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Autore: _Kalika_    05/09/2019    0 recensioni
La storia non tiene conto dei fatti ne "Le Sfide di Apollo"
Will è in preda ai sintomi di una terribile malattia, una maledizione che colpisce alcuni figli di Apollo… le possibilità di sopravvivenza sembrano scarse, ma Nico non intende perderlo. Riuscirà il figlio di Ade a superare le prove proposte, compreso lo scontro con un odiato nemico?
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«Che intendi dire?» Nico strinse il Ferro dello Stige, alternando lo sguardo tra la figura che si dimenava debole e l’ombra.
«Ti sarà richiesto soltanto un sacrificio. Devi scegliere tu se sei disposto ad accettare»
«Di cosa stai parlando?» Chiese ancora, irritato. L’ombra non rispose. Si mosse appena, poi scomparve con un risucchio nel terreno.
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«Sono ancora uno stupido, Raggio di Sole?»
Il figlio di Ade sbuffò, riappoggiando il capo sulla maglietta arancione del biondo. «Sì, moltissimo. Anche se non è stata tutta colpa tua.»
«Ah, no?»
«No. Probabilmente gli dei avevano già deciso che avresti fatto la stupida azione che hai fatto.»
«Mh. Quindi ti sei sbagliato a darmi uno schiaffo, prima.»
«No, non sto dicend…»
«E ti devi far perdonare.»
«Non…»
«Facciamo così: se farai un’azione più stupida della mia, allora potrò restituirti il torto.»
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cupido, Eros/Cupido, Nico di Angelo, Nico/Will, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Dato che sono una persona orribile e ho lasciato passare un intero anno senza aggiornare, faccio un riassuntino degli ultimi avvenimenti a quei pochi lettori che ancora mi seguono:
 
I due gruppi (uno formato unicamente da Nico e l’altro da Helen e Will) hanno superato le proprie prove per ottenere la rispettiva metà della profezia che il misterioso anziano del negozio ha ordinato loro di trovare in cambio del passaggio per raggiungere Cupido.
Nico ha dovuto affrontare l’arpia di nome Lisayne e successivamente si è dovuto addentrare in una visione che vedeva Will ed Helen torturati fino alla morte. Gli altri due ragazzi invece hanno dovuto scegliere la cruda realtà rispetto alla fatale illusione suggerita dai loro sogni più ambiziosi. Una volta riuniti, tutti e tre allo stremo delle forze, vengono attaccati da dei giganteschi e aggressivi myrmekes. Quando il combattimento sembra volgere definitivamente a favore dei mostri, le due strofe della profezia si uniscono e cominciano a brillare…
 
 
Capitolo 8
 
 
Nico si svegliò lentamente, faticando a prendere coscienza con la realtà. A malapena si accorse di essere rotolato su un fianco, almeno fino a che non poggiò la guancia sul pavimento gelido che gli diede una scossa per svegliarlo. Allora aprì gli occhi, venendo investito all’istante da una scarica di mal di testa.
Mugugnò infastidito ma per niente sorpreso di avere difficoltà nello svegliarsi, e mentre tentava di mettersi seduto constatò di avere difficoltà nel muoversi a causa delle ferite che Lisayne gli aveva inferto alla spalla e alla gamba.
Si strofinò la faccia con le mani nel tentativo di svegliarsi e di riepilogare cosa era successo prima che si addormentasse.
 
Non appena le due strofe della profezia si erano unite in un’unica lastra, Nico, Will ed Helen erano stati trasportati al negozio del vecchio con lo stesso procedimento dell’andata.
Stanchi, feriti e traumatizzati, ma quantomeno al sicuro, dopo aver notato l’assenza del loro committente, non avevano potuto far altro che comprarsi da mangiare – non avevano idea di che ore fossero, ma sentivano tutti un gran bisogno di buttare giù qualcosa dopo i numerosi scontri –, cambiarsi i vestiti ormai ridotti a stracci e, cosa più importante, curare le proprie ferite. Will era riuscito a migliorare lievemente lo stato di Nico e di Helen, ma lo stesso non si poteva dire di lui. La medicina di Hermes cominciava a perdere il suo effetto: seppur lentamente, aveva iniziato ad accusare i primi sintomi come febbre e tremori. Tuttavia, almeno per quanto sosteneva lui, era ancora cosciente e soprattutto in grado di muoversi e combattere.
Il sole era ancora alto, ma tutti e tre avevano accordato di riposare, e si erano accampati alla meglio all’interno del negozio.
 
