Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |       
Autore: ghostmaker    05/09/2019    2 recensioni
La Grande Guerra è stata vinta dall'esercito del Regno di Tera, ma è davvero iniziato un nuovo periodo di pace? Tradimenti, amori, inganni e tragedie scuotono le famiglie reali e la loro risoluzione chiarirà se è davvero giunto il momento di essere in pace con tutti. Ma la fine di una guerra, spesso, porta con sé anche il desiderio della vendetta!
[Storia partecipante alla challenge “Pagine di una storia infinita” indetta da molang sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'Imperatore dei Cinque Regni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'IMPERATORE DEI CINQUE REGNI
Tradimenti





Il bambino sgrana gli occhi come se vedesse un mondo nuovo, guarda gli scaffali colmi di libri, anche più grossi dei due che gli ha dato da leggere, si perde mentre segue la fila di quadri appesi alle pareti e per essere sicuro di non stare ancora nel suo letto si stropiccia gli occhi.
«Mio caro, non stai sognando, questa è proprio la mia casa» dice il vecchio maestro al bambino.

Il ragazzino ancora non si capacita di come sua madre abbia accettato la richiesta del vecchio maestro di lasciare vivere il proprio figlio a casa dell’anziano maestro per tutte le vacanze invernali. Ten aveva cercato di carpire delle informazioni origliando la loro discussione ma era riuscito soltanto a sapere che il maestro aveva bisogno di un aiuto perché i suoi inservienti erano assenti per questioni importanti. Adesso questo pensiero si è completamente cancellato mentre osserva le meraviglie contenute in questa enorme villa, il suo desiderio di conoscere come continuano le storie dei suoi nuovi eroi non è cambiato, ma per ora ha deciso di fare una singola domanda.
«Maestro, in cosa debbo aiutarla?»
«Vedi quante cianfrusaglie ho in casa? Devo dare una bella sistemata e come sai sono particolarmente anziano per fare tutto da solo; mi aiuterai a mettere in ordine i libri, i soprammobili e a dare una sistemata nelle tante stanze della villa nelle quali non soggiorna più nessuno da molto tempo, prima però voglio farti una domanda. A scuola mi hai detto che hai letto entrambi i libri? Sei stato sincero?»
Questa domanda irrigidisce il bimbo che reagisce imbronciato: «Certo che sì, e le ripeto che non basta! E non c’è una singola parola dedicata all’uomo che è scampato al deserto!»
Il maestro non chiede altro ma invita l’alunno a seguirlo. «Vieni con me in quel salotto, ho qualcosa da farti vedere.»

