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Autore: ErZa_chan    03/09/2019    0 recensioni
Lancio un altro grido, mentre percepisco il dolore che attraversa il mio corpo, sempre più forte.
Tengo gli occhi chiusi, il buio mi sommerge completamente: tutto quello che sento è l'orribile squarciarsi della mia pelle e lo scricchiolio disumano delle mie ossa. [...] Il cuore mi batte all'impazzata e perdo totalmente la concezione della realtà: il mondo intorno a me diventa solo un ammasso indistinto di suoni e odori e sento di poter cedere da un momento all'altro.
No.
Devo resistere al dolore.
Non voglio morire.
Non posso morire.
Io voglio vivere.
________
Due ragazze francesi, prive di memoria, vengono ritrovate in un bunker sotterraneo durante una missione dello S.H.I.E.L.D. Non ci vuole molto perché scoprano di essere state vittime di orribili sperimenti e, affiancate dai migliori agenti del paese, cominceranno a scoprire che, nascosto nel loro passato, c'è qualcosa di molto più temibile di quanto pensino.
[Post-Avengers, Pre Capitan America TWS]
[OC(s)xAvenger(s)]
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo tredici


The animals, the animals
Trapped, trapped, trapped 'till the cage is full
The cage is full
Stay awake
In the dark, count mistakes
The light was off but now it's on
Searching the ground for a bitter song
The sun is out, the day is new
And everyone is waiting, waiting on you
And you've got time

You've got time-Regina Spektor
 
 
Sono in silenzio non so da quante ore, la testa che sembra voler esplodere e una rabbia al centro del petto che non fa che crescere, minuto dopo minuto. Sono stata un'idiota a pensare di potermi fidarei di Natasha e dello S.H.I.E.L.D, a pensare che ci dicessero la verità sul nostro conto, che ci tenessero al sicuro.
Vorrei dire di avercela con Fury o con la Hill, ma la verità è che mi sento tradita da Natasha più di chiunque altro. Le ho aperto il cuore dopo il ritrovamento di quella dannata cartellina rossa, le ho detto di avere paura, di sospettare che ci fosse qualcosa di grosso sotto e lei ha...finto, finto che le mie parole fossero un fulmine a ciel sereno per tutti loro, che fosse questo ad averli portati ad indagare in quel fottuto bunker dove siamo saltati per aria.
Sempre che anche quella non fosse tutta un'altra enorme recita.
Serro i pugni e chiudo gli occhi, cercando di calmarmi.
Cosa potevo aspettarmi dalla famigerata Vedova Nera? Un abbraccio cordiale, un sorriso spontaneo e una sincerità disarmante?
Sono stata veramente un'ingenua, solo adesso me ne rendo conto.
La gentile e disponibile Natasha era solo l'ennesima delle sue maschere, probabilmente un semplice modo di avvicinarsi a me per capire, per scoprire se nei miei ricordi ci fosse qualcosa di utile per il suo tornaconto personale.
Lo stomaco mi si stringe in una morsa e non so più so ho voglia di piangere o prendere a pugni qualcosa, qualsiasi cosa, fino a polverizzarla.
 
Uno scossone scuote il quinjet, costringendomi ad aprire gli occhi e guardarmi intorno: Natasha è seduta nella cabina di pilotaggio, la cloche stretta tra le mani e le grosse cuffie che le coprono le orecchie.
Sebbene potrebbe insierire tranquillament eil pilota automatico, ha scelto di guidare per tutta la durata del viaggio, probabilmente per schiarirsi le idee su quanto ha appena sentito.
Vorrei poter dire con certezza che quell'espressione ferita sul suo volto è reale, che vedere riaffiorare frammenti del suo passato dal nulla la fanno soffrire, ma ormai non sono più certa di cosa sia reale e cosa un'enorme finzione.
 
Mi stringo nella grande felpa e tiro su il cappuccio, cercando da isolarmi da qualsiasi cosa mi circondi e portandomi le ginocchia al petto, appoggiandoci la testa.
Non è questo che conta, adesso. Non è Natasha, non è lo S.H.I.E.L.D, è questa...qualsiasi cosa sia che manipola le persone come me e Anaëlle, che sperimenta, che cerca di accrescere il suo potere.
Mi chiedo come io e An siamo arrivate ad unirci ad un orrore tale, se fossimo coscienti di quale fosse il loro vero scopo, se siamo state costrette.
Voglio credere che se non fossimo state trasformate, i nostri nomi sarebbero comparsi in quella lista di finti suicidi: del resto avevamo permesso che le due ragazzine scappassero, ci eravamo rbellate a quel sistema disumano.
Un'idea mi balena per la mente: e se fossimo state infiltrate? Quante possibilità c'erano che non fossimo realmente fedeli all'associazione?
Scarto immediatamente questa opzione, ripetendo di non illudermi, di non idealizzare ciò che è stato cercando una sorta di redenzione probabilmente inesistente.
 
