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Autore: Gabry81    31/08/2019    3 recensioni
Sono passati sei mesi da quando i Byers hanno lasciato Hawkins. Joyce, Will, Jonathan e Eleven hanno cercato di abituarsi alla loro nuova vita, mentre chi è rimasto a Hawkins cerca di ricostruire.
I loro pensieri sono rivolti alla conta. A quanti giorni mancano al momento in cui potranno essere di nuovo insieme.
Ma, alle loro spalle, nell'ombra, qualcosa si muove. Sta tramando, sotto i loro occhi, senza che loro se ne accorgano.
Il male è quasi pronto per attaccare ancora una Hawkins ormai senza difese. E stavolta non farà prigionieri.
La guerra non è finita. Una nuova battaglia incombe.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joyce Byers, Maxine Mayfield, Mike Wheeler, Undici/Jane
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eleven si svegliò di soprassalto. Le era parso di aver sentito un debole sussurro, come una voce che lo chiamava.

O forse era stato solo il vento.

Si alzò a sedere, guardandosi intorno. Sembrava trovarsi in quella che sarebbe dovuta essere la galleria di un centro commerciale. Ma era buio, e faceva freddo. L'aria era pesante e sapeva di zolfo.

Ovunque si girasse non vedeva nessuno. Vedeva solo mura coperte da sinistri tentacoli neri.

“Mike” Ansimò, senza fiato per la paura “Mike! MIKE!”

La sua voce riecheggiò nell'enorme sala vuota. Prese a correre, ma non incontrò nessuno. Finché...

Non lontano da lei c'era qualcosa. Come un bozzolo. Un enorme groviglio di tentacoli. Eleven si avvicinò, tremante. Terrorizzata da quello che avrebbe trovato.

Al centro del bozzolo c'era Will. Era pallido come un cadavere, e aveva uno di quei tentacoli che gli usciva dalla bocca.

“No!” Gemette El “No Will! Will! Will rispondimi!”

Qualcosa accanto a lei attirò la sua attenzione. Qualcosa di rosso brillante, completamente in contrasto con lo scuro mondo dove si trovava. El riconobbe Max rinchiusa dentro il bozzolo accanto a quello di Will.

El si allontanò terrorizzata. Guardandosi intorno, vide diversi altri bozzoli. Ma non ebbe il coraggio di controllare chi ci fosse dentro. La paura le bloccava le gambe e la faceva tremare.

“Ti stavamo aspettando...”

Eleven alzò gli occhi, individuando la figura di un uomo. Era Billy.

La stava guardando con un sinistro ghigno divertito, mentre fumava una sigaretta.

“Mancavi solo tu alla festa, ora che è arrivato l'ospite d'onore” Continuò Billy. Eleven vide con orrore, la sinistra figura del Mind Flayer issarsi dal basso da dietro a Billy.

Eleven gemette terrorizzata. Si voltò per scappare, ma colpì qualcosa di durò. Alzando gli occhi riconobbe il viso di Jim Hopper.

“Papà!” esclamò spaventata “Papà dobbiamo scappare! Lui...”

La voce le morì in gola. Jim le aveva sorriso, ma dalla sua bocca erano usciti dei viscidi esseri neri. I suoi occhi erano bianchi e senza vita.

Eleven, ormai sopraffatta dalla paura, si guardò attorno, cercando una via di fuga. Vide un altra figura avvicinarsi a lei.

“Mike!” Esclamò appena lo riconobbe “ Mike aiutami ti prego!”

Mike fece un passo avanti verso di lei, afferrandole i polsi. El osservò con orrore che Mike aveva lo stesso sorriso terrificante e gli stessi occhi bianchi di suo papà.

Cercò di allontanarsi anche da Mike, ma lui era troppo forte e non la lasciò andare. Sentì due mani afferrarle le gambe e sollevarla.

Gridando di terrore, El cercò di liberarsi, ma Mike e Jim non la lasciarono andare. La trascinarono verso il Mind Flayer, che stava aspettando poco lontano da loro.

Eleven vide la bocca del mostro spalancarsi,e uno dei suoi tentacoli strisciare verso di lei.

Eleven spalancò gli occhi, terrorizzata. Ebbe l'istinto di urlare, ma si trattenne.

Si alzò a sedere, guardando la piccola stanza della sua vecchia casa. Si passò una mano sul viso. Quell'incubo sembrava non volerla abbandonare.

“Era solo un sogno!” Si disse “Sei al sicuro! Mike sta bene! Max Sta bene! Will sta bene! Papà...”

Ebbe un nodo alla gola. Non riusciva ad abituarsi alla sua mancanza. E ogni volta che lo ricordava era come una pugnalata.

Si alzò, prendendo il cuscino, e uscì dalla stanza.

La casa era completamente silenziosa, se si escludeva il rumore del rubinetto del bagno che gocciolava e il cigolare della finestra della cucina, che Joyce come al solito non era riuscita a chiudere bene.

Passò davanti alla camera di Jonathan, dove vide il ragazzo dormire profondamente. Poi passò alla camera successiva. Vide la luce che filtrava da sotto la porta. La aprì, cercando di farla cigolare il meno possibile.

Will era seduto sul letto. Stava guardando la porta, come se si aspettasse di vederla entrare.

“Hai avuto un altro incubo?” Chiese.

Questo tolse ogni dubbio a Eleven. L'aveva sentita chiamare nel sonno, ancora una volta. Annuì, abbassando lo sguardo.

“Va bene. Vieni qui” Disse Will.

Dalla sua voce si capiva che era a disagio. Eleven si vergognava ad andare a dormire con Will. Sapeva che era una cosa che facevano i bambini, e lei ormai doveva avere quindici anni. Ma dopo quegli incubi non riusciva più a prendere sonno se rimaneva da sola.

Si sdraiò sul letto. Will era sul bordo opposto e la guardò mettersi il più comoda possibile. Sembrava che avesse paura a starle troppo vicino. Eleven si era convinta alla fine che non fosse normale che fratello e sorella dormissero assieme, e che probabilmente era quello a mettere Will a disagio.

“Grazie Will” Mormorò.

Will le sorrise.

“Dormi” Le disse “Qui nessuno ti può fare nulla. Sei al sicuro”

Eleven chiuse gli occhi, sperando tra se di non fare di nuovo quel brutto incubo.

 

 

Capitolo I – Il Messaggero

 

 

Lucas si controllò un'ultima volta allo specchio. Sarebbe stato perfetto per una serata di gala. Pantaloni scuri, camicetta e scarpe da barca all'ultima moda.

“perfetto!” Commentò soddisfatto, dandosi un'ultima sistemata ai capelli.

“Si! Sei proprio perfetto Luky!” Lo raggiunse la voce canzonatoria di Erika “Perfetto come uno stoccafisso andato a male”

Lucas ignorò completamente voce e presenza della sorella. Era concentrato sul suo obiettivo. Andò di corsa a prendere la bicicletta.

“Stereo... Con cassetta! C'è!” Fece, controllando il contenuto dello zaino “Testo c'è! Peluche ci sono! Perfetto!”

Saltò in bicicletta e iniziò a pedalare stando in piedi sui pedali. Prima arrivava e meglio era. Sperava solo che Dustin e Mike non fossero in ritardo.

Arrivato a destinazione, rimase soddisfatto nello scoprire che, per una volta, gli avevano dato ascolto. Mike e Dustin erano seduti sul marciapiede. Dustin leggeva Il ritorno del cavaliere Oscuro mentre Mike si stava appuntando qualcosa sull'agenda.

“Ehi ragazzi!” Salutò Lucas. Loro si alzarono e risposero al saluto, non troppo convinti.

“Come ti sei conciato?” Chiese Dustin.

“Non sono conciato!” Protestò Lucas “Sono uno schianto!”

Mike fece una smorfia.

“Hai portato le canne da pesca?”

Mike si voltò e le raccolse da terra.

“Se mio padre scopre che le ho prese mi fa la pelle per davvero stavolta!” Avvisò lui, visibilmente nervoso.

“Scusa amico! Ma per riconquistare Max, sono pronto a questo ed altro!”

Mike sospirò. Non poteva tirarsi indietro. Lucas aveva fatto leva sulla loro amicizia di vecchia data.

Sperava solo che nessuno li vedesse. E che non accadesse nulla alle canne da pesca di suo padre.

“Ti rendi conto che è patetico quello che stiamo per fare?” Commentò, senza riuscire a trattenersi, mentre si arrampicava su di un albero.

“Mi raccomando” Disse Lucas, ignorando il commento di Mike “Fateli scendere solo dopo che dico:'Chiedere il tuo perdono'. Capito?”

Dustin e Mike annuirono rassegnati.

“Posso capire i Peluche” Disse Mike “Ma è proprio necessario questo teatrino?”

“Lucas dice che Max deve essere stupita” Rispose Dustin, poco convinto, mentre osservava Lucas legare un Leone di peluche alla canna da pesca.

“Si ma non così! È la cosa più assurda che gli abbia mai visto fare!”

“Più assurda di quella volta che hai inseguito un autobus in bicicletta per 3 miglia?”

Mike si grattò il mento, pensieroso.

Intanto Lucas aveva preparato tutto e si era messo davanti alla porta di casa di Max con lo stereo pronto. Fece un cenno d'intesa agli amici e poi suonò al campanello.

“Secondo te ha pensato a cosa fare se apre sua madre?” Chiese Dustin a Mike.

Per fortuna di Lucas, da dentro la casa si sentì chiaramente la voce della madre di Max dire alla ragazza di andare a vedere chi avesse suonato. Lucas si abbassò sullo stereo, pronto a far partire la musica. Appena la porta si aprì, premette play. Si alzò lentamente in piedi, davanti a una confusa Max che lo osservava con la bocca aperta dallo stupore, mentre lo stereo aveva iniziato a riprodurre Hard to say I'm sorry dei Chicago.

“Quando hai scelto me, è stato come un sogno.

Stringerti tra le dita,

è diventato un bisogno.

E se le ferite non guariscono...”

“L'ha addirittura scritta in rima” Borbottò Dustin. Mike scosse appena la testa. Sperava che almeno funzionasse e che Max si convincesse a perdonare Lucas. Ancora.

“Io spero” continuò Lucas “che così, la tua fiducia riguadagno.

Perchè tu sei parte della mia vita.

E per questo che non mi vergogno,

a chiedere il tuo perdono.”

Con un momento di ritardo, Dustin e Mike fecero scendere il peluche dall'alto.

Max osservò, palesemente allibita, i pupazzi di un orsetto e di un leone comparire accanto a Lucas. Si sporse in avanti, individuando Mike e Dustin sull'albero. I due ragazzi la salutarono mestamente con un cenno della mano.

“Tu non stai bene!” Disse arrabbiata, prima di rientrare sbattendo la porta.

“Max...” Gemette Lucas, facendo cadere le braccia, visibilmente deluso.

Dustin e Mike saltarono giù dall'albero e lo raggiunsero.

“Non è ancora detta l'ultima parola!” Riprese Lucas, anche se non sembrava molto convinto “Deve pur sempre uscire per venire a scuola! Quando uscirà...”

Lucas venne interrotto dal rumore del garage elettrico che si apriva. Pochi secondi dopo videro la macchina della madre di Max uscire dal vialetto, con la ragazza a bordo che si rifiutava di guardare verso di loro.

“Possibile?” Mentre tornavano alle biciclette, Lucas rileggeva nervoso la poesia che aveva scritto “ Dove ho sbagliato? Era perfetta!”

“Secondo me non ne vale la pena” Commentò Mike, iniziando a pedalare.

Lucas guardò l'amico allontanarsi, ficcò in malo modo i fogli nello zaino e montò in bicicletta, raggiungendolo.

“Come sarebbe a dire non ne vale la pena?” Esclamò nervoso Lucas.

Mike sospirò. Era il momento di essere sincero.

“Quante volte ti ha mollato Max?” Chiese.

“Sette”

“Otto” Lo corresse Dustin.

“Sette!” Ribadì Lucas “Quella volta a capodanno non conta!”

“Se lo dici tu...” Disse Dustin.

“Il punto è” Riprese Mike “È possibile che tutte le volte tu debba umiliarti in questo modo per lei. Noi due non siamo mai caduti così in basso!”

“Ehi!” Protestò Lucas “Guarda che io non ho un ragazzo posseduto da cui salvarla a portata di mano come avevi tu! E ricorda che se non fosse stato per me, tu non ti saresti nemmeno accorto che El ti aveva perdonato. Ed è sempre grazie a me se Suzie ha scaricato quell'appiccicoso ragazzo Amish”

“Non ha tutti i torti” Dovette ammettere Dustin.

