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Autore: rosy03    03/09/2019    1 recensioni
Lei non voleva essere il falco messaggero di nessuno, eppure era successo. Caso? Destino? Un evidente complotto da parte di Naruto e Kakashi-sensei? Poteva essere di tutto, ma Sakura sapeva per certo una cosa: era stanca, incazzata e infreddolita.
E Lui non aveva fatto i conti con le emozioni; Sasuke aveva una buona ragione per non tornare.
• || [...] a Sakura non fregava assolutamente nulla di quanto era difficile per quegli inutili rapaci volare con quella bufera, piuttosto avevano iniziato a girarle quando Naruto le aveva riferito che Shikamaru gli aveva chiesto di dirle che Kakashi la pregava di andare a controllare se Sasuke fosse vivo o morto.
Cinque anni.
Erano passati cinque anni, Kakashi-sensei era diventato Hokage, lei era diventata la Capa dell'ospedale dopo che Tsunade aveva fatto felicemente i bagagli per andare a divertirsi chissà dove, erano successe parecchie cose, persino Naruto aveva messo la testa a posto - anche se qualcuno aveva ancora dei dubbi - e si era ufficialmente fidanzato. [...]
"Dovrei arrivare fino al confine con la tempesta di neve che imperversa perché i tuoi stupidi uccellacci non possono volare?" [...]
Voleva solo sbranarlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Uchiha e Ciliegi






Non preoccuparti Sakura-chan” aveva detto quella testa bacata, d'altronde cosa aveva da preoccuparsi lui, mh? “Basta che lo raggiunga e che gli dia il messaggio. Ultimamente abbiamo avuto problemi con i falchi messaggeri”.
Ora, a Sakura non fregava assolutamente nulla di quanto fosse difficile per quegli inutili rapaci volare con quella bufera; piuttosto avevano iniziato a girarle quando Naruto le aveva riferito che Shikamaru gli aveva chiesto di dirle che Kakashi la pregava di andare a controllare se Sasuke fosse vivo o morto.
Cinque anni.
Erano passati cinque anni. Kakashi-sensei era diventato Hokage, lei era diventata la Capa dell'ospedale dopo che Tsunade aveva fatto felicemente i bagagli per andare a divertirsi chissà dove, erano successe parecchie cose e persino Naruto aveva messo di fare lo stupido – anche se qualcuno aveva ancora dei dubbi – fidanzandosi ufficialmente.
Aveva vent'anni e certo, la sua vita non poteva essere più soddisfacente macchecazzo!
Dovrei arrivare fino al confine con la tempesta di neve che imperversa perché i tuoi stupidi uccellacci non possono volare?” gli aveva chiesto, giusto per conferma.
Voleva solo sbranarlo.
Guarda il lato positivo” aveva poi detto lui e Sakura l'aveva guardato come se avesse appena bestemmiato contro il fantasma del primo Hokage. “Rivedrai Sasuke dopo cinque anni, no?
Implose.
 



Da un paio d'anni a quella parte Sakura vantava una certa indipendenza: lavorava in un ospedale dove era legittimata a dare ordini a destra e a manca quando le andava, aveva comprato un appartamento niente male e con tutti i comfort, era cresciuta, pure il seno le era incredibilmente cresciuto quando ormai non ci sperava più – anche se non poteva certo competere con le misure di Hinata – e spesso le capitava di lavorare con l'Hokage in persona perché lei e le sue conoscenze venivano prese molto in considerazione.
Ma Sakura sapeva che qualcosa mancava, c'era qualcosa che non la faceva dormire la notte e quel qualcosa aveva una faccia, un corpo – e che corpo! –, due occhi, un naso, una bocca, un solo braccio, una katana che sventolava in giro come una promessa di morte e... sì, le mancava un uomo.
Ma non un uomo qualunque, no, le mancava proprio quell'uomo.
Quello che cinque anni prima era partito lasciandola nuovamente lì, nuovamente sola, nuovamente ad aspettarlo senza mai una lettera, mai una comparsata, mai un emerito cazzo.
E Sakura stava lentamente perdendo la pazienza.
In realtà Naruto sapeva; aveva capito perché il suo fido compare non l'aveva più cercata e del perché la sua violenta cotta adolescenziale era diventata intrattabile.
Incazzata? Può darsi.
Naruto credeva fosse perché non ce la faceva più ad aspettarlo ma una chiacchierata con quel pervertito di Kakashi-sensei era bastata per fargli prendere atto – con orrore – che quel che l'Haruno voleva in quel momento era sbattere la testa di Sasuke contro un muro – un qualsiasi muro – e “darci dentro” – erano state le esatte parole dell'Hokage.
Dopo cinque anni ci credo che non ce la faccia più ad aspettare” aveva poi detto Ino con un ghigno malefico. “Ha vent'anni, ha ricevuto più di una dichiarazione, se volesse potrebbe lasciare perdere quell'Uchiha asessuato”.
Naruto non era sicuro di quello che volesse dire “asessuato” ma siccome non brillava certo per intelligenza e per tatto andò a chiedere proprio alla diretta interessata che ebbe la sfortuna di trovarsi nei paraggi e che rischiò di strozzarsi col terzo ginseng della giornata.
Sakura, si disse l'Imbecille, era una persona tanto timida.



