio figlio è talentuoso ma voglio vedere la faccia che faranno i giudici quando li stupirai tutti e così ho fatto a cambio con un mio collega.”

Keith ridacchiò cercando di nascondere l'emozione mentre sentiva gli occhi pizzicare.

Sono fiero di te, figlio mio.” Disse mentre lo stringeva forte a sé.

Keith ricambiò l'abbraccio sentendo ormai l'emozione prendere il sopravvento. “Grazie, papà. Significa molto per me.”

Quando i due sciolsero l'abbraccio, Keith chinò la testa per asciugarsi le lacrime dopo aver lanciato un'occhiata imbarazzata a sua madre che lo guardava con un sorrisetto soddisfatto.

Andiamo, adesso Keith devi concentrarti. Quale tipo di tavola hai scelto?” Chiese Krolia.

Keith mostrò un sorrisetto sornione. “Una Gun Thruster.”

Quella rossa?”

Sì, non voglio che le onde mi prendano alla sprovvista.”

Keith si girò verso gli altri surfisti. “Sarà meglio che vada, devo ancora preparare la tavola da surf.” Disse avviandosi.

Keith.” Lo chiamò suo padre. “I risultati della gara non cambieranno ciò che ho detto. Indipendentemente da come vada la gara, io sono fiero di te.”

Keith gli sorrise prima di andare a raggiungere gli altri.




I surfisti rimasero a riva ad aspettare uno accanto all'altro, nell'attesa che la gara iniziasse e potessero correre in acqua.

Shiro riconobbe alcuni di loro, gli aveva visti anche parlare con Keith di tanto in tanto. Uno in particolare attirò la sua attenzione, James. Non scorreva buon sangue tra lui e Keith ma sapeva che Keith era troppo concentrato sulla gara per lasciarsi distrarre dalle provocazioni dell'altro.

Il suo sguardo si posò su Keith, spostava il peso da un piede all'altro ripetutamente. Sembrava nervoso.

Più lontano del solito, per via della troppa gente presente quella mattina, non era in grado di vederlo bene in viso da lì.

Più i giudici facevano aspettare più Shiro iniziava ad agitarsi, nonostante fosse consapevole delle capacità di Keith, non riusciva ad evitare di stare un po' in ansia per lui.

Dopo un tempo che parve interminabile a Shiro, il commentatore di gara iniziò a dare il benvenuto a tutti i presenti ed ad augurare buona fortuna agli atleti, invitandoli a fare un gioco pulito.

Ricordò a tutti i presenti le regole. Esse erano piuttosto semplici come Shiro ricordava, Keith gli aveva già accennato il regolamento precedentemente.

Questo contest era composto da sole tre batterie. Tutte le batterie avranno una durata di dieci minuti, fatta ad accezione dell'ultima a cui verranno concessi venti minuti. Durante ogni batteria al surfista verrà data l'occasione di prendere un massimo di otto onde ma solo le migliori tre verranno conteggiate per il risultato finale.

Tra una batteria e l'altra si deve aspettare due minuti data la presenza di altri atleti in acqua. È severamente vietato violare il diritto di precedenza, interferire o rubare l'onda ad un altro surfista.

Un giudice fece risuonare la trombetta in aria e gli atleti si apprestarono ad iniziare la loro gara avviandosi in acqua, accompagnati da un applauso di incoraggiamento da parte del pubblico.

Keith rimase fermo i primi minuti ad osservare ed analizzare ciò che facevano gli altri. Le condizioni meteo erano favorevoli e questo spiegava il gran numero di onde concesso.

Shiro lo osservò prendere due respiri profondi, seduto sulla sua tavola da surf, per poi iniziare a mettersi nella giusta posizione.

Shiro era fiducioso, e Keith non era uno stupido. Sapeva che per vincere o impressionare uno sponsor non era necessario prendere un gran numero di onde ma eseguire delle cavalcate pulite, tecnicamente corrette e belle da vedere.

Le prime andarono bene, senza troppi intoppi, niente di spericolato e sia Shiro che Keith iniziarono a rilassarsi.

Keith accostò il busto alla tavola da surf per apprestarsi a prendere la prossima, consapevole che adesso doveva fare molto di più per guadagnare punti ma quando fu pronto a cavalcare quell'onda si accorse che un'altra tavola da surf era pericolosamente vicina alla sua.

Che diavolo?” Esclamò sorpreso Keith, rimettendosi seduto, facendo una smorfia quando girandosi si accorse che si trattava di James. “Che stai facendo?”

Cosa fai tu, quest'onda era mia.”