“Quindi fidatevi di me. So quello che faccio con Max!” Concluse Lucas, prima di partire a tutta velocità verso la scuola, con gli amici al seguito.

 



 

Joyce salì le scale del condominio, rischiando di inciampare nell'ultimo gradino mentre cercava le chiavi di casa. Era visibilmente stravolta. Malgrado ci lavorasse da sei mesi, non si era ancora abituata a fare il turno di notte al supermarket.

La casa era buia e silenziosa. La sola luce veniva dalle finestre socchiuse della cucina. Jonathan doveva essere già uscito. Guardò l'ora, erano le otto meno dieci. Era di nuovo entrato a lavoro prima. Joyce sospirò. Era difficile convincere suo figlio a non lavorare come un matto. Sapeva che lo faceva per aiutarla, ma Joyce non lo sentiva giusto.

Andò a vedere la stanza di El, ma la trovò vuota. Voltandosi, vide Will uscire dalla sua stanza.

“Ciao Mamma!” La salutò sottovoce, con un sorriso assonnato.

“Ciao Will!” Rispose la madre al saluto, avvicinandosi. Nella penombra della camera di suo figlio intravide El, ancora addormentata, abbracciata al cuscino.

“Ha avuto un altro incubo?” Chiese, sapendo già la risposta.

Will annuì.

“L'ho sentita chiamare nel sonno” Ammise Will, dopo un momento di silenzio “Chiamava Mike... e Jim...”

Joyce distolse lo sguardo.

“Ascolta... Ehm... Vado a prepararvi la colazione!” Farfugliò Joyce.

“No mamma. Mamma! Mamma!” Le parlò sopra Will, mentre lei continuava a borbottare di cose che doveva fare “Ci penso io!”

“Will...”

“Davvero mamma. Ci penso io!” Will abbozzò un sorriso.

“Va bene... Allora io vado a farmi una doccia” Cedette Joyce “Ma se dovessi aver bisogno chiamami ok!”

Will annuì andando verso la cucina. Joyce raggiunse il bagno, aprì l'acqua e , in attesa che diventasse calda, si tolse la divisa da lavoro.

Tornando alla porta, che si era riaperta per via della corrente d'aria, vide che El si era alzata. La ragazza si diresse verso la cucina, stropicciandosi gli occhi. Stringeva il cuscino in una mano e il vecchio orsacchiotto di Will nell'altra. La sentì salutare Will e, pochi secondi dopo, sentì il rumore della Tv che veniva accesa.

Joyce chiuse la porta, con un forte nodo alla gola. Si mise sotto l'acqua della doccia, bagnandosi i capelli e il viso.

Si sentiva in colpa. Nonostante si sforzasse, sentiva la ragazza distante da lei. Cercava di prendersene cura al meglio che poteva, ma El non parlava molto. Raccontava poco di sé, e quasi tutto di lei lo aveva saputo da Will o Jonathan.

Complice il fatto che lei lavorava troppo, El passava la maggior parte del tempo con i suoi figli. Will le aveva insegnato a disegnare e Jonathan ad usare la videocamera, e lei si divertiva con entrambi.

Anche loro due avevano i loro momenti assieme. Joyce le faceva sempre i capelli, andavano a fare shopping, guardavano assieme film per sole donne oppure, a volte, le spiegava alcune cose da donne. Ma, non il passare dei mesi quei momenti erano sempre meno, e lei non sapeva come avvicinare nuovamente la ragazza.

Joyce non si era mai trovata in difficoltà in quel modo. Di solito era lei a dare consigli su come trattare con gli adolescenti.

Le mancò il fiato. Si era era ricordata di quando aveva convinto Jim a parlare con El e Mike, e la sua mente era andata immediatamente a ricordare quando si erano messi d'accordo per andare a mangiare da Enzo's il venerdì dopo.

Iniziò a singhiozzare, nascondendo il volto tra le mani, quasi avesse paura che qualcuno potesse vederla.

Jim le mancava. Più di ogni altra cosa al mondo.

 



 

Nancy appuntò distrattamente lo schema che la professoressa stava appuntando alla lavagna. Continuava a guardare l'ora. Le lezioni della professoressa Eastbrook erano quelle che le piacevano meno. Se poi si allungavano oltre l'ora prestabilita, rischiava davvero di fare tardi.

Finalmente la professoressa congedò la classe.

“Alla buon ora!” Commentò Margaret vicino a lei “Non ne potevo più!”

“A chi lo dici” confermò Nancy, trattenendo uno sbadiglio di noia e fame.

“Io adesso vado con Katy e Judith a mangiare un boccone qui vicino. Vieni con noi?”

“Ehm...” Nancy aveva davvero fame “Si ma prima devo fare una telefonata. Andate avanti! Vi raggiungo io!”

“Va bene! Salutami Jonathan!”

Nancy arrossì. Margaret era una ragazza sveglia. Anche troppo per i suoi gusti.

Si diresse, camminando in fretta, verso il centro del campus, dove si trovavano i telefoni pubblici.

Ne individuò uno libero. Infilò velocemente le monete dentro l'apparecchio. Sperava che non fosse troppo tardi. Jonathan spesso a quell'ora era tornato al lavoro.

Il sentirsi per telefono in pausa pranzo era diventata un'abitudine di cui non riusciva più a fare a meno. Era il solo modo che aveva per sentire Jonathan meno lontano.

Centinaia di miglia lontano dal campus, un telefono iniziò a squillare.

“Maledizione” Borbottò Jonathan, afferrando il telefono “Pronto!”

“Stavi ancora mangiando?” Esclamò divertita Nancy, sentendo il ragazzo parlare a fatica.

Jonathan mandò giù un boccone troppo grande.

“Mi hai beccato” Boccheggiò. Approfittò della risata di Nancy per bere un sorso d'acqua “Allora? Come è andata oggi?”

“Solito” Sbuffò Nancy “Metà delle cose che mi spiegano qui non ho idea di cosa vogliano dire. E l'altra metà mi sembrano completamente inutili.

“Lo dici sempre il Giovedì questo”

“Sto diventando prevedibile?”

“Solo un pochetto” Ammise Jonathan.

Nancy si mise a giocare con la gonna del vestito, sentendosi imbarazzata.

“E tu tutto bene?”

“Si... tutto bene...”

Nancy rimase interdetta dal tono vago del ragazzo.

“C'è qualcosa che mi devi dire?”

“Si... Peter mi ha chiesto di accompagnarlo sul set questo fine settimana” Ammise Jonathan.

“Wow!” Esclamò Nancy, restando a bocca aperta “Ma è fantastico!”

“Si davvero! Pensa poteva invitare chiunque e ha scelto me!”

“Si vede che gli stati simpatico! Tu stai simpatico a tutti!”

“Esagerata!” ridacchiò lui.

“Jonathan!”

Nancy sentì la voce di una ragazza dall'altro capo del telefono.

“È già ora?” La voce di Jonathan era ovattata, come se si fosse allontanato dalla cornetta.

“Si Jonny!” Esclamò la ragazza, comparsa sulla porta del piccolo ufficio di lui “Andiamo che prima iniziamo prima andiamo a casa”

“Arrivo!” Disse Jonathan, riavvicinando poi la cornetta all'orecchio “Scusa Nancy...”

“Era Alex?”

“Ehm... Si era lei!” Cercò di tagliare corto Jonathan “Senti. Che ne dici se il prossimo fine settimana torno ad Hawkins? Potremmo andare a cena e al cinema!”

“Non so! Ti faccio sapere ok?” La voce di Nancy era diventata molto più asciutta e dura “Ora scusami ma devo andare! Sto morendo di fame!”

“Va bene! Io allora torno a lavorare! Se riesco domani ti telefono dal set!”

“Va bene! Ciao!”

Nancy sentì il saluto di Jonathan mentre riagganciava il telefono.

Si passò una mano sulla fronte. Avrebbe dovuto essere felice, ma non ci riusciva. Non era mai stata gelosa, ma quella volta era più forte di lei. Il pensiero che Jonathan lavorasse tutti i giorni con Alex le faceva saltare i nervi.



 

 

Mike appoggiò il suo vassoio sul tavolo, servendosi un piatto di pesce fritto e uno di cavolfiori.

“Che dite? Stasera andiamo a prenderci un film al negozio di Steve?” Propose Dustin. Comparendo accanto all'amico.

“Bell'idea! Ma io oggi sono impegnato fino a tardi!”

“E che problema c'è? Andiamo noi! Giusto Lucas?”

Lucas non rispose a Dustin. Era impegnato a osservare la sala mensa.

“Andiamo là!” Esclamò, indicando un tavolo libero vicino alla porta d'uscita.

“Oggi non c'è proprio!” Commentò Dustin.

“Mpfh” Fu il commento di Mike, che iniziava a sopportare poco il comportamento dell'amico.

“Che ne dici di vedere Blade Runner? È un bel po' che non lo guardiamo!” Propose, sedendosi al tavolo indicato.

“Eh? Si va bene!” Commentò distratto Lucas.

“Lucas... tu odi Blade Runner!” gli ricordò Dustin, non ottenendo però nulla. Lucas era impegnato ad osservare una certa ragazza dai capelli rossi che si stava servendo.

Quando Max si mise in cerca di un posto dove sedersi, Lucas sfoderò il suo sorriso migliore. Max li guardò per un secondo, arricciando le labbra, visibilmente contrariata, e passò oltre senza dire una parola.

“Ancora convinto che abbia funzionato?” Chiese retoricamente Mike.

Lucas sospirò, visibilmente giù di morale. Mike preferì non infierire.

“Stavate dicendo?”

“Parlavamo di che film andare a prendere stasera” Disse Dustin.

“Ciao!”

I tre ragazzi si voltarono. Accanto a loro c'erano due loro compagne di classe Jennifer e Wendy.

“Possiamo sederci con voi?” A parlare era Wendy. Jennifer teneva lo sguardo basso.

“Ehm... Si certo” Fece Mike, scambiandosi uno sguardo con gli altri due. Era insolito che qualcuno, in particolare delle ragazze, chiedesse di sedersi con loro. Wendy si sedette sorridente accanto a Mike, mentre Jennifer si sedette accanto a Lucas, senza alzare lo sguardo.

“Allora... Che si dice di bello?” Proseguì Wendy, per rompere il silenzio imbarazzante che era sceso su di loro.

“Stavamo decidendo che film vedere stasera” Disse Dustin.

“Interessante...” Disse Wendy, che continuava a fissare l'amica, come in attesa di qualcosa.

“Va tutto bene?” chiese Lucas.

“Certo! È che Jen vi voleva chiedere qualcosa!”

Jennifer fulminò l'amica con lo sguardo, diventando molto rossa. Wendy le fece come un cenno d'incoraggiamento.

“Mi promettete di non ridere?” Chiese Jennifer ai ragazzi, visibilmente nervosa.

“Perchè dovremmo?” Rispose Lucas “Dai spara!”

“Volevo sapere come sta Will!” Disse Jennifer, parlando molto velocemente.

Wendy scosse appena la testa con rassegnazione, mentre i tre ragazzi fissavano stupiti Jennifer, che dava l'idea di voler scomparire nel terreno.

“Will sta bene! L'abbiamo sentito qualche giorno fa” Disse Mike, prendendo in mano la situazione. Aveva visto Lucas iniziare ad avere un sorriso poco promettente.

“Si? Gli ho scritto un po' di tempo fa... Ma non mi ha mai risposto” Ammise la ragazza, diventando così rossa che Mike iniziò a sentirsi in imbarazzo per lei.

“Oh quello è normale!” Disse Dustin “Anche a noi non risponde mai alle lettere”

Era una bugia bella e buona, ma Dustin non aveva il coraggio di dire la verità a Jennifer, che sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.

“Si è sempre impegnato!” Convenne Mike.

“È troppo preso dal suo lavoro!”

“Lavoro?” Chiese Jennifer.

“Si. È entrato nel giornale della scuola dove va adesso. Si occupa di un albo a fumetti che esce tutti i mesi”

“Era bravissimo!” convenne Jennifer.

“Grazie per il tatto” Sussurrò Wendy all'orecchio di Mike.

“Figurati! Era diventata un peperone!” Disse Mike.

“Ci ho messo due settimane a convincerla a venire a chiedervi notizie. Ma lei si vergognava troppo”

“Lo vedo”

“Sai, credo che Will gli manchi parecchio. Forse troppo per un semplice amico non trovi?”

