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Autore: Kuro Iri    02/09/2019    0 recensioni
nonostante yoko non si sia mai sentita a proprio agio nella sua vita, non può nemmeno lontanamente immaginare ciò a cui è destinata, né tantomeno dove... catapultata in una terra fantastica, con l'odio fra due razze che minaccia di soffocarla, il suo compito sembra impossibile...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Equilibrio'
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Non so dirvi esattamente quando comiciò tutto, se alla mia nascita, o molto prima, prima ancora che i Guardiani si svegliassero, so solo che per quanto abbia cercato di scappare dal mio destino, quello mi ha sempre trovato. Alla fine mi sono arresa, e quando il vento mi sostiene, non posso fare altro che pensare a quanto sono stata sciocca. Quella che vi voglio raccontare, è la storia di una sconfitta: ho perso la mia lotta contro il destino, ma questo ci ha portati alla vittoria. Tutta colpa di una pietruzza rossa...

 
La bambina giocava con le onde sulla spiaggia. Si divertiva a scappare poco prima che l'acqua le bagnasse i piedi, un felice gioco infantile. Improvvisamente, qualcuno l'afferrò brutalmete per le spalle e ka portò lontana dalle onde. La piccola non tentò nemmeno di ribellarsi, sapeva di aver disobbedito allontanandosi dagli altri ma tremava sapendo cosa le sarebbe toccato. Quando venne messa a terra, sollevò lo sguardo verso la donna davanti  a sè. Non lo vide nemmeno partire. Il dolore espolse rosso nella testa della bambina, che cadde sulla spiaggia. Udì confusamnte qualcuno che le diceva di sbrigarsi a raggiungere gli altri. la bambina si tirò su e si avviò. Si asciugò una goccia di sangue che le colava dal labbro con la lingua prima che potesse essere notata dai più grandi. quando finalmete arrivò all'orfanotrofio, si accorse di avere la mano destra sreatta a pugno. l a aprì lentamente. Un piccolo bagliore rosso si riflesse nei suoi occhi. 

Erano passati dieci anni. Yoko accarezava dolcemnete e sovrappensiero la pietruzza rossa incastonata nel bracciale di cuoio che si era fabbricata per avere sempre con se quel bagliore che le faceva compagnia. L'orologio della sua compagna di stanza indicava qualche minuto ancora alla mezzanotte. Incapace di aspettare oltre, si alzò e uscì dalla finestra calandosi dall'albero fuori da essa. Scappò sulla spiaggia, si mise a sedere su uno scoglio con i piedi nell'acqua, stranamente calmissima, e cominciò a disegnare: prima le onde, poi lo scoglio sulla sinistra, le stelle nel cielo limpidissimo e poi... La matita si bloccò a pochi millimetri dal foglio. Doveva disegnare la luna, ma qualcosa le disse di fare un modifica al paesaggio. Temperò nuovamente la matita e tracciò due cerchi, di cui uno più piccolo, poi prese il carboncino e ombraggiò le due lune. Tornò in camera che cominciava ad albeggiare.
