Videogiochi > Bloodborne
Segui la storia  |       
Autore: seavsalt    31/08/2019    0 recensioni
Eira si risveglia in una clinica di un'antica città, senza sapere perché si trovi lì, né quale sia la propria stessa identità. Soltanto la "straordinaria verità" potrà svelarle la risposta di ogni quesito irrisolto; ma non tutto, a Yharnam, è come sembra. I ricordi si mescolano ai sogni, in un mondo oppresso dalle belve: qual è la verità?
Note dell'autrice: tutta la storia diverge molto dall'opera originale, nonostante ogni speculazione di lore sia basata su saggi esistenti e del tutto attinenti al mondo di Bloodborne. Inoltre presenta alcuni dialoghi tratti direttamente dall'opera originale. La protagonista è un mio original character.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gehrman, Laurence, Nuovo personaggio, Padre Gascoigne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eira aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che era intorno a lei. C'era la nebbia, quella che l'aveva avvolta il giorno prima, ma si stava già diradando rapidamente, lasciando spazio al paesaggio del sogno ormai a lei familiare. L'automa le era davanti, seduta sul muretto di mattoni. Appariva piegata su se stessa, spenta, forse più addormentata, dal momento che Eira ne sentiva chiaramente il respiro profondo e osservava come i suoi occhi fossero chiusi dolcemente. La cacciatrice avrebbe potuto svegliarla, ma era quasi un evento miracoloso vedere qualcuno dormire all'interno di un sogno, soprattutto se si trattava di una creatura come l'automa, perciò la lasciò riposare. Si ricordò delle parole che lei le aveva detto la scorsa volta che era stata lì. Osservò l'edificio che si stagliava sopra di lei: le porte erano aperte. Entrò timorosa, camminando piano. L'interno era accogliente, una calda fiamma bruciava nel camino, i libri occupavano completamente gli scaffali delle numerose librerie ed erano così tanti che alcuni di essi si trovavano persino sul pavimento. In fondo c'era la statua di una donna, mentre sulla parete destra si trovavano appese diverse armi, tra le quali riconobbe anche la propria spada. Mentre era intenta a guardare quel bizzarro arsenale, una voce che proveniva dalle sue spalle la colse di sorpresa. Girandosi, vide un uomo anziano seduto su una sedia a rotelle, che la guardava con un caldo sorriso sul volto solcato da innumerevoli rughe. Eira fece un mezzo inchino, scusandosi per non averlo notato prima – cosa alquanto strana a pensarci – e il vecchio continuò a parlarle.

< Ah, tu devi essere la nuova cacciatrice. Benvenuta nel sogno del cacciatore. Ora questa è la tua casa >

le disse in tono calmo e pacato l'anziano.

< Io sono... >

Eira lo guardò alzare gli occhi al cielo, pensieroso, indugiando il continuare il proprio discorso, come se avesse perso qualcosa.

< G...Gehrman, amico di voi cacciatori >

. Possibile che il vecchio avesse dimenticato davvero come si chiamava? La cacciatrice gli disse il proprio nome in risposta, aspettando che continuasse a parlarle. Doveva essere davvero anziano, poiché faceva fatica persino a far uscire fuori la voce.

< Di sicuro ora provi confusione, cerca di non pensare troppo all'accaduto. Vai là fuori e abbatti qualche belva. È per il tuo bene >

. Eira sorrise a quelle parole, pensando a come in realtà uccidere – anzi, veder morire delle belve le avesse portato solo più domande di prima.

< Sai, è questo che fanno i cacciatori! Ti ci abituerai... >

le disse ridacchiando il vecchio. Sembrava proprio che conoscesse molte, moltissime cose, e la cacciatrice non perse l'occasione. < Che posto è questo... "sogno del cacciatore"? > chiese, sperando in una sua risposta. Gehrman la guardò per un breve periodo di tempo prima di iniziare a parlare di nuovo.

< Un tempo, questo luogo era sicuro per i cacciatori. Un'officina dove i cacciatori rinforzavano armi e carni con il sangue >

. Eira deglutì. Il sangue, di nuovo il sangue.

< Non abbiamo tanti strumenti come un tempo, ma puoi usare tutto quello che trovi... >

. Eira lo ringraziò, nonostante fosse più confusa che confortata da quella conversazione. Voltandosi, iniziò a camminare verso l'uscita, quando il vecchio sussurrò altre parole, facendo rabbrividire la cacciatrice.

