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Autore: La Koaletta    31/08/2019    3 recensioni
STORIA SOSPESA.
Mi chiamo Rose Weasley e ho imparato a mie spese che basta un solo, banale errore a rovinarti la vita.
Il motivo? Le voci corrono. E quando le voci dicono cose come "Rose Weasley ha fatto sesso con Scorpius Malfoy", niente può andare bene. Soprattutto se il ragazzo in questione è un Malfoy.
E soprattutto se, oltre ad essere un Malfoy, è anche il ragazzo della mia (ex) migliore amica.
Il nostro amico alza gli occhi al cielo e ignora il commento di Dom. “Ragazze, smettetela con queste litigate da femmine, per favore. Qui stiamo assistendo alla storia d’amore del secolo!”
Gli lancio una stilettata, spazientita. “Lysander, piantala.”
Il Serpeverde è gasatissimo: non riesce a stare fermo, gli occhi gli luccicano, e sorride come un idiota. “Sembra di essere finiti in un romanzo. Sesso proibito, guerra contro la mean girl della scuola, incontro notturno e ulteriormente proibito nelle cucine… tutto questo, tra due che si sono sempre odiati! È così eccitante che, se fossi in te, inizierei a scrivere un libro.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione
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Eclipse

The Moon’s an arrant thief, and her pale fire she snatches from the sun


Ogni tragedia che si rispetti prevede il coinvolgimento di morti e tentati omicidi.

Fino a quel momento, allora, la mia non era stata una vera tragedia.

Fino a quel momento, per l’appunto.

 

*

 

Sabato mattina arriva puntuale come la morte, tirandomi giù dal letto dopo una nottata insonne. Lo spogliatoio è stranamente silenzioso, come se la paura di perdere avesse aspettato l’ultimo minuto per colpire, e tra i Grifondoro non si odono più le grida vittoriose che hanno popolato ogni luogo i giorni scorsi.

Continuo a torcermi le mani e andare avanti e indietro, il volto una maschera di terrore e il cuore un tamburo impazzito. Vedere che io, sempre tranquilla prima di una partita, mi sto agitando, dà l’autorizzazione ai miei compagni di perdere il controllo – c’è chi si strappa i capelli, chi si tortura le unghie, chi fissa il vuoto, e chi, come me, non riesce a starsene fermo.

Mi pento di tutte quelle volte in cui ho preso in giro e persino detestato chi definiva questa partita quella del secolo.

Mi colpisce la realtà vividamente concreta della situazione, e quanto dal punteggio finale dipenderà la mia sorte.

In quel silenzio tombale, l’unico a mantenere la parlantina vivace e l’orgoglio fiero è James, che ci ricorda di essere guerrieri valorosi. “Lily e Fred: mirate a Flitt e Scamandro e metteteli k.o. Canon, non devi assolutamente avere paura della Pluffa! Devi pararla come se ne andasse della tua stessa vita, intesi?! Cacciatori: se osate farvi rubare quella cazzo di Pluffa, vi caccio dalla squadra. Avete capito?!”

Annuiamo fermamente e, come d’abitudine, esclamiamo: “Sissignore!”

“E adesso rispondete alla mia domanda: qual è il nostro obiettivo di oggi?”

Urliamo in coro: “Stracciare quei figli di puttana!”

James gonfia il petto di orgoglio, annuendo convinto e ammirando la squadra eretta di fronte a lui. In qualche modo, riesce sempre a stemprare il nostro nervosismo e a caricarci di energia.

Usciti dallo spogliatoio, ci accoglie una folla in tripudio: i Grifondoro stanno facendo la ola e dando il via a una serie di cori d’incoraggiamento. Gli spalti dei Serpeverde, invece, sono capitaneggiati da una combriccola di pseudo-cheerleader di terza categoria che, alla Babbana, indossano pompon e gonnelline inguinali.

Tutti i ragazzi esultano e schiamazzano e si lanciano in urla tumultuose, sollevandosi in piedi e saltando allegramente, Corvonero e Tassorosso compresi.

