Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: elelcomplains    05/09/2019    1 recensioni
[Pre-Vento Aureo] [CanonVerse] [GiornoxMista]
Un piccolo incidente diventa l'occasione in cui il quattordicenne Haruno Shiobana (meglio conosciuto come "Giorno Giovanna") e il sedicenne Guido Mista si incontrano. Come evolverà la loro relazione?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Giorno Giovanna, Guido Mista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una delle attività preferite di Guido Mista durante la stagione estiva era senza dubbio giocare a calcio con i suoi amici al campetto dell’oratorio. Nessuno di loro era particolarmente portato, ma il ragazzo preferiva che fosse così, in quanto a sua detta quattro risate tutti insieme sarebbero state assicurate. Mista ovviamente non era da meno, e più di una volta gli era capitato di calciare la palla in qualunque direzione diversa dalla porta, ma a parte l’aver colpito un paio di automobili parcheggiate lì accanto non aveva fatto particolari danni. Almeno fino a quel giorno di giugno. Caso volle che la palla tornasse ad altezza d’uomo nel momento in cui stava passando un ragazzo. Mista lo aveva avvisato del pericolo ma il ragazzo, forse non avendo sentito quello che diceva, si voltò verso di loro, e la palla lo colpì in pieno viso, facendolo cadere seduto a terra. «Oh Dio scusami! Non l’ho fatto apposta, te lo assicuro, è stato un incidente. Non ti sei fatto troppo male spero» farfugliò Mista dopo essersi precipitato a soccorrere il ragazzo, che nel mentre si era tappato il naso nel tentativo di contenere l’emorragia. «Sto bene, è solo un po’ di sangue dal naso» «Aspetta, ti do qualche fazzoletto». Il ragazzo lo ringraziò, poi con la mano libera si ripulì il viso dal sangue meglio che poteva. Mista lanciò una rapida occhiata al ragazzo che aveva accanto: immaginò dalla corporatura che avesse circa un paio d’anni in meno di lui, e il pensiero che seguì era che fosse davvero carino. Non era troppo alto, né particolarmente muscoloso, il suo viso era già quasi quello di un adulto, e tuttavia i grandi occhi verde acqua coperti in parte da ciocche di capelli neri gli davano in qualche modo un’aria da bambino. «Oi, Guido! Torni a giocare?» fece una voce. «No, continuate senza di me» rispose, a voce alta per farsi sentire dagli altri. «Va un po’ meglio?» chiese poi al ragazzo, che annuì dopo essersi accertato che l’emorragia si fosse fermata. «Ti ringrazio. Ora però credo che dovresti tornare da tuoi amici» «Cosa ne pensi se per scusarmi ti offrissi un gelato?». Sicuramente il più giovane non si aspettava una proposta del genere, infatti restò per un secondo con gli occhi sgranati e le gote appena più rosate rispetto a prima. «Se proprio insisti» «Certo che insisto! Ti ho quasi rotto il naso, è il minimo che possa fare». Mista si alzò, e tese la mano al ragazzo, per aiutarlo ad alzarsi. «Scusa, non mi sono presentato. Il mio nome è Guido Mista» disse dopo un secondo di silenzio, tendendo di nuovo la mano all’altro. «Haruno Shiobana, ma tutti mi chiamano Giorno» rispose il moro stringendo la mano del più grande. «”Haruno Shiobana”… sei giapponese?» chiese Mista mentre conduceva Giorno presso una gelateria poco distante. «Mia madre è giapponese, mio padre non so neanche chi sia, abito qui in Italia solo perché mia madre si è sposata con quel bastardo del mio patrigno». Guido rimase in silenzio, imbarazzato. «Mi dispiace, e scusami per averti fatto esporre così» «Non devi scusarti, sono stato io a dirti tutto questo». Arrivarono a destinazione, e dopo aver preso un gelato sedettero ad uno dei tavolini di fronte al locale. «Perché non mi racconti qualcosa di te?» chiese Giorno per rompere il ghiaccio, quando ebbero entrambi finito di mangiare. «Allora, vediamo… Guido Mista, 16 anni, single da sempre, toscano d'origine, fiero pessimo calciatore, ho la fedina penale pulita» cominciò Mista, sorridendo. L'altro ragazzo si lasciò sfuggire un piccolo sorriso. «Ti avevo chiesto di raccontarmi qualcosa di te, non il tuo curriculum vitae» «Lo so, stavo scherzando. Il fatto è che la mia vita è parecchio monotona. La cosa più eclatante che mi sia mai successa è stato il divorzio dei miei qualche anno fa. Non ho interessi particolari a parte la cucina e la lettura. Ho un gruppo di amici con cui di solito passo il pomeriggio, ma non ho avventure da raccontare. Tu invece?» «Ad essere sincero la mia vita è ancora più monotona. In quattordici anni di vita non ho mai avuto neanche un amico, sto quasi tutto il giorno chiuso in casa da solo. Quando ero piccolo il mio patrigno mi picchiava, e credo non ci sia altro». Giorno raccontò tutto questo con tono distaccato, come se fosse una cosa da niente, e a Mista si strinse il cuore. «Mi dispiace che tu sia costretto a subire tutto questo. Se vuoi, e se puoi possiamo vederci ogni tanto, così magari ti distrai un po'» «Con piacere, ma sicuro che con i tuoi amici non ci siano problemi?» «No no, assolutamente». Il più grande guardò l'orologio, e con un'imprecazione fece per alzarsi dalla sedia. «Perdonami, devo proprio andare. È stato un piacere incontrarti. E per quando vorrai vedermi o anche solo fare due chiacchiere…» si scusò, poi si mise a scribacchiare su un foglietto che aveva trovato in tasca «… questo è il nostro numero di telefono. Non farti troppi problemi a chiamare, non disturbi». Lasciò il foglietto sul tavolo e corse via. Giorno prese in mano quel pezzetto di carta, lo piegò accuratamente e lo mise in tasca, poi rimase ancora per un po' seduto a processare quanto successo. Aveva davvero appena conosciuto una persona che voleva essere suo amico? E poi, ci aveva per caso provato con lui? Quel pensiero lo fece sorridere appena, poi cominciò a pensare al ragazzo. Prima non aveva fatto troppo caso al suo aspetto, ma ora si era reso conto di quanto quella massa di corti ricci neri, quegli occhi d'ossidiana, quella pelle abbronzata e quel sorriso radioso avessero il loro fascino. Chissà, magari un giorno… 