Il figlio di Ade si guardò intorno. Sbirciò fuori dalla porta nel negozio: non riusciva a vedere il sole, ma dalla luce fioca e dal cielo quasi scuro intuì che si stesse avvicinando la sera. Doveva aver dormito buona parte del pomeriggio.
Will ed Helen riposavano ancora, e Nico certo non aveva da compatirli: nessuno dei due aveva esperienza in fatto di missioni, e l’avventura di quel giorno era stata pesante per tutti. Per tutti…
“Possiamo trovarli! Sono semidei forti, lasciano una traccia molto chiara!”
…Di chi era quella voce? Quella voce che aveva appena rimbombato nella testa di Nico?
“Nico è un mio amico. So che non farà niente di pericoloso.” Ancora… che cos’era?
Una visione?
No… era un sogno. O meglio il ricordo di un sogno, uno appena fatto, che si palesava in quel momento nella mente di Nico. Il ragazzo si coprì le palpebre con le mani, cercando di ricordarsi meglio cosa aveva visto nel sonno.
Di chi erano le voci? A chi parlavano?
“Blackjack è arrivato fino a questa osteria. Cosa facciamo adesso?” Era tutto troppo confuso… udiva il rumore di zoccoli calpestare il terreno regolarmente, toc, toc, toc, toc, plic, toc, plic, plic, plic… E all’improvviso le voci tacquero come se un velo si fosse calato su di esse, non si sentiva nient’altro che plic, plic, plic, il sangue che colava dai corpi martoriati di Will ed Helen, e le ossa che scricchiolavano, le catene che tintinnavano flebili… e un odore intenso si diffuse nell’aria, ferroso, che chiudeva la gola, e le mani di Nico erano di nuovo intrise di sangue, e ovunque si poggiasse il rosso macchiava e si dilatava, e saliva lungo le braccia di Nico, bruciava la pelle, e continuava a gocciolare con quel plic, plic, plic…
Nico allontanò violentemente le mani dal viso, trovandosi a respirare forte. Si alzò in piedi cercando di fare più rumore possibile, sovrastando il rimbombo nella sua testa, e raggiunse la porta del negozio inciampando un paio di volte. Si aggrappò alla maniglia e attraversò tentennante l’uscio, ritrovandosi sul marciapiede. Le gambe gli tremavano, e per un attimo, mentre usciva, ebbe la tentazione lasciarsi semplicemente crollare a terra. Invece non appena mise piede fuori venne investito da un vortice di luci, suoni, colori, e – non avrebbe mai pensato di dirlo – si sentì rinato. Si appoggiò al muro e osservò il via vai di gente, le macchine che suonavano il clacson, i piccioni che si contendevano un pezzo di pane, i ragazzi che ridevano. Normalmente avrebbe trovato una scena del genere fastidiosamente caotica, o tutt’al più si sarebbe scoperto invidioso di non poter vivere una vita normale come quelle persone. E invidioso sicuramente lo era, ma adesso era spinto da ideali e obiettivi decisamente più alti. In quel momento però, Nico aveva bisogno di qualcosa che gli spazzasse via dalla mente tutti i pensieri, e il rumore della città era il rimedio migliore.
Nonostante il riposo, il ragazzo si sentiva stanco. Le scorte di ambrosia erano finite tutte nella pancia di Lisayne, e gli incantesimi di Will, fortemente influenzati dalla maledizione di Apollo, avevano a malapena fermato l’emorragia.
Sospirò mentre si stringeva da solo le spalle, godendosi un’ultima volta il venticello serale. Doveva stringere i denti ancora un po’, e dopo sarebbe tutto finito. Non aveva senso perdere tempo.
Si staccò dal muro e rientrò nel negozio, strofinando via dalla guancia una scia bagnata.
 