I due entrano nel salotto che agli occhi del bambino appare molto strano se confrontato con la ricchezza delle altre sale. Poco adornato, un piccolo tavolino a tre gambe posto nel centro della stanza sul quale c’è qualcosa coperta da un telo, un esile mobiletto a due ante inserito nel muro, un solo quadro che raffigura un grande palazzo, una finestrella molto piccola posta quasi sul soffitto e due poltrone.  Il maestro indica al ragazzino di sedersi e poi dice: «Per prima cosa parliamo dei due libri.»
«Ho detto che li ho…» ma Ten è interrotto subito.
«Ti credo assolutamente, anzi» risponde il maestro facendo una pausa che crea nel bambino maggiore curiosità. «Sono sicurissimo che hai letto ciò che ti ho dato perché tu non sei capace di mentire.»
Ten pensa e, in effetti, non ricorda di avere mai mentito a nessuno in questi suoi pochi anni di vita, e per questo motivo finiva spesso nei guai perché se combinava qualche marachella andava lui stesso a raccontarla ai genitori.
«Hai notato certamente che quei due tomi sono scritti a mano, quello che non sei riuscito a vedere è che le parole sono scritte in una lingua antica e solo poche persone sono in grado di leggerle.»
Ten esclama: «Sono un Saggio!» e il maestro scoppia a ridere senza nessun ritegno.
Il maestro calma questa risata così bella da coinvolgere chiunque la senta e risponde seriamente all’esclamazione del suo alunno: «Sai che un Saggio non si palesa fino a tarda età; magari puoi diventarlo ma solo il tempo ci fornirà una risposta. Per adesso diciamo che hai delle qualità che altri bambini della tua età non hanno.»
Il ragazzino sbuffa, in pochi istanti ha pensato a quale elemento appartenessero le sue magie e la risposta netta del maestro ha bloccato ogni sua fantasia, però non la sua sete di sapere. «Maestro, avete tanti libri in casa e sono sicuro che tra quelli che ho notato c’è il continuato della storia.»
«Sì e no» risponde l’anziano. «Ci sono altri volumi ma prima di continuare a leggere dovrai iniziare a fare una cosa perché solo portando a termine questo compito potrai sapere ciò che è successo dopo i prossimi due tomi che ti farò leggere in questi giorni. Alziamoci e facciamo pochi passi insieme.»
I due si alzano dalle poltrone, raggiungono il centro del salotto e il maestro, sollevando il telo dall’oggetto posto sul tavolo, scopre una gabbia per uccelli nella quale c’è un corvo con gli occhi bianchi.
«Vedi, questo è un nostro amico» dice il maestro indicando il volatile.
«Nostro?»
Ten ha detto solo quella parola e il corvo urla forsennato: «Impiccati al pennone, impiccati al pennone!»
Il ragazzino fa un salto all’indietro gridando: «Non può essere l’amico di Sipestro!»
«Bravo, è proprio lui, si chiama Agisto ed è anche più vecchio di me.»
«Come ha fatto a vivere tutti questi anni?» chiede il bambino.
«Questo è un vero mistero anche per me. Come vedi i suoi occhi sono bianchi perché purtroppo è diventato cieco ed è per questo motivo che lo tengo riparato evitando che una qualsiasi luce troppo forte gli faccia del male. Ho incontrato Agisto, ma forse sarebbe meglio che dicessi che lui mi ha trovato, tantissimi anni fa quando avevo la tua età.»
Il ragazzino collega subito tutto. «Ed è stato quando ha incontrato l’uomo scampato al deserto!»
«Non proprio in quel momento, ma pochissimo tempo dopo.»
«Maestro, e cosa dovrei fare io?»
«Agisto ha visto e ricorda ogni cosa, soprattutto quello che l’uomo scampato al deserto non mi ha mai raccontato in dettaglio. Grazie ad Agisto sto iniziando a riscrivere quei volumi con tutti i nuovi particolari. Ma ciò che sa Agisto non è quello che leggerai qui da me in questi giorni, i due volumi che ti darò sono il seguito di quelli che hai finito settimana scorsa. Siccome Agisto è abbastanza testardo, inizierai già oggi a dargli da mangiare e da bere, quando sarai libero dovrai fargli compagnia e in quel momento potrai tentare di farti dire ciò che conosce. Ma ti avverto che è davvero un osso duro da convincere.»
«Maestro, ma se voi state già scrivendo, vuol dire che siete in grado di farlo parlare, e allora mi domando; perché devo farlo anch’io?»
«Arguto come sempre. Devi riuscirci perché le qualità di cui tu disponi hanno bisogno di allenamento per progredire e Agisto è l’essere vivente giusto per aiutarti a migliorare.»
Il bambino ride, il compito è semplicissimo, chiede al corvo: «Agisto, mi racconti quello che hai visto?»
L’anziano maestro trattiene la risata, sa già cosa risponderà l’animale nella gabbietta.
«No, impiccati al pennone!»
«Vieni, questo non è certo il momento giusto per interrogare Agisto, prima devi leggere gli altri due volumi» dice il maestro prendendo per mano il ragazzino per uscire dal salotto.
I due raggiungono una porta molto grande, l’anziano maestro la apre e per il bambino si dischiude davanti ai suoi occhi l’ennesima meraviglia. Un’enorme biblioteca che fa impallidire gli scaffali visti in precedenza; al suo interno ci sono muri interamente riempiti da testi di ogni genere, al centro c’è un grande tavolo rettangolare sul quale sono sistemate in ordine delle piccole lanterne accese.
«Ecco dove li tenete!» dice il ragazzino, ma il maestro scuote la testa.
«In realtà non sono qui, ma si trovano qui.»
«Che cosa vuol dire?»
«Siedi al tavolo, chiedi alla libreria cosa desideri e se la tua richiesta nasce dal desiderio di apprendere, i libri appariranno.»
Il bambino è dubbioso, però accetta le parole del suo maestro, si siede al tavolo e pensa all’ultima frase che ha letto nel secondo volume, le esatte parole della Regina Wasa e magicamente altri due tomi appaiono proprio davanti a lui. «Posso?» chiede con un certo timore il ragazzino.
«Se sono vicino a te vuol dire che la libreria ti ha dato il permesso di leggere. Però ti ricordo che non sei qui soltanto per loro, hai degli obblighi che dovrai mantenere: curare Agisto, aiutarmi nei miei lavori e rispettare i tempi di lettura che ti impartirò. Nessuna protesta o ogni volume scomparirà com’è apparso perché la magia che hai appena visto non è mia e non posso cambiare le regole di questa biblioteca.»
«Accetto tutto per conoscere il resto della storia!»
«Bravo Ten.»
Il bambino apre il libro con la scritta “numero tre” sul dorso e s’immerge in quel suo nuovo mondo fantastico.



1° Capitolo – Il nuovo Imperatore dei Cinque Regni



Erano passati soltanto due mesi dalla fine della grande guerra tra i Cinque Regni e in quel periodo la Regina Wasa di Tera non aveva perso tempo dopo la firma sul trattato di pace imposto alla Regina Cristalya di Dwr. Nel suo programma Wasa aveva messo subito in chiaro che il ponte Sud/Est sarebbe diventato a “libera circolazione” quindi aveva fatto smantellare i resti della casermetta che era stata quasi rasa al suolo dal suo esercito, alla regina sconfitta aveva richiesto forti risarcimenti per i danni subiti nel tentativo fallito d’invasione operato da Dwr comprensivi anche di un numero significativo di imbarcazioni, ma soprattutto, non richiedendo espressamente un Conclave, si era arrogata il diritto di imporre il nome del nuovo imperatore, mossa politica che le garantiva maggiori benefici nei casi che si sarebbero dibattuti nelle future riunione del Concilio dei Cinque. Sorprese non poco la scelta di Wasa di non sconquassare l’ordine precostituito del regno sconfitto, mossa che Cristalya temeva più di altre perché avrebbe portato alla sua immediata destituzione come regina.

La firma dell’armistizio tra Tera e Dwr non prendeva in considerazione gli altri regni impegnati in guerra e quello di Tan, vero grande sconfitto, arrendendosi all’esercito della Regina Cristalya sia sull’isola Ngahuru sia a Port Pearl, battaglia in cui si era ritrovato vincitore anche l’alleato Metel nonostante la cocente sconfitta causata dall’invasione, era quello che stava per subire i maggiori danni.

Cristalya impose lo smantellamento della marina militare di Tan in conseguenza della battaglia che aveva portato alla distruzione del ponte Nord/Ovest e consegnò le navi del regno sconfitto a Tera come pagamento delle richieste di Wasa, destituì il principe Torcon dalla carica di comandante in capo dell’esercito togliendogli qualsiasi onere militare, e soprattutto impose il rispetto al contratto di matrimonio rigettato prima del conflitto, ma con significative modifiche nel suo contenuto.