Non sento Natasha sedersi davanti a me, non fino a quando si schiarisce a voce e sobbalzo, tirando su la testa. E' solo in quel momento che mi rendo conto di avere le guance umide, rigate di lacrime. Mi asciugo velocemente con la manica della felpa e cerco di assumere la mia espressione più seria, ma senza molto successo a giudicare dallo sguardo di Natasha.
 
"Cosa vuoi?" le domando, freddamente. La mia voce trema, nonostante cerchi di essere il più risoluta possbile.
 
"Parlare" mi risponde semplicemente, come se fosse la cosa più innocente del mondo.
 
"Non ho nulla da dirti, Natalia" sottolieno il suo nome con enfasi, sibilando.

"Sapevo che ne saresti venuta a conoscenza, portandoti in questa missione"- sospira lei, aggiustandosi i lunghi capelli rossi dietro un orecchio.-"Preferivo che lo sentissi da me che non da chiunque altro all'interno dello S.H.I.E.L.D" mi spiega.
 
"Sentirmi dire cosa?"-sbotto, finalmente, lasciando che la rabbia  repressa fino a quel momento prenda il sopravvento-"Che già sospettavate che la Red Room fosse tornata in azione? Che tu stessa avevi già cominciato a mettere insieme i pezzi prima ancora di trovare me e Anaëlle?  Che non era la prima volta che lo S.H.I.E.L.D veniva a sapere della cosa?"
 
"Erano informazioni riservate" ribatte lei, con un tono così professionale che mi fa imbestialire. Non può trattarmi come una qualsiasi agente di livello basso, non a me, non dopo tutto quello che abbiamo passato, dannazione.

"Vaffanculo le informazioni riservate!"-urlo-"Non è una questione di fottute informazioni, Natasha, io mi fidavo di voi, io mi fidavo di te. In un mondo in cui brancolo totalmente nel buio, in cui qualsiasi cosa che riguardi il mio passato mi terrorizza, io avevo scleto di fidarmi delle tue parole, di stare tranquilla e poi scopro di essere frutto di una serie di esperimenti a catena di cui già sapevi?"- domando, furiosa-"Ho scelto la presona sbagliata di cui fidarmi. Non fai che mentire e io sono un'idiota" concludo, serrando la mascella e abbassando lo sguardo.
 
"Camille"-mi chiama lei, risoluta.-"Camille, guardami"- dice nuovamente.-"Nadia, dannazione, alza quel cazzo di viso e smettila di piangerti addosso."
 
Sobbalzo sentendo usare il mio vero nome e, finalmente, alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi verdi, normalmente freddi come il diamante, che mi fissano con un'aria così umana che, per un secondo, mi illudo che non sia l'ennesima messa in scena.
 

"È vero, ho omesso delle informazioni, non ti ho parlato dei miei sospetti, ma non solo a te. Steve, Clint..nessuno di loro sa che io abbia cercato il Soldato d'Inverno dopo Odessa, nessuno di loro, neppure il mio migliore amico, sa quanto significasse lui per me."

Le sue parole riescono a catturare la mia attenzione, così resto in silenzio, ad ascoltarla.

"Si chiamava James Barnes, ma nessuno lo conosceva con quel nome tranne me. Il KGB lo aveva trasformato in una macchina da guerra, reso pressoché immortale da un siero molto simile a quello usato su di me e sul Capitano. Venne deciso che avrebbe addestrato le ventotto ragazze selezionate per il progetto Vedova Nera: all'inizio nessuna di noi credeva a quella voce, si diceva che fosse solo una leggenda, una figura creata dalla Grande Madre Russia per intimorire l'America, eppure, un giorno comparve dal nulla nella nostra palestra, al centro del grande tappeto rosso dove ci allenavamo"- Natasha fa una piccola pausa, come per prende fiato e mi rendo conto che sta esitando.-"Ci innamorammo. Lui è stato  l'unica cosa umana all'interno della Red Room, in tutti quegli anni di orrori, l'unica cosa che mi rendesse veramente Natalia."
 
"E poi?" le domando. Ormai la mia rabbia si è completamente attenuata mentre pendo dalle sue labbra, curiosa di sapere il resto della storia.
 