Prima di innalzarci in volo, passiamo accanto alla squadra avversaria, che ci studia in cagnesco. Faccio per oltrepassare Malfoy, che mi sibila all’orecchio con voce strascicata: “Paura, Weasley?”.

“Paura, io?” ribatto con un sorriso storto. “Non mi chiamo mica Scorpius Malfoy.”

Lily Potter non si perde un secondo di quella scena e mi lancia uno sguardo truce. James, avvicinatosi, mi posa una mano sulla spalla: “Rose, se la situazione si mette male, sentiti libera di fare quella mossa.”

Scioccata, indietreggio quasi. Da quando James è tornato a essere così amichevole? Evidentemente, non può permettere che la nostra amicizia incrinata comprometta la partita – e soprattutto deve essersi reso conto che siamo in difficoltà. Faccio un cenno di assenso e un pollice in su per rassicurarlo, evitando di pensare a come la scorsa partita mi avesse fatta salire sulle sue spalle prima di iniziare.

La mossa a cui allude James è semplicemente una tecnica che ho appreso, o meglio, inventato io, per rubare la Pluffa alla squadra avversaria. Tecnica un po’ difficile da mettere in pratica, ma se usata in grado di regalarci potenzialmente un forte vantaggio.

I due Capitani si stringono la mano prima di raggiungere le proprie rispettive postazioni.

Un fischio acuto fende l’aria e, d’improvviso, la partita inizia sotto uno scrosciante applauso.

Anche questa volta, la telecronaca è gestita da Jackson, Grifondoro perennemente parziale, conosciuto per la sua passione per i pettegolezzi falsi. Oggi è persino più allegro del solito: “A dieci secondi dall’inizio della partita, i Grifondoro mi sembrano belli carichi, aggettivo che non posso riservare anche ai Serpeverde. Comunque, Weasley conquista la Pluffa e la passa a Weasley, l’altro, intendo, che la ripassa a Weasley e… ma quanti Weasley ci sono in campo?! Ah, i preservativi, questi sconosciuti!”

Jackson interrompe per un attimo il suo sproloquio, cercando di calmare la McGrannitt, che minaccia puntualmente di sottrargli l’incarico di telecronista. La Pluffa ci viene sottratta da Rosier, che mira agli anelli con un sorrisetto soddisfatto – sorrisetto subito cancellato dall’abilità del piccolo Canon, che la para con destrezza, per la prima volta senza smorfie di terrore a deformargli il volto.

Si elevano delle urla dai Grifondoro, Jackson compreso. “Vai così, fratello! Ancora una volta, il nostro Rosier viene sconfitto… be’, con il cognome che si ritrova, dovrebbe esserci abituato!” L’allusione alla guerra magica e al fatto di essere figlio di un ex Mangiamorte non piace particolarmente alla McGrannitt, che assottiglia gli occhi e sibila qualche frase minacciosa a Jackson. Tutti gli studenti, Serpeverde esclusi, si fanno delle grosse risate, mentre Jackson, fregandosene della preside, continua imperterrito: “La Pluffa torna in mano a Weasley. Rose Weasley, dico. Passa pericolosamente vicino a Scorpius Malfoy… che riesce a sottrargliela! Ma come! Io, se fossi in lei, mi darei allo sciopero del sesso. Così impari, Malfoy!”

Strabuzzo gli occhi, sconvolta non tanto dalle parole di Jackson, quanto dal fatto che quello stronzo ha osato rubarmi la Pluffa. Lo raggiungo a qualche metro dagli anelli e metto in pratica la mossa, con tutta l’intenzione di far valere il mio onore e di non farmi fregare proprio da lui: afferro saldamente il manico della scopa con la mano sinistra, mi giro su me stessa, e gli sottraggo la Pluffa un secondo prima che raggiunga l’area del punteggio.

“Credevi di averla vinta, Malfoy?”