Re Titan di Metel si trovava in una posizione molto particolare. Da alleato di Dwr aveva combattuto in modo arcigno e spietato Tan, ma allo stesso tempo si era completamente disinteressato di Tera lasciando che l’esercito di Wasa riuscisse a convogliare la maggior parte delle sue forze armate nella difesa del castello e, in seguito, nell’invasione della grande isola. Nella diatriba tra i tre regni ci aveva rimesso nuovamente lo sconfitto Tan che dovette risarcire Metel nell’unico modo che rimaneva al regno dopo i corposi pagamenti effettuati a Dwr che avevano prosciugato le casse reali. Fu firmato un contratto di vendita di molti chilometri di terreno da Tan a Metel, che ovviamente non doveva tirare fuori un soldo, ed erano le zone che gli avi di Explodon avevano conquistato all’antico nemico.

Il regno di Apen era diventato un caso internazionale senza precedenti. Era l’unico alleato dei due sconfitti, ma anche il solo ad avere vinto una grande battaglia contro il regno vincitore della guerra che agli atti risultava essere anche il primo ad aver invaso i confini altrui senza una dichiarazione di guerra. Alla fine la Regina di Tera aveva richiesto soltanto il pagamento dei danni subiti dalla marina militare e Cristalya si era offerta di aiutare Re Wit attraverso dei contratti commerciali ancora più vantaggiosi.

Il Regno di Tan si era ritrovato vessato da ogni lato: soldi a Dwr, terreno a Metel, alleanza con Apen cancellata insieme al contratto di matrimonio, ormai obsoleto, tra Torcon e Willa e abbandonato da Tera, nonostante i rapporti tra i due regni continuavano a rimanere molto forti. Bruligida era la regina in pectore del regno; nonostante la sua mente fosse instabile, al principe Torcon era stato vietato di incoronarsi nuovo Re di Tan da Cristalya fino alla morte della madre, il principe Fajro, recuperato nel Mare dell’Ovest dalle imbarcazioni di Metel provenienti dall’isola Ngahuru, era stato portato nella sua patria, ma non aveva ancora ripreso conoscenza mentre il Saggio Saga risultava ancora disperso e nessuno si era proposto di sostituirlo. Torcon, prima di accettare le imposizioni derivanti dalla resa incondizionata, aveva riorganizzato l’esercito muovendo le pedine nei ruoli lasciati vacanti dai militari illustri purtroppo deceduti durante la guerra e non potendo avere una flotta militare aveva scelto di porre come comandante in capo dell’esercito l’ultima persona che aveva parlato con suo padre in vita ovvero l’ex generale di marina Turo.

Era questa la situazione politica e militare dopo due mesi dalla fine della Grande Guerra e dopo tutto queste manovre politiche era giunto finalmente il momento di dare al mondo una nuova guida che potesse riportare la pace in modo veramente completo.

§   §   §

Il palazzo imperiale di Puna era splendidamente adornato da fiori e festoni colorati anche se l’aria che si stava respirando era completamente diversa dalla suntuosa festa precedente, svolta sull’isola Otoke per il compleanno dell’imperatore. I diversi problemi che attraversavano i vari regni avevano limitato la presenza delle celebrità reali per l’incoronazione del nuovo Imperatore dei Cinque Regni e al popolo era stata negata la partecipazione per garantire la sicurezza, mentre pochi ricchi, che si erano maggiormente arricchiti grazie alla vendita di materiali bellici, erano presenti per poter ottenere ulteriori vantaggi commerciali più che per assistere all’evento.
Il Regno di Tan si era recato all’isola con il solo Torcon in vece della madre, per il regno di Dwr erano presenti la Regina Cristalya e il Saggio Glic e del loro ingresso destava sensazione soprattutto l’assenza della principessa Oceanya. Il regno di Metel era al completo con Re Titan, il principe Metalo e la saggia Ohlaka mentre per il regno di Apen erano giunti Re Wit, la consorte reale Pine, il principe Oak e la Saggia Wicaksana. Per ultimi, come da tradizione, avevano raggiunto la sala i regnati del paese organizzatore della cerimonia: la Regina Wasa e il comandante in capo dell’esercito Hebber.

Chiuso il grande portone, il cerimoniere aveva dato inizio all’incoronazione e dalla grande scalinata erano scese due persone vestite e incappucciate di bianco: uno, il futuro imperatore, si era sistemato al centro della sala mentre l’altro, il suo sostituto nel regno di appartenenza, aveva preso in mano la corona poggiata su un cuscinetto portato da un servitore.
L’uomo che teneva la corona in mano si era tolto il cappuccio dicendo: «Con il potere conferitomi dalla Legge, io Vlek t’incorono nuovo Imperatore dei Cinque Regni.»
Il secondo, abbassando il cappuccio rispose: «Io Wijs, Saggio di Tera, accetto di rimettere il mio mandato nelle mani dell’uomo che ora m’incorona, accetto gli onori e gli oneri che mi impongono il mio nuovo ruolo, accetto la corona dei nostri avi chiamandomi da oggi in poi Atua, CCXVI del mio nome.»
Vlek aveva posto la corona sul capo del nuovo imperatore tra gli applausi, più o meno convinti, dei presenti. Tutti sapevano che la scelta di Wijs era stata decisa dalla sola Wasa e quindi diventava dubbia l’imparzialità dell’imperatore, ma per ognuno dei presenti era meglio avere un nuovo governatore piuttosto che rimanere ancora senza, con tutti i rischi che comportava la mancanza di una guida.