< ... anche l'automa, se ti facesse piacere... >

le rivelò, uno strano sorriso nel volto. Nel frattempo la nebbia l'aveva nuovamente avvolta prima che se ne accorgesse o prima che potesse rispondere a quelle parole che l'avevano convinta a diffidare di Gehrman: il suo tempo era finito, si stava svegliando. Non credeva di aver dormito tanto. Invece il sole era già alto nel cielo e i cacciatori della Lega erano tutti riuniti nella sala principale. Quasi ognuno di loro stava mangiando, mentre solo Henryk stava seduto al pianoforte ed Eileen lo ascoltava, in piedi accanto a lui. Valtr la vide scendere le scale e la invitò a unirsi a loro, ma Eira non aveva fame, così rispose che sarebbe andata nuovamente a farsi un giro per Yharnam. Ovviamente avrebbe fatto visita a Simon. La ragazza bussò alla sua porta e, subito dopo aver pronunciato il proprio nome, questa le venne aperta. Entrò, guardandosi attorno, per poi notare che Simon se ne stava su una sedia in fondo alla stanza, poggiando la fronte sulla mano, con fare pensieroso. < Ma come... chi mi ha aperto la porta? > domandò Eira, ancora più sorpresa rispetto alla prima volta che lo aveva incontrato. L'uomo alzò la testa verso di lei, assente; passarono alcuni secondi prima che tornasse alla realtà, assumendo un'espressione quasi stupita, come se si fosse accorto di lei soltanto in quell'istante. < Oh, Eira. Come stai? > la salutò l'uomo cordialmente. La cacciatrice fu intimorita dalla reazione di Simon, ma dopotutto sapeva che non avrebbe dovuto sorprendersi troppo per ciò che accadeva in quella città. < Proprio di questo volevo parlarti, Simon > gli rispose Eira, decisa a svelargli qualcosa sui suoi sogni. Se c'era qualcuno a cui poteva confidare di Gehrman e dell'automa, quello era proprio Simon. < Accomodati allora >. Eira si sedette sulla prima sedia che le capitò a tiro e guardò in direzione dell'uomo, che invece si alzò e si sistemò su un'altra sedia presso il tavolo, in modo da essere un po' più vicino a lei. < Questa notte c'era la caccia. Sei andata? > le chiese, curioso. < Sì. È stato abbastanza traumatizzante, direi. Il mio compagno ha ucciso una belva enorme >. A quel punto Simon ridacchiò divertito. < Non sarà l'ultima. Chi era con te? > continuò l'uomo, che in quel momento sembrava interessato soltanto a una semplice chiacchierata. < Gascoigne. Un uomo molto strano > rispose Eira in modo sincero. < Uno dei meno peggio, secondo me > rivelò Simon, ridacchiando. < In che senso? > gli chiese Eira, sperando di poter ottenere qualche informazione in più sul suo conto. < Non spetta a me dirtelo, non sarebbe giusto. Non volevamo parlare di te? > La ragazza aggrottò le sopracciglia, confusa. In fin dei conti aveva ragione. < Giusto. Vedi, Simon, sto avendo dei sogni ultimamente- > < Sogni? > la interruppe di colpo l'uomo, sobbalzando sulla sedia. Sembrava decisamente più interessato ad ascoltare ciò che aveva da dirgli. < Sì. La cosa strana è che non mi pare di star sognando, è tutto troppo reale. Quando mi sveglio, poi, mi ricordo tutto. C'è questo luogo strano, sospeso sul nulla, e ad un certo punto mi si è presentata un'automa. L'ultima volta che ho sognato – proprio questa notte – ho incontrato un vecchio. Si chiamava... > La cacciatrice cercò di ricordarsi il nome dell'anziano uomo del sogno, che allo stesso modo sembrava essersene dimenticato, mentre Simon la fissava curioso da dietro le bende. < Gehrman! Si chiamava Gehrman >. < Cielo! > urlò Simon, a sentire quel nome. < Gehrman! Ma sei sicura? > Eira inclinò la testa, stranita. < Non ti fidi di me? Ti dico che era quello il suo nome >. Simon si passò ripetutamente una mano sul mento, pensando a chissà cosa. < Quanto tempo che non lo sentivo. Tu sai chi è Gehrman? No, che dico. Non puoi saperlo. Gehrman è stato il primo cacciatore, anni e anni fa >. La ragazza sgranò gli occhi. < Quindi non me lo sono inventato. Te l'ho detto, non è un sogno! > disse la giovane cacciatrice, sempre più sicura che tutto ciò che le stava capitando non avveniva per caso. < Aspetta, Eira. Non può nemmeno essere reale. Gehrman è morto da tempo. Che strano. Tra tutti, ha scelto di mostrarsi a te in sogno > disse Simon subito dopo, togliendole tutto l'entusiasmo che aveva. < Non credo abbia scelto, > disse Eira, guardando a terra, < dal momento che ha detto di essere l'amico di 'noi' cacciatori. Forse sognano anche gli altri? > La cacciatrice si fece più seria, determinata nel dimostrargli che tutto quello non era un sogno. Non avrebbe mai potuto sognare qualcuno che non conosceva, tantomeno