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Autore: Lamy_    03/09/2019    0 recensioni
Blake Harris e Niklaus Mikaelson sono sposati da qualche mese. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi: amore, famiglia e potere sono i punti cardine della loro vita.
La situazione entra in crisi quando a New Orleans compare una misteriosa donna che ha l’intenzione di gettare gli Originali nel baratro della disperazione. Blake tradirà suo marito pur di salvare il suo più grande tesoro? E sarà disposta ad accettare di diventare un vampiro e vivere ‘sempre e per sempre’?
Scopritelo nell’ultima avventura di Blake e Niklaus.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO PRIMO: LA FAMIGLIA

“La famiglia: quella cara piovra dai cui tentacoli non riusciamo mai a liberarci del tutto, né, in fondo, lo desideriamo.”
(Dodie Smith)
 
Due settimane dopo
Blake incespicava nella sabbia mentre veniva trasportata chissà dove. Poco prima Klaus l’aveva bendata con la promessa di una magica avventura. Era la loro ultima sera a Sumbawa, in Indonesia, e l’ibrido aveva architettato una sorpresa con i fiocchi.
“Hai deciso di assassinarmi, Niklaus?”
“Ci ho pensato, ma alla fine ho demorso. Sei troppo preziosa.”
“Adulatore.”
Proseguirono per qualche altro metro, fino a quando Klaus non la liberò finalmente dalla benda. Blake sgranò gli occhi per l’incredulità: una tenda bianca era stata fissata nella sabbia, al suo interno era illuminata da candele al profumo di lavanda. Il pavimento della tenda era un assemblaggio di tappeti persiani e cuscini a fantasia tribale. Tutto era cosparso di petali di rose bianche.
“Niklaus …”
Klaus l’abbracciò da dietro poggiando il mento sulla sua spalla, e Blake fece allacciare le loro dita.
“Lo so che ho esagerato, ma il mio scopo era proprio quello di lasciarti senza parole.”
“Mia madre ha ragione quando dice che sei pomposo.”
“Che dirti, solo il meglio per la mia regina.” Le sussurrò, poi rafforzò la presa su di lei.
Si accomodarono sui tappeti e Klaus raccattò una scatola nascosta da un cuscino. Blake sorrise d’istinto, immaginando che fosse l’ennesimo regalo.
“Cos’è?”
“Apri.”
Scoperchiata la scatola, il sorriso della ragazza crebbe: era una ciambella sormontata da un anello di fragole e al centro, dove c’era il buco, stava una piccola scatolina quadrata. Dentro si conservava un paio di orecchini di diamanti azzurri.
“Sono veri?”
“Assolutamente sì, mia cara. Provali.”
Blake sostituì gli orecchini che indossava con quelli di diamanti, prese il cellulare e si guardò allo specchio. I diamanti brillavano come fossero residui di una stella.
“Sono splendidi. Diamine, ‘splendidi’ è inappropriato. Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo regalo.”
“Credimi, non si sono neanche parole per descrivere la tua bellezza.”
Blake si imbarazzò come al solito, non era abituata a tutti quei complimenti. A peggiorare le cose, poi, era la capacità di Klaus di metterla sempre in soggezione con le sue belle parole.
“Non so davvero come ringraziarti, Niklaus. E’ tutto magnifico.”
Klaus sorrise compiaciuto, era una vittoria ogni volta che la rendeva felice.
“Questo e altro per te. Allora, mangiamo questa ciambella e la giudichiamo?”
“Sono d’accordo!”
Blake addentò un pezzo di ciambella e, doveva essere sincera, era davvero buona. Klaus, dal canto suo, mangiava solo le fragole.
“Qual è il giudizio dell’esperta?”
“E’ buona, forse un pochino troppo dolce per i miei standard. La ciambella non è un dolce tipicamente indonesiano, pertanto il mio voto è un bel sette.”
L’ibrido rise, Blake non riusciva mai ad essere crudele nei giudizi, che si trattasse di persone o di dolci.
“Però le fragole sono buone.”