“Uhm...” Fece Mike. Questo era interessante. Avrebbero dovuto sicuramente avvisare Will alla prima occasione. Almeno fare in modo che rispondesse alla lettera di Jennifer.

“Senti Mike” Riprese Wendy, mentre Jennifer sembrava finalmente essersi sciolta e parlava allegramente con Dustin e Lucas “Tu sei nel club di scienze giusto?”

“Si” Rispose semplicemente lui, non capendo dove lei volesse arrivare.

“Io non sto andando benissimo con quella materia. E nemmeno con matematica a dirla tutta. Potresti aiutarmi a studiare?”

“Oh!” Esclamò Mike, colto alla sprovvista “Si certo! Non vedo perché no!”

“Fantastico!” Fece Wendy, con un gran sorriso “Facciamo oggi dopo scuola?”

Mike rimase scombussolato dall'entusiasmo della ragazza e ci mise un momento a rispondere.

“Oggi non posso! Ho lezione di karate dopo scuola”

“Allora domani?”

“Ehm... Si va bene!”

“Fantastico” Disse Wendy, gioiosa “Non sapevo facessi Karate. Ma mi sembrava che avessi messo su qualche muscolo ultimamente”

“Se lo dici tu” Disse Mike imbarazzato. Mentre parlava, Wendy aveva appoggiato la mano sul suo braccio, e questo gli dava un certo disagio.

Wendy si concentrò sul suo pranzo, ma Mike era sicuro di averle sentito sussurrare “Molto interessante”

Finito il pranzo, Mike rimase indietro per lasciare alcuni libri nell'armadietto. Chiudendolo, trovò Max esattamente dietro la porticina, che lo fissava furiosa.

“Argh! Cazzo Max! Che ti salta in mente?” Imprecò spaventato Mike

“A me? A te che cosa salta in mente?” Rispose lei. Dalla voce, sembrava molto arrabbiata.

“Ma tu non dovresti essere nella fase in cui non parli a nessuno di noi perché sei arrabbiata con Lucas?”

“Voglio tutelare la mia migliore amica!” Rispose lei, furiosa.

“Di cosa stai parlando?” Chiese lui, confuso.

“Wendy Collins!” Max sputò fuori il nome della ragazza come se fosse una bevanda dal pessimo sapore.

“Sul serio Max! Tu la devi smettere di origliare gli altri che parlano!” Ribattè Mike, irritato. Prese il suo zaino e fece per allontanarsi. Ma evidentemente Max non aveva ancora finito.

“Non ti darebbe fastidio se non avessi qualcosa da nascondere!” Affermò lei.

“A me da fastidio per principio! E poi non ho nulla da nascondere! Mi ha solo chiesto di studiare assieme! Ma questo già lo sai spiona!”

“Oh andiamo testa vuota!” Esplose lei “È la scusa più vecchia del mondo per convincere una persona a vedersi da soli! E poi dimmi: quante ragazze, nel chiederti di studiare, controllano quanti muscoli tu abbia messo su?”

“Quindi secondo te Wendy vuole uscire con me?”

“Non secondo me! È lampante Mike!”

Mike scoppiò a ridere.

“Esattamente cosa ci trovi di divertente?”

“Andiamo Max!” Disse Mike “Io sono strano ricordi? E sono un secchione! Io non piaccio alle ragazze”

“A El si!” Gli ricordò Max “Ma se hai una così bassa autostima, allora di certo penserai che sia solo questione di tempo prima che trovi un ragazzo migliore di te”

“Grazie Maxine! Sei molto d'aiuto!” Ringhiò Mike, punto sul vivo.

Max spalancò la bocca, indignata all'uso del suo nome completo.

Stava per ribatte, ma si accorse che Mike stava osservando qualcos'altro. Seguendo il suo sguardo vide un uomo in divisa da poliziotto appendere alcuni fogli in bacheca.

“Altre persone scomparse” Fu il triste commento di Mike. Negli ultimi mesi erano scomparse molte persone, sia dall'Indiana che anche dagli stati vicini. Il telegiornale aveva parlato di una possibile setta religiosa, ma i suoi genitori evitavano accuratamente l'argomento.

“A me quell'uomo da i brividi” disse Max, osservando l'uomo andarsene. Non le piaceva per nulla il capo della polizia che era venuto a sostituire Hopper.

“Almeno non mi minaccia perché sto troppo con sua figlia” commentò Mike “ Dai andiamo o faremo tardi”

Max osservò un ultima volta il poliziotto, prima di seguire Mike verso la loro classe.

 



 

Will sfumò con molta attenzione il suo disegno con il dito. Era la prima volta che il suo personaggio preferito appariva in costume, e voleva che fosse perfetto.

Erano in una piccola stanzetta a scuola, poco illuminata e decisamente troppo calda. Will era concentrato sul disegno che doveva colorare. In sottofondo si sentiva il costante ed ininterrotto parlare di Andy che preparava la trama dei prossimi episodi del loro fumetto, interrotta solo ogni tanto dalla voce di Tom, che gli faceva notare di essere andato in contraddizione o di aver detto una cosa con poco senso.

I ragazzi con cui lavorava all'albo a fumetti della scuola erano gli unici amici che aveva trovato. Sua madre li definiva 'Il suo nuovo gruppo di amici', ma Will preferiva chiamarli 'Gli amici di scuola'.

Era stato Andrew, Andy per gli amici, a chiedergli di unirsi al suo gruppo. Aveva notato che era bravo a disegnare e gli aveva proposto di venire a dare una mano alla realizzazione del fumetto.

“Allora facciamo così” Stava dicendo Andy “Quando Serpente si arrampica sull'Empire State Building, BillyBud lo insegue, facendo da esca, mentre... Cazzo Will! È fantastico!”

Andy prese il foglio che Will stava disegnando e lo mostrò agli altri. Tom fischiò di approvazione come quando vedeva una bella ragazza, MJ rimase a bocca aperta e Dom si alzò addirittura per fare un inchino a Will.

“Esagerate ragazzi!” Esclamò Will, leggermente imbarazzato.

Dopo il siparietto, la situazione tornò alla normalità. Andy e Tom ripresero a parlare della trama, MJ a battere alla macchina da scrivere e Dom a disegnare.

“Ragazzi! È tardissimo!” Esclamò all'improvviso MJ, saltando in piedi. Will guardò l'ora. Erano le 3 e 20. Era decisamente tardi.

“Se mio padre mi sgrida di nuovo perché faccio tardi giuro che me la pagate!” ringhiò MJ, mentre uscivano dallo stanzino che usavano come ufficio.

“Non è colpa nostra se l'ispirazione ci prende alla sprovvista e ci fa perdere la nozione del tempo” Rispose Tom, fingendosi innocente. Dominik e Will risero allo sguardo con cui MJ fulminò il ragazzo.

“Sabato sera danno 'The Hitcher' al cinema” Esclamò Andy “Che ne dite se facciamo un'uscita di gruppo?”

“No!” Rispose secco Dominik.

“Perchè?” Fece offeso Andy.

“Già perché? Quel film sembra interessante!” Protestò Will.

“Ah! Te non conosci ancora bene Andy” Disse Tom “Quando dice 'Uscita di gruppo' significa che ci userà per far sentire una ragazza più a suo agio, per poi sparire a metà serata per stare da solo con lei”

“Bravo Tom! Infatti ho già detto a Sally che ci sarete sia tu MJ che Brenda! E lei ha accettato, quindi...”

“Guarda che io e Brenda non stiamo più insieme”

“Dettaglio!” Tagliò corto “Mi serve che vi rimettiate assieme per un paio d'ore”

Will sospirò. Brenda era una ragazza della sua classe. Era la prima ragazza ad averlo davvero interessato in vita sua. Si erano addirittura messi assieme poco prima di Natale. Rischiava di scoppiare a ridere al solo ricordo cella faccia che avevano fatto Mike, Dustin e Lucas quando lo avevano scoperto. Peccato che, dopo quattro mesi passati assieme tutto sommato bene, lei lo avesse mollato di punto in bianco. Sua mamma diceva che lo aveva fatto per vedere se lui davvero teneva a lei, ma in fondo Will si era scoperto abbastanza stufo di lei. Ed era per questo che non aveva alcuna intenzione di fare quello che chiedeva Andy.

“No!” Sentenziò Will.

“Oh avanti Byers! Per favore” Insistette Andy.

“No!”

“Ti prego!”

“Cosa non capisci? La N o la O?” Fece Will spazientito.

“Andy lascia perdere!” Intervenne Dominik “Will è un osso duro su quest'argomento”

“Ha ragione” disse Tom “Dovresti provare a convincere Dominik a portare la sua ragazza!”

“Ragazza?” Chiesero Andy e Will. Nessuno di loro sapeva che Dominik avesse una ragazza.

“Io non ho una ragazza!” Ringhiò Dominik, diventando rosso sugli zigomi, segno che era imbarazzato.

“Si è vero! Non le ha ancora parlato e non sa nemmeno come si chiama! Però gli piace!” Continuò Tom, ignorando lo sguardo omicida con cui lo stava guardando Dominik.

“Nemmeno come si chiama?” Chiese Will, stupito. Dominik scosse il capo, evidentemente imbarazzato.

“Beh puoi chiederglielo adesso!” Esclamò MJ “È appena passata!”

Dominik si voltò di scatto. Will cercò di seguire il suo sguardo, incuriosito, ma non riuscì a distinguere chi stesse guardando il ragazzo. Anche perché lui non aveva idea di chi piacesse a Dominik.

“Pazienza... Le parlerò la prossima volta!” Disse evasivo Dominik.

“Oh non te la caverai così stavolta!” Ribattè MJ. Con l'aiuto di Tom, i due trascinarono Dominik verso dove doveva essere andata la ragazza, con due incuriositi Will e Andy alle calcagna.

“Non pensavo che a Dominik potesse piacere una ragazza! Disse Andy “Insomma, non ha mai accennato a nessuna ragazza!”

“Guarda che non a tutti piace corre dietro alle ragazze come fai tu!” Disse Will. Lui stesso preferiva giocare o stare con gli amici piuttosto che correre dietro ad una ragazza. Brenda era stata un caso eccezionale.

“Eccola lì!” Esclamò all'improvviso MJ, fermandosi di colpo.

“Ti va anche bene Dominik! È da sola!”

“Lei è sempre da sola”

Dominik taceva, tenendo lo sguardo fisso davanti a se. Will guardò il corridoio davanti a se. C'erano diversi gruppetti di ragazze, ma solo una era da sola. Stava bevendo dalla fontanella dell'acqua, tenendosi i capelli di lato per non bagnarli. Rimase spiazzato rendendosi conto che quella ragazza era Eleven.

“Lei?” Chiese stupito Andy “Dominik ti piace la muta?”

Will fulminò con lo sguardo Andy. Sapeva che Eleven aveva difficoltà a stare con i compagni di scuola e non parlava quasi con nessuno. Ma a Will non piaceva affatto che la si definisse in quel modo. Era offensivo.

“Non chiamarla così!” Disse Dominik.

“Oggettivamente Romeo?” Ribattè Andy “L'hai mai vista parlare con qualcuno?”

“No... Ma...”

Dominik non finì la frase. Eleven aveva raggiunto il suo armadietto e lo aveva aperto per metterci dentro un libro, ma qualcosa si era rovesciato, facendole finire addosso quello che doveva essere latte. Eleven spostò lo sguardo dai cartoni rovesciati nel suo armadio ai suoi vestiti sporchi di bianco, confusa. Quasi tutti nel corridoio si erano messi a ridere.

“Questo è un allenamento, Muta!”

Will alzò lo sguardo. A parlare era stata una delle bulle dell'ultimo anno. Delle ragazze che, senza apparente motivo, avevano preso di mira Eleven.

“Una poveraccia come te, che non sa nemmeno parlare, dovrà prepararsi a ricevere roba bianca in faccia per sopravvivere”

Molti nel corridoio risero più forte e, Will notò con molta rabbia, anche Andy e Tom ridacchiarono.

Will sapeva che Eleven era troppo innocente per afferrare il volgare doppio senso di quella bulla. Ma sapeva anche che quegli scherzi la facevano stare molto male. Will notò che la ragazza aveva gli occhi lucidi di lacrime mentre si voltava verso il suo armadietto.

Will non badò agli altri che ridevano. Non badò a MJ che diceva a Dominik che quello era un buon momento per farsi avanti. Andò dritto ai bagni, prese un rotolo di carta assorbente e lo portò ad Eleven.