 
Lungo la strada si era ritrovata nel bel mezzo di una violenta tempesta di neve, come non se ne vedevano da anni da quelle parti.
Non si sentiva più le dita dei piedi e nessun angolo della faccia, il freddo le stava congelando perfino le sopracciglia e aveva fame, sete, sonno e una voglia sfrenata di aprire qualcuno in due come un melone.
Rivedrai Sasuke dopo cinque anni”, era forse questa l'unica cosa che la faceva andare avanti, che le impediva di girare i tacchi e andarsene da quella terra innevata, buia e inospitale.
Sarà per la prossima volta”.
Sbuffò come una locomotiva al ricordo dell'ultima volta che l'aveva visto e il cuore iniziò a colpire la cassa toracica con violenza perché nonostante tutto era impaziente di rivederlo.
Non sapeva però come avrebbe dovuto salutarlo e cosa avrebbe dovuto dirgli non appena se lo fosse trovato davanti.
Picchiarlo a sangue non le pareva una buona idea, avrebbe potuto ucciderlo o peggio, farsi odiare veramente – anche se aveva tutto il diritto e il dovere di essere furiosa con lui, eh!
Correre ad abbracciarlo? Assolutamente no. Non voleva sembrare un'appiccicosa sanguisuga e poi sarebbe stato imbarazzante se lui, un blocco di pietra, non avesse ricambiato l'abbraccio.
Non dirgli niente e aspettare che fosse lui a dire qualcosa le sembrava davvero, davvero, davvero stupido.
Sasuke non iniziava mai una conversazione, al massimo la terminava con uno sbuffo o un'imprecazione – sul serio, com'è che fosse tanto pazza di lui?
Poi, al di là degli alberi, intravide una figura incappucciata.
Stava quasi per saltargli addosso e sfogare anni di patemi d'animo quando si rese conto che, oh Dei, era Sasuke in persona! E stava seriamente per accopparlo, diamine!
Sakura era nervosa, più nervosa di quanto avrebbe voluto ammettere e la cosa la disturbava non poco: che fine avevano fatto i buoni propositi? Perché non parlava? Non accennava a nessun movimento, se ne stava lì a fissarlo con un'espressione ebete stampata in faccia. Si diede mentalmente della cretina.
«Sa-Sasuke...»
Seh, ciaone.
Lui non si mosse, come suo solito si limitò a guardarla con circostanza e quasi le parve che non volesse mantenere il contato visivo «Cosa ci fai qui, Sakura?»
«Naruto... cioè Kakashi-sensei...»
Sì, il suo cervello era ufficialmente in panne. Perché non riusciva a parlarci normalmente? Cos'era? Una ragazzina di dodici anni?! «L'Hokage ha un messaggio per te» disse e frugò nello zaino che si portava dietro per poi porgergli la pergamena.
Fu solo allora che Sasuke le si avvicinò, allungando l'unica mano a sua disposizione per leggere il messaggio in questione. Lei non sapeva di cosa si trattasse, non aveva chiesto spiegazioni a Kakashi-sensei o a Naruto e in verità non le interessava, l'unica cosa a cui stava pensando al momento era al cambiamento avvenuto in Sasuke.
Lo osservò in silenzio mentre leggeva, la sua espressione si fece scura per un attimo come se fosse venuto a sapere di qualcosa di indicibile, lo osservò assumere quel cipiglio severo che tanto le piaceva e per poco non si fece beccare dal soggetto in questione.
«A-Allora io... andrei» sentenziò, come una scema.
«Per stanotte è prevista una violenta tempesta di neve.»
Sakura avrebbe voluto dirgli “Wow, davvero? Ora ti intendi anche di meteorologia?” ma rimase zitta a guardare ovunque tranne che i suoi occhi, due buchi neri nei quali aveva paura di venir risucchiata come in passato. «Vieni con me.»
Sasuke si voltò, la pergamena ormai nascosta sotto lo spesso mantello che lo riparava dal freddo invernale.
La kunoichi era tutt'altro che propensa a seguirlo, avrebbe voluto staccargli la lingua a morsi perché non è concepibile che la prima cosa che mi dice dopo cinque anni di assenza è che presto arriverà una cazzo di tempesta e Sakura stava perdendo la pazienza. Ma tra il dire e il fare c'era di mezzo il mare, nel suo caso un oceano infinito colmo di imbarazzo, ansia, tormento e altri mille sentimenti ingarbugliati che la stavano pian piano consumando dall'interno.
Dato che però il suo compagno di squadra non accennava a fermarsi, si disse, forse era il caso di andare con lui – almeno avrebbe trovato riparo dalla famosa tempesta. Attraversarono quel che rimaneva della foresta per poi salire una collinetta innevata, sulla cima della quale vi era un imponente costruzione che tanto assomigliava a quelle case tradizionali che a Sasuke piacevano tanto con sopra un'insegna: 'Terme del Gatto' recitava.
Terme. TERME?!
«È inutile e pericoloso viaggiare con questo tempo. Passeremo qui la notte» spiegò con nonchalance avviandosi all'entrata.
Sakura stava sudando nonostante le intemperie e non spiccicava una parola neanche per sbaglio.
Ma perché è andata a finire in questo modo?!
 