“Fammi assaggiare.”
Klaus si protese in avanti tenendo una fragola tra le dita e Blake diede un morso.
“Che ne pensa l’esperta?”
“Hai ragione, le fragole sono buone. Però adesso voglio assaggiare qualcos’altro.”
Il ghigno di Klaus morì sulle labbra di Blake quando si baciarono con passione.
“Come sei audace, tesoro mio.”
“Audentes fortuna iuvat. La fortuna aiuta gli audaci.”
Klaus fece distendere Blake sotto di sé e le sollevò il vestito per accarezzarle le cosce, e la ragazza rabbrividì. Ripresero a baciarsi con maggiore intensità, le loro labbra erano voraci. Blake gli sbottonò la camicia per toccare con le dita la pelle dell’ibrido, tutto muscoli tonici e tesi. Gemette quando Klaus le baciò il collo e le clavicole, e si strinse di più a lui. Il vestito di Blake sparì in un baleno, perso chissà in quale angolo della tenda. Anche i pantaloni di Klaus fecero la stessa fine.
“Aspetta. – disse Blake – E se venisse qualcuno in spiaggia?”
“Non verrà nessuno. Ho comprato la spiaggia intera, qualche soggiogamento di qua e qualche soldo di là.”
“Hai seriamente comprato una spiaggia? Niklaus!”
“Domattina la restituisco, se proprio insisti.”
Blake sospirò, spesso avere a che fare con lui era come negoziare con un bambino capriccioso.
“Sì, insisto.”
“Ogni tuo desiderio è un ordine, mia signora.”
“Desidero fare l’amore con te, Niklaus.”
Klaus sorrise, dopodiché si premurò di baciare ogni centimetro del corpo di Blake. Conosceva bene la sua pelle calda, ogni curva, ogni incavo, e baciò tutto con le labbra arrossate. Blake gemeva ad ogni carezza di fuoco, era come stare tra le fiamme del piacere e bruciare in modo sublime. Klaus grugnì quando avvertì le unghie della ragazza scorrergli lungo la schiena, era un chiaro invito ad approfondire quel contatto.
“Oh, Blake.”
Blake, che non sopportava più quella dolce tortura, lo afferrò per i fianchi e lo guidò dentro di sé. Klaus, colto alla sprovvista, ebbe l’impressione di affogare nel desiderio. Continuarono ad amarsi fino quando ne ebbero la forza.
 
Un mese dopo
Blake Harris – in Mikaelson – quella mattina si svegliò con una tremenda sensazione allo stomaco. Qualcosa non andava. Si guardò intorno, la camera da letto era immersa nel buio, le coperte si aggrovigliavano intorno ai suoi polpacci, e Klaus dormiva beatamente. Eppure, malgrado quella atmosfera serena, c’era qualcosa che spezzava quell’incanto. Andò in cucina per bere un bicchiere di acqua, ma lo stomaco sembrava ribellarsi alla bevanda. L’attimo dopo Blake corse in bagno a vomitare. Strano, la sera prima aveva mangiato soltanto un piatto di spaghetti e una mela. Hope l’aveva obbligata a guardare ‘La Sirenetta’ per l’ennesima volta, e lei non aveva avuto il coraggio di rifiutare quel dolce invito. Klaus era rientrato intorno alle dieci dopo un giro di bevute al Rousseau con Elijah.
“Blake, stai bene?”
Quando la ragazza sollevò lo sguardo, vide Klaus poggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate.
“Sto meglio adesso che ho vomitato. Forse ho mangiato troppi spaghetti ieri sera.”
“Ti preparo una camomilla.” Disse lui, e sparì nel corridoio. Blake si sciacquò la bocca, il viso e il collo. L’acqua fresca sembrava averla risanata un poco. Tornata in cucina, sorrise nel vedere Klaus alla disperata ricerca di una tazza.
“Le tazze sono riposte nel terzo mobiletto alla tua destra.”