Per prima cosa decise di ispezionare il negozio. Se il vecchio aveva un “passaggio” per raggiungere Cupido, o almeno così aveva detto Ed, allora era possibile che ci fossero delle porte segrete.
Tuttavia, per quanto si sforzò, non riuscì a scovare niente. Si mise anche a frugare nella scrivania del signore, sperando di trovare qualche indizio, ma la ricerca si rivelò nuovamente inutile.
Anche quando Will ed Helen si svegliarono e si unirono alle ricerche, il tastare muri e cassetti in ricerca di scomparti nascosti fu solo una perdita di tempo.
Le uniche cose di interesse all’interno del negozio, oltre l’antico arredamento, era la presunta mercanzia: sembrava che ci fossero oggetti provenienti da tutte le età e dalle più svariate tradizioni religiose.
Ormai rassegnatosi all’idea di dover passare in rassegna tutti i prodotti senza avere un ordine da seguire, Nico si ricordò improvvisamente dello scaffale con le anfore che aveva attirato l’attenzione dei semidei la prima volta che erano entrati in quel luogo.
Con un lieve barlume di speranza si avvicinò a quell’angolo, scostando nuovamente il telo che copriva le opere, e iniziò a esaminarle. Passò almeno una mezz’ora di letture senza fine, scartando una volta un antico mito greco, una volta un’impresa di Percy, fino a quando si trovò tra le mani un’anfora lucida, brillantemente nuova, tanto che sembrava impossibile averla notata solo in quel momento. Al contrario di molte altre, non c’era nessuna scritta: soltanto un complesso intarsio colorato.
C’erano molte figure che giravano tutte attorno al vaso, soprattutto forme irregolari di colore arancione e viola: tutte erano rivolte verso quello che era senza dubbio il punto focale dell’anfora. In mezzo a tutte le figure, infatti, ne risaltavano tre che raffiguravano chiaramente delle persone: una totalmente vestita di nero, le altre due bionde e vestite di arancione.
In un altro momento, Nico si sarebbe sorpreso non poco nel vedere una cosa del genere: invece la prima cosa che fece dopo aver constatato che sì, senza alcun dubbio le tre figure al centro erano lui e i suoi compagni, fu di cercare ogni più piccolo indizio per sapere cosa avrebbe dovuto fare.
La ricerca fu brevissima: risaltava in modo quasi luminescente che i tre personaggi stavano poggiando le loro mani su una lastra brillante color oro, che irradiava i suoi vicini di luce. Nico estrasse dalla tasca la lastra della profezia, osservandone i riflessi dorati e le scritte nere:
 
“Diva, assiste e commenta le azioni di tre:
a tempi diversi avran da patire,
finché fermerà il di lei bambino.
Vittoriosa, degli altri sceglierà il destino”
 
