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Autore: reggina    02/09/2019    1 recensioni
È quasi il momento di entrare in scena per Amy, impeccabile e scombussolata nel suo tutù. Inaspettatamente, dietro le quinte, riceverà un bouquet di fiori e le parole più adatte a spronarla.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Abbott
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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È difficile descrivere la tensione che si respira tra le ragazze, impettite nei loro tutù bianchi con il corpetto in lycra, assiepate nel backstage che profuma di polvere di gesso sul legno.

L’emozione è palpabile e l’adrenalina è alle stelle.

C’è chi si riscalda, chi ripassa silenziosamente i passi, chi non riesce a smettere di sorridere: ognuna ha il suo metodo per regolarizzare il batticuore.

Amy è in tilt. Per lei la danza è sempre stata una lotta contro tutto ciò che pesa e appesantisce. Una valvola di sfogo, uno spiraglio di libertà soprattutto nell’ultimo anno.

Sa che l’emozione si scioglierà al primo passo su quel parquet trasformato in uno scivoloso paese delle meraviglie ma ora è come se tra lei e le compagne ci fosse un piccolo vuoto da attraversare.

Resta immobile, dietro le quinte, circondata da persone che si muovono elettrizzate, come una creatura scollata da tutta quell’euforia.

Vorrebbe fuggire dalla leggerezza impalpabile del tutù e dallo chignon gonfio trattenuto da una retina con le perline, dal pubblico e soprattutto da suo padre, già in prima fila con videocamera in mano, pronto ad immortalare ogni secondo della sua esibizione.

Ispeziona la punta delle sue scarpette di raso, che deterge sempre con un batuffolo imbevuto nel latte, poi di schianto crolla a sedere a terra con poca grazia; incurante del rischio di poter rovinare il vaporoso gonnellino.


“Si vede lontano un miglio quanto sei agitata. Le scarpette non danzeranno per te, Grover!”

Con il passo un po' esitante, una mano nascosta dietro la schiena e l’altra che stringe convulsamente l’impugnatura della stampella, Colin si fa strada dietro le quinte fino a raggiungerla con non poca fatica.

È pallido e un minuscolo rivoletto di sudore gli scende dalla tempia al mento.

È come se la stanchezza gli venisse prosciugata dal sorriso di Amy ma, allo stesso tempo, tagliare quel piccolo traguardo abbia richiesto il dispendio di tutte le sue energie.

Barcolla non riuscendo più a mantenersi in quell’equilibrio precario ma i movimenti di Amy sono più veloci di tutto.

Con un cipiglio ansioso, è svelta a sorreggerlo con le sue piccole mani impedendogli di franare, poco cavallerescamente, a terra.


Per lei averlo lì è il regalo più bello e inaspettato e la lascia un po' stordita. Stasera è la prima uscita ufficiale di Colin, da quando è tornato dall’ospedale, e non permetterà a qualche défaillance di troppo di inficiare i suoi sforzi per regalare ad Amy qualcosa di perfetto.

Con un gesto un po' imbarazzato, esibisce un mazzo di fiori di campo, rosa e viola, un po' stropicciati da tutti quegli scossoni.

Era questo che reggeva con la mano sinistra e che gli rendeva ancora più difficile restare bilanciato.

“Giuro che, questa volta, non li ho strappati dal giardino della mia vicina di casa!”

La sua risata limpida scardina il dolore e la paura che aleggiano su di loro. Sono due bambini che si amano di un amore molto più grande di loro.

“Grazie. Sono bellissimi!”

Il sorriso che gli rivolge Amy è così pieno di felicità che le occupa tutto il viso, facendole increspare gli occhi agli angoli.

Un attimo dopo, però, fissa il vuoto con gli occhi velati da un’inestricabile tristezza.

Colin si avvicina e le prende il mento tra pollice e indice, sollevandolo e costringendola a guardarlo, per calmarla.

“Sei incantevole ma questi occhi spenti…”

La ragazza gli rivolge un sorriso così tirato che sembra un elastico sul punto di spezzarsi.

“Sto bene.”

“Non mi pare.”

“Davvero, sto bene. Sono soltanto le forcine che mi scavano il cuoio capelluto!”

“Inventane un’altra!”

Con quella forte luce al neon, la pelata di Colin luccica come una palla da bowling sotto una garza sporca ed Amy arrossisce imbarazzata.

“Guarda che io mi sento bello anche durante la riabilitazione!”

L’autoironia spiazza e vince sempre e nella battuta del ragazzo c’è una leggerezza del tutto sana di cui entrambi hanno un disperato bisogno.

Ha ragione. Per Amy è bello soprattutto ora che le mostra le sue imperfezioni.


“Ti avrei portato delle rose ma Bright ha avuto un problema con il pickup ed abbiamo trovato un chiosco ancora aperto quasi per miracolo!”

Colin le mette le mani intorno alla testa come una corona: è la sua regina con quel tutù che sembra fatto di pennellate disposte a raggiera intorno alla vita sottile.

“Non me lo sarei mai perdonato se non avessi avuto i miei fiori prima di entrare in scena!”

C’è un’incrinatura nella sua voce, il residuo doloroso di un ricordo troppo intenso.

“Son perfetti!”

Sussurra Amy, baciandolo sulla guancia quasi all’angolo della bocca.

“Non sono niente in confronto a te!”

Le fa fare una piroetta su sé stessa come la ballerina di plastica su un carillon perché quello che gira non cade.

La terra gira e non cade.

La trottola gira e non cade .

Ad interrompere quel loro fugace momento di spensieratezza è una vertigine che, subdola, fa vacillare Colin.

Amy, agile nel suo vaporoso gonnellino, lo prende per mano e lo conduce verso una sedia pieghevole.

Si muovono con passo leggero, parlandosi senza parole.

Con la forza di un uomo e la leggerezza di una farfalla.

   
 
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