il nome. < A questo punto non saprei. Il mistero si infittisce. C'è una cosa che potresti fare, però >. La giovane sollevò lo sguardo verso di lui, in attesa che continuasse. < Hai mai sentito parlare di Byrgenwerth? > Eira scosse la testa in risposta. < È un antico luogo di studi. Dicono che lì sia stato scoperto il sangue curativo e quella che chiamano 'verità straordinaria'. Ora è in rovina e abbandonato e per giungervi bisogna attraversare una foresta, ma il passaggio è vicino, in una delle strade che partono dalla piazza qui sopra. Quando hai tempo, dovresti dare un'occhiata. Potresti trovare delle risposte – anzi, sono sicuro che ne troverai > le suggerì Simon, rivelandole qualcosa che le sarebbe potuto essere molto utile. < Byrgenwerth > ripeté Eira. < D'accordo, lo farò > annuì la cacciatrice, guardando la luce calda del sole che attraversava il vetro della finestra. < Per il momento devo tornare alla Lega. Grazie di tutto, Simon >. La ragazza si alzò e Simon la salutò con un cenno della mano. < Torna quando vuoi >. Eira si accorse di quanto tempo fosse passato quando, uscendo fuori, vide il sole sempre più vicino a tramontare del tutto. Anche alla Lega i cacciatori erano tornati nelle loro camere per prepararsi all'imminente notte di caccia; solo uno di loro si trovava nella stanza principale, a scaldarsi davanti al camino. Si girò verso di lei non appena la sentì entrare e la salutò facendo ondeggiare la mano allegramente, mentre il volto era solcato da un'espressione serena. Eira si avvicinò a lui, per nulla intimorita dal suo atteggiamento. Il cacciatore aveva dei capelli riccioli e dorati, che gli incorniciavano il viso con due folte basette. Era vestito con una lunga veste bianca e il suo mantello recava degli ornamenti che le ricordavano un po' la sciarpa di Gascoigne. < Alfred > le disse, allungandole una mano in modo che potesse stringerla. < Eira > gli rispose la ragazza, afferrando la sua mano e stringendola in modo deciso. < Non ci eravamo mai presentati. Come ti trovi qui? > chiese in modo gentile il biondo. < Non male, anche se devo ancora abituarmi, credo >, un sorriso tranquillo le apparve sul volto nel sentire la sincera preoccupazione dell'altro cacciatore. < Presto ci farai l'abitudine, vedrai > ridacchiò lui, senza sembrare meno gentile o cordiale. < Anche io le prime volte facevo fatica a- > non riuscì a finire la frase che un altro uomo si mise tra di loro, inchinandosi di fronte ad Eira e baciandole la mano sotto lo sguardo confuso di entrambi. < Brador! Che diamine stai facendo? Non vedi che le sto parlando? > Il cacciatore inginocchiato, Brador, questa volta senza lo strano cappuccio con le corna che Eira gli aveva visto addosso il giorno prima, si voltò verso il compagno guardandolo con gli occhi di un nero profondo. < Perdonami, amico, ma temo che questa creatura mi abbia accecato fin troppo con la sua bellezza. Non trovi? > concluse, girandosi di nuovo in direzione della ragazza, che nel frattempo capiva sempre meno le sue parole. Alfred, invece, si alzò da dove era seduto, stizzito. < Ma ti pare il modo di mettersi davanti a una fanciulla? La stai inquietando > lo rimproverò, con un tono serio è quasi sprezzante. Tra loro due evidentemente non correva buon sangue e quella piccola discussione non fece che alimentare l'odio reciproco. Brador, a quelle parole, si voltò verso il cacciatore, guardandolo in modo cupo, assicurandosi che la giovane non potesse vederlo, ma poi tornò a guardare lei, assumendo una falsa espressione preoccupata. < È così? Dovrai perdonarmi. In fondo non è colpa mia se sei così bella >. Nonostante le avesse rivolto molti bei complimenti, questi ultimi erano totalmente fuori luogo ed Eira non poteva reggere l'imbarazzo, così si alzò, allontanandosi senza nemmeno rispondergli. Da lontano si sentì Henryk urlare un "sei senza speranze" diretto a Brador, mentre la ragazza saliva le scale per dirigersi nella propria stanza. Voltandosi indietro, però, vide che sul corrimano del balcone interno era appoggiato uno dei cacciatori che Henryk le aveva indicato, un uomo per nulla giovane vestito completamente di grigio, ma di cui non ricordava il nome. La guardava salire le scale e andarsene ed Eira si chiese da quanto tempo fosse stato là ad osservarla senza nemmeno avvicinarsi a lei. Il cacciatore si voltò da un'altra parte non appena i loro sguardi si incrociarono e se ne andò al piano inferiore senza dire una parola.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Bloodborne / Vai alla pagina dell'autore: seavsalt