Il tono minore in cui si svolgeva questa festa era rispecchiato nella sala grande dove non c’erano musici, non si ballava e si assisteva soltanto a grandi chiacchierate per trattative economiche. Il principe Torcon era già andato via senza degnare di uno sguardo nessuno dei presenti mentre gli altri mantenevano una certa distanza uno dall’altro tranne Metalo che passava di tavolo in tavolo per dire qualcosa a ognuno degli invitati intrattenendosi per molto tempo soltanto con Oak, l’unico presente, insieme con lui, dei principi più giovani dei cinque regni.

Come per ogni festa imperiale, subito dopo l’incoronazione si erano riuniti i re per il Concilio dei Cinque, anche se sarebbe stato meglio chiamarlo “dei quattro” dato che Torcon era stato escluso non avendo una valido documento di delega della madre per partecipare al suo posto. Questa riunione era una formalità perché i trattati di pace, con i loro cavilli, erano stati già siglati, però rimaneva ancora in parte insoluto un problema particolare.
Il nuovo imperatore chiese: «Regina Cristalya, avete deciso la nuova formula per il contratto matrimoniale?»
«Non è ancora pronto l’incartamento, nonostante abbia già deciso, perché attendo che rispettiate il patto che voi, prima di oggi, avete firmato il giorno dell’armistizio.»
Atua, dopo aver guardato la regina Wasa e ricevuto il suo assenso, rispose: «Come primo incarico delle mie nuove funzioni farò redigere ciò che mi avete chiesto e vi sarà consegnato celermente.»
«Grazie mio Signore, apporterò le modifiche necessarie in base alle vostre ulteriori disposizioni, ma posso già da ora anticipare a tutti i presenti la mia parte nel contratto.»
Erano state queste parole di Cristalya ad attirare l’attenzione di tutti più che per la richiesta che aveva fatto e della quale tutti conoscevano il contenuto: togliere al contraente il diritto di recedere sotto pagamento di un risarcimento.
«Presumendo che ogni carteggio sia stato completato, fra un mese, nella mia capitale, si terrà il matrimonio tra la principessa Oceanya di Dwr e il principe Torcon di Tan.»

Cristalya, con questo suo annuncio stava sbalordendo nuovamente l’intero mondo. Aveva rinunciato ad avere come marito Torcon relegandolo al ruolo di re consorte della sorella, mossa astuta che le avrebbe permesso di mettere le sue mani sul regno di Tan alla morte della regina Bruligida.

Mentre sull’isola di Puna si stava svolgendo l’incoronazione del nuovo imperatore nella Reggia di Dwr, la giornata era trascorsa come di consueto per la servitù rimasta sull’isola. Nel corridoio delle stanze private dei regnanti non circolava nessuno, dispensati tutti da Oceanya a fare lavori che l’avrebbero tenuta sveglia. Il silenzio per l’assenza di una qualsiasi persona era rotto sporadicamente da dei lamenti, ma non si trattata di dolore bensì di piacere. Oceanya aveva perso questa battaglia avvinghiata tra le lisce gambe della giovane Eas che le aveva riservato, con crescente passione, tenere carezze e baci sempre più appassionati. Il loro incontro amoroso si era concluso e sotto le coperte le due ragazze si stavano fissando negli occhi.
«Mia Signora, che cosa farete?» chiese Eas continuando ad accarezzare il viso della principessa.
«Il mio dovere, come ho sempre fatto.»
«Immagino che una bella donna come voi abbia avuto molte avventure e non disdegni la prestanza e l’irruenza di un corpo maschile, pur amando i giochi teneri di una donna. Per ciò che ho visto, il principe è un bell’uomo e il suo carattere si completa con il Vostro.»
Oceanya le sorrise dicendo: «Niente affatto, nel mio letto non sono entrati mai uomini e quelli che conosco parlano delle loro conquiste in modo superficiale e noioso, più attenti a dimostrare a se stessi la loro virilità che a regalare godimento alle donne che hanno avuto la sfortuna di incontrarli. Sicuramente diventando mio marito io non rifiuterò di dividere il letto con lui. Magari sarà il primo a sorprendermi, ma dubito che un uomo sia diverso dall’altro quando si tratta di regalare piacere alla propria consorte.»
Eas stava per dirle altro ma si era fermata per non sembrare troppo invadente ma Oceanya, che le sembrava leggesse nella sua mente, disse: «E noi due continueremo a incontrarci fino a quando non decideremo di smettere.»
La giovane, diventata ufficiale dell’esercito, spinta dalla curiosità, le chiese: «Mia Signora, vi siete mai innamorata di qualche vostra conquista?»
«No, ma sono innamorata follemente di una persona che non avrò mai» aveva risposto Oceanya riprendendo a fare alla compagna di letto ciò che avevano interrotto per parlare.