Non potevano esserci fraintendimenti: la chiave per raggiungere Cupido era lì, tra le sue mani. Nico sollevò l’anfora e raggiunse Helen che stava nella stessa stanza.
«Credo di aver scoperto come raggiungere Cupido. Secondo quest’immagine» e alzò il vaso per mostrarle ciò di cui parlava «dobbiamo toccare contemporaneamente la strofa… e magari concentrarci, non so»
Helen parve turbata: «È così facile? E dobbiamo essere tutti e tre, senza poter lasciare nessuno indietro?»
«Sono solo ipotesi» osservò il figlio di Ade «ma così pare. Io e Will abbiamo già toccato la strofa contemporaneamente, nel momento in cui si sono unite fra loro le due metà, e ci siamo ritrovati tutti e tre qui. Quindi immagino che ci sia anche la possibilità che se anche solo noi due tocchiamo la strofa, verrà portato anche Will con noi.»
La ragazza si appoggiò alla scrivania dietro di lei, squadrando pensieroso Nico che appoggiava a terra l’anfora: «Hai centrato in pieno. Può dire quello che vuole, ma Will non sta bene, è evidente che l’effetto della medicina di Hermes stia finendo. Sicuramente è un bravo combattente, e al momento potrebbe anche sopportare uno scontro… ma se dovesse avere qualsiasi ricaduta…» scosse appena la testa e arricciò le labbra, alternando lo sguardo da Nico all’anfora. «…non lo so. È inutile dirlo, sono preoccupata.»
«Lo sono anche io, ma ormai non possiamo tirarci indietro. Questa volta assicuriamoci di non dividerci. Io sono in grado di proteggervi, e anche tu con la tua Foschia, e inoltre in tre è più semplice liberarsi delle arti illusorie.»
«Anche tu sei stato vittima di una visione?» La ragazza parve sorpresa e immediatamente interessata, cosa che non piacque affatto a Nico. «Dev’essere stato terribile affrontarla da solo. Per quanto mi riguarda, se non fosse stato per Will, a questo punto non sarei qui.»
Il figlio di Ade non poté fare a meno di rabbrividire, incapace di levarsi dalla mente le orrende sensazioni che lo avevano riassalito poco tempo prima. Sentì la testa girare e si mise a sedere – guarda caso, proprio sulla sedia su cui si era accasciato la prima volta che erano entrati in quel negozio – commentando cercando di mantenere un’aria disinvolta: «L’obiettivo della visione di cui sono stato vittima non era di uccidermi» non se la sentì di aggiungere “fortunatamente” «..quindi potrei dire di aver fatto il suo gioco. Non è stato bello.»
Helen rimase un po’ in silenzio, riflettendo su ciò che era stato detto. Aveva notato come Nico avesse improvvisamente perso colore non appena avevano sfiorato l’argomento dello scontro di quel giorno, quindi evitò di fare domande. Abbassò gli occhi e dopo un po’ riprese la conversazione con tono rammaricato: «Mi dispiace di causarti tanti guai. Finora non mi sono dimostrata utile, e soprattutto non sono riuscita a fermare Will dal cercarti.»
Nico alzò le sopracciglia. «Pensavo che ce l’avessi portato tu. Voglio dire, so quanto sia insistente Will, ma non pensavo fosse in condizioni di venirmi addirittura a cercare.»
La ragazza scosse la testa increspando appena le labbra in un sorriso ironico. «Stava male, ma ci sono stati dei periodi in cui si sentiva meglio e riusciva anche a reggersi in piedi. Era – o meglio, sarebbe dovuto essere – sotto controllo, ma in quelle poche volte è riuscito anche a passeggiare un po’. Quando ancora era bloccato a letto gli avevo detto che eri partito dato che insisteva per sapere dove fossi, e mi era sembrato piuttosto irrequieto… ma non lo ritenevo in grado di fare una follia del genere. Invece non appena ho saputo che per qualche tempo era stato in grado di reggersi sulle proprie gambe mi sono insospettita e sono andata a controllarlo.» Non era esattamente un racconto divertente, ma Helen notò che Nico si stava distraendo e sembrava meno pallido, quindi sorrise con più sicurezza e continuò: «Ovviamente la sua stanza era vuota. L’ho trovato che si trascinava dentro la stalla, e implorava Blackjack di farlo salire su di lui. Ho cercato a parole di convincerlo a desistere, ma è stato irremovibile, puoi immaginarlo. Con un paio di balzi era salito in groppa a Blackjack: immagino di essermi sbagliata, ma in quel momento l’idea di metterlo ulteriormente in pericolo buttandolo a forza giù dal pegaso mi era sembrata un’idea tremenda, quindi ho preferito andare con lui.»
«Non scusarti. Non nego che le cose sarebbero potute andare diversamente se foste rimasti al campo, ma ormai non si può tornare indietro. Anzi, ti ringrazio per non averlo lasciato solo.»
«Trovato qualcosa? Di che parlate?» Will entrò nella stanza in quel momento trascinando stancamente i piedi, schiarendosi la voce non appena si accorse del tono flebile con cui aveva interrotto la conversazione.
“Della tua stupidità” era sul punto di rispondere Nico, ma si bloccò subito dopo aver aperto la bocca, quando ebbe modo di osservare in che condizioni fosse Will.
Che non stesse bene lo si poteva dire da ore, ma in quel momento sembrò peggiorato in maniera improvvisa. Le occhiaie nere sotto gli occhi entravano in netto contrasto con il pallore innaturale del viso, al punto di sembrare di star guardando un fantasma. Gli occhi velati da sottili ma numerose venature rosse testimoniavano la presenza di febbre alta, o quantomeno di un forte mal di testa. E tutta la sua figura ricordava un vecchio albero appassito e morente, appoggiato al muro, con le spalle cadenti e le gambe incerte. Sembrava un miracolo che si tenesse in piedi.
Ancora una volta, Nico si trovò a confrontare quella triste immagine alla visione di Will torturato, riuscendo a non farsi catturare soltanto grazie al rumore delle dita di Helen che picchiettavano contro l’anfora e poi la sua voce che spiegava le recenti scoperte.
Will si sedette a terra mentre ascoltava la sorella che parlava, e Nico ne approfittò per lanciargli al volo la strofa. Non appena Helen finì di parlare, il biondo abbassò lo sguardo verso la profezia mentre si massaggiava la testa: «Sembra una caccia al tesoro, di quelle brutte. “Diva assiste e commenta le azioni di tre… a tempi diversi avran da patire”… questo potrebbe adattarsi a praticamente qualsiasi missione. Tre persone che soffrono e una.. Diva…» «una Dea» suggerì Nico distrattamente, captando appena l’assenso dell’altro.
«..e una Dea che li osserva. Sai che novità.» Strizzò gli occhi e continuò a leggere. «La parte interessante è questa. “finchè fermerà il di lei bambino”.. la Dea ha un figlio? Come al solito, senza contesto non si capisce niente… “vittoriosa, degli altri sceglierà il destino”… mi sembra incompleta.»
«Cosa?»
«Beh, non dice qual è il destino dei tre. Voglio dire, è normale che non ci siano informazioni certe, ma così è davvero troppo generica.»
Nico si irrigidì e sbuffò: «È una profezia. Non è la prima volta che non viene spiegata la fine della missione. Altrimenti non sarebbe divertente per gli Dei, no?» aggiunse con una punta di ironia.
«E comunque analizzarla non ci servirà a niente. Ormai sappiamo come raggiungere Cupido, dobbiamo preparare tutto il necessario e farlo in fretta.»
Helen fece qualche passo verso gli altri due, sconcertata quanto Will dalla risposta innaturalmente brutale che aveva appena sputato Nico. «Non troppo in fretta. Non abbiamo più ambrosia, e dal momento che sei tu la persona con più esperienza in quanto a combattimento, è meglio aspettare che riposi per bene.»
«Più aspettiamo per farmi guarire, più Will peggiora. Non ha senso restare qua più del necessario. Partiamo il prima possibile.»
«Ha senso, invece» Obiettò Will convinto «Sono comunque una zavorra. Meglio che lo sia soltanto io invece che tutti e due, no?»
Pur a malincuore, Nico non ebbe da ridire.
Stava per chiudere gli occhi e cercare di addormentarsi, pur sapendo già l’esito del tentativo, quando sentì la porta del negozio che si apriva e il campanello che annunciava l’ingresso di qualcuno.
 
