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Autore: liberiesoli    31/08/2019    1 recensioni
Alexander ha solo un punto debole.
Efestione.
Il suo più grande amore e il suo tallone d'Achille.
Azzurro contro castano.
Oceano contro terra.
Lacrime contro lacrime.
Dolore contro dolore.
Amore contro amore.
[EfestionexAlessandro]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati ormai 11 giorni dall'ultima volta in cui Alessandro aveva visto Efestione, erano appena tornati da un allenamento che di tanto in tanto si concedevano tra di loro, più per scaricare l'ansia che per allenarsi davvero.

Questi allenamenti finivano sempre con il parlare e confessarsi le più remote paure che struggevano l'anima, qualche bacio rubato e le mani che non vogliono stare al proprio posto.

Da quel giorno Efestione non usciva più dalla sua stanza, rimaneva intanato accusando dei malori ma impediva a qualsiasi medico di visitarlo. Alessandro stesso aveva bussato a quella porta più volte, alcune senza ricevere risposta, altre lo aveva mandato via con delle banali scuse.

Eppure Alessandro non ricordava nulla di spiacevole o di faticoso riguardo quella mattina.

All'alba del dodicesimo giorno e dopo l'ennesima notte insonne, Alessandro aveva preso una decisione. Sarebbe andato da Efestione, chiedendo di parlargli e non avrebbe accettato un "no" come risposta.

A costo di buttar giù quella dannata porta, per gli dei!

Si vestì in fretta e non fece neanche colazione, non degnando di uno sguardo Rossane, la consorte, camminò veloce per i corridoi, a tratti iniziò anche a correre, per arrivare nei dormitori dei generali.

Imboccò il corridoio che portava alla stanza di Efestione, quella stanza dove avevano trascorso tante notti e tanti sogni.

Arrivato davanti alla porta poggiò il pugno sulla superficie di legno, colpendola diverse volte ad intervalli regolari, senza ricevere mai risposta.

Capendo che avrebbe potuto continuare all'infinito, avrebbe potuto anche formare un buco su quella maledetta porta, ma comunque non avrebbe ricevuto risposta. Allora prese un respiro profondo, e come se Apollo stesso lo prendesse per il braccio, fece forza e l'aprì trovandosi difronte Efestione voltato di spalle verso una delle finestre della grande stanza che affacciava sulla grande e maestosa Babilonia.

Efestione era sicuro che Alessandro non si sarebbe arreso ad una porta chiusa, non questa volta e quando sentì dei passi avvicinarsi verso di lui, non ne fu sorpreso.

Alessandro cercò di guardare il viso di Efestione coperto dai capelli, cercò di incrociare lo sguardo con quello del suo amato che però rimaneva fisso a guardare la città, una città che ora era sua e Alessandro quanto fu geloso di non essere guardato così da quegli occhi cristallini e allora la odiò.

"Efestione, guardami" non era un ordine, solo una preghiera fatta sottovoce che fece scendere un brivido per la schiena del moro che si ostinava a sottrarsi allo sguardo del biondo, col cuore spezzato ancora di più da quella supplica, ma comunque non obbedì.

Allora Alessandro ne sentì il bisogno, girò con la forza Efestione, stando attento a non fargli male e l'abbracciò, stringendo le braccia intorno al suo esile ma comunque possente corpo.

"Efestione chi è che eviti con tanta determinazione? Sono forse io?" chiese Alessandro e il silenzio e lo sguardo basso di Efestione furono una conferma dolorosa al cuore del giovane Re "Cos'è successo? Cosa c'è di sbagliato?" continuò.

"Tutto" prese fiato Efestione cercando di mascherare il tremore della sua voce.

"Tutto?"chiese Alessandro sentendo una morsa intorno al cuore.

"Tutto" gli diede conferma Efestione.

"Dici che il nostro sentimento è stato uno sbaglio?" continuò a chiedere Alessandro sentendo cadere le sue più care certezze.

"Noi siamo stati sbagliati" rispose Efestione impassibile.