"Sono successe varie cose. Sono stata riprogrammata, sono stata data in sposa e lui è venuto a cercarmi nel teatro dove ero diventata prima ballerina."-un piccolo sorriso triste incrina le sue labbra scarlatte-"Mi ha svegliata. Il KGB non poteva perdonargli una cosa simile: lo hanno recuperato e fatto sparire dalla circolazione. Ho pensato che fosse morto per anni fino a quando ad Odessa non l'ho guardato negli occhi e ho rivisto ciò che restava James, l'uomo che conoscevo."
 
"Lo hanno riprogrammato, per questo non ti ha riconosciuta"-mormoro.-"E ti ha sparato."
 
 Natasha annuisce, mordicchiandosi l'interno della guancia:
"Avrei preferito che fosse morto, saperlo ancora in azione mentre lo torturano, alternano la sua memoria e ci giocano come un burattino..."
 
Non c'è bisogno che finisca la frase per capire come si sente, così faccio un gesto che, fino a qualche minuto fa, non mi sarei mai aspettata di compiere: mi avvicino e appoggio una mano sulla sua, sorridendole.
Natasha mi guarda, interdetta, poi mi sorride:

"Mentire è ciò che faccio, Camille"-mi dice poi.-"Potrei stare inventandomi ogni parte di questa storia e non te ne accorgeresti."
 
"Lo so"- le dico, contro ogni sua aspettativa.-"So che indossi mille maschere diverse e vorrei veramente che con me tu fossi semplicemente Natasha, ma so che non è possibile: non posso pretendere che tu smetta di essere una spia, non posso chiederti di essere sempre sincera con me, so di non contare così tanto nella tua vita. Ma voglio scegliee di crederti, almeno per questa volta. Forse me ne pentirò, anzi quasi sicuramente, ma non posso mettere in dubbio ogni tua parola, impazzerei."
 
L'espressione della temibile Vedova Nera in questo momento è qualcosa di impagabile e mi rendo conto che, forse, sono stata fin troppo sincera. Ho detto quello che pensavo senza ferarmi a riflettere per l'ennesima volta, lasciando che le emozioni prendessero il sopravvento.
Non sarò mai una brava spia, è ora che cominci a farmene una ragione.
 
"Non è vero, comunque, ciò che hai detto prima"-mi dice Natasha dopo qualche attimo di silenzio.-"Ho indossato una maschera con te, all'inizio, ma ho smesso diverso tempo fa."
 
Le sue parole mi colgono di sorpresa: Natasha non sembra esattamente il genere di persona che si confida con gli altri con così tanta facilita, che lascia trasparire i suoi sentimenti in tutta onestà come sta succedendo in questo momento.
Di nuovo sento quella sensazione di calore invadermi e un sorriso idiota spunta sul mio volto senza che possa fare nulla per mascherarlo.
 
"È che sono maledettamente invadente, non puoi fare nulla per fermarmi"- scherzo, facendola ridere sommessamente.-"Posso farti una domanda?" Le chiedo poi.
Mi attendo una risposta sarcastica o un'occhiata cinica di ironia delle sue, invece Natasha , con mia grande sorpresa, annuisce.
 
"Lo ami ancora?"

So che è un argomento estremamente delicato, ma sento come la necessità di sapere, per comprendere meglio il quadro generale, mi dico.
Assolutamente per quello.
La vedo esitare e sono pronta a scusarmi, a dirle che non deve rispondere per forza che lei comincia a parlare, così mi zittisco.
 
"È difficile essere innamorati di un fantasma"-mi dice, sorridendo tristemente.-"Penso di aver smesso di amarlo molti anni fa, è scivolato via pian piano col passare del tempo..ci sono state altre persone" aggiunge, con mio grande stupore.
 
L'idea di Natasha innamorata è qualcosa che non mi aveva mai neanche sfiorata prima di questo dialogo al limite del surreale e tutt'ora non riesco ad immaginarmela che arrossisce davanti a qualcuno o in preda al batticuore.
L'ho sempre vista come una donna forte, indipendente, ma adesso mi rendo conto che è molto più umana di quanto lasci trasparire e, sebbene lo avessi già intuito da molto, mi ritrovo a pensare che sia qualcosa dolce, scoprirla capace di provare sentimenti come tutti noi comuni mortali.
Sorrido e annuisco, comprensiva, per poi ricordarmi di quel tutt'altro che piccolo punto che ancora non abbiamo affrontato.
 