La sua irritazione cresceva di secondo in secondo. A causa del maltempo erano tanti i viaggiatori che si erano visti costretti a fermarsi alle 'Terme del Gatto' e di conseguenza non restavano molte camere libere, tralasciando le prenotazioni. In verità c'era una camera libera, messa a disposizione dalla proprietaria con un sorrisetto che a Sakura aveva messo i brividi.
In quel momento indossava un kimono pesante e stava aspettando che Sasuke terminasse di fare il bagno, per parlargli. Fino a quel momento si era rifiutata di farlo ma quella storia ridicola doveva finire, non ne poteva più.
Aveva persino comprato una bottiglia di sakè!
Che si era scolata tutta nel giro di venti minuti, mandando a quel paese la regola del buon ninja che vietava di assumere alcol in missione e in generale di diventarne dipendenti. Sakura non era affatto in missione, aveva recapitato il messaggio ed era liberissima di fare quello che voleva – era la scusa che si era raccontata ma in verità si vergognava parecchio perché era colpa di Sasuke se si era spinta a bere così tanto.
Non era ubriaca, affatto. Soltanto un po' brilla. Se ne stava seduta, appoggiata alla finestra e guardava il cielo coperto di nuvole, il vento sbatteva contro il vetro e lo faceva tremare; tremava come faceva lei mentre pensava a Sasuke.
Sasuke Uchiha. Il più grande degli idioti. Uno stupido ninja che non capiva quanto la stesse facendo soffrire, quanto le mancasse vederlo e parlargli, Sakura avrebbe lasciato capre e cavoli per seguirlo.
Avrebbe potuto lasciare il suo rispettabile lavoro in ospedale, il villaggio e partire e fare l'eremita insieme a lui se gliel'avesse permesso.
Ma no, lui l'ha ringraziata.
Grazie” una ceppa, perché a lei non bastava saperlo sano e salvo, diamine! Non le bastava riceve sue notizie tramite Naruto o Kakashi-sensei, lei voleva avercelo davanti e assicurarsi con i suoi occhi e le sue mani che stesse bene. Non solo fisicamente.
Soprattutto voleva essere sicura che non si stesse dimenticando di cosa fossero i contatti con le altre persone. Quell'idiota.
Grazie”. “Grazie” un corno.
Sarà per la prossima volta” un beneamato carciofo! Faceva prima a dirle addio, almeno si sarebbe messa il cuore in pace.
Una lacrima sfuggì al suo controllo e si maledì per questo: non voleva tornare a essere una ragazzina senza la minima idea di cosa fare, in balia degli eventi e debole, debole anche per aiutare un amico o colui che ama più della sua stessa vita.
Odiava quella Sakura superficiale ma che grazie agli insegnamenti di Tsunade era diventata una donna matura e consapevole.
La porta si aprì e Sasuke entrò chiudendosela alle spalle. Si sedette al tavolo dove era stato da poco servita la cena. Lei non aveva toccato niente – a parte il sakè –, aveva voluto aspettarlo.
Mangiarono in silenzio.
Poi a un certo punto Sakura fece un bel respiro profondo e prese la parola: «Come va il viaggio?»
Evidentemente lui non si aspettava una domanda, perché smise per un attimo di mangiare. «Bene.»
Sakura si trattenne dallo sbuffare e si morse il labbro inferiore «Mi fa... piacere.» Avrebbe voluto tirargli l'aragosta in faccia. «Qual è la tua prossima meta?»
«Il paese dell'Erba.»
«Mh.»
Quindi non sarebbe tornato neanche stavolta... «Di cosa parlava il messaggio? O era un'informazione top secret?»
Sasuke non rispose subito ma evidentemente la conversazione lo stava innervosendo perché i suoi occhi si ancorarono in quelli di lei, pregandola implicitamente di smetterla con le domande e in generale di parlare.
«Brutto idiota.»
Sakura riprese a mangiare, stizzita, quando bevve l'ennesimo sorso della seconda bottiglia di saké – che aveva fatto precedentemente portare dopo aver finito la prima – e notò che Sasuke la stava fissando ancora.
Ma l'espressione che aveva era del tutto diversa da quella precedente, era come... confuso? Allibito?.
Lei quasi rischiò di strozzarsi perché le venne il dubbio di aver detto 'brutto idiota' ad alta voce... che cazzo!
«Scusa. Non volevo dire... Cioè... vedi... Mi dispia-»
«Non fa niente» esalò.
Sakura non poteva credere alle sue orecchie. «Come?»
«Non fa niente. Me lo merito.»
Sasuke aveva abbassato lo sguardo verso il tavolo apparecchiato, non osava guardarla in volto e lei non capiva cosa gli stesse passando per la testa. Non sapeva cosa fare, cosa pensare, cosa dire... probabilmente però il suo subconscio non aspettava che questo per partire alla carica.
Parte del suo cervello si atrofizzò nel momento esatto in cui Sakura aprì bocca «Certo che te lo meriti» gracchiò, le labbra tremanti. «E ti meriteresti dell'altro, brutto Uchiha senza cervello!»
Sakura non si era mai sentita così stanca in vita sua, neanche dopo un folle turno di notte o una missione suicida. E lui non la guardava nemmeno.
«Sei partito e per cinque anni non ti sei più fatto vedere, ma cosa pretendi?! Che... Che io rimanga sempre la solita stupida ragazzina che- ma sai che c'è? Hai ragione! Hai dannatamente ragione e non so... non so perché...»
Ormai era un fiume in piena, sbatté le mani sul tavolino facendo cadere i bicchieri e gesticolava, gesticolava un sacco. «Capisco che il tuo primo pensiero sia verso il villaggio, che vuoi proteggerlo. Questo lo capisco. È solo che- vorrei che tu facessi- dicessi qualcosa. Parla
Sulle labbra di Sasuke si fece strada quello che sembra un sorriso. «Sei cambiata molto, Sakura» disse, poi fece una piccola pausa. «Ma per certi versi sei sempre la stessa»
«Che vuol dir-?»
«Sakura. Mi dispiace.»
Nel momento in cui alzò gli occhi per incrociare i suoi, lei non poté fare a meno di arrossire come un peperone. «Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me. Mi hai protetto, aspettato, amato.»
Tremò al suono di tale parola, uscita dalla sua bocca aveva un qualcosa di tremendamente difficile da capire; Sakura in breve tempo si scoprì pervasa da mille emozioni tutte diverse, tutte concentrate nello stomaco. «Nonostante io abbia fatto tante cose orribili, grazie
La sua testa girava, sembrava che attorno a lei milioni di scimmie con la faccia di Naruto stessero ballando la hula e non sembravano intenzionate a fermarsi.
«Sasuke, io...» gracchiò, ma non riusciva a dire altro, non con quella confusione che aveva in testa. «Scusami, ma...»
Si alzò di scatto e uscì dalla stanza, lasciando lì un povero Sasuke allibito e del tutto inconsapevole di averle scatenato una reazione così forte.