Faccio in tempo a lanciare un’occhiata al suo volto contratto in un’espressione affaticata e incazzata, prima di squilibrarmi pericolosamente verso destra: un Bolide si è appena lanciato con tutta la violenza possibile a qualche millimetro della mia testa. Passo la Pluffa a Dominique e guardo storto Lorcan, il Battitore dei Serpeverde, sicura che lo scherzetto sia opera sua.

Ma le parole di Jackson mi comunicano che non è così.

“Ahi ahi, ragazzi miei! Sembra proprio che Lily Potter, la Battitrice Grifondoro, abbia casualmente sbagliato mira!”

Sgrano gli occhi, incapace di afferrare completamente ciò che ha detto il telecronista. Dominique, a qualche metro da me, mi sta urlando contro e capisco che devo restare concentrata: riafferro la Pluffa e mi dirigo a tutta velocità nell’area del punteggio avversaria.

Ovviamente, a Scorpius Malfoy non dev’essere andata giù l’umiliazione di poco fa, dato che mi sta rincorrendo come un forsennato.

Malfoy, andiamo, è inutile provarci. Ti stai rendendo ridicolo.”

“Ne sei così sicura, Weasley?”

Fa uno scatto verso di me e io mi sollevo di qualche metro per evitarlo. Nel frattempo, Jackson non sta più nella pelle: “Cosa succede qui?! Signore e signori, sembra esserci una vera e propria litigata di coppia sul campo! Coppia clandestina, ci terrei a sottolineare. Rose, Malfoy, un consiglio per il futuro: lasciate i sentimenti in camera da letto!”

Qualcuno grida a Jackson di piantarla, mentre nella mia mente si affollano una serie spropositata di insulti e offese rivolte a quel pagliaccio. Prima che Malfoy possa fare qualsiasi cosa, incrocio Baston e gli passo la Pluffa.

Mezz’ora dopo, siamo cinquanta pari. Quando lancio uno sguardo veloce verso il basso, vedo James agitarsi perché del Boccino sembra non esserci nemmeno l’ombra. Roxy è pronta all’attacco, gli occhi stretti a fessura e un ghigno malefico sulle labbra.

Malfoy passa a RosierRosier passa a Potter… Potter passa a Zabinievvai! Baston conquista la Pluffa! Svelto, la passa a Dominique Weasley, che intercetta Rose Weasley, che va in picchiata verso Nott! Vedi di fare punto, sorella!”

Assottiglio gli occhi per capire da che parte è pronto a sbilanciarsi Nott, se destra o sinistra. Il portiere Serpeverde non tradisce alcuna emozione. All’improvviso, Jackson esclama: “Roxanne Weasley ha avvistato il Boccino!”

Mi mordo il labbro inferiore e scaglio la Pluffa, con la certezza di guadagnare punti alla mia squadra.

Ma non saprò mai se la mia Pluffa è entrata nell’anello.

Non lo saprò mai perché, a un certo punto, sento un dolore lancinante sulla scapola sinistra, un dolore che si propaga fino alla testa, procurandomi un formicolio acuto in tutto il corpo.

Dopodiché, tutto ciò che riesco a vedere è il buio più totale.

 

*

 

“Quella stronza la pagherà. Lo giuro sulla mia vita.”

Ssst, Dominique!”

“Non posso perdere la mia migliore amica. Non penso di essere pronto. Qualcuno mi passi un fazzoletto, diamine!”

“Non dà segni di vita. Non dà segni di vita!”

“È tutta colpa vostra! Io ve lo dico, avete la responsabilità di quanto successo. Tutti voi, dal primo all’ultimo. Se me la lasciavate Cruciare quando era il momento, magari adesso non saremmo qui!”

“Non ti sembra di esagerare?”

“Sono in lutto. Dovrò organizzare il funerale di mia cugina. Non mi sembra proprio di stare esagerando, nossignore.”