“Eureka!” esclamò Klaus innalzando la tazza come fosse un trofeo. Era assurdo che Niklaus Mikaelson, ibrido soprannaturale da più di mille anni, fosse suo marito. Blake a volte stentava ancora a crederci, quindi fissava la fede all’anulare e sorrideva come un’adolescente alla prima cotta.
“Ah, Mikaelson, come faresti senza di me?”
Klaus le porse la tazza fumante, versò del caffè per sé e si sedette accanto a lei.
“Senza di te, tesoro mio, la mia vita non avrebbe senso.”
“Sei davvero melenso per essere su questa terra da secoli.” Disse lei sorseggiando la camomilla. Klaus le baciò la tempia e fece spallucce.
“Ma tu adori quando sono melenso.”
“Touché.”
Blake ricordava bene quanto fosse stato magnifico il loro viaggio di nozze, e sorrideva ogni volta che un ricordo le balzava nella mente. Avevano visitato un’isola indonesiana e poi erano stati in giro per la Spagna tra hotel di lusso, spiagge paradisiache e panorami mozzafiato. Il pezzo forte, però, era stato proprio Klaus. Aveva riempito la moglie di attenzioni, di cene e abiti costosi, l’aveva riempita di regali di ogni genere. Ogni mattina alle nove precise il servizio in camera le faceva recapitare un mazzo di rose rosse a nome di Klaus.
“Come ti senti?”
Blake sorrise quando Klaus le scostò una ciocca di capelli con delicatezza. Era agghiacciante che quelle mani docili fossero macchiate di sangue.
“Sto bene, tranquillo. Deve essersi trattato di un malessere momentaneo.”
“Oggi non andare in pasticceria, resta a casa per sicurezza.”
Klaus era protettivo fino allo stremo, quasi non si fidasse neanche dell’aria che sua moglie respirava. Blake lo amava anche per quello.
“Non ci penso a restare qui. Josh si è occupato della pasticceria da solo per troppo tempo e chissà come l’ha ridotta. E’ tempo che la regina torni nel suo regno!”
L’ibrido rise, quella donna sapeva essere particolarmente teatrale alle volte.
“D’accordo, ma chiamami se dovessi stare ancora male.”
“Starò benissimo. Che ne dici di fare la doccia insieme?”
“Dico che è una proposta allettante, signora Mikaelson.”
La risata di Blake risuonò in tutto l’appartamento mentre Klaus la guidava verso il bagno.
 
Josh stava mangiucchiando i pasticcini al pistacchio quando Blake arrivò in negozio. La vetrina era ancora da allestire, perciò doveva mettersi subito al lavoro.
“Buongiorno, fannullone. Lo sai che la vetrina non si riempie da sola?”
“Buongiorno a te, brontolona. Lo sai che ho riempito quella vetrina mentre te la spassavi in giro per il mondo?”
Josh si beccò una linguaccia e rise. Allungò un pasticcino alla ragazza, però Blake storse il naso.
“No, grazie. Stamattina soltanto l’odore del cibo mi disgusta. Ho vomitato prima di venire qui.”
“Sono un paio di giorni che non stai bene. Dovresti andare da un dottore.” Le disse Josh, e intanto aveva spazzolato il vassoio. Blake si infilò il grembiule con un grosso giglio francese stampato sul petto.
“Credi che abbia beccato qualche virus in viaggio di nozze?”
“Può essere. C’è una febbre che contraggono molti che viaggiano fuori dal paese.”
“Non ho la febbre, almeno credo. Nel pomeriggio andrò dal medico.”
Blake si legò i capelli e si tirò su le maniche, era il momento di riprendere la sua attività. Mentre lei controllava la lista degli ingredienti che avrebbe utilizzato, Josh allestiva la vetrina.
“Quella chi è?”
Blake guardò fuori dalla vetrata, nel punto in cui si posavano gli occhi di Josh, e vide la figura snella di una donna ben vestita che si dirigeva verso la pasticceria. La mascella di Josh capitolò quando la donna entrò.
“Buongiorno.” Salutò la sconosciuta, la sua voce era soave. Era alta, capelli corvini, pelle di porcellana e labbra rosee. E’ bellissima, pensò Blake.