Cosa?” Ribatté adesso con astio Keith. “Sai cosa? Non m'importa, non ho tempo adesso per queste sciocchezze.”

Senza lasciare il tempo a James di rispondere, Keith si allontanò il più possibile sentendo la rabbia crescere. Aveva perso minuti preziosi e adesso doveva sbrigarsi e sperare che queste ultime onde fossero perfette.

Spero che lo penalizzino per questo.” Mormorò fra sé Keith mentre sentiva l'onda dietro di sé nascere ed innalzarsi.

Si alzò per cavalcare l'onda ma non appena cercò di planare sulla parete d'acqua, il nervosismo per ciò che era accaduto pochi istanti prima soggiogò la sua mente e, deconcentrandosi, perse l'equilibrio cadendo dalla tavola.

Shiro, che aveva visto la scena da lontano, sobbalzò preoccupato attirato dal rumore della moto d'acqua del bagnino, già pronto ad intervenire.

Forza, Keith.” Sussurrò Shiro continuando a guardare fisso il punto in cui era caduto. “Non ti arrendere.”

Il bagnino fece girare la moto d'acqua iniziando ad accelerare nella direzione del surfista.

Andiamo.” Esclamò ancora una volta, infastidito dal non aver altra scelta che guardare senza poter intervenire, impotente.

Il bagnino lo aveva quasi raggiunto ormai.

Keith?” Lo chiamò Shiro preoccupato, con la voce tremolante, ma quando il bagnino si fermò raggiunto il punto vide Keith riemergere con le proprie forze tossendo e appoggiandosi alla sua tavola da surf.

Il bagnino rimase fermo sul posto mentre cercava di capire se Keith fosse in condizioni di continuare la gara o meno. Nonostante fosse abbastanza spossato e visibilmente scosso, Keith fece segno al bagnino che stesse bene e che voleva continuare.

L'uomo sulla moto d'acqua lo guardò incerto, ma Keith non ne volle sapere più nulla iniziando ad allontanarsi intento ancora a cercare di regolare il respiro.

Shiro fece un sospiro di sollievo, per una volta grato della sua testardaggine.

Sempre sotto lo sguardo vigile di Shiro, Keith si fermò per cercare di calmarsi. Chiudendo gli occhi, seduto a cavalcioni sulla tavola da surf, prese dei respiri profondi.

Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra di Shiro, credendo quasi di riuscire a sentire i pensieri di Keith.

Patience yields focus.

Quando Keith riaprì gli occhi girò la testa verso la riva e Shiro lo imitò. Il tabellone, vicino al tavolo dei giudici, segnava che mancava un solo minuto ormai.

Shiro abbassò lo sguardo prima di rivolgerlo di nuovo a Keith, sapendo che questa non era la gara che aveva da sempre sognato eppure si stupì nel trovare un sorrisetto sornione sul viso dell'altro.

Keith si posizionò con un paio di bracciate, sfoggiando il suo sguardo tenace con ancora il sorriso sul volto. Nonostante la caduta sembrava che si stesse divertendo.

L'onda si innalzò e Keith si alzò sulla tavola chinandosi per planare lungo la parete, iniziando a spostare il peso a destra e a sinistra quel tanto che bastava per permettere alla tavola di muoversi a zig zag sull'onda e, in quell'istante, Shiro capì. Si stava preparando ad eseguire un Aerial.

Keith diede un'ultima spinta.

Dieci.

Raggiunse la cresta dell'onda.

Nove.

La tavola si staccò dall'onda.

Otto.

E quando Keith si girò a mezz'aria e la tavola rimase sotto i suoi piedi, Shiro pensò che era meraviglioso.

Sette.

Impossibile staccargli gli occhi di dosso, aggraziato e feroce allo stesso tempo, sembrava che la tavola fosse incollata sotto i piedi.

Sei.

Keith piegò le ginocchia appoggiandone il peso e la tavola, obbediente come un'estensione del suo corpo, toccò di nuovo la cresta dell'onda per poi scendere ancora sotto il controllo del surfista.

Cinque.

Cavalcò l'onda ormai quasi morente continuando a zig zagare su di essa.

Quattro.

Allungò una mano accarezzando la parete d'acqua.

Tre.

Sa che per far sì che quest'onda venisse contata nei punteggi finali doveva finirla.

Due.

L'onda lo accompagnò verso la riva mentre la schiuma lo inghiottiva e Keith poté raddrizzarsi con la schiena e rilassarsi.

Uno.

Due colpì di trombetta risuonarono. La gara era finita.




Keith non aveva vinto eppure, per essere stata la sua prima competizione, era molto soddisfatto.

