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Autore: Frizzina    06/09/2019    0 recensioni
“Nee, Dazai” disse rudemente il ragazzo con il cappello, gli occhi semichiusi fissi sulle sue ginocchia, una mano chiusa sulla superficie appannata di un bicchiere. Il cubetto di ghiaccio all’interno di esso tintinnava ancora, galleggiando sul whiskey.
“Cosa c’è” gli abbaiò letteralmente dietro l’altro, che portava una benda sull’occhio destro.
“Scommettiamo”
“Credi davvero di potermi battere, huh, Chuuya-kun?"
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I due uomini sedevano uno accanto all’altro. Nel pub le luci erano basse e il diffuso chiarore delle lampadine illuminava la stanza.
Un secco rumore interruppe all’improvviso la quieta atmosfera del luogo.
“Nee, Dazai” disse rudemente il ragazzo con il cappello, gli occhi semichiusi fissi sul pavimento, una mano chiusa sulla superficie appannata di un bicchiere. Il cubetto di ghiaccio che si trovava al suo interno tintinnava ancora, galleggiando sul whiskey.
“Cosa c’è” gli abbaiò letteralmente dietro l’altro, che portava una benda sull’occhio destro.
“Scommettiamo” ghignò lui, lasciando il bicchiere sul bancone del bar. Era piuttosto annoiato, e anche un po’alticcio. Dazai sorrise.
“Credi davvero di potermi battere, huh, Chuuya-kun?” ricevette un ringhio di rimando.
“D’accordo… a che gioco vuoi perdere questa volta?”. Sogghignando, Chuuya alzò’ il bicchiere verso quello che Dazai aveva già sollevato.
“Quanto ci conosciamo, io e te? Scommetto di sapere molto di più io sul tuo conto piuttosto che tu sul mio. Ti conosco come le mie tasche”. Dazai inarcò le sopracciglia.
“Sei serio?” aveva un’aria talmente innocente da dare sui nervi a Chuuya. I due brindarono e il rosso era già sicuro di avere la vittoria in pugno mentre guardava il suo compagno, che pareva un bambino mentre beveva.
 
“Conosco tutto sulla tua abilità!” esclamò.
“Che idiozia, kuso Dazai. Tutti a Yokohama, cosa dico, nel mondo conoscono la mia abilità For the Tainted Sorrow”.
“Sei davvero egocentrico Chuuuuuuya-kun” un’espressione di stupore palesemente falsa apparve sul volto del più alto.
“Tch… Non scocciare”.
“Tu invece cosa sai di me?” chiese Dazai con un ghigno malefico.
“So…so che canti sempre sotto la doccia” come risposta Dazai iniziò a canticchiare uno stupido ritornello di una canzone che parlava di suicidi.
“E va bene. Un punto per te, Chuu-Chuu, anche se non voglio sapere come lo hai scoperto. Per caso origli alla porta del bagno? Oooh che ragazzaccio!” Dazai iniziò a piangere dalle risate quando il viso e in collo di Chuuya avvamparono.
“N…Non è questo il punto! Non ho mai… Che cazzo Dazai! Non sono una persona del gen-.. E piantala di ridere, bastardo!”
“Va bene, va bene, non lo dirò a nessuno” sghignazzò l’altro, asciugandosi le lacrime e riprendendo fiato.
Chuuya abbassò la testa e nascose gli occhi blu dietro la tesa del cappello, a nascondere almeno in parte l'imbarazzo.
“Vediamo…” Dazai alzò lo sguardo verso il soffitto. C’erano alcune macchie di umidità negli angoli.
“So come Mori-san ha preso potere”
“Lo so pure io. Me lo ha detto lui”
“Oh, davvero?” poi ricordò la conversazione che loro tre avevano avuto la prima volta che incontrò Chuuya Nakahara nella sede della Port Mafia.
“Eri così giovane allora…”
“Stai per dire qualcosa di schifosamente sdolcinato, vero?” disse Chuuya disgustato, lanciando un’occhiataccia al suo compagno.
“…ma non sei cambiato molto. Hai ancora lo stesso aspetto”.
“Ah si? Beh… graz-..”
“Hai anche la stessa altezza”
“…”
“Fottuto idiota..!” Chuuya tirò un pugno secco sul piano bar che fece tintinnare i bicchieri. Dazai si stava divertendo un mondo ad infastidire il suo giovane collega.
“Tu non sopporti la morte, ed è per questo che la cerchi costantemente”
“Si,  il suicidio funziona così, sai…” Chuuya sospirò.
“Quindi niente punti per me, huh?”
“Ma sei comunque in vantaggio” ammise Dazai.
“Chuuya, ora otterrò un altro punto, così saremo pari” puntò un dito verso l’altro uomo.