“Buongiorno! Come possiamo aiutarla?”
“Devo incontrare un agente immobiliare per un appartamento qui di fronte, ma sono in anticipo. Posso aspettare qui e assaggiare qualche pasta?”
Quando sorrise, Blake ebbe l’impressione che fosse graziosa come le dame raffigurate nei dipinti barocchi.
“Certo. Cosa preferisce? Abbiamo dolci di tutti i tipi.”
“Scegliete voi per me. Cosa mi consigliate?”
Josh si avvicinò a lei e le indicò un tavolino appartato a cui accomodarsi.
“Io le consiglio i pasticcini al pistacchio, quelli al rum e quelli alla fragola affogata nel cioccolato.”
“Vada per questi picchi glicemici!” esclamò la donna con un sorriso. Blake le servì il piatto accompagnato da una tazza di the verde senza zucchero, un’ottima combinazione di dolce e amaro.
“Ecco a lei. Il the verde è consigliato per accompagnare i dolci.”
“Grazie. – disse la donna – Il tuo anello è splendido, è impossibile non notarlo.”
Blake arrossì e si rigirò l’anello al dito, sorridendo al pensiero di Klaus.
“Mio marito ha decisamente esagerato con questo anello di fidanzamento. Sa, lui ama fare le cose in grande.”
“E’ riduttivo definire Klaus Mikaelson come uno che ama fare le cose in grande.” Puntualizzò Josh, e le sue mani avevano raggiunto un altro vassoio di dolciumi. La sconosciuta sembrò meravigliata, le sue perfette sopracciglia nere si inarcarono.
“Tuo marito è Klaus Mikaelson? Si mormora molto di lui. Pare che la sua famiglia sia la più ricca  e in vista della città.”
“Sì. – confermò Blake – Niklaus è mio marito. E sì, i Mikaelson sono assai benestanti.”
“Qual è il tuo nome?”
Gli occhi scuri della donna si piantarono sulla figura di Blake, che si sentì vulnerabile per qualche bizzarro motivo.
“Sono Blake Harris e lui è Josh Rosza. E lei?”
“Il mio nome è Vivianne Lescheres.”
Il sorriso di Vivianne era enigmatico, quasi nascondesse chissà quale segreto. Josh annusò l’aria e arricciò il naso.
“Lupo mannaro.” Disse, e Blake sbarrò gli occhi. Vivianne sorrise di nuovo.
“Il vampirello è perspicace.”
“E’ la puzza che rivela chi sei.” Ribatté Josh con stizza. Blake ipotizzò che l’arrivò di Vivianne in città potesse in qualche modo essere connesso agli Originali.
“Ma io non sono soltanto un lupo mannaro, io sono per metà anche una strega.”
“E perché un ibrido si trova a New Orleans?” domandò Blake. Vivianne le rivolse un’occhiata divertita.
“Sono qui per affari personali. Devo incontrare la mia vecchia congrega perché ho bisogno di un incantesimo speciale.”
“Spero che il suo soggiorno non rechi danno alla città.” Disse Blake, e il suo sguardo era severo.
“Capisco perché Klaus Mikaelson abbia deciso di sposarti. Sei un bel tipetto, Blake.”
“Già, e sono anche un tipetto che non sopporta chi viene qui a combinare guai.”
Vivianne si alzò, lasciò una banconota sul tavolo e si avviò verso l’uscita.
“Un consiglio, Blake: fa attenzione a tuo marito, sa essere un vero mostro.”
 
Blake rincasò alle sette di sera, il solito orario di chiusura della pasticceria. A casa trovò Klaus e Hope intenti a dipingere. L’arte era un mezzo di comunicazione efficace tra padre e figlia.
“Blake!”
La bambina corse ad abbracciarla, stringendole le esili braccia intorno ai fianchi, e Blake le scompigliò i capelli.
“Ciao, streghetta.”
Klaus mise da parte la tavolozza di colori, tolse l’eccesso di pittura fresca dalle mani con un panno e sistemò il cavalletto davanti alla finestra in modo che i colori si asciugassero.