Sentì qualcuno soffiarle nell'orecchio. Aprendo un occhio , vide la compagna di stanza con un sacco in mano. Il sonno l'abbandonò immediatamente. Erano solo le sette di mattina, ma per loro era già troppo tardi. In fretta e furia riempirono il sacco con i loro tesori. Non appena finirono, Yoko si acalò sull'albero e cominciò a spostare le foglie secche che nascondevano il telo. Lo sollevò e si fece passare il sacco dall'amica. Dopo averlo sistemato in modo che non lo si potesse notare, tornò in camera. Mentre le due ragazze is infilavano nuovamente sotto alle coperte, udirono un tonfo e una parolaccia soffocata. A quanto pareva, i due della camera accanto non avevavano ancora imaprato a svegliarsi in tempo. Stanca per la notte in bianco, Yoko si addormentò. Venne svegliata da una porta che sbatteva e da una voce che ordinava loro di alzarsi. Yoko e Cassie si alzarono immediatamente, ormai abituate alla routine che ogni primo del mese le obbligava a nascondere tutto ciò che avevano per salvarlo dalle incursioni dei responsabili, in questo caso un uomo secco secco sulla cinquantina che non si fece scrupoli a rovistare tra le loro cose finchè non si considerò soddisfatto. Se ne andò dopo averle avvisate che la colazione sarebbe stata fra dieci minuti. Le due ragazze si scambiarono un'occhiata e tirarono un sospiro di sollievo. Quel giorno ci sarebbe stata la gita in barca, e se non avessero superato il controllo sarebbero rimaste a casa. Cassie, fedele al suo amato nero, mise una magietta e dei pantalncini di quel colore. Solo le scarpe stonavano: erano bianche. I cortissimi capelli neri erano raccolti in tante treccine. Yoko aveva preferito una maglia senza maniche azzurra e un paio di shorts da ginnastica neri, oltre alle scarpe bianche. Stava per farsi la coda, quando Cassie la fermò. La fece sedere e cominciò a farle una treccia. L'altra sospirò. A volte desiderava non averle mai rivelato che quello fosse il colore naturale dei suoi capelli. Purtroppo, aveva scoperto anche le sue lenti a contatto colorate. Quando andò in bagno a metterle, fece attenzione a tenere lo sguardo fisso sulla sua pietra: non sopportava di vedere il colore delle sue iridi. Tre minuti dopo erano alla loro tavola per la colazione. A giudicare dalle espressioni, non molti avevano passato il controllo: in barca sarebbero stati solo in dieci, gli altri venti sarebbero rimasti a casa. Prima di partire tornarono tutti in camera, dove i dieci fortunati lasciarono dei cioccolatini ai compagni. Yoko compì il semplice gesto di nasconderne tre sotto il cuscino come se fosse un rito. Era lì da sedici anni, da quando era nata, e aveva appreso ormai da tempo la regola secondo cui chi passava i controlli delle camere dovesse lasciare qualcosa a chi non ce l'avesse fatta nel momento in cui sarebbero entrati nelle camere per riordinarle. Finalmente, il gruppo partì per il porto. Mentre la barca si allontanava, Yoko si mise a prua e chiuse gli occhi. Il vento le accarezzava il volto, sentiva come se qualcosa le mancasse. Sentì una lacrima colarle lungo la guancia, ma non la fermò, anche perchè nel momento in cui cadde uno dei responsabili la chiamò per la discesa. Mentre si metteva la crema, l'uomo le si avvicinò con Mike, il bullo dell'istituto, che aveva il volto attraversato da un ghigno. il cuore di Yoko accellerò.
"Goditi la gita, perchè quest'anno non ne farai altre. Inoltre, l'albero di fronte alla tua stanza verrà abbatuto perchè tu non esca più la notte. Il signorino qui presente mi ha appena parlato delle tue scappatelle notturne"
Mentre si allontanava, Mike si fermò per godere del suo trionfo: lui e Yoko non si sopportavano fin da piccoli, e questa loro guerra andava avanti facendosi sempre più violenta. L'ultimo tiro del ragazzo aveva appena tolto a Yoko ciò a cui la ragazza teneva di più. Quando i loro occhi si incontrarono, gli sferrò un pugno tale da spaccargli il naso. Mentre si allontanava, il ragazzo le consigliò di guardarsi le spalle. Quando furono lontani, Cassie si avvicinò all'amica.
"Che voleva quel troglodito? Il pugno che gli hai dato?"
Yoko non rispose. Raccolse qualcosa dalla spiaggia e lo gettò in acqua. Poi si sedette sul suo salviettone, accarezzando la sua pietra rossa. Cassie sospirò: ogni giorno l'amica parlava sempre meno, mentre di notte diventava un agran chiaccherona. Quando tutti si furno cambiati, entrarono in acqua. Yoko invece si arrampicò sulla scogliera con un taccuino e una matita. Quando ripose la matita, si accorse di aver disegnato tutt'altro rispetto a ciò che aveva davanti: il disegno mostrava la veduta aerea di una foresta rigogliosa, attraversata a metà da un fiumicciattolo che rifletteva i raggi del sole. Guardando meglio, si poteva notare una zona più scura. Chiuse il taccuino e allungò una mano per recuperare il bracciale. Lo stava sfiorando, quando qualcuno la bloccò da dietro spingendola a terra. Alzando lo sguardo, per quanto possibile, vide il solito ghigno di Mike mentre il ragazzo faceva un cennoa quello che la bolccava. Poi, il suo cuore perse un colpo: il bracciale era finito sul bordo della scogliera.