Il moro si disse che non era il momento di pensare a cose del genere. Si alzò e si diresse verso casa, che come al solito era vuota. Rifletté che quello era l'unico lato positivo della sua famiglia: dato che sia sua madre che il suo patrigno lavoravano lui poteva uscire quando voleva, senza il bisogno di chiedere il permesso a nessuno. 

Mista dal canto suo rimuginava su quello che il giorno dopo i suoi amici avrebbero definito "il più patetico tentativo di rimorchio della storia". Si dava dell'idiota, e si chiedeva come avesse fatto a provare un approccio del genere. «Forse è per questo che sono ancora single» si disse, e allo stesso tempo si consolò del fatto che Giorno sembrava non aver capito. Si lasciò cadere sul divano con un sospiro. Aveva capito di essersi preso una cotta per quel ragazzo in un tempo record. Non che ne fosse particolarmente infastidito, ma era tremendo nel nascondere i suoi sentimenti, e prima o poi Giorno l'avrebbe scoperto, non importa quanto impegno ci avrebbe messo Mista. E immaginava che sicuramente Giorno non l'avrebbe ricambiato. Infatti credeva che il lieve rossore sulle sue guance di prima fosse dovuto al caldo o alla pallonata, non credeva che avesse a che fare con lui. In quel momento squillò il telefono. «Già mi ha chiamato?» pensò, alzò la cornetta e rispose con la voce più seducente che riusciva a fare. «Sì?» «Guido, tesoro, faccio tardi stasera, non aspettarmi a cena, ok?» «D'accordo, ciao, mamma». Il ragazzo riagganciò e diede una testata neanche troppo piano al muro. Perché non riusciva a passare una giornata senza fare figuracce? Decise di lasciare che la giornata finisse e di dormirci su. Infatti cucinò qualcosa per sé e poi andò a dormire. Per alcuni giorni non ebbe notizie di Giorno, poi una mattina fu svegliato dagli squilli del telefono. Fu sua madre a rispondere, e dopo qualche istante la sentì dirigersi verso camera sua. «Guido, è per te. È un ragazzo che dice di chiamarsi Giorno». Quando il ragazzo sentì quel nome scattò in piedi e quasi corse verso il telefono, sbattendo anche una gamba contro un mobile. «Ciao» «Ciao. Perdonami per averti svegliato» «No no, mi sarei svegliato comunque tra poco». Era una bugia: durante l'estate era solito dormire fino a tardi, ma non voleva far sentire Giorno in colpa. «Ti va di vederci oggi?» chiese quasi sussurrando, come se non volesse farsi sentire da qualcuno presente in casa sua. «Ok. Alle tre e mezza al campetto dell'oratorio va bene?» «Va benissimo». Giorno fece una pausa. «Devo riattaccare, scusami. Ci vediamo dopo». Entrambi riagganciarono, e Mista per un momento non riuscì a crederci: Giorno alla fine lo aveva chiamato sul serio, e gli aveva chiesto di uscire. Se non fosse stato per la gamba dolorante avrebbe pensato di star sognando. Nervoso, a pranzo non mangiò quasi nulla, e dopo aver speso molto tempo a cercare di rendersi quantomeno presentabile, si diresse verso il luogo dove si sarebbero incontrati. Lungo la strada incontrò un paio di suoi, che non persero occasione per sbeffeggiarlo bonariamente. «Com’è che oggi ti sei messo in ghingheri? Esci con una ragazza e non ci hai detto niente? O magari esci con quel ragazzino che