Sento un miliardo di voci rincorrersi, tutte ovattate, come se provenissero da un’altra dimensione. Ho la vista appannata e sento una fitta che preme sulle tempie. Non riesco a muovermi, né a parlare, né a pensare. Forse sono finita in coma.

Ommioddio! Avete visto anche voi?!”

“Infermiera! Infermiera! Ha sbattuto le palpebre!”

Essere in coma è più bello di quanto pensassi: mi sembra di galleggiare sulla superficie di un lago caldo, di allungare il corpo a piacimento, di ammirare un cielo rosa…

D’improvviso, la superficie acquatica si trasforma in un letto scomodo. Mugugno, contrariata, aprendo gli occhi lentamente.

“State indietro! State indietro, ho detto!”

La prima faccia che distinguo è quella di Dominique, che ha le guance rigate di mascara e gli occhi rossissimi. La seconda è quella di Lysander, che si sta asciugando le lacrime con un fazzoletto. Ai piedi del letto, ci sono James e Albus, entrambi visibilmente angosciati.

Tossisco e appoggio le mani sul materasso duro, cercando di sollevarmi. Devo rinunciare al primo tentativo, perché la stanza inizia a girare pericolosamente, come se fossi a bordo di una giostra. “Cos’è successo?” tento di esclamare, ma la mia voce esce flebile.

Percepisco un fastidio al braccio e vedo l’infermiera trafficare con una flebo e sistemarmi l’ago.

“Cos’è successo?” ripeto, più forte, ma nessuno sembra avere l’intenzione di raccontarmelo: guardano altrove, a disagio.

L’infermiera si schiarisce la voce e mi accarezza i capelli: “Tranquilla, Rose, non è niente di preoccupante. Sei stata vittima di un incidente durante la partita e sei svenuta. I tuoi ricordi potrebbero essere stati alterati, ma nel giro di cinque minuti, quando la flebo farà effetto, sarai completamente guarita e potrai tornare nella tua stanza.”

“Vittima di un incidente…?” biascico.

La porta dell’infermeria inizia a muoversi pericolosamente, sotto il tonfo assordante di successivi colpi.

L’infermiera alza gli occhi al cielo, mentre da dietro alla porta si odono delle voci distanti: “Anche noi siamo amici di Rose! Abbiamo tutto il diritto di entrare!”

Aggrotto le sopracciglia e, non appena l’infermiera si allontana infastidita, cerco di ricostruire gli eventi che hanno preceduto la mia perdita dei sensi. Ricordo solo, vagamente, che qualcosa mi ha colpito alla scapola… un Bolide, forse? E perché diavolo sono svenuta?

“Devo sapere quello che è successo” sentenzio. Mi giro verso Dom, dai cui occhi continuano a sgorgare lacrime. Lei, per tutta risposta, si scaglia contro di me e mi stringe fortissimo, gettandomi addosso i suoi capelli di seta: “Oh, Ro, credevo di averti persa!”

“E chi cazzo sta battendo alla porta?” aggiungo, turbata dai colpi continui che minacciano di buttare giù l’intero edificio.

A rispondere, contrariamente alle mie aspettative, è Albus. “Lorcan, Scorpius, Fred, Roxanne… mi sembrava di aver visto anche tuo fratello, Hugo… e Louis. Sì, be’, loro, ecco.”

Alzo un sopracciglio, indecisa per quale dei nomi dell’elenco essere più scioccata. “E perché sono fuori?”

Lysander, che non è riuscito nell’impresa di pulirsi tutte le lacrime, singhiozza: “Pensavamo che avresti voluto al tuo capezzale gli amici più stretti. Volevamo esaudire il tuo ultimo desiderio prima della morte.”

“Prima della morte?!”

La situazione è tragicomica. Continuo a non capire niente, a vederci appannato, a distinguere appena la stanza in cui mi trovo, e non sono così sicura del motivo per cui Albus e James rientrano nella categoria degli amici più stretti.