"Ti avevo avvisata di guardarti le spalle. Ora ci divertiamo!"
Aveva in mano il taccuino, ma Yoko non se n'era accorta: aveva lo sguardo fisso sul bracciale. Il ghigno di Mike vacillò: era sicuro che minacciando di strappare tutti i suoi disegni avrebbe avuto la sua completa attenzione, ma quella ragazza aveva occhi solo per quella stupida striscia di cuoio con un'ancor più stupida pietra. Afferrò il metno della ragazza e la costrinse a guardarlo negli occhi. Lei però girò lo sgurado verso il bracciale. La rabbia di Mike esplose. Prese a dare ceffoni alla ragazza, e non si fermò finchè non ebbe il fiatone. Nonostante il labbro spaccato dal quale scivolava una gocciolina scarlatta, lo sguardo di Yoko non si era allontanato dalla pietra e dalla sua bocca non era uscito nemmeno un gemito. Mike allora le si accucciò davanti col taccuino aperto, coprendole la visuale del bracciale. Per la rima volta, la ragazza cercò di liberarsi. L'aguzzino sorrise. Prese il disegno con le due lune e lo strappò. Yoko sentì uno strano battito, qualcosa che la spingeva a recuperare il bracciale con ancora più ugenza. Provò a liberarsi con più forza ma non ci riuscì. Sentì qualcosa colarle dagli occhi. Lacrime? Yoko era dubbiosa, non stava piangendo, allora cos'era? Vide Mike sobbalzare.
"Ma che... Che diavolo sei?"
Finalmente la ragazza capì: le era già successo un volta, ed era il motivo per cui Cassie conosceva il segreto dei suoi occhi. le sue lenti a contatto si erano liquefatte. In quel momento le iridi erano ben visibili: due cerchi di colore diverso, uno giallo e uno azzurro ghiaccio. Normalmente, avrebbe chiuso immediatamente gli occhi per proteggersi, ma in quel momento l'enorme forza che sentiva dentro di sè le fece agganciare lo sguardo di Mike. Dal canto suo, il ragazzo comiciò ad avere paura di quello sguardo che risvegliava in lui un terroe e un rispetto antichi. Dopotutto, anche gli occhi della ragazza lo erano, antichi. Stingendo i denti, il ragazzo strappò un secondo disegno, quello che la ragazza aveva appena finito. Yoko no battè ciglio. A disagio, MIke si spostò leggermente, e il bagliore della pietra si riflettè negli occhi della ragazza, che cercò di liberarsi con una forza sempre maggiore, proporzionale alla tempesta che infuriava in lei. La furia di Mike traboccò nuovamente. Voleva far pagare quel pugno alla ragazz, ma sembrava che non le imporatsse iente a parte il bracciale. Il bracciale... La osservò attentamente: il modo in cui cercava di liberarsi era strano, come se avesse avuto qualcosa sulla schiena. Il ragazzo si girò e prese il bracciale. Improvvisamente, Yoko si congelò. Nei suoi occhi si leggeva solo terrore. Mike sorrise: finalmete aveva ottemuto quello che voleva. Allungò un braccio verso il vuoto e aprì la mano. Il tempo rallentò: Yoko vide le dita aprirsi, si torse violentemente nelle braccia che la imprigionavano fino a liberarsi. Mentre si tirava su, vide il bracciale scomparire oltree il bordo della scogliera. Attorno a lei la realtà cominciò a distorcersi, finchè alla ragazza non sembrò che loro tre galleggiassero sopra le acqua impetuose di un fiume, mentre il bracciale cominciava la sua caduta lungo la cascata. Si tuffò per rcuperare il suo tesoro. Mentre afferrava il cuoi, si girò, ma dietro di lei non c'era nessuno, solo un fiume. Abbassando lo sguardo, sentì il terrore afferrarle la gola: una cascata si tuffava per oltre cinquanta metri in un altro corso d'acqua. Incredibilmente, ciò che vedeva era identico al