 
Se il giorno prima era passata dall'essere nervosa, ansiosa e incazzata, quella mattina si svegliò – se possibile – ancora peggio: era stanca, arrabbiata, imbarazzata e l'unica cosa che avrebbe potuto farla stare meglio era sotterrare vivo qualcuno.
«Stai bene, Sakura?»
Gli lanciò un'occhiata velenosa oltre ogni dire. «Benone. Ho solo vomitato l'anima ma basta parlarne.»
Sasuke sospirò.
Lui che avrebbe potuto dire a quel punto? Era stato lasciato lì a fissare la finestra fino a quando Sakura non era tornata – seguirla in bagno era fuori discussione, ne aveva avuto abbastanza di strigliate da parte sua quella sera – e l'aveva messo al corrente della cosa.
Mi sa che ho bevuto troppo” aveva detto. In effetti aveva notato qualcosa di strano ma era troppo occupato a pensare che tutta quella situazione fosse tremendamente sbagliata; Sakura non avrebbe dovuto essere lì e lui non avrebbe dovuto mettersi a chiacchierare come se nulla fosse ben sapendo cosa aveva dovuto sopportare a causa sua. 
Si sentiva in colpa? Può darsi.
Aveva rifiutato la protesi al braccio sinistro perché con quel braccio aveva fatto del male a miriadi di persone, Sakura compresa. E lei. Perché lei doveva comportarsi così? Non poteva stufarsi e allontanarlo come qualsiasi essere umano degno di questo nome avrebbe fatto? – Naruto non contava, lui non era mai stato una persona normale.
Una prova era quel disastroso messaggio che aveva deciso di inviargli.
Caro Teme” iniziava così, il mentecatto. “Dato che è da un po' che non ti fai vedere che ne dici di fare una comparsata a Konoha? Kakashi-sensei ha detto che ci offrirà il pranzo da Teuchi ma solo se ci sei anche tu.
Non ci voleva un genio per capire che quello lì voleva solo un pasto gratis offerto dall'Hokage.
Il villaggio si sta ingrandendo e sono riuscito perfino a ottenere il permesso per costruirti una casa nuova. Ovviamente è tutto sul tuo conto.
Eh, ti pareva. “Tutto in stile Uchiha, gli architetti hanno fatto un ottimo lavoro e lo sai? È a qualche metro di distanza dalla mia. Siamo diventati vicini! Non sei contento?
Contento un corno. Sasuke sapeva cosa voleva dire vivere a pochi metri da Naruto: guai, mal di testa costante e zero privacy.
Parlando di cose serie, Teme, non hai davvero intenzione di fare l'eremita per sempre, vero? Non ti starai dimenticando di qualcosa? Sakura-chan ti sta aspettando e ultimamente sembra ancora più pericolosa del solito. Ha tentato di uccidermi quando le ho chiesto cosa volesse dire asessuato!
Lui non voleva sapere il perché gliel'avesse chiesto, non voleva entrare nelle questioni private di nessuno. “Ah, e anche Kakashi-sensei non vede l'ora che torni. Quindi? Ti aspettiamo.
Sasuke non ci aveva potuto credere ma ora che la kunoichi era di fronte a lui comprendeva perché Naruto gli avesse fatto presente la questione: alternava momenti in cui sembrava volerlo uccidere e momenti in cui non riusciva a guardarlo in faccia perché diventava rossa.
Come sono strani gli esseri umani, si ritrovò a pensare. Gli tornò per un attimo in mente Karin e i suoi palesi e imbarazzanti tentativi di seduzione.
Sakura non aveva nulla a che vedere con lei, sembrava avercela sul serio con lui e da come si affrettava a mettere le cose a posto nello zaino sembrava volesse scappare da lì.
Da lui.
Sakura-chan ti sta aspettando.
Non aveva mai messo in dubbio la resistenza psicologica della compagna di squadra, soprattutto perché era stata capace di aspettarlo per anni. E lui che faceva?
Continuava a fare finta di niente.
Per paura? Non lo sapeva neanche lui. Lì urgeva un bell'esame di coscienza.
«Sakura?»
«Mh?»
Non lo guardava neanche, troppo occupata a scappare.
«Verresti in un posto con me? »
Sakura si fermò, restando di spalle. «Che genere di posto?»
Proprio non riusciva a dirgli di no.