Nel frattempo, il Castello Reale di Tera era invaso dal popolo per l’ennesima volta dopo la grande vittoria della guerra. Ogni giorno i popolani avevano fatto visita ai regnanti per congratularsi della vittoria e per inneggiare Wasa, l’eroica regina conquistatrice. Aarde, che non era andata a Puna, si stava intrattenendo con ogni persona che avesse voluto incontrarla, anche solo per stringerle la mano, un gesto che proprio la principessa aveva voluto fosse di uso comune anche fra la gente e la nobiltà. Accanto alla principessa, come guardia del corpo personale era rimasto l’ufficiale Haag; i suoi occhi indagatori scrutavano ogni movimento della gente che entrava e assolveva il suo compito con perizia, ma anche con particolare passione, la stessa che provava a stare accanto alla bella Aarde.
«Mia Signora, dovremmo chiudere il castello per oggi, se lasciamo entrare tutti sarete impegnata fino a tarda sera e sapete che sarò redarguito dal comandante.»
«Haag, lascia che entrino, per me è una gioia immensa ascoltare le loro richieste e provare ad aiutarli nei loro grossi problemi. Se non siamo noi che abbiamo la ricchezza a portare serenità a questa gente, chi mai potrebbe farlo? Al comandante poi lo sai che ci penso io» rispose con il solito sorriso affascinate la giovane principessa. Haag era rimasto di nuovo folgorato da questa ragazza bella e pura di cuore non riuscendo più a risponderle anche se i suoi occhi stavano dicendo mille parole.
«Se ti vedesse ora Hebber» disse Aarde ridendo divertita.
«Mia Signora, la prego di scusare la mia sfacciata sincerità, ma quando Vi guardo perdo lucidità, la Vostra bellezza supera l’immaginabile.»
La ragazza, che aveva apertamente sfidato il giovane ufficiale, sentendo le parole pronunciate da Haag smise di ridere diventando rossissima in volto. Le attenzioni che quel giovane di bell’aspetto le riservava tutti i giorni le procuravano piacere e si era già accorta che desiderava essere conrteggiata, però nella sua mente c’era un altro e questi pensieri contrastanti la mettevano in confusione.

La festa del nuovo imperatore continuava, ma poco importava alla popolazione del Regno di Tan. Nella Villa Reale i dottori avevano visitato nuovamente il giovane Fajro disperandosi per l’ennesimo fallimento nel tentativo di risvegliarlo, le ancelle di Bruligida avevano assistito la regina nelle piccole faccende per la cura personale lasciando poi che la donna riposasse nella sua camera, anche se la regina aveva preferito sedere sulla poltrona che era solita utilizzare quando il marito le raccontava le sue azioni della giornata.
La regina aveva gli occhi chiusi quando una voce conosciuta l’aveva chiamata per nome. «Bruligida, tesoro, che cosa stai facendo?»
Era sicuramente lui, Bruligida aprendo gli occhi aveva visto il suo bel marito davanti a lei mentre sorrideva come faceva sempre.
«Niente, così come gli altri giorni da quando non sei più tornato a casa, amor mio.»
«Ma io sono sempre a casa, ti sono sempre vicino, sento quando mi chiami di notte e ascolto quando ti lamenti per il dolore che porti nel petto, però tu non riuscivi a vedermi perché l’inquietudine ha chiuso i tuoi occhi.»
«Perché non mi porti via con te? Che cosa faccio in questo mondo senza il mio amato marito?» disse Bruligida allo spettro di Explodon con gli occhi pieni di lacrime.
«Mia amata sposa, non è il momento di raggiungermi, è il momento di alzare la testa perché è nelle grandi difficoltà che noi di Tan sappiamo reagire. Tu sei nata qui, in questo regno, e non è mai esistita donna più forte di te.»
Dopo due mesi apparve un piccolo sorriso sulle labbra della regina mentre rispondeva facendo una domanda: «Più di tua madre?»
«Ecco, questa è mia moglie, la donna che amerò per sempre, quella regina che si burla del marito in continuazione» le aveva risposto Explodon ricambiando il sorriso. «Tesoro mio, non chiuderti in te stessa, molte persone hanno bisogno di te. Guarda oltre la porta della nostra stanza, quello è il luogo da raggiungere oggi come primo passo verso il futuro» le disse lo spettro prima di sparire.
Bruligida, alzatasi dalla poltrona subito dopo le parole del marito, aveva aperto la porta della propria stanza e poi quella davanti a lei. Lentamente aveva raggiunto il letto e si era messa in ginocchio chiamando a bassa voce: «Fajro, tesoro, è ora di svegliarsi, tua madre è qui e vorrebbe abbracciarti.»
Fajro, dopo un forte colpo di tosse, aveva aperto gli occhi. Vedere la madre accanto gli procurava conforto, ma non poteva dimenticare e abbracciandola scoppiarono in lacrime entrambi.
«Bentornato a casa bambino mio.»

Fuori dalle mura imbellettate dei palazzi il mondo aveva ricominciato a muoversi, i mercanti avevano ripreso il mare per vendere le loro merci, e come gli onesti lavoratori ricominciavano a faticare anche i furfanti erano tornati liberi di colpire senza ritrovarsi addosso qualche nave militare pronta a bombardare vascelli o città nemiche. Proprio nel momento dell’incoronazione del nuovo imperatore, nel Mare dell’Ovest una marmaglia di pirati aveva assaltato il mercantile di un signorotto di Apen che stava rientrando al porto dopo non essere riuscito a vendere nulla nel regno di Tan.
La ciurma di briganti, dopo l’abbordaggio e aver spedito in mare l’equipaggio del mercantile che si era arreso, stava contemplando i tesori appena rubati.
«Capitan Blood, che ne facciamo di questa nave? L’abbiamo ridotta male» disse uno degli uomini della ciurma.
«La affonderemo, tanto qui vicino ne sono colate a picco centinaia, una in più o una in meno per la regnante dei mostri del mare non sarà un fastidio» aveva risposto tale capitan Blood che in realtà era una donna di nome Zedora, molto bella e intrigante, ma altrettanto feroce e spietata.
«E ora dove andiamo?»
«Passiamo a Nord e andiamo a spendere tutti i soldi in rum, donne e uomini, mio caro Kruzni.»
«E posso…»
«No, se vuoi il mio corpo, prima portami il diamante più grande che una donna abbia mai visto; per ora puoi buttare la tua zozza faccia tra le gambe di qualche donnaccia di Dwr sperando di non soffocare» aveva risposto Capitan Blood puntandogli contro la pistola.