suo ultimo disegno. Yoko, a questo punto, compì un  gesto che da anni non eseguiva durante il giorno: aprì la bocca e gridò. Appena il suono uscì dalla sua bocca, il tempo riprese a scorrere e la gravità la chiamò a sè. La caduta terminò in un'acqua gelida, contro alcune radici che distrussero il costume della ragazza, e i cui brandelli vennero portati via dalla corrente. Affannosamente,  Yoko nuotò verso la superficie. Fece appena in tempo a prendere un respiro profondo che un tronco la colpì alla tempia, facendole perdere i sensi. Mentre veniva trascinata dalla corrente, dalla mano stratta apugno si sprigionò un intenso bagliore rosso. Delle venature color del fuoco, partendo dalla mano, si propagarono per tutto il corpo. Una volta che furono dappertutto, si allargarono finchè l'intero corpo no fu color del fuoco. Improvvisamnte, tutto il rosso venne assorbito da un punto al centro della schiena della ragazza. Quando scomparve del tutto, si levò una nota cristallina dal corpo di Yoko, che si spanse come le onde causate da un sasso gettato in acqua. Inconsapevole di quanto succedeva, la ragazza allungò mentalmnete una mano per afferrarne un'altra, che le veniva tesa da una creatura in controluce. Quando l'ebbe afferrata, dalla schiena della creatura eruppero due immense ali che l'avvolsero. Poi, nella mente della ragazza si fece buio.
Leiyra stava sistemando il tetto della capanna. L'ultima tampesta aveva causato molti danni, e tutti quanti si stavano dando da fare per rimettere in piedi il viallaggio. Improvvisamente, uno stormo di uccelli si levò in volo lanciando gioiosi richiami. Gli alberi cominciarono a essere  scossi da un forte vento. La terra comiciò a cantare. Leiyra, assieme al resto del suo villaggio, si precipitò dal Saggio. Tra tutti, era la più veloce, e arrivò prima. Entrò come un tornado nella capanna, ma si bloccò: il Saggio aveva le lacrime agli occhi.
"Oh, piccola santer, sei troppo giovane per capire la gioia che mi pervade! Finalmente, finlmente è arrivato! Dopo cento anni, la nostra gente potrà essere salvata!"
Udendo il resto del villaggio che vociava fuori dalla sua porta, si fece aiutare da Leiyra, uscì davanti ai suoi compagni e alzò le braccia. In quel momento, una nota cristallina toccò tutti i presenti.
"Che il popolo degli alberi, il longevi elfi gioiscano, perchè oggi la nostra terra ha ritrovato ciò che le mancava!"
Il ragazzo appoggiò pesantemente la cesta a terra e si massaggiò le braccia. Sorrise mestamente fra sè: non sarebbe mai diventato un bravo contadino. In quel momento, un forte vento spazzò il villaggio. Mentre si proteggeva gli occhi dalla polvere, tutti gli animali impazzirono. Non solo loro. La porta di una capanna si aprì e il pazzo del villaggio ne uscì gridando.
"é tornato! è tornato! è qui!"
Il ragazzo non ci capiva più niente.
"Chi sarebbe tornato?!"
Le zanne affondarono nella carne ancora calda della preda e la strapparono violentemente. Improvvisamente, un coniglio dalle lunghe orecchie rosse gli saltò sul muso e si fermò davanti a lui. il predatore ringhiò minaccioso, ma il coniglio non si allontanò. Il vento cominciò a soffiare impetuoso. Alle sensibilissime orecchie del predatorearrivò una nota cristallina che lo fece ululare dal dolore e dalla rabbia, una furia omicida che si sarebbe placata solo con la morte del nemico. Sentì i suoi compagni rispondergli, e seppe che il suo timore si era avverato.
"Il Guardiano è tornato!"
   
 
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