“Bentornata, tesoro.” disse, e diede un bacio a stampo a Blake.
“Devo parlarti di una cosa, Niklaus. Anzi, di due cose.“
L’ibrido smise di sorridere, quella frase era preoccupante. New Orleans era una città piena di misteri e ogni ombra era un papabile nemico. Hope intanto si era di nuovo immersa nella pittura.
“Che succede?”
“Vieni, aiutami a preparare la cena mentre ne parliamo.”
Dopo essersi sciacquata le mani e legata i capelli, Blake iniziò a recuperare gli ingredienti e Klaus si versò un bicchiere di vino.
“Ebbene? Avverto la tua agitazione, Blake.”
“La prima cosa è che sono stata dal medico oggi pomeriggio per fare le analisi del sangue. Josh pensa che io possa aver contratto una sorta di virus in viaggio che spiegherebbe la nausea. Avrò i risultati domattina, Josh ha soggiogato il laboratorio per analizzare le provette in meno di ventiquattro ore.”
“Perché non me lo hai detto? Avrei potuto accompagnarti dal medico.”
Le sopracciglia corrugate di Klaus erano una conseguenza che Blake aveva messo in conto. Lui detestava essere escluso dalle sue scelte, voleva sempre mantenere un certo controllo.
“Perché non è grave. Voglio dire, mi sento bene e non c’era motivo di farti spaventare invano. Probabilmente si tratta di una banale influenza.”
Blake tagliava le zucchine con una tale maestria che avrebbe potuto farlo ad occhi chiusi. Klaus, però, sperava che continuasse a farlo ad occhi aperti evitando di mozzarsi un dito.
“Questa tua iniziativa non mi piace. E la seconda cosa?”
“Conosci una certa Vivianne Lescheres?”
Klaus si bloccò con il bordo del bicchiere contro le labbra. Sbatté le palpebre un paio di volte e scosse la testa.
“Non so chi sia. Dovrei conoscerla?”
Blake gli rubò il bicchiere per assaggiare un goccio di vino.
“E’ venuta in pasticceria stamattina. Dice di essere tornata in città per un incantesimo che solo la sua vecchia congrega le può procurare. Inoltre, ha affittato un appartamento di fronte al negozio.”
“E io cosa c’entro con questa donna?”
“E’ un ibrido come te più o meno: metà strega e metà lupo mannaro. Mi ha anche dato l’impressione che ti conoscesse piuttosto bene.”
Il vino nella gola di Klaus si era fatto improvvisamente acido, oppure quello era il sapore pungente delle bugie che stava propinando a sua moglie.
“Conoscermi in che senso?”
“Ha detto che devo stare attenta a te perché sai essere un vero mostro.”
“Ammetto che il mio temperamento nei  secoli non sia stato sempre clemente.” Ammise l’Originale sorridendo.
“Mai. – lo corresse Blake – Il tuo temperamento non è mai clemente.”
Klaus ammirava il fatto che Blake continuasse a punzecchiarlo sul suo pessimo carattere.
“Sono un uomo coerente con me stesso.”
“Sei un vero idiota, Niklaus.” Ribatté Blake alzando gli occhi al cielo.
“Ho finito!” annunciò Hope, la maglietta e i capelli erano striati di pittura rossa. Klaus la prese in braccio per farla sedere sull’isola della cucina e la bambina gli mostrò il disegno.
“Oh, è meraviglioso!”
Blake guardò il disegno sopra la spalla di Klaus e sorrise perché Hope aveva dipinto un grande cuore rosso al cui interno c’erano tre figure.
“Chi sono quelle tre figure?”
“Siamo io, tu e papà. Ho disegnato il cuore perché ci vogliamo tanto bene.” spiegò Hope, fiera del suo lavoro.
“E’ talmente bello che lo appenderemo in salotto. Tutti devono vedere quanto sia brava la mia streghetta!”
Klaus sorrise quando Hope e Blake si abbracciarono, non c’era niente più bello della famiglia.