Continuano a non volere incrociare il mio sguardo e sono troppo affaticata per trovare le forze di sbraitare, così faccio una domanda che non riguarda l’incidente, o almeno apparentemente: “Perché cazzo Malfoy, tra tutti, vorrebbe vedermi? Per provare la soddisfazione di trovarmi in questo stato, forse?”

Inizio a pensare che non riceverò mai risposta, quando noto uno scambio di sguardi complici tra Lysander e Albus, che sorridono con malizia, sul punto di dire o fare qualcosa. Poi, all’unisono, con aria trasognante, esclamano: “È stato lui a salvarti!”

In questo momento, non so se mi sconvolga di più il fatto che Albus sia bipolare, il fatto che mi stia parlando, il fatto che sia lui che Lysander sembrino tifare per un’assurda e improbabile relazione tra me e Scorpius, o il fatto stesso che si inventino cazzate, tipo che Malfoy mi ha salvato. Lui, salvarmi?! Se fossi coinvolta in un incendio e avesse dell’acqua, la berrebbe.

“Mi sono stancata delle vostre cazzate. Se non avete intenzione di dirmi cos’è successo, potete pure andarvene. Anzi, dovete andarvene.”

“E va bene!” cede Dominique. “Lo verresti a scoprire comunque, tanto vale che te lo diciamo noi.”

“Dominique! Che ne è della nostra promessa?!”

“Fanculo le vostre promesse del cazzo. Le promesse fatte con i traditori non contano, e vorrei ribadire che non approvo la vostra presenza in questa stanza, fratelli Potter. Ma tant’è.”

Scoppio a ridere, perché la rabbia familiare di Domi, arricchita di parolacce, è una delle cose che amo di più al mondo, soprattutto quando è volta a difendermi. Sotto gli sguardi sconcertati degli altri, lei mi fornisce, finalmente, una spiegazione: “Ti ricordi quando stavi per tirare la Pluffa, no?”

Annuisco. “Sì, fino a lì mi ricordo.”

Lei sospira. “Quella pute casse coullies di Lily Potter, con la quale evidentemente zio Harry e zia Ginny non hanno fatto un gran lavoro, ha osato… osato… lanciarti un Bolide addosso! Non so perché tu non te ne sia accorta, forse eri troppo concentrata a fare punto, quindi è riuscita a colpirti. E, poi, non paga di ciò, la saloppe ti ha Schiantato. Per questo sei svenuta e caduta dalla scopa.”

Le informazioni snocciolate da mia cugina sono troppo per il mio cervello affaticato. Sbatto gli occhi una, due, tre volte, senza collegare. Come se la mia mente si rifiutasse di accettare per vero quanto ha detto. Schiudo le labbra, ma mi rendo conto di aver perso le parole per commentare. Da quando, esattamente, Lily è diventata così violenta? Ho baciato il suo ragazzo, Cristo! Ho sicuramente sbagliato, sono una traditrice, ma non penso di meritare di finire in infermeria per questo.

“E adesso arriva la parte più bella!” Lysander non riesce a contenere l’eccitazione. “Mentre stavi cadendo, un certo principe azzurro è accorso per salvarti, afferrandoti prima che tu ti schiantassi sul terreno. Che eroe!”

“Chi è stato?”

Scorpius Malfoy, cara mia!”

Scorpius Malfoy? Devo aver capito male. O forse sono davvero in coma e questo è tutto un sogno. Probabile. Sono sicura che Malfoy, se avesse l’opportunità di lasciarmi morire, la coglierebbe con piacere. O, almeno, non interverrebbe affinché non succeda.

Mi fissano tutti in trepidante attesa. L’unica cosa che esce dalla mia bocca, però, è: “Chi ha vinto la partita?”.

James si lascia sfuggire un mezzo sorriso, indirizzato alla mia preoccupazione circa il Quidditch. “Sono riuscito ad afferrare il Boccino, ma è successo un gran casino. Dopo che mia sorella ha tentato di ammazzarti, be’, la gente si è buttata in mezzo al campo… c’è stata una bella confusione… la McGrannitt urlava… e ha deciso di annullare la partita, ecco.”