§   §   §

La festa e il concilio si erano conclusi, la notte aveva preso il posto del giorno e come di consueto i regnanti e il loro seguito si erano fermati a dormire nel palazzo imperiale per partecipare alla seconda riunione prevista per il giorno seguente. Nonostante le fatiche del viaggio e della giornata intensa erano pochi quelli che avevano deciso di dormire.

Atua CCXVI del suo nome si stava godendo i primi vantaggi che erano riservati al suo ruolo scoprendo i piccoli vizi che di solito erano sfruttati da reali e nobili. Con grande piacere si era lasciato lavare e vestire per la notte dai vari servitori, si era fatto cullare dalla voce di una donna che gli canticchiava a voce bassa una specie di ninna nanna, e infine si era fatto servire anche per andare in bagno. Sdraiato su uno dei suoi nuovi letti, stava guardando il soffitto dipinto gongolando e sorridendo mentre un inserviente gli massaggiava i piedi per farlo addormentare.

Cristalya si era intrattenuta nella zona delle cucine bevendo senza controllo; nei due mesi appena passati aveva dovuto mordersi la lingua molto spesso per non rischiare di buttare al vento l’occasione che la vincitrice della guerra le aveva lasciato, e il bere era diventata una mala consuetudine per la regina di Dwr.

In una saletta di lettura stavano chiacchierando Oak e Metalo.
«Willa è distrutta dal dolore e non posso immaginare come reagirà all’ennesima freccia che gli ha scagliato Cristalya nel cuore» disse Oak sinceramente preoccupato per la sorella.
«Il cuore è amico e nemico degli esseri umani. Ci fa fare cose che all’apparenza sembrano sciocche, ma che nascondono molte verità, oppure ci spinge verso direzioni sbagliate camuffando le decisioni con la frase tipica del “me l'ha detto il cuore”» rispose Metalo mentre appoggiava la sua mano su quella del principe di Apen.
«A volte non ti comprendo amico mio. Sei sempre così vivace per i tuoi interessi culturali e totalmente amorfo quando si parla di politica o economia, eppure il tuo animo è nobile e potresti occuparti seriamente della prosperità del tuo popolo impegnando parte del tuo tempo per imparare anche la bellezza del lavoro senza doverne trarre per forza profitto.»
«Credo che tu mi stia fraintendendo Oak. Io amo la bellezza sotto ogni forma e quindi anche i risvolti politici, se creano un interesse, sono di mio gradimento. È vero che spesso mi puoi trovare a un’asta come a una serata danzante, oppure nei musei assorto nei miei pensieri per la bellezza delle sculture o dei dipinti e, perché no, contornato da belle donne che si concederebbero soltanto a un mio schiocco di dita. Ma io sono anche dentro a qualsiasi decisione del mio regno e la mia parola ha un vero peso specifico nelle decisione che infine delibera mio padre. La cultura della bellezza non esclude la determinazione politica e viceversa. Tu, per esempio, sei in grado di affermare che le tue parole siano ascoltate? E sei in grado di abbracciare la bellezza con l’apertura mentale necessaria per accettarne i rischi?»
Oak, rimasto in silenzio dopo il discorso di Metalo, guardava il suo bicchiere posto sul tavolino cercando di trovare una risposta che convincesse soprattutto lui stesso, ma Metalo non era intenzionato a fermare del tutto il discorso. «Ne avevamo già parlato, ricordi? Tuo padre è un’ottima persona e ha grande fiducia nelle tue capacità, eppure decide di conto suo, anche se tu proponi alternative, non ne discute con te per trovare anche un solo motivo valido per fare in un modo piuttosto che in un altro. Il tuo totale impegno per Apen ti distoglie dalla tua vita privata, perdi ogni istante della bellezza di questo mondo che sta in ogni luogo e non soltanto nel tuo paese, compresa la ricerca di una persona con cui condividere sia i momenti positivi sia quelli negativi, che ti comprenda e ti supporti in ogni momento.»
«Questo non è vero, una persona l’ho trovata e prima possibile ne chiederò la mano per farla mia sposa» rispose Oak con determinazione.
«Suvvia Oak, con chi credi di parlare? Quella splendida creatura è il desiderio di ogni uomo o donna di questo mondo e intorno a lei c’è una schiera di persone pronte a tutto per averla; pure io rimango estasiato quando mi guarda con quei suoi occhi intensi che sembrano accarezzare il tuo volto ogni volta che ti fissa. La tua risposta è così puerile che mi sorprende, ma che conferma ciò che ti ho detto: non hai cercato niente per te, vuoi prendere ciò che ti passa davanti e basta» aveva sentenziato Metalo alzandosi in piedi.
«Tu dici che sono…»
«Io non dico niente, però affermo che la bellezza non coincide per forza con il cuore, e che il bello si trova in ogni cosa, anche quella che appare sbagliata, e che da parte mia questa ricerca non si esaurisce mai» rispose Metalo mettendo le mani sul collo del suo interlocutore e ripetendo la parola “mai”.