"Natasha, chi è l'uomo che potrebbe aiutare Il Soldato d'Inverno?" formulo, non senza esitazione.
 
L'espressione di Natasha muta improvvisamente e posso cogliere un barlume di preoccupazione nel suo sguardo.

"Camille, qui si va ben oltre i segreti dello S.H.I.E.L.D e della mia esperienza personale in merito alla cosa. Se te lo dicessi, dovrei chiederti di mentire a tutti quelli che conosciamo, inclusa Anaëlle."
 
Le parole di Natasha, per un secondo, mi fanno esitare: l'impellenza di avere una risposta e la curiosità mi divorano, ma non so se sono pronta a mentire alla persona più importante della mia vita, né sono sicura di saperlo fare. Significherebbe fingere indifferenza qualora la cosa uscisse fuori, mettere su un teatrino come quelli che Natasha improvvisa di continuo.
Indossare una maschera.
Ci rifletto attentamente prima di darle una risposta sincera:
 
"A me va bene"-le dico.-"Posso riuscirci."
 
Natasha sembra sorpresa, probabilmente perché ho appena accettato di omettere l'informazione più importante di quell'intera missione a mia sorella, ma non commenta la decisione che ho preso.
 
"Prima di essere preso dal KGB, James "Bucky" Barnes era un sergente nel 107esimo reggimento durante la Seconda Guerra Mondiale. Si era arruolato insieme al suo migliore amico, Steven Rogers, diventato poi Capitan America."-

Sgrano gli occhi e sento la mascella scivolarmi lentamente a terra mentre mi trattengo dal dire una qualsiasi cosa che, in quel momento, sembrerebbe sicuramente stupida.

-"Fu dato per morto durante una missione, Steve se n'è sempre fatto una colpa. Il suo corpo, però, non venne mai ritrovato."
 
"L'ha preso il KGB per farne un'arma perfetta"- concludo, chiudendo finalmente il cerchio.-"Natasha, Steve non ne ha la minima idea?" domando, mentre un senso di disagio crescente che mi invade. Comincio a pensare che, forse, avrei preferito non sapere.
 
Natasha scuote la testa:
"No. Credimi, non è stato facile mentirgli, tacere per tutto questo tempo sapendo quando James contasse per lui, ma se venisse a saperlo potrebbe scoppiare il caos e lo S.H.I.E.L.D. non può permetterselo, non in tempi come questo. Il Capitano è un soldato, il migliore tra tutti, ma sai bene che per le persone che ama farebbe di tutto."
 
"Dio, Natasha, che casino" -sospiro, massaggiandomi le tempie. Ho la testa che sta per esplodere e non sono neanche sicura di aver assimilato a pieno tutte le informazioni shockanti della giornata.-"Il fatto che abbiate tutti cento e passa anni rende tutto così caotico" sospiro. Rifletto un attimo su quelle parole e poi sorrido malignamente, guardandola-"Nat, quanti anni hai tu veramente?" domando, a sorpresa.
 
"Ventitr." mi risponde, con sicurezza e, per un attimo, quasi non mi rendo conto che mi stia prendendo in giro.
 
"Forse intendevi duecentotrenta, uno zero in più ." ribatto finalmente e l'occhiataccia che segue mi fa capire di aver fatto centro mentre sorrido vittoriosa.
 
"как вы скучны, Nadežda." borbotta.
Come sei noiosa, Nadia.
 
"Sai che ti capisco, vero?"-dico, indicando il traduttore di Stark nel mio auricolare-"Nadia in russo suona quasi bene, potrei farmelo piacere" sdrammatizzo.
Natasha maschera un mezzo sorriso mentre si alza in piedi e, mentre torna verso la cabina di pilotaggio, mi indica la cloche accanto alla sua con un cenno della testa

"Vediamo di sfruttare queste ore morte, Nadežda" mi dice poi, con tono pratico, prima di inziare a spiegarmi, con mia infinta sorpresa, come pilotare un quinjet.
 
**

Se credevo che saremmo state noi quelle a portare notizie sconvolgenti, mi sbagliavo di grosso.
I miei modesti calcoli non avevano previsto una ragazzina piombataci tra capo e collo e una sorella completamente sconvolta dalla cosa al punto tale da preoccuparsi a stento di come sia andato il nostro viaggio.
La bambina, adesso, si trova chiusa in una tipica sala da interrogatori e siamo tutti riuniti fuori, cercando di decidere cosa fare.
Natasha è la più scettica in merito alla situazione: se davvero la ragazzina è una piccola Vedova Nera che arriva dritta da uno dei rami ormai di nuovo in operazione della Red Room, potrebbe star fingendo. Un'infiltrata insomma, così innocente da prenderci in giro tutti.
 