“Ma non è giusto!” esclamo, improvvisamente rinvigorita e agitatissima. “Le regole dicono chiaramente che chi riesce a prendere il Boccino…”

James mi interrompe. “Rose, non importa. Chissenefrega della partita, sinceramente.”

Restiamo tutti ammutoliti. Cosa diavolo succede a James Sirius Potter? Si è beccato un Bolide in testa anche lui?

Lo guardiamo sconvolti e lui si gratta la nuca, imbarazzato, cercando di spiegarsi: “Sì, cioè, amo il Quidditch… però la salute di Rose è più importante, ecco.”

“James Sirius Potter ha un cuore! E chi l’avrebbe mai detto!” enuncia, velenosa e per niente contenta, Dominique. “Comunque, siamo nei guai seri…”

“Perché?”

La porta dell’infermeria si spalanca con un gran trambusto, impedendo a Domi di rispondermi. Ero sicura che si sarebbero materializzate ai miei occhi le figure che Al, prima, aveva nominato, ma alla vista della persona che irrompe nella stanza mi sento rabbrividire.

La Preside McGrannitt ha due occhi di fuoco, le braccia conserte, e l’aria di chi ne ha davvero abbastanza. Un Dissennatore avrebbe generato in noi meno paura. “Signorina Weasley, vedo che si è svegliata, finalmente!” sibila, con il tono di una che avrebbe preferito vedermi morta, credo. “Bene bene, ora che siete tutti nella facoltà di comprendonio, vedete di filare nel mio ufficio.”

“Tutti?” domanda Albus, speranzoso.

Tutti, signor Potter.” Pronuncia queste parole con profondo disprezzo.

Oh, merda. Non è di certo la prima volta che facciamo incazzare la McGrannitt, anzi, a dire la verità siamo frequentatori abituali del suo ufficio – soprattutto James –, ma mai, in sei anni in questa Scuola, l’avevo vista così turbata e delusa dal nostro comportamento.

Ma cosa abbiamo fatto, poi?!

Per una volta che nessuno di noi c’entra niente, dobbiamo finire tutti in ufficio?!

Oddio, sento che questa è la volta buona che ci espellono tutti. Non oso immaginare cosa dirà mia madre.

Cinque minuti dopo, mi ritrovo nell’ufficio della Preside seduta su una sedia a rotelle, con la flebo ancora attaccata al braccio. Non pensavo che l’ufficio potesse ospitare così tante persone in una volta sola: oltre a me, ci sono Albus, James, Dominique, Lysander, Lorcan, Lily e… Malfoy. Non appena ho varcato la soglia, ho fissato con occhi astiosi la piccola Potter, che mi ha restituito lo sguardo velenoso aggrappandosi a Scorpius – con mio sommo compiacimento, però, lui si è scansato, andandosi a sedere dalla parte opposta.

Nella mia mente sto già elaborando un piano per quando mi avranno cacciato da Hogwarts. Sto persino considerando l’opzione di convertirmi al Lato Oscuro o qualcosa del genere per guadagnare qualche soldo. Non sarebbe così male, no?

La McGrannitt barra Dissennatore continua a fissarci, torva, da dietro i suoi occhiali. Non dice assolutamente niente, il che è ancora peggio. Inspira pesantemente e, dopo una manciata di secondi terrificanti, sembra ritrovare la voce. “Mai, in anni e anni di carriera, mi è capitata una cosa simile.”

Inizio a studiare i lacci delle mie scarpe, improvvisamente molto interessanti.

“Non sapete quante volte ho meditato di ritirarmi da quando voi ragazzi siete arrivati a Hogwarts.”

La sua confessione genera uno sprofondamento del mio cuore nello stomaco. Ogni sua parola misurata trasuda delusione.