“Tieni! Asciugati!” Le disse, porgendole qualche strappo. Lei lo guardò con occhi tristi e confusi, prendendo la carta e asciugandosi il viso.

“Grazie Will” Disse El debolmente.

Il ragazzo le sorrise, cercando di confortarla silenziosamente. Prese un libro e cercò di asciugarlo come poteva.

“Cosa succede qui?”

La voce del preside rimbombò nel corridoio. In pochi secondi, tutti i ragazzi li vicino se la diedero a gambe. Will e Eleven rimasero da soli.

“Che cosa è successo al tuo armadietto Harper?” Chiese il preside dopo essersi avvicinato, sbagliando il cognome di Eleven.

“Mi hanno fatto uno scherzo” Disse piano la ragazza.

“Chi è stato?” Chiese arrabbiato il preside, dopo aver guardato il pavimento pieno di latte.

“Le solite, signor preside!” Esclamò Will. Non aveva nemmeno più voglia di arrabbiarsi. Lui e sua madre avevano detto più volte al preside quello che quelle bulle facevano a Eleven. Ma non era servito a niente.

Come Will si aspettava, il preside distolse lo sguardo, borbottando qualcosa a riguardo a provvedimenti seri che Will non volle ascoltare.

“Ehm... possiamo aiutare?” Will alzò lo sguardo, vedendo che gli altri si erano avvicinati. A parlare era stato Dominik, che aveva lo sguardo fisso su Eleven. Gli altri stavano guardando Will.

“Pensate a questi!” Ordinò Asciutto Will indicando i libri zuppi di Eleven. Aveva notato che i suoi amici si erano avvicinati solo quando erano rimasti soli, e questo lo aveva irritato molto.

“Se la prendono sempre con te vero?” Disse timidamente Dominik, dopo una gomitata di Tom.

Eleven lo guardò, facendo abbassare immediatamente lo sguardo al ragazzo. Annuì alla fine, voltandosi a guardare verso dove il preside si era allontanato.

“Non farà niente nemmeno questa volta vero?” Chiese triste.

“Penso che spetti a noi dare una lezione a quelle bulle!” Disse Will arrabbiato.

Alla fine erano riusciti più o meno ad asciugare tutto. Will richiuse con forza l'armadietto.

“Tieni!” Disse porgendo la sua felpa a Eleven “Mettiti questa! E asciutta e io ho caldo comunque!”

“Grazie Will. Ma adesso devo andare all'allenamento di Baseball. E poi mi terrò la divisa.”

“Ok. Come vuoi”

Eleven sorrise a Will, allontanandosi verso il campo.

 



 

“E in queste grandi cisterne mettiamo il latte a fermentare. Ci serve per fare il formaggio. E questa invece...”

Erika sbuffò rumorosamente. Era la terza volta in tre anni che la sua scuola li portava in gita in quella fabbrica alimentare in tre anni. La prima volta era stata carina. La seconda volta era stata noiosa. Quella volta avrebbe addirittura preferito rimanere a fare lezione a scuola.

“Possibile che non ci sia un posto più interessante dove andare a Hawkins?” Si lamentò a voce alta.

“Temo di no!” Disse semplicemente la sua maestra, comparendo accanto a lei.

“Non ci credo!” Esclamò lei.

“Oh guarda! Sta iniziando la parte migliore! No Brian! Eric! Così vi fate male!”

La maestra corse a fermare due suoi compagni che si erano messi a tirare la coda di una mucca. Erica scosse la testa, sempre più sconcertata dalla stupidità dei maschi.

Lo sguardo le cadde su una porta, notando che era semi aperta e con un interessante cartello “Solo personale autorizzato” Scritto sopra.

Dopo aver controllato che nessuno la stesse guardando, si infilò svelta nella porta.

Era un lungo corridoio poco illuminato. Erica trovava molto divertente esplorare quei posti. Doveva essere una fissazione che le era venuta da quando quei nerd l'avevano convinta ad infilarsi nel condotto dell'aria russo.

Storcendo il naso ricordandosi che la promessa di gelato gratis per sempre era sfumata, Erica proseguì a cercare qualche posto interessante.

Accese la luce in una stanza, trovando solo una serie di provette. Nulla di interessante. In quella dopo si trovò davanti ad una serie infinita di torte.

“Ora si che cominciamo a ragionare!” Disse tra sé, strappando un pezzo da una crostata e addentandolo. Era ancora tiepida. Squisita. Prese quella torta, assieme ad altre due, ed uscì di corsa.

Adesso si che quella stupida gita aveva un senso.

Tornò indietro sui suoi passi e aprì la porta per uscire. Solo allora si rese conto che doveva aver sbagliato strada. Doveva essere finita sul retro della fattoria, perché davanti a lei c'era solo un piccolo cortile.

Sbuffò e fece per tornare indietro, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Di fronte a dove si trovava lei c'era un capannone, evidentemente abbandonato. Le finestre che vedeva erano rotte ed il tetto era arrugginito. Una scala antincendio era parzialmente crollata. Tuttavia ad attirare la sua attenzione era stata l'insegna, che raffigurava due bambine intente a giocare con le bambole.

Conosceva quella fabbrica. Aveva chiuso all'improvviso qualche mese prima, lasciando senza lavoro il padre di una sua amica.

L'idea di tornare a casa non solo con delle torte squisite, ma anche con bambole nuove gratis le stuzzicò la mente. Dopotutto quando si abbandonava una fabbrica spesso si dimenticava qualcosa.

Mise i dolci nello zaino e scavalcò la recinzione che divideva la fattoria dal capannone.

Iniziò a girare attorno all'edificio, cercando un'entrata. Arrivò ad una porta e cercò di aprirla, trovandola stranamente chiusa a chiave.

“Che strano” Disse tra se. Che senso aveva chiudere a chiave una fabbrica abbandonata?

Fu in quel momento che si accorse che, davanti a lei in un posto non visibile dalla strada, erano parcheggiati alcuni furgoni aperti. Ad Erica sembrarono familiari, ma non ebbe il tempo di chiedersi dove li aveva visti. Un portone si aprì e uscì un uomo. Era di spalle, quindi non poteva vederla. Rimase ad osservare, incuriosita. Che avesse beccato un ladro mentre portava via qualcosa?

Poi Erica notò qualcosa sulla sua schiena, qualcosa che somigliava terribilmente ad un mitra.

“Merda!” Imprecò Erica, nascondendosi dietro l'angolo dell'edificio. Ci fu un forte rumore metallico. Guardando in basso, Erica si accorse di aver urtato un secchio arrugginito. Sbirciò oltre l'angolo, vedendo che la guardia armata aveva imbracciato il mitra e stava venendo verso di lei.

“Merda! Merda! Merda!” Imprecò ancora, iniziando a correre, in cerca di un posto dove nascondersi.

La guardia svoltò l'angolo con il fucile puntato. Avanzò, puntando un bidone dell'immondizia li vicino, unico nascondiglio possibile. Lo aprì di scatto, puntando il mitra, ma era vuoto. Guardandosi attorno, osservò che non c'era nulla di sospetto. Così decise di tornare sui suoi passi.

Per fortuna di Erica, non pensò di controllare anche la scatola di cartone rovesciata accanto al bidone. Erica la sollevò leggermente, osservando i piedi dell'uomo allontanarsi. Se l'era davvero vista brutta.

Facendo attenzione a non urtare più niente, si allontanò di corsa. Ma aveva già deciso che sarebbe tornata, meglio attrezzata, per vederci più chiaro.

 



 

“Grace Spencer?”

Steve si sporse oltre lo scaffale, stando ben attento a non essere visto. Individuò una ragazza non molto alta e con i lunghi capelli castani.

“Non male... Quel vestito le dona. Direi un otto e mezzo!”

Robin alzò lo sguardo dal registratore di cassa, fissando Steve come se fosse pazzo.

“Devi essere proprio in astinenza per dare otto e mezzo alla Spencer!” Commentò.

Steve andò al bancone e vi si appoggiò con apparente noncuranza. Parlare delle ragazze che entravano nel negozio era il loro passatempo preferito. Sorprendentemente più da Robin che da Steve. Forse, pensava la ragazza, avere finalmente qualcuno con cui parlare do com'era davvero e di cosa le piaceva davvero, la faceva sentire libera. Eppure Steve Tontolone Harrington aveva davvero dei gusti terribili in fatto di ragazze.

“Sentiamo...” Stava dicendo Steve “Cos'ha lei che non va?”

“Fermandoci solo all'aspetto fisico, perché sul carattere stendo un velo pietoso, è completamente sproporzionata. Sarà alta uno e sessanta, forse, e ha un seno enorme in confronto. Non sta affatto bene”

“Da quando avere un seno grande è un difetto?” Chiese Steve.

“Steve...” Esalò stanca Robin.

“Quindi secondo te una come... Non so... Ecco!” Fece Steve, schioccando le dita, indicando un gruppo di ragazze che si beveva delle bibite al bancone dell'area bar “Olivia Kimberly! Lei dovrebbe essere il tuo tipo di ragazza ideale.

Robin fece un verso a metà tra uno sbuffo e una risata, per poi fermarsi a guardare interessata le gambe della ragazza che Steve aveva indicato.

“Beh...” Comincio.

“HARRINGTON!”

L'urlo di Keith che arrivava di corsa fece voltare tutte le persone nel negozio.

“Guarda che ti sento anche se non urli Keith!” Disse stancamente Steve, mentre Keith depositava poco gentilmente una scatola di cartone sul bancone.

“Che cos'è questa roba?” Chiese adirato.

“Sono le cassette che ho ordinato” Fece Steve come se spiegasse una cosa ovvia.

Robin si battè una mano sulla fronte. Steve non avrebbe mai imparato come si faceva a lavorare.

“Tu hai fatto cosa?” Chiese Keith incredulo.

“Le ho ordinate! Metà delle persone che entrano qui le devo mandare via perché non abbiamo quello che cercano. Così ho fatto una lista e li ho ordinati!”

“Tu hai fatto una lista?”

“Si!”

“E li hai ordinati...”

“Cosa non capisci Keith?” Fece Steve confuso “Certo che li ho ordinati!”

“Lo sai? Sono mesi che aspetto un motivo per farti buttare fuori!” Sibilò Keith “E adesso appena il capo lo scopre vedi che...”

“Sono arrivati?”

Una ragazza si era intromessa nella conversazione, guardando speranzosa Steve.

“Ciao Mary! Controllo subito” Fece Steve ammiccante, guadagnandosi uno sguardo rassegnato da Robin.

“Eeeeee... Eccole qui bellezza!” Disse Steve, tirando fuori due videocassette dalla scatola di Keith “Grease e Una sirena a Manhattan per te”

In un baleno la scatola venne presa d'assalto da almeno una dozzina di ragazze. Steve osservava soddisfatto, mentre Keith si era completamente dimenticato la sfuriata, impegnato com'era ad ispezionare con attenzione il sedere delle ragazze così spudoratamente da infastidire Robin.

“Ricordate ragazze!” Disse Steve ad alta voce, per superare il rumore di fondo del chiacchericcio delle ragazze in fila per pagare “Cinque dollari un giorno. Dieci per tutto il fine settimana! E se avete bisogno di altri film, chiedete di Steve!”

“A te va sempre bene!” Commentò Robin, dopo aver fatto pagare l'ultima ragazza.

“Mi va sempre bene perché so quello che faccio! Se aspettiamo Keith prima o poi le ragazze scapperanno da questo posto!” Commentò Steve.

“Non parlavo delle cassette” Esalò Robin, mentre gli porgeva una banconota da dieci dollari, con una punta d'invidia nella voce. Sulla banconota c'era scritto con un pennarello 'Olivia' insieme ad un numero di telefono.

“Oh-Oh!” Esultò Steve, prendendo la banconota “Ecco la prova che il vecchio Steve non ha perso il suo smalto!”

“Perchè? Avevi dubbi?”

Steve si voltò sorridente.

“Ciao Henderson! Sinclair!” Salutò. Dustin e Lucas erano appena entrati nel negozio.

“Ciao Bimbi!” Salutò stancamente, mentre Steve scambiava allegro la sua solita stretta di mano con Dustin e Lucas.

“Fino a quando ci chiamerai bimbi?” Chiese irritato Lucas.

“Penso finchè non avrete la mia stessa età!” Rispose Robin. Lucas fece una smorfia.

“Di un po' Steve” Disse Dustin “Hai qualcosa da consigliarci per stasera?”