Certo, avrebbe preferito vincere o semplicemente non lasciare che l'emozione lo facesse sbagliare ma questo non gli aveva impedito di uscire dall'acqua sorridente mentre i suoi genitori gli correvano incontro fieri di lui.

Uhm.” Qualcuno attirò la loro attenzione.

Era James.

Keith si stupì nel vederlo. Entrambi ancora a corto di fiato.

Vi lasciamo soli.” Disse Krolia mentre suo padre gli diede semplicemente una pacca sulla spalla.

James era visibilmente agitato, quasi imbarazzato. Si guardava intorno, ovunque pur di non guardare Keith negli occhi.

Senti, non c'è un modo semplice per me di dirlo.” Parlò finalmente James, accarezzandosi il braccio ancora a disagio. “Mi dispiace, okay?”

Ti dispiace?”

Sì, ero così emozionato per questa competizione che credo di aver perso me stesso in acqua.” Ammise. “Ero distratto e non ti avevo visto ma non volevo ammetterlo.”

Keith ne rimase sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato delle scuse e, onestamente, non poteva biasimarlo. Sapeva esattamente cosa volesse dire.

Lo capisco, anche io ho lo stesso problema a quanto sembra.” Rispose sinceramente Keith. “Non abbiamo bisogno di parlarne.”

James annuì, sollevato. “Nessun rancore?” Chiese porgendogli una mano.

Certo.” Rispose Keith stringendogliela. “Fino alla prossima onda.”

James non riuscì a trattenere una risata e, con ancora la tavola da surf sottobraccio, si allontanò lasciando Keith incamminarsi sulla spiaggia.

Keith, giusto?” Si sentì chiamare da una voce che non aveva mai sentito prima di allora.

Sì, e lei chi è?”

Certo questa non è stata la miglior esibizione che io abbia visto.” Iniziò l'uomo, lasciando Keith spazientito non solo per non aver risposto ma anche per le critiche che stava ricevendo. “Ma hai del talento, chiamami se hai bisogno.” Continuò dandogli un biglietto da visita che Keith prese d'istinto ma quando alzò lo sguardo verso l'uomo, lui era già andato via.

Incuriosito abbassò di nuovo lo sguardo verso il biglietto ma solo due parole attirarono la sua attenzione.

Il nome. “Kolivan.” e il lavoro. “sponsor.”

Cosa?” Urlò Keith, non riuscendo a credere ai suoi occhi portandosi una mano tra i capelli mentre teneva ancora il biglietto con l'altra, lasciando che la tavola da surf gli cadesse quasi sui piedi.

Keith rivolse lo sguardo verso il mare. Sperava che Shiro lo stesse guardando.




Sapevo che ce l'avresti fatta.”

Keith non riusciva a smettere di sorridere mentre sentiva Shiro parlare sfoggiando un sorriso a trentadue denti.

Ancora una volta Keith aveva ignorato il coprifuoco e con la luna che si rifletteva sul mare era rimasto in spiaggia per parlare con Shiro di tutto ciò che era successo quel giorno. Durante la gara e dopo. Poco importava se il suo corpo gli stesse urlando di andare a dormire, di riposarsi dopo un grande sforzo fisico che era stata la competizione, Shiro aveva la precedenza. Voleva stare con lui.

Non riesco ancora a credere di avere uno sponsor.”

Ovviamente, tu farai grandi cose Keith. Lo so.”

Keith arrossì, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “A questo proposito, voglio ringraziarti. Se non fosse per te la mia vita sarebbe molto diversa adesso.”

Non ho fatto nulla.” Disse Shiro appoggiando le mani sulla tavola da surf. “Il talento lo hai sempre avuto.”

Sì, ma è anche grazie a te che mi sono convinto a provare. Mi hai fatto venire voglia di fare di meglio, di essere migliore. Mi hai influenzato molto, mi hai tenuto compagnia anche nei giorni più difficili, mi hai fatto ridere e insegnato tante cose. Vorrei fare qualcosa per ricambiare.” Insistette Keith.

Felice di essere stato d'aiuto, ma non devi fare nulla. E poi, mi hai insegnato molte cose anche tu, come oggi durante la competizione.”

Bhé, è stato anche rassicurante scoprire di non essere l'unico ad avere problemi nel controllare le proprie emozioni.”

Ti riferisci a James?”

Keith annuì. “Potremmo anche diventare amici.”

È fantastico, Keith.” Shiro lo pensava davvero. Keith era sempre stato un tipo chiuso ed era bello che adesso stesse cercando di essere più socievole, a piccoli passi. Era cresciuto molto dalla prima volta che lo ebbe incontrato e Shiro era fiero di lui e dei suoi progressi eppure c'era qualcosa che gli aveva lasciato l'amaro in bocca.