Nella sua vita ne aveva fatti di sbagli, sembrava averci fatto il callo ma non ci si abituava mai ai sensi di colpa.
Lui ne era un esempio vivente.
Era da anni che viaggiava in solitaria, non aveva contatti con molte persone, gli bastava trovare un posto per dormire ogni tanto che non fosse una foresta o una grotta, comprare del cibo e dell'acqua da mettere in borsa, non parlava neanche tanto con i nemici che ogni tanto incontrava sul suo cammino.
Sakura era uno dei suoi sbagli.
Uno dei più grossi; se ne era reso conto troppo tardi e per questo non avrebbe mai potuto redimersi del tutto.
I sensi di colpa uccidono. Ma lui era un ninja, un Uchiha e il fratello minore del più grande eroe che Konoha avesse potuto avere nonostante non ne fosse a conoscenza.
Sakura camminava dietro di lui, silenziosa come non lo era mai stata.
A questo mondo tutti commettono degli errori, Sasuke” gli aveva detto un giorno l'altra testa bacata che era entrata nella sua vita come un uragano ma che – diversamente da Naruto – poteva vantare un po' di sale in zucca “Anche Itachi ha fatto molti errori di cui si è reso conto troppo tardi.
Già, perfino lui...
Anche lei aveva scritto qualcosa in quel messaggio ma era stata una semplice frase, una frase che gli aveva fatto venire i brividi freddi. Perché neanche lei poteva essere una persona normale?
«Siamo quasi arrivati.»
I piedi affondavano nella neve a ogni passo, il sole faceva brillare i ghiaccioli formatisi durante la notte e che abbellivano gli alberi lì intorno.
Quando poi il giovane Uchiha si fermò, Sakura alzò o sguardo e... non aveva mai visto nulla di più bello.
Davanti a loro c'era un maestoso albero di ciliegio miracolosamente in fiore, i raggi del sole filtravano attraverso i rami e la rugiada, il ghiaccio e la neve rendevano il tutto uno spettacolo magnifico per gli occhi. Ma Sakura era, oltre che incredula, anche preoccupata.
«Perché mi hai portata qui?»
Lui aspettò qualche secondo prima di parlare: «Ho trovato quest'albero ieri prima di incontrarti.»
Sakura non capiva.
«Mi ha ricordato te»