"Dimmi che non mi ami e che non mi hai mai amato, ho bisogno di sentirtelo dire, ora che sto andando verso la morte in battaglia. Ho bisogno di sentire uscire dalle tue labbra che tu per me non provi nulla"

Disse stringendo più forte le braccia intorno al petto di Efestione, che da fermo e impassibile ebbe appena un sussulto a sentire quelle parole e, ancora confuso e sorpreso, strinse Alessandro a sua volta.

Portò una mano lentamente ad accarezzargli i capelli biondi dietro la nuca, mentre l'altra stringeva con un pugno un pezzo della tunica costosa di Alessandro.

Fece dei respiri profondi, cercando di controllare il tono della voce e non farsi notare nella sua totale fragilità.

Perchè, quando si trattava di Alessandro, lui era fragile.

Alessandro era la sua fragilità.

Credendo di aver calmato il respiro e la voce tremolante disse: "No, Alessandro, non è così" i suoi sforzi era stati vani, la voce ancora gli tremava e adesso anche le mani, ma comunque continuò "tu morirai vecchio e felice nel tuo letto del tuo splendido palazzo ai confini del mondo, ripensando a tutte le avventure passate, a tutti i territori conquistati, con il calore dei tuoi cari e fiero dei figli che Rossane ti avrà donato", dire quelle parole gli aveva costato un grande sforzo al cuore che sembrava non battere più in modo regolare, lasciò qualche lacrima rigargli il viso, non se ne vergognava più, poteva sentire i singhiozzi del biondo scuotergli la schiena e le lacrime bagnargli la spalla e la veste.

Alessandro tirò su col naso e cercò di riprendere fiato.

"Efestione, non mi basterebbe nè una vita nè altre cento per essere felice senza il tuo amore, perchè non c'è gioia, non c'è vita, non c'è speranza senza il tuo amore" poi con un sorriso amaro soffocato sulla sua spalla continuò "ricordi? Noi siamo come Achille e Patroclo, ma il mio Patroclo non mi ama ed io sono costretto a morire giovane, glorioso ma triste come Achille"

"Dimentichi sempre che Patroclo muore prima di Achille" disse Efestione con un altrettanto triste sorriso, ripetendo le stesse parole dette anni prima, dove Alessandro era ancora alle prime armi ma comunque all'altezza, dove ancora non c'era Rossane e lui sperava ancora in un futuro con Alessandro.

Ma ormai Alessandro era sposato e lui non avrebbe mai accettato di diventare una delle sue puttane, Efestione credeva nell'amore, quello vero, credeva in Alessandro e che il loro amore avrebbe sconfitto tutte le paure, quelle di non poter avere poi eredi, per questo non aveva ancora messo su famiglia, nonostante i suoi trent'anni e il rischio di non tornare più da una battaglia.

"Ora basta Alessandro, tu sei il Re, devi essere forte, non piangere, non distruggerti, asciugati le lacrime prima che qualcuno le veda" gli carezzò la testa Efestione, alzandogli il capo per guardarlo negli occhi.

Azzurro contro castano.

Oceano contro terra.

Lacrime contro lacrime.

Dolore contro dolore.

Amore contro amore.

"Un uomo ha bisogno di piangere, deve saper ammettere le proprie debolezze per poterle superare" un singhiozzo scosse il petto di Alessandro "Efestione tu sei l'unica debolezza che non voglio superare, sei l'unico male che mi procura bene, quindi dimmi che mi odi, forse così il mio povero cuore sarà in grado di comandar le braccia e lasciarti andare, perchè dal cuore tu non te ne vai"

In quel momento sembrava essere sparito tutto, era sparita la città, era sparito il palazzo, era sparita Rossane, i generali, i doveri, la guerra, la corona, i soldati, la madre di Alessandro che sapeva del rapporta tra i due, era sparito Alessandro il Grande, era sparito il generale Efestione.

Adesso c'erano solo due uomini, con troppe cicatrici sulle braccia e sul cuore.