"L'ho fatto io stessa, alla sua età"-dichiara Natasha.-"Un bel faccino e due occhioni dolci sono più che sufficenti per distrarti il tempo necessario per piantarti un coltello nel cuore."
 
"È diverso, Nat"-interviene Clint.-"Ha riconosciuto Anaëlle, si è fidata solo di lei, sa chi sia Camille."
 
"È facile giocare una persona che non si ricorda nulla del suo passato, puoi farle credere qualsiasi cosa tu voglia e, fidati, alla sua età la Red Room ti ha preparato abbastanza bene da poter sopravvivere sotto copertura per anni. " ribatte Natasha, gelida.
 
Il cuore mi si stringe in una morsa, sapendo che, per la seconda volta oggi, Natasha sta rivivendo frammenti tutt'altro che piacevoli del suo passato.
Forse anche per questo dichiararmi d'accordo con Clint mi costa uno sforzo notevole, ma non posso tirarmi indietro, non in una situazione del genere.
 
"Voglio parlarci."-dico-"Mi fido di Anaëlle, se dice di avere degli sprazzi di memoria riguardanti questa ragazzina, non posso ignorarlo: so cosa si provi ed è qualcosa che va aldilà di ogni possibile complotto."
 
Anaëlle mi sorride e mi ringrazia sottovoce mentre le cingo le spalle con un braccio e le poggio un bacio sulla tempia.
 
"E se fosse una mossa voluta? E se, di proposito, la Red Room avesse schierato contro di noi qualcuno che conoscete?"-incalza nuovamente Natasha-"Hanno sempre amato questo genere di giochi perversi, illudendo gli altri di avere un qualche potere decisionale per poi rivelare ogni loro debolezza."
 
"È un'opzione che non possiamo escludere"-le risponde Steve.-"Ma non sapremo mai la verità stando qua a discutere tra di noi inutilmente."
 
"Voglio parlarle anche io"-interviene Anaëlle, sovrastando le altre voci.-"Capirò se sta mentendo o meno, ne sono sicura."
 
"Vengo con te" -la spalleggio immediatamente. Anaëlle annuisce e io cerco lo sguardo di Natasha, fisso su di noi-"Fidatevi di noi."
 
Uso il plurale, ma so bene di star rivolgendomi ad una persona sola.
Fidati di me, Natasha.
La vedo scuotere la testa, poco convinta, poi liquida la cosa con un gesto della mano che mi lascia interdetta, forse persino delusa.
 
"Vi diamo mezz'ora" conclude alla fine la Hill, che ancora non era intervenuta in quella discussione, sempre che così possa definirsi.
 
Vorrei essere felice della decisione presa, ma non posso fare a meno di osservare Natasha che scocca un'occhiata diffidente alla ragazzina ripresa dalle telecamere di sicurezza e sbuffa seccata.
Le dimostrerò che ha torto, può giurarci. So che suona infantile, ma le dimostrerò che, ogni tanto, fidarsi può essere la cosa giusta da fare, anche in situazioni come queste.
Seguo distrattamente Anaëlle che mi conduce verso l'ingresso di quella che definirei a tutti gli effetti una prigione e non noto che mi sta osservando con aria preoccupata.
 
"Stai bene?" mi domanda, facendomi riscuotere.
 
"Certo"-mento.-"Anaëlle, sii sincera con me: chi è veramente questa ragazzina?"
La vedo titubare un attimo, poi si morde un labbro e socchiude gli occhi, come se ciò che sta per dire le costasse una sforzo immenso.
 
"Penso sia mia sorella." 


chiacchiere inutili dell'autrice
Salve a tutti! Lo so, è passato un anno e mezzo all'ultimo aggiornamento...putroppo la vita è frenetica e non aprivo efp da un pezzo, ma sappiate che Camille Anaelle sono sempre nel mio cuore, così parte di me che quando ho visto EndGame non ho potuto fare a meno di pensarle parte della battaglia finale! Mi sono sempre ripromessa di finire di pubblicare questa storia (l'ho finita anni fa, ho anche un mezzo sequel e diverse one shot scritte, in realtà!), nonostante probabilmente non abbia più lettori. Quindi, se avete letto fin qua, che siate appena arrivati o che abbiate ripreso in mano, come me, questa storia, vi ringrazio di cuore.
A presto (si spera!)
Erza

 
  
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