“Ehm...” Disse Steve, guardando lo scaffale delle cassette.

“Siete in una botte di ferro” Commentò divertita Robin.

“Che ne dici di un bell'Horror?” Disse Steve, ignorando Robin “Magari Alien. Oppure Nightmare! Va forte sai?”

“Non saprei” Fece Dustin, studiando la confezione de 'La nebbia'.

“Trovato!” Esultò Lucas, facendo voltare tutti e tre. Il ragazzo andò dritto al bancone e diede la cassetta a Robin. La ragazza la studiò un attimo.

“Lovesick? Sul serio?” Chiese, studiando stupita il sorriso di Lucas.

Dustin fece un verso di disapprovazione.

“Ti ricordi quando lo abbiamo visto la prima volta?” Protestò “Si è addormentata persino El da quanto era noioso!”

“Si ma è il film preferito di Max” Disse Lucas.

“Non la facevo così romantica!” Commentò Robin.

“Sa essere un zuccherino!” Fece ammiccante Lucas

“Non l'avrà scaricato di nuovo!” Fece Steve, incredulo, rivolto a Dustin.

“Già” Rispose semplicemente Dustin.

“Non ci posso credere” Commentò Steve, passandosi una mano sulla fronte.

“Che hai fatto questa volta?” Chiese Robin.

“Potrei aver aperto una delle scatole di suo fratello e aver guardato un numero di Penthause” Ammise Lucas esitante.

“Oh buon Dio!” Esclamò in disapprovazione Steve.

“Che schifo!” Rincarò Robin.

“Esatto!” Li raggiunse la voce di Keith “Tutti sanno che Playboy è molto meglio di Penthause!”

“Sparisci Keith” Dissero i quattro in coro. Keith si allontanò solo dopo aver fatto l'occhiolino a Lucas. Il ragazzo ebbe un vistoso brivido.

“Mi fai pagare la cassetta per favore?” Chiese nervoso.

“Certo... Cinque dollari”

Lucas mise una serie di monete sul bancone e prese la cassetta. Salutò e uscì dal negozio.

“È un caso disperato!” Commentò Steve.

“Già! Avrebbe proprio bisogno di un consiglio da Mamma Steve sull'amore!” Disse Robin, canzonatoria.

“Sta zitta!” Ribattè lui, facendola ridere, mentre prendeva la scatola per sistemare sugli scaffali il poco che era rimasto all'interno.



 

 

 

Will era seduto sulle piccole tribune che circondavano il campo da baseball della scuola. Osservava distratto le ragazze alternarsi al posto di battuta per l'allenamento.

Non amava particolarmente il baseball. Ad essere sinceri gli faceva davvero schifo. Ma non era per quello che era li.

Allungò la testa per cercare di vedere El. Era in fila per il suo turno di battuta. Parlava con una sua compagna e sorrideva. Dopo quello che era successo a scuola, andava benissimo.

Era stata sua madre a spingerla a provare a giocare a baseball. El non era stata molto convinta, ma sua madre diceva che l'avrebbe aiutata a legare con qualche amica. In parte aveva funzionato. El si divertiva a giocare a baseball e, per quanto Will ne capisse, era diventata anche bravina.

“Non sapevo ti piacesse il baseball”

Will voltò la testa, vedendo Dom che si stava sedendo accanto a lui. Gli stava offrendo una lattina di Pepsi. Dietro a lui c'erano Tom e Andy. Mj doveva essere finalmente andata a casa.

“Non mi piace infatti” Si affrettò a chiarire Will, prendendo la lattina.

“Posso chiederti come la conosci? Non vi ho mai visto insieme” Domandò curioso Dom. Will sapeva che parlava di Eleven. Tom borbottò qualcosa all'orecchio di Andy, facendo ridacchiare l'amico.

“Abbiamo orari completamente diversi a scuola” Disse semplicemente Will “Per questo non ci hai mai visto assieme. Comunque è mia sorella”

“Sorella?” Esclamò Stupito Andy “Ma il preside non l'ha chiamata Harper?”

“Si sorellastra!” Si corresse Will, con sufficienza. Non gli piaceva la parola sorellastra. “È venuta a vivere con noi poco prima che lasciassimo l'Indiana”

“Come si chiama?” Chiese Dom, simulando male di dare poca importanza alla domanda, ma si vedeva che era avido di informazioni sulla ragazza. Will pensò che era meglio chiare alcune cose.

“Jane” rispose, dopo un momento di attesa “Si chiama Jane, ma tutti la chiamiamo El”

“Tutti chi?” Chiese Tom.

Come risposta, Will prese una foto dallo zaino e la porse agli altri.

“Noi. Il mio party di Hawkins” Disse. Era una foto che si erano fatti l'anno prima, quando Dustin doveva partire per il campus di scienze. Will adorava quella foto, al punto che aveva preso l'abitudine di portarla con sè.

“Chi è questo? Quello che Jane abbraccia” Chiese Dom.

Will non avrebbe nemmeno avuto bisogno della specifica. Si aspettava quella domanda. El in quella foto era abbracciata a Mike.

“Mike. Il mio migliore amico, ed è il ragazzo di El” Rispose senza voltarsi. Era finalmente arrivato il turno di battuta di Eleven. Will osservò la ragazza prepararsi.

“Vuoi dirmi che la Muta... Scusa Jane, ha un ragazzo?” Disse stupito Tom.

“È così strano?” Chiese Will, facendo una smorfia di delusione mentre El mancava malamente il primo lancio.

“No! Certo che no!” Si affrettò a specificare Tom “È solo che...”

“Cosa?” Disse stancamente Will.

“Insomma...” continuò Tom esitante “Lei sembra... Come dire... Normale. Ma perchè allora è nel recinto?”

Will fece una smorfia. Il 'recinto', come lo chiamavano tutti, era una classe particolare dove andavano i ragazzi con dei problemi a scuola. Sua madre aveva voluto a tutti i costi che El andasse in quella classe, perchè pensava che, non essendo andata mai a scuola, potessero aiutarla meglio. Ma Will non era sicuro che fosse stata una buona idea. Aveva finito per marchiare El come 'strana', per usare un termine gentile, ed era stata inevitabilmente presa di mira.

“El non è mai andata a scuola” Disse Will, tristemente “Ha avuto un'infanzia terribile. Non è mai uscita di casa e non ha mai avuto amici fino a dodici anni”

“Mai uscita di casa?” chiese Dom. Will scosse il capo.

“I suoi genitori erano cattivi con lei” Continuò Will “Non poteva vedere altri bambini, e nemmeno mai uscire di casa o giocare fuori. Noi l'abbiamo trovata quando è scappata. Si è nascosta a casa di Mike per una settimana, prima di essere costretta a scappare di nuovo perchè i suoi genitori l'avevano trovata. L'ha ritrovata lo sceriffo di Hawkins un mese dopo in un bosco. L'ha nascosta per quasi un anno senza farlo sapere a nessuno, nemmeno a noi”

“Perchè?” Saltò su Dom.

“Perchè, teoricamente, era un rapimento. E i suoi genitori la stavano ancora cercando. Alla fine però sono stati arrestati e lei era libera di stare con noi. Però...”

“Però?” Incalzò Tom. Will osservò il lanciatore sbagliare il lancio a El prima di rispondere.

“C'è stato un incidente, in un centro commerciale il quattro Luglio. Noi eravamo lì. Ci siamo salvati, ma suo padre... lui non ce l'ha fatta”

“Cazzo...” Imprecò Andy.

“Mi dispiace” Disse Dom.

Will scrollò le spalle “Solo evitate di farne parola con El, o con chiunque altro per favore”

Will sentì i suoi amici bisbigliare qualcosa alle sue spalle. Lui rimase concentrato su El, che purtroppo aveva mancato anche la seconda palla.

“Will” Attirò la sua attenzione Dom “A te piace Dungeons&Dragons?”

“Se mi piace? Lo adoro!” Ammise Will, sorpreso.

“Stasera ci troviamo a casa mia per una partita. Vuoi venire?” Propose Dom.

Will s'illuminò.

“Assolutamente si” Disse felice. Sapeva di aver promesso di non unirsi a nessun party al di fuori del suo. Ma aveva troppa voglia di giocare a D&D.

Si voltò sorridente, giusto in tempo per vedere El che, finalmente, colpiva la palla. La ragazza rimase incredula, osservando a bocca aperta la palla volare lontanissimo e atterrare fuori dal campo.

El fece il giro delle basi di corsa. Quando incrociò lo sguardo di Will, il ragazzo le fece un gesto di esultanza con le braccia, a cui lei rispose con un gran sorriso felice.

Finito l'allenamento, El raggiunse di corsa Will. Sprizzava gioia da tutti i pori.

“Sei stata Super El!” Esultò Will, quando la ragazza lo abbracciò felice.

“Si! Davvero Super!” Intervenne Dom, diventando rosso all'istante. El sciolse l'abbraccio e guardò Dom.

“Grazie...” disse infine. Will sentì una nota di diffidenza nella sua voce.

“El, loro sono i miei amici del fumetto. Tom, Dom e Andy”

“Ciao!” Salutò El. Gli altri ricambiarono, ma nell'aria c'era un certo imbarazzo. Tom e Andy continuavano a guardare Dom, come in attesa che facesse qualcosa.

“Will” Disse El “Secondo te va bene se Cindy e Monica viene a casa nostra stasera?”

“Oh!” Fece Will sorpreso. El non aveva mai invitato qualcuno a casa “ Certo che si. Dillo solo a mamma stasera”

El sorrise felice.

“El...” Disse Dominik “posso parlarti un momento? In privato per favore”

“Si...” Disse El, dopo aver guardato Will dubbiosa. Il ragazzo le fece cenno che era tutto ok.

I due si allontanarono abbastanza da non essere sentiti. Will rimase ad osservarli.

“Controlli tua sorella per il tuo amico?” chiese divertito Tom.

“Non serve. El non lascerebbe mai Mike” Disse convinto. “Non di nuovo” Aggiunse nella sua mente.

Dopo un momento, El e Dom si riavvicinarono.

“Allora a stasera Will!” Lo salutò Dom, molto allegro. Will rispose con un cenno e si allontanò con El.

“Stasera?” Chiese la ragazza.

“Mi hanno invitato a giocare a D&D” Spiegò Will “Ricordi quel gioco che facevamo sempre io Mike, Lucas e Dustin?”

“Si” Rispose lei.

“Cosa ti ha detto Dom?” Chiese Will, cercando di non essere scortese.

“Mi ha detto che se voglio vendicarmi di quelle ragazze cattive, lui mi vuole dare una mano” Disse El “Mi ha detto di trovarci domani dopo la scuola, vicino alla palestra”

“Ti dispiace se vengo anche io?” Chiese Will. Si fidava di El, ma di Dom ancora non abbastanza da lasciare la ragazza da sola con lui.

El lo guardò confusa.

“Io già pensavo che tu saresti venuto con noi” Disse lei.

“Ah ok!” Disse Will.

“Perchè? Non vuoi venire?”

“No! Io pensavo che Dom... Lascia stare non importa!” concluse Will.

El non sembrava aver capito, ma non insistette. Will sorrise tra se. El era davvero troppo innocente per quel mondo.

 



 

Mike spinse per l'ennesima volta il tagliaerba su per il giardino. Era sfinito. Il sole aveva iniziato a calare, ma il caldo continuava a farsi sentire. Ma almeno finalmente aveva finito. Staccò il sacco dal tagliaerba e lo andò a svuotare in un bidone.

“Peccato che tu abbia finito” Disse Max, raggiungendolo con una bibita in mano “Guardarti sgobbare è molto rilassante Blabla!”

“Come mi hai chiamato?” Ringhiò Mike, fulminandola con lo sguardo. Max ridacchiò.

“Blabla!” Ripetè divertita Max “Parli troppo tu! Limonata?”

“Sono a posto grazie...” Rispose piccato Mike. Si promise di non venire mai più a tagliare l'erba dei Mayfield quando Max aveva litigato con Lucas. Sapeva essere davvero insopportabile.

“Come vuoi... Mamma ha detto di darti questi” Fece lei, porgendogli alcune banconote. Mike fece per prendere i soldi, ma Max ritrasse la mano.

“Ad una condizione” Disse, con un sorrisetto furbo che fece saltare i nervi a Mike.

“Che cosa vuoi ancora?”

“Che mi prometta di non uscire con Wendy Collins domani!”

“Ancora?” Esclamò arrabbiato Mike, facendo un passo in avanti “Per l'ultima volta! Ci vediamo solo per studiare!”