C'erano solo due uomini, che si erano amati e che si amavano, che si chiedevano perdono a vicenda, chiedevano perdono per non essere abbastanza non sapendo di essere quello che l'altro esattamente voleva.

Perchè Alessandro conosceva Efestione, sapeva dei suoi momenti tristi, di quell'irritazione che correva nei suoi occhi quando c'era qualcosa che lo infastidiva e i baci dolci che donava ad Alessandro durante le loro notti.

Efestione conosceva Alessandro, aveva imparato ad accettare il suo "lasciar correre" sulle cose che Efestione riteneva importanti, cercava di accettare quando Alessandro recitava la parte degli sposi con Rossane anche se poi di notte andava nel suo letto, ma soprattutto amava quando Alessandro parlava con lui, perchè sapeva che non lo faceva con nessun altro e quando aveva saputo delle nozze con Rossane le sue sicurezze si erano sbriciolate lentamente sotto il tocco della donna persiana che aveva rubato l'amore della sua vita.

"Come puoi chiedermi di dirti che ti odio, quando l'unica cosa che voglio adesso è baciare le tue labbra fino a morire? Come ho potuto pensare di allontanarmi da te? Alessandro sarai la mia rovina" e Efestione sfiorò le labbra del biondo con le proprie, come per chiedere consenso.

E Alessandro glielo diede, annullò le distanze tra i due e unì le loro labbra mentre la lingua del biondo picchiettava sul labbro inferiore del castano che acconsentì schiudendo le labbra.

Rimasero così a far l'amore nel modo migliore, facendo far l'amore all'anima.

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Che Alessandro e Efestione si amassero era ormai chiaro a tutti.

Tutti sapevano delle notti del Re nella stanza del generale.

Ma quello che nessuno sapeva è che un giorno, una delle donne che si occupava della cura del palazzo avrebbe trovato il corpo quasi inerme di Efestione, accasciato sul letto pregando di veder Alessandro.

La donna andò subito ad avvertire il gran Re che appena udito delle condizioni di Efestione corse nella stanza dell'amato.

Vederlo steso immobile, con gli occhi rossi dalla morte ormai vicina, distrusse per l'ultima volta Alessandro.

Si inginocchiò vicino al letto, dove giaceva il capo di Efestione e prendendogli la mano lo pregò: "ti prego, Efestione, non lasciarmi".

Efestione si voltò ad incastrare per l'ultima volta il proprio sguardo con quello di Alessandro.

Azzurro contro castano.

Per un'altra volta.

Per un'ultima volta.

"Mi preoccupa lasciarti senza di me" sussurra Efestione.

"Sono nulla senza te" confessa Alessandro incurante di tutti.

Tutti sapevano.

Alessandro vide la vita abbandonare il corpo dell'amato, come se Zeus stesso gliela stesse portando via.

Pianse tutte le lacrime che gli rimanevano, pianse di non essere morto lui al posto suo.

Plutarco definì incontrollabile il dolore di Alessandro per la morte di Efestione. Rimase a vegliare il corpo di Efestione per un giorno intero e venne poi trascinato via con la forza. Si tagliò i capelli in segno di lutto e, come fece Achille con Patroclo, mise la ciocca di capelli tra le mani di Efestione.

Da quel momento per Alessandro non ci fu più pace.

Divenne paranoico, diffidente verso di tutti, cercò di uccidere la moglie Rossane quando scoprì che fu lei ad avvelenare il suo amato Efestione.

Rimase con le tenebre nel cuore e ogni giorno sperava di morire per potersi ricongiungere con l'amato e quando giunse la sua ora, felice l'accolse.

 

 

 

Non essendo capace di controllare il dolore,

Alessandro fece tagliare la criniera

a tutti i cavalli e i muli,

abbattè i merli dei muri delle città vicine,

crocifisse il medico che aveva curato Efestione,

non permise che nel campo si sentisse musica di flauti.

 

 

-Plutarco

  
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