Che nonostante tutte le difficoltà non smetti di fiorire per gli altri, per me 

«Per questo ti ho portata qui.»
Sasuke sapeva che lei l'avrebbe capito.
La kunoichi non disse niente, si limitò ad ascoltarlo e a far scorrere i suoi occhi lungo la sua figura snella e dannatamente bella.
«Io... non tornerò al villaggio, non ancora. Non posso.»

Non finché non mi sentirò degno di tornare 

«Non ti chiedo di aspettarmi, sarebbe da egoisti.»

E sono stato egoista per troppo tempo, voltandovi le spalle per il desiderio di vendetta 

«Ma per la prima volta sento... qualcosa»
Sakura trattenne il respiro notando un lieve arrossamento sulle guance dello shinobi reso evidente dalla pelle resa ancora più bianca dal freddo. Lui prontamente volse lo sguardo altrove.
«Qualcosa che mi spinge a non lasciarvi... lasciarti andare» 

Non di nuovo, non potrei sopportarlo 

«Sei libera di fare ciò che preferisci, Sakura, ma sappi che-»
La voce gli morì in gola nel momento esatto in cui lei lo abbracciò.
Da quanto tempo non aveva contatti umani con qualcuno? Da quando non veniva abbracciato con così tanto calore? Si sentì quasi perso, inquieto e incapace di muoversi.
Che cosa gli prendeva?
«Piantala» cominciò lei tirando su col naso e nascondendo il viso sul suo petto. «Ti aspetterò comunque.»
Lui stava per ribattere ma lei lo interruppe «Per quanto ancora hai intenzione di punirti? Cinque anni sono abbastanza, non credi? Naruto sta contando i giorni e io non ne posso più.»
Sasuke restò basito.
«Ti stai autodistruggendo di nuovo, Sasuke. Prima con l'odio e adesso con i sensi di colpa. Fermati.»
La sua era una preghiera, rivolta all'uomo che amava da sempre e che non riusciva a guardare negli occhi perché temeva di tornare quella che era prima. «Non voglio che ti allontani di nuovo, parla con Naruto, litigate, ma fa' qualcosa! Io-» disse, ma le scappò un singhiozzo. «Io non volevo darti dell'idiota ma... se è questo l'unico modo per farti rinsavire ti insulterò e ti prenderò a pugni io stessa!»
Ti prendo a pugni su quel bel faccino se non porti immediatamente il tuo culo qui a Konoha” aveva scritto la Pazza. “Ah, e un'ultima cosa: dimentica gli insegnamenti made-in-Uchiha per quanto riguarda l'amore. Non siete proprio portati. Dille quello che provi senza ricorrere al vostro incomprensibile linguaggio, voi Uchiha non sapete parlare normalmente.”
«Grazie Sakura.»
Quando la kunoichi sentì l'unico braccio di Sasuke cingerle la vita, seppe per certo che ce l'aveva fatta.
Quell'abbraccio fu quasi magico – nonché il primo di una lunga infinita serie.