In una stanza dei piani superiori del palazzo, Wasa, coperta soltanto da un lenzuolo trasparente che mostrava le sue forme delicate, era seduta sul davanzale della grande finestra, la sua gamba destra penzolava muovendosi ritmicamente mentre i suoi occhi erano illuminati dalla luna piena di quella notte.
«A cosa stai pensando?» chiese Titan mentre si avvicinava a Wasa completamente nudo.
«Copri i tuoi gingilli.»
«Che cosa ti prende? Fino a qualche minuto fa hai apprezzato totalmente ciò che ti sto mostrando anche ora.»
«Te l’ho detto subito. Questa notte è la prima e unica, avevamo bisogno entrambi di sesso senza doverci mettere nient’altro. Ora il momento è passato e tu devi rivestirti e uscire da qui» rispose Wasa distogliendo lo sguardo dal corpo muscoloso dell’uomo.
«Allora niente matrimonio tra di noi?»
«Piantala con questa storia! E poi ho cose più importanti da fare che stare a soddisfare le voglie notturne di un uomo.»
«Mia cara, non farmi passare per un totale insensibile, questa notte chi stava bruciando di desiderio tra noi due eri tu, sei stata tu a cercarmi e, diciamoci la verità, alquanto insistentemente. Non che mi sia dispiaciuto il tuo bacio focoso, ma non scaricare la tua tensione su di me.»
«Non lo nego Titan, avevo voglia di te, come l’ho sempre avuta, e la mia rabbia è proprio questa. Sono una donna sporca dentro, non ho mai tradito Zand fisicamente, ma i miei pensieri peccaminosi non si sono mai placati fin da prima di quel giorno.»
«Devi risolvere questo problema Wasa, oppure rimarrai legata al passato perdendoti la felicità che ti offrono questi anni di rinnovata gioventù. Le tue ultime scelte dopo la guerra sono evidentemente corrotte da quel che è successo in passato perché il tuo legame famigliare con Cristalya non è mai stato importante come in quest’ultimo frangente» disse Titan con tono deciso.
«Non posso dimenticare niente, ho tradito la fiducia di mia sorella Ruith, ho sfruttato la sbronza dell’addio del celibato per portare nel mio letto il suo futuro marito e il peggio è che non l’ho fatto per invidia o perché piaceva anche a me, no, ho desiderato ardentemente essere presa da Fond, ho provato una lussuria lasciva indescrivibile, ho ardentemente voluto godere del suo corpo facendogli e facendomi fare qualsiasi cosa che fosse tanto peccaminosa da essere censurata da chiunque. E adesso, anche con te, è stata la stessa cosa, e mi disturbano i miei pensieri così dannatamente sporchi.»
«Permettimi, ma la verità è un'altra perché il sesso, in ogni sua forma, non è mai un peccato» rispose Titan con tono serio.
«E quale sarebbe allora?»
«Sicuramente hai il senso di colpa verso tua sorella Ruith e non hai detronizzato Cristalya, sua figlia, pur avendo in mano tutto ciò che serviva per farlo, ma soprattutto senti la colpa per il figlio che è nato da quella notte. Ti sei sposata per celare a tutti la gravidanza, ma tu sei una donna vera e lo hai detto chiaramente a Zand e sai già che con me parlava di questa faccenda per la grande amicizia che ci legava. Lui ti amava e ha accettato quel figlio non suo ed è questo il vero motivo per cui ti disturbano i tuoi pensieri sessuali e non hai accettato in questi anni di sposarti nuovamente.»
Wasa aveva ascoltato Titan e le lacrime le erano scese copiose mentre il re parlava del figlio scomparso nella tragedia di tre anni prima.
«Io ti voglio con me, lo sai e te lo dirò sempre, ma adesso Cristalya ha messo un piede avanti a tutti noi con quel matrimonio farsa che farà celebrare. Pensaci di nuovo alla mia proposta di matrimonio, oppure inizia seriamente a valutare l’altra possibilità di cui abbiamo discusso spesso perché sarà l’unico modo per avere i nostri due regni uniti e tanto forti da tenere a bada tua nipote» disse Titan prima di rivestirsi e uscire dalla stanza, mentre Wasa scesa dal davanzale, si era sdraiata sul letto continuando il suo pianto.

Titan, nel corridoio, si era imbattuto in suo figlio. «Sei ancora in piedi tu? Se domani ti vedrò sbadigliare ti metterò al lavoro così da tenerti sveglio.»
«Padre, lasciami questa beata tranquillità, sono in vacanza, no?»
«Sei irrecuperabile Metalo.»
«Padre, dove state andando?»
«Ho bisogno di bere qualcosa di forte, tu vai a dormire, forza. Non farmi fare anche la parte della madre» rispose Titan scendendo le scale, mentre Metalo, dirigendosi verso la sua stanza, ripensava a ciò che aveva appena origliato attraverso la porta della Regina Wasa.

