Ho scorto i profili dei loro volti,
in febbricitante attesa,
illuminati dalla luce malata
della candela, fedele compagna.
Ho udito le loro voci,
sibili incomprensibili,
eppure il messaggio č chiaro.
Il polso cede,
la piuma d'oca trema,
ma l'inchiostro scorre, inesorabile,
come ciņ che sto promettendo
al foglio disteso inerme, di fronte a me.
Appoggio la penna,
fronteggio la mia calligrafia
per l'ultima volta.
Un ultimo goccio,
un ultimo sguardo a quel ritratto maledetto,
a quel viso che mi ha redento e condannato.
Rivolgo ancora lo sguardo alle loro sagome,
a quegli spettri osceni.
Sghignazzano, maledetti.
Loro sanno, e assaporano il momento.
A passi lenti raggiungo la finestra,
lascio che i timidi raggi del sole calante
mi bacino la fronte.
Inspiro forte.
Il mio piede sospeso nel vuoto.
"Povero sciocco, che aspetti,
salta."
"Addio mio amore,
addio mia carnefice."