«…Nico? E ci siete anche voi due! Finalmente vi ho trovati!»
Il figlio di Ade raggelò sul posto, maledicendosi di non aver pensato prima a quell’eventualità.
Si girò lentamente mentre Jason si chiudeva alle spalle la porta del negozio e avanzava verso di loro. «Non posso credere di avere avuto questo colpo di fortuna..!» Si interruppe nel vedere gli sguardi sconcertati fissi su di lui, ma la cosa che lo stupì di più fu un’altra. «Avete degli aspetti terribili. Avete dovuto combattere contro dei mostri?»
Si levò lo zaino dalle spalle e ne trasse fuori delle porzioni di ambrosia, che offrì a Nico ed Helen. Mentre i ragazzi allungavano le loro mani, lanciò un’occhiata a Will: «Mh…Con te non serve, giusto?»
Il figlio di Apollo annuì appena, soffiando un “passo” tra le labbra. Tutti e tre sembravano attoniti, e soprattutto impauriti, come se fossero davanti a una visione – e per quel giorno, di illusioni ne avevano avute abbastanza. Nico fu il primo a riaversi. «Come hai fatto a trovarci? Sei solo?»
«Chirone era molto arrabbiato, e ha preparato dei gruppi di ricerca. Ho cercato di bloccarlo, ma sono solo riuscito a ritardare di un giorno la partenza.» Si guardò intorno mentre continuava il suo racconto. «Blackjack ci ha condotti fino ad un’osteria, e poi abbiamo avuto molte difficoltà a trovarvi. Però cercando di contattarvi con dei messaggi-iride ricevevamo degli scorci di dove vi trovavate, e siamo riusciti a restringere l’area.»
«Che cosa intendi fare?»
«Sono dalla tua parte, ma ho le mani legate. Il resto del mio gruppo si sarà già accorto della mia presenza e mi starà cercando.» Si morse la cicatrice sul labbro e continuò. «Penso che Will farebbe meglio a venire con noi. Anche Helen, suppongo. Se hai bisogno di una mano nel combattimento, posso venire io con te. Mi inventerò qualcosa e…»
«Non è una cosa possibile.»
Jason lo guardò confuso. «Cosa intendi? E cosa è successo? Non capisco perché ti sei portato dietro anche Will.»
«Se potessi, lo rimanderei al Campo immediatamente, anche a forza di spedircelo a calci in culo» rispose secco lanciando l’ennesima occhiata di rimprovero a Will che gli stava passando in mano la strofa della profezia. «Ma ti sto dicendo che non è possibile che ci dividiamo. Né tantomeno che tu venga con noi. È tutto a causa di questa lastra che-»
«Li hai trovati, finalmente!»
«Potevi avvisarci, ti abbiamo cercato per tutto l’isolato!»
«Ragazzi, venite tutti qui! Jason li ha trovati!»
Nico raggelò mentre una mezza dozzina di semidei entrava nel negozio e si avvicinava. Il piano cambiava.
Se si fosse trattato solo di Jason, avrebbe anche potuto spiegare tutto e convincerlo. Ma una manciata di ragazzi che a malapena conosceva, e che lo consideravano solo un pericolo per via del suo genitore divino? Impossibile.
«Non intendo tornare al Campo prima di aver risolto tutto.» Comunicò con voce chiara a Jason e al resto dei ragazzi. Lanciò uno sguardo d’intesa a Helen e Will, poi allungò la strofa in direzione di Helen. «Proviamo solo noi due, ok? Chissà che non ti lasci indietro»
Will annuì con un lieve sorriso mentre osservava le mani di Nico e della sorella che sfioravano la lastra. «Tentar non nuoce, suppongo.»
 