 
Blake sospirò di sollievo quando si sdraiò a letto. Era stata una giornata sfiancante e lei aveva solo bisogno di riposare. Dopo aver raccontato la favola della buonanotte a Hope, il suo unico desiderio era dormire per almeno otto ore. Klaus stava scarabocchiando sul suo taccuino, era così sereno che pensare alla sua furia era quasi impossibile.
“Sono distrutta. Quella bambina ha una energia incredibile.”
“E’ una Mikaelson.” rispose Klaus, le labbra increspate in un ghigno. Blake scivolò sotto le coperte e chiuse gli occhi, il cuscino sembrava un’oasi in mezzo al deserto.
“Giustamente. Allora, signor Mikaelson, buonanotte e sogni d’oro.”
“Lo sai che ti amo, Blake?”
La ragazza spalancò gli occhi come se avesse ricevuto uno schiaffo in faccia.
“Stai per dirmi qualcosa di brutto, vero? Spero per te che non c’entrino dei cadaveri!”
“No! Ma che vai a pensare? Sto cercando di essere un uomo redento. Non uccido più gente innocente da quando stiamo insieme.”
“Che magra consolazione!”
Blake, che aveva rinunciato al sonno, si mise seduta e guardò Klaus. Suo marito era davvero bello.
“Non posso dire semplicemente a mia moglie che la amo?”
“No, non tu. Di solito addolcisci la pillola prima di dare la bastonata. Hai combinato qualcosa?”
“Non ho fatto niente. E’ solo che ti amo, Blake.”
Klaus si chinò e la baciò, accarezzandole la guancia con il pollice. Blake si lasciò andare perché, ormai, sapeva di non poter resistere a quell’uomo.
“Ti amo anche io.”
La ragazza trasalì quando Klaus le scostò i capelli per liberare la pelle del collo. La vena pulsante era un invitante richiamo per il vampiro. Aveva pensato al sangue di Blake per tutto il giorno, era stato un pensiero ossessivo che lo aveva quasi fatto stare male.
“Potrei avere il mio dessert, signora Mikaelson?”
Blake deglutì, incapace di muoversi e parlare. Si limitò ad annuire. Klaus affondò i canini nel collo, e il sangue caldo gli inondò la bocca. Bevve fino a quando Blake non ansimò, segno che stava perdendo lucidità. Baciò i due buchi causati dai denti affilati e leccò via il sangue raccoltosi intorno, poi le sfiorò la ferita con l’indice.
“Sei squisita come sempre, tesoro.”
In quel momento la porta della camera da letto si aprì e Hope entrò, gli occhi semichiusi e l’orsetto stretto al petto. Klaus si chiuse in bagno grazie alla velocità da vampiro per lavarsi il sangue dalla bocca, non voleva di certo spaventare sua figlia. Blake, dal canto suo, applicò un piccolo cerotto sul collo, uno di quelli conservati nel comodino per qualsiasi evenienza.
“Ehi, streghetta, che hai?”
“Ho fatto un brutto sogno. Posso dormire con voi?”
“Certamente. Dai, salta su.”
Hope si arrampicò sul letto e si sistemò al centro. Blake la coprì, le aggiustò il peluche perché non le desse fastidio e le baciò la fronte. Quando Klaus tornò a letto, sorrise.
“Che onore dormire con due donne del vostro calibro, una regina e una principessa!”
Hope ridacchiò e si accucciò contro la spalla del padre, era una scena assai tenera.
“Buonanotte, streghetta.” Mormorò Blake.
 
Rebekah osservava il fratello mentre sorseggiava un bicchiere di sangue fresco. Klaus si era presentato pochi minuti prima in preda alla rabbia cieca. Sbraitava di una certa minaccia imminente che minava la sua posizione.
“Si può sapere di che si tratta?” chiese Freya, stanca dello sfogo del fratello.
“Vivianne Lescheres è a New Orleans.”