Cristalya stava continuando a bere imperterrita quando Titan era entrato nelle cucine.
«Oh mio Signore, anche voi nottambulo?» gli disse ridacchiando.
«Cristalya, che combini qui tutta sola, qualche altra diabolica macchinazione?»
«Eddai Titan, non sono una strega come volete farmi passare, ho anch’io dei sentimenti e bere qualche goccetto non ha mai fatto male a nessuno e si capisce che pure tu sei qui per bagnarti la bocca con qualcosa di dolce.»
Titan non le aveva risposto, dopotutto le parole della regina erano veritiere e ubriacarsi insieme con lei non poteva causare danni. Si era seduto accanto alla regina e versato del liquore a entrambi più e più volte tanto da essere sbronzo quasi come lei.
«Festeggiamo ancora il nuovo Imperatore» disse Titan alzando nuovamente il calice ma Cristalya aveva in mente un altro modo per festeggiare mentre si buttava addosso a lui con veemenza.
«Facciamo sesso?»
«Ma che diavolo di domanda mi stai facendo ragazzina» rispose Titan cercando di spostarla.
«Perché continui a chiamarmi ragazzina? Mi confondi con Oceanya? Sono una donna completa!» disse con stizza Cristalya che senza pudore si era fatta scivolare il vestito in modo da mettere a nudo il seno.
«Lo so che sei una donna, ma ti comporti come una ragazzina, e a me piacciono le donne vere.»
«Lo so che ami quella maledetta donna, ma io non voglio amore da te, desidero che mi prendi selvaggiamente. Che ne sai, magari ti posso sorprendere, non sono formosa come lei, ma le mie curve sono sode e levigate come il marmo del tuo castello.»
Titan, non era abbastanza annebbiato dal liquore per cedere, ma sufficientemente sbronzo per farle paura. Le prese un braccio per trascinarla verso di lui, poi, tirandole i capelli l’aveva costretta a girarsi di spalle facendole appoggiare le mani sul bancone e con foga le aveva strappato l’intero vestito sotto il quale c’era il corpo completamente nudo della regina.
«Ora hai paura?» chiese Titan a Cristalya.
«Paura? Calati le braghe e scopami se sei davvero un uomo!»
In quel momento Titan non riusciva più a ragionare coscientemente; il liquore aveva fatto un leggero effetto, ma era stato il corpo giovane di quella ragazza a dare il colpo di grazia alla sua mente. Preso da morbosa libido, non aveva lasciato vie di fuga alla ragazza ma Cristalya non stava cercando di scappare, anzi la sua intenzione era di piegare la volontà di quell’uomo che continuava a chiamarla ragazzina. Prese l’iniziativa mettendosi cavalcioni sopra di lui e muovendo il corpo sinuoso, alternando baci focosi a finte giocose, era riuscita a sottometterlo.
La regina di Dwr era ubriaca, ma mentre Titan si allontanava dalle cucine, stava già pensando a come sfruttare questo incontro particolare con il re di Metel per piegare ai suoi voleri lui, ma soprattutto la regina di Tera.

Un'altra donna, quella notte, era sveglia, ma perché versava lacrime amare sul cuscino del proprio letto, una principessa che due mesi prima era la donna più gioiosa del mondo, ma che in un istante aveva perso quella felicità. Accanto a lei c’erano delle lettere aperte; le aveva rilette per l’ennesima volta perché dentro quelle righe c’era un amore immenso che la guerra aveva strappato via senza pietà e la triste Willa piangeva pensando al suo matrimonio cancellato, anche con il benestare silenzioso di suo padre, si disperava per non poter più toccare il viso del suo amato principe e si toccava le labbra morbide che non avrebbero più ricevuto i baci delicati del suo accettato spasimante. E povera lei, non sapeva ancora quello che la regina Cristalya aveva annunciando al Concilio dei Cinque.

§   §   §

«Ten, è il momento di mangiare» dice il vecchio maestro al bambino. «Non voglio che tua madre mi dica che sei dimagrito perché ti ho fatto lavorare troppo.»
Ten, nonostante abbia voglia di continuare a leggere, ubbidisce all’anziano maestro, chiude il tomo e questo sparisce immediatamente. Ten raggiunge l’anziano maestro e prima di uscire dalla biblioteca, chiede: «Lei che conosce tutto, mi potrebbe spiegare perché un uomo dovrebbe soffocare mettendo la sua faccia tra le gambe di una donna?»
Il maestro scoppia a ridere e cercando di rispondere in modo che il bambino capisca senza capire dice: «Perché se la donna chiude le gambe, all’uomo manca l’aria per respirare.»










N.d.A.

Benritrovati

- Contrariamente alle mie previsioni sono riuscito a confenzionare il primo capitolo di questa seconda serie che avrete notato è molto più “hard” della precedente. Il motivo principale è la traccia della challenge che dovrò seguire in cui hanno molta importanza i tradimenti (proprio come indica il sottotitolo della serie), così ho scelto la strada della sessualità più spinta per dare maggiore spessore ai momento in cui le coppie, o i triangoli, scoppieranno oppure termineranno con il lieto fine. Spero che mi perdonerete i pochi momenti in cui il linguaggio sarà decisamente scurrile (soprattutto quando avremo a che fare con Capitan Blood) e le lievi descrizioni degli atti sessuali che comunque cercherò di trattare con tatto senza travalicare nell’osceno spinto da rating rosso.
- Anche per questa serie non ci sarà una cadenza fissa, ogni volta che avrò un capitolo pronto, lo pubblicherò, ma qui lo dico e qui lo nego, probabilmente i tempi saranno più lunghi che nella prima serie perché ritorniamo in piena narrativa senza gli stacchi causati dai “momenti contemporanei” che avete trovato nella seconda parte della prima serie durante la guerra tra i regni. Quindi in questa ci saranno gli “stacchi temporali” e i quelli classici di queste mie storie caratterizzati dal bambino curioso che da oggi ha il suo nome.
- A proposito di Ten (anche se il nome non l’ho scelto per questo motivo) devo citate lo splendido e divertente manga Urusei Yatsura della mia amatissima Mangaka Rumiko Takahashi (autrice di altri splendidi manga tra i quali Ranma ½, Maison Ikkoku e Inuyasha per citare quelli che ho adorato) nel quale il piccolo bambino di nome Ten non è curioso ma è terribilmente dispettoso.
- Una caratterista di questa mia lunghissima long è e sarà la pubblicazione della mappa e del cast che però avverrà dal prossimo capitolo per un motivo semplice: leggendo e guardando la mappa già oggi vi sareste spoilerati questo capitolo (in cui c’è la risposta che attendeva l’amica Lovy chan su Fajro :P)

Infine vi ringrazio per aver scelto di passare dei momenti liberi leggendo il mio racconto, v’invito come sempre a commentare, fare critiche costruttive e, sempre che ne abbiate voglia, a segnalarmi i miei sicuri errori nel testo.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ghostmaker