Keith ridacchiò quando vide Shiro abbassare lo sguardo. “Cosa? Sei geloso?” Scherzò.

Cos--? No.” Si affrettò a rispondere Shiro, rosso in viso per l'imbarazzo dell'essere stato scoperto chiedendosi che razza di espressione avesse fatto inconsciamente.

Non preoccuparti, tu sei diverso.”

Shiro corrucciò la fronte ma prima che potesse chiedere a cosa si stesse riferendo, Keith si chinò verso di lui per posare le labbra sulle sue.

Quando si distaccò, Keith temette di aver esagerato ma un luminoso sorriso sul viso dell'altro lo tranquillizzò. Shiro si innalzò per poterlo baciare a sua volta, dimenticandosi di essere ancora appoggiato alla tavola facendola affondare a metà mentre Keith cadde in acqua.

Shiro era mortificato ma non riuscì a trattenere una risata finché si sentì tirare dal braccio, sott'acqua ed assecondandolo si ritrovò il viso di Keith a pochi centimetri dal suo. Gli prese il viso tra le mani dandogli, finalmente, un casto bacio sentendo il sorriso dell'altro sulle labbra.

Entrambi risalirono pochi istanti dopo, ridendo senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altro.

Keith gli cinse il collo con le braccia avvicinandosi pericolosamente, con un sorriso malizioso. “Sembra che d'ora in poi dovrò restare più a lungo in spiaggia, sai adesso che ho uno sponsor. L'allenamento è importante.”

Shiro rise, accarezzandogli la schiena sott'acqua. “Povero Kolivan, non ha idea in che guaio si sia cacciato.”

Povero Kolivan, non ha idea che la mia unica distrazione stia proprio qui in spiaggia.”

Keith.”

Non preoccuparti, farò il bravo.”

Non ho mai detto che mi dispiace essere una tua distrazione. Tu mi troverai sempre qui a fare il tifo per te.”

Come tutte le mattine.”















NdA: AAAH Grazie ancora sweetie per avermi dato il permesso, adoro questo AU!
Mi sono divertita molto nel scriverla, oltre a scoprire tante cose nuove sul surf, e un po' mi mancherà lavorarci ma sono contenta – allo stesso tempo – di pubblicarla.
Mi sono innamorata di questo AU non appena l'ho visto!
La tua arte, sweetie, è sempre mozzafiato ed oltre ad essere bellissima mi ha ispirato al tal punto dal non riuscire a trattenermi e le idee sono nate praticamente da sole.
Spero che ti piaccia e spero di aver reso giustizia a te, al tuo AU e alla tua arte.
Questa fic è diventata molto importante per me, oltre ad essere stato divertente scriverla, mi sento legata ad essa.
So che avrei potuto scrivere molto di più sul rapporto tra Shiro e Keith, e per un po' ci ho pensato, ma il mio vero intento è sempre stato quello di mettere le basi per una storia dato che l'AU non è mio, quindi mi piaceva l'idea che Han stessa (o voi) potesse immaginare il resto della storia.

Spero che tutto ciò che riguarda il surf si sia capito, così come la descrizione dell'acrobazia, in caso contrario mi dispiace davvero molto!
Ho dovuto inoltre scartare tante cose utili che ho imparato perché troppo complicate da spiegare nella fic stessa, trovando un modo che non sembrasse troppo forzato o noioso, non volendo che nel bel mezzo della lettura faceste su e giù per leggere le note.
Chiedo scusa, per l'appunto, se la parte delle regole è stata noiosa ma volevo che le sapeste prima per farvi un'idea di come fosse organizzato il tutto e riuscire a capire cosa stesse facendo Keith.
Non so se qualcuno se lo stesse chiedendo ma non ho dato voce al presentatore solo perché né Shiro né Keith avrebbero potuto sentirlo da lì. I surfisti non sentono cosa dicono sulla spiaggia ed è per questo che utilizzano i tabelloni e le trombette.

Ho citato le olimpiadi perché l'anno prossimo, finalmente, il surf verrà riconosciuta come categoria olimpionica per la prima volta e la cosa mi ha fatto piacere.

Credo che le prime stagioni di Voltron mi abbiano ispirato abbastanza, forse un po' mi manca, dato che mi sono innamorata quasi subito di esso e della Sheith.
Questo AU mi ha fatto innamorare della Sheith ancora una volta e credo che ne avevo bisogno.


Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!
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