l’altro giorno hai quasi ammazzato?». Mista sorrise e non rispose, e continuò poi per la sua strada. Giorno arrivò qualche istante dopo, e salutò l'altro ragazzo con un timido sorriso. «Ciao. Ti ho fatto aspettare molto?» «No, sono arrivato appena adesso» «Andiamo a fare una passeggiata?» «Certamente, andiamo». Cominciarono a girare per la città, senza una meta precisa, parlando di qualunque cosa venisse loro in mente pur di far diminuire la tensione. Dopo la loro lunga camminata si fermarono all'ombra del parco stranamente deserto, a sedere su una delle panchine. Lì poterono parlare ad una distanza più ravvicinata, e fu allora che Mista notò la piccola piaga appena sotto il naso dell'altro ragazzo. «Cosa ti è successo qui?» chiese indicando sul proprio viso la zona ferita. Il più piccolo parve imbarazzato. «Era un brufolo. Credo sia normale alla mia età» rispose a voce abbastanza bassa, rivolgendo lo sguardo altrove e passandosi una mano sul collo. Mista gli prese il mento tra le dita, cogliendo di sorpresa il ragazzo, che sussultò e si girò verso di lui. «Fammi vedere» disse, e si avvicinò al viso del minore. «Non sembra così grave» continuò, e si avvicinò ancora di più. Ormai era talmente vicino da poter sentire il respiro caldo di Giorno sulle labbra, ma una parte della sua coscienza lo richiamò all'ordine. «Ecco, dovrebbe guarire in pochi giorni» concluse allontanandosi di scatto dal viso del più giovane. «Complimenti, Guido, hai vinto il premio di "idiota dell'anno"» pensò. Sentiva di essere rosso in viso, e anche il suo amico era meno pallido di quanto era abituato a vederlo. Si schiarì la voce. «Vuoi che ti riaccompagni a casa?» propose in un disperato tentativo di salvare la situazione in extremis. «No, grazie, non ce n'è bisogno, davvero» rispose Giorno. «Appena posso ti chiamo» aggiunse mentre se ne andava. Mista tornò a casa, continuando a darsi dell'idiota per tutto il tragitto, credendo di aver appena rovinato tutto per non aver ragionato con il cervello. Quando rientrò sua madre non era ancora tornata, probabilmente avrebbe fatto tardi anche quella sera. Per una volta Mista ne fu grato, poiché non avrebbe dovuto affrontare le domande della madre sul perché sembrasse così abbattuto. Non cenò neanche, si buttò sul letto e si addormentò profondamente mettendo, almeno nella sua mente, una pietra sopra quella giornata. A casa sua Giorno rifletteva. Mista stava per baciarlo, e lui non solo poteva lasciarlo fare, poteva addirittura essere lui a baciarlo per primo. Non che biasimasse Mista però: in fondo si conoscevano da pochissimo, e c'era una bella differenza tra il trovare carino un ragazzo e il dare inizio alla relazione romantica che secondo lui il bacio comportava. Decise che avrebbe aspettato un po', decise che avrebbe aspettato che entrambi fossero pronti, e poi anche lui andò a dormire. 

Il tempo passava, ritornò l'inverno, e Mista e Giorno continuarono a vedersi e a sentirsi, dimenticando apparentemente quanto successo quel giorno al parco. In quei mesi erano diventati buoni amici, e nonostante il naturale l'imbarazzo nato dalla vicinanza di due persone attratte l'una dall'altra si trovavano bene insieme. 