“Quanto avvenuto mi conferma una volta ancora che nessuno di voi, qui, conosce cosa sia il rispetto. Non mi riferisco al semplice rispetto delle regole, ragazzi, ma anche al rispetto per il prossimo: per la famiglia, per gli amici, per le persone che hanno un’autorità su di voi, me compresa.”

Mi sento proprio uno schifo. Vorrei essere altrove. Ovunque, ma non qui.

“So quanto detestiate i paragoni con i vostri genitori, e preferirei non farne uno. Però lasciatemi dire che, per quante volte abbiano sorpassato anche loro il limite, non hanno mai osato usare la violenza e la prepotenza contro nessuno.”

La McGrannitt mi odia. Sono passata da studentessa preferita, che la passava sempre liscia, a studentessa prossima all’espulsione.

“Sono settimane che vi comportate anche peggio del solito, ma oggi… oggi ho assistito a qualcosa di inconcepibile. Inconcepibile! Neanche vostro nonno, James Potter, era mai arrivato a tanto. Non mi era mai capitato di dover sospendere una partita di Quidditch per colpa di una sorta di duello in volo, che ha tra l’altro prodotto un ferito grave.”

La Preside resta zitta e qualcosa dentro di me mi dice che non ha intenzione di proseguire oltre. Allora alzo la mano, cercando di farmi coraggio. Gli altri pensano sicuramente che io sia pazza – me lo conferma lo strattone di Dominique. La McGrannitt, tuttavia, mi fa un cenno e io prendo parola. “Sono la prima a essere mortificata per quanto successo, ma non posso fare a meno di notare la profonda ingiustizia che si sta perpetrando nei confronti di alcuni di noi. Non ho la benché minima intenzione di mancarle di rispetto, signora Preside, ma sono qui per difendere i miei diritti, in quanto vittima di un pesante bullismo.”

Un bagliore, che non riesco a interpretare, attraversa lo sguardo della Preside. “Lo so, Rose.” Addolcisce appena la voce, facendomi sentire un po’ meglio. “Però, in un modo o nell’altro, siete coinvolti tutti.”

“E in che modo, signora Preside?” dice Malfoy, che non ho ancora avuto il coraggio di guardare in faccia. Nonostante sia uno studente brillante, non è mai stato uno dei preferiti della McGrannitt, probabilmente per il cognome che si ritrova. Tuttavia, in questo momento, lei sembra apprezzare il suo intervento pacato, in quanto afferma: “Signor Malfoy, mi dia il tempo di spiegarmi. Lei ha compiuto un gesto molto nobile, aiutando e salvando la sua compagna, non c’è dubbio. Eppure, mi sembra che lei e la signorina Weasley non abbiate fatto altro che litigare per tutta la durata della partita, entrambi molto lontani dal concetto di pace e armonia tra Case che è uno dei principi alla base di Hogwarts.”

“Scusi se la interrompo,” Dominique, inviperita, prende parola. “Ma qui fra noi abbiamo una bulla, un’assassina, una sfasciatrice di famiglie, una… insomma, penso abbia afferrato il concetto. E lei pensa a rimproverare noialtri? Rose e Scorpius non si sono mai stati simpatici, come non si sono mai stati simpatici zio Ron e Draco. Sono finiti dal preside anche loro, per caso?”

In qualche modo, l’intervento di Dominique fa sfuggire un sorriso misterioso alla McGrannitt, che si cancella puntualmente dal volto. Per qualche motivo, ha sempre adorato Domi, nonostante ne combini di tutti i colori, quindi non la critica per l’atteggiamento supponente. “Assassina mi sembra una parola esagerata, Dominique. Comunque, per rassicurarla, posso dirle che io e Lily ci siamo già fatte una bella chiacchierata. È stata espulsa dalla squadra di Quidditch e ci siamo accordate, in privato, sul modo in cui dovrà scontare la propria punizione.”