“Sicuro?” Fece lei, studiandolo sottecchi.

“Dammi questi e basta! Mi servono!” Soffiò Mike, strappandole i soldi di mano.

“Okey!” Disse Max, a metà tra l'indispettito e il divertito “E per cosa sentiamo? Un nuovo gioco per l'Atari?”

“Per Eleven” Disse duro Mike. Max si ammutolì

“Io... Vorrei farle un regalo speciale. Qualcosa che le faccia pensare a me. Qualcosa che si ricordi per sempre. Non so... Per quando verrà a trovarci quest'estate. O per il suo compleanno magari”

“Bell'idea!” Ammise Max “Quand'è il suo compleanno?”

Mike aprì la bocca, ma si rese conto in quel momento che non lo sapeva.

“Lo devo ancora scoprire” Disse.

“Bel piano!” Esclamò ironica Max. Mike fece una smorfia.

“Ci vediamo domani” Salutò.

“Non credo” Fece Max “Domani starò male... Ma ricorda che ti tengo d'occhio comunque”

“Oh guarda non avevo dubbi! Spia!”

“Buona giornata Blabla!” Lo salutò lei con un sorrisetto innocente.

“Perchè devi fare la stronza per forza?” Fece Mike.

Max aprì la bocca per rispondere, ma Mike le diede le spalle e si allontanò, segno che non gli interessasse la risposta. Max pensò che probabilmente non si era nemmeno accorto di averlo detto ad alta voce. Tacque e si voltò, rientrando in casa.

Mike raggiunse la sua bicicletta e la alzò dal terreno. Si mise lo zaino in spalla e montò in sella. Era sfinito e non vedeva l'ora di arrivare a casa e farsi una doccia. Ma, dopo appena due pedalate, si fermò. Aveva visto Dustin e Lucas arrivare verso di lui.

“Ehi Mike!” Salutò Dustin “Che cosa ti è successo?”

“Sembra che tu ti sia rotolato ben bene in un campo di Football appena tagliato” Commentò Lucas.

“Ho appena finito di tagliare l'erba ai Mayfield” Spiegò stancamente Mike.

“Max è in casa?” Chiese subito Lucas.

“Si. Quella stronza non voleva nemmeno pagarmi... Lucas dove vai?”

Lucas aveva posato la bici per terra e si dirigeva a passo deciso verso casa di Max.

“Che cosa ha in mente adesso?” Chiese Mike a Dustin.

“Ha noleggiato il film preferito di Max per questa sera” Spiegò Dustin, sedendosi sul tubo della sua bici per aspettare.

Mike fece cadere la testa in avanti.

“È senza speranza...” Commentò in un sospiro.

Lucas arrivò davanti alla porta e alzò il pugno per bussare. Ma non lo fece. Rimase impalato davanti alla porta chiusa.

“Che cosa gli prende?” Chiese Dustin.

“Boh! Basta che si muova che voglio andare a casa”

Alla fine Lucas abbassò il braccio, scosse la testa e tornò indietro con lo sguardo basso.

“Beh?” Chiese Mike.

“Andiamo via!” Disse Lucas.

“Perchè?” Esclamò Mike.

“Perchè hai ragione tu, va bene?” Fece isterico Lucas, alzando di peso la sua bicicletta “Non posso continuare ad umiliarmi e supplicare Max di perdonarmi. Non ne vale la pena”

Dustin e Mike si scambiarono uno sguardo, mentre Lucas partiva in bicicletta.

“Io non ho mai detto questo Lucas” Precisò Mike, non appena l'ebbero raggiunto.

“Ma lo pensi!” Fece deciso Lucas “Lo pensate tutti! E avete ragione! Avete tutti ragione cazzo!”

“Ma tu sei felice con Max...” Cominciò Dustin.

“Si! Sono la persona più felice del mondo con Max! Ma andiamo. Mi ha piantato già otto volte”

“Non erano sette?”

“Dettagli” Tagliò corto Lucas “Io sarò un idiota, ma lei tante volte avrebbe potuto tranquillamente passarci sopra. Ma non lo fa mai. Mette il muso e aspetta che io corra da lei”

“Forse perché è certa che lo farai” Disse Mike. Se ne pentì immediatamente però di quelle parole. Dustin lo guardò storto.

“Non questa volta! Io sono stufo” Esclamò Lucas, accelerando la pedalata. Mike e Lucas ebbero l'impressione che non volesse far vedere la faccia “Andiamo! Vi darò i soldi per questa schifezza di film. Stasera giochiamo a Mario Bros.?”

Dustin e Mike risposero di si. Si scambiarono un secondo sguardo. Entrambi erano sicuri in fondo che alla fine Lucas sarebbe riuscito nel sui intento e Max sarebbe tornata nel gruppo.

Ma quella volta era finita male.



 

 

Nancy parcheggiò la sua piccola moto nello spazio tra il garage e la casa. Abbandonò il casco per terra e si diresse spedita verso casa.

“Ciao Nancy!” La salutò allegramente sua madre, non appena mise piede in casa “Come è andata oggi?”

“Bene!” Tagliò corto Nancy. Non aveva proprio voglia di parlare. La testa continuava a viaggiare verso lo studio fotografico dove Jonathan e Alex lavoravano gomito a gomito.

“Scusa...”Aggiunse, vedendo sua madre che continuava a guardarla, come in attesa che continuasse “Ma oggi abbiamo fatto un sacco di roba. E se non studio subito so già che non lo faccio più. Ci vediamo dopo!”

Nancy imboccò spedita le scale. La signora Wheeler fece un piccolo sospiro. Abbassò lo sguardo sulla piccola Holly, che stava aspettando paziente che la madre bevesse il tè che aveva in mano.

Karen finse di bere il tè dalla tazzina giocattolo della figlia, per poi posarla sul tavolino davanti a lei.

“Holly” Disse alzandosi “Ora la mamma deve andare un momento da tua sorella! Torno per i biscotti!”

“Si mamma!” Disse Holly, già concentrata sulle sue Barbie.

Karen salì le scale e entrò nella camera di Nancy. La trovò seduta sul letto che guardava fisso fuori dalla finestra.

“È difficile studiare senza i libri” Le fece notare, posando la borsa della figlia in un angolo.

Nancy chiuse gli occhi e scosse appena la testa, abbozzando un sorriso. Era proprio stata stupida. Karen si sedette accanto alla figlia.

“Allora...” Iniziò “Che cosa ha fatto Jonathan?”

“Come fai a saperlo?” Chiese Nancy stupita.

“Nancy ti conosco meglio delle mie tasche” Disse sua madre “E quando hai quello sguardo si deve solo al tuo ragazzo”

Nancy abbassò gli occhi.

“Allora?” La incoraggiò Karen.

“Lui non ha fatto niente” Disse “Oggi l'ho sentito. Mi ha chiesto di vederci il prossimo fine settimana”

“Stupendo!” Esclamò Karen.

“Io ho detto di no...” Fece Nancy, abbassando lo sguardo. Più ci pensava, più si sentiva stupida.

“Perchè?” Disse sua madre, guardandola incredula.

Nancy prese un lungo respiro. Si ripromise che non si sarebbe agitata mentre ne parlava.

“È per Alex” confessò.

“Chi è Alex?”

“È una ragazza che lavora con Jonathan” Spiegò.

“Sei gelosa?” Chiese Karen, incuriosita, dopo un momento di silenzio.

“No! Assolutamente no!” Disse Nancy ormai con gli occhi lucidi. Si sentiva un nodo alla gola.

“E perché sei gelosa?” Chiese Karen, ignorando la risposta di Nancy “Ci prova per caso con Jonathan?”

“No... Non che io sappia...”

“E allora perché?” Insistette sua madre.

“Perché è... È perfetta” Ammise Nancy. Jaren tacque, aspettando che la figlia continuasse.

“È simpatica, intelligente, sveglia...” Fece Nancy “Ha le stesse passioni di Jonathan. Ed è un dannatissimo schianto! Potrebbe vincere Miss America se volesse”

Due lacrime ormai scendevano sul volto di Nancy. Karen si stupì che quella nella voce di sua figlia, più che gelosia, fosse quasi rassegnazione.

“Se dovessi descrivere la ragazza perfetta per Jonathan, finirei per descrivere Alex. E anche se descrivessi che ragazza vorrei essere, finirei per descrivere Alex. E come può Jonathan preferire me a lei, se persino io preferirei lei a me?”

“Nancy...” Iniziò sua madre, con un sorriso.

Il rumore della porta del seminterrato che sbatteva le fece sobbalzare entrambe.

“Mike sei tu?” Chiamò Karen.

“Si sono io Mamma!” Rispose la voce di Mike dal piano di sotto.

“Perchè ci hai messo tanto?” Urlò Karen, guardando l'ora.

“Ho fatto esercizi extra!” Tagliò corto Mike “Stasera dopo cena possono venire Dustin e Lucas?”

“Dopo cena si!” Gridò Karen, tornando a concentrarsi su Nancy, per poi voltarsi ancora “Non viene Maxine?”

“Ha piantato Lucas!”

“Ancora?” Fece Karen, incredula.

“Si!” Fu l'ultimo urlo di Mike.

“Come fai a sopportarlo?” Chiese indispettita Nancy. Odiava l'abitudine di suo fratello di urlare da una parte all'altra della casa.

“Mia cara quanto tu e Jonathan avrete dei figli capirai che non si sopportano. Si amano e basta” Disse Karen, con voce stanca.

“Io e Jonathan...” Esalò Nancy. Era una possibilità a cui non aveva mai seriamente pensato.

“E Nancy ricorda. L'amore è come... Un fuoco” Disse Karen, esitando per scegliere l'esempio giusto “E la distanza è come il vento. Se il fuoco è piccolo, il vento lo spegne. Se il fuoco è grande, lo fa diventare un incendio. E credimi il fuoco di Jonathan è bello accesso”

Nancy sorrise, pensando che quello che sentiva dentro era proprio simile ad un fuoco. Un fuoco che cresceva ogni giorno che passava.

“Posso chiederti perchè sei così sicura?” Fece Nancy.

“Nancy Nancy... Ho visto più di un ragazzo innamorato in vita mia. E Jonathan lo è! Lo si vede dal modo in cui ti guarda. Da come ti sta vicino” Karen esitò un momento “E anche da come ti toglie i vestiti di dosso”

“Mamma!” Esclamò Nancy scandalizzata, accendendosi come un fiammifero.

“Avevate lasciato la porta socchiusa!” Si giustificò la madre “Non potevo rischiare che mi traumatizzaste Mike o Holly a vita!”

“Holly forse” Rise Nancy “Mike penso che si sarebbe fermato a prendere appunti!”

Anche Karen si mise a ridere. In quel momento passò Mike davanti alla camera. Fece qualche passo e poi tornò indietro.

“Che succede?” Chiese, mandando giù un biscotto.

“Niente! Cose da donne!” Fece la madre con un sorriso.

“Okey...” Fece Mike, confuso “Mamma hai dato tu tutti quei biscotti al cioccolato a Holly?”

“Quali biscotti?”

“Non lo so. Ma ne ha una scatola intera sul suo tavolino”

“Per l'amor del Cielo!” Esalò stancamente Karen, sfrecciando fuori dalla stanza.

Mike fece passare la madre e poi tornò a guardare Nancy. La ragazza aveva le ginocchia al pettoabe incorciate e lo sguardo perso, pensierosa.

“Ancora Alex e Jonathan?” Chiese Mike.

Nancy lo guardò a bocca aperta. Passi sua madre, ma Mike come faceva a saperlo?

“Tu non devi preoccuparti!” disse Mike “Jonathan non ti lascerebbe mai per Alex”

“E tu come lo sai questo?” Chiese indispettita Nancy, pensando che il fratello avesse origliato.

“Me l'ha detto Jonathan” Disse Mike “O meglio. Ha detto a El che aveva paura che tu fossi gelosa di Alex, ma che non ti avrebbe mai lasciato per lei. E El lo ha detto a me. Quindi puoi stare serena”

Nancy sorrise appena.

“Oh!” Aggiunse Mike, che si era già voltato per andarsene “Per quel che può valere, sappi che io El non la lascerei nemmeno per Kim Basinger! E Jonathan la pensa sicuramente come me!”