…e tanti saluti ai preparativi per la partenza.
 
 
 
 
 
 
 
***Angolo dell’autrice***
 
Lo so, lo so. Non ho aggiornato per un anno intero e questo nuovo capitolo non è neanche lungo. Sono imperdonabile.
Se non altro, proprio perché il capitolo mi è sembrato davvero troppo corto (alcune volte sono arrivata quasi alle 5000 parole mentre qui raggiungo a malapena le 3000) ho deciso di dividere il capitolo in due parti, di cui quella che avete appena letto è la prima. Oltretutto questo era soltanto un capitolo di passaggio, quindi speravo di poter scrivere anche una parte di azione invece che noiose spiegazioni. Ho cercato di impreziosirlo il più possibile – ad esempio l’attacco di panico di Nico inizialmente non era previsto – ma resta comunque un capitolo abbastanza lungo, che si salterebbe volentieri.
Non appena avrò finito la seconda parte, decisamente più adrenalinica, la pubblicherò nel posto che spetterebbe al capitolo 9.
Poi non appena avrò pronto il capitolo 9, dato che voglio evitare casini dividendo i capitoli inutilmente, cancellerò il capitolo della 2a parte dell’ottavo capitolo, che aggiungerò in questo capitolo, pubblicherò il capitolo 9, e cancellerò questa inutile spiegazione.
In breve ai lettori non cambierà nulla perché vi risulterà sempre l’aggiornamento quando li farò e io non avrò un elenco capitoli disordinato.
 
A dirla tutta, le motivazioni della pubblicazione del capitolo di oggi sono due.
La prima, naturalmente, è che ho fatto aspettare davvero troppo i miei lettori - che a questo punto saranno calati a zero e anche a ragione; la seconda, è che ho deciso di partecipare con questa storia ad un concorso di Wattpad (dato che la pubblico in contemporanea anche là), ossia l’ ItaContest2019!
È il primo contest di Wattpad a cui partecipo e non ho dubbi che sarà un disastro, ma ho la sicurezza di avere una discreta conoscenza ed esperienza linguistica e una storia di cui, anche se non posso certo affermarne l’originalità, vado davvero molto fiera.
La votazione dell’ ItaContest è divisa nella votazione della giuria e in quella dei lettori. Quindi invito anche voi che mi leggete da Efp a darmi una mano. Come fare? Andate al capitolo dedicato al contest sulla mia storia su Wattpad che potete raggiungere con questo collegamento, in cui sarà brevemente rispiegato il ruolo dei lettori nel contest, e date alla storia un voto da 0 a 10 nei commenti. Inutile dire che mi farebbe davvero molto piacere se motivaste il vostro voto!
Non ho nient’altro da dire, se non invitarvi come al solito a farmi sapere cosa ne pensate della storia con un commento!
Alla prossima,
_Kalika_
   
 
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