“Espulsa?!” esordisce James, immergendosi la faccia tra le mani. “Oddio, Minerva, non puoi farmi questo! Come la trovo un’altra Battitrice? Lo sai anche tu che i Serpeverde…”

“Signor Potter!” lei diventa di tutti i colori, furiosa. “Per lei sarò sempre e solamente la Preside McGrannitt, e mi deve dare del lei! Quante volte glielo devo ricordare?!”

Premo le labbra l’una contro l’altra per impedirmi di ridere. La spontaneità spiritosa di James avrà sempre questo effetto: risate a crepapelle per me, ramanzine e rimproveri per la McGrannitt.

Un’altra voce strascicata si fa strada nella folla, colui che è macchiato di più colpe di qualsiasi altro. “Potrei gentilmente sapere cosa ci facciamo io e il mio gemello, qui?”

La McGrannitt lo fulmina con lo sguardo, dopo essersi sistemata gli occhiali sul naso. “Bene, vedo che non avete ancora afferrato la gravità della situazione. Evidentemente, signor Scamandro, lei pensa che io sia stupida. Eppure, l’ho vista confabulare più volte con la signorina Potter, nonché litigare con la signorina Weasley. Questi due indizi mi bastano come prove per ritenere anche lei colpevole. Lysander, invece, non doveva essere presente, ma mi ha pregato di assistere e l’ho accontentato.”

Lorcan incassa il colpo. Per la prima volta, mi sembra a disagio. Sussurra appena, distante: “Io non accetterei mai che si facesse del male fisico a Rose.”

Alzo gli occhi al cielo. Che bugiardo patentato, falso schifoso. Qualcosa mi suggerisce che sia stato lui a dire a Lily di colpirmi… anche se, effettivamente, è così malvagia che l’idea può esserle benissimo venuta da sola.

La McGrannitt appare visibilmente stanca di tutti noi, e vogliosa di giungere a una conclusione. “Tutti i presenti sono colpevoli di qualcosa. Le vostre colpe sono certamente di gravità diversa, ma a mio parere meritate tutti una punizione. Ho meditato a lungo sul fatto di scrivere o meno ai vostri genitori…”

Oh, no, per Merlino, no!

“Ma sono dell’opinione che, nonostante tutto, siate abbastanza maturi da prendervi le vostre responsabilità e riuscire a risolvere le cose da soli. È per questo che vi do il tempo e il modo di chiarirvi entro l’inizio delle vacanze di Natale, qualsiasi cosa sia successa tra di voi.”

I lacci delle mie scarpe tornano a essere interessanti.

“Adesso, per quanto concerne le punizioni…” enuncia con fare calmo. “Rose e Scorpius, pulirete insieme la Guferia, ogni sera, per una settimana.”

Che cosa?!

Non solo mi è capitata la parte più lurida di Hogwarts, dovrò anche passare del tempo con Malfoy!

E, in tutto questo, io sono la vittima!

Tuttavia, non ho coraggio di proferire parola. Sia io, sia Malfoy annuiamo.

“James, Lorcan. Dopo le lezioni, vi fermerete in biblioteca a dare una mano, sistemare i libri, consegnarli agli studenti, eccetera. Per una settimana, anche voi.”

James sbuffa rumorosamente, contrariato. Non sono nemmeno sicura che sappia leggere.

“Lily, tu sai già cosa dovrai fare nell’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure, giusto?”

“Sissignora” afferma lei con aria svogliata. Mi prudono le mani.

“Dominique, Albus: a voi tocca il Bagno del Primo Piano.”

“Quello di Mirtilla Malcontenta?!” strilla la mia amica, terrorizzata.

Una cosa è certa. Le punizioni della McGrannitt ci renderanno la prossima settimana un inferno.


 

 

Note dell’autrice

 

Ormai credo sia ufficialmente noto a tutti che provo un odio sfrenato nei confronti della piccola Potter.

Il suo tentare di ammazzare Rose, però, avrà forse qualche effetto positivo…

Chissà?

Al prossimo capitolo,

Giulia

 

   
 
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