Nancy guardò il fratello andarsene. Sapeva che Mike mentiva. Jonathan non parlava di lei nemmeno con sua madre o Will. Figuriamoci se avrebbe parlato a Eleven di una cosa simile. Però il fatto che Mike non l'avesse presa in giro da stronzo come suo solito dopo averla vista così vulnerabile, ma anzi avesse cercato di confortarla a suo modo, la faceva sentire in qualche modo più tranquilla, forse addirittura di più del discorso di sua Madre.

Guardò fuori dalla finestra. Era così stupita da suo fratello che si comportava in modo maturo che quasi si aspettava di essere finita di nuovo nel Sottosopra senza essersene accorta.

 



 

Max sfogliava nervosa una rivista di moda. Era sola a casa, ora che Mike se n'era andato. I suoi erano andati a vedere qualcosa per la casa. Suo patrigno le aveva spiegato tutto nei minimi dettagli e lei, come suo solito, non aveva ascoltato una sillaba. Sapeva che probabilmente sarebbero rimasti via fino a sera, e lei avrebbe finito per mangiare da sola come ormai spesso le accadeva.

Sola. Ecco come si sentiva. Con sua madre sempre fuori, o per lavoro o per piacere con il patrigno, e senza Billy, quella casa era silenziosa e opprimente.

Di solito usciva fuori con Lucas e gli altri in quei momenti. Ma, dato che il suo 'Ragazzo' aveva deciso di esagerare per l'ennesima volta, non aveva davvero voglia di vederli.

“Una poesia con i pupazzi che scendono dal cielo... Ma come gli è venuto in mente?” Disse tra sé. A volte si chiedeva se Lucas la conoscesse davvero.

Si alzò per cercare qualcosa da fare. Andò in cucina, prese una brioche e la addentò, continuando a camminare per casa. Accarezzò addirittura l'idea di mettersi a studiare. Pensò tra se che era davvero messa male.

Guardò il telefono. Poteva provare a sentire El. Era qualche giorno che non si sentivano. Ma poi si ricordò della lavata di capo che si era presa quando sua madre aveva scoperto che chiamava di nascosto in Missouri. Non aveva mai detto a sua madre di El, e non aveva alcuna intenzione di dire che chiamava Will. S'immaginava già l'interrogatorio della madre. Così passò anche oltre al telefono, sbuffando.

Si fermò davanti a una porta. La guardò dubbiosa, esitante. Non era più entrata in quella stanza per mesi, fino a quando quel ficcanaso di Lucas non l'aveva costretta.

Aprì lentamente la porta, che si aprì cigolando, rivelando una stanza buia e polverosa. Scatoloni di varie dimensioni e gli oggetti più disparati erano accatastati dentro alla rinfusa.

Erano tutti gli oggetti appartenuti a Billy. Suo patrigno avrebbe voluto venderli o buttarli, ma Max si era opposta, arrivando a impedirgli fisicamente di prende le cose di Billy. Non sapeva nemmeno lei perchè lo aveva fatto. Forse perchè aveva paura che, senza quelle cose, non sarebbe rimasto niente a ricordare suo fratello.

Avanzò incerta nella camera. Sentiva un forte peso al petto. Aveva odiato ogni singolo oggetto in quella stanza, ed ora li teneva come delle reliquie. A parte quelle riviste oscene, tra cui aveva beccato Lucas a frugare quando avrebbe dovuto cercare un vecchio libro. Chiuse di scatto il cartone ancora aperto che avrebbe dovuto nasconderle. Non aveva voluto che il patrigno le prendesse perchè Max aveva la sensazione che le avrebbe tenute per sé. Le venne il voltastomaco al solo pensiero.

Prese il giubbotto di jeans di Billy, a cui suo fratello aveva categoricamente proibito di avvicinarsi e lo indossò, specchiandosi. Vide un sorriso malinconico formarsi sul suo viso vedendo che era talmente grande che non le uscivano nemmeno dalle maniche.

Rimise il giubbotto al suo posto. Lo sguardo le cadde sui dischi in vinile, che erano ammassati uno sull'altro li vicino. Li prese e si sedette sul letto. Erano talmente impolverati che non riusciva nemmeno a distinguere le scritte. Prese un angolo della sua maglia ed iniziò a togliere la polvere.

“Max”

Max si alzò di scatto, spaventata. Il disco che aveva in mano cadde a terra, spezzandosi rumorosamente in due.

Davanti a lei, accanto alla finestra, c'era la figura di un ragazzo. Era molto più alto di lei, aveva i capelli lunghi e il viso e i vestiti erano sporchi di sangue, talmente scuro da sembrare nero.

“Max...” Ripetè lui. Sembrava sorridere.

“Billy” Sussurrò terrorizzata Max. Il cuore le batteva all'impazzata e sentiva i brividi risalirle il corpo.

“Max ascoltami non ho molto tempo prima che mi scopra! Stanno arrivando!”

“Non è possibile...” Stava dicendo Max “Tu sei... Sei morto!”

“Max ti prego ascoltami!” Si sentiva l'urgenza nella voce di Billy “I corpi di quell'ombra. Si stanno preparando! Qualcosa li tiene in vita...”

“Tu sei morto...”Disse Max, con la voce rotta. Non voleva ascoltare e non voleva guardare. Sapeva che era solo dentro la sua testa.

“Max ascoltami ti prego”

“Vattene via!” Disse Max, coprendosi gli occhi con le mani.

“Max...”

“VATTENE VIA!” Gridò Max disperata.

Riaprì gli occhi, ma davanti a lei c'era solo la stanza vuota.

Max si accasciò a terra, piangendo disperata.

 



 

“Non capisco” disse El nella cornetta del telefono “Oggi hai detto che sareste venute volentieri”

“Si” Gracchiò la voce di Cindy dal telefono “Ma Monica si è dimenticata che doveva andare a cena con i suoi...”

“Puoi venire anche solo tu” disse El.

“Non posso!” Disse subito Cindy.

“Perchè no?”

“Ehm...” Esitò la voce della sua compagna.

“Cindy! Muoviti faremo tardi!”

El sentì la voce di un ragazzo arrivare dall'altro lato della cornetta. Rimase stupita e confusa. I suoni dal telefono arrivavano attutiti, come se Cindy avesse messo una mano sulla cornetta.

“Cindy?” Provò.

“Si sono qui!”

“Chi era? Il ragazzo?”

“Oh! Era mio fratello!” Disse Cindy.

“Tu non hai un fratello” Fece El, sicura che Cindy fosse figlia unica,

“Cosa? No!” Provò a giustificarsi lei, ma la voce era incerta “È solo che non te l'ho mai detto”

“Bugiarda!” Soffiò El arrabbiata “Ti credevo un'amica”

“Jane...”

“Gli amici non mentono!” Ringhiò El “Se non volevi venire bastava che dicessi di no!”

El attaccò con rabbia la cornetta al telefono. Cindy e Monica le sembravano a posto. Eppure con loro era finita come con tutte le altre ragazze con cui aveva provato ad instaurare un'amicizia.

Andò in salotto e si sedette davanti alla tv. Guardò per un momento la pubblicità di un'automobile e poi fece un cenno del capo per cambiare canale. Non accadde nulla. Riprovò alcune volte, sempre senza successo, prima di ricordarsi.

Era inutile. Non riusciva ad abituarsi di aver perso i suoi poteri. Era stato normale usarli per le cose più disparate per tutta la sua vita, che spesso si dimenticava di non poterli più usare.

Andò alla tv e cercò forsennatamente qualcosa che le piacesse. Non aveva voglia di pensare alla serata in compagnia che aveva pregustato per tutto il pomeriggio. E soprattutto non voleva pensare di aver appena rotto anche con le ultime due ragazze che considerava amiche.

Ormai da tempo aveva capito che i ragazzi che aveva conosciuto a Hawkins erano l'eccezione, non la regola. In quella nuova città, nessuna persona sembrava sincera. Ed anzi, mentire sembrava l'unico modo che avessero di far funzionare le cose tra di loro. Ma El non era così. Non ci riusciva proprio. Sentiva che mentire era sbagliato.

El abbassò lo sguardo verso un piccolo cassetto sotto al televisore. Lo aprì, trovandoci dentro una serie di videocassette. Ne spostò un paio e trovò quello che cercava. Pareva un'anonima videocassetta nera, forse solo un po' logora. Eleven la prese e la inserì nel videoregistratore. Premette play e si andò a sedere sul divano.

“Okey è accesa” Disse la voce di Jonathan, mentre il suo viso sorridente compariva nel televisore “Con quei bottoni a sinistra zoommi avanti e indietro, mentre...”

L'immagine ebbe un salto, congelandosi per un momento. El sorrise. Nancy aveva regalato a Jonathan una nuova videocamera per San Valentino, quindi lui aveva lasciato quella vecchia a disposizione sua e di Will. Quello era il primo e finora unico filmato che avevano fatto. Risaliva all'inizio delle vacanze di primavera di quell'anno, che per caso era coinciso con il quindicesimo compleanno di Mike.

Era solo due mesi prima? Ad El sembrava che fosse passata un eternità.

Il filmato era andato avanti. Lei era appena comparsa nello schermo mentre Will era entrato nella sua camera per far vedere quanto fosse bello il suo vestito.

“Oh Cielo Will!” Saltò su Joyce correndo verso di lui “Bussa prima! Se non fosse stata vestita?”

“Ma siete qui dentro da due ore!” Protestò incredula la voce di Will da fuori lo schermo.

La scena cambiò. Adesso al centro dello schermo c'era lei, con addosso un vestito celeste pallido, che cercava di stare in equilibrio su dei tacchi forse un po' troppo alti per lei.

Vedendosi nel video, El portò istintivamente le gambe al petto, sentendo le guance scaldarsi, anche se non c'era nessuno con lei. Aveva imparato che, dopo quella che Joyce aveva chiamato 'Pubertà', era normale che il corpo di una ragazza cambiasse. Ma questo aveva fatto in modo che lei non si sentisse più a suo agio con il suo corpo come in passato. Ricordava che Joyce l'aveva praticamente costretta ad indossare quel vestito.

“Secondo te gli piacerò?” El sentì la sua voce sussurrare apprensiva a Will.

“Se gli piacerai? Saremo fortunati se non sviene!” Rispose Will, subito seguito dalla risata di Jonathan, che fece incendiare il viso di Eleven nello schermo.

El vide se stessa avvicinarsi a casa Wheeler. Sentì un nodo nello stomaco, ricordando quanto si sentisse nervosa in quel momento. Mike non sapeva del loro arrivo, e ricordava di non sapere se l'avrebbe presa bene e se gli avrebbe fatto piacere la sorpresa.

“Dalla a me Will!” Si offrì Jonathan. El vide l'immagine muoversi confusa, prima che Jonathan inquadrasse di nuovo Will, che apriva la porta del seminterrato di Mike.

“È qui la festa?” Chiese.

“WILL!”

Il grido di gioia e sorpresa di Mike fece fare una capriola allo stomaco di El. Vide se stessa entrare nel seminterrato. Si sentì tesa, nonostante sapesse benissimo cosa stava per succedere.

Mike e Will stavano facendo la loro complicata stretta di mano di saluto. Una cosa che Max aveva etichettato come 'Stranezza da Nerd'.

Guardò Mike ridere allegro assieme a Will. Guardando il ragazzo, El sentì delle farfalle iniziare a svolazzarle nello stomaco, accompagnate da un forte nodo alla gola.

Will si voltò verso di lei, sorridendo, e Mike lo imitò, vedendola per la prima volta.

El aveva rivisto quel momento in video probabilmente un migliaio di volte negli ultimi due mesi. Vedere la sua bocca aprirsi dalla sorpresa, le sue pupille dilatarsi, le sue guance diventare rosa... La faceva stare bene. Amava come lui la guardava. Non ci poteva fare nulla a riguardo.

Vide se stessa, di spalle, avanzare incerta in un seminterrato ormai silenzioso. Mike la guardò avvicinarsi. Quando furono ad appena un passo di distanza lo vide sorridere. Il più bel sorriso che lei avesse mai visto. Vide se stessa e Mike andare uno verso l'altro e abbracciarsi.

Dal video non si sentiva, ma El ricordava le parole che si erano scambiati come se fosse successo dieci minuti prima.

“Non posso crederci che sei venuta?” Le aveva sussurrato nell'orecchio.

“Non mi sarei persa il tuo compleanno per nulla al mondo” Aveva risposto El.

“Ti amo” Aveva mormorato Mike “El sei stupenda! Sei... Sei... Dio sei perfetta!”

El ricordò, prima di vederlo in video, se stessa appoggiare la resta nell'incavo tra la spalla e il collo di Mike. Si era sentita così bene in quel momento. Avrebbe potuto rimanere abbracciata a Mike in eterno.