Un tardo sabato pomeriggio erano in giro come al solito, e Mista decise di fare all'amico una proposta. «Stasera mia madre ha il turno di notte, ti va se ci ordiniamo una pizza e ci guardiamo un film?» «Se non disturbo sì» «Tu non disturbi mai, Gio. Dai, ti accompagno a casa mia, così puoi scegliere il film e avvisare tua madre mentre io vado ad ordinare la pizza, tanto la pizzeria è a due passi». «Ah, adesso che ci penso: credo sia meglio che resti a dormire da me, ho paura che ti possa succedere qualcosa, anche se ti accompagnassi. Lo spazio tanto c'è» «D'accordo». Mista fece accomodare l’amico, poi come anticipato andò a prendere le pizze. Durante la strada gli venne il dubbio che magari Giorno pensava che lo avesse invitato con dei secondi fini. Il più grande ad essere onesti aveva semplicemente pensato di passare una serata con il suo amico, non a cosa sarebbe potuto succedere tra loro due. D’altra parte, però, poiché Giorno aveva accettato, o non aveva pensato a inesistenti secondi fini, o qualunque cosa gli sarebbe andata bene. Passarono la serata in silenzio, sul divano, davanti al film scelto dal più giovane. A pochi minuti dalla fine Mista quasi si spaventò nel sentire qualcosa appoggiarsi sulla sua spalla. Girò la testa, e quando vide che si trattava della testa di Giorno, che si era addormentato di colpo, arrossì. Decise di prenderlo in braccio e portarlo a dormire nel suo letto. Mista avrebbe dormito in quello di sua madre quella notte. Quando adagiò il ragazzo sul materasso ebbe l'occasione di contemplare il suo volto addormentato. Sembrava così sereno, e se possibile era ancora più bello. Sarebbe stato così semplice rubargli un bacio ora, ma il ragazzo non aveva il cuore di mancargli di rispetto in questo modo. Adagiò una coperta sopra al ragazzo e gli accarezzò amorevolmente i capelli, poi andò a dormire. Il mattino  successivo Giorno si scusò mortificato con l'amico, per essersi addormentato così presto. Mista ovviamente non mancò di rassicurarlo, dicendo che la stanchezza non era colpa sua, poi lo strinse tra le braccia per salutarlo. «Quindi non hai mai baciato nessuno?» chiese Giorno di punto in bianco, ancora stretto nell'abbraccio. «Dove vorresti andare a parare?» «Hai davanti qualcuno che ti piace dal primo giorno in cui lo hai incontrato, la una delle prime cose che mi avevi detto è che sei single da sempre e una volta hai provato a baciarmi. Credo che chiunque capirebbe, no?». Mista impallidì di colpo, e altrettanto di colpo arrossì e incespicò. «S-sicuro che non sono troppo grande per te?». Giorno abbozzò un sorriso. «Non è quasi la normalità uscire con ragazzi più grandi? E poi tu mi piaci. Mi piaci sul serio. Potrei persino dire che sto cominciando a innamorarmi di te». Davanti a quelle parole Mista perse totalmente la capacità di formulare un pensiero di senso compiuto, riuscì solo a balbettare rosso in viso quanto anche lui provasse quegli stessi sentimenti nei suoi confronti. Giorno si avvicinò, anche alzandosi sulle punte per essere a un'altezza sufficiente, e baciò Mista. Entrambi si goderono quel tenero momento, ancora stretti nel calore di quell'abbraccio. «Perciò adesso stiamo insieme?» chiese il minore guardando l'altro ragazzo negli occhi. «Se è quello che vuoi, sì» rispose con tono estremamente intimo, quasi stesse parlando direttamente al cuore di Giorno, che dopo un altro veloce bacio sulle labbra si diresse verso la porta. «A presto, Guido» quasi sussurrò. Era la prima volta che chiamava Mista per nome anzi, era la prima volta che si rivolgeva al ragazzo con un sostantivo. Ma quanto suonava bene, secondo Mista, quel nome uscito da quelle labbra. «A presto, Giorno» rispose, con lo stesso tono di voce, prima di veder sparire il ragazzo dietro la porta. Era felice. Per la prima volta in vita sua era davvero felice. Non sapeva cosa sarebbe successo in futuro, cosa il destino avesse in serbo per lui, ma di sicuro avrebbe avuto un dolce ricordo da rimembrare con nostalgia. 

Poco tempo dopo Mista entrò in Passione dopo una sfortunata serie di eventi, e per proteggere Giorno si costrinse a lasciarlo. Sapeva che entrambi sarebbero stati male per questo, ma era sicuramente meglio che metterlo in pericolo per qualcosa in cui non c'entrava nulla. Nell'aprile di due anni dopo, però accade l'impensabile: il suo capo Bucciarati si presentò con un ragazzo, e annunciò: «Il suo nome è Giorno Giovanna». 



Note dell'autrice

Salve a tutti e grazie per essere arrivati alla fine della storia. Questa volta è uscito fuori qualcosa di incredibilmente lungo per i miei standard. Un paio di cosucce: per prima cosa ringrazio EuphemiaMorrigan, infatti l'headcanon di Giorno e Mista che si conoscono prima di Vento Aureo l'ho preso da lei, e sempre da lei è arrivata l'ispirazione per questa cosa. Come seconda cosa ringrazio la mia adoratissima beta reader Husbanfo, che si è resa disponibile anche alle due e mezza di notte, e infine ringrazio di nuovo tutti voi. Ciao a tutti e ci vediamo alla prossima storia
   
 
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