 
Non preoccuparti Teme” aveva detto quella testa bacata del suo migliore amico. “Sarà una serata fantastica!
Lui voleva solo essere lasciato in pace, perché non lo capiva? Naruto si era presentata davanti l'ufficio dell'Hokage – l'aveva intercettato! – e l'aveva seguito per l'intero pomeriggio mentre parlava, parlava, parlava di qualsiasi cosa gli venisse in mente. Aveva un gran mal di testa.
E l'aveva pure costretto a incontrarsi da Teuchi per una ciotola di ramen.
Era lì che aspettava, mentre il suddetto idiota intratteneva un'imbarazzante conversazione con Hinata – che pochi minuti prima l'aveva salutato come se niente fosse, come se si fosse dimenticata di tutto.
«Ehi, ehi» esclamò una voce che conosceva bene. «Non ci speravamo più. Credevo che non ti avrei più rivisto.»
Verso di loro stavano camminando due ragazze, una era Sakura e l'altra era... «Yucchan! Non dovevi partire?»
La maggiore del gruppetto scosse la testa, in questo modo alcune ciocche rosse caddero dallo chignon allentato per incorniciarle il volto. «Parto dopodomani. Voglio passare un po' di tempo con il mio fratellino
Sasuke rabbrividì mentre lei e Naruto scoppiavano a ridere.
Come suo solito ignorò del tutto i loro strani discorsi e posò i suoi occhi su Sakura, che gli sorrideva visibilmente più rilassata di quando avevano sciolto quell'abbraccio.
Scusa, mi sono lasciata trasportare” aveva detto.
Non preoccuparti. Puoi farlo quando vuoi.
Si era sentito un emerito idiota, un imbarazzante ed emerito idiota.
Si sentì arrossire al solo ricordo e per questo diede a tutti loro le spalle per andare a sedersi.
«Ohy, Sasuke, che ti prende?»
Lui lanciò una rapida occhiata a Naruto. «Niente, testa quadra. Entriamo.»
Il biondo shinobi poteva ritenersi fortunato perché lui, come Yuka, era a conoscenza dello strano modo di esprimersi degli Uchiha per cui non fu affatto difficile capire quel che voleva comunicargli. Dopotutto gliel'aveva detto...
Non preoccuparti Teme. Ci saremo solo noi della squadra, Hinata, Yuka e Kakashi-sensei, anche se lui arriverà con un poco di ritardo. Sarà una serata fantastica! E poi, dato che casa tua non è pronta e io non ti ci voglio nel mio appartamento, per un po' starai a casa di Sakura-chan. Mi raccomando, cerca di fare il gentiluomo, non stressarla e non cominciare con le tue solite manie, devi rilassarti e non pensare ad altro. Anzi pensa a me e a quanto sono contento che tu sia qui. E per il resto... bentornato!











#Rosy:

In breve: ho avviato una veloce revisione della storia, aggiustando più che altro i dialoghi e la punteggiatura E il personaggio di Yuka è di mia invenzione, non esiste nell'universo di Naruto.
Prima o poi scriverò una storia incentrata su su di lei e sulle sue avventure, intanto potete notare che ha uno stretto rapporto con Sasuke, lo chiama “fratellino” ^^ Tranquilli, non è che sono realmente fratelli!

Spero questa storia possa essere piaciuta (scrivere su Sasuke è sempre difficile, almeno per me, ma lo adoro per via dei suoi drammi interiori u.u) e che si sia capito fino in fondo quello che volevo trasmettere: una Sakura stanca ma che nonostante tutto continua a fiorire - mentre prima faticava a farlo - e un Sasuke tutto preso dai suoi sensi di colpa.

Alla prossima ^^


 
  
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