Rebekah sputò il sangue nel calice, le labbra ero imbrattate di rosso. Anche Elijah rimase interdetto, l’espressione era quella di un uomo che aveva appena visto un fantasma. Solo Freya non era stupita da quella rivelazione.
“E chi sarebbe questa Vivianne?”
“Una delle tante donne di Nik, forse una delle più importanti.” Disse Rebekah, un sorriso tagliente le si era stampato sulla faccia.
“E’ pericolosa?”
“E’ molto pericolosa!” sottolineò Klaus. Elijah lo studiò attentamente, le spalle ingobbite, gli occhi folli di rabbia, le mani nervose.
“Quello che Niklaus intende dire è che Blake non sa la verità.”
“Ah, adesso è tutto chiaro.” Disse Freya facendo spallucce. Klaus batté un pugno sul tavolo facendo vacillare il vaso di fiori.
“Voi non comprendete la gravità della situazione. Se Blake viene a sapere la verità su Vivianne, la nostra relazione potrebbe risentirne. Non voglio rovinare le cose ora che tutto fila liscio.”
Elijah si riempì il bicchiere di bourbon nella speranza di sopravvivere alla furia omicida del fratello.
“Cosa intendi fare, fratello? Suppongo che eliminare Vivianne sia tra i primi punti della tua lista.”
“Ovvio! – disse Klaus – Quella donna va eliminata prima che possa creare danni. Freya, rintracciala al più presto. Prima se ne andrà, prima il sole tornerà a brillare su questa città.”
“Vivianne è in parte strega, sono sicura che si sia mascherata con un potente incantesimo di occultamento. Non sarebbe mai tornata a New Orleans senza difese.” Disse Rebekah, e aveva colto il nocciolo della questione. Klaus riservò uno sguardo supplichevole a Freya, che sbuffò e annuì.
“Posso provarci, ma non ti prometto niente.”
“Grazie, Freya. Qualcuno in questa famiglia conosce ancora il significato di rispetto.”
“Il vero rispetto è dire la verità a Blake. Sei tu che rischi di rovinare tutto.” gli ricordò Rebekah.
 
Blake non stava più nella pelle. Ecco perché la sua Mini Cooper rossa sfrecciava tra le strade del Quartiere Francese a tutta velocità. Fece irruzione nella villa dei Mikaelson senza preannunciare il suo arrivo, voleva che quella notizia fosse una sorpresa a tutti gli effetti.
“Ehilà, c’è qualcuno?”
Blake udì le voci concitate della famiglia che provenivano dalla sala da pranzo, un ambiente che di solito usavano quando dovevano discutere privatamente. Prima che potesse risalire le scale, Klaus si affacciò alla balaustra.
“Blake, che ci fai qui?”
“Devo comunicarvi una notizia. Su, scendete tutti!”
Non appena la famiglia, eccetto Hayley e Hope, si riunì in cortile, Blake sentì il cuore pompare il doppio.
“E’ successo qualcosa?” indagò Elijah, che si rilassò quando Blake fece di no con la testa.
“Ieri ho fatto un prelievo del sangue perché non stavo bene, Josh ipotizzava fosse un virus. Poco fa ho ritirato i risultati.”
Klaus all’improvviso sentì la gola secca, sembrava che la saliva si fosse prosciugata alla parola ‘risultati’.
“Qual è l’esito?”
“Sono incinta!”
Per un secondo tutti rimasero in silenzio e immobili. Poi, come se fosse scattata una molla, Freya e Rebekah si lanciarono su Blake per abbracciarla.
“Diventeremo zie per la seconda volta!” strillò Rebekah all’orecchio della ragazza, che ridacchiò mentre stringeva le due cognate. Elijah, da vero gentiluomo, prima le baciò la mano e poi l’abbracciò piano.
“Grazie per questo dono immenso, Blake.”
Klaus, invece, era rimasto con una mano sul cuore e l’espressione impassibile. Blake deglutì, spaventata da quella reazione.
“Niklaus, va tutto bene? Io credevo che fosse una bella notizia per noi.”
“Non è una bella notizia. E’ la notizia migliore che tu potessi darmi. Sono così felice, tesoro!”