“Cosa mi dici del tuo stile di combattimento? Devi per forza avere le mani coperte, giusto? Altrimenti saresti in pericolo costante a causa del tuo Corruption”
“Centro, Osamu. Adesso siamo 1-1. Tocca a me. Sei un generale, ma non sai neanche tirare un pugno. Sei una schiappa senza la tua abilità”.
“Ma sono indispensabile per la maggior parte di voi” Chuuya annuì.
“Hai ragione. È per questo che vorrei ucciderti. Sei uno sgombro inutile, ma hanno tutti bisogno di te, questione di tempo. Questa tua scocciante abilità è una sorta di assicurazione sulla tua vita”.
“Sfortunatamente”
 
I due rimasero in silenzio per qualche tempo sorseggiando il whiskey mentre guardavano il viavai degli altri avventori.
Era ormai notte inoltrata e il pub era vicino all’orario di chiusura.
L’oste, un anziano signore perbene, puliva costantemente bicchieri già scintillanti. Non diceva una parola, ascoltava tutte le conversazioni che si susseguivano nel suo locale e, discretamente, raccoglieva le informazioni più improbabili.
Dev’essere un uomo stupendo col quale parlare, pensò Dazai. Ma per lui, ‘parlare con qualcuno’ significava ‘interrogarlo’ e ciò coincideva spesso con ‘torturarlo’. Un sorrisetto deliziato si allargò sul volto del giovane.
“Ohi Dazai”
“Mph?”
“Tocca a te. Siamo 2-1 per me. Non è che vuoi arrenderti?” disse Chuuya, nascondendo un enorme sbadiglio
nel palmo della mano.
I loro bicchieri erano vuoti e il ghiaccio aveva iniziato lentamente a sciogliersi. Dopo poco arrivò l’oste, li ritirò e iniziò a pulirli.
“Stammi a sentire, chibikko” Chuuya ignorò deliberatamente l’appellativo.
“Io non mi arrendo mai” mormorò lentamente con una voce incredibilmente seria ed inquietante e Chuuya si ritrovò a deglutire a vuoto. Dazai lo stava fissando e lui si sentì gelare il sangue nelle vene.
“Ti fai sempre troppi problemi sul tuo aspetto. Per questo dedichi tanta attenzione al tuo stile. E non sopporti le critiche. Mi sbaglio?”
Chuuya abbassò lo sguardo e guardò le sue dita contrarsi. Era sempre stato così con lui, pensò il rosso. Come fiuta un’occasione, fa finta di niente, si comporta da stupido, scherza… ma alla fine ti tira una coltellata alle spalle. Non mi sorprende che abbia fatto carriera nella Mafia.
Dazai lo guardava sorridendo.
“D’accordo, hai ragione” ammise il più giovane.
“Sì! Lo sapevo!” esultò l’altro alzando le braccia.
“E adesso che siamo di nuovo pari ti dirò una cosa sulla tua abilità”
Dazai tornò serio. “Sì?”
“So che…” esitò impercettibilmente, ma il suo compagno colse al volo l’opportunità.
“Scommetto che non hai la minima idea del perché porto tutte queste bende” disse con nonchalanche, una nota allegra nella voce. Chuuya sbuffò.
“Perché sei un idiota a cui piace starsene imbozzolato. È disgustoso” un sorriso si stava allargando lentamente sul volto dell’altro.
“Sei inquietante, mackerel”
“Non eri tu a sapere tutto su di me, Chuuya-kun?”
“Ma sì!”
“Dai allora, rispondi e la vittoria sarà tua. E potrai andare in giro a dire a tutti che mi hai battuto”
Eccola di nuovo, pensò Chuuya. Quella subdola stilettata di cui ti accorgi solo quando è troppo tardi.
Dazai assottigliò lo sguardo. Sapeva già di aver vinto, ma voleva che fosse Chuuya ad ammetterlo. No, aveva in mente qualcosa e voleva addirittura essere pregato. Nulla lo faceva stare meglio della sensazione di superiorità che provava nello sconfiggere gli altri con la propria intelligenza.
“Non è che vuoi arrenderti, chibikko?” lo canzonò.
“Sei crudele”
“Lo so”
“Si… hai ragione. Non ne ho idea. Ma come potrei?”
“Non mi conoscevi come le tue tasche?” Dazai sembrava sorpreso.
Chuuya sospirò chiudendo gli occhi. Le tempie gli pulsavano e aveva un tremendo mal di testa, complici la stanchezza e l’alcool.
“Le tue bende sono paragonabili ad un mito, mackerel”
“Quindi?”
“Quindi hai vinto. Sei contento?” mormorò il più giovane.
“No”
“Sapevi già dall’inizio che sarebbe finita così, vero?” Dazai annuì.