Non aveva potuto purtroppo, perché Steve aveva deciso di ricordare a lei e Mike che c'erano altre persone con loro. Così aveva iniziato a cantare “Bacio! Bacio! Bacio!” battendo le mani, subito seguito da tutti quei babbei che ancora si ostinava a chiamare amici.

Guardò lei e Mike scambiarsi uno sguardo timido, entrambi arrossiti dall'imbarazzo, prima di chiudere gli occhi e baciarsi, in mezzo ai fischi di approvazione degli altri.

Nel momento in cui El vide mike baciarla sentì le lacrime iniziare a scendere sul suo viso. Perse un profondo respiro, cercando di calmarsi, ma quello che uscì dalla sua bocca fu più un singhiozzo.

Si sdraiò sul divano, in posizione fetale, continuando a guardare il video della festa, senza in realtà vederlo. La sua mente era altrove, malinconica e triste.

I suoi amici le mancavano in ogni momento. Mike le mancava in ogni momento. Essere ancora una volta separata da lui era una sofferenza, e non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a sopportarlo.

 



 

Joyce girò il volante della sua auto, cercando di scorgere il nome della via nel buio. Era sera e l'illuminazione in quella parte della città lasciava molto a desiderare.

Guardò l'ora. Erano le dieci e dieci. Era in ritardo e sarebbe dovuta presto correre al lavoro. Sperava che Will fosse già pronto.

Non fece in tempo a pensarlo che lo vide correre giù dalle scale di una casa. Joyce fermò l'auto, ringraziando il fatto che lui l'avesse vista. Lei avrebbe potuto tranquillamente proseguire oltre senza riconoscere la casa.

“Ciao Mamma” salutò Will.

“Ciao tesoro! Scusa ma mi sono persa... Non sono mai venuta in questo quartiere, e prima ho quasi investito un gatto”

“Mamma va tutto bene!” Disse Will, sorridendo divertito, ma anche leggermente esasperato delle preoccupazioni della madre.

“Allora? Com'è andata?” Chiese Joyce, dopo aver imboccato la strada di casa.

“Si bene” Rispose Will, guardando fuori dal finestrino. Joyce lo guardò per un momento, prima di tornare a concentrarsi sulla strada.

“Solo bene?” Chiese “Eri così felice di aver trovato qualcuno con cui giocare al tuo gioco preferito.”

“Si” Rispose solo Will.

Joyce approfittò di un semaforo rosso per guardare meglio Will. Suo figlio sembrava giù di morale, come deluso.

“È successo qualcosa?”

“No mamma!” Disse lui, con molta più forza di quanto Joyce si aspettasse. Lo guardò stupita per un istante.

“Okey!” Rispose lei, prima di far ripartire la macchina.

Rimasero in silenzio per un minuto buono, prima che Will mormorasse le sue scuse per il tono che aveva usato.

“Scuse accettate!” Disse Joyce, annuendo con un sorriso.

“È solo che... non mi piace il loro modo di giocare ecco” Disse Will, cercando di spiegarsi.

“Ehm...” Fece Joyce incerta. Non aveva mai capito davvero come si giocasse a Dungeon&Dragons.

“Loro non giocano assieme” Fece Will “Giocano come se fosse una gara. Per far vedere che loro sono più bravi degli altri. Ma non è così che si gioca. Il senso del gioco è lavorare assieme.”

“Beh... Immagino che ognuno abbia il suo modo di giocare” Provò Joyce.

“Si” Concesse Will “Ma a me piace di più il nostro”

Joyce guardò triste suo figlio, mentre Will congelava un istante sul sedile dell'auto, prima di guardare ostinatamente fuori.

“Quello tuo, di Lucas, Dustin e Mike” Disse Joyce, con la voce che tremava appena. Will annuì senza voltarsi.

Joyce si passò una mano in viso. Will non parlava mai dei suoi amici di Hawkins. A meno che non fosse prossimo a rivederli, evitava accuratamente l'argomento. Almeno con sua madre.

Joyce si sentiva in colpa. Terribilmente in colpa. Era stata lei a voler andare via. Nessuno aveva tentato di opporsi o persuaderla, come se avessero saputo che fosse inevitabile.

Ma Will non era felice lì. Sapeva che ci aveva provato. Aveva tentato di legare con quei ragazzi del fumetto e, Joyce aveva scoperto per caso, aveva anche trovato la sua prima ragazza. Ma era durata poco, e sembrava anche che quei ragazzi con cui era uscito a giocare quella sera fossero suoi amici perchè Will se li faceva andare bene. Perché sapeva che, se fosse rimasto solo, per lei sarebbe stato molto peggio.

Nessuno dei due disse una parola fino a quando arrivarono a casa. Will scese dall'auto non appena Joyce si fermò. Sua madre lo raggiunse sulla porta di casa. In silenzio, salirono i tre piani di scale fino al loro appartamento.

“El siamo a casa” Disse a voce alta non appena aprì la porta. Posò le chiavi sul mobile vicino e si tolse le scarpe. A quel punto si accorse che El non aveva risposto. Eppure la luce in salotto era accesa.

Joyce raggiunse Will, che stava guardando qualcosa sull'uscio della porta.

El era addormentata sul divano, raggomitolata su se stessa come se avesse freddo. Il televisore aveva lo schermo blu, segno che El doveva aver messo su un film e essersi addormentata nel frattempo.

Joyce e Will si avvicinarono silenziosi. Joyce notò che il divano era più scuro sotto al viso di El, e i suoi occhi erano arrossati. Capì che doveva aver pianto. Si scambiò uno sguardo con Will, che le rispose con occhi tristi. Anche lui doveva aver capito.

“Vai a prenderle una coperta per favore” Sussurrò Joyce. Will si allontanò immediatamente.

Joyce andò a spegnere la Tv e tolse la videocassetta dal videoregistratore. Sentì un forte peso allo stomaco quando riconobbe il video del compleanno di Mike.

Joyce esalò un tremolante sospiro, mentre il senso di colpa le fece bagnare gli occhi. Se per Will era brutto rimanere lontano da Hawkins, per El doveva essere terribile.

Come Will e Jonathan, non si era opposta alla sua decisione di lasciare Hawkins. Lei era l'unica che avrebbe potuto prendersi cura di El, e anche la ragazza lo sapeva.

Joyce capiva che era difficile anche per lei, ma non aveva capito quanto fino a che non aveva portato i suoi figli a trovare i loro amici per il ringraziamento.

Sapeva che El e Mike stavano assieme. Jim non aveva perso occasione di parlargliene l'anno prima. Joyce l'aveva considerata una classica relazione adolescenziale, seria fino ad un certo punto. Addirittura sapeva che, dopo quello che era successo a Starcurt, i rapporti tra i due si erano leggermente raffreddati. Ma le era bastato vedere la faccia che aveva fatto El quando aveva visto Mike uscire di casa per correrle incontro per capire quanto si fosse sbagliata.

El e Mike erano innamorati. Innamorati persi. E solo un ottuso come Jim avrebbe potuto non accorgersene, impegnato com'era ad odiare Mike per principio.

Il senso di colpa la travolse. Sapeva che era sbagliato. Tenere El lontana da Mike, Jonathan lontano da Nancy, Will lontano dai suoi amici. Costringerli a quella sofferenza, perché lei non aveva il coraggio di restare ad Hawkins, era un crimine per lei.

Ma non aveva la forza di restare là. Non da sola. Non senza Jim...

Si voltò, cercando di scacciare quei pensieri. Vide Will posare il suo vecchio orsacchiotto, ormai diventato di proprietà di El, accanto alla ragazza. El si mosse nel sonno, afferrando il pupazzo e stringendolo a sé. Will le mise la coperta addosso. Joyce approfittò di tutto questo per asciugarsi gli occhi come poteva.

“Vado a dormire. Buonanotte mamma” Will sorrideva, ma evitava accuratamente di guardarla. Joyce sapeva che Will aveva capito che lei aveva pianto.

“Buonanotte tesoro” Disse Joyce, con voce incerta e triste.

Will se ne andò. Joyce si inginocchiò accanto a El. Le accarezzò delicatamente i capelli, prima di posarle un bacio sulla fronte. El non si svegliò, ma mugugnò qualcosa nel sonno che Joyce non riuscì a capire.

“Buonanotte angioletto” Sussurrò alzandosi. Andò in camera, prese la divisa e il cappotto. Si sarebbe cambiata al Market.

Prendendo le chiavi, notò che la segreteria telefonica era accesa e segnalava il numero cinque. Stancamente, Joyce premette il pulsante play.

“Ciao Joyce” Disse la voce elettricamente distorta del suo padrone di casa “ti ricordo l'affitto da pagare il qui...”

Joyce premette il tasto 'Avanti' sulla segreteria. L'apparecchio fece un sommesso “Beeep” e passò al messaggio successivo.

“Ehi Joyce sono Paul! Ascolta sono stato...”

Joyce premette ancora avanti. Ma quanto aveva bevuto quella sera, per accettare le avance di quel noioso di Paul?

“Ciao Joyce” Disse ancora la voce del padrone di casa “per la riunione di condominio...”

Beeep!

“Joyce sono io” Disse la voce di Murray, facendo congelare la donna sul posto per lo stupore “Ascolta ho delle novità. Chiamami appena puoi sul numero sicuro”

Joyce afferrò il telefono, ignorando completamente l'ultimo messaggio che la segreteria stava riproducendo. Compose in fretta e furia il numero di telefono Murray.

“Andiamo rispondi! Rispondi!” Mormorò nervosa. Dopo alcuni squilli, sentì partire il messaggio registrato. Sospirò di frustrazione.

“Salve! Siete in contatto con la residenza di Murray Bauman! Mamma, se sei tu, per favore riaggancia e chiamami tra le 17 e le 18 come da accordi ok? Se invece sei Joyce, grazie per aver chiamato. Ho provato a cercarti senza riuscirci. Ho una notizia. Si tratta di, ecco... È meglio se ne parliamo di persona. Non è ne buona ne cattiva. Ma è qualcosa... Se sei qualcun altro a parte Mamma o Joyce...”

“Murray sei un maledetto paranoico!” Si lamentò nervosa Joyce, sentendo che il messaggio in segreteria pareva continuare all'infinito, con insulti e minacce varie.

“La prudenza non è mai troppa Joyce!”

Joyce aggrottò la fronte, credendo che la segreteria telefonica le avesse risposto. Poi sentendosi chiamare di nuovo, capì che la voce veniva da fuori la porta. Aprì e si trovò davanti un molto trafelato Murray, che strisciò immediatamente dentro l'appartamento.

“Finalmente!” Disse Murray, con un certo disappunto.

“Parla piano i ragazzi dormono!” soffiò Joyce, nervosa “Cosa ci fai qua?”

“Non mi rispondevi! Ti ho lasciato un messaggio in segreteria tre giorni fa!”

“L'ho sentito adesso! Hai detto di avere delle novità!” Chiese Joyce, avida di notizie.

“Ho qualcosa...” Disse Murray “Ma è meglio se ci sediamo. È lunga la spiegazione”

“Non possiamo! Devo andare a lavoro!” Disse lei, riaprendo la porta di casa e sparendo oltre l'uscio. Murray rimase interdetto, finché Joyce non ricomparve.

“Vieni o rimani li fino a domattina?” Chiese impaziente.

Murray la seguì, ma era visibilmente indispettito.

“Queste non sono cose di cui parlare in pubblico!” Si lamentò “Dove lavori è sicuro?”

“Ubriaconi tanti. Qualche ragazzino e dei tipi strani ogni tanto. Ma nessuna spia!” Disse Joyce, esasperata dalle paranoie di Murray.

Joyce salì in macchina. Murray si fermò sulla porta del passeggero.

“Hai almeno della vodka?”

“Ce l'ho ma è calda. Se vuoi qualcosa di fresco ho della birra!” Fece Joyce.

Murray salì in macchina, anche se non sembrava essere molto felice. Insieme, i due partirono verso il supermarket dove lavorava Joyce.



N.A.: Ciao a tutti! Se siete arrivati fino a qui... Beh... I miei complimenti, era bello lungo!
Avendo divorato questa serie in pochissimo tempo varie volte, mi sono trovato a fantasticare sul proseguo. E questo è il risultato!
saranno otto capitoli, come se fosse la vera quarta stagione. Spero che la apprezzerete, e che mi faccaite sapere cosa ne pensate!
Ci vediamo alla prossima!

  
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