Klaus la stritolò fra le braccia e Blake rise contro la sua spalla, un’ondata di felicità le invase il cuore.
“Stiamo per diventare genitori. E’ incredibile!”
“Sarà un’avventura straordinaria, Blake. Te lo giuro.”
 
Blake si sentì risanata dopo una lunga doccia calda. Quella giornata ricca di emozioni l’aveva stancata, ma era la persona più felice della Louisiana. Seduto sul letto, Klaus stava intagliando un pezzo di legno.
“A cosa lavori?”
Klaus le fece spazio e Blake si accoccolò con la testa sulla sua spalla, era caldo al tatto.
“Sto intagliando un angelo. Feci un ninnolo simile per Rebekah quando eravamo bambini, lo portava con sé come fosse un amuleto. Io vorrei che questo angelo vegliasse su di te e su nostro figlio.”
Blake avvertì gli occhi umidi, e non seppe se quella sensibilità fosse già dovuta alla gravidanza. Fatto sta che la dolcezza di Klaus era il fattore scatenante.
“Sarai un padre meraviglioso per nostro figlio, proprio come lo sei per Hope.”
“Me ne sarei dovuto accorgere che sei incinta.”
“Da cosa?”
“Ieri sera il tuo sangue aveva un sapore diverso, era più denso e agrodolce. Avrei dovuto notare che qualcosa in te era cambiato.”
Blake fece incastrare le loro dita in una presa salda, amava le mani di Klaus.
“Anche io avrei dovuto capirlo. Insomma, in viaggio di nozze non abbiamo usato precauzioni e le mestruazioni erano in ritardo di una settimana. I segnali c’erano tutti, ma noi non ci abbiamo fatto caso.”
“Alla fine un figlio è quello che volevamo, no? Non ne abbiamo mai parlato esplicitamente ma era comunque un desiderio insito.” Disse Klaus, e le baciò la testa.
“Giusto. E’ anche bello il fatto che non lo abbiamo programmato, è arrivato e basta.”
“Non pensi sia affrettato? Voglio dire, hai solo venticinque anni. Non vorrei che per te fosse troppo presto e che non ti sentissi pronta.”
Blake si scostò il giusto per guardarlo negli occhi e gli baciò la bocca.
“Io sono pronta, Niklaus. Sì, sono giovane ma questo non è affatto un limite. Tu, piuttosto, sei pronto?”
“Questa sarà la mia seconda volta come padre, quindi sono più che pronto.” Rispose Klaus ammiccando.
“Questa volta sarà diverso, sappilo. Io sono umana, la mia gravidanza sarà diversa da quella soprannaturale di Hayley. Voglio essere sicura che tu sia pronto ad affrontare questa gravidanza nella maniera più umana possibile.”
Klaus abbandonò il legno per dedicare tutta l’attenzione a sua moglie. Sebbene Blake si reputasse pronta, diventare genitore era un’esperienza destabilizzante.
“Sono consapevole che questa volta dovrò affrontare la situazione sotto un’altra prospettiva. E non importa che tu sia umana o altro, l’importante è vivere il momento al meglio. Se ci preoccupiamo, se ci facciamo mille paranoie, non godremo appieno questo dono. Stiamo per avere un figlio, Blake, ed è una delle cose migliori che potessero capitarci. Devi stare tranquilla. Andrà tutto bene. Te lo prometto.”
Blake di slancio lo abbracciò affondando nel suo petto, e Klaus le avvolse le braccia intorno.
“Andrà tutto bene.”
 
 
Salve a tutti!
Sono tornata per la terza e ultima parte di questa storia.
Il viaggio di Blake e Niklaus sta giungendo alla fine, ma non senza qualcuno che minaccia la famiglia.
Vivianne Lescheres è un personaggio dei romanzi su The Originals che la Plec ha pubblicato in tre libri (The Rise, The Loss, The Resurrection). Se non avete letto la trilogia e non conoscete Vivianne, nei prossimi capitoli vi sarà svelata la sua storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 
  
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