“E so anche un’altra cosa”
“Cosa?”
“Mi pregherai”
“Cosa!? Cosa diavolo stai dicendo?” ma l’altro si limitò a sorridere.
“Io so tutto su di te, Chuuya. Ogni tua mossa, ogni tuo pensiero. E so che anche tu sai molto su di me, ma non puoi sapere tutto. Però adesso ti sto dando l’opportunità di scoprire uno dei più grandi misteri di Yokohama, che dico, del mondo intero” ridacchiò “Ti basta solo pregarmi”
“A volte sono convinto che tu esista solo per tormentarmi” disse Chuuya, ma Dazai aveva già piantato il seme della curiosità nella sua mente. “Allora dimmelo”
“Niente da fare” ghignò il più grande.
L’altro si zittì e si mise a pensare.
Conoscere cosa Dazai nascondesse sotto quelle fasce sarebbe stata un’arma potente nelle sue mani. Ma era sicuro che il suo compagno non lo stesse prendendo in giro? Più si arrovellava, più la matassa dei suoi pensieri si ingarbugliava. E Dazai stava gongolando. Per di più gli avrebbe rinfacciato per sempre questa sconfitta e lo avrebbe preso in giro e Chuuya sarebbe stato quasi certamente risucchiato da quelle dicerie. Nulla da fare, era in un vicolo cieco.
“Hai vinto, Dazai. Mi conosci meglio di quanto io conosca te. I-io credevo di poterti battere ma… al diavolo, sappiamo tutti che solo tu avresti potuto vincere questo stupido gioco”
Chuuya abbassò lo sguardo e strinse le mani sulle ginocchia. Dazai lo stava guardando e lui ebbe un capogiro.
“N-non sono bravo con le strategie. Sono stato con te per così tanti anni, avrei dovuto pensare che tu sapessi già tutto…” le sue parole iniziarono ad essere un po’sconclusionate. Avvertì il respiro di Dazai farsi più vicino a lui. Strizzò gli occhi.
“Non so nulla di te, Dazai. Lo credevo soltanto. È perché mi fido di te. Per qualche motivo credevo che mi sarebbe bastato questo per vincere la scommessa, per schiacciarti una volta soltanto ma-…” un singhiozzo improvviso scosse il corpo del ragazzo. “…riesco solo a farmi salvare da te. Tu detesti la tua vita e io ti odio perché la mia dipende dalla tua e da quella tua dannata abilità! Avrei potuto essere morto da un bel pezzo, se non fosse stato per te. Quando uso il mio potere mi basta fidarmi perché tu sai già tutto, non mi serve conoscere niente di te perché nessuno, nessuno ci riuscirebbe mai! Ho fiducia in te, ti ammiro e questo è tutto ciò che mi interessa, Dazai! Ho bisogno di te, al diavolo tutto quel che fai per assillarmi!” smise di parlare perché sentiva gli occhi e la gola dolergli. Cercava disperatamente di non scoppiare in lacrime.
“È una preghiera?” disse l’altro gentilmente, posandogli una mano sulla spalla.
“Sì. Sì! Ti prego, smettila di essere qualcosa da cui sono costantemente sopraffatto!” Chuuya stava ormai piangendo.
“Basta così, Chuuya, basta cosi” Dazai, che all’inizio del discorso era piuttosto compiaciuto di udiire quelle parole, era –suo malgrado-  profondamente colpito. Si era… sbagliato sul suo collega? C’era un lato nascosto di lui che non aveva nemmeno immaginato potesse esistere?
Infilò le dita tra i capelli di Chuuya. La sua testa tremava impercettibilmente.
Dazai si senti' di colpo come svuotato, e non aveva mai provato qualcosa di simile. Chuuya lo ammirava, e lui continuava ad ignorarlo. Era questo il senso di colpa?
“Va tutto bene, Chuuya. Non ti scoccerò piu'. Scusa, mi sono lasciato prendere la mano”. L’altro non disse nulla.
“Mi… perdoni?” Chuuya annuì.
I due uomini erano i soli clienti rimasti nel pub. L’oste stava sistemando i tavoli.
Dazai raggiunse con le labbra un orecchio del suo compagno.
“Lascia che ti dica un segreto” sussurrò. Chuuya si irrigidì di colpo e spalancò gli occhi.
“Morirei se non le mettessi”
Gli aveva rivelato il suo mistero come un dono di scuse, ed era la sola cosa che credeva di poter fare. Non era bravo con le persone. Ma era sicuro che il suo collega avrebbe capito. D’altronde un pochino lo conosceva, nonostante avesse perso la scommessa.
Poi andò via. Silenzioso come un gatto uscì dalla porta lasciando Chuuya da solo con l’oste.
E con il conto da pagare.
  
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